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Autore: Rain e Ren    21/05/2012    3 recensioni
Da quel momento Naruto non se n’è mai andato. È stato una costante nella sua vita. Sempre lì. Sempre al suo fianco. Per un abbraccio, una ciotola di ramen da Teuchi, una nottata ad osservare le stelle, un semplice silenzio o uno sfogo isterico. Anche semplicemente per rimanere vicini, nella notte, nel letto di lui, a dormire abbracciati cercando nell’altro la forza necessaria per continuare. Si, Naruto c’è sempre stato. E la sua presenza, per Sakura, è stata la pioggia che ha definitivamente lavato via gli orrori che si portava dentro. [Dedicata a Soly Dea, che come me vede NaruSaku ovunque!]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Dedicata a Soly Dea, che come me vede NaruSaku ovunque! J

 

 

Retracing the path that brought me here

 

 

 

Non avrebbe mai saputo dire, Sakura, come davvero tutto avesse avuto inizio. Non che non fosse in grado di ricordare un avvenimento che rientrava comunque in una sfera di tempo non propriamente remota; molto semplicemente non sapeva quando le cose avessero iniziato a cambiare, mutandola piano. Si sentiva, ad ora, modellata da chissà quale artigiano, proprio come si fa con la creta o l’argilla. Ma Sakura non era ne creta ne argilla. Queste si sarebbero rotte, frantumate sotto la violenza di quanto era successo nel corso degli anni. Lei, invece, era ancora lì, salda sulle sue gambe e ferma nei suoi ideali. Solo i suoi sentimenti e la loro intensità erano cambiati, portando la sua vita a seguire un corso che mai avrebbe immaginato.

Era certa di una cosa, Sakura, ora che quella situazione l’aveva costretta ad un po’ di tempo per riflettere con calma su diverse cose. E quel qualcosa era la certezza che, il mutamento che l’aveva resa quella che era, si era diluito dai suoi 12 anni in poi. Quando il Team7 era nato… Quando per la prima volta aveva compreso cosa volesse dire avere dei compagni al suo fianco… Le prime missioni… Era certa che l’origine risalisse a quel tempo lontano, così lontano che a volte le sembrava solo un sogno effimero. Ma poi abbassava lo sguardo, sentendo qualcosa dentro di se, e si accorgeva che un sogno non si sarebbe mai fatto sentire in quella maniera.

Quando questi pensieri la colpivano, Sakura socchiudeva gli occhi e si beava del tempo atmosferico, qualsiasi esso fosse, seduta sotto il portico di casa.

Riusciva a ricordare nitidamente quella ch’era stata la sua vita dalla formazione del Team7 – con annesso tradimento di Sasuke e tutto quello che quest’azione aveva portato – fino alla fine della Quarta Grande Guerra Ninja, che aveva visto la sua generazione protagonista di uno scontro le cui radici affondavano in un passato troppo remoto perché loro fossero davvero in grado di comprenderlo. Ma da quel momento in poi le cose si facevano sfocate. Per questo non sapeva, non sapeva, come tutto fosse iniziato. Come avevano fatto ad arrivare là.

Forse le radici sono da ricercarsi alla fine della Guerra, e nel conseguente ritorno alla Foglia dei Ninja che erano partiti. Forse nella decisione che aveva preso lei di lasciar andare Sasuke, di smetterla di rincorrerlo. Forse a quella sensazione che assomigliava alla Pace, grazie alla quale i legami tra i villaggi erano sempre più intensi e la ricostruzione di questi procedeva a passo di marcia. Ci avevano messo pochi mesi, facendo i conti, perché la rinascita della Foglia si mostrasse a tutti. Sembrava che le cose fossero destinate a tornare così come le avevano lasciate, ma proprio in quel momento Sakura aveva sentito un vuoto nel petto, sintomo che quanto era successo aveva cambiato radicalmente le cose, e lasciato squarci profondi nella pelle e nell’anima. Solchi che difficilmente si sarebbero rimarginati.

Inizialmente non ci aveva davvero fatto caso, presa com’era dai lavori di ricostruzione. Poi lo aveva notato quasi per caso, e il fiato le si era mozzato per la consapevolezza. Sasuke non era alla Foglia. Sasuke non era voluto tornare indietro con loro. Eppure lei non sentiva niente. Nessun dolore lancinante. Nessun macigno ad opprimerla impedendole di respirare. Solo una lieve nostalgia, di quelle che prendono sempre il petto quando si pensa a qualcosa di passato alla quale si teneva, e che ora non è che un ricordo labile e sfocato.

Ma se anche questa consapevolezza l’avesse finalmente colta Sakura non riusciva ancora ad essere felice. Quello ch’era successo – la Guerra! La distruzione! Le vite spezzate! Le vite che non era stata in grado di salvare! – la tormentava continuamente, soprattutto di notte, quando la sua mente giornalmente occupata da mille e più impegni si abbandonava all’oblio e iniziava a viaggiare nei meandri della coscienza. Ed era in quei momenti che si svegliava, di scatto, alzando il busto all’improvviso, cosa che le causava sempre la nausea, la fronte madida di sudore e la gola che emetteva strani gorgoglii incomprensibili; oppure aveva preso ad urlare, nel cuore della notte, facendo accorrere i suoi genitori fintanto che aveva vissuto con loro. Proprio per questo aveva preso un appartamento, lontano dal nido familiare, alla ricerca della solitudine che credeva l’avrebbe aiutata. Ma gli incubi non si placavano. Ci aveva messo settimane prima di essere in grado di trattenere quelli che sembravano ululati straziati dal dolore, ficcandosi il pugno in bocca, svegliandosi un secondo prima dell’urlo. Ed era andata avanti così. Finché non era crollata.

Ricorda vagamente una corsa sotto la pioggia, il disperato tentativo di far tacere le voci che le urlavano nella testa. Ancora più vago è il ricordo di essere andata a sbattere contro qualcuno che l’ha afferrata al volo mentre lei si dibatteva in preda all’isteria del momento. Ma ricorda perfettamente la stretta di Naruto, il suo abbraccio caldo nel gelo dell’acquazzone. Ricorda anche di aver pianto, tanto, almeno fino a quando non si è addormentata, sconfitta dalla stanchezza, crollando addosso al ragazzo. E lui l’ha sorretta come sempre.

Da quel momento Naruto non se n’è mai andato. È stato una costante nella sua vita. Sempre lì. Sempre al suo fianco. Per un abbraccio, una ciotola di ramen da Teuchi, una nottata ad osservare le stelle, un semplice silenzio o uno sfogo isterico. Anche semplicemente per rimanere vicini, nella notte, nel letto di lui, a dormire abbracciati cercando nell’altro la forza necessaria per continuare. Si, Naruto c’è sempre stato. E la sua presenza, per Sakura, è stata la pioggia che ha definitivamente lavato via gli orrori che si portava dentro.

Ridacchia gaia, Sakura, ripensando alle facce degli abitanti della Foglia – ma soprattutto dei loro amici! – le prime volte che li avevano sorpresi insieme, non può come amici o compagni di Team, ma come coppia. Quante risate si erano fatti in quel periodo sulla sorpresa degli altri. Perché si, anche se nessuno l’ha mai detto, tutti si aspettavano che Naruto scegliesse Hinata, e che Sakura continuasse ad aspettare il ritorno di Sasuke fin quando questo non fosse avvenuto. Ma a Sakura e Naruto è sempre piaciuto sorprendere, e quella volta la sorpresa l’hanno fatta proprio grossa.

 

“ Abbiamo deragliato dai binari. Abbiamo preso una strada che nessuno si sarebbe mai aspettato. Ma mi va bene così. Ciò che ho adesso non lo cambierei per niente al mondo.”

 

È questa l’unica cosa che Sakura pensa, sentendo la realtà tirarle un poderoso calcio al ventre. Non c’è proprio niente da fare: quel bambino è tale e quale a suo padre! Ma la donna – si, ormai lo è diventata! – si rizza improvvisamente poggiandosi una mano sulle labbra, come se avesse appena detto qualcosa di sbagliato. Ed infatti è così. Perché è certa che sarà una femmina. Si, una bambina. Non sa come può esserne così sicura, ma qualcosa le dice che sarà così.

Sorride serena, Sakura, mentre sente una mano accarezzarle le spalle e poi scendere giù, fino al pancione, dove si spostano le coccole. E la bambina, una volta ancora, scalcia, come a salutare il suo papà. Poi Naruto si china posando un leggero bacio sulle labbra della moglie.

Sono a casa.

   
 
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