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Autore: Rosebud_secret    22/05/2012    7 recensioni
“John!”
“Sherlock devi andare via! Vai via da lì! Immediatamente!”
“Esci dal perimetro!” gli rispose Sherlock, la voce sofferente, affaticata.
“Perimetro, quale perimetro?! Di cosa stai parlando?!”
“Esci dal perimetro perché...”
«CRASH»
“Sherlock! SHERLOCK!?”

«Le linee sono temporaneamente sovraccariche, la invitiamo ad attendere qualche minuto e riprovare più tardi.»
N.d.A: Questa storia è in continuity con The Blog of dottor John H. Watson, ma non è continuativa, quindi può essere letta anche indipendentemente, perché tratta di un'altra avventura ambientata in un periodo successivo. Virtualmente dovrebbe essere l'ultima del ciclo che ho ideato, questo, tuttavia non significa che non scriverò altre storie ambientate prima di questa e dopo "The Blog".
Buona lettura!
Genere: Angst, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Jim Moriarty , John Watson , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The blog of Dr. John H. Watson'
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Camera di contenimento.

 

Sherlock si risvegliò e scattò a sedere.

Si massaggiò un poco la nuca, dove era stato colpito, e si guardò intorno.

Si trovava in una cella di decontaminazione, illuminata da luci al neon e con le pareti in plexiglass spesso.

L'analizzò, era piuttosto spaziosa e il soffitto era alto, non poteva raggiungerlo, nemmeno salendo sul letto.

La porta era a pressione, probabilmente controllata elettronicamente da una diversa postazione.

A lato del suo letto c'era un tavolinetto con sopra dei vestiti di ricambio e della biancheria.

Sulla sinistra, invece, una doccia, delimitata da pareti di plexiglass meno spesse.

Niente da dire, sembrava il Grand Hotel, questo non significava che lui avesse intenzione di restarci.

Al di là del vetro stava un'altra stanza, con un corridoio di purificazione.

Sulla parete di fondo c'era uno specchio, probabilmente il punto di visione di chi lo aveva chiuso lì dentro.

Era sicuramente un laboratorio governativo, ne aveva visti molti, li riconosceva dall'odore, dal tanfo, ormai.

Si alzò in piedi, barcollando un poco e non si sorprese, quando scorse Mycroft sbucar fuori dal corridoio, con indosso una tutta che lo ricopriva interamente, testa compresa.

Si avvicinò alla parete.

 

Che sta succedendo?” gli chiese.

 

Il fratello maggiore aveva davvero una brutta cera, sicuramente non stava passando una buona giornata, ma non è che ci fosse da stupirsene, visto che avevano fatto saltare chissà quanti chilometri del centro di Londra.

 

No, non dirmelo. Vi è sfuggito qualcosa, un virus, presumibilmente, da uno dei vostri laboratori cittadini e avete pensato bene di mettere la zona in quarantena. Cosa pensi? Che gli incendi bruceranno in eterno? O forse conti che la sopravvivenza del virus sia sufficientemente breve da non superare le poche ore? Sai una cosa? Non mi interessa! John è là fuori, fammi uscire di qui, portami su un elicottero e buttami giù.”

 

Mycroft digrignò i denti, visibilmente nervoso.

 

Non abbiamo fatto saltare il perimetro per scatenare degli incendi di contenimento, abbiamo aperto delle voragini nel terreno per delimitare la zona, di modo che nessuno possa uscire.” si limitò a modificare appena la sua deduzione, senza considerare affatto le sue rimostranze. “E nessuno possa entrare.” aggiunse, scoccandogli un'occhiata eloquente.

 

Voragini? VORAGINI! Questa cosa è completamente folle! Chi è l'imbecille che ha dato questo ordine?!”

 

Sono stato io.”

 

Sherlock si zittì immediatamente, conscio della gravità della situazione.

 

Che virus è?”

 

L'altro voltò la faccia, tanto che la luce rifletté sulla superficie del casco, celando il suo viso alla vista.

 

Non ha un nome, c'è solo un codice SP5080YK. È un prototipo. Era. Dopo un attenta analisi si era deciso di smantellarlo e distruggerlo perché troppo instabile, ma durante il trasferimento, due ore, trentasette minuti e venti secondi fa, qualcosa è andato storto. Il cilindro di contenimento si è scoperchiato e alcune fiale si sono rotte in strada. Tutto perché un imbecille ha guidato in modo sconsiderato nel momento più sbagliato. Ho dovuto prendere provvedimenti drastici, immediati.”

 

Il minore cominciò a fare avanti e indietro per la cella, portandosi le mani di fronte al volto.

 

Dove è avvenuto l'incidente?”

 

Westmoreland Street, di fronte all'ospedale The Heart.”

 

In linea d'aria è a un chilometro da casa mia!”

 

Mycroft sbuffò, insofferente. “Chiedo scusa per il disagio!” sbottò.

 

Sherlock chiuse gli occhi, chiudendosi il naso con le dita e cercando di riflettere. “Trasmissione? Velocità? Sintomi? Possibilità di cura?”

 

Come ti ho detto il virus era un prototipo. Un'equipe di scienziati ha lavorato per anni per modificare il ceppo “ZEBOV”...”

 

L'EBOLA?! Stavate progettando un'arma batteriologica con l'ebola?!” Sherlock era sconvolto, disgustato.

 

Mycroft non ammise, ma nemmeno negò. “Ho lavorato per far sì che la sperimentazione terminasse e questo è stato il risultato.”

 

Venne ignorato.

 

L'ebola ha un tempo di incubazione che va dai sette ai ventun giorni e la morte sopraggiunge dai cinque ai quattordici! Ma con questi presupposti non avresti isolato in modo così drastico non so quanti chilometri di Londra. No, dev'esserci dell'altro. Oh, no! No, no! Come lo avete modificato?! In quanto tempo agisce?! Quanto siete stati DANNATAMENTE STUPIDI?!”

 

Non è colpa mia!” cercò di difendersi il maggiore.

 

Oh, certo, Mycroft, non è colpa tua! Come potrebbe mai essere colpa di Mycroft nostro signore degli imbecilli, eh?!”

 

Il tempo d'incubazione è di poche ore, dalle due alle cinque e la morte sopraggiunge tra le ventiquattro e le quarantotto dal contagio.”

 

Sherlock strinse i pugni e poi li sbatté entrambi contro il plexiglass.

 

Fammi uscire di qui! Devo andare a prender John!” gridò.

 

Non essere assurdo, Sherlock, chiunque sia dentro quel perimetro è praticamente già morto.”

 

 

Altrove.

 

 

C'entri tu, in qualche modo?” il tono di John era uscito strozzato, benché avesse voluto apparire spavaldo e tranquillo.

 

Jim sterzò bruscamente, evitando di travolgere quelli che non aveva esitato a definire come “un branco di scimmie idiote in preda al panico”.

 

Con questo? Oh, no. Non ho idea di cosa stia succedendo. Da un lato la cosa mi piace, dall'altra mi fa piuttosto irritare.” strombazzò con il clacson e accelerò. “Ed è per questo che ti sto portando dal “tuo fidanzatino”: se vogliamo uscirne è meglio se lavoriamo insieme.”

 

Io e Sherlock non...”

 

Noioso.”

 

John strinse maggiormente la pistola tra le dita, sforzandosi per tenere il pollice lontano dalla sicura. Magari Moriarty non aveva davvero alcuna intenzione di fare niente, nonostante questo, una parte di lui quasi bramava di piantargli una pallottola in mezzo agli occhi.

Era un'idea che gli solleticava la mente, invitante come il proprio piatto preferito, dopo lungo tempo digiuni.

Decise di scacciare il pensiero.

Uno psicopatico, su quella macchina, bastava e avanzava.

Svoltarono in Baker Street e Jim rallentò.

Il fumo era denso e la visibilità molto scarsa, non riuscivano a scorgere che qualche metro di carreggiata, grazie agli abbaglianti.

 

Non si vede niente...”

 

Silenzio!” l'urlo di Jim fece sussultare l'altro.

 

John stava per insultarlo, ma si ritrovò sbalzato contro il cruscotto per una brusca inchiodata. Si massaggiò le costole su cui aveva sbattuto e poi guardò oltre il parabrezza.

Una raffica di vento forte aveva diradato un po' il fumo.

Aprì la portiera e scese con gambe mal ferme.

Aveva fatto la guerra, sì, ma non aveva mai visto nulla del genere.

 

Oh mio Dio...” gemette, sconvolto.

 

Una voragine divideva loro dall'altra parte di Londra.

Continuò ad avanzare, barcollando frastornato, sin quasi a raggiungerne il bordo.

Era larga una ventina di metri e profonda cinquanta.

Si sporse a guardare, non riuscendo a scorgerne il fondo per via del fumo nero che ancora serpeggiava verso l'alto.

Provò un senso di vertigine e di smarrimento.

 

 

Camera di contenimento.

 

 

Non voglio ascoltarti!”

 

Sherlock ricominciò a guardarsi intorno.

Doveva trovare una via d'uscita da lì.

 

Perché mi hai tirato fuori? Non sono forse anche io un possibile infetto?!” strillò.

 

Mycroft incrociò le braccia al petto. “Sei mio fratello...” rispose. “E avrei fatto portar via anche John, se fosse stato in casa. Al di là di questo: mi serve il tuo aiuto.”

 

L'altro non lo considerò, il suo cervello si era fermato a “Se fosse stato in casa.”. John si era mostrato preoccupato all'idea di uscire e lui non gli aveva dato retta.

Recriminare o sentirsi in colpa era assurdo, illogico.

Non c'erano stati motivi per dargli retta, nonostante questo, avrebbe tanto voluto tornare indietro nel tempo e dirgli di non uscire.

Certo, con il senno di poi.

Decisamente poco logico.

Doveva uscire di lì.

 

Vuoi trovare una cura?” domandò al fratello.

 

No, di questo si stanno occupano altri scienziati. Non è per questo che mi servi. L'Inghilterra è in pericolo.”

 

I famosi attacchi terroristici smentiti?”

 

Mycroft sospirò. “Qualcosa del genere, ma non inerenti alle illazioni di truevision.tel. Degli haker hanno preso il controllo di otto centrali nucleari e minacciano di far saltare i reattori se l'Inghilterra non rispetta le loro condizioni.”

 

Sherlock non gli rispose, continuando a studiare l'ambiente con occhi febbrili.

 

Mi stai ascoltando almeno un po', Sherlock?! Non ho tempo da perdere!” il maggiore stava perdendo la pazienza.

 

Di fronte all'ennesimo silenzio si voltò, incamminandosi verso il condotto di purificazione.

 

Non mi hai detto come si trasmette il virus...” fu l'unica cosa che Sherlock gli rispose.

 

Si fermò un istante, ma non di più.

 

Per contatto fisico.” disse, prima di uscire.

 

 

Baker Street.

 

Direi che Sherlock non è in casa.” borbottò Jim alle sue spalle.

 

John si riscosse e guardò alla sua destra.

Casa loro!

Il 221B!

Non c'era più, sprofondato chissà dove a causa dell'esplosione.

Sentì i passi di Jim avvicinarsi, lenti e cadenzati. Si voltò come una furia e lo spinse indietro, schiantandolo con la schiena contro il cofano della sua macchina.

 

CHE HAI FATTO, BASTARDO?!” gridò, senza voler nemmeno considerare il pensiero che Sherlock potesse...

 

Che fosse...

 

Afferrò Moriarty per i lembi della giacca, l'altro sembrava quasi divertito e i suoi occhi comunicavano una strana sorta di sadica compassione.

 

Io non c'entro.” gli rispose con voce strozzata. “Non sarei mai stato tanto stupido da restare deliberatamente qui dentro.” aggiunse.

 

John lo lasciò andare, muovendosi indietro.

Sherlock...

SHERLOCK!

Scosse la testa con forza, finendo con il farsi male al collo per la foga.

Doveva restare lucido, non farsi prendere dal panico.

Si passò le mani tra i capelli, graffiandosi lo zigomo con il cane della pistola.

Sherlock...

Casa loro.

Sherlock.

Scomparsi, svaniti nel nulla...

Continuando ad indietreggiare, inciampò quasi sul bordo, perdendo l'equilibrio. Chiuse gli occhi, temendo il peggio, ma si schiantò sull'asfalto, su un fianco.

Se Jim non lo avesse tratto verso di sé all'ultimo momento, strattonandolo per la giacca, probabilmente sarebbe precipitato anche lui in quel nulla.

Non riusciva a piangere, non riusciva a pensare, non riusciva a parlare, né a far altro che guardare le scarpe lucide del suo accompagnatore.

 

Non è morto.” Jim ne sembrava convinto. “Non può essere morto. I giochi tra noi non sono nemmeno cominciati, mi rifiuto anche solo di pensarlo e dovresti farlo anche tu.” il tono era serio, questa volta, benché pensieroso.

 

John osservò la sua mano tesa in un chiaro invito d'aiuto.

Era assurdo, impensabile, ma in quel momento Jim Moriarty era tutto ciò che avesse.

L'unica speranza a cui aggrapparsi.

La strinse.

 

 

 

N.d.A.: Eccoci, qui, perdonate il ritardo, ma sono parecchio incasinata (ormai lo sto ripetendo ovunque, sigh T.T), spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Un bacione,

Ros.

 

   
 
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