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Autore: Sheylen    22/05/2012    15 recensioni
(Fa parte della serie "Ties")
Ecco a voi una raccolta di episodi fra padri-madri e figli-figlie :) Ho scritto delle mie coppie genitore-figlio preferite, alcune tendenti all'umoristico, altre invece un po' tristi, ambientate in periodi diversi.
Dopo il 4° capitolo ho iniziato a raccogliere i suggerimenti di tutti coloro che hanno seguito la storia, ed ora proseguo la serie con le loro coppie preferite :) Quindi avanti, se avete proposte siete i benvenuti!!
Spero che vi emozioni, vi faccia ridere o vi commuova... se non sarà così riempitemi pure di pomodori marci e recensioni critiche u.u In alternativa cioccolata e muffin sarebbero graditi xD
Ecco un elenco delle coppie che prendo in considerazione, così se ve ne interessa anche solo una potete andare direttamente a quella:
-Ermes e Luke "Addio"
-Ares e Clarisse: "Boars of Fire!"
-Mr.Dare e Rachel: "Deliziosa"
-Zeus e Dioniso: "Punizione"
-Crono e Chirone: "La vera famiglia"
-Apollo e Lee: "Life, poetry and war"
-Nemesi e Ethan: "L' alfiere"
-Afrodite e Silena: "Segui il tuo amore"
-Zeus e Talia: "Vita di Pino"
-Ade e Nico: "Inadeguato"
Hope you enjoy!
Bye!
Genere: Demenziale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ties'
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"Addio"

 

Erano passati quattro giorni.
Quattro, lunghissimi, giorni.
Interminabili. Anche per un dio.
Ma finalmente Ermes era lì, il caduceo nella sua forma classica stretto fra le mani.
George e Martha si agitavano lungo il bastone, intrecciandosi e facendo scintillare le loro spire.
“Sono passati già cinque minuti! Evidentemente il concetto di subito è diverso per Mister Re degli Zombie…” brontolò seccato George, ignorando il lieve tremito che aveva percorso il suolo, segno che Ade non aveva apprezzato l’appellativo. Anche Martha sembrava impaziente: “Probabilmente ha trovato traffico nei Campi degli Asfodeli. Capo, qui c’è una chiamata dall’Arizona sulla linea tre. Che faccio?”
-Da’ la segreteria telefonica.-
I due serpenti continuarono ad arrotolarsi, fremendo per l’attesa.
“Due chiamate sulla cinque e sulla diciassette dal Servizio Clienti e centoventi mail sulla casella principale.”
“Capo, quattrocentonovantasei notifiche e settantotto chiamate perse.”
“Quel tipo dell’Arizona ha lasciato sei messaggi in segreteria, mentre sono appena arrivati due fax dall’Argentina…rettifico: dieci messaggi in segreteria dall’Ari..”
-Bloccate tutto.-
George e Martha si fermarono, rivolgendo le testoline triangolari verso il loro padrone.
“Capo, temiamo di non aver capito bene…”
-Mettete in modalità volo, chiudete le caselle di posta elettronica ed eseguite il logout da tutti i social network. Non voglio sentire nulla fino a quando non usciremo dagli Inferi.- ordinò Ermes, passandosi una mano fra i capelli brizzolati.
Attendeva quel momento da troppo per badare ad uno stupido abitante dell’Arizona.
-Permetti che il tuo lurido lombrico mi appelli come “Mister Re degli Zombie” e ancora pretendi che mantenga la mia promessa?-
Ade era comparso dal nulla, materializzandosi davanti a loro. Era vestito del suo abito nero di anime, i volti dei morti si agitavano nelle pieghe di tessuto.
-Divino zio…- salutò Ermes, chinando lievemente il capo. –George, chiedi scusa.-
Il serpente si arrotolò sul bastone, facendo sibilare la lingua a doppia punta.
“Scusi, Divino Ade.”
Il dio degli Inferi corrugò a fronte pallida.
-Ringrazia che oggi non sono in vena di trasformarti in un verme. Se il tuo padrone fosse un mio comune dipendente…-
-Ade, voglio vederlo.-
Ermes era serio, gli occhi azzurri fissi sul volto dello zio.
-Come desideri.- rispose Ade, facendo un cenno con la mano –Sta arrivando.-
L’oscurità si fece più fitta, poi lentamente iniziò a comparire un’ombra indistinta dalle dimensioni umane.
Ade tese il braccio, sfiorandola con fare palesemente svogliato.
I lineamenti dell’anima iniziarono a farsi più nitidi: i capelli erano tagliati corti e biondi, il bel viso segnato da una lunga cicatrice.
-Figlio mio…-
Luke alzò lo sguardo, come accorgendosi all’improvviso della presenza di Ermes.
-Padre, cosa ci fai qui?-
-Ci lavora. O almeno, dovrebbe.- iniziò Ade, lanciando un’occhiata eloquente al nipote –Fa il fattorino di anime da tremila anni, dovresti averlo letto nei…-
-Zio, desidererei poter parlare da solo con mio figlio.-
Ade sbuffò, voltandosi.
-Tsè, avete dieci minuti. Non un secondo di più.-
Ermes attese che il dio sparisse nell’ombra, poi si voltò verso il ragazzo.
-Luke…-
Avrebbe voluto dirgli quanto gli dispiaceva, quanto aveva sofferto per il destino del suo povero bambino. Voleva trovare il coraggio di mettergli una mano sulla spalla e parlargli come un vero padre, ma lo sguardo di ghiaccio di Luke gli impediva di muoversi.
“Come stai, giovanotto?” domandò George.
-Sono morto. Come vuoi che stia?-
George sibilò umiliato, ritirandosi dietro a Martha. Probabilmente non avrebbe più trovato il coraggio di rivolgersi al semidio.
-Senti, figliolo… noi due dovremmo parlare.-
Luke s’incupì, tormentandosi con una mano il fondo della t-shirt. Sopra di quella, portava ancora l’armatura greca, scurita dal sangue sotto il braccio destro.
Il punto nel quale si era pugnalato per salvare l’Olimpo dalla furia di Crono.
Ermes perse convinzione: suo figlio lo odiava. Lo aveva sempre odiato.
Forse l’idea di sistemare tutto ora che lui era morto era stata una stupidata: nulla poteva cambiare ciò che era stato fra loro due.
-Se vuoi che me ne vada, ti lascio subito. Non voglio darti fastidio…-
-No. Resta.- lo interruppe Luke.
Il dio alzò un sopracciglio, sorpreso.
-Io… devo chiederti scusa, padre.- confessò Luke, stringendo i pugni. Le parole che aveva detto dovevano essergli costate tutto l’orgoglio che aveva.
-Sono stato un’idiota! Solo ora che sono morto e posso ragionare con lucidità me ne rendo conto! Ero accecato dalla rabbia e credevo che Crono potesse…-
-Basta.-
Il semidio si interruppe, fissando con un misto di timore e vergogna il padre.
-Luke, figlio mio, non devi scusarti. Avrei dovuto sostenerti nel tuo cammino, aiutarti nelle tue scelte, ma a noi divinità è vietato! E poi la profezia…-
-Quale profezia?- domandò il ragazzo, interdetto.
Ermes sospirò, prendendosi la collottola con una mano.
-Credevo che te lo avessero detto quando sei arrivato qui. Ecco, tua madre… lei aveva visto quale sarebbe stato il tuo destino.-
Il dio continuò a spiegare, raccontando come May Castellan aveva perso il nume della ragione. Luke, man mano che Ermes raccontava, si faceva sempre più pallido, per quanto fosse possibile.
-Voi sapevate- ansimò quando il dio si fermò –Voi sapevate tutto!- esclamò sconvolto.
Ermes chinò il capo, in imbarazzo.
-Luke, cerca di capirci.- pregò in un sussurro, temendo il rancore del figlio.
Attese che Luke gli urlasse contro, sputandogli addosso tutto l’odio che aveva per lui, ma non successe nulla di tutto questo.
Confuso, Ermes alzò gli occhi sul figlio, restando sbigottito.
Il bel volto del ragazzo era rigato dalle lacrime, alcune delle quali seguivano il profilo della cicatrice.
-Ecco perché. Ecco perché mamma era così. Ecco perché tu non ti facevi sentire…- disse fra le lacrime, coprendosi il volto con una mano.
-Sapevate che cosa sarei diventato! Sapevate quali sarebbero state le mie scelte, quale strada avrei deciso di intraprendere! E nonostante questo- continuò il ragazzo, soffocando un singhiozzo –tu mi hai riconosciuto come tuo figlio, ignorando la vergogna che ti avrei arrecato con le mie azioni e la mia brama di vendetta contro l’Olimpo.-
Ermes guardò ancora gli occhi del suo bambino. Erano gli stessi occhi che lo guardavano con ammirazione quando Luke era solo un neonato fra le braccia del padre, ed in quel momento quegli occhi chiedevano una sola cosa…
George e Martha protestarono silenziosamente quando il dio lasciò cadere a terra il caduceo, il simbolo del suo potere, per abbracciare suo figlio.
Normalmente le anime non avevano consistenza, ma evidentemente Ade aveva voluto fare un piccolo regalo al nipote.
Rimasero così, padre e figlio, abbracciati.
Senza più odio. Senza più rimpianti.
-Ti voglio bene, ragazzo mio. Te ne abbiamo sempre voluto, sia io che tua madre.- mormorò il dio, passando una mano fra i capelli del giovane, che sorrise.
Nel suo sguardo c’era, finalmente, una scintilla di pace.
Ermes si scostò, leggermente in imbarazzo, ma tenendo ferma la mano sul capo del figlio.
-La tua amica Annabeth mi ha detto che hai intenzione di rinascere tre volte. Pensavo che potrei condizionare la decisione del Consiglio, se ti va.- propose il dio, raccogliendo da terra il caduceo e controllando le condizioni dei due serpenti.
-Che cosa intendi?-
-Beh… volevo domandare che tu rinascessi tutte e tre le volte come mio figlio. Così, se lo vorrai, potrò starti accanto, così come starò accanto a tutti i tuoi fratelli sulla terra. Jackson ha esaudito la tua richiesta, se non te l’hanno ancora detto: ora tutti i mezzosangue saranno riconosciuti entro il loro  tredicesimo  compleanno, ed avranno tutti un posto al Campo.-
Luke sorrise, gli occhi che si illuminavano.
-Si, l’ho saputo. In fondo quella testa quadra è un bravo ragazzo. Per quanto riguarda la tua proposta… sarebbe meraviglioso, papà.- concluse il ragazzo.
Ermes rispose al sorriso, il petto gonfio di orgoglio.
Era il suo ragazzo, quello. L’eroe che aveva sconfitto i Re dei Titani era suo figlio.
-Sono fiero di te, sappilo. Lo sono sempre stato, nonostante tutte le tue scelte.-
-Farò in modo da renderti fiero anche nelle mie prossime vite.- rispose Luke.
-Ed io sono desolato di rompere questo bel quadretto familiare, ma devo comunicarvi che è scaduto il tempo. Suvvia, giovanotto, è arrivato il tuo turno alla Coda per la Rinascita.- s’intromise Ade sarcastico, sbucando dall’oscurità.
Ermes annuì, serio, per poi rivolgere lo sguardo per l’ultima volta verso il ragazzo.
-Buona fortuna, figliolo.-
Luke sorrise, avvicinandosi però al Re degli Inferi.
-Addio, padre.-
E detto questo, scomparve insieme ad Ade, lasciando Ermes solo con il suo caduceo.
Un filo di tristezza ancora velava il suo sorriso, ma il dio riuscì a tornare alla luce del sole con il cuore in pace. Il suo bambino sarebbe rinato. Avrebbe avuto la possibilità di vivere un’altra vita piena di emozioni ed esperienze, e questa volta lui, Ermes, Dio dei Ladri e dei Viandanti e Messaggero degli dei, sarebbe stato al suo fianco.
-Capo, non per rompere il momento commovente, ma ci sarebbe il tizio dell’Arizona…-
Ermes sorrise, riducendo il caduceo alla modalità iPhone.
-Ascolta i messaggi in segreteria e passalo sulla dieci. George, controlla ancora le notifiche, invia una mail a quelli del Servizio Fax e fai anche uno squillo a Iride, se risponde dille che ci sono alcuni problemi con le webcam del mio ufficio…- incominciò ad organizzare il dio, allontanandosi sereno nel caldo dell’estate.


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Piccolo angolo dell'autrice
Ciao a tutti, allora che cosa ve ne pare? :) questo era il primo dei racconti, se va tutto bene dovrei riuscirne a postare almeno uno a settimana. La coppia Luke e Ermes credo che sia in assoluto la più malinconica, data la situazione fra i due, quindi ho voluto cercare di aggiustare un pochettino le cose ;)
Grazie a tutti voi che siete arrivati fino a qui, chiunque trovi la voglia e il tempo di lasciare una recensione sarà ben accetto/a :D
BYE!
  
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