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Autore: _Miwako_    06/05/2004    1 recensioni
Ripropongo, in versione più "pulita", una fanfiction che avevo postato sempre su EFP. "Miyu Kozuki, 13 anni. Le viene proposto di andare in America con i genitori, e lei accetta. La storia non si svolge come sarebbe dovuta andare. Ma Miyu Kozuki, a 19 anni, sente che c'è qualcosa che ha dimenticato in Giappone. Dove torna, e dove incontra una persona che le sconvolgerà l'esistenza..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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KISSES STATION

 

Quella mattina presto, Miyu, che in vacanza si svegliava sempre tardi, era già in fermento. Si guardò allo specchio, facendo una smorfia: si era vestita con un tailleur bianco. Troppo elegante, avrebbe potuto sembrare fatto apposta per l’occasione. Se lo tolse e alla fine optò per dei jeans bianchi alla pinocchietto e una t-shirt rosa lunga fino alle ginocchia. Proprio quando aveva appena finito di pettinare i codini, sentì il campanello suonare. Chiuse la porta del bagno con un botto assordante, inciampò sui suoi stessi piedi, rischiò di scivolare dalle scale mentre correva e nella frenesia andò a sbattere contro l’appendiabiti facendo crollare tutti i cappotti. Cercando di darsi un contegno, si alzò in piedi e finalmente aprì la porta.

-         Salve! – di fronte a lei, Kanata fece un cenno della mano. Miyu, mentre lo salutava, si sentì infastidita da quel suo continuo avvampare: arrossiva in continuazione quando lui le compariva davanti e le sembrava di essere una bambina. Proprio quando stavano per uscire, il telefono cominciò a squillare. Miyu esitò, seccata per l’interruzione, poi lanciò uno sguardo a Kanata.

-         Ti dispiace se rispondo? –

Kanata scosse la testa.

-         Non c’è problema. –

Miyu alzò la cornetta e sbraitò:

-         Pronto! –

-         Miyu, che ti prende? Sono Mark! –

All’improvviso, come se le avessero tirato addosso una secchiata di acqua gelida, Miyu si ricordò di Mark. Se ne era completamente scordata dalla mattina prima e non aveva fatto altro che fluttuare per le stanze di casa pensando a quel giorno. Si sentì in colpa, anche se cercò di consolarsi pensando che non aveva fatto niente di male, a cercarsi una guida, anche se questi era proprio un ragazzo.

-         Ah… ciao… -

-         Ehi, perché parli sottovoce? –

-         N-no, che dici? Non è niente. –

-         Mmm, sei piuttosto sospetta! Non ti sarai già trovata un ragazzo con cui tradirmi, là in Giappone, eh? –

Mentre il suo tono di voce era scherzoso, Miyu si sentì trasalire. Guardò verso l’uscita e vide Kanata sbadigliare guardandosi intorno, in attesa. Deglutì, perché quel giorno era più bello di quello prima… poi ritornò sulla Terra e si ricordò che stava parlando con il suo ragazzo.

-         Miyu… sei ancora lì? –

-         Eh, sono ancora… certo, certo! E’ che adesso ho un po’ da fare… -

-         Hai ragione, il tempo è denaro! Però volevo parlarti di una cosa… -

Miyu lanciò un’occhiata verso Kanata. Nonostante lui non sembrasse infastidito dall’attesa, Miyu si sentiva veramente maleducata.

-         Ora devo proprio andare, Mark, ne parliamo un’altra volta. –

-         Mh… si va bene… goodbye…. –

Miyu riattaccò velocemente e corse nel giardino, chiudendosi la porta alle spalle.

-         Scusami se ti ho fatto aspettare. –

-         Fa niente. –

Rimasero in silenzio per qualche istante, uscendo dal giardino verso il marciapiede.

-         Il ragazzo? – chiese all’improvviso Kanata e Miyu sentì un brivido percorrerle la schiena.

-         Ah, no… cioè… sì… più o meno… ehm… -

-         Allora, direi che la prima tappa potrebbe essere Harajuku. Ci ho pensato e visto che siamo vicini… -

Miyu non capiva perché lui avesse troncato a quel modo il discorso, come se volesse levarle l’imbarazzo. In effetti, non capiva molte cose di lui. Era gentile ma scontroso, chiaro e diretto ma di poche parole. Fecero il giro della maggior parte della città, visitarono i luoghi più interessanti e parlarono molto di sé stessi. Miyu scoprì, così, che parlava molto scorrevolmente l’inglese e scambiando due parole in questa lingua con lui, sentì che la sua pronuncia era molto migliore della sua, nonostante avesse vissuto per sei anni a New York. Si trovavano nella strada di un mercatino di quartiere, quando qualcuno chiamò Kanata. Lui si voltò.

-         Ah, Santa! –

Un ragazzo dall’espressione incredibilmente buffa si avvicinò con un cenno della mano. Quando notò Miyu, si stupì.

-         Ah, Kanata… che ci fai da queste parti? –

-         Un giro. –

Santa lanciò un’occhiata a Miyu che ricambiò lo sguardo con un sorriso interrogativo.

-         E questa signorina, è…?

Kanata sembrò per un istante a disagio, ma poi riprese il suo tono distaccato di sempre.

-         Un’amica. –

Miyu gli lanciò un’occhiataccia scherzosa e si presentò.

-         Miyu Kozuki, piacere. Vengo da New York e Saionji mi fa da guida qui a Tokyo. –

Santa fece uno sguardo malizioso verso Kanata.

-         Una guida, eh? Beh, mio caro Saionji, sei più GENTILE di quanto ricordassi. Ti ricordo che da queste parti, ti conoscono in MOLTI  e certa gente potrebbe essere PROPRIO qui vicino, e potrebbero anche stupirsi di tanta GENTILEZZA. – il tono di Santa aveva un significato che Miyu non riusciva a cogliere. Kanata, però, sembrava aver capito benissimo.

-         Comunque, adesso dovevamo proprio andare a prendere la metropolitana. Per cui, se vuoi scusarci… -

Santa guardò con aria strana i due che si allontanavano. Gli era sembrato molto strano lo sguardo di Kanata, in quel momento. Non aveva mai visto su di lui un’espressione così serena e felice. Intanto, Miyu e Kanata si dirigevano verso la stazione, quando vennero di nuovo interrotti. Questa volta, però, si fermarono sentendo uno strano e profondo sibilo da dietro di loro. All’improvviso, Kanata prese Miyu per un braccio e la spostò di un metro da lui, a tutta velocità.

-         Ehi, ma cosa…! –

In una frazione di secondo, accanto a loro si materializzò uno strano essere enorme, con il fumo che gli usciva dalle orecchie e un armadio di scarpe tra le mani. Dopo qualche istante, però, l’essere si trasformò in una ragazza. Miyu rimase stupita nel vederla: era una ragazza bellissima, dai lineamenti perfetti e dei curatissimi capelli rossi. Non aveva mai visto una ragazza così perfetta.

-         Kanata, ciao! Che ci fai da queste parti? – la ragazza si attaccò al braccio di Kanata come se ci si fosse legata con delle catene e poi lanciò un’occhiata indifferente a Miyu.

-         E lei… chi è?

-         Ah… ehm… Miyu Kozuki, invece lei…? –

La ragazza fece un sorriso fiero, porgendole la mano che non era avvinghiata al braccio di Kanata.

-         Christine Hanakomachi, futura signora Saionji. –

Miyu sentì un nuovo brivido percorrerle la schiena, come una ventata gelida. Futura signora SaionjiKanata era giovane, aveva già intenzione di sposarsi? Mentre i due parlavano, Miyu pensò che in fondo poteva anche avere fretta, dato che aveva la fortuna di stare insieme ad una ragazza così bella. Nonostante questo, si sentì davvero delusa.

-         Allora… che ci fate voi due in giro? Non mi pare di averla mai vista da queste parti, signorina Kozuki… -

-         Ah… ehm… infatti non sono di queste parti. Vengo da New York. –

-         Oh, che bellezza! E… da quando vi conoscete?

Kanata intervenne e Miyu notò che il suo sguardo era diventato incredibilmente freddo, quando la guardava, da quando era arrivata Christine.

-         Ci siamo incontrati per caso e le faccio da guida. –

Gli occhi della ragazza si fecero scintillanti.

-         Davvero? Che meraviglia! Kanata, sarà meglio che mi aggreghi a voi, tu non conosci i posti migliori della nostra città! Oppure… avete qualcosa in contrario?

Miyu e Kanata non dissero niente, ma fecero un cenno negativo, per cui Christine cominciò a farli camminare da una parte all’altra della città, mentre Miyu guardava con apprensione l’orologio, lanciando sguardi significativi a Kanata, che però era costantemente impegnato a dare ascolto alla sua ragazza. Nel guardarli, Miyu si rese conto che erano davvero una bella coppia. Stavano proprio bene insieme… entrambi di bell’aspetto, sicuri di sé e intelligenti. Si sentì inferiore per qualche istante, poi scosse la testa e si convinse a non pensarci. Alle sette mezzo di sera, quando ormai si era fatto buio da un bel pezzo, Kanata lanciò uno sguardo all’orologio per poi accorgersi dell’orario.

-         Accidenti! Kozuki, stiamo per perdere il treno delle sette e tre quarti! Dobbiamo correre, o entrambi rimarremo fuori casa! –

Christine gli lanciò un’occhiata dispiaciuta.

-         Oh… scusa, non mi sono accorta del tempo che scorreva. La stazione è a dieci minuti da qui, potete farcela di sicuro! Vi saluto, a domani Kanata! – gli lanciò un bacio, prima che i due si mettessero a correre verso la stazione.

Mentre svoltavano l’angolo, sempre di corsa, Miyu borbottò qualcosa tra sé.

-         Che c’è? – chiese Kanata, sentendo il tono di Miyu come una lamentela.

-         Niente. Che c’è?

-         Niente. –

-         … -

-         Avanti, qual è il problema? –

-         Stiamo correndo, non posso sprecare fiato! –

Entrarono in tutta fretta dentro alla stazione, andarono alla loro piattaforma, ma proprio in quel momento il treno per l’altra parte di Tokyo stava partendo e non c’era modo di recuperarlo. Miyu sospirò esasperata, buttandosi sulla panchina d’attesa assieme a Kanata. Rimasero in silenzio per qualche secondo, increduli.

-         E adesso che si fa? – chiese Miyu. La coincidenza seguente era alle undici di sera.

-         Non ne ho la più pallida idea. –

Miyu si spazientì.

-         Ma insomma, conoscerai qualcuno qui in giro, che ci possa ospitare per qualche ora, no?!

Kanata scosse la testa e sentì la ragazza borbottare di nuovo. Si voltò verso di lei, infastidito.

-         Mi vuoi dire cosa diavolo hai da borbottare? –

-         Mi stavo solo chiedendo come abbiamo fatto a perdere il treno, con tutto il tempo che abbiamo avuto. –

-         Abbiamo semplicemente fatto tardi. –

-         E so anche per colpa di chi. –

Le parole le erano scivolate dalla bocca senza poterle fermare e Miyu distolse lo sguardo dagli occhi di Kanata, rendendosi conto di quello che aveva detto. Ovviamente, lui aveva capito a chi si riferisseMiyu non riusciva a capacitarsi del modo in cui si trovava a suo agio con lui, come se fossero vecchi amici. Lo conosceva da un giorno, come poteva già avere la sfacciataggine di criticare… la sua ragazza?

-         Che intendi dire?

Tuttavia, ormai che l’aveva detto non poteva di certo tirarsi indietro.

-         B’è, se ci fossimo avviati verso questa stazione alle sette e un quarto, avremmo avuto il tempo di fare i biglietti alla biglietteria, timbrarli, aspettare il treno, salire e trovare un posto. Ma era ovvio che l’avremmo perso, avviandoci di corsa alle sette e mezzo.

-         Ehi, cos’è quel tono? Fino ad adesso ti ho fatto solo favori, un treno perso non è niente di grave! –

-         Ah, è un favore farmi impazzire per riprendere il mio cappello? Se non sbaglio, non sei stato molto gentile!

-         E’ la tua immaginazione! –

-         Io sono perfettamente realistica! –

-         Non farmi ridere! –

-         B’è, di certo non è stata la mia fantasia a farci arrivare in ritardo, ma la tua ragazza…! –

Kanata la fissò e Miyu arrossì di imbarazzo. Accidenti, a essere così fredda non sarebbe di certo riuscita a fare la pace! Ma era fatta così. I questi casi era molto impulsiva. Per questo, non distolse lo sguardo dagli occhi di Kanata. Lui si avvicinò e senza preavviso di alcun genere la baciò. Lei rimase spiazzata da quel gesto, tuttavia non si scostò, né si divincolò. Però, chiuse gli occhi e sentì una sferzata di energia che non aveva mai provato. Non le importava di essere in mezzo alla stazione, non le importavano tutti i guai che quel bacio avrebbe provocato, con i rispettivi ragazzi. Per una volta, voleva assaporare qualcosa che non aveva mai sentito e che nemmeno Mark le aveva saputo dare. Com’era possibile provare tante emozioni tutte insieme? Quando Kanata scostò, lei lo guardò, imbronciata e sussurrò:

-         E adesso… perché diavolo mi hai baciata?

Kanata inclinò la testa. Sembrava stupito lui stesso.

-         E cosa ne so, io?

-         B’è, l’hai fatta tu la prima mossa. Dovresti averne almeno una mezza idea. –

-         Santo cielo, quanto sei fiscale! Non ho mai incontrato nessuno come te! –

Miyu alzò le sopracciglia, arrossendo.

-         Potrebbe essere questo uno dei motivi per cui mi hai baciata? –

Kanata si avvicinò nuovamente, sospirando.

-         Potrebbe. Per chiarirmi le idee… forse… dovrei riprovarci… -

La baciò di nuovo e ancora, ancora, ancora. Miyu, spontaneamente, mise le sue braccia attorno al collo di lui sentendo un buonissimo profumo di sapone. Non era il profumo da mal di testa come quelli che vendono nei negozi. Era il suo profumo. Quando si guardarono di nuovo, Miyu chiese sottovoce:

-         E adesso, cosa hai intenzione di fare? Non sono un tipo che si fa baciare e basta, sai… -

Kanata la guardò negli occhi e per un attimo a Miyu parve di vedere un velo di tristezza nel suo sguardo.

-         Non so cosa ho intenzione di fare… -

In quel momento, un treno arrivò proprio davanti a loro. Una moltitudine di persone scese in fretta e tra questi, Kanata scorse Santa.

-         Ah! Santa! – si rivolse poi a Miyu – mi ero dimenticato che la ragazza del mio amico abita poco lontano da qui. Forse possiamo mangiare da loro. –

Si scambiò qualche parola con Santa poi fece cenno a Miyu di avvicinarsi, perché era tutto a posto. Andarono a casa dell’attuale fidanzata di Santa, una super modella e Miyu non poté fare a meno di chiederle in fretta un autografo. I due furono molto gentili: offrirono loro la cena e chiacchierarono. Quando furono le dieci e mezzo, si alzarono dai divani dove avevano iniziato a giocare a carte.

-         Sara meglio che andiate, altrimenti lo perderete di nuovo – disse Santa – Kyoko, accompagna di sotto Kozuki. Devo dar una cosa a Kanata. –

La bella ragazza annuì e li precedettero scendendo le scale. Quando la porta d’ingresso si fu chiusa dietro le loro spalle, Santa prese a bisbigliare.

-         Kanata, Kanata… che stai combinando? –

Il ragazzo lo guardò alzando le sopracciglia.

-         Che sto combinando?

-         Sbaglio, o attualmente sei fidanzato con Hanakomachi? Non dirmi che vi siete lasciati! –

Kanata distolse lo sguardo.

-         Lasciati? Cosa te lo fa pensare? Va tutto come al solito. Benone. –

Santa lo prese per un braccio con aria cospiratrice.

-         Non fare finta di niente! Se davvero stai ancora con Hanakomachi, dovresti fare attenzione a non guardare in quel modo un’altra ragazza… -

Kanata lo guardò con aria interrogativa.

-         Io non guardo proprio nessuno in nessun modo. –

-         Invece, sì! Lasciatelo dire dal tuo migliore amico sin dall’asilo: fai attenzione, sembri me quando ho incontrato Kyoko! Non guardi così nemmeno Hanakomachi! Credo che sia ufficiale che… ti sei innamorato. –

Kanata lo guardò facendo una smorfia, indietreggiando verso la porta.

-         Ah! Innamorato, dici? Tu non sai nemmeno cosa vuol dire! E poi, la conosco da un solo giorno, come faccio a innamorarmene?

-         Il tempo non conta. Se due persone sono fatte l’una per l’altra, non c’è età o durata di una relazione che conti. Ci si vuole bene e basta. In più, conoscendoti, si vede benissimo che l’hai già baciata. Non fare il santo… -

Il ragazzo si spazientì, colto sul fatto.

-         Insomma, che ti prende, Santa? Cosa diavolo vuoi? Che ti importa se l’ho baciata oppure no? E’ solo una ragazza! –

Mentre usciva in tutta fretta dalla porta, le parole di Santa lo seguirono.

-         Per gli altri, forse, ma per te è molto di più, e tu lo sai! –

Arrivato in strada, salutò Kyoko e trascinò Miyu verso la stazione. Questa volta, salirono in tutta calma sul mezzo e quando partì, la ragazza si addormentò di colpo. Dopotutto, aveva camminato tutto il giorno. Kanata, che aveva fatto lo stesso, non aveva comunque sonno. Dopo aver guardato il buio fuori dal finestrino, lanciò un’occhiata a Miyu, che aveva la testa appoggiata al vetro e respirava lentamente. I capelli le incorniciavano il viso e sembrava totalmente rilassata. In quel momento, invece di sentire la voce all’altoparlante che annunciava l’arrivo del treno alla stazione, Kanata sentì le parole dell’amico.

“ Per gli altri è solo una ragazza, forse, ma per te è molto di più, e tu lo sai!”

Però, quando il treno frenò bruscamente, dovette tornare alla realtà. Svegliò Miyu e presero un taxi per arrivare a casa di lei. Di fronte al cancello si fissarono per qualche istante, nel buio.

-         Mi farai da guida anche domani? – chiese Miyu. Fortunatamente, il suo viso che avvampava fu nascosto dal buio. Kanata esitò per un istante.

-         Io… non credo che sia il caso… -

Miyu si sentì come se le avessero messo del ghiaccio sulla schiena, all’improvviso. La sua proposta era stata azzardata: sapeva benissimo che ognuno aveva i rispettivi ragazzi. Se avessero cominciato a frequentarsi, la cosa sarebbe anche potuta degenerare. Annuì lentamente e controvoglia. Fece per aprire il cancello dietro di sé, ma Kanata parlò.

-         Credo che domani pomeriggio potrò venire qui… - Miyu si voltò con uno sguardo tra l’interrogativo e il preoccupato.

-         S-sei sicuro? – chiese, nonostante dentro di sé non avesse voluto fare alcuna obiezione. Rivederlo anche il giorno dopo… sarebbe riuscita a frenarsi? A frenare i propri sentimenti…?

Kanata alzò le spalle e annuì con decisione.

-         Okay… allora domani vieni qui quando vuoi… -

Entrò nel giardinetto e quando fu sulla porta lanciò uno sguardo a Kanata.

-         Dove andremo a finire? – sussurrò, quasi a sé stessa.

Ma Kanata rispose.

-         Non lo so. Veramente… -

Miyu sorrise e si chiuse la porta dietro le spalle. Proprio in quel momento il telefono prese a squillare. Infastidita, dato che era quasi mezzanotte, alzò la cornetta buttandosi sul divano.

-         Pronto? –

-         Hi, baby! How are you? –

Si sentì sprofondare. Era Mark.

-         Ciao Mark… non c’è bisogno che parli inglese, il tuo giapponese è perfetto. –

-         Grazie, tesoro! Come ti va la vita? –

Miyu sospirò, guardando il soffitto e ripensando alla giornata appena passata. Non poté trattenere un sorriso.

-         Benissimo… -

-         Dal tuo tono di voce sembrerebbe proprio così! –

-         Già… ehi, ti sento lontano, dove diavolo sei? –

Mark, dall’altra parte della cornetta, ridacchiò.

-         A casa. Ti sto aspettando.

-         Guarda che torno tra quattro giorni. Sarà meglio che ti metti comodo. –

-         Non ce ne sarà bisogno. Piuttosto, potrò sembrarti noioso, ma ti ricordo la promessa che mi hai fatto. Quando ci rivedremo, noi due… -

-         … si, me lo ricordo, me lo ricordo! – lo interruppe Miyu. Non voleva sentire quelle parole. Soprattutto ora, che si trovava precisamente al settimo cielo, su una bella nuvoletta rosa. Dopo qualche minuto di conversazione tranquilla, Miyu andò a letto staccando il telefono. Si buttò sul letto e si rimboccò le lenzuola. Nel buio, si morse il labbro inferiore, come a cercare di nuovo il sapore del bacio di qualche ora prima. Tra le coperte, ridacchiò e sorrise, sentendosi al tempo stesso stupida come se avesse una cotta da adolescente. Chiuse gli occhi. Il giorno dopo sarebbe stato fantastico. //

BA-BAM BA-BAM!

Miyu spalancò gli occhi, completamente scoperta. Le lenzuola giacevano per terra. Probabilmente quella notte si era agitata nel sonno. Poi sentì di nuovo quel rumore dal piano terra.

BA-BAM BA-BAM!

Si alzò di scatto e prese la lampada staccando a spina, come una mazza da baseball. In punta di piedi, scese le scale e cautamente si affacciò alla soglia del salotto, spaventata. Se fosse stato un ladro…? Ma appena vide chi faceva quel rumore, la lampada le cadde di mano e si ruppe in mille pezzi sul pavimento.

-         Miyu, tesoro! Sorpresa! –

Mark.

-         M-mark… che… che fai qui? –

Il ragazzo le circondò la vita con le braccia e le mordicchiò un orecchio.

-         Mi annoiavo senza di te. –

-         Cosa sei venuto a fare? Tanto sarei tornata tra pochi giorni! –

-         In realtà, mi sono sentito stanco di aspettare. Voglio ricevere in anticipo quello che mi hai promesso… -

Miyu lo allontanò con un gesto violento delle mani, incredula.

-         Sei venuto qui solo per questo? Hai fatto un volo da America a Giappone per quello?!? –

Mark fece spallucce e poi la squadrò da capo a piedi.

-         Ma guardati e dimmi se non ne valeva la pena!

Miyu si accorse con orrore di indossare solo una camicia trasparente e sotto portava solo le mutandine e il reggiseno bianchi. Cercò di coprirsi con le mani e salì qualche gradino fissando Mark.

-         Tu aspettami qui, Mark! Dopo ne parliamo! –

Corse su per le scale e si chiuse in bagno con la chiave. Guardò la sveglia sopra al lavandino. Si era svegliata tardissimo! Erano le due del pomeriggio. Da un momento all’altro sarebbe potuto arrivare Kanata e sarebbero stati guai, con Mark in giro…! Si guardò allo specchio e cercò di calmarsi: una soluzione c’era. Ma doveva essere veloce, abile e furba. Se fosse riuscita a raggirare Mark e allontanare Kanata, forse i guai sarebbero stati rimandati. CONTINUA… 

  
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