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Autore: Padmini    21/05/2012    2 recensioni
C’era un buon odore di caffè nell’aria. Fabrì aveva appena finito di macinare i chicchi e ora con dolcezza distribuiva la polvere nella moka. Mentre aspettava che borbottasse, si sedette al tavolo della cucina e chiuse gli occhi. Un sommesso e piacevole ticchettìo ricamava lo spazio della casa. Proveniva dalla credenza delle sveglie, tutte belle lucide e funzionanti, ammiccanti da dietro il cristallo con le loro lancette.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le Tessitrici di Colori




C’era un buon odore di caffè nell’aria. Fabrì aveva appena finito di macinare i chicchi e ora con dolcezza distribuiva la polvere nella moka. Mentre aspettava che borbottasse, si sedette al tavolo della cucina e chiuse gli occhi. Un sommesso e piacevole ticchettìo ricamava lo spazio della casa. Proveniva dalla credenza delle sveglie, tutte belle lucide e funzionanti, ammiccanti da dietro il cristallo con le loro lancette.
Il dolce rumore del caffè che usciva lo richiamò. Attese che tutto fosse pronto e, con abilità e attenzione, dosò il liquido nero e amaro nelle due tazzine di porcellana cinese, posate su di un vassoioetto bianco, sul quale erano adagiate anche due fettine di torta alle mele. Restò qualche istante a valutare il tutto e poi, con un sorriso, sollevò il vassoio e si diresse verso la camera da letto.
Il vecchio parquet scricchiolò lievemente sotto i suoi piedi mentre faceva il giro del letto per raggiungere il comodino. Lei ancora sonnecchiava sotto il piumone, così lui la risvegliò con un soave bacio sulla fronte. Mary aprì lentamente gli occhi e sorrise in risposta. Si mise tranquillamente a sedere e altrettanto fece lui. Fecero colazione seduti sul letto. Poche parole. Era una comunicazione fatta di sguardi. Finito il caffè e la torta, Fabrì si accocolò dolcemente vicino alla sua sposa ed entrambi chiusero gli occhi, per godersi ancora un po’ quegli istanti di pacifica armonia.
Doonnn, Doonnn, Doonnn, Doonnn, Doonnn, Doonnn, Doonnn, Doonnn. Il pendolo in sala richiamò la loro attenzione.
Era ora di alzarsi.
L’atmosfera in casa cominciò subito ad animarsi. Fabrì accese la radio e le note di una musica jazz invasero le stanze. Viaggiavano sopra i mobili, sotto le sedie, accarezzavano le tende, frugavano tra i cassetti e gli sportelli. Erano entrambi troppo occupati nei propri lavori domestici per rendersi conto che una nota birichina, un SI per la precisione, si era infilato dentro la credenza delle sveglie e si era impigliato in una lancetta. La sveglia aveva allora cominciato a ridere perché quella nota così allegra e vivace le faceva il solletico. Le altre sveglie si ammutolirono tutte insieme. Mai avevano visto uno spettacolo così strano. Il SI, che all’inizio cercava in tutti i modi di scappare per ricongiungersi alle sue sorelle, aveva preso gusto a fare il solletico alla sveglia. Quando il DO maggiore si accorse che mancava una nota all’appello la cercò dappertutto fino a che non sentì la sveglia che rideva e rideva. Incuriosito si avvicinò e vide il SI monello che rideva di gusto e non la smetteva di tormentare la povera sveglia.
“E allora?” tuonò il DO con fare severo “la vogliamo smettere di perdere il ritmo? Qui c’è un brano da fare!”
“Certo signor DO! Mi scusi signore, mi ero distratto” cercò di giustificarsi il SI, tornando subito al suo posto
“Che non accada mai più, chiaro?” rispose il DO con un mezzo sorriso, poi rivolgendosi alle sveglie “Perdonatelo signore, è ancora piccolo ed è un po’ indisciplinato”
“Non si preoccupi” rispose una sveglia con dolcezza mentre quella che rideva prendeva fiato “Ora ci scusi ma anche noi dobbiamo tornare al nostro lavoro”
“Si, ma quale?” intervenne una terza “Ho perso il filo!”
Il panico serpeggiò tra le lancette e arrivò a tutte le sveglie. Nessuna si ricordava cosa stava facendo.
“Posso aiutarvi in qualche modo?” si intromise il DO “Sapete, io ci so fare con il tempo”
“No, grazie. Siamo perfettamente regolate, ci ha aggiustato Fabrì! Il punto è che non ci ricordiamo che colore stavamo filando!”
“Cosa vuol dire?
La sveglia più anziana spalancò tutti i suoi numeri, meravigliata “Non lo sa, signor DO? Siamo noi sveglie che creiamo i colori in questa casa!” e, visto che il DO la guardava senza riuscire a capire, si spiegò meglio “Si guardi intorno. Nota nulla di strano?”
Il DO si voltò e lo vide! Non c’erano più i colori! Anche Mary e Fabrì se n’erano accorti e vagavano in giro per le stanze, spaesati. La casa era completamente grigia, bianca e nera. I fiori erano grigi, le finestre erano grigie, le tende, i soprammobili, il pavimento, i quadri... tutto era grigio! Mary guardò fuori dalla finestra. Sembrava che questo strano fenomeno riguardasse solo la loro casa!
“Vede?” riprese la vecchia sveglia “Non ci sono i colori perché noi siamo ferme! Noi una volta eravamo semplici sveglie. Venivamo usate dagli umani per scandire il loro tempo, finché inevitabilmente ci rompevamo. Allora gli uomini, senza un minimo di riconoscenza, ci buttavano o ci vendevano ai mercatini dell’usato senza pensarci troppo. Quando il nostro adorato Fabrì ci ha raccolte noi eravamo semplici sveglie, come tutte le altre, ma lui ci ha donato tutta la sua passione e siamo diventate Magiche!! Un giorno abbiamo incontrato la Luce. Ci ha confidato che era stanchissima. Non ce la faceva più a fare tutto quello che gli umani che chiedevano: “Come se già non avessi tante cose da fare per conto mio! Fare la fotosintesi clorofilliana, i colori… mi obbligano a fare anche cose per loro! Fare funzionare i pannelli fotovoltaici e solari, le ombre cinesi…”. Sembrava che gli umani inventassero ogni giorno un nuovo modo per farla lavorare! Per questo noi ci siamo proposte per aiutarla. Le abbiamo detto: Almeno qui i colori possiamo farli noi, se ci insegni come si fa! E da allora abbiamo imparato a tessere i colori. Ognuna di noi tesse un colore. C’è chi fa il blu, chi fa il rosso, chi fa l’arancione...”
“E ora?” chiese ansioso il DO
“Ora quel SI monello ci ha distratte e noi non ci ricordiamo più che colori stavamo tessendo!”
“Non vi resta che provare e riprovare finché non troverete il colore giusto. Mi dispiace, ma ora devo tornare al mio brano” e detto questo si librò per ricongiungersi alle altre note.
Una volta che il DO se ne fu andato, le sveglie cominciarono a tessere a casaccio i colori. Pian piano gli oggetti cominciarono a riprendere tinta. Solo che il tavolo diventò verde; la credenza, che prima era verde, diventò fuxia; i piatti, invece di ritrovare il loro solito color panna diventarono tutti verde pisello. Fabrì e Mary erano sconvolti. Non si ritrovavano più in quella casa strana che sembrava impazzita.
“Ferme!” gridò esasperata la Sveglia Anziana “Qui stiamo sbagliando tutto!!”
Ma ormai le sveglie non l’ascoltavano più. Ognuna stava tessendo colori a casaccio, ottenendo i risultati più strampalati.
Fabrì era alle prese con il colore per il mobile che stava restaurando. Non riusciva a dare una tinta uniforme perché ogni volta che intingeva il pennello questo cambiava. Perciò aveva dato una pennellata di rosso, una di verde, una di blu, una di arancione, nonostante il suo intento fosse dipingerlo di marrone scuro.
Anche Mary era in difficoltà. Stava preparando un dolce ma gli ingredienti si confondeva l’uno con l’altro. Le uova erano blu elettrico e rosa confetto, la farina era marrone e lo zucchero arancione a pallini viola.
Il pendolo guardava la scena scuotendo la testa, contrariato, mentre il suo bel legno cambiava colore: giallo a righe verdi, rosa a pallini bianchi. Non riusciva a sopportare quello che riteneva un affronto alla sua eleganza. Le gocce del lampadario ridevano di gusto vedendo le sveglie indaffarate a rimediare ai danni che stavano combinando e si prendevano in giro a vicenda mentre ognuna di loro cambiava colore.
“Siamo un arcobaleno!” disse una
“Si” rispose un’altra “Sembriamo il lampadario di una discoteca! Come quello che abbiamo conosciuto al mercatino dell’usato! Ti ricordi che esibizionista?”
“Un presuntuoso di prima categoria” intervenne una terza
“Scommetto che se ci vedesse ora gli si brucerebbero le lampadine dall’invidia!”
Mentre i lampadari si divertivano a cambiare colore, perché potevano sperimentare diversi tipi di luce, i quadri erano entrati in crisi.
“No! Così non va bene!” urlò il quadro di un paesaggio marino “Il mare non è verde!! E poi quella vela il mio papà me l’aveva fatta arancione, non rosa!”
“Cosa ti importa” gli rispose un quadro astratto “Sono solo colori. È bello poterli cambiare!”
“Parli bene tu che non devi rappresentare la realtà”
“E cosa devo dire io?” intervenne una fotografia “Voi quadri siete delle interpretazioni della realtà! Ma avete visto me? Io sono la realtà eppure guardatemi! Avete mai visto un umano con la pelle gialla?”
I vestiti che aspettavano di essere stirati, intanto, confabulavano tra di loro.
 “Hey!” disse un maglione “Secondo voi sto meglio con questo colore? Oh, aspetta, questo è ancora meglio!”
“Se avessi veramente quel colore, potremmo stare bene insieme” gli rispose un paio di pantaloni, ma nemmeno lui riusciva a stare dietro alla velocità con cui cambiavano i propri colori.
Il cucù si divertiva come un matto. Ogni tanto usciva senza motivo e diceva “Cucù sono blù! Cucù sono arancione! Cucù sono rosa!” e ogni volta rideva e rideva. Il pendolo stava per avere una crisi di nervi. Dall’alto della sua razionalità cercava di dare un’ordine a quella baraonda ma nessuno lo ascoltava anche perché era solo colpa delle sveglie se non funzionavano più i colori.
“Ma cosa sta succedendo?” chiese alla fine Mary, che non ne poteva più di tutti quei cambi di colore. Ormai la casa sembrava impazzita. I colori cambiavano ogni minuto perché le sveglie provavano e riprovavano a tessere tutti quelli che gli venivano in mente.
“Fabrì” sbottò all’improvviso Mary “Per favore cambiamo musica! Sai che non mi piace il jazz! In più mi fa uno strano effetto! Vedo tutti i colori sbagliati!”
“Davvero? Anche io li vedo sbagliati!”
“Allora non è un’impressione! È vero! Proviamo a cambiare musica. Mettiamo qualcosa di più calmo, magari tornano normali!”
Mary si avvicinò allo stereo e sostituì il CD jazz con uno di musica classica. Le pazze note jazz salutarono le sveglie e se ne andarono, per lasciare spazio a quelle più regolari e calme della musica classica. Anche le sveglie furono influenzate da questo cambiamento. Si rilassarono, infatti i cambiamenti dei colori cominciarono ad essere più lenti e meno caotici. Pian piano ogni sveglia riuscì a ricordare il proprio colore. Il mobile di Fabrì ritornò marrone, le uova erano di nuovo bianche e arancioni, la farina e lo zucchero erano di nuovo bianchi.
I quadri e le fotografie dei paesaggi sorrisero per la ritrovata normalità mentre i lampadari, i quadri astratti e i vestiti sembrarono delusi per aver perso quel divertimento. Il pendolo cominciò a rimproverare quelli che, durante la “crisi” avevano fatto più confusione le sveglie, ritrovata la loro calma, festeggiavano la missione compiuta.
“È meglio che ci segniamo il nostro colore su un foglietto, così non ce lo dimentichiamo più!” propose la Sveglia Anziana e tutte le altre annuirono.
Il cucù sbucò dalla sua porticina ad annunciare l’ora, col suo colore abituale. Anche il pendolo, finito di sgridare i monelli, scandì con i suoi rintocchi il tempo.
Mary e Fabrì, rilassati dalla musica che li coccolava, si erano seduti sul divano, abbracciati.
“Signor Pendolo! Signor Pendolo” urlò la Sveglia Anziana
“Cosa c’è ora?” chiese lui, cercando di mantenere la calma
“C’è che i due umani, Fabrì e Mary, hanno visto tutta questa confusione! Ora come facciamo a fargliela dimenticare?”
Il pendolo sbuffò e scosse la testa, pensieroso.
“E va bene!” disse alla fine “Stavolta ci penso io, ma la prossima dovrete cavarvela da sole. E, con un enorme sforzo, fece tornare indietro le sue lancette.
Doonnn, Doonnn, Doonnn, Doonnn, Doonnn, Doonnn, Doonnn, Doonnn. Erano di nuovo le otto. La pendola segnava che era ora di alzarsi. Fabrì e Mary erano ancora dolcemente accoccolati sotto il piumone. Sul comodino c’era ancora il vassoio con le tazzine da caffè vuote e le briciole delle fette di torta.
“Buongiorno Amore” sussurò dolcemente lui dandole un bacio sulla guancia
Mary si stiracchiò e sorrise in risposta.  Alzò le persiane e si avvicinò all’armadio.
“Fabrì, ho fatto un sogno stranissimo stanotte!”
“Davvero? Per caso riguardava i colori impazziti?”
Mary si girò a guardarlo e sorrise. Poi il sorriso divenne una risata che contagiò anche lui.
Si vestirono e andarono verso la sala. Le sveglie sorridevano beate da dietro la vetrinetta.
Una nuova giornata era iniziata.

   
 
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