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Autore: semplicementeme     12/12/2006    14 recensioni
Usagi e Mamoru..20 anni lei 26 lui..Niente mostri o folli che vogliono conquistare la terra.Caratteri un pò diversi da quelli del manga e dell'anime. Un amore travagliato. Un amore sofferto. E'la mia prima FF siate clementi!
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo!

Eravamo ormai in pieno luglio. Era da più di quaranta giorni che non vedevo e sentivo Usagi; sapevo che stava bene, che a breve, dopo il periodo di terapia e di riabilitazione, sarebbe tornata a casa e ciò mi bastava. Ormai il professore Onija era diventato il mio unico contatto con lei. Non sarei mai riuscito a scordare quella sera, non sarei mai riuscito a scordare lo sconforto provato, la rabbia per l’essere nuovamente solo.

Lasciai Usagi nella sua camera e feci ritorno alla mia. Entrai e senza perder tempo infilai tutto ciò che mi apparteneva nel borsone che giaceva all’interno dell’armadio. Scrissi al professore Onija poche righe per infomarlo della mia partenza, lo avvertivo del fatto che mi sarei fatto vivo direttamente con lui e di stare accanto ad Usagi perchè per me ormai era diventato impossibile. Andai via senza dire niente a nessuno. Raggiunsi a piedi la stazione solo un paio di ore dopo, avevo bisogno di riflettere su ciò che era rimasto della mia vita; quindi attesi altre due ore l’arrivo di un treno che mi riportasse a Tokyo lontano da lei, lontano dal mio amore e lontano dal mio sogno infranto.

Ricordo nitidamente il percorso che dalla clinica mi condusse alla stazione, la luna piena alta nel cielo ad illuminare il mio cammino. Il fruscio del vento ad accarezzare il mio volto. Le voci della natura a prendersi gioco del mio dolore. Il mio animo era attraversato da una multitudine di sentimenti: dolore, frustazione, rabbia, disperazione. In cuor mio avevo sperato che allontanandomi fisicamente da lei il mio animo si acquietasse ma non fu così. Quella notte ad ogni passo, ad ogni metro fatto per allontanarmi da lei, i miei sentimenti diventavano sempre più profondi. Usagi aveva detto di non comprendere cosa ci legasse, cosa ci teneva così uniti, come poteva essere così cieca? Come aveva fatto a non accorgersi di come eravamo simili? Arrivai alla stazione e mi fermai ad attendere il mio treno. Ripensai a come solo quello stesso pomeriggio ero arrivato pieno di speranza, fiducioso nel suo risveglio, fiducioso nel futuro... Ed adesso invece tornavo a Tokyo sconfitto. Usagi non mi amava, era inutile illudersi.

Senza essermene reso conto, ricordando per l’ennesima volta quella sera, arrivai a casa; salii mestamente fino al mio appartanento quindi aprii la porta ed entrai. Appena entrato una lieve brezza mi accolse, era strano, da dove proveniva? Mi diressi al soggiorno e lì mi accorsi che la portafinestra che dava sul terrazzo era aperta: strano, ero convinto di averla lasciata chiusa! Ma ormai non mi stupiva più nulla, era dal mio ritorno da quel viaggio che non ero più lo stesso! Il ragazzo preciso e scrupoloso aveva lasciato il posto ad un altro, distratto e nervoso. Anche il mio lavoro iniziava a risentirne: il professore Nazaki mi aveva richiamato già una volta; i miei pazienti non erano più soddisfatti di me; Motoki era preoccupato a causa della mia apatia. Nessuno però, aveva capito che avevo bisogno solo di un pò di tempo per riprendermi. Usagi mi aveva spezzato il cuore, avevo creduto tanto nel nostro possibile amore, adesso, invece, mi sembrava assurdo vivere senza di lei...

Mi avviai verso la portafinestra per affacciarmi e godere di quel panorama, ultimamente era l’unica cosa che riusciva a placare la mia sofferenza. Ed eccomi a ripensare per l’ennesima volta a lei: mi sembrava di sentire il suo profumo al muschio bianco aleggiare per casa. Per l’ennesima volta mi immaginavo con lei sulla terrazza ad osservare quello spettacolo della natura che veniva offerto ai nostri occhi: immaginavo il suo sorriso, i suoi occhi illuminarsi. Immaginavo noi sul dondolo nelle notti afose, rischiarate dalla luna piena, ad ascoltare dolci note d’amore, guardarci negli occhi, senza parlare per paura di spezzare la magia del momento. Un sorriso amaro si dipinse sulle mie labbra: Mamoru svegliati, lei non ti ama! Così sospirando tornai sui miei passi, diretto verso la cucina, ed ecco che all’improvviso una voce alle mie spalle mi fece trasalire:

“ Ciao! ”

Mi voltai lentamente nel sentire quella voce; non era possibile, non potevo crederci. Guardavo la figuara che mi stava difronte con occhi sgranati, la luce del crepuscolo le donava un’aura di mistero, di magia. Ripresomi dallo shock in tono freddo risposi:

“ Cosa vuoi? ”

Un sospiro: un profondo e rumoroso sospiro. Alzò lo sguardo e fissò i suoi occhi nei miei: l’azzurro di un cielo primaverile nelle tenebre della notte. Poi riprese:

“ Come stai? ”

La voce tremante, gli occhi lucidi, le guance rosee...

“ Cosa vuoi? ”

Abbassò gli occhi, si morse il labbro inferiore, strinse i pugni tanto forte da far diventare bianche le nocche delle mani, poi riprese:

“ Come stai? ”

Non voleva cedere, o forse semplicemente aspettava un mio segno per iniziare a parlare, sinceramente:

“ Per l’ultima volta: cosa vuoi? ”

I suoi occhi fissi nei miei. Il suo viso inespressivo. Il colorito roseo. I capelli che ricadevano sulle spalle. Le braccia a ricadere lungo i fianchi. Il corpo esile e tremante. E poi un passo, poi un altro ancora, si stava avvicinando a me, adesso eravano uno difronte l’altro. Un attimo ed accadde. Le sue labbra sulle mie, in un tenero bacio. Non capii più nulla. Le cinsi la vita con il braccio, l’attirai maggiormente a me. Le feci inclinare la testa così da avere un accesso più facile alla sua bocca. Una mano tra quei fili d’oro e l’altra ad accarezzarle la schiena. Le sue mani tra i miei capelli dello stesso colore della pece. Piano piano feci scivolare la mia lingua nella sua bocca e così iniziò una danza sensuale. Era un vortice di sensazioni: piacere, amore, paura, dolore, rabbia. Tutte queste sensazioni in un bacio, nato come casto ed innocente che pian piano stava sprofondando in qualcosa di meno casto ma molto più erotico. Lentamente, contro voglia, mi staccai da lei, l’aria iniziava a mancare ad entrambi. La guardai negli occhi e ripresomi dall’iniziale stupore tornai ad essere padrone della mia mente e con voce fredda per la quarta volta le chiesi:

“ Cosa vuoi? ”

Stavolta fu sul suo viso che lessi sorpresa, dolore e paura. Incoraggiato da ciò rincarai la dose:

“ Dimmi cosa vuoi e facciamola finita. Ho molto da fare. ”

Una lacrima. Una lacrima scese dai suoi occhi. Piangeva nuovamente, per colpa mia stavolta. Il mio orgoglio però mi disse di non cedere. Anche io avevo sofferto: a causa dei miei genitori ed a causa sua. Non potevo dimenticare il dolore provato quel giorno alla clinica. No, non potevo e non volevo dimenticare. Egoismo? Vigliaccheria? Forse, ma anche io avevo bisogno di affetto, sincerità, calore umano. Ero cresciuto senza il calore di una famiglia, senza un punto fermo nella vita. Lei sapeva tutto ciò eppure, quando le avevo aperto il mio cuore, quando le avevo donato il mio amore, aveva rifiutato. Mi aveva abbandonato anche lei. Ma contemporaneamente dentro di me una voce mi diceva di correre da lei, abbracciarla, dimenticare tutto e ricominciare tutto daccapo, insieme. Come potevo farla piangere ancora? Come potevo continuare a comportarmi in modo così duro con lei? Come?

Non potevo chiedere consiglio a nessuno; nessuno poteva dirmi cosa era giusto fare, non stavolta. Stavolta avevo affrontato tutto da solo, non avevo chiesto aiuto neanche a Motoki, non potevo raccontargli tutto, non era giusto nei confronti di Usagi, poi forse, un giorno sarebbe stata lei a dirgli tutto. Ad un tratto ricordai le sue parole alla clinica, quando non sapeva come comportarsi con il padre; quando era venuta da me a cercare un sostegno; quando tutto era andato a rotoli - Dirò semplicemente la verità -. Così cercai di addolcire il tono della mia voce e le dissi:

“ Usagi... Perchè sei venuta? ”

Ancora il capo basso. Ancora nessun cenno. Ancora la sensazione di un muro invisibile a dividerci. Non riuscivo più a resistere: dolcemente le sollevai il viso così da far incrociare i nostri sguardi. E nuovamente azzurro nella tenebra; gioia nel dolore; bene nel male; vita nella morte. Le asciugai le lacrime e con un sorriso cercai di rassicurarla.

“ Perdonami. ”

Il suo fu un sussurro, un bisbiglio, ma lo percepii. Cosa dovevo fare? Perdonarla e dimenticare il mio dolore? Oppure lottare ancora contro il mio cuore? Cosa? Cercavo una via d’uscita, quando avvertii due dita sulle mie labbra: una muta richiesta.

“ Motoki mi ha raccontato del dolore che ti ho procurato in questo periodo. Non volevo Mamoru. Ero confusa. Avevo bisogno di un pò di tempo. Io non ti ho detto che non ti amavo, o per lo meno non volevo che tu credessi ciò. Mi sono espressa male. ”

Gli occhio fissi in terra. La voce bassa e tremante. Le mani in grembo. Era triste. Molto triste. Quanto avevi sofferto a causa della mia stoltezza?

“ Ma non credere che per me sia stato facile. Avevo bisogno di te ma tu non c’eri. Mi sentivo persa, sola. Cosa credi? Ricordo perfettamente il tuo racconto, il modo triste in cui sei cresciuto, il dolore per la perdita dei tuoi genitori. Il tuo dolore è stato il mio dolore. È per te che sono tornata a vivere, ma tu no. Tu non hai potuto aspettare. Hai voluto fare tutto in fretta. Hai creduto ciò che ti ha fatto più comodo, credere che io non ti amassi. Ero confusa, non potevo capire ciò che mi teneva unita a te ero ancora troppo scossa. Non capivo. ”

La ragazza battagliera, la ragazza con il fuoco e la passione nelle vene era tornata. Ero felice di ciò ma non potevo certo farmi aggredire così. Avevamo sofferto entrambi, era chiaro, ma lei non poteva darmi tutte le colpe. Alzai la voce di parecchi decibel rispetto la sua e mi avvicinai con passo minaccioso:

“ Cosa stai insinuando? Cerca di essere chiara e non nasconderti più dietro a tante parole. Usagi sono stanco: cosa vuoi da me? ”

Il suo viso si accese, gli occhi brillavano, le mani adesso spostavano una ciocca ribelle finita davanti gli occhi...

“ Sto dicendo che al solito tuo non ti fermi a sentire cosa ti dicono gli altri. Tiri dritto per la tua strada e basta. ”

I miei occhi nei suoi. Era una sfida quella che mi stava lanciando. Non potevo tirarmi indietro.

“ Io non ascolterei ciò che mi dicono gli altri? E tu allora? Sei sempre pronta a dispensare consigli ma ti fermi mai a chiederne? No, perchè mai? Tu sei perfetta così! ”

“ Io non sono perfetta, lo hai detto tu che lo ero. Io non mi credo mister perfettino. Io riconosco i miei difetti. Non sono come te! ”

“ Sentiamo Usagi quali sono i miei difetti? Sono proprio curioso di conoscerli.. Illuminami di grazia! ”

“ Mamoru Chiba, non provocarmi. Sai che poi finisce male. ”

“ Presuntuosa. ”

“ Odioso. ”

“ Petulante. ”

“ Narcisista. ”

“ Sapientona. ”

“ Spaccone. ”

“ Infantile. ”

“ Ti amo... ”

“ Perfezionista... Cosa hai detto? ”

“ Ti amo... ”

“ Giurami che non stai scherzando. ”

“ Non vado in giro a baciare il primo che capita. ”

Non ero certo più di nulla. La presi nuovamente tra le mie braccia. La guardai negli occhi e poi mi chinai e la bacia e nuovamente un oceano di emozioni mi investì in pieno. Appena mi staccai da lei le sussurrai all’orecchio:

“ Giurami che non è un sogno. ”

Le sue labbra di nuovo sulle mie. La sua lingua ad accarezzare il mio labbro inferiore ed io pronto a morderle sensualmente quello superiore. Trascinati dalla nostra passione ci ritrovammo sdraiati sul divano. Io sopra di lei.

“ Allora non è un sogno ma è tutto vero. ”

Appena pronunciate queste parole un dolore sordo al mio braccio mi fece voltare verso Usagi con sguardo perplesso...

“ Cosa vuol dire? ”

“ Semplice: hai provato dolore, quindi sei sveglio... ”

La fissai perplesso non capivo il perchè del pizzicotto...

“ C’è dell’altro vero? ”

“ Chi è Megumi? ”

“ Megumi? La ragazza che sta al piano di sotto. Perchè che c’entra lei? ”

“ Dimmelo tu Chiba. Sai, la poverina sogna di passare una notte di fuoco con te. Ti chiede solo una notte di fuoco, potresti anche farla felice povera ragazza! ”

Non riuscii a nascondere il sorriso che pian piano si allargava sulle mie labbra e così cercando di trattenere le risa e facendo il gradasso le dissi:

“ Gelosa? ”

Lei per tutta risposta mi lanciò uno sguardo di fuoco ed alzandosi di scatto dal divano mi fissò e replicò:

“ Io sono patologicamente gelosa, ricordalo se vuoi stare con me, caro il mio dottore. ”

La guardai e le sorrisi, mi sarebbe piaciuto prenderla ancora un pò in giro ma avevo troppo bisogno di lei, delle sue carezze, del suo sorriso, del suo amore. Avevo diciso di non provocarla ulteriormente ma un’ultima frecciatina dovevo necessariamente lanciargliela, così sedendomi sul divano e con le braccia lungo la spalliera, guardandola negli occhi con voce bassa e sensuale le dissi:

“ Bhè se non posso passare una notte di fuoco con Megumi con chi la posso passare? Tu sai dirmelo Usagi? ”

Forse avevo esagerato. Era vero che ci conoscevamo da più di un anno ma non c’eravamo mai spinti fino a questo punto, i nostri scherzi restavano sempre entro certi limiti. La osservai, era leggermente arrossita. Dovevo necessariamente farle capire che avrei aspettato, anche tutta la vita se fosse stato necessario.

“ Usagi, stavo scherzando. Non voglio metterti fretta. Non voglio che tu ti senta costretta. ”

Adesso anche io ero alzato, difronte a lei che ancora teneva la testa bassa. Presi le sue mani nelle mie e le portai alle mie labbra poi le baciai. Il mio fu un bacio dolce, solo per farle capire quanto l’amavo. Ed ecco che rividi di nuovo quell’azzurro che mi incantava, il sorriso per cui vivevo, le labbra che mi facevano morire.

“ Mamoru, i miei non sanno che sono qui. ”

Cosa? Era scappata dalla clinica? Perchè?

“ Cosa stai cercando di dirmi Usagi? ”

Un lieve rossore colorava le sue gote, era imbarazzata.

“ Non sono scappata se è questo ciò che pensi. Ho solo chiesto al professore Onija di mandarmi a casa un pò prima e lui ha acconsentito. I miei sanno che partirò domattina, solo Shingo, Motoki, e naturalmente Onija, sanno che sono da te. ”

La guardavo ma non capivo cosa cercava di dirmi. Ero confuso: era tornata a casa ed i suoi non ne sapevano niente, era venuta direttamente a casa mia. Ma perchè? Poteva venire a trovarmi anche il giorno dopo non sarebbe cambiato nulla.

“ Non hai capito? Il periodo dopo la tua partenza è stato impossibile per me. Mi sentivo sola, ti volevo al mio fianco. Non sai quante volte avrei voluto chiamarti ma poi rinunciavo solo per paura di un tuo rifiuto. Ogni notte l’angoscia e la paura di averti perso mi impedivano di riposare. Mamoru sono stata malissimo e tutto per colpa mia. Avevo paura dei miei sentimenti. Perdonami. Non volevo farti soffrire ancora. ”

Le lacrime rigavano il suo volto. Il mio cuore si strinse nel vederla in quello stato. Lei non doveva più piangere, aveva già sofferto troppo. Le baciai ogni singola lacrima, volevo farla state bene.

“ Adesso è tutto passato. Tu sei qui tra le mie braccia, il passato adesso non conta più. ”

“ Mamoru... Posso restare con te? Stanotte intendo, posso stare qui con te? ”

La sua più che una richiesta era una supplica. La guardai negli occhi cercando di capire il vero significato delle sue parole e lì lessi il profondo amore che ci univa. Le sorrisi e la baciai. Un bacio dolce, lento, delicato. Ci staccammo riluttanti.

“ Io non so se sono pronta... Cioè... Io vorrei che noi... Che tu... Che io... Che... L’amore... ”

“ Sshh... Io ti aspetterò. Per adesso sto bene così. Non voglio correre troppo. Ti amo e ti rispetto. ”

“ Grazie Mamoru, grazie di cuore. ”

Abbracciati nel letto della mia camera avevamo parlato tanto, per lo più erano stati argomenti frivoli, non avevamo intenzione di ricordare il nostro passato adesso che finalmente eravamo felici. Improvvisamente Usagi si fece distante, cosa era accaduto?

“ Dove sei finita? ”

Si voltò e mi fissò, e poi una domanda che mi spiazzò:

“ Con quante ragazze hai fatto l’amore su questo letto? ”

Più che spiazzato era meglio dire sbalordito. Usagi aveva messo da parte il suo pudore e mi stava chiedendo qualcosa che per lei era molto imbarazzante.

“ Sesso con molte. L’amore con nessuna. ”

La mia risposta doveva averla turbata perchè si girò dal lato opposto al mio dandomi le spalle. Mi avvicinai a lei ed in modo tale da poter raggiungere il suo orecchio bisbigliai:

“ Non dovevo dirti la verità? ”

Lei si voltò in mia direzione. Le nostre labbra a pochi millimetri. Colmò la distanza con un bacio, un bacio profondo, passionale, disperato. Mi ritrovai con le spalle sul materasso. Lei sopra di me. Adesso ero più sbalordito di prima: non avrei mai immaginato in Usagi una simile irruenza, passionalità. Ci staccammo molto lentamente. Usagi ancora sopra di me. Sentivo il battito del mio, e del suo, cuore accelerati; le passai una mano fra i capelli, scostai la frangia così da poterla guardare meglio.

“ Ho paura. ”

Due semplici parole che mi fecero ripiombare nel baratro della disperazione.

“ Mamoru ho paura. Ho paura che la nostra prima volta non sia come tu la desideri. ”

La strinsi forte a me. Come poteva solo pensare una cosa simile?

“ Tu, come la desideri la nostra prima volta? ”

A quella mia domanda le sue guancie si imporporarono. Provò a svincolarsi dalla mia stretta ma non glielo permisi. Le feci appoggiare la testa sul mio torace, all’altezza del mio cuore ed iniziai ad accarezzarle la schiena cercando di tranquillizzarla. La sentii lasciarsi andare, chiuse gli occhi e con calma riprese a parlare:

“ Mi fido di te. Per me sarebbe la prima volta, ma mi lascerò guidare da te. Sarò tua. Nel corpo. Nell’anima. Sarò completamente tua. ”

A quella risposta la strinsi maggiormente a me. E così stretti ci addormentammo.

* * * * *

Non avevo mai avuto un risveglio più piacevole. Usagi mi stava facendo impazzire. La mia fronte, le mie palpebre, le mie guance, le mie labbra, il mio collo, le mie braccia ed il mio torace, non avevano mai ricevuto baci più dolci. Aprii lentamente gli occhi, cullato dall’angelo che avevo accanto:

“ Buongiorno. ”

Non risposi, catturai le sue labbra. Avevo perso troppo tempo dormendo non potendo beneficiare delle sue carezze, del suo tocco. Dovevo recuperare. Appena ci staccammo risposi al suo saluto:

“ Buongiorno anche a te. ”

“ Dormito bene? ”

“ Divinamente. E tu? ”

“ Non molto. Qualcuno russava. ”

Tipico di Usagi: scherzare sempre e comunque. Decisi di stare allo scherzo:

“ Ah siii? E chi era? ”

“ Mmm.. Non so, credo che si chiamasse Mesumi, Merumi. Qualcosa di simile. ”

“ Forse volevi dire Megumi! ”

Lo scatto di Usagi fu degno di una ginnasta olimpica. Mi ritrovai improvvisamente con lei sopra di me che mi guarda minacciosamente:

“ Credevo di essere stata chiara ieri sera. Io sono patologicamente gelosa. Non ti conviene farmi arrabbiare. ”

Mi piaceva sentirla così, sopra di me. Però forse era meglio farla spostare, altrimenti mi avrebbe preso per maniaco. Così con una grazia che credevo impossibile, capovolsi la situzione: adesso ero io sopra di lei.

“ Dovrò tenerlo bene in mente allora. Ma il professore Onija cosa pensa di tutto ciò? ”

Mi guardò negli occhi e maliziosamente mi rispose:

“ Non mi va di parlare di Onija adesso. Avevo in mente qualcos’altro... ”

La fissai e persi il controllo. La desideravo più di qualsiasi cosa. Desideravo sentire il sapore della sua pelle. Desideravo sentire i suoi gemiti. Desideravo farla stare bene. La bacia, con passione, vigore, forza, desiderio. Le mie labbra presto scesero sul suo collo. La sua pelle era fresca, morbida e vellutata. Sapeva di fragole. Dal collo risalii nuovamente alle labbra, poi mi spostai ai lobi delle orecchie. La sentivo gemere, inarcare la schiena sotto il mio peso. Le sue mani percorrevano ora la mia schiena, ora il mio torace, ora le sentivo tra i miei capelli. Stavo perdendo il controllo del mio corpo, dovevo fermarmi o non sarei più potuto tornare indietro. Maledicendo la mia cupidigia mi staccai da lei. Ci guardammo negli occhi, entrambi ansimavamo.

“ Perdonami. Non volevo perdere il controllo in questo modo. Non voglio costringerti. Sono stato impulsivo ma non capiterà più, te lo giuro. ”

Lei mi guardò ed un sorriso birichino si formò sulle sue labbra:

“ Peccato. Io stavo così bene. ”

La osservai e risi di gusto, poi presi a farle il solletico.

Restammo così: giocando, stuzzicandoci, baciandoci, coccolandoci per buona parte della mattinata: eravamo nel nostro mondo; poi una chiamata al mio telefonino ci riportò su questo mondo.

“ Spero di non aver disturbato! ”

“ Motoki, tu disturbi sempre! ”

“ Allora vi siete chiariti? ”

“ A te cosa interessa? ”

“ Sei il mio migliore amico. E poi, è da più di un mese che sei uno zombi. È il minimo informarmi sull’evolversi della situazione! ”

“ ... ”

“ Mamoru? Ci sei? ”

Non riuscivo a rispondere perchè Usagi aveva preso a baciarmi il collo e mi stava mandando in delirio.

“ Sì Motoki, ci sono. Dimmi pure! ”

“ Lasciamo perdere, ho capito che sei impegnato al momento. Spero solo che troverai il tempo per passare da me e raccontarmi tutto. Dimenticavo! Spero che non ti dispiaccia se ho dato ad Usagi le chiavi del tuo appartamento! ”

“ No, no. Hai fatto bene. ”

“ Ok. Allora ci sentiamo. Salutami Usagi e mi raccomando: usate le precauzioni! ”

“ Divertente! Motoki aspetta a riattaccare. Grazie... Di tutto! ”

“ Scherzi vero? Per me sei il fratello che non ho mai avuto! Adesso torna da lei e trattala bene! ”

“ Puoi contarci. ”

Motoki era un grande amico. Aveva messo da parte l’interesse che inizialmente provava per Usagi perchè aveva capito che anch’io ero preso da lei. Ripresomi da queste riflessioni mi voltai in cercai di Usagi, dove era finita? La ritrovai intenta a cercare qualcosa in una valigia lasciata vicino l’ingresso: strano la sera prima non l’avevo notata!

“ Che fai? ”

“ Mamoru si è fatto tardissimo, devo correre a casa. ”

“ Ti accompagno io, così farai prima. Fatti una doccia. Prometto che farò il bravo e aspetterò fuori. Ti prendo degli asciugamani puliti e poi preparo la colazione. Ok?”

“ Si può essere più fortunate? Ho un fidanzato bellissimo, dolcissimo, intelligentissimo, sensualissimo... ”

“ Ieri sera mi avevi definito diversamente, se non ricordo male ero odisoso, narcisista, spaccone... ”

“ Mmm... Io non ricordo... ”

“ Immaginavo! Fila in bagno che è meglio! ”

Dopo un’ora eravamo difronte casa di Usagi. Veramente era già da 30 minuti che eravamo lì, ma Usagi non aveva il coraggio di scendere.

“ Usagi, devi farti coraggio. Mi hai detto che dal giorno del tuo risveglio tuo padre è cambiato, allora di cosa ti preoccupi? ”

“ Mamoru, come faccio ad entrare e far finta di nulla. Far finta di essere stata fuori per un viaggio di piacere? Non ci riesco. Appena entrerò sarò assalita da mille ricordi e starò di nuovo male. Sento che in questa casa non sarò mai felice! ”

Mentre parlava Usagi si accarezzava nervosamente i polsi, più che accarezzare sarebbe più giusto che “cercava di strapparsi la carne di dosso”. I segni del suo tentato suicidio erano ancora visibili su quei polsi così piccoli. Stanco di vederla in quello stato baciai le cicatrici che recava, scesi dalla macchina feci il giro e le aprii la portiera.

“ Andiamo. Ti accompagno io dentro. Se starai male andremo via. Stai tranquilla, non mi staccherò neanche un secondo da te! ”

“ Mamoru e se chiamassi dicendo che ho perso il treno e arriverò domattina? Potremmo stare ancora un pò insieme, non sarebbe fantastico? ”

“ Sarebbe meraviglioso, ma non possiamo. Usagi se non affronti i tuoi a casa tua non ti liberai mai del tuo passato. Adesso scendi da questa macchina ed andiamo. ”

“ Tiranno. ”

“ Muoviti! ”

A pochi metri dal citofono di casa Tsukino mi sentii afferrare per un braccio..

“ Usagi che... ”

Non riuscii a finire la frase perchè mi stava baciando.

“ Un piccolo bacio di incoraggiamento. Non ti sei arrabbiato, vero? ”

La guardai e sorrisi: come potevo arrabbiarmi con lei.

“ No, stai tranquilla. Ma adesso suona. ”

“ Stringimi la mano, ti prego. ”

Dopo alcuni minuti ad aprirci venne Shingo:

“ Ce ne avete messo di tempo! Non sapevo più cosa fare per non far insospettire i vecchi! ”

Ma dov’era finito il ragazzo che era in pena per la sorella non meno di due mesi prima?

“ Bentornata! Non fare più una cosa simile, mi hai fatto prendere un colpo. Mi sei mancata. Ti voglio bene sorellona. ”

I due fratelli erano abbracciati uno all’altro, entrambi con gli occhio lucidi. Il primo a staccarsi fu Shingo:

“ Adesso è meglio finirla altrimenti finisce che inizi a piangere e poi chi ti ferma più! Mamoru ma chi te lo ha fatto fare? Scommetto che hai un harem a disposizione e ti sei andato a scegliere la più brutta e la più grassa! Che gusti che ti ritrovi! ”

“ Senti tu! Cerca di portarmi rispetto perchè sono più grande di te! ”

Era davvero strano vederli litigare ma poi capii che facevano solo finta, anzi osservando Usagi la trovai anche più rilassata. Probabilmente attirata dai rumori dell’ingresso la signora Tsukino si portò all’ingresso.

“ Ma cosa... ”

Non fece in tempo a finire la frase che notò subito Usagi. Rimase impietrita, come se non la vedesse da molto tempo. Usagi di contro tornò subito seria.

“ Ciao mamma! Non mi fai entrare? ”

La donna non disse niente, si avvicinò alla figlia e l’abbracciò.

“ Mi sembra impossibile! Lo so, fino al mese scorso ero in clinica con te. Siamo state insieme abbiamo parlato, riso, scherzato ma non posso ancora crederci. Ho visto i tuoi miglioramenti, ho visto lo sforzo da parte tua per far tornare tutto alla normalità, ma adesso vederti a casa, così, sorridente, energica, vitale... Credevo fosse impossibile. ”

Usagi non diceva nulla si lasciava trasportare da quell’abbraccio, una volta staccatesi la signora Ikuko aggiunse con gli occhi pieni di lacrime:

“ Non sarai sola, non stavolta piccola mia. ”

Poi la donna si voltò verso di me, sorrise e prima di andare via aggiunse:

“ Grazie Mamoru! ”

Mi sentivo a disagio, avevo paura di essere di troppo, forse era meglio lasciare Usagi con la sua famiglia. Era ciò che pensavo quando sentii il tocco lieve di Usagi sulla mia spalla. Mi guardai attorno e mi accorsi che eravamo rimasti solo noi due davanti l’ingresso di casa Tsukino:

“ Cosa c’è? Qualcosa non va? ”

“ No! Tutto bene! Tu piuttosto, sei più tranquilla? ”

“ Mamoru ti prego non abbandonarmi! Ho bisogno di te! ”

Le accarezzai la guancia e le bisbigliai all’orecchio:

“ Non ti sto abbandonando. Non potrei mai, ti ho cercata per tutta la vita e finalmente ti ho trovata. ”

Fine

Ed eccoci alla fine! Se devo essere sincera un pò mi spiace. Mi ero affezionata a questa FF. Per scrivere l’ultimo capitolo ho trovatro un pò di difficoltà, non sapevo come finere! Spero che vi sia piaciuta! Volutamente ho rinunciato ad un capitolo strappalacrime, credo che così sia più degno di Usagi&Mamoru, non credete? Tengo a precisare che questo ultimo capitolo è un pò autobiografico, nel senso che io ed il mio ragazzo quando litighiamo tendiamo a sfidarci per vedere chi cede prima e così, il tratto in cui Usagi e Mamoru si scambiano tutti quei complimenti non è stato difficile da scrivere. Tengo a precisare che il “ patologicamente gelosa ” è un’espressione che il mio ragazzo mi affibbia quando la mia gelosia raggiunge valori molto pericolosi! Forse ho deluso le aspettative di qualcuno non affrontando il rapporto tra Usagi ed il padre ma credo di aver detto tutto nel capitolo precedente: “ Dirò semplicemente la verità: che il mio cuore vorrebbe perdonarlo ma la mia mente ricorda tutto il male che mi ha fatto. Gli dirò che tenterò di perdonarlo ma non so quanto ci vorrà e non so neanche se ci riuscirò! ” quindi credo che non sia necessario mostrare un altro scontro tra Usagi e suo padre.

RINGRAZIAMENTI:

-ITALGALINUK: Mi fa piacera sapere che il mio lavoro sia apprezzato. Visto ho anche finito la FF!

-STREGA_MOGANA: mi spiace se non ho affrontato il confronto tra Usagi ed il padre, ma è stato meglio così. Forse chissà, magari ci sarà un seguito, ma non adesso, e poi non so, ancora non ho le idee chiare! Mi auguro solo che anche questo capitolo abbia riscosso un pò di successo! Ti ringrazio per aver seguito sempre la mia FF!

-LUNACHAN62:ti ringrazio ancora per i complimenti e spero che l’ultimo capitolo sia all’altezza dei precedenti, anche se non mi convince molto! Ti ringrazio per aver seguito sempre la mia FF!

-ELY: è stato per ascoltare il mio cuore che ho deciso di non affrontare un confronto che molti di voi vi aspettavate. Mi auguro solo che la soluzione che ho scelto per i nostri due eroi sia piaciuta! Ti ringrazio per aver seguito sempre la mia FF!

-STELLA: non so cosa ti stia accadendo piccola Stella, mi auguro solo che la mia FF ti aiuti a rilassarti. Non è leggendo che troverai la soluzione ai tuoi problemi ma almeno troverai un pò di sollievo e distrazione.

-DOLCEBUNNY: le sofferenze di Mamoru sono finite! Adesso si gode la sua Usako! Ti ringrazio per aver seguito sempre la mia FF!

-CASSANDRA14: Anche Mamoru ha avuto la sua vendetta nei confronti di Usagi trattandola, almeno in un primo mimento freddamente! Spero che la mia FF ti sia piaciuta. Ti ringrazio per aver seguito sempre la mia FF!

Adesso non mi resta che ringraziare tutti coloro che hanno letto in particolar modo:

KIRBY

ADA

SAILOR83

MIKI90

V.CARVELLI

HATORI

UMI

DRAGON85

Che in passato hanno commentato la mia FF!

Grazie anche a coloro che hanno letto ma che non hanno recensito. Spero solo di avervi regalato minuti di piacere leggendo qualcosa che vi sia piaciuto! Grazie!

Semplicemeteme - Carmen

   
 
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