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Autore: Little Nanny    20/05/2012    5 recensioni
Il fruscio di una veste vicina e una fragranza aulente e familiare sembrarono riempirgli i sensi mentre una mano, dolce e delicata come un petalo di un fiore – giglio, puro -, gli sfiorò una guancia.
A metà tra l'inferno e il paradiso, una storia di amore e di amicizia.
- Grazie, Severus, grazie. – Gli baciò le guance piano, timidamente, cancellando le lacrime, cancellando le ferite.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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VERDE

 

 

 

 

Guar…da…mi” sussurrò.

 

 

 

 

 

Verde.

Ogni cosa intorno a lui sembrava essersi tinta di una sfumatura chiara e impalpabile; una sfumatura di un verde conosciuto e un tempo amato.

Mentre i suoi occhi mettevano a fuoco tutto ciò che lo circondava, il verde sembrò diradarsi a poco a poco, come la stessa speranza che quel colore richiamava.

La speranza di un coraggio nascosto.

La speranza di un bacio anelato.

La speranza di un abbraccio.

La speranza di un perdono.

Severus Piton, ormai ex Preside di Hogwarts, si guardò intorno cercando di tastare il suo corpo, all’apparenza privo di consistenza, adornato da una tunica nera che faceva quasi risplendere il viso diafano e richiamava i capelli corvini che ricadevano in una leggera cascata, priva di movimento, sulle spalle ricurve.

Guardò la sfumatura verde scomparire a poco a poco sotto il suo sguardo cupo per essere poi sostituita da un bianco intenso. Odiato.

Purezza.

Poco si addiceva a lui. A l’uomo che aveva vissuto di menzogne fino al punto da dimenticare la verità, a l’uomo che si era macchiato del crimine più tremendo che potesse esistere e che, con la sua stessa mano, aveva ucciso un altro uomo strappandogli dalle mani disarmate la vita al suono supplichevole del suo stesso nome.

- Severus, per favore… -

No, la purezza non gli si addiceva affatto.

Fece un passo avanti. Si guardò ancora intorno, forse in cerca di quel verde che l’aveva accompagnato alla morte, quel verde che gli ricordava tristemente tutto quello che aveva rimpianto nella vita e tutto quello che avrebbe voluto raggiungere dopo di essa.

Si era aspettato di certo un luogo scuro, braccia marchiate da fuoco e occhi d’inferno ad attenderlo in quel viaggio che era l’aldilà, invece, rimase sorpreso nel trovarsi circondato da tutto quel bianco – sbagliato -.

Forse questo era solo il suo contrappasso.

Un uomo che nella menzogna e nella falsità si era costruito un’intera esistenza era forse destinato a trascinarsi dopo la vita, circondato da tutto quello che mai avrebbe potuto avere, da quello che lui stesso aveva allontanato da sé,  un universo bianco – sbagliato, puro -.

Credeva che il suo cuore, una volta giunta a termine quella che lui non riusciva più oramai a chiamare vita, avrebbe ripreso inverosimilmente a battere per la prima volta dopo 17 anni. Credeva che i ricordi gli sarebbero stati compassionevolmente strappati da quella mente logora e consumata, e i suoi occhi avrebbero potuto continuare a guardare al futuro senza perdersi più nei meandri di un passato lontano e doloroso.

Credeva che le sue pene sarebbero finalmente terminate e poi, d’improvviso, quel bianco sembrò quasi accecarlo, costringendolo a chiudere gli occhi a causa della troppa luce – pura, sbagliata -.

Si costrinse a tenerli chiusi per qualche secondo ancora fino a quando, da dietro la cortina serrata delle palpebre, non gli sembrò che la luce fosse tornata alla normalità e, poco a poco, riaprì gli occhi che sembravano quasi dolergli per quanta – purezza - luce v’era stata.

Il fruscio di una veste vicina e una fragranza aulente e familiare sembrarono riempirgli i sensi mentre una mano, dolce e delicata come un petalo di un fiore – giglio, puro -, gli sfiorò una guancia.

I suoi occhi lucidi liberarono alcune lacrime che presero a riversarsi sulle guance pallide, lacrime trasparenti fatte di profumi noti e ricordi.

Quei ricordi che erano stati il suo nutrimento e il suo rifugio sicuro per molti anni e che ora sembravano così reali, così vicini, da ferirlo ancora di più, se possibile.

Non poté fare nulla contro le lacrime, quelle stesse lacrime che per anni aveva nascosto dietro ad altre menzogne, dietro ad altre falsità, e che sembravano ora scuoterlo e invaderlo come lame gelide sulla pelle tesa.

Le lacrime lo laceravano così come i ricordi che esse si portavano dietro, insensibili a quel cuore che gli doleva nel petto scavato laddove le sue mani erano accorse mille e mille volte per graffiare la pelle del torace nel vano tentativo di strapparselo via e gettarlo altrove, in un posto dove, forse, sarebbe servito a qualcosa.

- Severus - una voce, quella voce, lo richiamò piano mentre la mano bagnata dalle sue lacrime restava appena appoggiata alla sua guancia.

Quante sofferenze possono essere inflitte ad uomo prima di vederlo a terra supplicante?

- Severus, per favore… -  forse troppe.

Le sue ginocchia cedettero al suono di quelle parole.

Ancora suppliche.

Chi altro avrebbe dovuto uccidere stavolta? Se stesso forse?

- Severus – Eppure quella voce – pura - gentile ancora lo richiamava.

Non bastava forse accontentarsi di un uomo distrutto che neanche nella morte riusciva a trovare la sua pace?

Gli occhi, colmi di rabbia e ricordi, si aprirono piano mentre l’immagine riflessa nei suoi occhi gli spezzava il cuore e gli offuscava ancor più la vista.

Verde.

Ogni cosa si riempì nuovamente di verde e le sue labbra tremanti si piegavano in una muta preghiera.

Adesso lo sapeva.

Quella purezza non era il paradiso, quella purezza era l’inferno e non faceva altro che ricordargli che lei era esistita e lui l’aveva perduta per sempre.

Non sarebbe bastata la sua morte per ritrovarla.

Quanto a fondo ancora doveva scavare per ricominciare ad emergere?

Era ancora lei, la giovane e minuta Lily Evans, quella inginocchiata dinanzi a lui, una mano ancora a carezzargli il viso, gli occhi verdi anch’essi colmi di lacrime mentre le gote rosee mettevano in risalto le efelidi scure.

- Severus…- il suo nome le sfuggì dalle labbra sanando come miele quelle ferite che lei stessa, senza neanche saperlo, aveva inferto al cuore di quell’uomo e alla sua anima straziata.

- Lily - un sussurro.

Una liberazione.

Pregò con ogni fibra del suo essere che non fosse un sogno, sperò di non risvegliarsi ancora una volta col volto rigato da lacrime e il sudore freddo a imperlargli la fronte.

- Lily – Ancora.

Ripetere il suo nome sembrava quasi lenire ogni suo rimpianto, ogni suo rimorso.

- Lily - Un balsamo leggero su le lacrime che, durante la notte, gli pesavano sul cuore e su i ricordi che ogni giorno lo tormentavano facendo rivivere in lui l’incubo di averla perduta e aver perduto con lei il suo cuore.

- Lily…Lily…Lily - Ogni nome accompagnato da un singulto.

Lei sorrise teneramente posando sul suo volto sofferente anche l’altra mano e appoggiando la sua fronte a quella dell’uomo distrutto che faticava a riconoscere come suo amico, seppur non fosse cambiato affatto nel volto quanto nell’animo.

- Sono qui – Un sospiro accennato, offuscato dalla voce piena di gioia e di ammirazione.

– Sono qui, amico mio. – Parole materne le sue e lui si stupì di quanto la sua amica fosse cresciuta, seppur bloccata nel corpo di un’eterna ventunenne, la sua bellissima ventunenne.

- Grazie, Severus, grazie. – Gli baciò le guance piano, timidamente, cancellando le lacrime, cancellando le ferite.

- Per…per cosa? – Bisbigliò quello intimidito facendo attenzione a non fare troppo rumore.

Inutile dire quanta paura avesse che lei potesse volare via come sabbia tra le mani, come i sogni prima del risveglio.

Lily gli regalò un altro sorriso carico di affetto.

- Hai protetto Harry, Severus. Non l’hai mai lasciato solo – Quelle parole fecero capolino dalle sue labbra ornate da una voce bassa, colma di emozione e gratitudine.

- Io non… - Non ebbe neanche il tempo di tirarsi indietro.

- Sei stato un grande uomo, Severus. Non ti ringrazierò mai abbastanza per questo. - Si scostò appena dalla sua figura per abbracciarlo con gli occhi. Ogni parola non sarebbe mai stata abbastanza.

- Mi dispiace – La voce di Severus uscì dalla gola spezzata dal pianto silenzioso, ma non gli importava.

Era il perdono che cercava e non gli importava se lei glielo avrebbe concesso dopo la sua supplica, avrebbe pianto ancora se ce ne fosse stato bisogno, qualunque cosa purché lei lo perdonasse, purché lo stringesse tra le braccia ancora una volta, l’ultima.

Lily si alzò lentamente e lui ebbe paura che potesse scappare, poi la vide, la sua mano candida sporsi lentamente verso di lui. La prese tra la sua, tremante, e piano si alzò in piedi di fronte a lei.

Non aveva mai dimenticato in tutti quegli anni quanto fosse bella, non aveva mai dimenticato il suo sorriso e quegli occhi verdi nei quali troppe volte aveva avuto vergogna e timore di specchiarvisi.

- Non ne hai motivo. Io sono rimasta delusa per troppo tempo dal tuo comportamento, ma non per questo ho  mai smesso di volerti bene, ma ora che so Severus, ora che mi è tutto chiaro, sono io che devo chiedere scusa -  il suo tono dolce sembrava delicato come il tocco delle mani che stringevano le sue.

- Non meritavi la mia freddezza, mai, ma ero troppo delusa, avevo paura che ti saresti allontanato, proprio come Petunia. Vi ho amati entrambi e allo stesso modo; avete dato protezione a mio figlio, lo avete salvato. – Alcune lacrime di eterea consistenza sfuggirono al suo controllo mentre le parole scivolavano dalle sue labbra e fluivano fino al cuore dell’uomo che le stava dinanzi.

- Grazie Sev, grazie di cuore - le ultime parole bisbigliate appena; le lacrime, stille trasparenti di effimera consistenza, disegnavano sul volto provato strade di affetto e d’amore.

Severus la guardò con il volto finalmente sereno dopo tanti anni e, senza pensarci, l’abbracciò, assaporando la felicità di tenerla stretta tra le braccia.

Fu proprio come anni prima, quando ancora erano bambini, quando ancora la guerra, le paure e le bugie non li avevano separati, quando ancora la morte non era venuta loro incontro e, uno alla volta, se li era portata via, celando l’una agli occhi dell’altro.

L’abbracciò e sembrò quasi che Lily sapesse ancora di erba bagnata, l’erba del parco in cui da piccoli giocavano, e di sole, lo stesso che li scaldava quando, esausti, si lasciavano cadere sul prato, parlando di quella normalità che non ci sarebbe mai stata nelle loro vite.

- Lily? - la richiamò piano, un po’ per essere sicuro che fosse ancora lì tra le sue braccia e non fosse svanita tra i meandri della sua mente, un po’ per assaporare quel nome che mai gli era sfuggito in modo così chiaro dalle labbra in quegli ultimi anni.

Lei rispose ancora sorridendo, contenta di averlo finalmente potuto riabbracciare seppur in parte rattristata dall’incontro sì prematuro.

- Lily, dove siamo? – Era una domanda che gli ronzava per la testa da un po’, da quando si era risvegliato in quel posto vuoto e sconosciuto, quel posto che poi si era colorato di lei.

- Non lo so. Credo che questo momento sia solo tuo – Gli rispose sincera.

E doveva esserlo, doveva esserlo per forza, perché lì, accanto a lui, tra le sue braccia, c’era Lily , e lei non lo odiava affatto.

Forse quel posto non era l’inferno come all’inizio gli era parso.

La strinse più forte a sé spezzandole il respiro, se ancora fosse stato possibile respirare.

Una mano immersa nei suoi capelli rossi, l’altra posata su di un fianco.

No, non poteva essere l’inferno.

- Dove siamo Sev, secondo te? -  chiese allora la ragazza.

- In paradiso, Lily, in paradiso - .

 

 

 

 

 

 

 

NdA

Salve a tutti!!

Purtroppo ultimamente ho difficoltà a staccarmi dalla tastiera del PC nonostante maggio sia quasi finito e gli esami siano più vicini che mai^^

Severus Piton non è mai stato uno tra i miei personaggi preferiti ma non posso non ammirarne il coraggio sconfinato e la forza d’animo e quindi, ancora una volta, mi ritrovo a scrivere di quest’uomo.

Spero che il contesto sia chiaro. La one-shot è ambientata in un luogo non ben definito che sarebbe il cosiddetto aldilà.

Il Severus iniziale è un uomo spaventato e sperso, ha paura che questo luogo altro non sia che il suo inferno personale soprattutto quando la vede. Pensa che sarà destinato a rivederla per sempre senza poterla nemmeno sfiorare e da ciò la convinzione di trovarsi all’inferno.

Quando poi Lily lo convince di quanto entrambi siano “reali” capisce che quello non deve essere per forza un luogo di dolore e sofferenza.

Ovviamente non c’è nulla tra i due che vada oltre l’amicizia.

Spero che questa breve one-shot vi sia piaciuta e che lascerete un commento (le critiche sono, al solito, ben accette come anche domande e quanto altro).

Grazie comunque per essere arrivati fino alla fine^^

Un bacio!

   
 
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