“Birds
and butterflies
Rivers
and
mountains she creates
But
you'll never
know
The
next move
she'll make
You
can try
But
it is useless
to ask why
Cannot
control her
She
goes her own
way “
[…]
“She
rules until
the end of time
She
gives and she
takes
She
rules until
the end of time
She
goes her own
way “
(
Mother Earth –
Within Temptation )
*- Il
Tesseract si comporta male.
- Sta facendo lo spiritoso?
Non aveva mai visto così tante creature con gambe e braccia
tutte insieme, e
alcuni avevano persino i “ capelli”
lunghi come i suoi, ma non riusciva
a muoversi, e uno di loro le puntava contro una strana asta
baluginante, come quella della prigione di Loki.
- Sta emettendo interferenze, radiazioni, niente di dannoso, bassi
livelli di radiazioni gamma.
- Ma può diventarlo.
Le vedeva girarle attorno con una strana luce nei punti luminosi,
“paura”
forse, ma la sua conoscenza delle emozioni si riduceva al
“calore” e alla
“felicità”, e nessuna di queste sembrava
animarle.
Tutto ad un tratto però, un fastidioso
senso di prurito la morse di lato,
nel punto in cui la creatura a lei più vicina
l’aveva toccata, “punzecchiata”
corresse la sua mente, ma la sgradevole sensazione di disagio
continuava a
rimanere, a darle fastidio.
Vide alcune scariche blu zampillare contro la creatura che, spaventata,
indietreggiò di colpo, ma quella non sembrò voler
demordere, tornando a
toccarla con quella “cosa” che prudeva.
Erano più strane di quelle che aveva visto nei corridoi
luminosi.
Erano meno colorate, meno spaventose, ma quella creatura che continuava
a
toccarla cominciava a farla infuriare, e quando, all’ennesimo
contatto con
l’asta sentì il fianco prudere, un'ondata di
frustrazione la assalì.
Stava per chiamare il nome di Loki, ma non aveva voce, e la sensazione
di
“calore “ si fece insopportabile, tanto che
provò a raggomitolarsi su se
stessa per ottemperare al rinnovato fastidio.
Ma quello era un “calore” che aumentava, si
ingrandiva, la feriva, le faceva
“paura”.
Ed era sul punto di gridare, quando-
- Non adesso!
- È viva secondo voi?
Scattò in piedi con le pupille dilatate e le“dita"
pressate
sul punto che
continuava a pruderle, ma tutte quelle persone nere erano scomparse, e
di
fronte a lei si apriva uno spazio enorme, “infinito"
,
fatto di azzurro e verde
come la“cosa” che
aveva visto nella sua
testa, come il paesaggio incontaminato che le riempì lo
sguardo di uno
strano sollievo.
- Stai bene? – pigolò una vocetta ai suoi piedi, e
quando i suoi occhi misero
a fuoco le miniature delle creature parlanti, una nuova ondata di paura
la
portò a saltare di lato.
Eppure non riuscì a scomparire nelle pareti, a nascondersi,
perché non c’era niente dietro il
quale accucciarsi, e la sorpresa di non trovare nulla con il quale
difendersi
la spinse a spiccare un balzo ancora più forte, tanto che,
senza sapere
come, si ritrovò in aria, immobile, ghiacciata
dalla “paura"
e
dalla confusione nel non
sapere come vi fosse riuscita.
- Vola ! – squittì deliziato una delle creaturine,
indicandola con dita uguali
alle sue, ma la “felicità"
che
aveva riconosciuto nella
piccola “cosa” parlante
non rispecchiava il suo stato d’animo.
Perché non sapeva come avesse fatto a salire tanto
in alto, ma
soprattutto, non sapeva come scendere.
Non capiva, non riusciva a comprendere, ed era spaventata, ma avrebbe
potuto
chiedere a “Loki"
,
avrebbe potuto nascondersi
dietro di lui.
Si voltò con un po’ meno paura, ma i
suoi occhi poterono ammirare
solo un "pavimento"
di uno strano colore, un po’ più scuro, brutto,
perché le ricordava tanto il
mantello della creatura “dorata"
,
e il ricordo di lui la spaventava.
Lo stesso colore che, si accorse solo in seguito, le imbrattava la mano
destra.
Quella che aveva teso a“Loki”.
Quella, alla fine della quale, avrebbe dovuto trovare la sua.
Ma lui non c’era.
Non accanto a lei.
In nessun altro luogo, accanto
a lei.
Era sola, accerchiata da delle creature parlanti che, per quanto
piccole,
continuavano ad emettere quei versetti acuti così
sconosciuti, e la indicavano, “
punzecchiavano" ,
come la creatura del suo
sogno.
- Cosa c’è Estela ? Cosa-
- Più avanti dottore! Io e gli altri abbiamo trovato una
persona caduta dal
cielo!- pigolò una vocetta ancora più acuta ma
meno stridula, quasi “dolce”,
e lei non potè che lanciare uno
sguardo oltre le teste delle piccole miniature per capire da
dove
provenisse quel suono più“dolce
“.
- Dal cielo ?
L’uomo si lasciò sfuggire un mezzo
sorriso alla vista
dell’esuberanza della bambina – cosa stai dicendo?
Una persona non può cadere
dal -
- Eccola! È lei dottore!
Quando Bruce Banner seguì il dito della piccola puntarsi al
cielo, si
sarebbe aspettato di tutto, ma non di vedere una ragazzina che
fluttuava
in aria, intenta a fissarlo con altrettanto orrore.
D’improvviso, la visione di una creatura parlante di
dimensioni “normali
" ,
familiari, la portò alla
mente quella sensazione di pericolo che l’aveva spinta a “combattere"
,
ma non riusciva a scendere da lì,
e non sapeva come difendersi, dove nascondersi, come scacciare i punti
luminosi di quella “cosa” che
la fissava con una certa fissità.
Come aveva fatto Loki la prima volta.
- Tornate a casa bambini.
- Ma …- provò ad opporsi uno dei piccoli, ma
l’occhiata severa dell’uomo li
convinse a sgattaiolare via con la coda tra le gambe.
Solo Estela non sembrò essere intimorita
dall’occhiata ammonitrice del dottore.
- Sta piangendo – lamentò invece, abbozzando
qualche passo verso
la ragazza dalla pelle strana che si era portata le mani
davanti al viso
con un singhiozzo.
- Estela, non -
- Ma ha paura – piagnucolò ancora, sollevando gli
occhi scuri sulla sua
“scoperta”.
Quando qualcosa di morbido le sfiorò appena la gamba
destra lei scostò le
mani dal viso con una certa reticenza, scoprendo che la “cosa” che
l’aveva toccata con tanta
delicatezza era stata la mano della piccola creatura che, saltando,
provava a
tirarla giù per un piede.
Non la capiva, ma non sembrava cattiva, non sembrava volerle fare del
male.
Un po’ meno intimorita allungò un braccio, attenta
a non toccarla troppo, ma quando
la piccola “cosa” le
porse la sua, di mano, uno strano calore le scaldò le guance.
E a lei quel calore piaceva, le era familiare.
Richiuse le dita sulla minuscola mano della creatura, riconoscendo la
morbidezza dei suo stessi palmi, meno freddi di quelli di Loki, ma
rassicuranti, non cattivi .
La piccola“cosa” emise
un altro versetto stridulo che però non era fastidioso come
quello
delle altre miniature, era quasi confortante, ma quando
l’altra creatura,
quella più grande, provò ad avanzare, si
ritirò con uno squittio, tornando
in alto e portando con sé la piccola cosa.
Se la strinse al petto, attenta a non farla cadere come aveva visto
fare a
Loki con lei quando era ancora meno “lunga"
, meno "pesante",
ma la creatura sotto di lei sembrava spaventata, e continuava a
lanciare
occhiate strane alla piccola cosa.
Forse era sua .
Forse gli apparteneva, lei non lo capiva, non lo sapeva, ma qualcosa
riuscì
a capirlo, finalmente.
L’unica parola in tutti quei versi strani
che conosceva.
- Amico ? – ripetè incerta, osservando la mano che
la creatura parlante le
aveva teso.
Lo vide annuire con forza, mostrando tra le labbra una fila di cose
bianche,
luminose.
Infilò una mano nella sua, di bocca, sfiorando le stesse
cose che lui esibiva
con tanta “felicità"
, e non potè che allungare il
braccio, seppur con una certa reticenza.
Quando la“cosa"
la
tirò giù con forza
si lasciò scappare un urlo spaventato, ma
lui la strinse al petto e le sfiorò la testa con
un movimento lento che
la sua mente definì “carezza".
E riuscì a ricordare anche una seconda parola.
“Abbraccio” .
Perché la creatura parlante la stava abbracciando, non la
feriva, non le
urlava contro parole strane.
La stringeva solamente.
Come aveva fatto Loki nelle prigioni.
Ma lui non era lì, e la cosa non le piaceva.
Le faceva paura, anche se aveva trovato un altro " amico".
Ma un “amico” che non era lui.
°°°
Aveva imparato cos’era un "sorriso"
,
la sua utilità, il suo perché, e tutto grazie
all’ ”amico
Bruce".
Lui parlava più di Loki, era più “dolce”,
era meno “freddo”,
ma a lei il freddo di Loki piaceva.
Come il calore di Bruce.
Era piacevole, era rassicurante, come le sue braccia.
Ma non le piaceva la cosa parlante che l’aveva presa alle
spalle, l’oggetto
che aveva disintegrato con una scarica elettrica
e che ora osservava con diffidenza.
Era sola, perché Bruce era stato portato via dalla “piccola
cosa”,
da “Estela” si
corresse all’ultimo.
Aveva provato a dirle qualcosa, ma lei non lo capiva, non comprendeva
le sue
parole, e vederlo curvare le spalle non le piaceva.
Era una cosa che faceva lei quando era stanca, e lei non voleva che “Bruce”
si stancasse di lei.
Non voleva neanche che si arrabbiasse per quello che aveva fatto,
perciò provò
ad unire le piccole schegge, ammassandole le une sulle altre,
ma la
cosa non tornava a parlare.
- Cosa stai facendo ?
Aveva imparato a riconoscere la sua voce.
Era calda, era morbida come il suo “sorriso”,
era “gentile”, e
a lei le cose gentili cominciavano a piacere, molto.
Provò a nascondere ciò che aveva rotto per paura
che anche lui, come Loki,
cominciasse a dire parole che non capiva, ma che poteva recepire
attraverso il
tono della voce.
E quando lo vide correrle in contro, una strana sensazione di vuoto le
azzannò
lo stomaco.
Si lasciò afferrare le mani, abbassando la testa per paura
di vederlo gridare, ma lui le sollevò il mento per fissarla
con una strana luce negli occhi.
“Preoccupazione” spiegò
la sua testa, ma lei non
sapeva cos’era.
Sapeva solo che lo “intristiva” ,
lo faceva diventare “confuso”,
e la cosa non le piaceva.
- Cosa è successo alla radio ? Ti sei fatta male ?
Le tastò il viso, la pancia, le braccia con mani un
po’ tremanti, “spaventate” ,
ma per qualcosa che lei non comprendeva.
Non gli importava di ciò che aveva rotto, lo
capiva dal modo in cui la
guardava, sembrava più interessato a lei.
- “Male”?
- ripetè stranita,
osservando i palmi grandi di “Bruce” scorrere
delicati lungo le sue braccia.
Lui parve pensarci un attimo prima di pizzicarsi il viso e
far arrossare
la pelle.
Alla vista di quel colore così “brutto”
però, lei gli scostò le mani con
forza, tastando la chiazza con le dita fredde.
- Questo è male – le disse, toccando il punto in
cui si era formata
l’arrossamento.
E solo allora lei sembrò capirlo.
- Paura – lo corresse allora, sicura delle proprie parole.
- Non paura , male – tornò a ripetere
“Bruce”, ma lei non accettava quella
parola, non aveva senso.
Scosse la testa con forza, sfiorando la chiazza e tornando a ribadire
ciò che
lei credeva fosse.
- Paura.
“Bruce” non la contraddisse, si limitò
ad inclinare il capo e storcere la
bocca.
E lei lo imitò.
Perché lo trovava buffo, e imparare nuove cose, con lui, le
piaceva.
Perché non facevano male, ma erano cose gentili,
erano cose “belle”.
- Tu sai il mio nome, ma io non so il tuo.
Come la maggior parte delle volte che lo sentiva parlare non
riuscì a
cogliere il significato di ciò che diceva, ma quando lo vide
portarsi una mano
al petto e ripetere “Bruce”, il suo primo istinto
fu quello di imitarlo.
Eppure non riuscì a dire nulla, perché non sapeva
effettivamente cosa dire.
Non sapeva cos’era un nome.
Non sapeva perché “Loki” e
“Bruce” lo avessero e lei no.
Era ingiusto, era strano, e nel vedere il sorriso del suo nuovo amico
spegnersi un po’, capì che doveva essere triste.
- Non hai un nome?
Scosse la testa, senza sapere come altro rispondergli, e nel vedere i
punti
luminosi di “Bruce” adombrarsi fu spinta dal
bisogno di prendergli le mani
e stringerle tra le sue.
Perché c’era qualcosa nel suo stomaco che
cominciava a darle fastidio ogni qual
volta lo vedeva triste, confuso, spaventato, una sensazione sgradevole
che,
al pari della “paura”,
voleva dimenticare, non provare più.
- Ne vuoi uno ? – le chiese allora, “gentile”,
allungando
una mano alle “cose” piene di fogli sul piccolo
tavolino mangiucchiato dalle
termiti.
Aveva imparato a leggere da poco grazie ai“libri”
sui quali
Bruce le spiegava con le“figure”
ciò che la circondava, ciò che
non capiva.
E sebbene avesse imparato solo la parola“
terra”, “aria” e
“cielo”,
quando lo vide sfogliare delle pagine molto più colorate, ma
con delle “scritte” più
piccole e difficili, allungò un po’ il
collo per vedere meglio.
Era un libro“vecchio”, tanto vecchio, e puzzava di
chiuso, di stantio,
come la sua prigione, come la stanza buia dalle pareti d’oro.
- Non so perché, ma penso che troveremo un bel nome per te,
tra le leggende
norrene.
Aveva ricominciato a “borbottare”.
Succedeva spesso quando pensava, o quando scriveva cose difficili fatte
di “numeri ”
e segni che le riportavano alla mente qualcosa, ma non sapeva cosa .
Ma le piaceva che “borbottasse”,
era “carino” e le faceva
piacere sentirlo parlare.
Bruce aveva delle mani grandi, un po’ ruvide, ma calde come
la coperta
nella quale lei si rotolava prima di andare a “dormire”
accanto a lui.
Ne era ipnotizzata, specialmente quando sfogliava i suoi libri.
Era “bello” da vedere, le
piaceva, ma quando vide una “figura”
familiare sulle pagine gialle del libro lanciò un
urletto emozionato,
fermando la mano di lui prima che potesse voltar pagina.
- Cosa c’è ? Cosa hai …oh .
Non sembrava “felice” come
lei, ma ora non contava.
Perché c’era Loki, lì, sul libro.
C’era il suo “amico Loki” ,
e
vederlo di nuovo la fece sentire estremamente felice.
- Ti piace lui ?
La voce di Bruce era cambiata, si era fatta strana, “incredula” le
suggerì la sua testa, ma lei non capiva il
perché, voleva solo avere
Loki con sé, di nuovo, anche se sfiorandolo lui non
l’avesse guardata.
Anche se parlandogli, lui non le avesse risposto.
Quando però provò a tirar via la “figura”
di Loki Bruce la fermò
per un braccio, osservando prima lei, poi il libro aperto sulle
ginocchia.
- Non puoi.
Il primo suo diniego,
la prima volta che il fastidio la portava a muoversi nervosamente in
sua
presenza mentre una nuova parola si agitava nel suo
petto con il suo
familiare tum-tum .
- “Mio” – pigolò sicura,
agguantando la pagina per stringersela al petto.
- Ma è un libro del XVI
secolo. Io non posso-
- “Mio” – tornò a ripetere,
impuntandosi e fissandolo con una nota di supplica.
Bruce “sbuffò”, ma
con un lieve sorriso, ricominciando a “borbottare”
nel porgerle ciò che voleva, e quando
“Loki” fu al sicuro tra le sue braccia,
“sorrise” anche lei.
- Visto che ti piacciono tanto gli dei del Nord, che ne dici di Astrid?
Mi
sembra significhi “amata dagli dei”.
Si era messa a giocare con Loki
e non lo aveva sentito, anche se in ogni caso avrebbe
continuato a non
capirlo, ma quando Bruce la costrinse a fissarlo ebbe tutta
la sua
attenzione.
- Hai capito cos’ho detto?
“Aggrottò” la fronte
come aveva visto fare a lui quando non capiva una
cosa, continuando a stringere al petto il “suo
Loki”.
Lui allora sospirò una seconda volta, tornando ad indicarsi
il petto e a dire
“Bruce”.
E lei lo imitò, di nuovo, non dicendo nient’altro, di
nuovo.
Ma quando le dita di lui le toccarono il naso, una parola nuova gli
uscì dalla
bocca.
Una “bella” parola.
- Astrid.
- As..trid ? – ripetè confusa, indicando
se stessa come lui stava facendo.
- Si. Io sono “Bruce” e tu sei
“Astrid”. È il tuo nome.
Nome.
Astrid.
Riuscì a capire solo quello, ma bastò a
farla sentire strana.
Si sentiva soffocare, e le doleva il petto, come quando il “pianto”
l’aveva fatta scappare via da Loki in “lacrime”.
Ma quella volta era diverso, era dolce, era “bello”.
Scoppiò a piangere con un singhiozzo, stringendo al petto
Loki e lasciando che
Bruce la abbracciasse stretta, come piaceva a lei, come aveva imparato
ad
amare.
Ed imparò che il pianto non sempre era doloroso,
non sempre era “paura", ma era “felice”,
era “bello”.
Era come Bruce.
Caldo.
Forte.
Gentile.
°°°
- Mostro!
- Già sentito.
Un fascio di luce blu.
Un grido spaventato.
Un sorriso cattivo, compiaciuto.
Quando l’uomo ricadde ai suoi piedi in una pozza di
sangue Loki lanciò uno
sguardo distratto al cielo plumbeo, ripulendo il proprio scettro con
insolita
perizia.
Odiava gli esseri umani.
Puzzavano di paura, urlavano come femmine, e chiedevano
pietà,
a
lui.
Una risata di gola lo scosse da capo a piedi mentre il freddo di
Stoccarda lo
avviluppava nel suo manto gelido.
Freddo, sangue e buio.
La sua infanzia.
La sua vita.
Non c’era posto per la pietà, in un essere come
lui, non vi era comprensione, senso di giustizia, consapevolezza.
Eppure lo aveva sentito anche lui, una volta sola, quello che suo
fratello Thor definiva “calore
umano”.
Ed era stato piacevole, breve, ma piacevole.
E irritante.
Perché ora ne sentiva la necessità, ne sentiva il
bisogno, e la possibilità
di arrivare alla creatura senza passato, alTesseract prima
del fratello era effimera.
Lui che poteva contare solo su stesso mentre Thor
avrebbe potuto
predisporre di un esercito di divinità e umani.
Ma la solitudine, la consapevolezza di essere solo al mondo non lo
aveva mai
fermato, rattristato.
Forse un tempo, da bambino, aveva trovato il silenzio della propria
anima
deprimente, agghiacciante, pauroso.
Un tempo passato, lontano.
Mentre ora era un dio, un Re senza trono che, ancora una volta, la
giustizia
voleva imbrigliare, imprigionare.
Aveva perso, era vero, ma quella volta
c’era qualcosa di diverso.
La fine, sarebbe stata diversa.
Perché ciò che ricercava non era
più guerra, non era più sangue, era solo lei.
Lei che lo aveva scelto
Lei che lo aveva “scaldato”.
Lei che lo aveva capito.
Quando il fragore di un tuono fece vibrare la pozza di sangue ai suoi
piedi
Loki non potè che esserne indispettito.
Perché a lui i fulmini non erano mai piaciuti.
Li aveva odiati, sempre così luminosi, forti, rumorosi
.
Ma lui continuava ad avere un asso nella manica.
L’inganno.
Perché era più facile far leva sulla paura
dell’uomo che sul suo senso di
giustizia, questo lo aveva capito, divertito.
E imbrogliare una manciata di esseri umani per aizzarli contro
Thor
sarebbe stato semplice per uno come lui.
Un dio Sfigurato, imbroglione e maledetto, ma un Dio che sapeva quello
che
voleva, quello che era “suo”.
E lei lo era diventata.
Sua fin
dal primo sguardo.
Sua fin
dal primo respiro.
Sua,
sua e di nessun altro.
Continua…
Sono
sorpresa, un pò intimorita da
come questa storia mi scivoli facilmente tra le dita, sulla tastiera,
tanto da
scriversi da sola.
Ammetto di non aver mai trovato così semplice scrivere
qualcosa, perchè c'è
l'ispirazione, per fortuna.
*Le frasi iniziali sono tratte dall'inizio del film, non sono mie, ma
le ho
semplicemente trascritte per riportare uno dei sogni di Astrid, bel
nome no ?
Ho deciso che il primo ad incontrarla fosse Bruce perchè mi
piace vederlo così
tenero, comprensivo, ed ovvio che nessun altro avrebbe accettato Astrid
come
ha fatto lui. Perchè lui ha visto davvero cosa
c'è fuori dal mondo, e può
capirla senza spaventarsi.
Spero di non aver deluso nessuno.
- Anastasiya
Rajikova :
non puoi immaginare come mi piaccia
scrivere ogni volta il tuo nick, lo adoro. Sa di qualcosa di forte,
bello e
stupefacente. Comunque, ti ringrazio dal più profondo del
mio cuore per il
tuoi luuuuuuuuuuunghissimi commenti che apprezzo davvero tanto. Sono
contenta
che la storia continui a piacerti, e spero che anche questo capitolo
non ti
abbia portato a rivalutare la storia. Un bacio!
- Eruanne
: Una
new entry! è davvero
una gioia vedere che la storia piace, e ti ringrazio per il bellissimo
commento. Spero di non essermi discostata troppo dall'idea che hai di
Loki,
perchè io me lo immagino davvero cattivo cattivo, ma buono
con lei, almeno.
I Within Temptation sono anche la mia band preferita, e
sarà la colonna sonora
per tutta la storia. Un abbraccio!
Ringrazio chi ha letto, recensito o solamente visto di sfuggita la mia
storia.
Al prossimo aggiornamento, Gold Eyes