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Autore: Holly Rosebane    20/05/2012    6 recensioni
«Se io vi dicessi che l’amore è un demone, a cosa pensereste?» Chiese, con sguardo furbo. A Zayn Malik, prof.
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«G-grazie.» Balbettai, per non sembrare maleducata. Lui mi sorrise, soffermandosi a scrutare il mio volto.
Abbassai lo sguardo, intimidita.
Sentivo il cuore martellarmi in petto e le ginocchia farsi molli.
«Sai… saresti molto più carina, senza occhiali.» Mi disse. Arrossii, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, con la mano libera.
«Ci vediamo, sfigatella.»
Sorrise, e mi scompigliò un po’ i capelli.
Se davvero l’amore era un demone, perché aveva un volto così bello?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You Say Love, I Call it Daemon

 
 

In realtà, il vero oggetto dell’amore è bello, soave, perfetto, degno d’ogni beatitudine. Invece chi ama, si trova in ben diversa condizione.
(Platone)

 
 


Adoravo la filosofia. Era la mia materia preferita. Mi riusciva sempre facile capire tutti quei ragionamenti astratti, che pareva non conducessero da nessuna parte. Io, invece, li trovavo davvero illuminanti. E quella era una delle ragioni per cui a scuola mi chiamavano tutti “secchiona”.
Anzi, il loro nomignolo preferito era “sfigatella”, spesso accompagnato da qualche battuta sagace, o una risata di scherno.
Già, perché Crystal Daniels, ovvero la sottoscritta, rappresentava tutto ciò che la gente definiva “nerd”. Mi piaceva leggere e scrivere, divoravo fumetti, ero bravissima nei videogames… ma facevo più che pena nelle relazioni interpersonali.
Era più forte di me, appena qualcuno mi si avvicinava, iniziavo ad agitarmi, e stavo sempre zitta. Quelle poche volte in cui parlavo, dicevo una cretinata. Ecco perché.
«Dunque, ragazzi, dopo avervi tediato per oltre mezz’ora su Platone e la sua vita, veniamo ad una delle sue opere più importanti!» Esclamò la Simons, sfilandosi gli occhiali da lettura e sorridendo alla classe.
 Lei era la nostra docente di filosofia. Poco più che quarantenne, brioso caschetto color mogano, nasino alla francese, sorriso aperto e grandi occhi nocciola, rendeva la sua materia estremamente facile da comprendere. Amava il suo lavoro, e si vedeva da quanta dedizione ci mettesse dentro.
«Chi di voi ha sentito parlare del Simposio, o Convito, che dir si voglia?»
Silenzio. Mi guardai attorno, osservando le espressioni vuote o smarrite dei miei compagni. Per loro, quella materia era una scusa in più per dormire o farsi i fatti propri. Solo io stavo sempre attenta.
«Va bene ragazzi, ascoltatemi.» Si alzò e fece qualche passo, osservando il pavimento e raccogliendo le idee. Finì per appoggiare una mano sulla cattedra e l’altra sul fianco, incrociando le gambe. Alzai un sopracciglio.
«Se io vi dicessi che l’amore è un demone, a cosa pensereste?» Chiese, con sguardo furbo. A Zayn Malik, prof.
Il resto della classe si produsse in “oh!” e “ah!”, oppure in “ecco chi era!”, a seconda del tipo. Arrossii involontariamente.
Perché avevo associato l’idea dell’amore-demone al principe da mille e una notte dell’ultimo anno, l’idolo della scuola, il tipo giusto per eccellenza? La risposta era fin troppo ovvia.
Corti capelli d’ebano lucente, che acconciava sempre in un morbido ciuffo, seducenti occhi nocciola, voluttuose labbra rosate, mascella quadrata, fisico perfetto, abiti sempre impeccabili. L’unico difetto? La sua reputazione.
Sì, perché Zayn Malik sapeva di essere bello e maledetto, e ne approfittava alla grande. Cambiava ragazza ogni mese, era bravissimo negli sport, aveva il massimo dei voti in arte e cantava in una band insieme ad altri quattro suoi amici. Fin lì, tutto bene.
Sfortunatamente, si comportava spesso da ribelle. Saltava le lezioni, finiva in punizione, prendeva in giro i secchioni o gli sfigati.
La cosa buffa, era che gli andavo segretamente dietro dal primo anno di superiori, nonostante facessi mostra di disprezzarlo. In tutto ciò, lui non si era mai accorto di me. Non sapevo se esserne felice o triste.
«Oh, vedo che sono riuscita a suscitare qualche reazione!» Esclamò la Simons, sorridendo. Giocherellai con la penna, cercando di prestare attenzione alle sue parole in maniera obiettiva. Senza coinvolgimenti di alcun tipo.
«Allora, adesso pensate a questo demone, focalizzatelo come una persona. I suoi genitori sono Povertà e Abbondanza, e conduce una doppia vita. Ribelle dimesso di giorno, affascinante e seducente cacciatore di notte.»
L’immagine di Zayn mi balzò davanti agli occhi come un flash, tanto che dovetti sbattere più volte le palpebre per rivedere di nuovo il volto della docente.
 Inutile, a me pareva che stesse parlando di lui, per filo e per segno. La Simons continuò a discorrere dell’aspetto filosofico di quel demone immaginario, ma ormai non l’ascoltavo più.
Il suono della campanella mi distolse dalle mie fantasticherie diurne, facendomi sprofondare di nuovo nella realtà. Raccattai alla bell’e meglio tutti i miei libri, e uscii in fretta dalla classe. Sarei dovuta arrivare incolume al mio armadietto per posarli, così nessuno mi avrebbe notata o presa in giro per il mio aspetto. Portavo degli occhiali neri con la montatura quadrata, che mi avevano fatto guadagnare la fama di nerd quattrocchi, mi piaceva indossare camice a quadroni aperte sulle canottiere e jeans un po’ stinti, attirandomi addosso pessime battute sugli indie.
Le uniche cose di cui nessuno mi prendeva mai in giro, erano gli occhi e i capelli. I primi, grandi, azzurro cielo e dalle ciglia lunghe, piacevano a tutte le mie amiche. Dicevano di invidiarmeli.
I secondi, castano chiaro, ondulati e lunghi fino alla vita, erano il mio vanto personale. M’impegnavo a tagliarli di tre centimetri esatti ogni due mesi.  Li adoravo. Ad ogni modo, però, la stragrande maggioranza delle persone non faceva caso a quegli unici due pregi, enfatizzando il resto.
Ero quasi arrivata all’armadietto, in totale invisibilità, quando sentii una forte spinta da dietro.
Caddi in avanti, rovesciando  tutti i libri a terra, facendomi volare via anche gli occhiali. Oltre al rumore assurdo che avevo fatto, sentivo anche un gran male alla spalla. E non ci vedevo niente. Udii delle risate e il rumore di mani che battevano un cinque ben piazzato.
«Sta più attenta, sfigatella!» Mi urlò dietro Louis Tomlinson, che mi aveva urtata nella corsa, assieme ad Harry Styles. Bene. Il freakettone e il riccio montato. Quelli erano due degli amici più stretti di Zayn: i ragazzacci più popolari della scuola.
Provai ad ammonticchiare i libri che mi erano volati per terra, cercando a tentoni anche gli occhiali. Vidi un paio di Converse blu consumate fermarsi a pochi centimetri da me, e poi un paio di mani sollevare una montatura nera dalla forma rettangolare dal pavimento. Alzai gli occhi, e per poco non svenni.
Zayn Malik si rigirava i miei occhiali fra le dita, sorridendo, e guardandomi. Me li rese.
«Scusali, a volte sanno essere dei veri cafoni.» Commentò, mentre inforcavo le lenti e riacquistavo la vista. Era proprio lui, in 3D, davanti a me. E mi stava tendendo la mano per aiutarmi a rialzarmi.
Gliela strinsi, titubante, reggendo buona parte dei testi che mi avevano fatto buttare a terra i suoi amici. L’osservai piegarsi e raccogliere il paio di quaderni rimasti, lasciandoli sulla pila che avevo fra le braccia.
«G-grazie.» Balbettai, per non sembrare maleducata. Lui mi sorrise, soffermandosi a scrutare il mio volto. Abbassai lo sguardo, intimidita. Sentivo il cuore martellarmi in petto e le ginocchia farsi molli.
«Sai… saresti molto più carina, senza occhiali.» Mi disse. Arrossii, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, con la mano libera.
«Ci vediamo, sfigatella.»
Sorrise, e mi scompigliò un po’ i capelli. Lo guardai andare via senza dire una parola, troppo stupita per fare altrimenti. Gli altri studenti mi passavano accanto chiacchierando, ma io non vedevo o sentivo nessuno.
E così, Zayn Malik mi aveva aiutata a sistemare i libri, facendomi anche uno pseudo complimento. Dopo anni di invisibilità. Forse avrei dovuto ringraziare quegli stupidi di Tomlinson e Styles.
Ricordai le parole della Simons, a lezione.
Se davvero l’amore era un demone, perché aveva un volto così bello?





Holls' Corner!:

Rieccomi qua, con la mia seconda OS, stavolta su Zayn!! Niente, ci ho preso gusto, ormai, hahahahah!
Che dire? Questa storia è un po' particolare, perché qui lui non è assolutamente famoso, anzi, è in una semplicissima scuola superiore. Ed è anche un tipo poco raccomandabile. L'ho scritta di getto, dopo aver letto l'opera di Platone che è il centro della vicenda, il Simposio.
L'amore è un demone. E ho pensato a Zayn, che aveva quest'aria maledetta che si prestava così bene... dunque, ho trasferito i pensieri sulla tastiera!
Spero sia riuscita bene! Il volto di Crystal è quello di Miley Cyrus, perché è identica a lei come l'ho immaginata io. Bene, adesso posso anche lasciarvi!!
Ringrazio in anticipo chiunque la legga, e mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, se vi sia piaciuta o meno... le vostre idee, insomma!!
Un bacione, alla prossima!

   
 
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