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Autore: keyless    22/05/2012    5 recensioni
Clove è soltanto una ragazza, che però è costretta a diventare donna. Quali sono i suoi pensieri durante i giochi? Quali sono le sue paure?
ClovexCato
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Coincidenza

It's too late.

2. Coincidence

Non avrei mai creduto che svegliarsi per colpa delle urla dei propri fratelli sia una cosa bella, ma stamattina mi sono dovuta ricredere, quando Jack entrò nella mia stanza e cominciò a strillare ad alta voce frasi senza senso. Perchè lui era Jack, le cose che faceva non avevono un senso, ma del resto aveva solo quattro anni. Dopo di lui entrò anche Roy e cominciarono ad urlare insieme, intonando anche un allegra canzoncina per bambini. La cosa più strana  è che io stavo ferma, non facevo nulla, li guardavo e sorridevo. Sorridevo perchè mi mancava quell' innocenza che avevano solo i bambini, non lo sapevano ma loro conservavano dentro di se tesoro ben più grande dell'oro. Loro erano bambini e questo bastava a scusarli ogni volta che rompevano un bicchiere, ogni volta che ridevano quando invece la mamma li sgridava, ogni volta che facevano dei dispetti alla loro sorellona. Ma sono bambini, esseri piccoli e inconsapevoli del futuro tremendo che gli riserva la società nella quale vivono. Un futuro del quale per ora gli viene detta solo una parte...la parte semplice, quella che loro possono comprendere e cioè che da grandi saranno delle persone importanti, loro porteranno onore al Distretto Due . Eppure è sempre più brutto vederli giocare con i loro soldatini di plastica, perchè ancora non capiscono che quello dei soldatini di plastica è il loro futuro. Pensando a questo mi scese una lacrima e quando mio fratello Roy se ne accorse mi prese in giro e cominciò a ridere di me, -Guardala- urlava ad alta voce - Che carina, piange!- e rideva. Era cosi buffo Roy quando rideva, certo era buffo sempre, ma quando rideva ancora di più. E mi fece sorridere e versare un altra lacrima, questa volta però di pura gioia. Quando anche l'altro mio fratello cominciò a prendermi in giro decisi che era l'ora di prendere in mano la situazione, dopotutto sono io la maggiore, loro sono solo dei marmocchi. E cosi scesi dal letto ringhiando- Piccoli mostriciattoli, venite qui! Come vi permettete di disturbare la Superba Clove mentre dorme? Ora vi mangio tutttiii- e cominciai a rincorreli per tutta la casa. Continuammo cosi per un po', finchè tutti e tre non avevamo più forze di compiere nemmeno un passo. Ci sdraiammo sul tappeto e ci mettemmo a ridere. Roy e Jack erano dei piccoli mostri, ma erano i miei mostri e nessuno poteva sottrarmeli. Quando arrivò mia madre ad avvisarmi di andare a sistemarmi eravamo ancora sdraiati sul tappeto a bisticciare.
Ora sono nella doccia e mi sto lavando ripensando a quei momenti, che sembrano tanto distanti dal presente, eppure non è passata nemmeno un ora. E' sciocco come i momenti che passo con i miei fratellini influenziono il mio cuore, che prende sopravvento sul cervello e mi fa pensare che io sia ancora una bambina innocente di quattro anni, che gioca in un mondo pieno di colori, un mondo spensierato e pacifico. Ma quando mi allontano dai miei fratelli tutto torna ad essere come sempre. Man mano che faccio un passo da loro, il mondo diventa nero, i colori spariscono proprio come la pace e la spensieratezza. Mi ritrovo davanti alle consapevolezze che quei colori bloccavano, cioè che non sono più piccola, ma grande, troppo grande ormai eppure mai come gli altri. Posso essere grande quanto voglio, ma per il mondo varrò sempre meno di una formica.

Esco dalla doccia e mi asciugo i capelli, spazzolandoli per bene e legandoli nella solita treccia. Prendo il vestito in mano e lo guardo. E' cosi bianco, sembra quasi neve appena caduta. Mi ritrovo a pensare che forse dovrebbe essere nero, perchè ai funerali ci si va vestiti di nero, no? Già, dovrebbe essere proprio nero.
Indosso il vestito e mi guardo allo specchio. Niente di nuovo del resto, sembra di vivere un déjà vu, ormai non mi stupisco. Guardo l'orologio a forma di sole sulla mia scrivania che indica le 10.00. Ho ancora un po' di tempo. Vado a sdraiarmi sul letto e cerco di pensare positivo. Cerco di pensare che oggi non è poi cosi un brutto giorno, fuori c'e il sole e poi...be c'e il sole. Fa' caldo. Anche ieri c'era il sole e faceva caldo. Ieri però non c'era Mietitura. Ieri ancora avevo la possibilità di allenarmi, di divertirmi almeno un pochino. Quel pochino di divertimento che spetta a una ragazza di quindici anni. Ieri sono uscita con Lisa. Ho conosciuto Alv e anche Cato. A ripensarci mi scappa un sorriso. Già Cato, chissà se lo rivedrò mai.
Guardai di nuovo l'orologio che segnava le 10.30. Strano come passi veloce il tempo qualche volta, sembra che lo faccia apposta. Come se si prendesse gioco di te.
Mi alzo dal letto e apro il primo cassetto del comodino, tirando fuori una scatoletta quadrata. La apro e tiro fuori un bracciale d'argento o almeno credo, sottile. Sopra di esso una piccola "C" è agganciata con un gancetto. Me lo metto sul polso sinistro. Questo piccolo bracciale è una specie di porta-fortuna, me l'hanno regalato all'età di otto anni e la "C" sta ovviamente per Clove. E' buffo però come una persona si affidi ad un oggetto quando ha bisogno di aiuto e  come dia la colpa a lui quando questo aiuto non arriva. Insomma è un oggetto, è fatto per bellezza, non ha alcun potere magico. Eppure sono qui che affido il mio futuro ad un bracciale. Se andrà bene lo benedirò come un Dio, se andrà male lo maledirò come fanno le streghe cattive con le belle principesse quando quelle si beccano tutto il bene del mondo, come in quella favola che mi aveva raccontato mia madre quando ero piccola. Quella dove la pricipessa dai capelli scuri come l'ebano, la pelle bianca come la neve e le labbra rosse come il sangue viene maledetta dalla strega invidiosa della sua bellezza, ma poi viene salvata dal principe con un bacio. La cosa brutta è che non sempre quel bacio arriva nella vita reale.
Sento mia madre che strilla il mio nome e mi sbrigo a rimettere a posto la scatoletta e a chiudere il cassetto. Mentre chiudo la porta della mia stanza mi prometto che tanto ci rimetterò piede presto, che non c'è bisogno di chiuderla a chiave, perchè tanto sarò di ritono presto.
Scendo le scale velocemente e corro a salutare i miei fratelli. Lacrime mi scendono nuovamente sul volto mentre loro mi prendono in giro, ma intanto mi abbracciano. Saluto anche mio padre che rimane a casa con le pesti e prendo invece per mano mia madre che mi accompagna in piazza. Usciamo insieme come se andassimo a fare la spesa, più calme che mai. Camminiamo lente, senza fretta. Mi giro nella dirrezione di mia madre e le sorrido, anche lei mi sorride, intanto che la sua espressione sembra essere cosi piena di gioia, noto che la sua mano trema nella mia. Gliela stringo forte e sento che un po' si rilassa, ma solo un po'. Mi guardo intorno cercando di riconoscere tra quelle mille facce spente il volto di Lisa, ma non la vedo. In compenso noto molti volti conosciuti dirrigersi verso la piazza. A due passi da me c'è Annabeth Marigold*, una ragazza dai candidi capelli biondi e dal viso minuto di una tredicenne. Alla mia sinistra invece, vedo Curtis Bluma*, mio vicino di casa che cammina ormai per la sesta volta verso quella piazza, dalla quale ora cominciano a sentirsi rumori strani, come urla isteriche o pianti disperati. Man mano che ci avviciniamo le urla sono sempre più intense, tanto che c'è da chiedersi se sono gli altri che strillano in quel modo o è il tuo stesso cuore che emmette grida di pietà, perchè ormai non ce la fa più a battere, perchè ormai si è stufato anche lui.
Siamo appena giunte al cancello di controllo che subito i Pacificatori allontanano mia madre da me, la quale inizia a versare lacrime. - Mamma!- le urlo dietro- Ci rivedremo tra poco, non preoccuparti.- cerco di assicurarle che tutto andrà per il verso giusto, che perciò non sarò io, su cento altre ragazze, ad essere scelta.
Mi metto in fila e aspetto il mio turno del controllo annuale. Intanto mi guardo l'indice, pieno di piccole cicatrici per il continuo prelievo di sangue. Ho sempre avuto un po' paura del sangue. Ricordo persino che a dodici anni, la prima volta che sono venuta in piazza, stavo quasi per svenire. Quel colore cosi acceso, quel odore cosi neutro eppure intenso, mi hanno sempre spaventata.
E' il mio turno e mi faccio avanti. - Clove Yvonne Bushrod*- dico e aspetto che la signorina seduta al tavolo davanti a me trovi il mio nome. Dopo qualche secondo me lo indica e io poggio il mio indice su una puntina affilata e premo, dopodichè poggio il dito sanguinante sull' apposito spazio che i Pacificatori si avventano a controllare subito. Io vado avanti soffiando sull'indice dolorante. Da piccola mi hanno insegnato che se soffi su una cosa non fa più male, certo con il tempo ho capito che è solo una cavolata, ma ancora non ho perso l'abitudine di farlo ogni singola volta che mi faccio male. Mi dirigo verso la metà femminile e cerco nuovamente quella testa bacata di Lisa e finalmente la trovo poco più in la di me che parla con Leslie*, una ragazza dai lunghi capelli color nocciola, che si allena con noi in palestra . Mi avvicino a loro urlando il nome della mia amica, quando lei mi vede inizia a urlare anche lei a tutta voce.
-Cloviii, come stai? Finalmente ti vedo con un vestito addosso. Aah...Io mi sento cosi energica quest'oggi, è una bella giornata credi anche tu?- mi dice non appena mi vede, abbracciandomi. Certo Lisa, anche io la penso così.
- Lis, Leslie- le saluto ignorando completamente la domanda di Lisa di poco prima. - Ieri non ti ho vista Les...dov'eri?- chiedo rivolgendomi alla rossiccia.
- Sono venuta la mattina presto, poi ho avuto dei impegni. Oggi è il primo anno di mio fratello- mi risponde rivolgendo uno sguardo amaro verso la metà maschile. Che stupida, come potevo averlo dimenticato?
- Oh Les, scusa io...non ricordavo- mi scuso subito.
- Fa niente Clo, lascia stare- mi sorride gentilemente, non smettendo però di fissare con insistenza la metà maschile. Tra qualche anno, probabilmente, anche a me toccherà questo futuro. Guarderò i miei fratellini, cosi piccoli e indifesi, avventrarsi verso la piazza e non potrò fare niente per impedirlo. Solo sperare che non siano loro i tributi, solo questo.
Mentre converso ancora con le mie amiche su argomenti vari, sento un forte rumore di tacchi provenire dal palco. Quel rumore di tacchi che fin troppe volte ho sentito. Quel rumore di tacchi che ti da la nausea. Quel rumore di tacchi che solo Astrea Lex* sapeva fare. Quel rumore di tacchi che faceva zittire in un secondo più di duecento ragazzi.
-Bene, bene, bene. Da quanto tempo ragazzi miei.- Ogni anno Astrea Lex cominciava cosi il suo discorso. Un discorso semplice e anche abbastanza corto, il quale però appena lo udivi ti faceva venire i brividi. - Ah..dovrebbero organizzarli più spesso questi giochi, infondo sono cosi divertenti non trovate anche voi?- silenzio. Silenzio puro. Solo qualche insetto ha il coraggio di muoversi. - Suvvia ragazzi miei...rilassatevi.- persino Lisa sta zitta e la guarda intimorita. Nessuno ha il coraggio di proferir parola. Nessuno. - E va bene...allora cominciamo!- urla infine Astrea Lex, il cui solo nome fa paura. Intanto che la donna si avvicina al contenitore di destra, cioè quello delle femmine un lieve fruscio incomincia a formarsi in piazza. C'è chi guarda il proprio geniore, c'è chi abbraccia l'amica più cara e c'è chi come me stringe con forza il proprio porta-fortuna augurandosi con tutte le forze che porti davvero un po' di fortuna.
-Prima le fanciulle- dice Astrea Lex e tutti di nuovo si zittiscono. Il silenzio diventa ancora più intenso quando la donna infila la mano dentro il contenitore e inizia a frugare lentamente, cosi lentamente da far star male. Prende in mano un biglietto e lo lascia, si prende gioco di noi.- Questo...si questo mi sembra carino- dice dopo un po' di tempo. Io inizio a sudare freddo.- Huum...vediamo un po' chi è la fortunata.- gocce gelide mi scendono lungo le guance.- Che nome complicato però...- Inizio a tremare stringendo sempre di più la minuscola "C" del bracciale.
- Clove Yvonne Bushrod, si legge così?- il mio cuore perde un battito.
-Clove...dove sei cara?- ne perde un altro. O forse altri due?
-Vieni fuori tesoro.- si ferma completamente. Non ho il coraggio di guardarmi attorno.  Sento tutte le teste girate verso di me, ma è come se fossi paralizzata. Dopo pochi secondi però sento una lieve spinta provenire dalla parte di Lisa e mi giro verso di lei. Ha le lacrime agli occhi. Mi salta addosso e mi stringe forte dicendomi -Vai- all'orecchio. Lo so che non lo fa perchè vuole che io vada per davvero su quel palco, che sia cioè io il tributo, ma lo fa solo perchè se non andrei per mia volontà i Pacificatori mi ci porterebbero di forza sul palco. Farei la figura della codarda.- Vai amica mia- mi sussurra con un tono cosi basso di voce, un tono che, ci posso giurare, non gli ho mai sentito usare.
Mi stacco lentamente da Lisa e faccio un passo avanti. - Sono io, io sono Clove Bushrod.- dico alzando la mano come se fossi ancora agli allenamenti ed è il trainer ad aver chiamato il mio nome, già il trainer e non Astrea Lex. La donna mi sorride sinceramente e mentre io salgo gli scalini del palco lei ne scende uno e mi prende la mano, alzandola poi in alto e urlando - Date il benvenuto al primo tributo del secondo Distretto per i 74esimi giochi!- ancora silenzio. Mentre sono sul palco e Astrea Lex si sposta dalla parte sinistra dove c'è il contenitore dei ragazzi, cerco di trovare mia madre tra la folla, ma non riesco a vederla da nessuna parte, cosi sposto il mio sguardo sulla parte maschile. Chi sarà il mio compagno di giochi?
-Bene, bene, bene. Ora tocca ai fanciulli.- dice la donna sorridendo anche più di prima. Per un attimo, osservandola da così vicino, noto che il suo sorriso non è poi cosi vero come credevo prima. Si capisce dagli angoli della bocca che si stanno sforzando troppo a stare in alto, che però qualche volta non ci riescono e cedono, perciò la donna è costretta a coprire la bocca con la mano, facendo finta si sbadigliare. E' strano come tutto mi sembra cambiato da quando sono salita qui sopra, eppure sono passati solo un paio di secondi. Possibile che anche Astrea Lex abbia un cuore?
La donna intanto stava per infilare la mano dentro il contenitore maschile quando una voce molto calma, da uomo, stranamente molto famigliare pronunciò tre parole. Tre semplici parole, le quali però mi fanno spalancare gli occhi così tanto dar far mi credereche mi sarebbero caduti.
-Mi offro volontario...-
Persino Astrea Lex spalancò gli occhi. Certo è normale che nei Distretti come il primo o il secondo i tributi siano quasi sempre dei volontari molto sicuri di sè, ma questo non succedeva già da cinque anni.
-Pprego?- chiede la donna ancora un po' spaesata.
-Mi offro volontario come tributo- ripete la voce. Io cerco in tutti i modi di capire che stesse parlando ma nessuno si muoveva dalla parte maschile, quindi decisi di aspettare.
-Vieni su ragazzo- dice Astrea Lex sorridendo di nuovo, come se quel attimo di dispersione non fosse mai accaduto, come se lei non si fosse stupita nemmeno un po' per quel ragazzo dal coraggio di un leone. Subito vedo la folla maschile dividersi in due parti e fare spazio ad un ragazzo alto, biondo mi sembra. Quando usci del tutto dalla folla il mio cuore si fermò per la terza volta in quella giornata. Il tributo maschile del Distretto Due è Cato. Quel Cato. Insomma si è lui. Cercai di contenermi, ma non era facile. Mentre lui saliva gli scalini del palco io lo guardavo, fissavo, cercavo di capire come mai quella scelta. Appena ieri sera mi aveva detto che non si sarebbe offerto e invece? Che spiritoso che è il destito però, appena ieri ho conosciuto Cato e appena ieri lui ha conosciuto me...e quel dannato di un caso ci ha fatti ora ritrovare sullo stesso palco, tributi dei 74esimi giochi della fame.
-Come ti chiami fanciullo?- chiede la donna sorridendo al ragazzo che si è appena sistemato vicino a lei.
-Cato Larrance*- risponde lui con voce ancora più calma di prima. Ma come diavolo fa?
-Cato Larrance...come mai questa scelta? Come mai ti sei offerto come tributo?- chiede nuovamente la donna curiosa.
-Perchè so per certo che sarò io il vincitore- e sono queste parole che mi fanno paura. Non essere stata scelta come tributo per i giochi, ma proprio queste parole pronunciate con un tono cosi calmo. Perchè se lui sarà il vincitore vuole dire che anche io in un modo o nell'altro morirò.
-Bene allora...ragazzi miei fate un lungo applauso ai nostri tributi. Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore.- Astrea Lex pronunciò queste parole e tutta la piazza applaudì. C'e chi applaudiva per gioia di non essere lui il tributo, c'e chi applaudiva per incorragiamento e c'e chi applaudiva per non piangere. Dopo esserci goduti qualche secondo di quei applausi Astrea Lex ci fece scendere giu dal palco e andare verso una casetta poco distante dalla piazza. Poi ci rivolse le seguenti parole:
- Cari miei, ora avrete la possibilità per l'ultima volta di rivedere le persone più care a voi. Fate presto però il treno ci starà già aspettando!-
Io annuii e andai subito nella stanza indicatami dalla donna. Cato invece andò in quella adiacente alla mia, ma questo ora poco importa. Ciò che importa è che ora, rinichiusa in quella piccola stanza dai colori spenti mi resi finalmente conto che ero io il tributo femmina dei 74esimi Hunger Games. Ero io. Non era Leslie, ne Lisa, ero io, Clove. A quel punto decidetti che per assicurarmi che era tutto vero, decisi di darmi un pizzicotto, magari stavo solo sognando, magari era solo un brutto incubo ed ero ancora nel mio letto, nella mia stanza, vicino ai miei fratelli. Aspettai qualche secondo e poi me ne diedi uno, un pizzicotto bello forte, ma al contrario  delle mie aspettative scopri che faceva male, perciò che tutto ciò che stavo vivendo era vero. Non era un incubo, era tutto assolutamente vero.
Pochi momenti dopo in quella piccola cameretta entrarono molte persone. Mia madre, mio padre, Jak e Roy. Dopodichè Lisa, Les e altre mie amiche. Mi hanno raccomandato tutti di vincere, mi hanno abbracciato e mi hanno augurato buona fortuna. Gli unici che mi hanno fatto sorridere per un momento e che mi hanno fatto uscire dal mio stato di trance sono stati, come al solito, i miei fratellini, che quando se ne stavano andando mi hanno urlato " Vinci sorellona, perchè se non vinci quando torni noi ti uccideremo!" risero loro e risi anche io, ma non appena quella porta fu di nuovo chiusa, non potei che sedermi su una sedia di quella stanzetta e versare un paio di lacrime. Quelle parole, pronunciate dalle labbra di due bambini mi facevano sentire cosi male. Avrei dato qualsiasi cosa per vincere, ma avrei dato di più per tornare indietro, anche senza la vittoria in mano, per... si, per farmi uccidere dai miei fratellini. Sapevo però che questo non sarebbe mai stato possibile, perchè se mai tornassi indietro senza la vittoria in mano i miei fratelli non avranno possibilità di uccidermi, perchè sarò già morta.
Rimasi sulla sedia a piangere per un po', ma quando finii di lacrime, decisi che non avrei mai più pianto. Mai più.
Astea Lex entrò nella cameretta pochi attimi dopo che io pronunciai il mio giuramento.
-Allora il piano è questo: ora saremo condatti ad un treno che ci porterà a Capitol City. Il viaggio durerà circa un giorno, forse meno. Sei pronta?- mi dice e neanche dandomi il tempo di rispondere mi prende la mano e mi tira fuori dalla casa, dove ci aspetta un Cato annoiato. Possibile che a lui non importi niente per davvero? Possibile che sia cosi sicuro di se? Possibile che lui è davvero il ragazzo che sa uccidere?
Dopo pochi secondi che aspettiamo arriva una piccola macchina che ci porta al treno. In macchina però non ci siamo solo Astrea Lex, Cato e io, ma ci sono anche due individui strani. Una donna, sui trenta, dai corti capelli arancioni, tipo carota. Porta gli occhiali a mosca sul naso e non fa altro che sistamarsi di tanto in tanto il rossetto rosso che ha sule labbra. L'altro sconosciuto è invece un uomo, anche lui sui trenta, ma forse più giovane, dai capelli neri corti e lo sguardo totalmente assente, come quello di Cato. Io non faccio altro che fissarli. Prima l'uomo, poi la donna, poi l'uomo, poi Cato, poi la donna, poi Cato. Ma niente. Nessun segno di vita. Astrea Lex, seduta di fianco a Cato, è anche lei assente.
Quando finalmente arriviamo io entro per prima nel treno e non faccio che guardarmi intorno dalla bellezza dei vagoni, se li si può chiamare cosi, sembrano più camere di lusso. Certo, anche casa mia è abbastanza lussuosa, ma mai come questi vagoni. Tutto è perfettamente abbinato. Ogni tendina, ogni fazzoletto. Rimango ancora più basita quando entro dentro un vagone e vedo tavoli pieni di prelibatezze di ogni genere. Pasticcini, torte, bibite, c'e di tutto e anche di più credo. Mi volto a guardare Astrea Lex che è dietro di me e lei sorride, come sempre - Ti piace Clove? E' tutto per voi.- mi dice, rivolgendosi anche a Cato, che ha finalmente tirato fuori un po' di carattere e guarda tutto con occhi sgranati. Il treno parte e noi tutti, compresi i due strani individui, non ancora presentati, ci sediamo a un tavolo, tutto perfettamente apprecchiato, con posate in argento, poi i camerieri ci portanto il mangiare, tutto molto buono, ma non di certo migliore di quello che fa mia madre. Non appena finiamo di mangiare Astrea Lex ci fa vedere i nostri vagoni e poi ci dice che è meglio se ci riposiamo un po', perchè sicuramente siamo troppo stanchi. Quando entro nel mio vagone rimango di nuovo sorpresa. E' tutto cosi bello. C'e persino un letto, non uno di quelli brutti e scomodi che si trovano nei treni, ma un letto spazioso, che anche solo se lo guardi ti fa venire voglia di buttarti su di esso, infatti mi ci sdraio subito sopra e mi appuro che è veramente morbido. Eppure noto che non è poi cosi morbido, non come il mio letto almeno. La mia pancia inzia a bruciare, come se lo stomaco non accettase il cibo che ho appena mangiato, come se pretende quello che fa mia madre e non altro. La testa inizia a girare. Mi sento soffocare, mancare l'aria. Tutto intorno a me diventa buio. Aspetto un po' che il buoi scompaia, aspetto che come nelle favole arrivi il mio principe e mi baci, salvandomi da questo buio soffocante. Aspetto e aspetto, ma niente. Nessun principe arriva e nessun bacio mi viene dato. Sono sola, lasciata in mano a me stessa in quel buio che oltre a soffocare me, soffoca anche le mie speranze. La mia unica speranza. La speranza di poter tornare a casa, di poter riabbracciare i miei fratelli e i miei genitori. Di diventare grande. Di trovare il vero amore. Speranza che però viene soffocata dalla consapevolezza, consapevolezza di non poter essere abbastanza forte da battere i miei nemici. Da poter uccidere qualcuno.
Inizio a piangere di nuovo, pur sapendo che cosi infrangevo la regola postami quello stesso giorno. Ma ormai che senso ha? Tanto sono comunque morta.


Angolo dell'autrice :
Buon giornoo/mattina/notte/sera...be si quello che è... :)
Tanananan.... si questo è il secondo (schifosissimo) capitolo. Si, perchè fa davvero schifo. Quando l'ho riletto mi stavo tirando dei calci da sola...ma va be'...alloora ho messo degli asterischi a dei nomi perchè volevo spiegarne il signifacato...già perchè dare dei nomi semplici non è da me, proprio no...
                               
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Annabeth Marigold: marigold - Calendula in inglese ( dal latino calende, primo giorno del mese, che fiorisce spesso).
-
Curtis Bluma: bluma - fiore in yiddish.

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Clove Yvonne Bushrod: Yvonne - Deriva dal nome della pianta di tasso, considerata sacra ed utillizata per produrre armi ( non potevo che darle questo secondo nome ); Bushrod - bocciolo.
-
Leslie: leslie - giardino di agrifoglio in gaelico 

- Astrea Lex: lex - legge in latino. Infatti Astrea Lex segue le leggi, però non le approva.

- Cato
Larrance larrance - alloro in inglese ( dal latino laurus, simbolo di vittoria)

Si ho copiato l'idea della Collins...perdonatemi.
Ora qualche piccola spiegazione e poi vi lascio: in questo capitolo ( davvero molto incasinato secondo me) vediamo una Clove molto più insicura di se, una Clove che ha paura, una Clove che si arrende senza combattere ( non preoccupatevi comunque si riprenderà subito :) ) . Ripensa tante volte alle favole, alle quali nel prologo dice di non credere, ma comunque come ogni persona spera nel lieto fine.
Poooi... ah, per la donna con i bizzarri capelli arancioni che non è ancora stata presentata, ma che Clove osserva per tutto il viaggio in macchina, ho preso ispirazione dal personaggio che la magnifica Helena B. Carter interpreta nel suo ultimo film ( Dark Shadows). E' una psicologa che si ubriaca spesso e porta degli strani occhiali a mosca per non far vedere le occhiaie. 

Eee..niente...in questo capitolo credo di aver sbagliato un po' di cose, bho non mi quadra! ç__ç
Va be..ditemi cosa ne pensate e...aaah giusto, quasi dimenticavo cavolo... ringrazio le tre persone meravigliose che mi hanno lasciato delle bellissime recensioni! Estheim, Giuly_98, susy_horan e alicious grazie davvero, mi avete detto un sacco di cose belle, anche se non me le meritavo :'') <3. Ringrazio anche le otto persone che seguono la mia schifosissima storia, le cinque che la preferiscono e le due che la ricordano...davvero grazie!

Bene, questa è davvero la fine di questo noiosissimo angolo.... ciaooooo belle <3 A presto ( si spera) :))

E.





  
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