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Autore: love is outlaw    21/05/2012    0 recensioni
Non vi aspettate cantanti o attori, è un semplice storia che ho deciso di scrivere :) in parte parla di me, ma in un universo parallelo (?) lol
è semplice, spero vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quado scesi dall'auto, ed il classico sole californiano mi illuminò il viso, una smorfia di stupore mi corrugò la fronte.
"Credi davvero che ne valga la pena?" Chiesi a mia madre aiutandola a prendere un borsone dal bagagliaio.
"Di che parli?" Mi disse lei per lo sforzo, posandola a terra.
"Dell'esserci trasferite qua, mamma." Sollevai un'altra borsa e richiusi la portiera della macchina.
"Wo! Che figata!" - Matt saltò giù dall'auto con fare sbalordito - "E' tipo come nei film!"
"Ma stai zitto decelebrato." Alzai gli occhi al cielo ed aspettai che mia madre finisse di prendere le valigie.
"Dai Matt, aiutami con le valigie!" Incitò mio fratello sorridendogli e chiuse la macchina con il telecomando. Matt gliene prese una dalle mani e se la issò in spalla.
"Pronti a vedere la nuova casa?" Disse lei con la felicità nello sguardo. 
"E va bene!" Sospirai per un'ultima volta e la seguii per il vialetto di casa. Era regolare e preciso, proprio come nei film. Matt l'aveva detta giusta. Come il vialetto, anche il giardino era impeccabile. E la casa, una classica villetta americana con alcuni gradini sulla porta d'entrata, sembrava appena uscita da una rivista d'arredamento. Tutto ciò doveva esserci costato un occhio della testa.
Le case intorno non erano molto differenti dalla nostra. Chissà quante famiglie in stile mulino bianco ci abitavano, la dentro. 
Arrivati davanti alla porta in legno laccato, mia madre tirò fuori dalla tasca della borsa un piccolo mazzetto di chiavi. Ne scelse una, ed aprii la porta. Lasciandosi poi scappare un sospiro di meraviglia.
A primo in patto, la casa era perfetta. Ogni centimetro era immacolato. Tutto al suo rispettivo posto.
"Amore, porta le valigie di su e scegliti una camera." Mi incitò mia madre. 
Afferrai le borse ed aspettai che Matt mi aiutasse prendendosi le sue.
Dopo di che entrambi salimmo al piano di sopra. Svoltai subito a destra, entrando nella camera vicino al bagno.
"No, la voglio io questa cam.."
"Sparisci." Sbattei la porta in faccia a mio fratello e posai le mie valigie sul letto.
Era abbastanza sobria come stanza, ma molto bella. La prima cosa che notai fù la scrivania alla sinistra della porta, vicino al letto a baldacchino, sulla destra. Dall'altra parte c'era una grande finestra che dava su un'altra casa, e a destra della stanza un enorme armadio in legno.
Mi sedetti sul letto e sospirai. Ero stanchissima. C'erano volute ben 12 ore di macchiana per arrivare a Santa Barbara da Helena, una cittadina sperduta del Montana. Da quando ero uscita da quell'auto mi ero subito accorta di che cosa sarei andata incontro. Il sole, il mare, le ragazze fighe che ti giudicano anche se hai un capello fuori posto. Io non ero abituata a quelle cose. Io ero cresciuta circondata dalle montagne, e l'unica distesa d'acqua con un diametro superiore a quello di una vasca da bagno che avessi mai visto, era il lago vicino alla casa dei miei nonni. Ero pallida come il latte, per questo, e sicuramente ciò non mi avrebbe facilitato il processo di integrazione a scuola. Mi avrebbero chiamata "mozzarella" o con chissà quale altro nomignolo assurdo, ne ero sicura.
Qualcuno bussò alla porta, e smisi di pensare.
"Tesoro?" - Mia madre si affacciò con la testa abbassando la maniglia - "Tutto okay?"
"Sì, sì." - Risposi vagamente - "Tutto okay." Le sorrisi, tranquillizzandola.
"Daccordo, ti lascio qua allora. Quando è pronta la cena ti chiamo."
"Mh, va bene. Ma che ore sono?" Chiesi cercando di raggiungere la mia borsa per controllare l'ora dal cellulare.
"Sono quasi le 7 si dera amore." 
"Bene, a dopo allora." Ci sorridemmo a vicenda, e poi richiuse la porta facendo ripiombare un silenzio impeccabile in tutta la stanza.
Mi alzai, ed iniziai a disfare le valigie. Misi tutti i vestiti al loro posto, e poi passai agli oggetti che mi ero portata.
Misi il pc sulla scrivania, impilai tutti i libri e tutti i cd sulla mensoletta, e per ultima cosa tirai fuori qualche foto delle mie amiche e le attaccai al muro vicino al letto. Ecco qual'era stata la cosa più difficile, lasciare le mie amiche. Non ne avevo molte ad Helena, non ero mai stata una ragazza molto socievole, mi spaventavano le persone, ma le poche che avevo bastavano eccome. Coline, Keith e Susan, le migliori che potessi mai chiedere. Con loro avevo passato tutta la mia infanzia. Erano state le uniche ad aiutarmi a superare il trauma della morte di mio padre, e tutti gli altri problemi adolescenziali possibili ed immaginabili. Ed ora, per colpa del lavoro di mia madre, avevo dovuto abbandonarle proprio in quello che sarebbe stato il nostro ultimo anno di superiori. Certo, le avrei riviste l'estate, ma non sarebbe più stata la stessa cosa.
Ad interrompere i miei pensieri, fu nuovamente mia madre, che mi chiamava per la cena.
Il resto della serata non fu un granchè. Dopo mangiato mi feci una doccia, e quando ebbi finito mi misi a guardare un film con mia madre e mio fratello. Che cosa da sfigati, già.
Ma d'altronde la erano i miei unici amici. Per ora.
  
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