Obelix mi sta sfiorando la gamba col muso.
“Tieni!” gli dico, lanciandogli un pezzo di intestino, che prende al volo e inghiotte.
“Attento, non ingozzarti! Mangia con calma.”.
Arriva anche Asterix, e a lui do l'occhio, che gli piace tanto.
Che schifo.
Che poi è anche strano, perché Asterix è cieco, anche se va in giro come se non lo fosse. È intelligentissimo il mio micetto morbidone! È un certosino, pelo grigio, morbidissimo, è il mio peluche privato.
Obelix invece è il cane: un golden, però nero, un po' babbeo e cicciottoso; lui e il gatto si completano a vicenda, sono in perfetta simbiosi. Chissà se Asterix si sia mai accorto che Obelix è un cane.
Intanto ho quasi finito.
La testa non mi serve, la conservo per Qeequeg. Lui le fa rinsecchire e le colleziona, secondo le tradizioni del suo popolo.
Contento lui... Per loro è segno di prestigio, e io mi faccio pagare un extra perché sia difficile riconoscere... – Asterix! Non mordere Obelix, insomma!!!”.
Cosa stavo dicendo? Oh, non mi ricordo più... non importa.
Queequeg è un amico di infanzia, mio padre aveva una fattoria e lui faceva il garzone, quindi ci conosciamo da secoli: con lui riesco sempre a parlare di tutto.
Guidata dai ricordi, con la testa tra le nuvole ficco la testa nella borsina di plastica e in quella di stoffa.
Salgo in macchina, tiro giù la capote e ficco la borsa sotto il sedile del passeggero. Mi piace guidare col vento nei capelli, ma odio che la gente metta il naso nei miei affari. E poi il sedile del passeggero è il posto di Obelix, mentre il posto per i piedi è di Asterix, a cui non piace l'aria. Sono proprio in simbiosi, i miei ciccini!
Pigio sull'acceleratore, mi piace partire sgommando, tanto non c'è nessuno da disturbare qui. E poi devo fare presto, altrimenti la testa marcisce e diventa una schifezza.
Asterix si mette a leccare le orbite: “Stai buono, ti ho appena dato da mangiare!!!”.
Eccoci arrivati!
“QUEEQUEG!” grido suonando il clacson. Lui mi riconosce subito, “Ciao, bellissima!!!”.
Gli allungo la borsa: “Sorpresa!”
“Ho fatto il caffè, vuoi entrare?”
“No, grazie, sono appena tornata e sono un po' stanca, ora vado”
“È un po' che non ci si vede”
“Lo so, ho avuto dei problemi con l'ultimo, ma il mio prossimo incarico è facile facile”
“Ok, fammi sapere quando torni, sono curiosissimo!”.
Gli mando un bacio, inverto a U e torno a casa.
Appena arrivo mi accascio sul divano, e dormo per un paio d'ore (anche se poi sembrano due minuti).
Mi sveglio che sono le sei, per prepararmi ho due giorni.
Vediamo, facciamo un elenco dell'occorrente: parrucca rossa, abito nero coi brillanti sulla schiena... o è meglio qualcosa di meno elegante? Mmmh...
* * *
“Pronto?”
“Marta?”
“Si pronto, sei tu?”
“Si, esatto, ho bisogno di un consiglio!”
“Arrivo in un attimo!!!”
Dieci minuti dopo è qui, un record! Marta è la mia migliore amica, nonché mia “arbiter elegantiarum”.
Le faccio vedere dal tablet il mio obbiettivo.
“Però! È carino! Sei sicura di dover proprio...?”
“Eh si, mi spiace”
“Almeno sai chi è, vero?”
“Un imprenditore inesperto, ma fortunato. E fastidioso.”
“A chiiii?”
“Sai benissimo che dopo avertelo detto dovrei ucciderti, gallinella!”
“Lo so, giraffona!”
Noi ci chiamiamo così, lei è una gallinella chiacchierona e io una giraffa spilungona.
Insieme scegliamo un abito corto da cocktail, da indossare con calze sottili e décolleté, grandi orecchini a cerchio e pochette.
Ficco tutto in valigia, e mi preparo sul letto gli abiti da viaggio.
“Ti va una rassegna di vecchi film romantici in pigiama stasera?”
“Ok, ma stavolta pensi tu al cibo, io porto i film!”
“Perfetto!”
“A dopo!”.
Patatine, vino, giuggiole e gli immancabili popcorn.
Una spazzolata al divano dai peli, faccio scendere il televisore e controllo che i sedili regolabili del divano funzionino bene.
Quando torna Marta incominciamo, ma crolliamo di sonno alle tre.
* * *
Marta se ne va alle 11, dopo colazione.
“Non dovresti mettere la parrucca, i tuoi capelli sono bellissimi così! Ce li avessi io...-
Ok Marta, ma magari li raccolgo, così è meno rischioso.
- ciao, giraffa!”
“Ciao, gallina!”
* * *
Il volo di andata è andato bene. L'abbordaggio anche meglio, giovani o vecchi gli uomini sono sempre morti di f– oh, buongiorno, miss Clairs! –.
Eccomi nella sua stanza; vediamo: il mandante ha detto che non c'è bisogno di farlo sparire, basta che sia irriconoscibile, tanto era ancora un pesce abbastanza piccolo e non sarà un problema.
Trancio la testa, la butto in valigia e torno a casa.
Certo che una settimana è passata in fretta!
Quando torno mi aspetta la solita routine: cavo gli occhi, li do alle bestie, la testa per Qeequeg e così via.
Ndr: il nome dell'amico della protagonista è palesemente scopiazzato da quello del nativo americano in "Moby Dick", poichè nel famoso romanzo egli vende teste rinsecchite.