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Autore: the shiver    22/05/2012    2 recensioni
-Ti piacerebbe diventare zio?- mi disse rompendo il silenzio che invadeva il parcheggio dinanzi l’edificio che ormai era deserto, c’eravamo solo io e lei, anche i ragazzi se n’erano andati.
-Che domande fai?- risposi io stranito, non era cambiata per niente, era sempre la mia solita pazza sorellina minore.
-Tu rispondi.- insistette lei, quando si fissava su una cosa era impossibile farle cambiare idea.
-Ovvio che mi piacerebbe, però…- lei mi zittì, serrò gli occhi, prese un lungo respiro e poi ricominciò di nuovo a parlare.
-Bene, preparati a diventarlo tra qualche mese.- disse seriamente.
Io strabuzzai gli occhi, non riuscivo a credere a cosa mi avesse appena detto, la mia sorellina stava per diventare mamma.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I need you, brother.

9 giugno 2012.
L’ultimo giorno di scuola, e la nostra prof di matematica ci stava facendo fare dei problemi impossibili, tipo “Max ha 4 mele e Ryan ne ha 7. Calcola la massa del sole e moltiplicala per la distanza tra saturno e mercurio.”
Io ero in trance, pensavo a tutt’altro, ad esempio a mia sorella Dana. 
Voi penserete che sono talmente forever alone, che invece di pensare alla ragazza che mi piace penso a mia sorella, che è una figa da paura
a cui va dietro mezza scuola, ma non è così.

 

“-Se andrai in quella scuola, sta certa che non metterai più piede in questa casa.
-Bene, allora sarà l’ultima volta che ci vediamo, ciao.”


Quando penso a lei queste parole mi rimbombano nella mente.
Lei voleva andare alla scuola d’arte, dato che aveva un notevole talento nel disegno, ma mia madre non glielo voleva permettere, aveva programmato, per entrambi, un futuro più decoroso.
Aveva pensato di mandarci all’università, per poi inserirci nel suo studio d’avvocato con lei.
Mentre io, avevo accettato, senza controbattere, Dana no, e così decise di andarsene.
Era una ribelle sedicenne, che  non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno.
Neanche da nostra madre, faceva tutto quello che voleva.
Mi ricordo quando si era tinta i capelli di verde, ed era rientrata in casa, come se non sentisse nemmeno le urla incazzate di nostra madre,
chissà se ha ancora quel colore di capelli?
Dopo la scuola passava tutto il suo tempo a disegnare, la sua camera era come una mostra d’arte.
Anche se per me era zona minata, quando lei non c’era, io entravo e mi incantavo a guardare quei bellissimi disegni appesi alle pareti.
Usciva tutti i finesettimana, andava in discoteca, si ubriacava, finiva nel letto di qualche ragazzo conosciuto così per caso, e poi ero io quello
che andava a recuperarla dappertutto.
Eravamo due esatti opposti.
Io avevo diciotto anni e facevo tutto quello che mi veniva detto di fare.
Non avevo un talento particolare, se non nel cantare, ma non avrei mai pensato di intraprendere la carriera musicale, mi andava bene quello
che aveva scelto mia madre, almeno era una cosa sicura.
Avevo un ristretto gruppo di amici, Zayn Malik, Liam Payne, Niall Horan e Louis Tomlinson, gli stessi da una vita.
Tra di loro io mi distinguevo come il puttaniere, per le mie numerose scappatelle, anche se le mie non avrebbero mai superato quelle di mia sorella.
Nonostante tutte queste differenze, eravamo molto uniti.
Lei si confidava con me, e io con lei.
-Signorino Styles, vuole venire alla lavagna e ripeterci la lezione?- i miei pensieri vennero interrotti dalla voce squillante di quella vecchia bacucca in menopausa, che quando mi chiamava “signorino” le avrei fatto ingoiare il gesso.
-Devo proprio?- dissi scocciato, non mi andava di alzarmi e andare lì a fare una delle mie solite figure di merda.
-A meno che non sia la lavagna a venire da lei, credo proprio di si.- ecco, una delle sue solite battute infelici, che facevano ridere solo lei.  
Feci per alzarmi, ma venni letteralmente salvato dalla campanella dell’ultima ora.
Lanciai tutte le cose così come capitava nello zaino, e mi affrettai a raggiungere la porta verde, che mi separava da tre bellissimi mesi
di dolce far quel che mi pare, ma la prof mi fermò.
-Signorino Styles, ecco a lei un bel programmino di recupero estivo.- strabuzzai gli occhi e spalancai la bocca, lei mi fece cenno di andarmene con la mano.
Non era possibile due volte alla settimana per tre mesi dovevo andare a quei fottutissimi recuperi del cazzo, a causa della mia insufficienza
in matematica.
Mi precipitai nel corridoio e li c’erano i ragazzi che mi aspettavano.
-Hey Hazza, pronto a tre mesi di spasso?- mi disse Louis euforico, io gli porsi quel foglio e i ragazzi si radunarono tutti intorno a Louis,
che iniziò a leggere a voce alta.
-Il signorino Harold Edward Styles, deve partecipare ai corsi di recupero estivi che si svolgeranno in questo edificio, ogni martedì e venerdì di tutte le settimane per tre mesi a partire dalla prossima settimana. La preghiamo di non fare assenze, è importante ai fini della sua valutazione. Sarà seguito da un tutore o ragazzo o ragazza, non di questa scuola, che andrà incredibilmente bene nelle materie da recuperare. Cordiali saluti, il preside e la prof. Smith.- mentre Louis leggeva, la mia testa che sbatteva contro l’armadietto nel corridoio, faceva da sottofondo a quella che sarebbe stata la mia condanna a morte, per tutta l’estate.
-MA IL TUO NOME COMPLETO E’ HAROLD?- gridò Louis, facendomi sobbalzare  e ritornare al mondo reale, io scossi la testa.
A volte era davvero un totale idiota.
-Dai amico, magari ti capita una strafiga che ti puoi anche portare a letto, no?- mi disse Zayn, quello era la sua specie di conforto.
Dopo Louis, che era il mio migliore amico, Zayn era quello che mi assomigliava più di tutti, e capiva al volo cosa pensavo.
Io annuii e mi incamminai verso l’uscita.
Mentre camminavo sicuro tra quei corridoi che ormai mi appartenevano, sentivo i ragazzi lontani che bisbigliavano tra di loro delle cose tipo“Diglielo tu.-No tu.-Va bene, glielo dico io.”
Mi bloccai di scatto e mi girai verso di loro.
-Andiamo, vi ho sentiti, cos’è che dovete dirmi?- dissi spazientito, mentre ero in cerca dell’orologio appeso alla parete del corridoio, ma che era misteriosamente scomparso, quindi avevo ufficialmente perso ogni tipo di concezione del tempo, che potesse esistere su questa terra.
-Ehm ecco, prima…- avevano lasciato il compito di dirmi questa cosa, a Niall, il meno adatto.
Zayn gli passò avanti, si schiarì la voce e iniziò a parlare, ecco, lui era decisamente più adeguato.
-Prima, mentre stavi in aula con la Smith, è passata tua sorella che ti cercava.- disse molto schietto e diretto, e per poco non mi venne
un colpo.
-Mia sorella, cioè Dana, quella con i capelli verdi, gli occhi grigi, quella sorella?- dissi balbettando per l’emozione.
-Perché quante sorelle hai?- mi rispose Louis, riusciva ad essere ironico anche in un momento così delicato, a volte l’avrei ucciso.
-E per quale fottuto motivo non l’avete fermata?- stavo praticamente urlando, ero troppo felice ma allo stesso tempo preoccupato.
Perché mia sorella era ritornata, così all’improvviso? Senza dare neanche un avviso? Scrollai la testa e cacciai fuori il cellulare dallo zaino.
Come pensavo, Dana, mi aveva mandato un messaggio che io non avevo letto, come al solito.

 

“Hey fratello.
Ho bisogno di te, un urgente bisogno di te.
Trovati fuori da scuola alle 13.00 precise.
Ti voglio bene, Dana.”


-Andava troppo di fretta, noi abbiamo provato, ma lei se n’è andata velocemente, e lasciatelo dire, mi sembrava che c’era qualcosa
che non andasse.-
 mi rispose Liam, tra di noi era quello più maturo, io lo consideravo un po’ come il padre che non avevo.
Sempre pronto a darmi consigli in ogni momento e in ogni circostanza, e quando li seguivo andava tutto per il meglio.
Ripresi a camminare con passo ancora più svelto di prima, verso il cancello.
Quando riuscii a respirare un po’ di quell’aria che sapeva di libertà mista a preoccupazione, mi si formò un nodo allo stomaco, non appena la vidi.
Era lì, seduta sul mio motorino, sul suo motorino.
Quello che usavo io era il suo che mi aveva ceduto, quando se n’era andata.
Mi avvicinai cauto a lei, come se fosse un piccolo animale spaventato che dovevo cercare di prendere e portare via con me, per sempre.
Quando ci ritrovammo ormai a distanza zero, lei alzò il suo sguardo di ghiaccio che mi fece rabbrividire.
Non ci dicemmo una parola, ci abbracciamo e basta, un lungo abbraccio, che doveva essere pari a tutti gli abbracci, che non ci eravamo dati
per dieci fottutissimi mesi.
Quando ci staccammo, notai che aveva le lacrime agli occhi, sembrava che gli si stessero sciogliendo, era bellissima anche quando piangeva,
le porsi un fazzoletto e lei si asciugò le lacrime.
-Ti piacerebbe diventare zio?- mi disse rompendo il silenzio che invadeva il parcheggio dinanzi l’edificio che ormai era deserto.
C’eravamo solo io e lei, anche i ragazzi se n’erano andati.
-Che domande fai?- risposi io stranito, non era cambiata per niente, era sempre la mia solita pazza sorellina minore.
-Tu rispondi.- insistette lei, quando si fissava su una cosa era impossibile farle cambiare idea.
-Ovvio che mi piacerebbe, però…- lei mi zittì, serrò gli occhi, prese un lungo respiro e poi ricominciò di nuovo a parlare.
-Bene, preparati a diventarlo tra qualche mese.- disse seriamente.
Io strabuzzai gli occhi, non riuscivo a credere a cosa mi avesse appena detto, la mia sorellina stava per diventare mamma. 




 

My space.
Sssssssssalve a tutti!
Sono the shiver, e per chi non lo sapesse prima ero Tomlinsonisperfect.
Questo è un One-Shot sui One Direction.(Capitan Ovvio è tra noi LLN!)
Ad ogni modo, non avevo niente da fare e ho deciso si scrivere questo cosino :33
Credo che da ora in poi farò solo dei One-Shot quando ho ispirazione.
Sinceramente a me questo piace, poi a voi non so.
Per favore, per favore, per favore, recensite? :’)
Voglio sapere cosa ne pensate, anche della mia idea.
Beh, ora mi dileguo! :33
Un abbraccioooooooooone a tutti.
Kisses.
the shiver.

Lei è Dana.

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