Cristalli
di Luna
Capitolo 1:
Una coda da
sirena
Il cinque luglio si avvicinava in fretta: molto, molto in fretta.
Meglio così: non sarei riuscita nemmeno per un altro giorno a trattenere
quest’energia che pervade completamente il mio corpo e che mi
invade i pensieri. Io, Iris e Ambra, fino ad ora, ci sentivamo
attraverso il cellulare, grazie agli sms, ma da domani potremo
finalmente incontrarci. Sono quasi tre settimane che non le vedo.
Già immagino la scena: Iris e Ambra che mi corrono incontro,
gridando:- Sei tornata, Cassiopea, sei tornata!- oppure -Cassi, Cassi, ci sei
mancata!-.
Domani, domani... domani, cinque luglio,
partenza per il nostro super villaggio turistico! Oh, non sto più nella pelle!
Mi sento così bene che riesco anche a disegnare meglio di prima, e quando
scrivo le mie storie mi vengono sempre più belle, e concepisco idee sempre più
fantasiose e divertenti. Quando andrò da Iris e Ambra, voglio
mostrar loro i miei disegni. Per le storie, beh... temo che dovranno
aspettare di venire a casa mia, dato che le scrivo sul
computer.
La mia cartellina, dove custodisco i miei disegni più belli, o
quelli che mi più mi piacciono, è ormai zeppa. Sono le nove di sera del quattro
luglio, quando sul cellulare mi arriva un messaggio:
“Ke fai?”. È di Iris: sorridendo, schiaccio il tasto “Rispondi” e scrivo:
“Disegno(ovviamente)tu?6
con Ambry?”. Aspetto due minuti e ricevo:
“Ank’io disegno
e sono con A.Domani ci vediamo:cm ti senti?”
“Emozionata.Ke avete fatto in qst giorni?”
“Siamo andate
al mare,in campagna...a prop.,al gazebo hanno tolto il
tavolo,e ora ci sono delle sedie e un tavolino + piccolo,circolare”
“Oh no!Il
nostro gazebo!Non vedo l’ora di venire e indagare sul colpevole!”
”Dai,in fondo nn è solo nostro no?”
“Hai ragione.Ti
saluto ke domani dobbiamo alzarci presto.Buonanotte”
“Ciao,buonanotte e sogni d’oro!”.
Dopo l’ultimo messaggio, spengo il cellulare e metto a posto le
matite e i fogli nella cartellina che dovrò portare con me, mi
infilo nel pigiama e poi nel letto.
Le palpebre fanno resistenza a chiudersi, e hanno ragione: sono
fin troppo felice per addormentarmi, penso alle mie
amiche e al fatto che staremo tutt’ e tre insieme per due mesi! All’improvviso,
il sonno mi rapisce e mi fa fare uno strano sogno... Siamo io e le mie amiche,
nel gazebo, quello di cui mi aveva parlato Iris negli
sms. Stiamo sedute sul tavolo lungo che ora non c’è più.
Forse io lo sogno ancora così perché non
so com’è il nuovo tavolo. Il mare, da come si vede da lassù, è calmo,
bellissimo. Da quel che riesco a capire, sono le dieci
di sera, e la luna piena scintilla sulle onde, giocando coi riflessi argentati
che genera. All’improvviso, s’alza un’ incredibile
vento, dato che un minuto prima le fronde degli alberi più alti erano fermi.
Sento Iris dire:-Ma cosa... senza finire
la frase.
D’improvviso, appaiono dal nulla tre ragazzi di fronte a noi.
Uno con capelli lunghi e neri, e grandi occhi blu zaffiro.
Un altro con capelli corti biondo scuro e begli
occhi azzurro cielo.
L’ultimo con capelli rosso fuoco tagliati a
spazzola e occhi verde foglia.
Quello coi capelli lunghi ci tende tre
medaglioni molto belli: di forma circolare, sono fatti di vetro con due piccole
ali di cristallo ai lati. Al centro è collocata una pietra circolare, in uno viola, in un altro oro, e nell’ultimo rosso.
A Iris dà quello con la pietra color
oro, mormorando una frase che non riesco a comprendere:
“Naryel, simpatica fata che vive e muore in simbiosi con la
natura, tu che brilli come la luce del sole, forte e incisiva, custodirai il potere
della Luce”.
A me dà quello viola, dicendo:
“Eleury, dolce sirena che interpreta il linguaggio del mare, tu
che voli alta nel cielo della fantasia, tra sogno e realtà, custodirai il potere
del Sogno”.
Mentre a Ambra dà quello rosso, dicendo:
“Amarien, potente elfa che riesce a decifrare il volo degli
uccelli, tu che sei forte come il fuoco, custodirai il potere della Fiamma”.
I medaglioni si legano da soli ai nostri colli,
poi il ragazzo continua spiegando una strana storia che, ora come ora,
non ricordo. Anche gli altri due ragazzi dicono
qualcosa, ma è tutto talmente confuso che non capisco niente.
Poi, a quanto pare, arriva per loro il
momento di andare via.
Solo che, non so per quale motivo, io non voglio che il ragazzo
dai capelli biondi se ne vada, così corro in avanti e cerco di fermarlo,
urlando il suo nome che... adesso non so proprio quale
sia.
Solo che lui se ne va lo stesso, insieme agli
altri due, mentre ricompare lo stesso vento di prima.
Sfortunatamente, io inciampo nella staccionata e cado giù nel
burrone.
Ma mi sveglio prima di vedere come va a
finire.
Mi sento confusa, come se dovessi davvero vivere veramente ciò che
ho sognato, quasi come se fosse una profezia. Faccio fatica ad
addormentarmi, e alla fine mi viene sempre in mente quel ragazzo dai capelli
neri.
Alla fine il sonno ha la meglio, e finalmente,
dormo.
La mattina dopo mamma sveglia me e i miei due fratelli alle
cinque, in modo che alle sei siamo già in viaggio, perché la macchina era stata riempita dei bagagli in precedenza. Il viaggio
dura, suppergiù, cinque-sei ore, usate opportunamente per recuperare il sonno
perduto. Tra sonno e veglia, ammiro i bellissimi paesaggi che mi trovo davanti
agli occhi, celati dietro al vetro del mio finestrino. Verso le undici e mezza
circa, varchiamo il cancello del villaggio, urlando:-
EVVIVA!. Appena arrivati, scarichiamo i bagagli, poi
corro subito a cercare Iris e Ambra in giro.
Le trovo entrambe a casa di Iris, sedute
al tavolo del giardino di casa sua. Dal cancello, che dà sulla campagna,
richiamo la loro attenzione gridando:- È tornata Cassiopeaaaaaaaaa!-. Le due si girano subito e corrono ad
aprirmi.
Dopodichè, è tutto un groviglio di abbracci
e baci, saluti e sorrisi.
Iris dice:-Cassi, Cassi! Che bello ritrovarti! Tre settimane a sentirsi solo col
telefono!-
-Che bello, finalmente tutt’e tre insieme, come tutte le estati!-
-Mi siete mancate tantissimo, ragazze!-.
Sempre tutte “aggrovigliate”, ci avviciniamo al tavolo e io crollo
su una sedia.
-Ooof, il viaggio è stato lunghissimo, credevo
di non arrivare più!-.
Iris e Ambra si siedono di fronte a me, sulla panchina. Mi curvo
sul tavolo e... sì, stanno disegnando! Tra di noi,
sono io la più brava, ma sicuramente nel colorare è più brava Iris: riesce a
creare delle sfumature di colore bellissime!
Io però, sento che devo dir loro qualcosa:-Ehm,
ragazze... stanotte, ho sognato una cosa strana...- e racconto loro tutto il
sogno.
Iris spara subito la sua ipotesi:- Be’... forse hai fatto questo sogno forse perché prima di
addormentarti pensavi a noi, e data la nostra ossessione per tutto ciò che è
magico, avrai sognato che eravamo protagoniste di qualcosa di magico! Che ne pensi?-. Prima che potessi
rispondere, Ambra dice:- Ha ragione Iris, ecco perché hai sognato una cosa
tanto singolare, non deve trattarsi per forza di un sogno premonitore! Non
dobbiamo convincerci per forza di essere state prescelte per qualcosa di
soprannaturale! Nulla è magico, siamo noi che affermiamo di essere circondate
da eventi paranormali, cosicchè ogni volta che ci accade qualcosa di strano, lo
ingigantiamo e sosteniamo si tratti di magia!-.
Noi due la fissiamo a bocca aperta, costringendola a domandare:-Che c’è?-
-Sorprendente, Ambra!- le dico, -Dove hai elaborato una simile
teoria?-
-L’ho letta in una
rivista- risponde lei, semplicemente.
“C’era da aspettarselo!” rido, tra me e me.
-Avete ragione, non dobbiamo convincerci
per forza di essere prescelte... Che state disegnando?-.
E così comincia la nostra giornata: la
nostra prima giornata insieme, in estate.
Ci trasferiamo al gazebo, dove regnava una pace assoluta, dato che molti villeggianti non erano ancora venuti a...
villeggiare, appunto.
Iris e Ambra mi parlano di ciò che era successo
nei giorni precedenti: Iris è arrivata il cinque giugno, Ambra il dieci. Iris
ha detto che si è scocciata a morte i giorni prima dell’arrivo di Ambra.
-Figuratevi, una noia mortale! Mi mettevo qui e guardavo il mare,
che è sempre rimasto miracolosamente calmo, come adesso, vedete?- e ci indica il mare con un ampio e vago gesto del braccio, -Lo
guardavo e non facevo altro, mi sentivo come liberata da tutti i pensieri...-
Io: -E così sarei io la poetessa, vero?- la prendo
in giro di gusto, dato che lei e Ambra, ogni volta che esprimo qualcosa di
poetico, mi chiamano poetessa.
Ambra: -Dai Iris, non te la prendere!-
Iris: -Ma infatti io non me la sono
presa...- fa lei, da finta indifferente quale è.
Ridiamo tutte sonoramente, conoscendo solo a metà il perché di
questa risata.
Il mare è bellissimo, porta nelle sue onde le emozioni, i pensieri,
gli amori e tutte le confessioni delle persone che si sono affidate a lui. E’
il miglior confidente del mondo. Arriva la sera, molto velocemente, a dire il
vero, e noi ci riuniamo a casa di Mark e Andrew, i due figli dei nostri amici.
Sono due pesti, Mark è il maggiore, e Andrew il minore,
però sono entrambi maestri del pericolo. Combinano disastri,
sono dei veri egoisti e bulli. Noi tre non li sopportiamo. A casa loro,
mangiamo la mia famiglia ed io, insieme alle famiglie di Iris,
Ambra, Mark e Andrew, ed infine quella di Rick, un altro nostro amico, che è
arrivato insieme a Ambra. Alla fine, totalmente incapaci di andare a dormire,
ci riuniamo nel gazebo, dove, come tutte le estati, passiamo la maggior parte
del tempo, parlando, giocando, disegnando, studiando... Il
cielo è puntellato di stelle, la luna è quasi piena, bellissima... adoro la
luna, è il mio simbolo. Non per nulla, al collo tengo sempre una collana con un
ciondolo a forma di mezzaluna. In verità, è di forma circolare, ma una parte è
la luna, nell’altra c’è scritto: “FOREVER MAGIC”. Quando
l’ho visto è stato amore a prima vista. Non lo levo mai, solo quando dormo o mi
faccio la doccia.
Naturalmente, quando andrò al mare non lo
metterò. E se si perdesse? No, no. Troppi rischi: lo
lascerò nella borsetta, insieme al contenitore degli occhiali e al portafoglio.
Noi tre ci portiamo sempre un po’ di soldi, al mare, perché quando ci
asciughiamo, ce ne andiamo al bar, che si trova vicino
la spiaggia. Compriamo quasi sempre un the alla pesca
o al limone e, se capita, un pacchetto di patatine per fare una piccola merenda.
Potete anche pensare che le nostre giornate siano un po’ monotone,
ma a noi non importa: ci godiamo alla grande quel periodo
di tempo che passiamo tutte insieme. E infatti in
città, una sta da una parte, una dall’altra e una addirittura fuori città! Ci
vediamo poco, soprattutto con Iris, è lei quella che abita fuori. Ambra viene
molte volte da noi, insieme ad Rick. Lui è il migliore
amico di mio fratello maggiore Demetrio, e Ambra la mia. Anzi, a dirla tutta, le mie migliori, ma proprio migliori amiche sono tre:
Ambra, Iris, e Naky con cui mi vedo più o meno spesso, perché abita vicino casa
mia. Condividiamo la stessa passione per il disegno, siamo andate in classe
insieme alle medie, però a settembre Naky andrà all’istituto d’arte e io al
liceo artistico. Mi sono sentita molto triste quando l’ho saputo.
Beh... che altro posso dirvi della mia
vita, tranne che non ho mai avuto ancora il ragazzo? Ebbene
sì: ero e sono single! Io, sinceramente, non mi ritengo molto carina, anche se
Ambra, Iris e Naky continuano a dirmi che sono un bel tipo! Soprattutto come
amica: in questo periodo mi sto “specializzando” in battutine di ogni genere come dice Naky e da sempre snocciolo consigli
a tutti quando sono giù. Ricordo che una volta, Iris mi ha chiamata in lacrime,
dicendomi:-Aiutami tu, Cassiopea, non so che fare, ti
ho chiamata perché so che puoi darmi un consiglio...!- sinceramente, in quel
momento mi sono sentita, oltre che preoccupata, anche orgogliosa, perché ho
compreso di essere una spalla su cui piangere per le mie amiche. Piangeva
tanto, e mi sono fatta spiegare il suo problema cinque volte prima di trovare
una soluzione.
Due giorni dopo, mi ha chiamata tutta felice dicendo:-Grazie, Cassi! Ho risolto il problema seguendo i tuoi
consigli, ed è andato tutto liscio! Grazie!-.
Il fatto è che sono molto riflessiva, al contrario di Ambra e Iris, molto impulsive, e rifletto bene su una
cosa, prima di farla, valutandone le conseguenze, cosicché mi metto raramente
nei guai, solo quando per uno scatto di rabbia, agisco impulsivamente. Riesco a
dare i consigli giusti perché esploro a fondo un problema, cercando anche negli più angusti angoletti, nei più assurdi particolari...
e questo serve a molto. Un amico di mio fratello mi chiama “l’analista” o “la
psicologa”.
Ma ora basta, smettiamola di divagare. Dicevo,
eravamo al gazebo, e dato che era molto buio, abbiamo
acceso la luce collegata al pilastro principale del gazebo, che è fatto in
pietra, e ha una colonna grandissima al centro.
Ci sediamo al tavolino, ma prima che si potesse iniziare qualunque
conversazione, mi arriva un messaggio di Naky:
“Ehi,Cassi!Cm va?Io sto facendo 1 nuovo fumetto,magari qnd torni
ti faccio leggere gli episodi che riesco
a fare!Ke stai facendo?”
“Ciao Naky!Sto parlando con 2 mie amike Iris e Ambra,te ne ho parlato
kredo,io nn ho ankora fatto 1 nuovo fumetto,devo riprendermi.Cm si kiama il
nuovo fumetto?”
“Sì me ne hai
parlato.Non te lo dico cm si kiama, te lo dirò qnd ci
vedremo!”
“Nn puoi farmi
questo!”
“Sì,invece!Ciao,ho poki soldi e devo salutarti!”
“Ciao!”
Spengo il cellulare, ormai quasi scarico, e medito di caricarlo
domani, quando troverò il tempo di un respiro. Iris mi chiede:-Chi
era?-
-No, era Naky... sta facendo un nuovo fumetto!
Lei è superbrava a disegnare, fa i capelli e gli occhi
benissimo! E poi i vestiti... pieni di particolari!
Sapete, io non mi concentro così tanto, solo quando sono piena di creatività!-
-E quando non lo sei?- mi chiede Ambra,
con tono un po’ deridente.
-Ah-ha! Non ti ricordi? A volte sono così
giù, o così nervosa che non disegno e non scrivo bene, perché ho altri grilli
per la testa!-
-Ooooh, ceerto, come no!!!-
ridono entrambe: a quel punto, mi associo anche io, tanto per non sentirmi
esclusa.
Poi vediamo, in lontananza, la tremola luce di una torcia che
ballonzola in direzione nostra. Arriva sotto il fascio di luce della lampada
del gazebo e vediamo che si tratta di mio padre, che ci dice:-Oh,
è tardi, ed è ora di andare a letto!-
-Ma papà sono soltanto...- e guardo
l’orologio da polso, -Le undici meno cinque! È presto, per noi, se voi vecchi
volete andare a letto, non possiamo farci nulla, buonanotte!-.
Mio padre si adira un pochino: ha quarantadue anni, e non gli
piace tanto essere chiamato “vecchio”! -Ehi, signorina, modera i termini, con
me! Comunque vi concedo mezz’ora, poi... a nanna,
senza frignare!-.
Mi giro verso Ambra e Iris, da cui ottengo un’occhiata di approvazione e dico a papà:-Va bene, pa’! Ma mezz’ora, non un minuto di meno!-
-In verità questo dovrei dirlo io, ma... d’accordo. Ci vediamo tra mezz’ora!- dice lui.
Ritorno a sedermi, con lo sguardo che segue il piccolo fascio di
luce della torcia che va diventando via via sempre più piccolo, finchè non
scompare, completamente inghiottito dall’oscurità.
Guardo Ambra e Iris:-Allora domani,
finalmente, andiamo insieme al mare!-
-Già, finalmente!- -Non mi sembra vero!-.
-Ragazze...- esordisco, però mi accorgo di non sapere più come
continuare. -No, niente...-
-Dici, dai! Non farti pregare!-
-No, niente, davvero! Volevo soltanto fare un po’ di
conversazione, ma non sapevo veramente cosa dire!-.
Iris fa una risatina sottovoce, ed Ambra mi guarda esasperata.
Alla fine, troviamo un argomento di conversazione, uno qualunque,
è la nostra specialità, e la mezz’ora vola ad una velocità sorprendente e,
guardando l’orologio, lancio un grido:-Accidenti, oh
no, ragazze! È mezzanotte meno dieci! Siamo in
ritardo!-
-Accidenti! Dobbiamo muoverci!- dice
Iris.
-Come se noi non ce ne fossimo accorte!- le fa notare Ambra, con
la sua solita ironia pungente come un cactus.
Io e quest’ultima accompagnamo Iris a casa sua, facendola entrare
dal cancello della campagna, e poi ce ne torniamo a casa, visto
che io e Ambra, d’estate, abitiamo vicinissime. Magari fosse così anche in città!
La campagna, di notte, mi mette sempre in soggezione. Con Ambra affianco, però, sono più tranquilla. Infatti
lei, al contrario di me, è coraggiosa. A volte sembra che mi tiri indietro per
paura, ma non è così: il fatto è che, come ho detto, sono riflessiva, e allora
valuto prima quali conseguenze potrebbe avere il mio gesto, perciò mi metto poco
nei guai. Ma quanto sono ripetitiva!!!
Arrivata a casa, trovo papà in piedi, con un’espressione rabbuiata:-Solo mez-z’ora, avevamo detto, non un’ora intera!!-
-Scusa-scusa-scusa papy! Il fatto
è... che non ci siamo proprio rese conto del tempo che
passava!!!-
-Sì, sì, ma ora vai a letto, forza!-
-D’accordo, buonanoyahm!!- sbadiglio,
mentre gli auguro buonanotte.
Il giorno dopo è come sempre, una bellissima giornata di sole. Non
so perchè, ma mi sento sempre felice, quando vedo il sole. Con la pioggia,
invece, divento nuovamente triste, ma appena rivedo il sole mi sciolgo in un
sorriso.
Mi alzo di buon’ora, e in cucina trovo mamma che prepara la colazione.
-Buongiorno Cassiopea!-
-’giorno a te, mamma, ben svegliata! Papà
dov’è?-
-È andato a trovare Joshua. Credo che voglia sfidarlo per
l’ennesima partita a tennis…-. Joshua è il padre di
Mark e Andrew.
-Ancora a tennis! Ma non ha capito che Joshua è molto più forte?-
-Già, ma conosci tuo padre. È un testardo. Forse è proprio per
questo che l’ho sposato...-.
Mamma fa la faccia pensierosa, poi si volta e prepara il caffè per
sè e per Demetrio, che lo beve anche lui oltre a mamma e papà.
Io metto lo zucchero in tutt’e tre le tazze (mamy e papy fanno
colazione prima di noi), poi ci metto i biscotti. Mamy
stava per versarci il latte, quando Demetrio e Gianluca, il
mio fratellino, irrompono in cucina, con le facce impastate dal sonno,
ancora in pigiama. Come me, del resto.
-’giorno ma’.-
-Ciao mamy.-
-Ehi, buongiorno!- li saluta lei, con un sorriso.
Facciamo colazione lentamente, mentre mamma va a rifare i letti.
Poi ci laviamo i denti e ci mettiamo i costumi da bagno, per andare a mare.
-Non sono ancora pronte!-
-Non c’è più tempo: il Mondo del Cristallo ha bisogno delle sue
protettrici. Un’altra volta. Lo sai che non posso aspettare.-
-Sì, ma...-
-Niente ma: il segreto verrà loro svelato stanotte alle dieci, con la luna piena, e
tu farai il tuo dovere. Il discorso è chiuso!-
-Sì, Signore.-
Darryal uscì dalla Sala del Diamante poco
convinto: re Ganna era un assai potente veggente, non aveva mai sbagliato fino ad allora, ma... nemmeno lui come mago non era male, e aveva
il dono nella sensitività. Aveva capelli lunghi neri, legati sempre con un laccio,
e piccoli occhi blu. Vestiva sempre con tuniche lunghe e nere bardate di rosso
scuro. Percorse in fretta i corridoi coperti di tappeti verde
scuro, illuminato ad intervalli regolari dalla luce dei due soli che scintillavano
nel cielo terso, attraverso le grandi finestre ogivali, per giungere ad una
porta di legno massiccio, dalla quale partiva un’altissima scala a chiocciola.
Il suo piede aveva quasi sfiorato il primo gradino, quando qualcuno lo chiamò:-Papà! Cioè... mago Darryal!-. A parlare era stato un ragazzo di circa quindici
anni, con capelli lunghissimi, neri come il padre, ma con riflessi violacei, e
grandi occhi blu zaffiro. Avanzava nel largo corridoio un po’ saltellando un
po’ camminando, assumendo un portamento più raffinato mentre si avvicinava a
Darryal. -Cosa c’è, Jarrod?- chiese lui.
Jarrod fece un sorriso timido, poi domandò:-Cosa
voleva re Ganna?-
-Vieni di sopra- disse solo Darryal.
Salirono la stretta scala a chiocciola in
silenzio, mentre Jarrod pensava: “Cosa è successo?
Perchè papà è così taciturno? Riguarda per caso le...”. In quel momento, Darryal aprì una porta di legno con una chiave dorata,
abbassando la maniglia d’ottone. Fece entrare il figlio, poi entrò anche lui e
quindi chiuse la porta a chiave. Jarrod si accomodò su uno sgabello di legno,
guardando attorno a sè. Veniva di rado in quella stanza: vi si accedeva in pochi. Era una saletta di media grandezza, con
poche e piccole finestre circolari. C’erano tre grandi tavoli, sommersi da carte
del cielo e tanti fogli con varie scritte, sparsi qui e lì. Il soffitto era la
cosa che più lo affascinava: era a cupola, ma rifletteva sempre un cielo
stellato, con tutte le costellazioni, e di tanto in tanto, se si aguzzava lo
sguardo, si poteva scorgere un Drago della Notte volare tra le stelle.
Accanto ad una finestra c’era un gigantesco telescopio.
Il padre di Jarrod era rimasto totalmente affascinato dalle
stelle, e voleva scoprirne tutti i loro segreti. Il fatto di essere un mago
sensitivo aveva di poco facilitato le cose. Jarrod voleva diventare un mago
potente come lui: le rare volte che entrava in quella stanza, chiedeva sempre
al padre di mostragli alcune costellazioni, o di svelargli alcuni dei segreti delle Stelle.
Il padre si voltò dopo aver chiuso la porta e disse:-Devi promettermi di non dire a nessuno ciò che sto per
rivelarti.-
-Fidati di me, papà.- fece sicuro Jarrod. Poteva essere anche
timido, ma manteneva bene i segreti.
-Bene-. Darryal sospirò, poi disse:-Le prescelte sono state individuate già da tre settimane:
lo spirito delle tre grandi protettrici del regno si è incarnato in tre ragazze,
piuttosto giovani, praticamente della tua età: sì, se non sbaglio... quella più
grande, Cassiopea, dovrebbe avere quattordici anni. Re Ganna mi ha riferito che
le tre ragazze dovranno ricevere il potere delle Tre Sfere stanotte, alla luce
della luna piena-. Si diresse verso il tavolo più grande dei tre, dove vi si
ammassavano fogli su fogli, carte su carte. Scostò una montagna di fogli, e da
uno scomparto segreto estrasse una scatola molto bella: rossa, con i bordi dorati
che si intricavano in articolati arabeschi. Si avvicinò
al figlio e aprì la scatola davanti ai suoi occhi. Dentro,
appoggiate su un manto di velluto bianco, c’erano sei medaglioni: sei sfere di
vetro con delle ali ai lati, e dentro, esattamente al centro, una pietra:
viola, rossa, oro, azzurra, verde e argentea.
Jarrod le guardò affascinato e rapito: sì, erano proprio molto
belle.
-Queste pietre... contengono il potere delle tre grandi
protettrici del regno? E dei tre maghi che combatterono al loro fianco?-
-Sì, figliolo, e dovranno essere restituiti ai legittimi
proprietari.-
Darryal rimise la scatola nello scomparto
segreto, lo chiuse con una stranissima formula e si voltò verso il figlio:-Bene, Jarrod, ora sai tutto, e non devi assolutamente
dirlo a nessuno, intesi?-. Ma la mente di Jarrod era
persa in universi sconosciuti. Si voltò verso il padre con lo sguardo assente e
disse:-Com’è che che si chiama la più grande delle tre prescelte?-.
-Cassiopeeaaaa!-. Il grido di
Iris raggiunge i miei timpani e per poco non me li rompe. Seduta dove
sono sulla sabbia, guardando il mare, mi giro e mi alzo in fretta: Iris e Ambra
corrono verso di me, con indosso ancora i parei e in mano le borse del mare.
Corro verso di loro e le abbraccio così forte che per poco non cadiamo a terra.
Iris mi stacca da loro e dice:-Calma calma! Prima di
ucciderci, facci almeno godere di questo splendido
mare!-.Ha ragione: il mare oggi è calmo, piatto come
una tavola, le onde sono piccole e non c’è un filo di vento. Aspetto paziente
che si sfilino il pareo e si spalmino la crema protettiva,
poi le prendo per mano e le trascino correndo al mare, urlando forsennatamente
come delle matte, loro per paura, io per divertimento.
-BRRR!!!-. Oddio, l’acqua è gelida! Ma
bastano pochi minuti per abituarcisi.
-CASSIOPEEAA!!-. Iris ed Ambra mi rincorrono schizzando, ma io in
acqua sono più veloce, mi tuffo rapidamente sott’acqua e scappo lontano, rapida
come un delfino. Ma purtroppo, non riesco a mantenere
il respiro a lungo, quindi risalgo e prendo aria. Intanto Ambra e Iris mi hanno
raggiunto, e ci immergiamo insieme andando alla
scoperta del largo. Sott’acqua siamo un po’ goffe e
praticamente ognuna va per conto suo, anche se nella stessa direzione
delle altre. Iris nuota poco sotto il livello dell’acqua, mentre Ambra sfiora
la sabbia.
Io... dipende: a volte mi piace andare a
pelo dell’acqua, mente altre cerco con-chiglie ed altri oggetti sul fondo. Ora
invece, mi metto in mezzo a loro: prima mi giro verso l’alto e saluto Iris, che
mi risponde con un buffo cenno del brac-cio; poi mi giro a pancia sotto e
raggiungo in basso Ambra, toccandole piano la spalla. Lei si gira e la saluto.
Poi non ce la faccio più con il respiro, così con i piedi mi dò una spinta sulla sabbia e risalgo velocemente, infrangendo la
superficie calma dell’acqua con la testa. Non ci siamo allontanate molto dalla
riva, ma se ci si immerge e si guarda verso il largo
si possono intravedere già le alghe che galleggiano sul fondo. Talvolta, si
scorge perfino banchi di pesciolini che nuotano. Risaliamo tutt’e tre, muovendo
mani e piedi per tenerci a galla. -Ragazze...- bisbiglia Iris.
Noi la guardiamo:-Che c’è?-
-Che ne dite...- inizia, col solito luccichio nello
sguardo che non mi dice niente di buono. -...
se oggi non facessimo un bel giretto al largo?-
-Ma intendi...- chiedo io, ingoiando un
po’ di saliva. -Largo... largo?-
-Largo-largo- conferma lei,
con gli occhi che brillano per lo spirito avventuriero che vive in lei.
-Tu che ne dici Ambra?-
-Mah, per me va anche bene...- mormora lei, col suo solito tono
indifferente.
-Sempre la solita, eh, Ambry?- la
rimbecco io. -Va beh, andiamo!-
-Si va!-.
Iris è la prima a rituffarsi sott’acqua, e si dirige sicura verso
il largo. La seconda è Ambra che, dopo aver fatto spallucce
ad un mio sguardo terrorizzato, la segue a ruota. Per ultima io, per
nulla tranquillizzata da quel gesto. Immergo la testa di malavoglia, e
altrettanto senza volontà il corpo la segue. “Se
questo è il programma per oggi...”. Raggiungo nuotando velocissimo le mie
amiche, e ci dirigiamo verso i banchi di alghe che
cominciamo ad intravedere.
Nuotiamo per pochi minuti, risalendo ovviamente ogni tanto per
prendere aria, finchè l’acqua diventa sempre più fredda, e i contorni scuri
delle alghe non si stagliano davanti a noi. Risalgo subito per prendere aria e
getto un piccolo sguardo alla spiaggia: mamma mia, è lontanissima!! Ho una
paura tale che mi fa venire la pelle d’oca. Le teste di Ambra
e Iris mi raggiungono subito in superficie.
-Che c’è, Cassi?-
-Non avrai paura, spero?-.
Non rispondo, così Iris alza le spalle e fa:-Molto
probabilmente, sì.-
-V-vi sbagliate!!-
balbetto io, guardandole impaurita. -Io non ho pa-paura! Potrei andare avanti
da sola per chilometri!!!-
-Fallo, allora- dice semplicemente Ambra, guardandomi.
La fisso ancora più spaventata di prima:-Scusa?-
-Hai detto che potresti andare avanti da sola per chilometri:
allora... dimostralo. O hai detto una balla?-
-Io non racconto balle, io...-.
Ma Iris mi interrompe:-Se non racconti
frottole, dimostralo andando al largo da sola, noi ti seguiremo da dietro: se
affogherai, ti salveremo noi!-
-Non è molto rassicurante, gulp!-
inghiotto un po’ di saliva, poi dico:-Allora va bene,
ma seguitemi, non lasciatemi da sola...-.
-Non preoccuparti, siamo o non siamo Iris e Ambra?-
-È proprio perchè vi conosco che sono
preoccupata...- dico, poi senza dar loro tempo di rispondere mi tuffo
sott’acqua e mi dirigo verso i famigerati banchi di alghe.
Ad un certo punto vedo un branco di pesciolini multicolori muoversi poco più
sotto di me. Quel che accade ora è incredibile: passo sopra i pesciolini con
aria sicura, ma quelli cominciano a muoversi a spirale attorno al mio corpo,
scintillando. “Ma che...” ho
il tempo di pensare, che vengo avvolta totalmente da una luce abbagliante. “Mi
manca il respiro... non... non riesco a respirare...” penso, quando mi accorgo che riesco, miracolosamente, a
respirare sott’acqua. Apro la bocca e provo a parlare:-Ma
che succede?-.
Ho parlato sott’acqua! Le parole sono uscite dalla mia bocca, sì
seguite da miriadi di bollicine, ma comprensibili. I pesciolini scompaiono, e
allora provo a muovere le gambe per nuotare, ma le gambe... non si muovono!
Sono unite in una coda scintillante! Dall’ombelico in giù, al posto delle
gambe, c’è un lunga e flessuosa coda come quelle delle
sirene, che scintilla di una mistica luce viola che fa sfumando verso il blu.
La muovo e comincio a nuotare come se fossi un pesce. -Non so cosa
stia succedendo, ma... è divertente!- ho il coraggio di dire. Vado sempre più giù,
per toccare il fondo, e rabbrividisco leggermente per l’acqua che diventa, mano
a mano che scendo, sempre più gelida, e sfioro con la mano le alghe che mi
facevano sempre paura.
Solo allora ricordo Iris e Ambra. -Amiche!-. Mi giro di scatto e
guardo verso l’alto. Vedo i loro corpi vicini: non stanno nuotando. E sono rimaste al punto di partenza. Non mi hanno seguito. Per cui non si sono nemmeno accorte delle cose fantastiche che mi
sono successe due minuti fa. “Ti seguiamo noi, eh?” penso, arrabbiata, e
allora medito uno scherzo. Mi avvicino a loro, di soppiatto (anche perchè come fai a fare rumore sott’acqua?!) e con la mano
agguanto per pochi secondi la caviglia di Iris. Con il
mio udito sopraffino, la sento urlare sopra il livello del mare e agitarsi al
di sotto. Mi scosto subito, altrimenti mi arriva un
calcio in faccia, e volteggio attorno alle due ragazze, sfiorando ogni tanto
una gamba di qualcuna di loro. Alla fine decido che lo scherzo è durato anche
troppo, così decido di risalire dietro di loro, con le spalle alla spiaggia.
Nel momento stesso in cui la mia testa infrange la superficie del
mare, la coda si dissolve in mille bollicine, lasciando tornare le gambe al proprio
posto.
-Iiriis? Aaambraa?-.
Loro si girano: il viso si deforma prima in un’espressione
sorpresa, poi colpevole e infine impaurita.
-Ehm... Cassi... come hai fatto a...-
balbetta Iris.
-Zitta!- la interrompo. -Ti seguiamo noi, eh? Certo, come no!
Perchè non mi avete seguito? E se mi fosse successo qualcosa?-
-Ma cosa avrebbe potuto succederti?
Queste sono acque tranquille...- fa Ambra. A
malincuore, ammetto che ha perfettamente ragione.
-Beh... sì, è vero... però è stato uno scherzo di cattivo gusto!
Sapete quanto sia paurosa, no?-.
Ambra e Iris si scambiano uno sguardo e dicono:-Va
bene, scusaci!-.
Con loro sorpresa, sorrido e lancio loro uno sguardo malizioso:-Eh, eh! Su, vi perdono tutto! Ma non sapete quello che vi siete perse...-.
Nuotando verso la spiaggia, racconto loro, nei minimi dettagli,
ciò che è accaduto al largo: i pesciolini, la luce accecante, la coda da
sirena... per un attimo, mi interrompo, pensando:
“Racconto anche dello scherzo? Va beh, dai...” e rivelo loro che anche lo scherzo è stata opera mia.
Come sospettavo, loro non credono nemmeno
ad una delle mie parole.
-Ma dai, è assurdo...-
-Sarà stata un’allucinazione...-
-Ah, sì?- le rimbecco io. -E come avrei fatto,
sentiamo, a restare sott’acqua... così tanto tempo?-.
Silenzio.
-Allora? Perchè non mi credete?-.
Silenzio.
Poi Iris apre la bocca e fa:-Sicura di
aver visto bene?-. Al che, io perdo definitivamente la pazienza, mi giro
indispettita e, un po’ nuotando un po’ camminando sul fondo, ormai non così
profondo, raggiungo la spiaggia fumante di rabbia.
“Perchè? Perchè non mi credono? Se fosse successo loro, io c’avrei creduto!”.
-Cassiopea...- la voce di Ambra, di
solito solare, ora è triste.
Mi sono seduta sulla sdraio con le spalle
al mare, e un’espressione corrucciata sulla faccia. Iris e Ambra mi raggiungono,
ancora gocciolanti, avvolte nelle loro asciugamani.
-Per quanto mi sia difficile
ammetterlo...- comincia Iris. -Mi dispiace.-
-Già!- le fa eco Ambra. -Siamo state un po’ vili a lasciarti
andare da sola...-
-E per la faccenda della coda?- chiedo, ancora un po’ arrabbiata,
ma sollevata che abbiano ammesso di aver sbagliato.
Perfino Iris, di solito così orgogliosa. Mi hanno sorpresa.
-Ehm...- tossisce Iris.
-Oh...- comincia Ambra. -Io penso certamente che sia un fatto
inverosimile, però... certo che se fosse successo davvero sarebbe forte!!-.
Scoppio, senza farlo apposta, in una risata, mi alzo e le guardo:-Vi perdono... ma dovete credermi! È difficile anche per me
credere che sia successo davvero... poi ricordo le sensazioni che ho provato e... oh, credetemi!!-
-Va bene, ti credo!- annuncia Iris, e Ambra annuisce:-Già, forse così potrebbe succedere anche a noi qualcosa di
strano...-.
Dopo le sue parole segue uno strano
silenzio, poi ci guardiamo negli occhi e... scoppiamo a ridere!
-Ehi, ragazze, che ne dite di andare al bar?- propongo.
-SÌÌ!!- urlano all’unisono.-
Dopodichè, ci infiliamo subito i parei, prendiamo
le nostre borse o portafogli e filiamo via, bofonchiando in fretta e furia ai nostri
genitori di andare al bar.
Il bar è vicinissimo alla spiaggia. Basta attraversare il
parcheggio, fare un breve pezzo di strada e si è arrivati. Il bar ha uno
spiazzo enorme cosparso di tavolini. Noi scegliamo quello più all’ombra, in un
angolo, ma prima entriamo dentro a dare le nostre ordinazioni. Io e Ambra prendiamo un the alla pesca, mentre Iris al limone, poi
compro un pacchetto di patatine per tutte.
Ci sediamo attorno al piccolo tavolino circolare sorseggiando
piano la bevanda, silenziose. Apro il pacchetto di patatine completamente, come
se fosse un pezzo di carta con sopra un mucchio di patatine, lo metto in mezzo
al tavolo, in modo che anche loro possano prenderne una e agguanto una
patatina, che assomiglia ad una mezzaluna. Passiamo il tempo parlando di quello
che mi è successo a mare, esprimendo le nostre ipotesi, anche le più
strampalate.
All’improvviso, Iris lancia un grido:-Oh!-
-Che ti succede, Iris?- le chiedo io
preoccupata. Iris mi guarda come se mi vedesse
per la prima volta, ma è questione di un attimo: dopo rialza lo sguardo dietro
la mia spalla.
-È... è meraviglioso…-
-Chi?-Cosa?- chiediamo all’unisono io e Ambra.
-Guardate voi stesse!- e ci fa segno di girarci. Noi obbediamo più
che per curiosità, per preoccupazione verso la nostra amica.
Quel che vedo è un semplicissimo gruppetto di ragazzi, sinceramente,
molto brutti. Allora, cosa aveva visto Iris, da emozionarsi tanto?
Mi rigiro:-Ma che c’è di speciale? Sono
soltanto ragazzi, e in verità sono tutti piuttosto brutti!-. Alle mie parole,
anche Ambra si volta, ma ora ha sul viso la stessa espressione di Iris. Sposto lo sguardo da Ambra a
Iris un po’, anzi molto preoccupata per il loro comportamento:-Ma si può sapere
cosa vi prende a tutt’e due!?- -VOLTATI!!- mi dicono all’unisono.
Mi giro nuovamente con un sospiro e rivedo quel gruppo di ragazzi,
appostati vicino l’entrata del bar, alcuni con in mano
pacchetti di patatine.
Poi lo vedo.
“È stupendo...”. Spalanco occhi e bocca per l’incredulità: in vita
mia non avevo mai visto nessuno di più bello.
Ha i capelli biondo scuro, a caschetto, ma è troppo lontano per vedere di che colore
ha gli occhi. Tutti gli altri ragazzi gli sono attorno, come se fosse il capo
del branco. Mi ricorda qualcuno, ma non so dire esattamente chi...
Stavolta tocca a me assumere il comportamento strano di Iris e Ambra.
-Allora? Che ne pensi?- mi chiede Iris
con entusiasmo.
Ci metto un po’ a rispondere:-Oddio... è
stupendo...-.
Ambra sorride sotto i baffi:-Magari hai
una chance...-.
A quelle parole, scoppio a ridere:-Ah sì,
certo, come no!!! Io, una chance con quello lì??? Non lo conosco nemmeno! Ma mi hai guardata per bene?-.
Ambra fa finta di squadrarmi da capo a piedi (anche se le gambe
sono sotto al tavolo), poi dice:-Quel che vedo è una
ragazza carina che cerca di nascondersi in sè stessa,
senza lasciar intravedere niente di sè ad estranei, per timidezza o per
volontà. Se fossi più estroversa, Cassi, tu potresti
conquistare tantissimi ragazzi, così tanti da fare invidia alle altre ragazze!-.
-Ambra... tu lo credi davvero?- le chiedo,
al tempo stesso sospettosa e lusingata. Ambra sorride e annuisce. Non posso più
trattenermi: mi alzo di poco e la abbraccio di slancio.
Poi mi stacco e fisso Iris:-E tu che ne
dici? Anche voi potreste conquistarlo! A dire il
vero...- aggiunsi, riprendendo il mio atteggiamento da timidona. -Potreste
farlo molto più di me.-
-Ma uffa, Cassiopea!- sbotta Iris,
sorridendo però sotto i baffi. -Se continui a fare la finta timida, non concluderai mai nulla, anzi: non troverai mai qualcu-no
adatto a te, se non apri il tuo cuore!!-
-Iris, perchè non capisci?? Uno: io non
faccio la finta timida, in quanto timida lo sono
davvero! Due: sono sensibile, e se aprissi il mio cuore a qualcuno, e ne ricevessi in cambio indifferenza, ne soffrirei
terribilmente, capisci ora?-.
Iris mi sorride dolcemente:-Non
preoccuparti, Cassi: sono sicura che, prima o poi, troverai un ragazzo che
sappia renderti felice come meriti, sta’ tranquilla. Sei una ragazza stupenda,
solo che ti nascondi, come dice Ambra, dietro timidezza e comportamenti
scontrosi. Sii più aperta, e vedrai che qualcuno saprà rispondere alla tua
richiesta di attenzione!-. Mi alzo completamente dalla
sedia e la abbraccio con forza, con le lacrime agli occhi:-Grazie!
Grazie, amiche mie! Non so come farei senza di voi! Mi avete dato coraggio e
speranza!-.
Ambra sorride, e mentre mi risiedo, prende una patatina dal
mucchio e, dopo averla ingoiata dice:La vacanza è solo
all’inizio, abbiamo due mesi di tempo per farti fare colpo su quel ragazzo:
siete d’accordo?-
-OH YEAH!- urliamo insieme tutt’e tre.
Intanto, il gruppo di ragazzi sta per uscire dallo spiazzo con i
tavolini: in testa c’è il ragazzo bellissimo. Guardandolo, sorrido spavalda:
“Vedrai, vedrai... tu sarai il primo a cui svelerò la
mia vera natura!”.