Dedicata a Soly Dea, che come me vede NaruSaku
ovunque! J
Retracing the path that brought me here
Non avrebbe mai saputo dire, Sakura,
come davvero tutto avesse avuto inizio. Non che non fosse in grado di ricordare
un avvenimento che rientrava comunque in una sfera di tempo non propriamente
remota; molto semplicemente non sapeva quando
le cose avessero iniziato a cambiare, mutandola piano. Si sentiva, ad ora,
modellata da chissà quale artigiano, proprio come si fa con la creta o l’argilla.
Ma Sakura non era ne creta ne argilla. Queste si sarebbero rotte, frantumate
sotto la violenza di quanto era successo nel corso degli anni. Lei, invece, era
ancora lì, salda sulle sue gambe e ferma nei suoi ideali. Solo i suoi
sentimenti e la loro intensità erano cambiati, portando la sua vita a seguire
un corso che mai avrebbe immaginato.
Era certa di una cosa, Sakura, ora che
quella situazione l’aveva costretta ad un po’ di tempo per riflettere con calma
su diverse cose. E quel qualcosa era la certezza che, il mutamento che l’aveva
resa quella che era, si era diluito dai suoi 12 anni in poi. Quando il Team7
era nato… Quando per la prima volta aveva compreso cosa volesse dire avere dei
compagni al suo fianco… Le prime missioni… Era certa che l’origine risalisse a
quel tempo lontano, così lontano che a volte le sembrava solo un sogno
effimero. Ma poi abbassava lo sguardo, sentendo qualcosa dentro di se, e si
accorgeva che un sogno non si sarebbe mai fatto sentire in quella maniera.
Quando questi pensieri la colpivano,
Sakura socchiudeva gli occhi e si beava del tempo atmosferico, qualsiasi esso
fosse, seduta sotto il portico di casa.
Riusciva a ricordare nitidamente
quella ch’era stata la sua vita dalla formazione del Team7 – con annesso
tradimento di Sasuke e tutto quello che quest’azione aveva portato – fino alla
fine della Quarta Grande Guerra Ninja, che aveva visto la sua generazione
protagonista di uno scontro le cui radici affondavano in un passato troppo
remoto perché loro fossero davvero in grado di comprenderlo. Ma da quel momento
in poi le cose si facevano sfocate. Per questo non sapeva, non sapeva, come tutto fosse iniziato. Come avevano fatto ad
arrivare là.
Forse le radici sono da ricercarsi
alla fine della Guerra, e nel conseguente ritorno alla Foglia dei Ninja che
erano partiti. Forse nella decisione che aveva preso lei di lasciar andare
Sasuke, di smetterla di rincorrerlo. Forse a quella sensazione che assomigliava
alla Pace, grazie alla quale i legami
tra i villaggi erano sempre più intensi e la ricostruzione di questi procedeva
a passo di marcia. Ci avevano messo pochi mesi, facendo i conti, perché la
rinascita della Foglia si mostrasse a tutti. Sembrava che le cose fossero
destinate a tornare così come le avevano lasciate, ma proprio in quel momento
Sakura aveva sentito un vuoto nel petto, sintomo che quanto era successo aveva
cambiato radicalmente le cose, e lasciato squarci profondi nella pelle e nell’anima.
Solchi che difficilmente si sarebbero rimarginati.
Inizialmente non ci aveva davvero
fatto caso, presa com’era dai lavori di ricostruzione. Poi lo aveva notato
quasi per caso, e il fiato le si era mozzato per la consapevolezza. Sasuke non
era alla Foglia. Sasuke non era voluto tornare indietro con loro. Eppure lei
non sentiva niente. Nessun dolore lancinante. Nessun macigno ad opprimerla
impedendole di respirare. Solo una lieve nostalgia, di quelle che prendono
sempre il petto quando si pensa a qualcosa di passato alla quale si teneva, e
che ora non è che un ricordo labile e sfocato.
Ma se anche questa consapevolezza l’avesse
finalmente colta Sakura non riusciva ancora ad essere felice. Quello ch’era
successo – la Guerra! La distruzione! Le vite spezzate! Le vite che non era
stata in grado di salvare! – la tormentava continuamente, soprattutto di notte,
quando la sua mente giornalmente occupata da mille e più impegni si abbandonava
all’oblio e iniziava a viaggiare nei meandri della coscienza. Ed era in quei
momenti che si svegliava, di scatto, alzando il busto all’improvviso, cosa che
le causava sempre la nausea, la fronte madida di sudore e la gola che emetteva
strani gorgoglii incomprensibili; oppure aveva preso ad urlare, nel cuore della
notte, facendo accorrere i suoi genitori fintanto che aveva vissuto con loro. Proprio
per questo aveva preso un appartamento, lontano dal nido familiare, alla
ricerca della solitudine che credeva l’avrebbe aiutata. Ma gli incubi non si
placavano. Ci aveva messo settimane prima di essere in grado di trattenere
quelli che sembravano ululati straziati dal dolore, ficcandosi il pugno in
bocca, svegliandosi un secondo prima dell’urlo. Ed era andata avanti così. Finché
non era crollata.
Ricorda vagamente una corsa sotto la
pioggia, il disperato tentativo di far tacere le voci che le urlavano nella
testa. Ancora più vago è il ricordo di essere andata a sbattere contro qualcuno
che l’ha afferrata al volo mentre lei si dibatteva in preda all’isteria del
momento. Ma ricorda perfettamente la stretta di Naruto, il suo abbraccio caldo
nel gelo dell’acquazzone. Ricorda anche di aver pianto, tanto, almeno fino a quando
non si è addormentata, sconfitta dalla stanchezza, crollando addosso al
ragazzo. E lui l’ha sorretta come sempre.
Da quel momento Naruto non se n’è mai
andato. È stato una costante nella sua vita. Sempre lì. Sempre al suo fianco. Per
un abbraccio, una ciotola di ramen da Teuchi, una nottata ad osservare le
stelle, un semplice silenzio o uno sfogo isterico. Anche semplicemente per
rimanere vicini, nella notte, nel letto di lui, a dormire abbracciati cercando
nell’altro la forza necessaria per continuare. Si, Naruto c’è sempre stato. E la
sua presenza, per Sakura, è stata la pioggia che ha definitivamente lavato via
gli orrori che si portava dentro.
Ridacchia gaia, Sakura, ripensando
alle facce degli abitanti della Foglia – ma soprattutto dei loro amici! – le prime
volte che li avevano sorpresi insieme, non può come amici o compagni di Team,
ma come coppia. Quante risate si erano fatti in quel periodo sulla sorpresa
degli altri. Perché si, anche se nessuno l’ha mai detto, tutti si aspettavano
che Naruto scegliesse Hinata, e che Sakura continuasse ad aspettare il ritorno
di Sasuke fin quando questo non fosse avvenuto. Ma a Sakura e Naruto è sempre
piaciuto sorprendere, e quella volta la sorpresa l’hanno fatta proprio grossa.
“
Abbiamo deragliato dai binari. Abbiamo preso una strada che nessuno si sarebbe
mai aspettato. Ma mi va bene così. Ciò che ho adesso non lo cambierei per
niente al mondo.”
È questa l’unica cosa che Sakura
pensa, sentendo la realtà tirarle un poderoso calcio al ventre. Non c’è proprio
niente da fare: quel bambino è tale e quale a suo padre! Ma la donna – si,
ormai lo è diventata! – si rizza improvvisamente poggiandosi una mano sulle
labbra, come se avesse appena detto qualcosa di sbagliato. Ed infatti è così. Perché
è certa che sarà una femmina. Si, una bambina. Non sa come può esserne così
sicura, ma qualcosa le dice che sarà così.
Sorride serena, Sakura, mentre sente
una mano accarezzarle le spalle e poi scendere giù, fino al pancione, dove si
spostano le coccole. E la bambina, una volta ancora, scalcia, come a salutare
il suo papà. Poi Naruto si china posando un leggero bacio sulle labbra della
moglie.
Sono a casa.