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Autore: Hagne    22/05/2012    1 recensioni
"Quando un Re senza trono, ridotto in schiavitù, torna alla ribalta.
Quando degli dei, infrangendo le regole, compiono una blasfemia.
Quando ciò che non dovrebbe esistere nasce, cresce e uccide.
Allora nasce questa storia.
Una storia di amore, odio, rancore, e crescita.
Perchè il confine tra bene e male è labile, precario, e non sempre ciò che sembra giusto, lo è davvero"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Heart Of Everything '
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“Birds and butterflies 
Rivers and mountains she creates 
But you'll never know 
The next move she'll make 
You can try 
But it is useless to ask why 
Cannot control her 
She goes her own way “

[…]


“She rules until the end of time 
She gives and she takes 
She rules until the end of time 
She goes her own way “


( Mother Earth – Within Temptation )









*-
 Il Tesseract si comporta male.
- Sta facendo lo spiritoso?
 
Non aveva mai visto così tante creature con gambe e braccia tutte insieme, e alcuni  avevano persino i “ capelli” lunghi come i suoi, ma non riusciva a muoversi, e uno di loro  le puntava contro una strana asta baluginante, come quella della prigione di Loki.
 
- Sta emettendo interferenze, radiazioni, niente di dannoso, bassi livelli di radiazioni gamma.  
- Ma può diventarlo.
 
Le vedeva girarle attorno con una strana luce nei punti luminosi, “paura” forse, ma la sua conoscenza delle emozioni si riduceva al “calore” e alla “felicità”, e nessuna di queste sembrava animarle.

Tutto ad  un tratto però, un  fastidioso senso di prurito la morse di lato, nel punto in cui la creatura a lei più vicina l’aveva toccata, “punzecchiata” corresse la sua mente, ma la sgradevole sensazione di disagio continuava a rimanere, a darle fastidio.
 
Vide alcune scariche blu zampillare contro la creatura che, spaventata, indietreggiò di colpo, ma quella non sembrò voler demordere, tornando a toccarla con quella “cosa” che prudeva.
Erano più strane di quelle che aveva visto nei corridoi luminosi.
 
Erano meno colorate, meno spaventose, ma quella creatura che continuava a toccarla cominciava a farla infuriare, e quando, all’ennesimo contatto con l’asta sentì il fianco prudere, un'ondata di frustrazione la assalì.
 
Stava per chiamare il nome di Loki, ma non aveva voce, e la sensazione di “calore “ si fece insopportabile, tanto che provò a raggomitolarsi su se stessa per ottemperare al rinnovato fastidio.
 
Ma quello era un “calore” che aumentava, si ingrandiva, la feriva, le faceva “paura”.
Ed era sul punto di gridare,  quando-
- Non adesso!

- È viva secondo voi?
Scattò in piedi con le pupille dilatate e le
“dita"  pressate sul punto che continuava a pruderle, ma tutte quelle persone nere erano scomparse, e di fronte a lei si apriva uno spazio enorme, “infinito" ,  fatto di azzurro e verde come la“cosa” che aveva visto  nella sua testa, come il paesaggio incontaminato che le riempì lo sguardo di uno strano sollievo. 
- Stai bene? – pigolò una vocetta ai suoi piedi, e quando i suoi occhi misero a fuoco le miniature delle creature parlanti, una nuova ondata di paura la portò a saltare di lato.
Eppure non riuscì a scomparire nelle pareti,  a
 nascondersi, perché non c’era niente dietro il quale accucciarsi, e la sorpresa di non trovare nulla con il quale difendersi la spinse a spiccare un balzo ancora più forte, tanto che, senza sapere come, si ritrovò in aria, immobile,  ghiacciata dalla “paura"  e dalla confusione nel non sapere come vi fosse riuscita. 
- Vola ! – squittì deliziato una delle creaturine, indicandola con dita uguali alle sue, ma la
 “felicità" che aveva riconosciuto nella piccola “cosa” parlante non rispecchiava il suo stato d’animo.
Perché non sapeva come avesse  fatto a salire tanto in alto, ma soprattutto,  non sapeva come scendere.
Non capiva, non riusciva a comprendere, ed era spaventata, ma avrebbe potuto chiedere a
 “Loki" , avrebbe potuto nascondersi dietro di lui. 
Si voltò con un po’ meno paura,  ma i suoi occhi poterono ammirare  solo un 
 "pavimento"    di uno strano colore,  un po’ più scuro, brutto, perché le ricordava tanto il mantello della creatura “dorata" , e il ricordo di lui la spaventava. 
Lo stesso colore che, si accorse solo in seguito, le imbrattava la mano destra.
 
Quella che aveva teso a
“Loki”.
Quella, alla fine della quale, avrebbe dovuto trovare la sua.
 
Ma lui non c’era.
Non accanto a lei.
In nessun altro luogo,
 accanto a lei. 
Era sola, accerchiata da delle creature parlanti che, per quanto piccole, continuavano ad emettere quei versetti acuti così sconosciuti, e la indicavano,
 “ punzecchiavano" , come la creatura del suo sogno. 
- Cosa c’è Estela ? Cosa-
- Più avanti dottore! Io e gli altri abbiamo trovato una persona caduta dal cielo!- pigolò una vocetta ancora più acuta ma meno stridula, quasi
 “dolce”, e lei non potè che lanciare uno sguardo oltre le teste  delle piccole miniature per capire da dove provenisse quel suono più“dolce “.
- Dal cielo ? 
L’uomo si lasciò sfuggire un mezzo sorriso  alla vista dell’esuberanza della bambina – cosa stai dicendo? Una persona non può cadere dal -
- Eccola! È lei dottore!
 
Quando Bruce Banner seguì il dito della piccola puntarsi al cielo, si sarebbe aspettato di tutto, ma non di vedere una ragazzina che fluttuava  in aria, intenta a  fissarlo con altrettanto orrore.
 
D’improvviso, la visione di una creatura parlante di dimensioni
 “normali " , familiari,  la portò alla mente quella sensazione di pericolo che l’aveva spinta a “combattere" , ma non riusciva a scendere da lì, e non sapeva come difendersi, dove nascondersi, come scacciare i punti luminosi di quella “cosa” che la fissava con una certa fissità. 
Come aveva fatto Loki la prima volta.
 
- Tornate a casa bambini.
 
- Ma …- provò ad opporsi uno dei piccoli, ma l’occhiata severa dell’uomo li convinse a sgattaiolare via con la coda tra le gambe.
 
Solo Estela non sembrò essere intimorita dall’occhiata ammonitrice del dottore.
 
- Sta piangendo – lamentò invece, abbozzando qualche passo verso la  ragazza dalla pelle strana che si era portata le mani davanti al viso con un singhiozzo.
 
- Estela, non -
- Ma ha paura – piagnucolò ancora, sollevando gli occhi scuri sulla sua “scoperta”.

Quando qualcosa di morbido le sfiorò appena la gamba destra  lei scostò le mani dal viso con una certa reticenza, scoprendo che la
 “cosa” che l’aveva toccata con tanta delicatezza era stata la mano della piccola creatura che, saltando, provava a tirarla giù per un piede. 
Non la capiva, ma non sembrava cattiva, non sembrava volerle fare del male.
 
Un po’ meno intimorita allungò un braccio, attenta a non toccarla troppo, ma quando la piccola
 “cosa” le porse la sua, di mano, uno strano calore le scaldò le guance. 
E a lei quel calore piaceva, le era familiare.
 
Richiuse le dita sulla minuscola mano della creatura, riconoscendo la morbidezza dei suo stessi palmi, meno freddi di quelli di Loki, ma rassicuranti, non cattivi .
 
La piccola
“cosa” emise un altro versetto stridulo che però non era fastidioso come quello delle altre miniature, era quasi confortante, ma quando l’altra creatura, quella più grande, provò ad avanzare, si ritirò con uno squittio, tornando in alto e portando con sé la piccola cosa. 
Se la strinse al petto, attenta a non farla cadere come aveva visto fare a Loki con lei quando era ancora meno
 “lunga" , meno  "pesante", ma la creatura sotto di lei sembrava spaventata, e continuava a lanciare occhiate strane alla piccola cosa.
Forse era sua .
 
Forse gli apparteneva, lei non lo capiva, non lo sapeva, ma qualcosa riuscì a capirlo, finalmente.
 
L’unica parola in tutti quei versi strani che conosceva.
 
- Amico ? – ripetè incerta, osservando la mano che la creatura parlante le aveva teso.
Lo vide annuire con forza, mostrando tra le labbra una fila di cose bianche, luminose.
 
Infilò una mano nella sua, di bocca, sfiorando le stesse cose che lui esibiva con tanta “felicità"
, e non potè che allungare il braccio, seppur con una certa reticenza. 
Quando la
“cosa" la tirò giù  con forza   si lasciò scappare un urlo spaventato, ma lui la strinse al petto e le sfiorò la testa  con un movimento lento che la sua mente definì “carezza".
E riuscì a ricordare  anche una seconda parola.
 
“Abbraccio” .
 
Perché la creatura parlante la stava abbracciando, non la feriva, non le urlava contro parole strane.

La stringeva solamente.
Come aveva fatto Loki nelle prigioni.
 
Ma lui non era lì, e la cosa non le piaceva.
 
Le faceva paura, anche se aveva trovato un altro
" amico".
Ma un “amico” che non era
lui. 







°°°
 

   
 
 


Aveva imparato cos’era un
"sorriso" , la sua utilità, il suo perché, e tutto grazie all’ ”amico Bruce". 
Lui parlava più di Loki, era più “dolce”, era meno “freddo”, ma a lei il freddo di Loki piaceva.
 
Come il calore di Bruce.
 
Era piacevole, era rassicurante, come le sue braccia.
 
Ma non le piaceva la cosa parlante che l’aveva presa alle spalle, l’oggetto che aveva disintegrato  con una scarica elettrica
 e che ora osservava con diffidenza.
 
Era sola, perché Bruce era stato portato via dalla
 “piccola cosa”, da “Estela” si corresse all’ultimo.
Aveva provato a dirle qualcosa, ma lei non lo capiva, non comprendeva le sue parole, e vederlo curvare le spalle non le piaceva.
Era una cosa che faceva lei quando era stanca, e lei non voleva che
 “Bruce” si stancasse di lei.
Non voleva neanche che si arrabbiasse per quello che aveva fatto, perciò provò ad unire le piccole schegge,  ammassandole le une sulle altre, ma la cosa non tornava a parlare.
- Cosa stai facendo ?
 
Aveva imparato a riconoscere la sua voce.

Era calda, era morbida come il suo “sorriso”, era “gentile”, e a lei le cose gentili cominciavano a piacere,
 molto. 
Provò a nascondere ciò che aveva rotto per paura che anche lui,  come Loki, cominciasse a dire parole che non capiva, ma che poteva recepire attraverso il tono della voce.
 
E quando lo vide correrle in contro, una strana sensazione di vuoto le azzannò lo stomaco.
 
Si lasciò afferrare le mani, abbassando la testa per paura di vederlo gridare, ma lui le sollevò il mento per fissarla con una strana luce negli occhi.
 
“Preoccupazione”
 spiegò la sua testa, ma lei non sapeva cos’era.
Sapeva solo che lo
 “intristiva” , lo faceva diventare “confuso”, e la cosa non le piaceva. 
- Cosa è successo alla radio ? Ti sei fatta male ?
 
Le tastò il viso, la pancia, le braccia con mani un po’ tremanti,
 “spaventate” , ma per qualcosa che lei non comprendeva. 
Non gli importava di ciò che aveva rotto,  lo capiva dal modo in cui la guardava, sembrava più  interessato a
 lei. 
-
 “Male”?  - ripetè stranita, osservando i palmi grandi di “Bruce” scorrere delicati lungo le sue braccia. 
Lui parve pensarci un attimo prima di pizzicarsi il viso  e far arrossare la pelle.
 
Alla vista di quel colore così
 “brutto” però, lei gli scostò le mani con forza, tastando la chiazza con le dita fredde. 
- Questo è male – le disse, toccando il punto in cui si era formata l’arrossamento.
 
E solo allora lei sembrò capirlo.
 
- Paura – lo corresse allora, sicura delle proprie parole.
 
- Non paura , male – tornò a ripetere “Bruce”, ma lei non accettava quella parola, non aveva senso.
 
Scosse la testa con forza, sfiorando la chiazza e tornando a ribadire ciò che lei credeva fosse.
 
- Paura.
“Bruce” non la contraddisse, si limitò ad inclinare il capo e storcere la bocca.
 
E lei lo imitò.
 
Perché lo trovava buffo, e imparare nuove cose, con lui, le piaceva.
 
Perché non facevano male, ma erano cose  gentili, erano cose 
 “belle”. 
- Tu sai il mio nome, ma io non so il tuo.

Come la maggior parte delle volte che lo sentiva parlare  non riuscì a cogliere il significato di ciò che diceva, ma quando lo vide portarsi una mano al petto e ripetere “Bruce”, il suo primo istinto fu quello di imitarlo.
 
Eppure non riuscì a dire nulla, perché non sapeva effettivamente cosa dire.
Non sapeva cos’era un
 nome. 
Non sapeva perché
 “Loki” e “Bruce” lo avessero e lei no. 
Era ingiusto, era strano, e nel vedere il sorriso del suo nuovo amico spegnersi un po’, capì che doveva essere triste.
- Non hai un nome?
 
Scosse la testa, senza sapere come altro rispondergli, e nel vedere i punti luminosi di “Bruce” adombrarsi fu spinta dal bisogno di prendergli le mani e  stringerle tra le sue.
 
Perché c’era qualcosa nel suo stomaco che cominciava a darle fastidio ogni qual volta lo vedeva triste, confuso, spaventato, una sensazione sgradevole che, al pari della
 “paura”, voleva dimenticare, non provare più. 
- Ne vuoi uno ? – le chiese allora, “gentile”, allungando una mano alle “cose” piene di fogli sul piccolo tavolino mangiucchiato dalle termiti.  
Aveva imparato a leggere da poco  grazie ai“libri” sui quali Bruce le spiegava con le“figure”  ciò che la circondava, ciò che non capiva.
 
 E sebbene avesse imparato solo la parola“ terra”, “aria” e “cielo”, quando lo vide sfogliare delle pagine molto più colorate, ma con delle “scritte”
 più piccole e difficili,  allungò un po’ il collo per vedere meglio. 
Era un libro“vecchio”, tanto vecchio, e puzzava di chiuso, di stantio, come la sua prigione, come la stanza buia dalle pareti d’oro.
 
- Non so perché, ma penso che troveremo un bel nome per te, tra le leggende norrene.
Aveva ricominciato a “borbottare”.
Succedeva spesso quando pensava, o quando scriveva cose difficili fatte di “numeri
 ” e segni che le riportavano alla mente qualcosa, ma non sapeva cosa . 
Ma le piaceva che “borbottasse”, era “carino” e le faceva piacere sentirlo parlare.
 
Bruce aveva delle mani grandi, un po’ ruvide, ma calde come la coperta nella quale lei si rotolava prima di andare a “dormire” accanto a lui.
 
Ne era ipnotizzata, specialmente quando sfogliava i suoi libri.
 
Era “bello” da vedere, le piaceva, ma quando vide una “figura” familiare sulle pagine gialle del libro  lanciò un urletto emozionato, fermando la mano di lui prima che potesse voltar pagina.
 
- Cosa c’è ? Cosa hai …oh
 . 
Non sembrava “felice”
 come lei, ma ora non contava.
Perché c’era Loki, lì, sul libro.
C’era il suo “amico Loki”
 , e vederlo di nuovo la fece sentire estremamente felice. 
- Ti piace
 lui ? 
La voce di Bruce era cambiata, si era fatta strana, “incredula”
 le suggerì la sua testa, ma lei non capiva il perché, voleva solo avere Loki con sé, di nuovo, anche se sfiorandolo lui non l’avesse guardata. 
Anche se parlandogli, lui non le avesse risposto.
 
Quando però provò a tirar via la “figura” di Loki  Bruce la fermò per un braccio, osservando prima lei, poi il libro aperto sulle ginocchia.
 
- Non puoi.
 
Il primo suo
 diniego, la prima volta che il fastidio la portava a muoversi nervosamente in sua presenza  mentre una nuova parola si agitava nel suo petto  con il suo familiare  tum-tum . 
- “Mio” – pigolò sicura, agguantando la pagina per stringersela al petto.
 
- Ma è un libro del XVI secolo. Io non posso-
- “Mio” – tornò a ripetere, impuntandosi e fissandolo con una nota di supplica.
 
Bruce “sbuffò”, ma con un lieve sorriso, ricominciando a “borbottare” nel porgerle ciò che voleva, e quando “Loki” fu al sicuro tra le sue braccia, “sorrise” anche lei.
 
- Visto che ti piacciono tanto gli dei del Nord, che ne dici di Astrid? Mi sembra significhi “amata dagli dei”.
 
Si era messa a giocare con
 Loki  e non lo aveva sentito, anche se in ogni caso avrebbe continuato a non capirlo, ma quando Bruce la costrinse a fissarlo  ebbe tutta la sua attenzione. 
- Hai capito cos’ho detto?
 
“Aggrottò” la fronte come aveva visto fare a lui quando non capiva una cosa, continuando a stringere al petto il “suo Loki”.
 
Lui allora sospirò una seconda volta, tornando ad indicarsi il petto e a dire “Bruce”.
 
E lei lo imitò, di nuovo, non dicendo nient’altro,
 di nuovo. 
Ma quando le dita di lui le toccarono il naso, una parola nuova gli uscì dalla bocca.
 
Una
 “bella” parola.
- Astrid.
 
- As..trid ? – ripetè  confusa, indicando se stessa come lui stava facendo.
 
- Si. Io sono “Bruce” e tu sei “Astrid”. È il tuo nome.
 
Nome.

Astrid.

Riuscì a capire solo quello, ma  bastò a farla sentire
 strana.
Si sentiva soffocare, e le doleva il petto, come quando il “pianto” l’aveva fatta scappare via da Loki in “lacrime”.
 
Ma quella volta era diverso, era dolce, era “bello”
.
Scoppiò a piangere con un singhiozzo, stringendo al petto Loki e lasciando che Bruce la abbracciasse stretta, come piaceva a lei, come aveva imparato ad amare.
Ed imparò che il pianto non sempre era doloroso,  non sempre era “paura", ma era
 “felice”, era “bello”. 
Era come Bruce.
 
Caldo.
Forte.
 
Gentile.
 





°°°





 
 

 
- Mostro!
- Già sentito.
Un fascio di luce blu.

Un grido spaventato.
 
Un sorriso cattivo,
 compiaciuto. 
Quando l’uomo ricadde ai suoi piedi in una pozza di sangue  Loki lanciò uno sguardo distratto al cielo plumbeo, ripulendo il proprio scettro con insolita perizia.
 
Odiava gli esseri umani.
 
Puzzavano di paura, urlavano come femmine, e chiedevano pietà,
a lui.
Una risata di gola lo scosse da capo a piedi mentre il freddo di Stoccarda lo avviluppava nel suo manto gelido.
 
Freddo, sangue e buio.
 
La sua infanzia.
 
La sua vita.
 
Non c’era posto per la pietà, in un essere come lui, non vi era comprensione, senso di giustizia, consapevolezza.
Eppure lo aveva sentito anche lui, una volta sola, quello che suo fratello Thor definiva
 “calore umano”.
Ed era stato piacevole, breve, ma piacevole.
E irritante.
Perché ora ne sentiva la necessità, ne sentiva il bisogno, e la possibilità di arrivare alla creatura senza passato, alTesseract
 prima del fratello era effimera.
Lui che poteva contare solo su stesso  mentre Thor avrebbe potuto predisporre di un esercito di divinità e  umani.
 
Ma la solitudine, la consapevolezza di essere solo al mondo non lo aveva mai fermato,  rattristato.
 
Forse un tempo, da bambino, aveva trovato il silenzio della propria anima deprimente, agghiacciante, pauroso.
 
Un tempo passato, lontano.
 
Mentre ora era un dio, un Re senza trono che, ancora una volta, la giustizia voleva imbrigliare, imprigionare.
 
Aveva perso, era  vero, ma quella volta  c’era qualcosa di diverso.
 
La fine, sarebbe stata
 diversa. 
Perché ciò che ricercava  non era più guerra, non era più sangue, era solo
 lei. 
Lei che lo aveva scelto 
 
Lei che lo aveva
 “scaldato”. 
Lei che lo aveva
 capito.
Quando il fragore di un tuono fece vibrare la pozza di sangue ai suoi piedi  Loki non potè che esserne indispettito.
 
Perché a lui i fulmini non erano mai piaciuti.

Li aveva odiati, sempre così luminosi, forti,
 rumorosi .
Ma lui continuava ad avere un asso nella manica.
 
L’inganno.

Perché era più facile far leva sulla paura dell’uomo che sul suo senso di giustizia,  questo lo aveva capito,
 divertito. 
E imbrogliare una manciata di esseri umani per aizzarli contro Thor  sarebbe stato semplice per uno come
 lui. 
Un dio Sfigurato, imbroglione e maledetto, ma un Dio che sapeva quello che voleva, quello che era
 “suo”.
E lei lo era diventata.
Sua
 fin dal primo sguardo. 
Sua
 fin dal primo respiro. 
Sua
, sua  e di nessun altro. 




Continua…




Sono sorpresa, un pò intimorita da come questa storia mi scivoli facilmente tra le dita, sulla tastiera, tanto da scriversi da sola.
Ammetto di non aver mai trovato così semplice scrivere qualcosa, perchè c'è l'ispirazione, per fortuna.
 
*Le frasi iniziali sono tratte dall'inizio del film, non sono mie, ma le ho semplicemente trascritte per riportare uno dei sogni di Astrid, bel nome no ?
 
Ho deciso che il primo ad incontrarla fosse Bruce perchè mi piace vederlo così tenero, comprensivo, ed ovvio che nessun altro avrebbe accettato Astrid come ha fatto lui.  Perchè lui ha visto davvero cosa c'è fuori dal mondo, e può capirla senza spaventarsi.
 
Spero di non aver deluso nessuno.
 

-
 Anastasiya Rajikova  : non puoi immaginare come mi piaccia scrivere ogni volta il tuo nick, lo adoro. Sa di qualcosa di forte, bello e stupefacente. Comunque, ti ringrazio dal più profondo del mio cuore per il tuoi luuuuuuuuuuunghissimi commenti che apprezzo davvero tanto. Sono contenta che la storia continui a piacerti, e spero che anche questo capitolo non ti abbia portato a rivalutare la storia. Un bacio!


-
 Eruanne :  Una new entry! è davvero una gioia vedere che la storia piace, e ti ringrazio per il bellissimo commento. Spero di non essermi discostata troppo dall'idea che hai di Loki, perchè io me lo immagino davvero cattivo cattivo, ma buono con lei, almeno. 
I Within Temptation sono anche la mia band preferita,  e sarà la colonna sonora per tutta la storia. Un abbraccio!
 


Ringrazio chi ha letto, recensito o solamente visto di sfuggita la mia storia.
 
Al prossimo aggiornamento, Gold Eyes  

  
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