*Arashi in Love*
Capitolo 11
-Fiori rossi, fiori
blu -
Dopo il compleanno di Kaji, e
quella discussione con Akira, tutto tornò alla
routine di tutti i giorni. Andavo a lezione all'università, il sabato
uscivo con le amiche, il resto della settimana per lo più studiavo o davo una mano a mia madre che lentamente
riacquistava il buon umore. Ma di quel ragazzo con i
capelli rossi non ci fu alcun segno. Non andai a cercarlo, ma nemmeno lui venne
a cercare me.
Come da calendario, arrivò anche la festa di San
Valentino. Odiavo quella festa praticamente da sempre,
la trovavo decisamente consumistica e non sopportavo tutte quelle stupide
usanze di regalare i cioccolatini alla persona amata.
Mamma parve diventare decisamente
nervosa già due giorni prima di quella festa. Solitamente aveva preso
l'abitudine di uscire con papà la sera della festa, ma
quest'anno molto probabilmente sarebbe rimasta con me
a farmi compagnia. Effettivamente della famiglia ero l'unica a non uscire mai
in quella data, nonostante le opportunità non mi siano
mai mancate.
La mattina del 14 febbraio mi alzai come sempre per uscire a
prendere il treno. Mi vestii con un maglione a collo alto e un paio di jeans
decorati con delle scritte gotiche e scesi le scale sbadigliando.
Kamui stava già sclerando per scegliere il fiocco che avrebbe messo sul
pacco da regalare alla sua fidanzata, mentre Shin
già aveva ricevuto inviti su inviti per uscire alla
sera. Li guardai trovandoli ridicoli, alla fine non era
nemmeno una festa di quelle importanti come il Capodanno!
Mamma era già in cucina e il tradizionale profumo di
cioccolata proveniva da dietro la porta. Guardai i miei due fratelli che
ricambiarono lo sguardo.
-Perchè prepara dolci?-
chiese Kamui mentre teneva ancora in mano un fiocco rosa e una coccarda
gialla.
Alzammo le spalle sia io che Shin. Non essendoci papà avremmo quasi scommesso che
sarebbe stata rinchiusa tutto il giorno nel suo
studio, non ci aspettavamo che preparasse la solita sfilza di dolci occidentali
che solitamente mangiava con papà.
Scendemmo circospetti le scale e notammo un profumo diverso
da quello del cioccolato, profumo di fiori.
Infilammo la testa in cucina e la guardammo cucinare. Aveva
il suo solito grembiule a cuori azzurri (non chiedete il perchè siano
azzurri... quella donna aveva corredi interi di quel colore... ndArashi),
mentre mescolava la cioccolata con un cucchiaio di legno. Sul tavolo
c'erano due mazzi di fiori enormi.
-Ehm... mamma...?- chiese per primo
Shin. -Di chi sono tutti quei fiori?-
-Oh! Buongiorno ragazzi!- sorrise allegra e notammo le sue
guance rosse, preferii supporre che fossero dovute al
calore dei fornelli. -I fiori? Un mazzo è per me,
l'altro è per te Ara-chan- rispose.
Mi scostai dalla porta ed andai a vedere i mazzi di fiori.
-Quello rosso è il tuo... la busta del mittente
è all'interno- indicò il mazzo alla mia sinistra.
Lo guardai. Era un insieme di fiori di diverso genere tutti di svariate tonalità di rosso. Afferrai la busta, ma
qualcosa mi diceva che solo una persona poteva aver
mandato tutti quei fiori, lo stesso colore lo suggeriva.
Sfogliai i vari fogli e lessi
velocemente... "Buon san Valentino... non sapevo quale fiore fosse il tuo
preferito, ma mandarti solo rose rosse mi sarebbe sembrato troppo ordinario...
vuoi uscire con me stasera?" allegato c'era un numero di cellulare.
Fissai il foglietto.
Shin di soppiatto comparve alle
mie spalle e riuscì a leggere il messaggio.
-A quanto pare la nostra sorellina ha un ammiratore
segreto... non si è nemmeno firmato!- commentò
ammiccante.
-Ti sbagli, la sua firma è più vistosa di quanto tu pensi...- mormorai fissando i fiori.
-Allora a quanto pare sta sera la
casa rimarrà deserta...- sogghignò la mamma.
-Ma io non intendo uscire. Sai cosa
ne penso di questa stupida festa!- protestai.
-E rifiuteresti un invito simile?-
mi guardò con un'espressione che pareva chiedere se mi ero bevuta il
cervello.
-Non voglio dare false speranze a
nessuno!- conclusi.
-Andiamo, una possibilità non si nega a nessuno... a meno che questa persona non sia un maniaco...- si
intromise Kamui.
-Non è un maniaco...- lo guardai
male.
-E allora cosa ti costa?- chiese
alzando le spalle.
-Avanti, magari passi una serata
piacevole!- continuò mamma.
Sospirai. Era il loro modo per dire
che se non avessi acconsentito avrebbero continuato per tutto il giorno fino a
farmi cedere per forza. -Oh e va bene!- dissi senza
troppo entusiasmo.
-Si ma... chi è?- chiese Shin
guardandomi di sottecchi.
-Questa è un'informazione riservata!- gli feci una linguaccia mentre mandavo una mail al numero
indicato sul foglietto.
-Senza dubbio una persona che ama
il rosso...- commentò allegra mia madre.
-A proposito dei fiori... mamma da dove spuntano quei fiori
blu e azzurri?- chiese Kamui fissando l'altro mazzo
composto da fiori secchi e spighe di grano, dalle
tonalità che andavano dal bianco al blu, passando per l'azzurro.
Tutti e tre la guardammo mentre
sogghignava. -Da qualcuno che conosce il mio debole per i fiori bianchi e
azzurri...- commentò enigmatica come a suo solito.
-Mamma... per una volta, potresti evitare di parlare per
rebus ed essere un po' più chiara?- chiese Shin
decisamente scocciato.
-Anche se vi facessi il suo nome,
non lo conoscete- rispose pacata.
-Ci devi uscire?- chiese Kamui
sospettoso.
Una strana sensazione piombò nella stanza
mentre la mamma restava in silenzio. Era strano pensare che qualcuno che
non fosse papà sarebbe uscito quella sera con mamma.
-Si, ho una cena...- rispose vaga.
Immediatamente vidi i miei due fratelli prendere una sedia e
sedersi ai lati del tavolo e fissare la mamma che spense con
tranquillità il fornello e coprì la pentola con un coperchio. Li
imitai sedendomi, facendo decisamente meno rumore.
-State tranquilli, non intendo certo risposarmi....- disse tranquilla mentre s'appoggiava al bordo della
cucina.
-Per adesso, ma in futuro?- chiese Shin
serio in volto.
-Non lo so, il tempo darà le
risposte...- rispose con un sorriso sereno.
-Chi è questa persona?- chiese Kamui
risoluto.
-Si chiama... Thomas...
è italiano... forse tu, Ara-chan, ne
ricorderai la voce, è l'avvocato che si occupa del divorzio tra me e
vostro padre...- disse in tutta tranquillità.
Restammo tutti quanti di stucco, ma solo Kamui
dette voce ai nostri pensieri. -Te la fai con
l'avvocato del tuo divorzio?!- il tono era forse
eccessivamente isterico.
-Frena il linguaggio Kamui, ti
ricordo che sono io che mantengo i tuoi studi...- disse
con una punta d'irritazione nella voce.
-Si... ma si occupa del tuo divorzio... è...
è...- non sapevamo nemmeno noi come completare la frase, nonostante ci
guardasse supplichevole.
-E' cosa? Deplorevole? Vergognoso?
Ridicolo? E' il suo lavoro, era l'unico avvocato di cui mi fidassi
residente vicino Tokyo. E per quanto riguarda i sentimenti
che ci legano, non stupitevene troppo. Con vostro padre non funzionava
da diversi anni, forse mi ero persino illusa che funzionasse,
ma temo che i problemi c'erano sin dall'inizio ma non volevo vederli.
Sospettavo da cinque anni che avesse modo di fare
"qualche scappatella", ma credetemi quando vi dico che sono rimasta
più sorpresa di voi nello scoprire che in realtà aveva una
relazione fissa.- abbassò lo sguardo quando terminò di parlare.
Effettivamente non avevamo mai preso in considerazione la
situazione, non nei minimi dettagli.
Presi coraggio e iniziai a parlare: -Quando avete
litigato... hai detto che erano vent'anni
che ti tradiva o sbaglio?- chiesi guardandola.
Anche Shin si intromise,
-E poi papà ti ha anche accusato d'avere l'amante pure tu, quindi aveva
ragione?- insinuò.
Lei prese un lungo respiro e poi rispose alle domande:
-Prima del nostro litigio ho chiesto l'aiuto di un investigatore privato.
Certo, avevo già trovato la biancheria che gli ho
buttato in faccia, ma volevo conferme. Anni addietro aveva avuto numerose
relazioni di breve durata, per lo più duravano un mese o due, poi si
stancava. Fino a che non ha conosciuto la sua attuale
compagna. A quanto ho scoperto questa donna premeva da tempo che lui mi
lasciasse, ma vostro padre si era rifiutato... vedete...-sospirò.
-Se vostro padre avesse lasciato questa donna, due settimane prima che se ne andasse, quando litigammo la prima volta... voi non
c'eravate- aggiunse in fretta allo sguardo interrogativo di Kamui.
-se l'avesse lasciata allora, probabilmente ora
sarebbe qui e quel mazzo di fiori non sarebbe sul tavolo.- Sorrise amaramente. -Ma le notizie dell'investigatore, non smisero di arrivarmi.
Il giorno stesso in cui voi ci avete visto decidere
per il divorzio, esattamente due ore prima, mi era giunta notizia che la donna
con cui sta vostro padre è attualmente incinta di sei settimane.-
La osservai. Stava tentando disperatamente di restare calma,
ma si vedeva che non lo era. Le mani le tremavano mentre
gli occhi erano lucidi.
Rimasi lì in silenzio. Mentre Kamui e Shin si guardavano
a bocca spalancata senza capire più nulla.
Passarono dieci minuti abbondanti, quando il suono del mio
cellulare fece sobbalzare tutti dalla sedia.
I tre mi guardarono, lessi velocemente la
mail.
-Sta sera esco alle sette e mezza...- fu
la mia risposta alle loro facce interrogative.
Poi Shin, ruppe il silenzio
forzato. -E riguardo alla mia domanda?-
azzardò.
-No, Shin....
non ho mai tradito tuo padre, questo è il primo appuntamento che ho con Thomas...- rispose lei.
Shin sorrise, poi tornò a
guardare il gemello, ancora troppo sconvolto per pensare a qualcosa.
Tornò il silenzio e la mamma riaccese i fornelli,
solo il rumore del cucchiaio di legno che fregava contro il metallo della
pentola risuonava nella stanza.
Kamui all'improvviso, svegliatosi dal suo sonno prese a parlare...-Certo che papà...
è proprio un figlio di...-
Una goccia di cioccolato bollente piombò sulla
guancia di Kamui, attraversando l'aria che divideva
me e Shin.
-Signorino, è meglio per te che non completi quella
frase...- tuonò la mamma con il bastone di
legno in mano.
Io e Shin guardammo le gocce di
cioccolato cadere sulla tovaglia incerata, poi ci scambiammo un'occhiata
terrorizzata.
-Ma l'ha messa incinta!-
esclamò lui massaggiandosi la parte scottata.
-Non è per tuo padre... è che non sta bene insultare la nonna...- fu il commento diabolico di quella donna, che in quel momento faceva decisamente paura.