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Autore: Paisean    22/05/2012    2 recensioni
Questa one-shot ha partecipato al concorso "Personaggi Secondari - Perchè non ci sono sono solo Edward e Bella".
Parla di Angela, una ragazza normale che si è nascosta tutta la vita dietro alla sua macchinetta fotografica, trasformandola in un sorta di maschera. Lei ha una cotta per Ben, ma questa "maschera" è una sorta di blocco per lei, cosa succederà quando dovrà togliersela?
Bacioni, Monica.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angela
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Fotografie

Guardo furtivamente scatti di una vita che avrei potuto avere, con il pollice clicco velocemente i tasti di quella macchinetta fotografica che mi accompagna da un vita. Appena quella macchinetta è entrata in mio possesso ho iniziato a capire la bellezza del mondo, che prima per me era celata da un telo opaco. Ora vedo tutti i minimi dettagli capendo realmente come siano le cose o le persone.
Una volta pensavo che il cielo fosse azzurro, niente nuvole, niente crepuscoli, niente stelle. Era di un banale azzurro.
Una volta pensavo che le foto in bianco e nero erano stupide, inutili. Invece ora capisco che sono le esposizioni dei sentimenti più nascosti. Perché non nascondono i colori, anzi. Ognuno può immaginare laddove ci sia un prato, che esso non sia verde, ma rosso, giallo o blu.
Fisso ancora la macchinetta fotografica, non più le foto ma l’oggetto stesso.
A volte per me non sei solamente stata uno strumento per esprimere le parole che non riesco a pronunciare, come un foglio bianco per lo scrittore, o la tela per il pittore. Sei la mia maschera, mi nascondo dietro di te, così non sono più Angela la figlia del pastore, sono Angela la ragazza con la macchinetta fotografica in mano. Grazie a te sono diventata la fotografa ufficiale del giornalino della scuola, quella che scattava e sceglieva le foto da mettere dentro l’annuario scolastico. Ho conosciuto nuove persone, che a loro volta sono diventati amici per me.
Ho conosciuto Ben, grazie a te. Mi sono innamorata di lui, e sempre grazie a te non riesco a trovare il coraggio di parlare con lui e dichiararli i miei sentimenti. Infondo sono sempre Angela la ragazza con la macchinetta fotografica in mano, niente di più, niente di meno.
Con il pollice clicco ancora in cerca però di una foto precisa. Ed ecco che la trovo. Vedo i suoi occhi blu luminosi sorridere a verso l’obbiettivo, cioè verso di me.
Il giorno in cui l’ho scattata non voleva assolutamente farsi fare una foto poi l’ho convinto, a patto che dopo lui avesse potuta farne una me.
Clicco una volta solamente il tasto, per passare alla foto seguente, quella che lui aveva fatto a me. Il mio sorriso non era sforzato, sorridevo perché c’era Ben dietro all’obbiettivo, sorridevo perché volevo che capisse che il mio sorriso esisteva perché lui c’era.
La bolla dei miei pensieri esplose in un secondo, quando la mia attenzione si rivolse a un rumore fastidioso che insisteva, come un continuo ticchettio che veniva dalla finestra.
Di malavoglia mi alzo e vado a vedere cosa può essere e divento di statua quando capisco l’origine del rumore. Era Ben.
Probabilmente aveva continuato a lanciare sassolini sulla mia finestra per chissà quanto tempo, perché la mia mente era altrove. E’ bellissimo come al solito e mi sta sorridendo. Sorrideva a me, non all’obbiettivo che avevo fatto sì che diventasse la mia maschera.
“Ciao Ben! Che ci fai qui?” dico sporgendomi dalla finestra.
“Ehi Angela! Sinceramente non lo so. Ero qua nelle vicinanze e mi sei venuta in mente tu” dice paonazzo in volto.
“Adesso vengo giù da te. Aspettami!”
Di solito la gente si costruisce una maschera, per separare il mondo da loro, così da impedire agli altri di poterti ferire. Sono stata anche io una sciocca a credere di potermi nascondere dietro una macchinetta fotografica, perché non capivo che la gente non solo non avrebbe potuto ferirmi, ma non avrebbe potuto amarmi o apprezzarmi così come sono.
“Mi dispiace cara compagna di avventure, ma il nostro tragitto è finito” penso rivolta alla mia macchinetta fotografica  prima di buttarla per terra e distruggerla in mille pezzi. La calpesto fino a quando non sono finalmente sicura che non potrà più essere ricostruita.
E assicurandomi di non aver pezzi elettronici tra le scarpe scendo le scale finalmente sicura di dichiarare tutti i miei alla persona che mi stava aspettando davanti alla porta aperta.
“Niente macchinetta fotografica?” mi chiede regalandomi uno dei suoi fantastici sorrisi.
“Niente macchinetta fotografica” confermo sicura e impaziente di scoprire cosa il futuro mi avrebbe lasciato.
   
 
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