Duecentoottantaquattro
Esmeralda,
have you left me?
Love as no one has loved
You’ll have my heart if you will swear
Nikolaj’s last memory of Warsaw
E anche senza te
C’è qui la tua
assenza, ormai
Che amo come te
(Mai più come te,
Claudio Baglioni)
Esmeralda, have you left me?
Do you hide yourself away?
I have counted
every hour
I have missed
you every day
Esmeralda, mi hai
lasciato?
Ti sei nascosta
lontano da me?
Ho contato ogni ora
Mi sei mancata ogni
giorno
(The birds they put
in cages, Notre Dame de Paris)
Natal’ja non c’era.
Mio Dio, lei non c’era.
Ogni giorno, appena sveglio,
correvo alla sua finestra, e ogni giorno, dal momento in cui aprivo gli occhi a
quello in cui mi addormentavo, stordito di fumo, di ouzo e di pagine
dell’Iliade che avrei quasi strappato dalla rabbia, mi sentivo morire.
Dov’era, il mio sole, la mia
piccola Lys?
E’ stata sempre con me, fino
all’ultimo giorno di Dicembre, ovvero il ventiquattresimo compleanno di Harold
Morrison, suo padre.
Poi una sera mi ha detto: “forse è meglio che torni a casa mia”, e io pensavo che si
riferisse solo a quella notte, al mattino dopo, al massimo anche al pomeriggio,
ma poi sarebbe tornata da me.
Aveva un visino così triste, e
l’ho stretta forte forte, mi sembrava più fragile che
mai, ma non è quasi mai fragile, lei.
Mi ha sussurrato un “mi dispiace”
struggente, e in quel momento, sì, ho avvertito una fitta al cuore terribile,
come se un cretino dell’esercito nemico mi stesse accoltellando, ma lei non è
dell’esercito nemico e non è una cretina, anche se a volte lo sembra: lei è
soltanto il mio amore, Natal’ja.
Dalla finestra, il 7 Gennaio, mi
ha mormorato un “he don’t want it” così flebile da spezzare il cuore.
Cos’avrà voluto dire?
Chi non voleva, chi era lui?
Sir Morrison no, a lui stavo
simpatico.
Se ci ripenso,
mio Dio, sono stato così stupido...
Ad ogni modo, non sopportavo che
proprio il 7 Gennaio, il giorno del Natale ortodosso e del ventottesimo
compleanno di mia madre, lei non potesse stare con me.
Avrebbe potuto essere un giorno
bellissimo, e invece...
Mi lasciava solo con Anasthàsja.
Da quel terribile istante non l’ho
più vista, nemmeno per un saluto.
Esattamente come la settimana
appena trascorsa.
Odiavo quella situazione, odiavo
stare senza di lei.
E allora ho deciso.
Sarei andato sotto casa sua e, ne andasse della mia vita -inutile, senza di
lei- avrei scoperto cos’era successo.
Tempestai la porta di pugni,
gridai il suo nome infinite volte, tanto che non mi sarei stupito se, da un
momento all’altro, qualcuno mi avesse denunciato.
-Sono io, ti prego, Natalys, piccola mia, aprimi...-
Sentii uno sparo, e poi una voce
incrinata dal pianto.
-Natal’ja, non volevo...-
-E’ il mio Georgij, e tu non puoi
impedirmi niente!-
Una cascata di parole in polacco,
gridate tra le lacrime.
In
polacco.
Improvvisamente capii chi impediva
a Lys di vedermi...
E chi le
aveva sparato.
Finalmente la porta si aprì, e mi
apparve una sconvolta Julyeta Zirovskaja, visibilmente provata dagli ultimi
avvenimenti.
Il suo bel volto era scavato dal
pianto ed innaturalmente pallido, i suoi folti capelli chiari erano arruffati e
sciolti sulla schiena, e la luce dei suoi occhi azzurrissimi sembrava ferita.
-Georgij, non...-
-E’ tuo nipote, quel pazzo?-
-Nikolen’ka...-
-Nikolen’ka, o come accidenti si
chiama... Cos’ha
fatto a Natal’ja?-
-E’ meglio che tu non...-
-E’ meglio che io cosa?-
-Non
guardare!-
Con quest’ultima, disperata
preghiera, Julyeta cercò di trattenermi, ma me la scrollai bruscamente di dosso
e corsi da Lys.
La mia
Natal’ja.
In un lago di sangue, con il volto
completamente sfregiato da una spaventosa cicatrice e un livido che ad occhio
doveva essere molto recente.
Mi
sembrava d’impazzire.
-Ti prego, perdonalo... E’ malato,
non ragiona... Non è colpa sua...-
-Io non
perdono nessuno!- gridai, fuori di me.
Anche il ragazzo polacco, Nikolaj,
quel maledetto bastardo del cugino di Lys, sembrava disperato.
Le sfiorava il viso singhiozzando,
incredulo di quello che aveva appena fatto, e lei ricambiava le carezze.
-Non preoccuparti, Niko, vai a dormire...
Vai a letto, non pensarci più. Stai tranquillo-
Poi alzò lo sguardo su di me, e
sgranò gli occhi, che trovai quasi più limpidi del solito, come se la mia
presenza in quel contesto l’umiliasse profondamente.
-Niko ha avuto un’altra crisi...-
-E sei
sempre tu, la vittima di queste crisi?-
Era l’ultima cosa che volevo, ma
scoppiai a piangere.
Lo facevano tutti, lì dentro.
Era un incubo, da fuori nessuno
avrebbe mai potuto sospettare quale tragedia si stesse consumando tra le mura
di quella modesta casetta di periferia...
-Lo vuoi capire o no, che sta male?! Dobbiamo aiutarlo, anche tu
dovresti aiutarlo...-
Sembrava impazzita, Natal’ja.
-E’ la prima volta che ha una
reazione così violenta, ed è solo colpa mia... Sono io che lo faccio soffrire
così, che lo faccio disperare... Io finirò per ucciderlo- sussurrò, senza
fiato.
-Lui
ucciderà te, Natal’ja!-
Ma niente, nemmeno mi sentiva.
-Portami via,
Gee... Ti racconterò tutto-
Io, per una volta, cercai di
essere il ragazzo più dolce del mondo.
Le strinsi lievemente la mano,
accarezzandole le dita come se fossero fatte d’aria, dei miei respiri.
E la portai a casa mia.
Fuoco e fiamme in
Paradiso
Io rivoglio le mie
ali e le voglio adesso
Fuoco e fiamme in
questo letto
Portami con te
all’inferno, perché siamo fatti così
Siamo qui
Prigionieri di
felicità
(Senza Ali, Giorgia)
Una volta in camera, chiusi la
porta a chiave, e lei si sedette sul pavimento, ai piedi del mio letto.
Il suo volto era il riflesso della
sofferenza.
-Diceva che si sarebbe ucciso, se
non ti avessi lasciato. Per questo aveva in mano la pistola.
Lui crede di non poter vivere
senza di me...- cominciò a spiegare, con un fil di
voce.
-Sei sua cugina!- non potei fare a
meno di gridare, sconvolto.
-Sono il
suo ultimo ricordo di Varsavia-
Mi era sembrato che anche lui,
prima di andare in camera, come gli aveva consigliato Lys, guardandomi, avesse
detto qualcosa del genere.
L’unica frase che gli abbia mai
sentito dire in inglese anziché in polacco: “She’s my last memory of Warsaw”.
Le stesse parole di Natal’ja.
Io non capivo...
E sentivo un fuoco dentro, mi
sentivo divorare dentro.
Quel ragazzo non poteva farle così
male...
Nessuno poteva.
Lei non avrebbe mai dovuto
perdonare il suo carnefice.
Avere pietà, dirgli di andare a
riposarsi invece d’insultarlo e ribellarsi.
Io non sapevo niente, ma volevo
difenderla.
Chiedevo forse troppo?
Lachesi, regalami un po’ del suo
tormento.
Zeus, cosa c’è tra di loro?
-Non preoccuparti,
Gee, io ce la farò. Ce
la faccio sempre. Lui non lo so, ma
io rimarrò in piedi.
Sono sempre stata costretta ad
essere coraggiosa... Più coraggiosa di lui, più coraggiosa di tutti.
Dopo nove mesi di lavori forzati
ad Omsk, la mia condanna è Nikolaj. Ma io non ho paura, sai?-
-Lo so...-
sospirai, distrutto.
-Ma io come faccio? Quello che ti
ha fatto, Lys... E’ così terribile!-
-E’ la prima volta, e quasi
sicuramente l’unica. Te lo giuro, Gee, non lo farà
più. Non glielo
permetterò-
-Io non lo so, questo!-
-Fidati...-
-Quanti anni ha?-
-Ventuno. Quasi ventidue-
-Che malattia ha?-
-Il piccolo male, l’epilessia... Da quando aveva tredici anni, e hanno
impiccato suo padre con i capi dei Decabristi.
Era il 1826, io avevo solo un
anno... Ma non solo. Anche nella mente ha qualcosa di malato, che non riesce a
fargli superare il trauma, solo a creare altri dolori. Non lo so come si
chiama, questa malattia... Lui dice... Natal’ja.
Io sono il suo angelo, la sua
vendetta contro chi gli ha fatto del male...
C’è sempre stato questa sorta di
legame morboso tra di noi, io non sapevo come scioglierlo, non ne percepivo il
pericolo, e lui stringeva di più...
In questi giorni ha cercato
disperatamente di lottare contro il male che gli ho fatto io, innamorandomi di
te...
E la vendetta gli è sfuggita di
mano, perché io non c’ero, io... Non ero con lui... Ma con te-
-E’ un pazzo, è un demonio...-
-Forse starà meglio, un giorno-
-Starà meglio se tu rinuncerai a
tutto, se io e te...-
Non mi lasciò terminare la frase,
e ne fui felice.
-No, Gee, no! Tra di noi non cambia niente, proprio niente. Non
perché l’ha deciso lui!-
-Hai paura?-
-Non di lui... Per lui. E per te...-
-Io vorrei solo capire...-
-Anch’io. I medici dicono che è pazzo, ma noi non abbiamo mai voluto... Rinchiuderlo, capisci?
E poi ci sono giorni in cui sta
bene, e sembra quasi... Normale. Sembra ancora Nikolaj,
il Nikolaj del 1830, che a diciassette anni correva dietro a Fanny Elssler, la
ballerina austriaca, e a Novembre combatteva per la Rivoluzione di Varsavia...
Allora aveva solo l’epilessia, ma riusciva a dominarla...-
-Anno distruttivo, il 1830-
-Io avevo cinque anni, tu nove...-
-Io ero appena tornato
dall’Egitto, ma tu non immaginavi ancora le torture di Omsk...-
-Non immaginavo neanche come
sarebbe cambiato Niko... Che si sarebbe ammalato così tanto... Per colpa mia-
Credeva che fosse colpa sua?
Non potevo crederci.
Era un vero mostro, quel Nikolaj!
-Lys, tu non...-
-Io sono nata il 27 Febbraio 1825. Il giorno dopo lui
si è arruolato nell’esercito. Suo padre l’ha obbligato a farlo-
-Non è stata colpa tua!-
-Ma io sono il suo ultimo
ricordo... Della vita normale. Dopo ha cercato ancora
di salvare qualcosa, di salvarsi...
Ma è diventato sempre più
difficile, e adesso...-
-Cosa succederà, adesso?-
-Domani torna
a Varsavia. Non a Krasnojarsk, a Varsavia. Da solo.
Sono riuscita a convincerlo...
Io resto qui con te... Se vuoi-
Mi s’illuminarono gli occhi, non
riuscii ad impedirlo.
-Per lui va bene?- domandai,
stupidamente.
Non avevo paura, ma avevo capito
che per lei era importante.
-Ci proverà... A risolvere qualcosa, a tornare sui suoi passi. Ha la mia
benedizione...
Spero che
guarisca, anche senza di me-
-Pensa a guarire tu, adesso. Tu
preoccupati per lui, io lo farò per te. Non riuscivo a respirare, in questi
giorni...
Oggi è il compleanno della mamma,
e io pensavo a te... Lei non l’ha sopportato.
Ha detto che sono un insensibile,
che tu mi hai rovinato, e non le voglio più bene... Non è vero, ma io non la
riconosco più, Anasthàsja. Non sembra proprio una madre. Forse
non lo è mai stata- le confessai, ripensando all’atmosfera gelida di quella
mattina.
Mia madre mi odia, perché non
riesco a fare a meno di Lys.
Ma tra Lys e mia madre, per quello
che entrambe mi hanno dato fino ad oggi, sceglierei sempre Lys.
Mi guardi, e mi scaldi corpo e anima
(Parlami d’amore,
Giorgia)
-Anche se siamo piccoli, io sono
troppo sfacciato e tu così fantastica da non sputarmi in un occhio...
Io sono stato malissimo, perché mi
mancavi da morire-
Lei mi sorrise, per la prima volta
in quell’assurdo 7 Gennaio 1835.
-Anche tu, e io avrei voluto...
Avrei voluto correre alla finestra... Avrei voluto che ci fossi tu, quando...
Prima che lui... Quando lui mi ha...-
Si riferiva alla sua cicatrice,
ovviamente.
Maledetto
Nikolaj.
-Non pensarci,
Lys. Di quella mi occupo io...-
E la baciai sulla guancia ferita,
dolcemente.
-Certo, se avrei una benda e del disinfettante potrei medicartela meglio...- riflettei, incautamente.
-Ritira subito quello che hai
detto?-
-Perché?-
-Il congiuntivo...-
-Oh, già. Posso darti un consiglio
molto poco romantico?-
-Se vuoi...-
-Le cicatrici irrobustiscono la pelle. E’ lievemente antiestetico, ma assolutamente utile per la tua
resistenza fisica. Non trovi?-
Lei scoppiò a ridere, e mi gettò
le braccia al collo.
-Certo...-
-Comunque vedrai che passerà. Tu
hai la pelle così chiara, ma se la curiamo bene...-
Lei annuì, guardandomi adorante.
-Non ce la farai mai ad odiarlo,
vero?- le chiesi d’un tratto, già rassegnato.
Lys non rispose, e io l’abbracciai
forte.
Faceva male, ma non avevamo paura.
Non più.
Sapevamo dimenticare.
Sapevamo perdonare.
Sapevamo vincere.
Sapevamo vivere.
Sarai la sera,
quando non mi perderò
La rabbia vera di un pensiero che non ho
L'ombra che scende per dimenticare me
La ninna nanna di un dolore che non c'è
La storia farà scempio d’uomini e parole
Gli uomini non saranno più frasi d'amore
Ma nel continuo disperarci che c'è in noi
Io so per sempre che tu ci sei
(Canzoni e cicogne,
Roberto Vecchioni)
-L’hanno ammesso al Conservatorio
di Varsavia con tantissimi complimenti. Sono onorati di avere tra gli allievi
un simile talento. Forse ce la farà-
Natal’ja l’aveva comunicato a George
con le lacrime agli occhi e il volto illuminato da una felicità che da troppo
tempo non poteva più attribuire a Nikolaj.
Niko stava recuperando terreno.
Forse c’era ancora una speranza.
I suoi occhi erano tornati
azzurri.
Varsavia gli aveva dato un’altra possibilità.
Why are you still crying?
Your pain is now through
Please, forget those teardrops
Let me take them from you
Perché stai ancora
piangendo?
Il dolore è finito,
adesso
Ti prego, dimentica
queste lacrime
Lascia che io le
allontani dal tuo viso
(Behind that locked door, George Harrison)
[...]
E pregherò che il
sole
Asciughi questo
pianto
E pregherà che il
tempo
Guarisca le ferite
(Primavera, Riccardo
Cocciante)
Il 5 Maggio 1848, al
Conservatorio di Varsavia, fu trovato l’ultimo spartito di Nikolaj Zirovskij,
che quel giorno avrebbe dovuto compiere trentacinque anni.
L’ultimo brano che aveva composto, dedicato a due
crudeli e bellissimi innamorati che il giovane polacco non avrebbe mai
dimenticato.
Natal’ja,
l’ultima luce dei suoi occhi, l’ultima sua ragione di
vita, e Geórgos, il ragazzo che gliel’aveva portata via.
Chłopców bez serca
I ragazzi senza cuore
Do Natalii i Geórgos,
moi przyszli zabójcy,
szczęśliwy mimo moich łez
Przez
Nikołaj Wasyliewicz Zirovskij
A
Natal’ja e Geórgos, miei futuri assassini, felici nonostante le mie lacrime
Da
Nikolaj Vasil’evič Zirovskij
Warszawa, 27 Luty 1835
Varsavia, 27 Febbraio 1835
Chi è quell’uomo?
Se non è spettro credo sia soltanto un’ombra
L’ombra mia
(L’Ombra, Notre Dame
de Paris)
[...]
Sono acqua di foce
Ed è una croce
Non sapere se la mia
voce è fiume o oceano
E non c’è fiume che due volte sia capace
Di bagnarmi e darmi
pace
Perché il tempo se
ne va
E tutto tace
Io resto qua
Nell’irrealtà
(Cuore di Aliante,
Claudio Baglioni)
-Mio figlio sta soffrendo troppo
per te. Da quando ti ha vista in quelle condizioni, non dorme più.
E’ taciturno, non mi ascolta.
Geórgos era il ragazzo più allegro di Sparta!
Stamattina ha lasciato intatta la
ciotola di yogurt che gli avevo preparato, e ha scaraventato a terra la
spremuta d’arancia.
Spegne le sigarette sulle
lenzuola, e ha uno sguardo così cupo che stento a crederlo ancora il mio Gee.
Lui ha sopportato la schiavitù in
Egitto, Natal’ja! L’ha superata!
Ma l’averti vista perdonare il tuo
carnefice, distrutta e impotente, davvero non riesce ad accettarlo.
Lascia stare mio figlio, maledetta
biondina russa! Tieniti quel demonio di tuo cugino, e smettila di tormentare il mio
Geórgos!-
Ecco come Anasthàsja, con il viso
sconvolto da lacrime di rabbia, aveva difeso “il suo bambino”.
Natal’ja, davanti a tanta furia e
apparente amore materno, s’era realmente sentita morire.
No, lei non voleva fare così male
a George...
Georgij non doveva soffrire per
lei, mai.
L’aveva pregata di uscire, e aveva
ricevuto in risposta uno schiaffo.
Bruciavano ancora sulla sua
guancia sfregiata due giorni prima da Nikolaj, le dita di Anasthàsja.
Per i minuti che seguirono, quasi
non le bastarono le lacrime.
Unloose my belt, let down my hair
Come take, if you dare
Your love is all I want to swear
You'll have my heart if you will swear
You'll have my heart if you will swear
Allenta la mia
cintura, sciogli i miei capelli
Vieni a prendermi,
se ne hai il coraggio
Il tuo amore è tutto
quello che voglio giurare
Avrai il mio cuore
se giurerai
Avrai il mio cuore se giurerai
(You’ll have my heart if you will swear, Notre Dame de
Paris)
Note
Love as no one as loved: Amare come nessuno ha mai
amato. Live for the one I love, Notre Dame de Paris.
Questo è
stato un capitolo difficile, troppo.
Sarà
difficile anche da spiegare, ma chi conosce veramente bene i personaggi di Sic e
ha imparato ad amarli non avrà problemi a capire ;)
Procedendo
con le mie pietose spiegazioni, questo è, fondamentalmente, il primo incontro
tra Gee e il Nikolaj già distrutto dell’inizio della storia, in condizioni
addirittura peggiori di quelle a cui siamo abituati, perché lui non aveva mai
alzato le mani su Alja, prima...e conosciamo, forse,
un altro aspetto della follia di Niko.
Poi,
però, c’è una svolta.
Niko
torna a Varsavia da solo, e si
iscrive al Conservatorio, dove lo considerano una specie di divinità, visto
quant’è bravo, e sembra riprendersi un po’...
Ma il 27 Febbraio 1835, in occasione del decimo compleanno di Alja e
del quattordicesimo di Gee, Nikolen’ka compone il suo ultimo spartito, I ragazzi senza cuore
Cos’è andato storto, cosa?
Natal’ja
racconta tutto a George, che, come vediamo alla fine del capitolo, è più che
sconvolto, e Sthàsja, ovviamente, è favolosamente comprensiva nei confronti di
Lys ;)
E
nonostante la situazione, Gee riesce ad uscirsene con il suo mitico: “le cicatrici irrobustiscono la pelle”, e con il suo atroce pseudo
- congiuntivo, perché... E’ lui, semplicemente ;)
Se non ci
pensa lui, ad alleggerire l’atmosfera, anche quando è distrutto dal dolore, chi
lo fa? ;)
Spero
davvero che vi sia piaciuto ;)
A presto!
Marty