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Autore: GBennet_17    21/05/2012    0 recensioni
Anthea, la sua migliore amica e un viaggio a Londra senza aspettative. Qualcosa (o qualcuno) ,però, sembra aspettare solo loro. Prendere o lasciare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Odissea.


Ho sonno. Fu il primo pensiero di Anthea quando venne svegliata dal martellante suono della sveglia. Una volta riuscita ad aprire gli occhi li puntò sul comodino dove quell'affare infernale continuava a lampeggiare e ad infastidire il suo sonno. Segnava le sette e mezzo del mattino. Domenica 18 Marzo. La ragazza si stranì ancora di più: per quale cazzo di improbabile motivo l'allarme della sua sveglia era regolato alle sette e mezzo del mattino, di Domenica?? Si arrabbiava parecchio se qualcuno (o qualcosa) disturbava il suo sonno e quando era arrabbiata, in questo caso furiosa, tendeva a diventare un tantino volgare. 
Poi arrivò l'illuminazione, come quando viene lasciato un elastico in tensione, i ricordi le rimbalzarono in mente tutti insieme, svegliandola completamente. Capì tutto e... - Cazzo. Oddio. No, merda-. La sera prima non aveva regolato la sua sveglia alle sette e mezza, bensì alle sei. Il suo sonno pesante non le aveva fatto sentire il primo allarme, e neanche il secondo e il terzo. Dio non era possibile, se ci fosse stato un bombardamento o un’invasione aliena sicuramente non se ne sarebbe accorta, il suo amore per il dormire avrebbe potuto trasformarsi nella causa di una sua morte prematura. Guardò di nuovo la sveglia sperando che quello fosse tutto una stupido scherzò, magari un abbaglio e che lei non fosse con più di un’ara e mezza di ritardo.
Le crollò il mondo addosso vide che era tutto vero: le sette e mezza né minuto di più né minuto di meno. Scattò dal letto, rovesciando il piumone e i milioni di cuscini con cui dormiva sul pavimento. Un gelo improvviso la investì completamente ricoprendo le gambe e le braccia scoperte di brividi fastidiosissimi. Nemmeno il più ghiacciato dei ghiacci l’avrebbe fermata in quel momento, sembrava posseduta, si spostava per la stanza senza sapere realmente cosa fare o dove andare. Corse verso la scrivania dove vide lo schermo del suo computer ricoperto di milioni di post-it giallo canarino con sopra segante tante chiare annotazioni.
‘Aero ore 9.30, check-in ore 9.00’
‘Volo numero 3’
‘Appuntamento davanti al bar’. Più leggeva e più si faceva prendere dallo sconforto.
‘Ricorda il passaporto è sul tavolo della cucina, e chiudi bene casa con tutte le mandate e l’allarme’.
‘Stai attenta, ti vogliamo bene e divertiti’. Gli ultimi due erano scritti a caratteri cubitali e firmati ‘mamma e papà’. I suo genitori lavoravano molto e non c’erano quasi mai, casa sua era sempre vuota, ma ad Anthea andava benissimo così, gli piaceva stare da sola, senza nessuno che si impicciava di quello che faceva. Stava bene ed era libera di fare quello che voleva, mangiare a qualsiasi orario e fare docce di quattro ore senza che nessuno (il padre) si lamentasse dello spreco di acqua calda.
Quando ebbe completamente realizzato quanto fosse grave la situazione il suo cellulare squillò. Non c’era bisogno di vedere il nome sul display per sapere chi fosse. Accettò la chiamata..- Pronto…- rispose con tono sofferente e ancora assonnato. - Bella de casa fra dieci minuti sono da te quindi muovi il tuo culo pesante e fatti trovare giù, siamo già con venti minuti di ritardo, c’è traffico e LONDON IS WAITNG FOR US!- Urlò l’amica dall’altra parte del telefono. Si sentivano clacson impazziti e arrabbiati squillare e Anthea ci mise poco a capire che la ragazza nella macchina, nel pieno di un suo sclero pre partenza, stesse creando non poco scompiglio in autostrada. - Ale c’è un problemino- sussurrò la ragazza sedendosi sul letto , che già immaginava la reazione della pazza automobilista per quello che stava per sentire. - Che tipo di problemino?- Rispose quella, sospettosa e allarmata al tempo stesso. - Ecco vedi, non ho sentito il primo allarme della sveglia, e nemmeno il secondo e il terzo…-
-…Anthea arriva al punto per l’Amor di Dio!’ La interruppe sbraitando la voce nel telefono.
- Alessia tesoro, ecco mi sono svegliata esattamente quattro minuti fa- sputò la ragazza facendosi coraggio.
Silenzio.
-…Ale, ci sei?-
Ancora silenzio.
- Oh Alè?- esclamò la ragazza allarmata.
Niente. 
- Veronesi devo chiamare i tuoi genitori per informali della tua morte prematura o posso semplicemente continuare a tenerli aggiornati sullo stadio di deficienza che hai raggiunto? Rispondimi per dio!-
Zero, nessun rumore, il vuoto assoluto.
Anthea stava per lanciare il telefono dall’altra parte della stanza tant’era nervosa, quando un urlo, anzi un ruggito, la fece bloccare e tremare al tempo stesso. - TU COSA?- Sbraitò l’autista infuriata, iniziando a sbuffare e a blaterare frasi che non seguivano filo logico. Iniziò di nuovo un concerto di clacson e di urla da parte degli altri guidatori. Anthea scoppiò a ridere immaginando la scena che si stava creando in quel momento nella strada.
- Cazzo ridi Anthy? Tra poco più di un’ora abbiamo il volo per Londra e Fiumicino non è di certo dietro l’angolo.- Anche Alessia quando era arrabbiata tendeva a diventare un tantino arrabbiata, e adesso era abbastanza arrabbiata capì Anthea. Sentì il rumore delle ruote sul brecciolino provenire da fuori, e poi la portiera sbattere, era arrivata. Infatti… -Vieni ad aprire sono fuori la porta -. La chiamata terminò.
Non aveva assolutamente intenzione di andare ad aprire quella porta, era spaventata. Immaginava già l’amica con un’ascia in mano e un sorriso diabolico aspettarla sull’uscio. Anthea basta vedere film horror, rimani terrorizzata e ti rendono ossessionata! Pensò tra sé e sé.
Uscì dalla sua stanza e si diresse verso le scale, le spuntò un sorriso involontario quando poggiò il piede sul freddo marmo dei gradini, adorava quella sensazione, la rilassava. Sorriso e sensazione che sparirono subito quando sentì la sua amica bussare e strepitare fuori dalla porta. ‘Vuoi aprire questa cazzo di porta brutta idiota prima che la butti giù e te le dia di santa ragione!?’
La giovane malcapitata corse giù per le scale, fiondandosi sulla porta e la spalancò. 
- Eviti di urlare, ho dei vicini e non credo faccia loro piacere essere svegliati da un’invasata con gli ultrasuoni al posto della voce alle sette di mattina di Domenica!- Esordì con un sorrisetto divertito e l’aria da innocente. - Non fare la stupida, sono furiosa e non ti conviene stuzzicarmi.- Rispose la ragazza ancora fuori dalla porta. Anthea non riuscì a trattenere le risa davanti all’espressione da finta arrabbiata dell’amica, e sempre ridendo la invitò ad entrare.
Fece il suo ingresso levandosi giacca e cappello e scaraventandoli poi sull’immenso divano di pelle bianca che troneggiava nel, anche quello immenso, salone arredato impeccabilmente.
Si girò a guardare la ragazza ancora in pigiama con aria di sfida. La dormigliona ricambiò lo sguardò, e si stupì di quanto fosse carina l’amica pur conciata in quel modo così semplice. Aveva dei jeans scuri e stretti, una felpa di qualche gruppo musicale alternativo e un paio di UGG, eppure sembrava una super modella. A dir la verità Alessia non era poi così perfetta, era di una bellezza nella norma, ma aveva un fisico da modella, avrebbe potuto benissimo competere con gli angeli di Victoria’s secret, e quel non so ché che la rendeva più interessante di quanto davvero lo era. Anche Anthea non era male. Era poco più bassa dell’amica, ma comunque alta, e più formosa. Anche lei però aveva dei modi di fare che attiravano chiunque, era spigliatissima e sempre col sorriso, le persone non potevano fare a meno della sua presenza, e della sua risata, rumorosa e che si faceva sentire sempre nei momenti meno opportuni. Due ragazze nella norma ma che piacevano, intrigavano, se poi insieme era impossibile resistergli. 
Continuava a guardare l’amica, e poi si accorse di un nuovo particolare. ‘Che minchia hai fatto hai capelli?’ sbottò chiudendo la porta e cercando un qualcosa con cui coprirsi, era pur sempre una mattina di Marzo, faceva abbastanza freddo a Roma per stare in canotta e slip.
- Ti piacciono?- Domandò l’altra orgogliosa mentre si accarezzava le ciocche dei suoi lunghissimi capelli castani, ora bionde.
- Dio Ale sembri la copia meno volgare e troia della Cyrus!- rispose l’amica ridendo.
- Ma va! Senti chi me lo sta dicendo poi.. hai una balla di fieno in testa!- disse offesa indicando l’ammasso di fili scuri che erano i capelli dell’amica.
- Mi sono svegliata ora, una doccia e si sistema tutto.- Ribbattè l’altra.
- Questo ci riporta al problema centrale- si ricordò Alessia, - hai esattamente venti minuti per renderti presentabile, o almeno umana. Nel frattempo io finisco di metterti le ultime cose nella tua valigia. Ora muoviti, sono fin troppo buona per i miei gusti, dovrei picchiarti.- Le disse guardandola male.
- Oh grazie cara, giuro faccio in un attimo. Tu intanto vai, la valigia è in camera.- Urlò correndo verso il bagno. Non c’era tempo per un bagno caldo, come avrebbe voluto, così entrò e si concentrò sui capelli, sui nodi nei capelli. Li cosparse di balsamo e dopo pochi minuti erano di nuovo lunghissimi e morbidissimi. Uscì asciugandosi per bene e andò in camera dove quella santa dell’amica le aveva già fatto trovare dei vestiti pronti da mettere. Un jeans, una semplice canotta e la felpa grigia con la zip che adorava. - Era sua.- Disse non appena la vide. - Lo so, non hai fatto che ripeterlo il giorno che te la diede, avevi occhi sognati e tanto di espressione da ebete.- Rispose l’amica sorridendo con dolcezza. - Si me lo ricordo, grazie per avermi fatto pensare a quanto ero stupida e zuccherosa in quel periodo-. L’amica rise, - dai ognuno ha i suoi momenti di zuccherosità quando prende una sbandata per qualcuno, se è una sbandata come quella e per un qualcuno come lui poi!-  Anthea rise al ricordo di quando era pazza di quel ragazzo che ora era il suo migliore amico. Era stata una bella sbandata quella, che era riuscita a reprimere con molto sforzo. Certo anche adesso quando stavano insieme aveva qualche strana voglia di saltargli addosso, ma era tutto un discorso fisico, era più che comprensibile dato il fisico da Bronzo di Riace che si ritrovava l’amico. Mise da parte quel pensiero e andò a mettersi le converse, Alessio sarebbe stato l’ultimo dei suoi problemi quella settimana. Quei setti giorni erano tutti per lei, l’amica e Londra. Prese la borsa, il cellulare e aiutata dall’amica portò al piano inferiore la valigia. Cercò il passaporto e le chiavi. - Pronta!- esclamò dirigendosi verso la porta già aperta mentre l’amica caricava il bagaglio in macchina. Chiuse con tutte le milioni di mandate che potevano esserci e attivò l’antifurto. Si fiondò nella 500 dell’amica e ridendo partirono per l’aereoporto. 
Quella sarebbe stata la settimana più bella della loro vita, se lo erano promesse. 
Frequentavano il penultimo anno del Liceo Classico, e quando la professoressa di inglese aveva detto che ci sarebbe stato un viaggio finanziato dalla scuola per gli alunni più lodevoli nella materia ci misero davvero poco a capire che loro sarebbero state tra le scelte. Non per vantarsi, ma l’inglese era il loro forte. Da sempre. Così nemmeno dopo un mese dopo eccole pronte ad imbarcarsi con i loro valigioni e con buone aspettative, dirette a Londra. 
- Siamo arrivate giusto in tempo-. Disse Alessia guardando sul tabellone degli orari. Il loro volevo sarebbe partito tra dieci minuti e fortunatamente loro avevano fatto il check-in e tutti quegli altri fastidiosi passaggi on line. Dovettero imbarcare solo le valige e salirono sull’aereo, controllarono il biglietto e si sistemarono nei posti giusti. 
- Ho davvero bisogno di un cafè.- Esclamò Anthea con aria stanca stravaccandosi qua to più poteva sul sedile, tirò fuori una rivista (Vogue) e prese l’ipod.
- Non ti consiglio di prendere questi che servono qui, fanno davvero schifo!- disse Alessia mentre armeggiava col suo iphone, ‘ma dato che sono una fantastica amica e sono a conoscenza della tua cafèdipendenza ti ho preparato questo mini termos. E davvero poco, ma almeno non hanno fatto storie per farlo passare.’ Le rivelò con un mega sorriso.
-Ti amo, io giuro che ti amo!- fu il ringraziamento della cafè dipendente, che fece ridire l’amica.
La voce del comandante annunciò la partenza, poi venne sostituita da una voce più metallica che diede tutte le informazioni d’obbligo su come ci si comporta in aero e su cosa fare in casi estremi, augurò un buon viaggio e l’aereo cominciò a muoversi, sempre più veloce finché non decollò.
Le due ragazze si bearono della sensazione di libertà che provarono appena videro il terreno farsi sempre più lontano, entrambe adoravano volare, avevano sempre viaggiato sin da bambine, e quella sensazione di stretta allo stomaco quando si alzavano da terra le divertiva.
- Sento che questa settimana sarà un punto di svolta per noi, sarà sensazionale!- interruppe il silenzio Alessia guardando estasiata l’amica.
- Oddio Ale non esagerare, ci divertiremo, Londra è bellissima e i ragazzi con cui alloggeremo sono fantastici ma non stiamo andando a ricevere la grazia divina.- La fermò l’amica chiudendo la rivista che aveva sulle ginocchia e togliendosi le cuffiette.
- Non smontare i miei momenti di idillio, e poi fidati, sento che succederà qualcosa, qualcosa di figo.- Rispose convinta e con un brillio negli occhi.
- Speriamo tu abbia ragione, magari incontro Depp in un bar e lui vedendomi capisce che la donna della sua vita sono io e non quella seccaccia della Paradìs!-. disse ridendo Anthea.
- Anthea ho detto qualcosa di figo, non un fenomeno inspiegabile e miracoloso-. La riportò alla realtà l’amica facendola ridere del suo sogno, sempre lo stesso tra l’altro. Depp era peggio del cafè.
Il resto del viaggio lo passarono a sfogliare riviste, Anthea si addormentò anche - stranamente-, per poi venire svegliata dalla voce nelle casse che avvertiva i passeggeri dell’atterraggio.



Premetto che non so ne perché l'ho pubblicata ne se la continuerò.
L'ho scritta in un momento di totale ispirazione e in condizione per niente fattibili.
Oggi ho deciso di pubblicarla su efp. Non so se nemmeno se la leggerete e se, sopratutto, vi piacerà. Detto questo vi saluto.
Giulia!
  
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