“Shiro! C’è tuo zio Yukio che ti aspetta all’ingresso, sei
pronto?” lo chiamò la madre. Quando entrò in camera del figlio fu
assalita da una rabbia cieca. Respirò.
“SHIRO!” gridò. Il ragazzo sobbalzò,
sorpreso.
“Che c’è? Dov’è il fuoco? Non sono stato di nuovo io,
vero?” iniziò a balbettare.
“Te lo do io fuoco! Muoviti, devi partire e sei ancora in
mutande. E nascondi codesta coda!” gli ordinò, chiudendosi la porta alle
spalle. Tornò al piano di sotto.
“Ti chiedo scusa, Yukio, ma quel ragazzo è pigrone per
definizione”
“Cosa ti aspettavi? È figlio di Rin, dopotutto” le
rispose, ridendo. Anche Rea si mise a ridere.
Shiro
stava per iniziare a frequentare i corsi di esorcismo alla True Cross, con
annesse lezioni normali. Erano riusciti a convincerlo solo dopo mesi di litigi e
suppliche, ma avevano vinto. Come vent’anni prima, Yukio si era preso il compito
di controllarlo a vista vivendo con lui nel vecchio dormitorio che usava come
casa. “Se l’ho fatto con mio fratello posso farlo con
tutti” aveva detto (non a torto). Adesso le valige del ragazzo erano già
in macchina dello zio e mancava solo lui per partire.
“Eccomi!” esclamò, correndo per le scale. Aveva la
coda ancora scoperta e la madre lo fermò.
“Dove diavolo credi di andare? E quella?” gli chiese,
indicandola.
“Ah… già” rispose lui, ricordandosene al momento.
Era sbadato e immaturo e questo preoccupava Rea.
“Ecco fatto, sono pronto!” annunciò un attimo dopo.
Abbracciò la donna e salutò Ukobach, poi si guardò
intorno.
“Papà?”
“E’ dovuto andare in missione con Kuro, si scusa di non
essere qui. Ha detto che appena torna veniamo a trovarti in accademia”
gli spiegò lei.
“Allora direi che ci siamo. Pronto, Shiro?” gli
domandò Yukio.
“Certamente!” esclamò lui.
“Ti prego, Ayumi, muoviti!” la stava supplicando
Mephisto. La ragazza era ancora in camera a cambiarsi.
“Arrivo!” rispose lei. Si sentirono dei rumori
ovattati e poi il silenzio.
“Eccomi” disse aprendo la porta. Aveva i capelli
leggermente spettinati e le gote rosse.
“Ma che hai fatto? Sembri stravolta!” osservò
l’uomo. Laura apparve dietro di lui.
“Avrà corso per prepararsi, come sempre” spiegò.
Lui prese la scusa per buona.
“Allora ci siamo? Tutto
pronto?”
“Papà, ma devi proprio accompagnarmi in aula? Insomma…
potrei andare da sola, no?” propose la ragazza, cauta. Sapeva come la
pensava Mephisto: era troppo piccola, troppo ingenua, troppo poco esperta per
poter fare qualsiasi cosa da sola. Non era mai potuta uscire nemmeno dal loro
appartamento, era stato lui a farle scuola in casa per tutti quegli
anni.
“No, almeno non il primo giorno. Da domani si vedrà”
le disse. Sospirando, la ragazza lo seguì al di là della
porta.
“Benvenuti a tutti i page! Io sono il professor Okumura, e
vi insegnerò farmacologia antidemone” si presentò Yukio.
La
classe era poco popolata, quell’anno: in totale gli allievi erano cinque,
compresi Ayumi e Shiro.
Mephisto,
in forma canina, stava seduto composto vicino alla cattedra ed osservava la
figlia. Era accanto ad un ragazzo alto una decina di centimetri più di lei, con
i capelli castani e gli occhi blu. Aveva un’aria
familiare.
“Dato che questa è la prima lezione devo sapere chi ha già
una mashou” disse il professore. Solo la ragazza e il suo vicino alzarono
le mani.
“Allora devo chiedervi di aspettare fuori mentre faccio in
modo che i vostri compagni se ne possano procurare una” li invitò.
Entrambi
si alzarono in silenzio ed uscirono dalla classe, puntualmente seguiti dal
cagnolino.
Ayumi
sospirò: non poteva attaccare bottone con il bel moretto accanto a lei perché
suo padre stava facendo la sentinella seduto sulle sue gambe. La cosa le dava
non poco fastidio.
“Ehi, scusa la mia maleducazione. Io sono Shiro” si
presentò lui all’improvviso. Presa in contropiede, la ragazza
esitò.
“Non parli?” le chiese,
curioso.
“Ehm sì… cioè no… cioè… piacere, Ayumi” balbettò in
risposta.
Si
strinsero le mani e l’animale iniziò a produrre un lieve ringhio
gutturale.
“Frequenti la True Cross anche tu?”
s’informò.
“No, magari” rispose lei.
“Perché no? Se ti piace,
fallo”
“Ehm… ho qualche problema di… ehm… chiamiamoli genetici,
va’”
“Genitori troppo protettivi?”
“Qualcosa di simile” disse lei, vaga. Il cane si
stava agitando.
“Tu? Segui i corsi normali?” chiese per cambiare
discorso.
“Purtroppo sì. Mio zio mi tiene sott’occhio per conto di
mia madre e non posso evitarlo”
“Tuo zio? E vive qui in
accademia?”
“Certo. È il professor Okumura” spiegò.
A
quelle parole Mephisto smise di ringhiare. Yukio era suo
zio?
“Davvero? Dev’essere una palla!” esclamò
Ayumi.
“Non me ne parlare”
“Comunque non puoi lamentarti, non con me. Mio padre è il
preside della True Cross” lo informò.
“Sul serio? Intendi dire Mephisto Pheles, il più
eccentrico esorcista del paese? Quello che mio padre chiama un clown con ombrello rosa?” le
chiese. Si rese conto un secondo dopo della gaffe e
arrossì.
“Scusa” sussurrò. La ragazza
rise.
“Questa non l’avevo mai sentita, è simpatica!”
esclamò senza pensarci. Il cane ringhiò di nuovo.
In quel
momento suonò la campanella in lontananza, segnando la fine delle lezioni. I due
si alzarono.
“Allora ci vediamo domani” la salutò
Shiro.
“Certo!” si animò Ayumi. Corse via lungo il
corridoio, felice.
“Quel ragazzo non mi piace” decise Mephisto
riprendendo la sua forma umana. Laura apparve dalla cucina con Kuto sulla
spalla.
“Bentornati!” li accolse sorridente.
Vide
che la ragazza era scura in volto e suo marito (più o meno) era arrabbiato.
Sospirò.
“Che è successo?” chiese, sconsolata.
Non
approvava la politica dell’uomo per cui Ayumi doveva stare reclusa, ma non aveva
mai messo bocca.
“Quello Shiro è un maleducato! Stagli lontana!”
ordinò il preside.
“Papà, ci ho scambiato solo due parole. La fai troppo
lunga!” gli fece presente la figlia.
“Non importa, non ti ci avvicinare più. Capito?” la
minacciò. A quel punto le scelte erano due: o iniziava a gridare e rompere tutto
o accettava passivamente l’accordo.
“Va bene, non preoccuparti” lo rassicurò. Mephisto
si rilassò visibilmente.
“Perfetto” disse. Era sempre molto orgoglioso del
modo in cui lei era sempre pronta a farlo felice. Si voltò ed uscì
dall’appartamento, entrando con la chiave speciale nel suo
ufficio.
Non
appena fu scomparso, Laura incrociò le braccia e squadrò la
figlia.
“Fammi un riassunto,
ragazzina”
Ayumi
all’aspetto era una normale sedicenne: poco più alta della madre ma sempre
piuttosto piccola, aveva un fisico minuto ma formoso, i capelli lunghi viola
scuro, gli occhi grandi e verdi. Aveva l’aria di essere un angioletto, sempre
con il sorriso e una risposta gentile. In realtà…
“Tuo padre è arrivato ai limiti indescrivibili della
pazzia” disse sua madre.
Da
circa sei anni aveva iniziato a dare una mano alla figlia a scappare di casa
quando Mephisto non era nei dintorni. Utilizzando le sue chiavi speciali le
aveva fatto girare la scuola di notte, insegnandole tutti i posti per evitare di
essere scoperta.
“Me ne rendo conto. Non potresti mettere una buona parola
per me?” la implorò.
“Ci ho provato e riprovato, ma è come sbattere la testa
contro un muro di cemento. È inutile” le rispose.
Agitata,
Ayumi mosse la folta coda viola. Il suo essere demone l’aveva resa furba e, col
tempo, aveva affinato la sua tecnica di persuasione. Mai una volta aveva perso
le staffe e lasciato uscire le fiamme (rosse perché donna) dal suo corpo senza
saperle controllare.
“Senti, l’unica cosa da fare è lasciar correre per il
momento e vedere come va. Questo ragazzo, Shiro, ti
piace?”
“Per ora sì, ma lo conosco appena!” ribatté Ayumi.
Laura sorrise.
“Allora diamo tempo al tempo”
decisero.
“Ah, a proposito: non fare mai più come stamani. Se tuo
padre scopre che esci da qui dentro ammazza te e fa torturare me.
Capito?” la avvertì.
“Chiaro!”
Passò
un mese e la ragazza si avvicinò parecchio al suo compagno. Passavo le ore di
lezione parlando del più e del meno, ridendo quando i professori si
arrabbiavano, con grande sconforto di Mephisto, che provava ogni giorno a
dissuaderla dallo stare con lui. Ma ormai era tardi: se n’era
innamorata.
Lo
disse alla madre un pomeriggio che erano sole.
“Ma è meraviglioso!” esclamò la donna, felice.
Ayumi si accasciò sul tavolo.
“Sì, certo. E a papà chi glielo dice?”
chiese.
“Tu non preoccuparti, vedrai che si sistemerà tutto. Che
ne dici se domani lo porti qui? Non c’è nessuno oltre a me, così potremo stare
tranquilli. Tuo padre ha una riunione con i Grigori” le propose. La
ragazza si animò e sorrise.
“Sì!” disse esultando.
Shiro
era innamorato di Ayumi, questo l’aveva appurato la prima settimana di scuola.
Aveva dei grandissimi occhi verde smeraldo che sembravano risucchiarlo. Non si
era mai sentito così.
Quando
Rin andò a trovarlo gliene parlò.
“Come hai detto alla mamma che ti piaceva?” gli
domandò a bruciapelo. L’uomo quasi si strozzò con il tè.
“Perché questa domanda?” rispose,
scioccato.
“Così” rispose vago il ragazzo.
Proprio
come il padre, anche lui arrossiva per niente.
“C’è una ragazza che ti piace?” s’informò il genitore
con sguardo malizioso.
“F-forse…”
“Chi è la fortunata?” Shiro
sospirò.
“Si chiama Ayumi, sta con me nella classe di esorcismo. È
simpatica, carina, dolce… è perfetta” la descrisse con fare sognante. Rin
trattenne a stento una risata.
“E la conosco?”
“No, non penso. Da quanto mi ha detto ha sempre vissuto
qui in accademia” rispose pensandoci.
“Come ha sempre vissuto in accademia? Ma chi è questa
tipa?” s’incuriosì.
“La figlia del preside, il signor
Pheles”
Il
pomeriggio dopo.
Shiro
era in casa di Ayumi con lei e la madre. Si trovava a suo agio in quel posto,
Laura era una donna molto simpatica. Nonostante fosse un ragazzo palesemente
innamorato di sua figlia, lo aveva trattato in modo molto tranquillo e semplice.
Era come se la conoscesse da sempre.
Dal
canto suo, Laura trovava Shiro particolarmente attraente. Lo vedeva bene accanto
alla figlia, solo… c’era qualcosa nel suo modo di fare, di parlare che le
ricordava vagamente qualcuno, ma non riusciva a ricollegare. Si dette della
stupida e offrì del tè ai due.
Rin
stava cercando Mephisto. Questa informazione era troppo succosa per parlarne
subito con Rea. Chissà se Laura lo sapeva.
“Ehi, Yukio! Sto cercando il preside, sai dov’è?”
chiese al gemello quando lo incontrò per caso in corridoio. L’uomo lo fissò
allibito.
“Che ci fai tu qui?”
“Ero venuto da Shiro, ma ho saputo una cosa e devo parlarne
subito con Mephisto, è urgente” gli spiegò ridendo. Quella storia era
assurda.
“Mi dispiace, ma il signor Pheles è dai Grigori per una
riunione, devi tornare domani” lo informò. Rin non si
abbatté.
“Significa che porterò anche Rea!” esclamò
soddisfatto.
“Forse è meglio se vai, adesso. Mio marito tornerà tra
poco” disse Laura a Shiro.
Al
ragazzo dispiacque un po’, in verità.
“Sì, si è fatto tardi e mio zio andrà su tutte le furie se
non torno” annuì. Si alzò e andò verso l’ingresso principale, ma Ayumi si
mise in mezzo.
“No! Di qui no, ti faccio usare la mia chiave”
disse.
“Va bene” accettò. Lo chiuse in camera e si girò
verso la madre con occhi supplicanti. Lei scosse la testa e
rise.
“Tieni” le porse l’oggetto dorato che conduceva
direttamente al vecchio dormitorio.
“Torna presto, mi raccomando” si assicurò. Ayumi
sorrise e le dette un bacio sulla guancia, poi seguì Shiro in camera e chiuse la
porta.
“Andiamo” gli disse girando la chiave e
ritrovandosi in cortile. Lo tirò per una manica.
“Muoviti!” lo spronò.
Lui le
corse dietro e si chiusero nel vecchio edificio. La ragazza osservò fuori,
guardinga. Ormai era esperta.
“Non ci dovrebbe aver visto” disse parlando di
Mephisto.
“Certo che sembri una reclusa. Possibile che non ti faccia
fare nulla a questi livelli? Non ci credo” pensò ad alta voce.
Precedendolo in cucina sospirò.
“Non lo conosci. Non ti sto a descrivere le storie che ha
fatto quando mi sono messa l’uniforme per via della coda!” ricordò senza
pensarci. Il ragazzo si bloccò.
“Coda?” domandò curioso. Lei si morse la
lingua.
“No, niente, lascia perdere” minimizzò. Deglutì
rendendosi conto del problema che poteva nascere se lui
capiva.
“Adesso mi spieghi” le disse minaccioso
avvicinandosi a lei. La bloccò con le spalle al muro.
“Ehm… no, io…” era imbarazzata. Non era mai stata
così imbarazzata in vita sua. Sentì che un grosso calore le nasceva dal
petto.
“Dimmi pure” la invitò Shiro.
Ayumi
deglutì e perse il controllo: con le sue guance, prese fuoco tutto il suo corpo,
illuminandosi di rosso acceso. Il ragazzo fece un salto
indietro.
“No! No, no, no, no, no, no!” esclamò lei, senza
riuscire a fermarsi.
“Respira! Se cerchi di fermare il respiro le fiamme
scompaiono” la informò, tornandole vicino.
“Stai tranquilla, ci sono io” la rassicurò.
Quella
parole la fecero tornare un attimo in sé: fece come le aveva detto lui e
inspirò. Sentì il calore abbandonarla a poco a poco.
“Brava, ancora un po’” la incoraggiò.
Un
minuto dopo era di nuovo sé stessa.
“Vuoi un bicchiere d’acqua?” le propose,
sorridente, Shiro. Annuì e lo seguì al tavolo, sedendosi. Lui scomparve in
cucina. “Idiota!” si disse. Mai, in sedici
anni, aveva perso il controllo, e quando succedeva c’era con lei il ragazzo di
cui era innamorata. Quale modo migliore per venire allo
scoperto?
“Ecco qua, scusa l’attesa” esclamò lui, tornando
con due bicchieri e una bottiglia d’acqua naturale. C’era qualcosa che si
muoveva dietro di lui. Era…
“Una coda? Anche tu?” chiese stupita
Ayumi.
“Già. Con tanto di fiamme, le mie blu però” la
informò. Posò gli oggetti e le si mise accanto.
“Ti puoi fidare, il tuo segreto è al sicuro con me”
le promise avvicinandosi. La ragazza si sentì infiammare di
nuovo.
“Tanto non mi fai niente se prendi fuoco” rise lui,
allontanandosi per farla respirare. Lei non riusciva più a spegnersi, aveva il
cuore che batteva troppo forte. Deglutì.
“Sei un demone?” domandò per non pensare a quanto
doveva sembrare infantile.
“Già, da parte di papà. Mamma è un essere umano inciampata
per sbaglio nel mondo sovrannaturale, anche se ormai ci si è abituata. Lei e mio
padre stanno insieme da più di vent’anni” le
spiegò.
“Anche mio padre è un demone” ammise
Ayumi.
“Il signor Pheles?! Sul serio?” si
stupì.
“Già. Mamma, però, è esorcista. In effetti è un po’
strano” riconobbe.
“Che belle famiglie colorite!” rise Shiro.
La
ragazza si sentì bene: aveva sempre pensato di essere unica nel suo genere, ma
adesso sentiva di non essere più sola.
Si
avvicinò e gli dette un bacio sulla guancia.
“Sei speciale” gli disse. Lui sorrise e si sfiorò
il punto in cui l’aveva toccato.
Dal
primo piano si udì un rumore. Una porta si aprì e si
richiuse.
“Shiro! Ci sei?” chiamò una voce di
donna.
“Oh, no” esclamò il ragazzo alzando gli occhi al
cielo. Sua madre apparve dal corridoio.
“Ah, eccoti qui. Sono venuta a… oh!” si bloccò quando
vide Ayumi.
“S-scusate, non credevo di disturbare qualcuno, ero solo
venuta a cercare Rin. Non è qui?” chiese,
imbarazzata.
“Mamma, non è come pensi!” si infiammò suo
figlio.
“No, no, figurati”
“Ma figurati cosa? Questa è una mia amica, si chiama Ayumi
e frequenta esorcismo con me!” le spiegò alzandosi. La donna si avvicinò
e le tese una mano.
“Piacere, Rea” si presentò sorridente. Aveva già
superato la vergogna.
“S-salve” rispose la ragazza.
“Comunque due domande: uno, tuo padre è qui nei dintorni?
Doveva tornare due ore fa”
“No, l’ho visto oggi pomeriggio e poi è
sparito”
“Perfetto, l’ho perso. Poi, due: la tua coda deve ancora
agitarsi per molto oppure la metterai dentro per pudore?” lo
riprese.
“Ah… questa… l’ho liberata per tranquillizzare Ayumi,
veramente” disse, rosso in viso. Rea incrociò le braccia al petto e lo
guardò, per niente convinta.
“Ma davvero? Immagino quanto sia tranquillizzante sapere che
il tuo ragazzo è un demone” osservò.
La sua
psiche non aveva mai creato un filtro tra i pensieri e la bocca, così lei diceva
qualsiasi cosa le passava per la testa, risultando spesso inopportuna. Infatti
la bambina diventò rossa.
“No! Noi non stiamo insieme!”
esclamò.
“Non devi vergognarti, cara, sono sua madre ma sono anche una
ragazza” la rassicurò.
“Non ha capito, io non sto con Shiro!” ribadì
l’altra. Nel dire ciò prese di nuovo fuoco, spaventando la
donna.
“Aiuto!” gridò facendo un salto indietro. Sempre più
stupita di quanto avesse perso il controllo su sé stessa, Ayumi iniziò a
lacrimare disperata. Calmarsi le era impossibile.
“Ehm… ok, questo è strano anche per me” ammise Rea. Il
ragazzo le andò accanto e le prese la mano.
“Inspira, espira, inspira, espira” le disse. Ci
mise qualche secondo per recuperare la tranquillità, ma alla fine riuscì a
spegnersi.
“Mi… mi dispiace!” si scusò in lacrime. La donna
sorrise e le fu accanto, abbracciandola.
“Shh… stai tranquilla, io ho due uomini che prendono fuoco in
casa ogni venti minuti circa. Non mi stupisco più di nulla” la
rassicurò.
“Per cui sei figlia di un demone anche tu. Complimenti per la
scelta, Shiro” si congratulò lei.
Stava
sorseggiando del tè e si ritrovò a sorridere pensando a tutti i pomeriggi
passati con Rin in quella stessa mensa.
“Mamma, ma la smetti? Non stiamo
insieme”
“Come volete. A me però lei piace” confessò. Entrambi
i ragazzi arrossirono e guardarono altrove.
In quel
momento si sentì uno squillo di cellulare e Ayumi rispose.
“Pronto?”
“Tuo padre sta tornando, dove diavolo sei?”
la
aggredì sua madre. Lei guardò l’ora.
“Cavolo, è tardissimo. Arrivo!” esclamò. Si alzò,
rovesciando la tazza su Rea.
“Oddio, scusa! Mi dispiace, mi dispiace!” si
scusò.
“Non devi essere così colpevolizzante verso te stessa, è solo
un po’ di tè. Ci pensa Shiro ad aiutarmi, tu vai” la tranquillizzò Rea,
alzandosi a sua volta.
La
ragazza chiuse la porta e infilò la chiave che la collegava a
casa.
“Ci vediamo domani, Shiro. Arrivederci, Rea” li
salutò.
Quando
aprì la porta la donna intravide una cascata di capelli biondi lunghissimi.
“Non è possibile…” pensò.
“Muoviti, Ayumi!” disse la figura.
Fu una
frazione di secondo: i loro occhi s’incontrarono un attimo prima che la porta si
richiudesse alle spalle della bambina.
“Laura!”-“Rea!”
esclamarono in contemporanea.
Rimasero
ferme ai due lati del passaggio a fissare il punto in cui, un secondo prima, si
erano viste.