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Autore: Rain e Ren    20/05/2012    2 recensioni
Sakura, il viso ancora rivolto all’infinito, socchiude lievemente gli occhi e si lascia accarezzare dal vento. Sente che ciò che ha fatto è stata la cosa giusta, e che conterà qualcosa. Non le importa avere niente in cambio. Non ha agito per chissà quale tornaconto. Non è una persona così meschina e calcolatrice. Lo ha fatto perché riteneva che fosse ciò che andava fatto in quel momento, così come Naruto ha ritenuto giusto allontanarsi dal compagno ormai a terra, suggerendo un messaggio.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Devo dire che ultimamente sono molto ispirata da questo bellissimo Anime/Manga. Già due One-shot in due giorni!

Devo dire che si è scritta da sola, seguendo non so nemmeno io quali pensieri.

 

 

 

The right thing

 

 

 

 

Nel momento stesso in cui apre gli occhi, Sasuke è colto dalla certezza di aver perso. Naruto ha avuto ragione di lui, e questa consapevolezza lo spiazza per un momento. È sempre stato certo di essere il più forte – soprattutto tra loro due – e che quella testa quadra non avrebbe mai potuto levare davvero la mano su di lui. Ma l’ha fatto. E senza remore alcuno per di più.

I ricordi sono confusi mentre a fatica alza il busto; una dolorosa fitta lo percorre per tutto il corpo, sintomo che deve averle prese di brutto dal biondo. Ha solo qualche flash dei due Chakra che s’innalzano e si scontrano l’uno contro l’altro, provocando scintille ed esplosioni. Non ricorda altro, ma dal fatto che si trova mezzo disteso nel fango può ben immaginare come sia proseguita e poi finita quella battaglia. Chissà Naruto che danni ha riportato?

È in quel momento che se ne accorge: Naruto non si trova lì! Non è in quel cratere che entrambi hanno creato con i loro colpi, mezzo moribondo come lui. Non è lì ma, alzando lo sguardo, Sasuke scorge la sua figura. È lontano da lui, in mezzo agli altri Ninja che hanno preso parte alla Guerra. Sembra che stia cercando qualcuno, probabilmente i suoi compagni e amici per sincerarsi che stiano tutti bene.

Il moro non può non notare come Naruto abbia gli abiti laceri e il corpo martoriato da ferite anche peggiori delle sue probabilmente. Ma lui è in piedi. Lui cammina. Lui è riuscito a rialzarsi. E Sasuke invece? No, lui è ancora nella polvere, con gli occhi aperti su un mondo sul quale non è riuscito ad ottenere la sua vendetta. Cos’ha concluso alla fine di tutto? Cos’ha conquistato? Cos’ha capito? Il silenzio che lo circonda sembra essere una risposta esaustiva.

Concentrato com’è sui suoi pensieri, non si accorge che qualcuno gli si è avvicinato. Poi una mano si poggia sulla sua spalla – quella che è rimasta sana! – e il viso sporco e graffiato di Sakura entra nel suo campo visivo. È ferita anche lei, si trova a pensare Sasuke, e pesantemente per di più. Eppure è lì, accanto a lui, e ha qualcosa di veramente incredibile negli occhi. Non parla, non dice nulla la ragazza, rimane il silenzio e sempre in silenzio gli poggia le mani sul busto, nel punto in cui una profonda ferita si apre dallo sterno allo stomaco. Sente il Chakra della rosa fluire dentro di lui e risanare quello squarcio.

“ Mi spiace.” Mormora Sakura togliendo le mani dal suo busto. “ Avrei voluto fare di più, ma ho le pile un po’ scariche al momento.” E sorride serena e placida; gli occhi verdi sembrano mari tranquilli, sferzati dolcemente da una leggera brezza marina. Nessun dolore. Nessun rancore. Nessun odio verso di lui.

E Sasuke si chiede come faccia, come possa lei guardarlo in quella maniera dopo che lui si è reso carnefice e condottiero assassino, dopo che ha giurato la distruzione della Foglia. Dopo che ha trascinato il Mondo nella Guerra, dimentico dell’antico legame che lo univa ai compagni, pregno solo di odio e di vendetta. E alla fine per cosa? Per cosa ha fatto quel che ha fatto? Non sente alcun tipo di sollievo. Non si sente leggero e appagato come aveva immaginato all’inizio. Si sente vuoto, o meglio svuotato, prosciugato nel più profondo dell’animo.

Sakura si alza con lentezza dovuta probabilmente alla numerose ferite che la ricoprono e, una volta in piedi, incrocia le mani dietro la schiena prendendo ad osservare un orizzonte che forse non vede nemmeno. Una brezza leggera si è alzata facendole danzare i capelli sporchi sul viso, inframezzandole quello sguardo che tanto ha colpito Sasuke poco prima. E proprio lui, in questo attimo, si trova a pensare a quando Sakura sia bella. Con quello sguardo… Con quel sorriso… Con il gesto appena compiuto. Sakura è bella! Sakura è bella dentro!

Sasuke vorrebbe chiederle davvero un’infinità di cose, ma preferisce tacere sentendosi indegno di porle le domande che lo tormentano. Cerca, invece, di rispondersi da solo. E si scopre a ripercorrere quanto successo nel corso degli anni, da quand’erano ragazzini appena dodicenni ad oggi che sono giovani adulti. Rivive i giorni noiosi dell’Accademia e il momento della formazione del Team 7; risente le battute irriverenti di Naruto, accompagnate sempre da quella sua risata sguainata e da azioni che di avventato avevano tutto; rivede la forza di Sakura, la sua capacità di analizzare attentamente qualsiasi situazione, unite al suo impressionante controllo del Chakra e ad una dolcezza ancora acerba e timida da mostrare agli altri.

Sono cresciuti tanto, tutti. I ragazzini che erano hanno lasciato il campo a quei Ninja che probabilmente sono davvero riusciti a cambiare le sorti del Mondo. Ma è rimasto qualcosa, di quei dodicenni. Si, Sasuke ne è certo. Lo ha visto nelle azioni di Naruto così come in quelle di Sakura; nei loro gesti vi è un lascito di quelli che erano, una piccola eredità che hanno tenuto stretta, e che un giorno sarà tramandata come merita.

Sakura, il viso ancora rivolto all’infinito, socchiude lievemente gli occhi e si lascia accarezzare dal vento. Sente che ciò che ha fatto è stata la cosa giusta, e che conterà qualcosa. Non le importa avere niente in cambio. Non ha agito per chissà quale tornaconto. Non è una persona così meschina e calcolatrice. Lo ha fatto perché riteneva che fosse ciò che andava fatto in quel momento, così come Naruto ha ritenuto giusto allontanarsi dal compagno ormai a terra, suggerendo un messaggio.

Ricorda che Naruto le ha raccontato un giorno di aver incontrato suo padre, il Quarto Hokage. E ricorda anche di aver ascoltato la sua narrazione su quanto successo con Nagato. L’Eredità di Jiraya… Non sa, Sakura, cosa davvero serva per cambiare quel loro Mondo corrotto così in profondità. È certa però che colui la cui leggenda ha sentito narrare e di cui ha letto – quell’Eremita che pare aver dato vita ai nove Cercoteri – non avesse questi progetti per l’avvenire. Per questo ha provato a dare una risposta, a trovare quel qualcosa in grado di mutare il Mondo degli Shinobi. E una volta ancora le intenzioni sue e quelle di Naruto si sono incrociate. Per questo è qui. Per questo ha risanato almeno un po’ la ferita di Sasuke.

“ Come puoi non portarmi rancore?” Chiede improvvisamente il moro spezzando quel silenzio quasi arcano ch’è andato formatosi. E Sakura si volta, lo osserva. E sorridendo ancora più lieve gli volta le spalle e inizia ad avviarsi.

Non può rispondere a quella domanda, e silenziosamente chiede scusa a Sasuke. Ma non è vero che lei non porta rancore. Lei lo porta. Eccome se lo porta. Ma ha deciso d’ingoiare, d’incassare il colpo, mozzandosi il fiato e sputando sangue. Ha deciso di comportarsi oppostamente a quello che la rabbia le suggeriva. Che possa bastare per spezzare quella catena d’odio?

Sasuke la vede raggiungere a fatica il campo base in lontananza, e vede Ino stringerla a se, preoccupata come non mai per la sua migliore amica. Poi è il momento di Naruto di abbracciarla, e Sakura non si oppone alla stretta del giovane, ma anzi ricambia con forza. In seguito Sasuke non riesce più a capire chi abbraccia chi, chi bacia l’altro e chi sgrida il terzo. Tutti i suoi vecchi compagni si sono sciolti in un abbraccio collettivo intriso della gioia di essere ancora tutti vivi e della tristezza per coloro che non ce l’hanno fatta.

Chiudendo gli occhi e osservando il cielo Sasuke capisce improvvisamente. Le azioni di Naruto e Sakura, i loro silenzi… Hanno voluto dirgli qualcosa. Hanno voluto lasciargli un messaggio. E quei brevi attimi che hanno potuto trascorrere insieme dicono che loro lo aspetteranno sempre, che le porte della Foglia saranno sempre aperte per accoglierlo a casa. Ma dicono anche che loro non lo rincorreranno più per il mondo, ma rimarranno ad aspettare. Anche per sempre. E dicono che, se lui un giorno tornerà, ci saranno persone diverse ad attenderlo. Ecco, infine, quel qualcosa di straordinario che si è specchiato negli occhi di Sakura e che lo ha sorpreso. C’era la serenità di lasciarlo andare, chiaro segnale che l’infantile possessività che aveva inizialmente spinto la rosa a volerlo riportare a casa ad ogni costo era scomparsa. Ma, soprattutto, non c’era più l’amore.

La osserva una volta ancora, da lontano. La vide ridere e sorridere. La vede abbracciare affettuosamente Gaara, certa che lui non si ritrarrà, e schiaffeggiare giocosamente Naruto. E quel sorriso – quello che si disegna sulle sue labbra come su quelle di Naruto – è la certezza che Sakura è andata oltre. Sakura ha, semplicemente, smesso di amare Sasuke. Perché Sakura è cresciuta, e il suo amore bambino per quel moro tenebroso si è sciolto come neve al sole.

Sasuke su alza piano, un po’ meno dolorante di prima. Un’ultima occhiata ai vecchia compagni. Il suo primo vero sorriso dopo tanto tempo ai suoi compagni di Team e poi si volta dall’altra parte. Tornerà, forse un giorno, alla Foglia. Ma se lo farà dovrà aver abbandonato per sempre l’odio, la vendetta e il rancore che ancora gli soffocano il cuore. Dovrà imparare a vivere come i suoi compagni, che hanno stretto i denti e accusato i colpi per cambiare le cose.

Una volta li credeva un peso. Oggi ha molto da imparare da loro.

E mente un timido raggio di sole fa capolino tra i nuvoloni, Sasuke Uchiha scompare una volta ancora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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