Io me ce lo vedo così,
Dio.
Stanco, molto stanco,
così
tanto
da volersi prendere
una pausa.
E Dio chiuse tutto.
Pratica, preghiere,
richieste, miracoli,
tutto.
Aveva un posto dove
andare
quando tutto questo
diventava troppo,
persino per lui.
Quando quella massa
di capricciosi
infantili pretendeva
troppo, e cioè quasi sempre,
e lui
aveva bisogno di staccare
la spina,
si rinchiudeva nel suo giardino,
e guardava l'universo.
E non pensava, no,
lo faceva fin troppo e sempre,
lui ammirava.
Osservava l'universo e ciò
che aveva fatto,
si accendeva una sigaretta
e tirava un bel sospiro di sollievo.
Tanto nessuno lo saprà mai,
si diceva.
Non ci stava neanche a pensare
troppo su, sugli umani,
e su tutto.
Diceva sempre
-
gli uomini hanno fra le mani una
-
potenza superiore alla mia,
-
ma sono troppo stupidi per capirlo.
Chiedono a me qualsiasi cosa
come se io potessi
cambiare i loro destini,
ma in fondo io non posso
far nulla,
io sono solo un povero Dio.
Poi, la sigaretta finì,
e la smaterializzò.
Era contro l'inquinamento,
sai com'è, essendo Dio.
Rientrò in ufficio,
e fra catastrofi,
preghiere,
miracoli,
campionati di football,
diete,
malattie,
cure,
amore,
esami,
musica,
poesia,
destino,
male,
bene,
loro,
io,
non potè fare
a meno di socchiudere
un attimo gli occhi,
di pensare ai motivi
per cui continua a fare
ciò che sta facendo.
Poi si ricorda perché,
“Ah.. già.”dice.
E riprende le sue scartoffie.
Valli a capire tu,
questi esseri universali.