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Autore: MomokA_TakahashI    09/12/2006    0 recensioni
« Questa è una storia che scrissi tempo fa... o almeno, i primi sei capitoli. Frugando tra le cartelle sul pc, l'ho ritrovata e ho deciso di pubblicarla e, se possibile, continuarla. Spero vivamente che vi piaccia, anche se dal sesto-settimo capitolo troverete dei cambiamenti nello stile, tenendo conto che l'ho iniziata uno o due anni fa. »
By Momoka
Genere: Romantico, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre Streghe

Cristalli di Luna

 

Capitolo 1:

Una coda da sirena

 

 

 

 

Il cinque luglio si avvicinava in fretta: molto, molto in fretta. Meglio così: non sarei riuscita nemmeno per un altro giorno a trattenere quest’energia che pervade completamente il mio corpo e che mi invade i pensieri. Io, Iris e Ambra, fino ad ora, ci sentivamo attraverso il cellulare, grazie agli sms, ma da domani potremo finalmente incontrarci. Sono quasi tre settimane che non le vedo.

Già immagino la scena: Iris e Ambra che mi corrono incontro, gridando:- Sei tornata, Cassiopea, sei tornata!- oppure -Cassi, Cassi, ci sei mancata!-.

Domani, domani... domani, cinque luglio, partenza per il nostro super villaggio turistico! Oh, non sto più nella pelle! Mi sento così bene che riesco anche a disegnare meglio di prima, e quando scrivo le mie storie mi vengono sempre più belle, e concepisco idee sempre più fantasiose e divertenti. Quando andrò da Iris e Ambra, voglio mostrar loro i miei disegni. Per le storie, beh... temo che dovranno aspettare di venire a casa mia, dato che le scrivo sul computer.

La mia cartellina, dove custodisco i miei disegni più belli, o quelli che mi più mi piacciono, è ormai zeppa. Sono le nove di sera del quattro luglio, quando sul cellulare mi arriva un messaggio:

“Ke fai?”. È di Iris: sorridendo, schiaccio il tasto “Rispondi” e scrivo:

“Disegno(ovviamente)tu?6 con Ambry?”. Aspetto due minuti e ricevo:

“Ank’io disegno e sono con A.Domani ci vediamo:cm ti senti?”

Emozionata.Ke avete fatto in qst giorni?”

“Siamo andate al mare,in campagna...a prop.,al gazebo hanno tolto il tavolo,e ora ci sono delle sedie e un tavolino + piccolo,circolare”

“Oh no!Il nostro gazebo!Non vedo l’ora di venire e indagare sul colpevole!”

”Dai,in fondo nn è solo nostro no?”

“Hai ragione.Ti saluto ke domani dobbiamo alzarci presto.Buonanotte”

“Ciao,buonanotte e sogni d’oro!”.

Dopo l’ultimo messaggio, spengo il cellulare e metto a posto le matite e i fogli nella cartellina che dovrò portare con me, mi infilo nel pigiama e poi nel letto.

Le palpebre fanno resistenza a chiudersi, e hanno ragione: sono fin troppo felice per addormentarmi, penso alle mie amiche e al fatto che staremo tutt’ e tre insieme per due mesi! All’improvviso, il sonno mi rapisce e mi fa fare uno strano sogno... Siamo io e le mie amiche, nel gazebo, quello di cui mi aveva parlato Iris negli sms. Stiamo sedute sul tavolo lungo che ora non c’è più.

Forse io lo sogno ancora così perché non so com’è il nuovo tavolo. Il mare, da come si vede da lassù, è calmo, bellissimo. Da quel che riesco a capire, sono le dieci di sera, e la luna piena scintilla sulle onde, giocando coi riflessi argentati che genera. All’improvviso, s’alza un’ incredibile vento, dato che un minuto prima le fronde degli alberi più alti erano fermi.

Sento Iris dire:-Ma cosa... senza finire la frase.

D’improvviso, appaiono dal nulla tre ragazzi di fronte a noi.

Uno con capelli lunghi e neri, e grandi occhi blu zaffiro.

Un altro con capelli corti biondo scuro e begli occhi azzurro cielo.

L’ultimo con capelli rosso fuoco tagliati a spazzola e occhi verde foglia.

Quello coi capelli lunghi ci tende tre medaglioni molto belli: di forma circolare, sono fatti di vetro con due piccole ali di cristallo ai lati. Al centro è collocata una pietra circolare, in uno viola, in un altro oro, e nell’ultimo rosso.

A Iris dà quello con la pietra color oro, mormorando una frase che non riesco a comprendere:

“Naryel, simpatica fata che vive e muore in simbiosi con la natura, tu che brilli come la luce del sole, forte e incisiva, custodirai il potere della Luce”.

A me dà quello viola, dicendo:

“Eleury, dolce sirena che interpreta il linguaggio del mare, tu che voli alta nel cielo della fantasia, tra sogno e realtà, custodirai il potere del Sogno”.

Mentre a Ambra dà quello rosso, dicendo:

“Amarien, potente elfa che riesce a decifrare il volo degli uccelli, tu che sei forte come il fuoco, custodirai il potere della Fiamma”.

I medaglioni si legano da soli ai nostri colli, poi il ragazzo continua spiegando una strana storia che, ora come ora, non ricordo. Anche gli altri due ragazzi dicono qualcosa, ma è tutto talmente confuso che non capisco niente.

Poi, a quanto pare, arriva per loro il momento di andare via.

Solo che, non so per quale motivo, io non voglio che il ragazzo dai capelli biondi se ne vada, così corro in avanti e cerco di fermarlo, urlando il suo nome che... adesso non so proprio quale sia.

Solo che lui se ne va lo stesso, insieme agli altri due, mentre ricompare lo stesso vento di prima.

Sfortunatamente, io inciampo nella staccionata e cado giù nel burrone.

Ma mi sveglio prima di vedere come va a finire.

Mi sento confusa, come se dovessi davvero vivere veramente ciò che ho sognato, quasi come se fosse una profezia. Faccio fatica ad addormentarmi, e alla fine mi viene sempre in mente quel ragazzo dai capelli neri.

Alla fine il sonno ha la meglio, e finalmente, dormo.

 

La mattina dopo mamma sveglia me e i miei due fratelli alle cinque, in modo che alle sei siamo già in viaggio, perché la macchina era stata riempita dei bagagli in precedenza. Il viaggio dura, suppergiù, cinque-sei ore, usate opportunamente per recuperare il sonno perduto. Tra sonno e veglia, ammiro i bellissimi paesaggi che mi trovo davanti agli occhi, celati dietro al vetro del mio finestrino. Verso le undici e mezza circa, varchiamo il cancello del villaggio, urlando:- EVVIVA!. Appena arrivati, scarichiamo i bagagli, poi corro subito a cercare Iris e Ambra in giro.

Le trovo entrambe a casa di Iris, sedute al tavolo del giardino di casa sua. Dal cancello, che dà sulla campagna, richiamo la loro attenzione gridando:- È tornata Cassiopeaaaaaaaaa!-. Le due si girano subito e corrono ad aprirmi.

Dopodichè, è tutto un groviglio di abbracci e baci, saluti e sorrisi.

Iris dice:-Cassi, Cassi! Che bello ritrovarti! Tre settimane a sentirsi solo col telefono!-

-Che bello, finalmente tutt’e tre insieme, come tutte le estati!-

-Mi siete mancate tantissimo, ragazze!-.

Sempre tutte “aggrovigliate”, ci avviciniamo al tavolo e io crollo su una sedia.

-Ooof, il viaggio è stato lunghissimo, credevo di non arrivare più!-.

Iris e Ambra si siedono di fronte a me, sulla panchina. Mi curvo sul tavolo e... sì, stanno disegnando! Tra di noi, sono io la più brava, ma sicuramente nel colorare è più brava Iris: riesce a creare delle sfumature di colore bellissime!

Io però, sento che devo dir loro qualcosa:-Ehm, ragazze... stanotte, ho sognato una cosa strana...- e racconto loro tutto il sogno.

Iris spara subito la sua ipotesi:- Be’... forse hai fatto questo sogno forse perché prima di addormentarti pensavi a noi, e data la nostra ossessione per tutto ciò che è magico, avrai sognato che eravamo protagoniste di qualcosa di magico! Che ne pensi?-. Prima che potessi rispondere, Ambra dice:- Ha ragione Iris, ecco perché hai sognato una cosa tanto singolare, non deve trattarsi per forza di un sogno premonitore! Non dobbiamo convincerci per forza di essere state prescelte per qualcosa di soprannaturale! Nulla è magico, siamo noi che affermiamo di essere circondate da eventi paranormali, cosicchè ogni volta che ci accade qualcosa di strano, lo ingigantiamo e sosteniamo si tratti di magia!-.

Noi due la fissiamo a bocca aperta, costringendola a domandare:-Che c’è?-

-Sorprendente, Ambra!- le dico, -Dove hai elaborato una simile teoria?-

-L’ho letta in una rivista- risponde lei, semplicemente.

“C’era da aspettarselo!” rido, tra me e me.

-Avete ragione, non dobbiamo convincerci per forza di essere prescelte... Che state disegnando?-.

E così comincia la nostra giornata: la nostra prima giornata insieme, in estate.

Ci trasferiamo al gazebo, dove regnava una pace assoluta, dato che molti villeggianti non erano ancora venuti a... villeggiare, appunto.

Iris e Ambra mi parlano di ciò che era successo nei giorni precedenti: Iris è arrivata il cinque giugno, Ambra il dieci. Iris ha detto che si è scocciata a morte i giorni prima dell’arrivo di Ambra.

-Figuratevi, una noia mortale! Mi mettevo qui e guardavo il mare, che è sempre rimasto miracolosamente calmo, come adesso, vedete?- e ci indica il mare con un ampio e vago gesto del braccio, -Lo guardavo e non facevo altro, mi sentivo come liberata da tutti i pensieri...-

Io: -E così sarei io la poetessa, vero?- la prendo in giro di gusto, dato che lei e Ambra, ogni volta che esprimo qualcosa di poetico, mi chiamano poetessa.

Ambra: -Dai Iris, non te la prendere!-

Iris: -Ma infatti io non me la sono presa...- fa lei, da finta indifferente quale è.

Ridiamo tutte sonoramente, conoscendo solo a metà il perché di questa risata.

Il mare è bellissimo, porta nelle sue onde le emozioni, i pensieri, gli amori e tutte le confessioni delle persone che si sono affidate a lui. E’ il miglior confidente del mondo. Arriva la sera, molto velocemente, a dire il vero, e noi ci riuniamo a casa di Mark e Andrew, i due figli dei nostri amici. Sono due pesti, Mark è il maggiore, e Andrew il minore, però sono entrambi maestri del pericolo. Combinano disastri, sono dei veri egoisti e bulli. Noi tre non li sopportiamo. A casa loro, mangiamo la mia famiglia ed io, insieme alle famiglie di Iris, Ambra, Mark e Andrew, ed infine quella di Rick, un altro nostro amico, che è arrivato insieme a Ambra. Alla fine, totalmente incapaci di andare a dormire, ci riuniamo nel gazebo, dove, come tutte le estati, passiamo la maggior parte del tempo, parlando, giocando, disegnando, studiando... Il cielo è puntellato di stelle, la luna è quasi piena, bellissima... adoro la luna, è il mio simbolo. Non per nulla, al collo tengo sempre una collana con un ciondolo a forma di mezzaluna. In verità, è di forma circolare, ma una parte è la luna, nell’altra c’è scritto: “FOREVER MAGIC”. Quando l’ho visto è stato amore a prima vista. Non lo levo mai, solo quando dormo o mi faccio la doccia.

Naturalmente, quando andrò al mare non lo metterò. E se si perdesse? No, no. Troppi rischi: lo lascerò nella borsetta, insieme al contenitore degli occhiali e al portafoglio. Noi tre ci portiamo sempre un po’ di soldi, al mare, perché quando ci asciughiamo, ce ne andiamo al bar, che si trova vicino la spiaggia. Compriamo quasi sempre un the alla pesca o al limone e, se capita, un pacchetto di patatine per fare una piccola merenda.

Potete anche pensare che le nostre giornate siano un po’ monotone, ma a noi non importa: ci godiamo alla grande quel periodo di tempo che passiamo tutte insieme. E infatti in città, una sta da una parte, una dall’altra e una addirittura fuori città! Ci vediamo poco, soprattutto con Iris, è lei quella che abita fuori. Ambra viene molte volte da noi, insieme ad Rick. Lui è il migliore amico di mio fratello maggiore Demetrio, e Ambra la mia. Anzi, a dirla tutta, le mie migliori, ma proprio migliori amiche sono tre: Ambra, Iris, e Naky con cui mi vedo più o meno spesso, perché abita vicino casa mia. Condividiamo la stessa passione per il disegno, siamo andate in classe insieme alle medie, però a settembre Naky andrà all’istituto d’arte e io al liceo artistico. Mi sono sentita molto triste quando l’ho saputo.

Beh... che altro posso dirvi della mia vita, tranne che non ho mai avuto ancora il ragazzo? Ebbene sì: ero e sono single! Io, sinceramente, non mi ritengo molto carina, anche se Ambra, Iris e Naky continuano a dirmi che sono un bel tipo! Soprattutto come amica: in questo periodo mi sto “specializzando” in battutine di ogni genere come dice Naky e da sempre snocciolo consigli a tutti quando sono giù. Ricordo che una volta, Iris mi ha chiamata in lacrime, dicendomi:-Aiutami tu, Cassiopea, non so che fare, ti ho chiamata perché so che puoi darmi un consiglio...!- sinceramente, in quel momento mi sono sentita, oltre che preoccupata, anche orgogliosa, perché ho compreso di essere una spalla su cui piangere per le mie amiche. Piangeva tanto, e mi sono fatta spiegare il suo problema cinque volte prima di trovare una soluzione.

Due giorni dopo, mi ha chiamata tutta felice dicendo:-Grazie, Cassi! Ho risolto il problema seguendo i tuoi consigli, ed è andato tutto liscio! Grazie!-.

Il fatto è che sono molto riflessiva, al contrario di Ambra e Iris, molto impulsive, e rifletto bene su una cosa, prima di farla, valutandone le conseguenze, cosicché mi metto raramente nei guai, solo quando per uno scatto di rabbia, agisco impulsivamente. Riesco a dare i consigli giusti perché esploro a fondo un problema, cercando anche negli più angusti angoletti, nei più assurdi particolari... e questo serve a molto. Un amico di mio fratello mi chiama “l’analista” o “la psicologa”.

Ma ora basta, smettiamola di divagare. Dicevo, eravamo al gazebo, e dato che era molto buio, abbiamo acceso la luce collegata al pilastro principale del gazebo, che è fatto in pietra, e ha una colonna grandissima al centro.

Ci sediamo al tavolino, ma prima che si potesse iniziare qualunque conversazione, mi arriva un messaggio di Naky:

“Ehi,Cassi!Cm va?Io sto facendo 1 nuovo fumetto,magari qnd torni ti faccio leggere  gli episodi che riesco a fare!Ke stai facendo?”

“Ciao Naky!Sto parlando con 2 mie amike Iris e Ambra,te ne ho parlato kredo,io nn ho ankora fatto 1 nuovo fumetto,devo riprendermi.Cm si kiama il nuovo fumetto?”

“Sì me ne hai parlato.Non te lo dico cm si kiama, te lo dirò qnd ci vedremo!”

“Nn puoi farmi questo!”

“Sì,invece!Ciao,ho poki soldi e devo salutarti!”

“Ciao!”

Spengo il cellulare, ormai quasi scarico, e medito di caricarlo domani, quando troverò il tempo di un respiro. Iris mi chiede:-Chi era?-

-No, era Naky... sta facendo un nuovo fumetto! Lei è superbrava a disegnare, fa i capelli e gli occhi benissimo! E poi i vestiti... pieni di particolari! Sapete, io non mi concentro così tanto, solo quando sono piena di creatività!-

-E quando non lo sei?- mi chiede Ambra, con tono un po’ deridente.

-Ah-ha! Non ti ricordi? A volte sono così giù, o così nervosa che non disegno e non scrivo bene, perché ho altri grilli per la testa!-

-Ooooh, ceerto, come no!!!- ridono entrambe: a quel punto, mi associo anche io, tanto per non sentirmi esclusa.

Poi vediamo, in lontananza, la tremola luce di una torcia che ballonzola in direzione nostra. Arriva sotto il fascio di luce della lampada del gazebo e vediamo che si tratta di mio padre, che ci dice:-Oh, è tardi, ed è ora di andare a letto!-

-Ma papà sono soltanto...- e guardo l’orologio da polso, -Le undici meno cinque! È presto, per noi, se voi vecchi volete andare a letto, non possiamo farci nulla, buonanotte!-.

Mio padre si adira un pochino: ha quarantadue anni, e non gli piace tanto essere chiamato “vecchio”! -Ehi, signorina, modera i termini, con me! Comunque vi concedo mezz’ora, poi... a nanna, senza frignare!-.

Mi giro verso Ambra e Iris, da cui ottengo un’occhiata di approvazione e dico a papà:-Va bene, pa’! Ma mezz’ora, non un minuto di meno!-

-In verità questo dovrei dirlo io, ma... d’accordo. Ci vediamo tra mezz’ora!- dice lui.

Ritorno a sedermi, con lo sguardo che segue il piccolo fascio di luce della torcia che va diventando via via sempre più piccolo, finchè non scompare, completamente inghiottito dall’oscurità.

Guardo Ambra e Iris:-Allora domani, finalmente, andiamo insieme al mare!-

-Già, finalmente!- -Non mi sembra vero!-.

-Ragazze...- esordisco, però mi accorgo di non sapere più come continuare. -No, niente...-

-Dici, dai! Non farti pregare!-

-No, niente, davvero! Volevo soltanto fare un po’ di conversazione, ma non sapevo veramente cosa dire!-.

Iris fa una risatina sottovoce, ed Ambra mi guarda esasperata.

Alla fine, troviamo un argomento di conversazione, uno qualunque, è la nostra specialità, e la mezz’ora vola ad una velocità sorprendente e, guardando l’orologio, lancio un grido:-Accidenti, oh no, ragazze! È mezzanotte meno dieci! Siamo in ritardo!-

-Accidenti! Dobbiamo muoverci!- dice Iris.

-Come se noi non ce ne fossimo accorte!- le fa notare Ambra, con la sua solita ironia pungente come un cactus.

Io e quest’ultima accompagnamo Iris a casa sua, facendola entrare dal cancello della campagna, e poi ce ne torniamo a casa, visto che io e Ambra, d’estate, abitiamo vicinissime. Magari fosse così anche in città!

La campagna, di notte, mi mette sempre in soggezione. Con Ambra affianco, però, sono più tranquilla. Infatti lei, al contrario di me, è coraggiosa. A volte sembra che mi tiri indietro per paura, ma non è così: il fatto è che, come ho detto, sono riflessiva, e allora valuto prima quali conseguenze potrebbe avere il mio gesto, perciò mi metto poco nei guai. Ma quanto sono ripetitiva!!!

Arrivata a casa, trovo papà in piedi, con un’espressione rabbuiata:-Solo mez-z’ora, avevamo detto, non un’ora intera!!-

-Scusa-scusa-scusa papy! Il fatto è... che non ci siamo proprio rese conto del tempo che passava!!!-

-Sì, sì, ma ora vai a letto, forza!-

-D’accordo, buonanoyahm!!- sbadiglio, mentre gli auguro buonanotte.

 

 

Il giorno dopo è come sempre, una bellissima giornata di sole. Non so perchè, ma mi sento sempre felice, quando vedo il sole. Con la pioggia, invece, divento nuovamente triste, ma appena rivedo il sole mi sciolgo in un sorriso.

Mi alzo di buon’ora, e in cucina trovo mamma che prepara la colazione.

-Buongiorno Cassiopea!-

-’giorno a te, mamma, ben svegliata! Papà dov’è?-

-È andato a trovare Joshua. Credo che voglia sfidarlo per l’ennesima partita a tennis…-. Joshua è il padre di Mark e Andrew.

-Ancora a tennis! Ma non ha capito che Joshua è molto più forte?-

-Già, ma conosci tuo padre. È un testardo. Forse è proprio per questo che l’ho sposato...-.

Mamma fa la faccia pensierosa, poi si volta e prepara il caffè per sè e per Demetrio, che lo beve anche lui oltre a mamma e papà.

Io metto lo zucchero in tutt’e tre le tazze (mamy e papy fanno colazione prima di noi), poi ci metto i biscotti. Mamy stava per versarci il latte, quando Demetrio e Gianluca, il mio fratellino, irrompono in cucina, con le facce impastate dal sonno, ancora in pigiama. Come me, del resto.

-’giorno ma’.-

-Ciao mamy.-

-Ehi, buongiorno!- li saluta lei, con un sorriso.

Facciamo colazione lentamente, mentre mamma va a rifare i letti. Poi ci laviamo i denti e ci mettiamo i costumi da bagno, per andare a mare.

 

 

-Non sono ancora pronte!-

-Non c’è più tempo: il Mondo del Cristallo ha bisogno delle sue protettrici. Un’altra volta. Lo sai che non posso aspettare.-

-Sì, ma...-

-Niente  ma: il segreto verrà loro svelato stanotte alle dieci, con la luna piena, e tu farai il tuo dovere. Il discorso è chiuso!-

-Sì, Signore.-

Darryal uscì dalla Sala del Diamante poco convinto: re Ganna era un assai potente veggente, non aveva mai sbagliato fino ad allora, ma... nemmeno lui come mago non era male, e aveva il dono nella sensitività. Aveva capelli lunghi neri, legati sempre con un laccio, e piccoli occhi blu. Vestiva sempre con tuniche lunghe e nere bardate di rosso scuro. Percorse in fretta i corridoi coperti di tappeti verde scuro, illuminato ad intervalli regolari dalla luce dei due soli che scintillavano nel cielo terso, attraverso le grandi finestre ogivali, per giungere ad una porta di legno massiccio, dalla quale partiva un’altissima scala a chiocciola. Il suo piede aveva quasi sfiorato il primo gradino, quando qualcuno lo chiamò:-Papà! Cioè... mago Darryal!-. A parlare era stato un ragazzo di circa quindici anni, con capelli lunghissimi, neri come il padre, ma con riflessi violacei, e grandi occhi blu zaffiro. Avanzava nel largo corridoio un po’ saltellando un po’ camminando, assumendo un portamento più raffinato mentre si avvicinava a Darryal. -Cosa c’è, Jarrod?- chiese lui.

Jarrod fece un sorriso timido, poi domandò:-Cosa voleva re Ganna?-

-Vieni di sopra- disse solo Darryal.

Salirono la stretta scala a chiocciola in silenzio, mentre Jarrod pensava: “Cosa è successo? Perchè papà è così taciturno? Riguarda per caso le...”. In quel momento, Darryal aprì una porta di legno con una chiave dorata, abbassando la maniglia d’ottone. Fece entrare il figlio, poi entrò anche lui e quindi chiuse la porta a chiave. Jarrod si accomodò su uno sgabello di legno, guardando attorno a sè. Veniva di rado in quella stanza: vi si accedeva in pochi. Era una saletta di media grandezza, con poche e piccole finestre circolari. C’erano tre grandi tavoli, sommersi da carte del cielo e tanti fogli con varie scritte, sparsi qui e lì. Il soffitto era la cosa che più lo affascinava: era a cupola, ma rifletteva sempre un cielo stellato, con tutte le costellazioni, e di tanto in tanto, se si aguzzava lo sguardo, si poteva scorgere un Drago della Notte volare tra le stelle.

Accanto ad una finestra c’era un gigantesco telescopio.

Il padre di Jarrod era rimasto totalmente affascinato dalle stelle, e voleva scoprirne tutti i loro segreti. Il fatto di essere un mago sensitivo aveva di poco facilitato le cose. Jarrod voleva diventare un mago potente come lui: le rare volte che entrava in quella stanza, chiedeva sempre al padre di mostragli alcune costellazioni, o di svelargli alcuni dei segreti delle Stelle.

Il padre si voltò dopo aver chiuso la porta e disse:-Devi promettermi di non dire a nessuno ciò che sto per rivelarti.-

-Fidati di me, papà.- fece sicuro Jarrod. Poteva essere anche timido, ma manteneva bene i segreti.

-Bene-. Darryal sospirò, poi disse:-Le prescelte sono state individuate già da tre settimane: lo spirito delle tre grandi protettrici del regno si è incarnato in tre ragazze, piuttosto giovani, praticamente della tua età: sì, se non sbaglio... quella più grande, Cassiopea, dovrebbe avere quattordici anni. Re Ganna mi ha riferito che le tre ragazze dovranno ricevere il potere delle Tre Sfere stanotte, alla luce della luna piena-. Si diresse verso il tavolo più grande dei tre, dove vi si ammassavano fogli su fogli, carte su carte. Scostò una montagna di fogli, e da uno scomparto segreto estrasse una scatola molto bella: rossa, con i bordi dorati che si intricavano in articolati arabeschi. Si avvicinò al figlio e aprì la scatola davanti ai suoi occhi. Dentro, appoggiate su un manto di velluto bianco, c’erano sei medaglioni: sei sfere di vetro con delle ali ai lati, e dentro, esattamente al centro, una pietra: viola, rossa, oro, azzurra, verde e argentea.

Jarrod le guardò affascinato e rapito: sì, erano proprio molto belle.

-Queste pietre... contengono il potere delle tre grandi protettrici del regno? E dei tre maghi che combatterono al loro fianco?-

-Sì, figliolo, e dovranno essere restituiti ai legittimi proprietari.-

Darryal rimise la scatola nello scomparto segreto, lo chiuse con una stranissima formula e si voltò verso il figlio:-Bene, Jarrod, ora sai tutto, e non devi assolutamente dirlo a nessuno, intesi?-. Ma la mente di Jarrod era persa in universi sconosciuti. Si voltò verso il padre con lo sguardo assente e disse:-Com’è che che si chiama la più grande delle tre prescelte?-.

 

 

-Cassiopeeaaaa!-. Il grido di Iris raggiunge i miei timpani e per poco non me li rompe. Seduta dove sono sulla sabbia, guardando il mare, mi giro e mi alzo in fretta: Iris e Ambra corrono verso di me, con indosso ancora i parei e in mano le borse del mare. Corro verso di loro e le abbraccio così forte che per poco non cadiamo a terra. Iris mi stacca da loro e dice:-Calma calma! Prima di ucciderci, facci almeno godere di questo splendido mare!-.Ha ragione: il mare oggi è calmo, piatto come una tavola, le onde sono piccole e non c’è un filo di vento. Aspetto paziente che si sfilino il pareo e si spalmino la crema protettiva, poi le prendo per mano e le trascino correndo al mare, urlando forsennatamente come delle matte, loro per paura, io per divertimento.

-BRRR!!!-. Oddio, l’acqua è gelida! Ma bastano pochi minuti per abituarcisi.

-CASSIOPEEAA!!-. Iris ed Ambra mi rincorrono schizzando, ma io in acqua sono più veloce, mi tuffo rapidamente sott’acqua e scappo lontano, rapida come un delfino. Ma purtroppo, non riesco a mantenere il respiro a lungo, quindi risalgo e prendo aria. Intanto Ambra e Iris mi hanno raggiunto, e ci immergiamo insieme andando alla scoperta del largo. Sott’acqua siamo un po’ goffe e praticamente ognuna va per conto suo, anche se nella stessa direzione delle altre. Iris nuota poco sotto il livello dell’acqua, mentre Ambra sfiora la sabbia.

Io... dipende: a volte mi piace andare a pelo dell’acqua, mente altre cerco con-chiglie ed altri oggetti sul fondo. Ora invece, mi metto in mezzo a loro: prima mi giro verso l’alto e saluto Iris, che mi risponde con un buffo cenno del brac-cio; poi mi giro a pancia sotto e raggiungo in basso Ambra, toccandole piano la spalla. Lei si gira e la saluto. Poi non ce la faccio più con il respiro, così con i piedi mi dò una spinta sulla sabbia e risalgo velocemente, infrangendo la superficie calma dell’acqua con la testa. Non ci siamo allontanate molto dalla riva, ma se ci si immerge e si guarda verso il largo si possono intravedere già le alghe che galleggiano sul fondo. Talvolta, si scorge perfino banchi di pesciolini che nuotano. Risaliamo tutt’e tre, muovendo mani e piedi per tenerci a galla. -Ragazze...- bisbiglia Iris.

Noi la guardiamo:-Che c’è?-

-Che ne dite...- inizia, col solito luccichio nello sguardo che non mi dice niente di buono. -... se oggi non facessimo un bel giretto al largo?-

-Ma intendi...- chiedo io, ingoiando un po’ di saliva. -Largo... largo?-

-Largo-largo- conferma lei, con gli occhi che brillano per lo spirito avventuriero che vive in lei.

-Tu che ne dici Ambra?-

-Mah, per me va anche bene...- mormora lei, col suo solito tono indifferente.

-Sempre la solita, eh, Ambry?- la rimbecco io. -Va beh, andiamo!-

-Si va!-.

Iris è la prima a rituffarsi sott’acqua, e si dirige sicura verso il largo. La seconda è Ambra che, dopo aver fatto spallucce ad un mio sguardo terrorizzato, la segue a ruota. Per ultima io, per nulla tranquillizzata da quel gesto. Immergo la testa di malavoglia, e altrettanto senza volontà il corpo la segue. “Se questo è il programma per oggi...”. Raggiungo nuotando velocissimo le mie amiche, e ci dirigiamo verso i banchi di alghe che cominciamo ad intravedere.

Nuotiamo per pochi minuti, risalendo ovviamente ogni tanto per prendere aria, finchè l’acqua diventa sempre più fredda, e i contorni scuri delle alghe non si stagliano davanti a noi. Risalgo subito per prendere aria e getto un piccolo sguardo alla spiaggia: mamma mia, è lontanissima!! Ho una paura tale che mi fa venire la pelle d’oca. Le teste di Ambra e Iris mi raggiungono subito in superficie.

-Che c’è, Cassi?-

-Non avrai paura, spero?-.

Non rispondo, così Iris alza le spalle e fa:-Molto probabilmente, sì.-

-V-vi sbagliate!!- balbetto io, guardandole impaurita. -Io non ho pa-paura! Potrei andare avanti da sola per chilometri!!!-

-Fallo, allora- dice semplicemente Ambra, guardandomi.

La fisso ancora più spaventata di prima:-Scusa?-

-Hai detto che potresti andare avanti da sola per chilometri: allora... dimostralo. O hai detto una balla?-

-Io non racconto balle, io...-.

Ma Iris mi interrompe:-Se non racconti frottole, dimostralo andando al largo da sola, noi ti seguiremo da dietro: se affogherai, ti salveremo noi!-

-Non è molto rassicurante, gulp!- inghiotto un po’ di saliva, poi dico:-Allora va bene, ma seguitemi, non lasciatemi da sola...-.

-Non preoccuparti, siamo o non siamo Iris e Ambra?-

-È proprio perchè vi conosco che sono preoccupata...- dico, poi senza dar loro tempo di rispondere mi tuffo sott’acqua e mi dirigo verso i famigerati banchi di alghe. Ad un certo punto vedo un branco di pesciolini multicolori muoversi poco più sotto di me. Quel che accade ora è incredibile: passo sopra i pesciolini con aria sicura, ma quelli cominciano a muoversi a spirale attorno al mio corpo, scintillando. “Ma che...” ho il tempo di pensare, che vengo avvolta totalmente da una luce abbagliante. “Mi manca il respiro... non... non riesco a respirare...” penso, quando mi accorgo che riesco, miracolosamente, a respirare sott’acqua. Apro la bocca e provo a parlare:-Ma che succede?-.

Ho parlato sott’acqua! Le parole sono uscite dalla mia bocca, sì seguite da miriadi di bollicine, ma comprensibili. I pesciolini scompaiono, e allora provo a muovere le gambe per nuotare, ma le gambe... non si muovono! Sono unite in una coda scintillante! Dall’ombelico in giù, al posto delle gambe, c’è un lunga e flessuosa coda come quelle delle sirene, che scintilla di una mistica luce viola che fa sfumando verso il blu.

La muovo e comincio a nuotare come se fossi un pesce. -Non so cosa stia succedendo, ma... è divertente!- ho il coraggio di dire. Vado sempre più giù, per toccare il fondo, e rabbrividisco leggermente per l’acqua che diventa, mano a mano che scendo, sempre più gelida, e sfioro con la mano le alghe che mi facevano sempre paura.

Solo allora ricordo Iris e Ambra. -Amiche!-. Mi giro di scatto e guardo verso l’alto. Vedo i loro corpi vicini: non stanno nuotando. E sono rimaste al punto di partenza. Non mi hanno seguito. Per cui non si sono nemmeno accorte delle cose fantastiche che mi sono successe due minuti fa. “Ti seguiamo noi, eh?” penso, arrabbiata, e allora medito uno scherzo. Mi avvicino a loro, di soppiatto (anche perchè come fai a fare rumore sott’acqua?!) e con la mano agguanto per pochi secondi la caviglia di Iris. Con il mio udito sopraffino, la sento urlare sopra il livello del mare e agitarsi al di sotto. Mi scosto subito, altrimenti mi arriva un calcio in faccia, e volteggio attorno alle due ragazze, sfiorando ogni tanto una gamba di qualcuna di loro. Alla fine decido che lo scherzo è durato anche troppo, così decido di risalire dietro di loro, con le spalle alla spiaggia.

Nel momento stesso in cui la mia testa infrange la superficie del mare, la coda si dissolve in mille bollicine, lasciando tornare le gambe al proprio posto.

-Iiriis? Aaambraa?-.

Loro si girano: il viso si deforma prima in un’espressione sorpresa, poi colpevole e infine impaurita.

-Ehm... Cassi... come hai fatto a...- balbetta Iris.

-Zitta!- la interrompo. -Ti seguiamo noi, eh? Certo, come no! Perchè non mi avete seguito? E se mi fosse successo qualcosa?-

-Ma cosa avrebbe potuto succederti? Queste sono acque tranquille...- fa Ambra. A malincuore, ammetto che ha perfettamente ragione.

-Beh... sì, è vero... però è stato uno scherzo di cattivo gusto! Sapete quanto sia paurosa, no?-.

Ambra e Iris si scambiano uno sguardo e dicono:-Va bene, scusaci!-.

Con loro sorpresa, sorrido e lancio loro uno sguardo malizioso:-Eh, eh! Su, vi perdono tutto! Ma non sapete quello che vi siete perse...-.

Nuotando verso la spiaggia, racconto loro, nei minimi dettagli, ciò che è accaduto al largo: i pesciolini, la luce accecante, la coda da sirena... per un attimo, mi interrompo, pensando: “Racconto anche dello scherzo? Va beh, dai...” e rivelo loro che anche lo scherzo è stata opera mia.

Come sospettavo, loro non credono nemmeno ad una delle mie parole.

-Ma dai, è assurdo...-

-Sarà stata un’allucinazione...-

-Ah, sì?- le rimbecco io. -E come avrei fatto, sentiamo, a restare sott’acqua... così tanto tempo?-.

Silenzio.

-Allora? Perchè non mi credete?-.

Silenzio.

Poi Iris apre la bocca e fa:-Sicura di aver visto bene?-. Al che, io perdo definitivamente la pazienza, mi giro indispettita e, un po’ nuotando un po’ camminando sul fondo, ormai non così profondo, raggiungo la spiaggia fumante di rabbia.

“Perchè? Perchè non mi credono? Se fosse successo loro, io c’avrei creduto!”.

-Cassiopea...- la voce di Ambra, di solito solare, ora è triste.

Mi sono seduta sulla sdraio con le spalle al mare, e un’espressione corrucciata sulla faccia. Iris e Ambra mi raggiungono, ancora gocciolanti, avvolte nelle loro asciugamani.

-Per quanto mi sia difficile ammetterlo...- comincia Iris. -Mi dispiace.-

-Già!- le fa eco Ambra. -Siamo state un po’ vili a lasciarti andare da sola...-

-E per la faccenda della coda?- chiedo, ancora un po’ arrabbiata, ma sollevata che abbiano ammesso di aver sbagliato. Perfino Iris, di solito così orgogliosa. Mi hanno sorpresa.

-Ehm...- tossisce Iris.

-Oh...- comincia Ambra. -Io penso certamente che sia un fatto inverosimile, però... certo che se fosse successo davvero sarebbe forte!!-.

Scoppio, senza farlo apposta, in una risata, mi alzo e le guardo:-Vi perdono... ma dovete credermi! È difficile anche per me credere che sia successo davvero... poi ricordo le sensazioni che ho provato e... oh, credetemi!!-

-Va bene, ti credo!- annuncia Iris, e Ambra annuisce:-Già, forse così potrebbe succedere anche a noi qualcosa di strano...-.

Dopo le sue parole segue uno strano silenzio, poi ci guardiamo negli occhi e... scoppiamo a ridere!

-Ehi, ragazze, che ne dite di andare al bar?- propongo.

-SÌÌ!!- urlano all’unisono.-

Dopodichè, ci infiliamo subito i parei, prendiamo le nostre borse o portafogli e filiamo via, bofonchiando in fretta e furia ai nostri genitori di andare al bar.

Il bar è vicinissimo alla spiaggia. Basta attraversare il parcheggio, fare un breve pezzo di strada e si è arrivati. Il bar ha uno spiazzo enorme cosparso di tavolini. Noi scegliamo quello più all’ombra, in un angolo, ma prima entriamo dentro a dare le nostre ordinazioni. Io e Ambra prendiamo un the alla pesca, mentre Iris al limone, poi compro un pacchetto di patatine per tutte.

Ci sediamo attorno al piccolo tavolino circolare sorseggiando piano la bevanda, silenziose. Apro il pacchetto di patatine completamente, come se fosse un pezzo di carta con sopra un mucchio di patatine, lo metto in mezzo al tavolo, in modo che anche loro possano prenderne una e agguanto una patatina, che assomiglia ad una mezzaluna. Passiamo il tempo parlando di quello che mi è successo a mare, esprimendo le nostre ipotesi, anche le più strampalate.

All’improvviso, Iris lancia un grido:-Oh!- -Che ti succede, Iris?- le chiedo io

preoccupata. Iris mi guarda come se mi vedesse per la prima volta, ma è questione di un attimo: dopo rialza lo sguardo dietro la mia spalla.

-È... è meraviglioso…-

-Chi?-Cosa?- chiediamo all’unisono io e Ambra.

-Guardate voi stesse!- e ci fa segno di girarci. Noi obbediamo più che per curiosità, per preoccupazione verso la nostra amica.

Quel che vedo è un semplicissimo gruppetto di ragazzi, sinceramente, molto brutti. Allora, cosa aveva visto Iris, da emozionarsi tanto?

Mi rigiro:-Ma che c’è di speciale? Sono soltanto ragazzi, e in verità sono tutti piuttosto brutti!-. Alle mie parole, anche Ambra si volta, ma ora ha sul viso la stessa espressione di Iris. Sposto lo sguardo da Ambra a Iris un po’, anzi molto preoccupata per il loro comportamento:-Ma si può sapere cosa vi prende a tutt’e due!?- -VOLTATI!!- mi dicono all’unisono.

Mi giro nuovamente con un sospiro e rivedo quel gruppo di ragazzi, appostati vicino l’entrata del bar, alcuni con in mano pacchetti di patatine.

Poi lo vedo.

“È stupendo...”. Spalanco occhi e bocca per l’incredulità: in vita mia non avevo mai visto nessuno di più bello.

Ha i capelli biondo scuro, a caschetto,  ma è troppo lontano per vedere di che colore ha gli occhi. Tutti gli altri ragazzi gli sono attorno, come se fosse il capo del branco. Mi ricorda qualcuno, ma non so dire esattamente chi...

Stavolta tocca a me assumere il comportamento strano di Iris e Ambra.

-Allora? Che ne pensi?- mi chiede Iris con entusiasmo.

Ci metto un po’ a rispondere:-Oddio... è stupendo...-.

Ambra sorride sotto i baffi:-Magari hai una chance...-.

A quelle parole, scoppio a ridere:-Ah sì, certo, come no!!! Io, una chance con quello lì??? Non lo conosco nemmeno! Ma mi hai guardata per bene?-.

Ambra fa finta di squadrarmi da capo a piedi (anche se le gambe sono sotto al tavolo), poi dice:-Quel che vedo è una ragazza carina che cerca di nascondersi in stessa, senza lasciar intravedere niente di sè ad estranei, per timidezza o per volontà. Se fossi più estroversa, Cassi, tu potresti conquistare tantissimi ragazzi, così tanti da fare invidia alle altre ragazze!-.

-Ambra... tu lo credi davvero?- le chiedo, al tempo stesso sospettosa e lusingata. Ambra sorride e annuisce. Non posso più trattenermi: mi alzo di poco e la abbraccio di slancio.

Poi mi stacco e fisso Iris:-E tu che ne dici? Anche voi potreste conquistarlo! A dire il vero...- aggiunsi, riprendendo il mio atteggiamento da timidona. -Potreste farlo molto più di me.-

-Ma uffa, Cassiopea!- sbotta Iris, sorridendo però sotto i baffi. -Se continui a fare la finta timida, non concluderai mai nulla, anzi: non troverai mai qualcu-no adatto a te, se non apri il tuo cuore!!-

-Iris, perchè non capisci?? Uno: io non faccio la finta timida, in quanto timida lo sono davvero! Due: sono sensibile, e se aprissi il mio cuore a qualcuno, e ne ricevessi in cambio indifferenza, ne soffrirei terribilmente, capisci ora?-.

Iris mi sorride dolcemente:-Non preoccuparti, Cassi: sono sicura che, prima o poi, troverai un ragazzo che sappia renderti felice come meriti, sta’ tranquilla. Sei una ragazza stupenda, solo che ti nascondi, come dice Ambra, dietro timidezza e comportamenti scontrosi. Sii più aperta, e vedrai che qualcuno saprà rispondere alla tua richiesta di attenzione!-. Mi alzo completamente dalla sedia e la abbraccio con forza, con le lacrime agli occhi:-Grazie! Grazie, amiche mie! Non so come farei senza di voi! Mi avete dato coraggio e speranza!-.

Ambra sorride, e mentre mi risiedo, prende una patatina dal mucchio e, dopo averla ingoiata dice:La vacanza è solo all’inizio, abbiamo due mesi di tempo per farti fare colpo su quel ragazzo: siete d’accordo?-

-OH YEAH!- urliamo insieme tutt’e tre.

Intanto, il gruppo di ragazzi sta per uscire dallo spiazzo con i tavolini: in testa c’è il ragazzo bellissimo. Guardandolo, sorrido spavalda: “Vedrai, vedrai... tu sarai il primo a cui svelerò la mia vera natura!”.

  
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