I link con la
canzone e il testo questa volta
funzionano (facepalm). Vi consiglio di cliccarci sopra col tasto destro e
aprirli in un’altra scheda, in quanto EFP non lo permette di suo.
La seguente è una
delle scene tagliate dal film.
Risposte ai commenti
e note di fine capitolo sono in fondo alla pagina. Enjoy :)
~ Two
for Tragedy
Loki Lingua
d’Argento attese dietro il pilastro. Un’ombra controversa, strie di verde e oro
nascoste dalle mura, attendendo alla luce del sole e pretendendo al contempo
d’essere un erratico fantasma in cerca di prede spaurite, anche senza pubblico,
a confondere la crepitante aria di Asgard. Fermo lì, un passo sulla destra ogni
tanto, sulla sinistra nell’altro, mani sciolte e polpastrelli che cercavano di
tanto in tanto la superficie delle mura, lo sguardo altalenante di una creatura
con troppi pensieri nella mente da gestire, dal placido riflessivo al sogghigno
divertito, appena accennato come una puntura.
La luce proiettava
sulle mura le ricurve protuberanze del suo elmo dorato, e per chi non l’avesse
conosciuto, imboccando la via di quel corridoio spoglio, quello sarebbe apparso
come il giorno del loro incontro con un diavolo. Ma, ad essere onesti, la
differenza non sussisteva, siccome Loki era il diavolo della casta reale di
Asgard, il suo solo sorrisetto o presenza aleggiante sufficienti a far
allontanare con suo discreto umore servi e umili
ospiti.
Siccome ognuno di
loro non desiderava cadere nelle beffe di colui che seduceva la realtà a suo
piacimento.
Non un sussulto al
rumore del pesante portone che si apriva, ai passi calibrati e pesanti del Dio
portatore del Martello per eccellenza, ma un cambio espressivo, la calma
apparente che finalmente lo abbandonava, con i pensieri che prendevano un
binario conosciuto e docilmente isterico, il suo ghigno che diveniva infine
padrone della situazione –lasciamoci
mentire ora—.
E alla richiesta
trionfale di altro vino di Thor, che sfasciava un calice nel fuoco in attesa
della sua vittoriosa entrata, Loki abbandonò le invisibili ombre del suo
nascondiglio, le proiezioni delle corna maestose che si muovevano lungo il
tendaggio, e lasciò ascendere la sua comparsa.
Thor non lo degnò
volontariamente di attenzione, giocosa pretesa delle circostanze, mentre si
fermava al centro del corridoio, in attesa, e il fratello che piano gli
fluttuava accanto, per prendere posto al suo
fianco.
Parve esserci un
momento di silenzioso accordo col cosmo in cui i secondi ticchettarono più
lenti, mentre i due osservavano il vuoto avanti i loro occhi, non riconoscendo
davvero l’entrata alla sala della celebrazione, vedendone solo le conseguenze
che li attendeva.
E Loki ruppe
irrispettoso il silenzio, incurante della tensione crescente, come se già
sapesse, come se qualcosa a lui solo fosse chiaro, prossimo ad accadere, al di
là dell’entrata. E non si tratta della coronazione.
Si voltò, un
contemplativo sorriso di scherno: “Nervoso,
fratello?”
Thor rise pronto di
gusto, rompendo le righe della sua rigida posizione ed espressione, girandosi
all’indirizzo del fratello con entusiasmo: “Ti sono mai sembrato nervoso?”
scintille di divertimento negli occhi e il sottofondo musicale delle
risa.
Loki lo riguardò a
dovere, voltando la sua attenzione a vecchie memorie mentre assumeva una
fittizia posizione di serietà: “Mh, ci fu quella volta a
Normheim.”
Ben a conoscenza del
copione, Thor servì l’unica risposta a lui conosciuta, la genuina arroganza di
un quasi ex-principe: “Quello non era nervosismo fratello, quello era il furore della battaglia!”
ci fu un pizzico di supponenza, tanto sufficiente da rendere evidente chi dei
due, a suo avviso, ricordasse male, mentre Loki gli rendeva la stoccata con un
giocoso ‘ah, capisco’, “Come altro avrei potuto avere la meglio su centinaia di
guerrieri e tirarci fuori vivi?”, il bacchettone.
Tanto bacchettone
che Loki riconobbe per un attimo Odino, un’immagine che fuggì lontana in un
istante al ricordo dell’immaturo fuoco che alimentava l’animo di Thor. Tant’è
che poi, non realmente punto dall’insinuazione, inciampò vagamente sulla scelta
delle parole più adeguate, filtrando il più scettico e ironico dei toni a dare
il ben servito: “Ehm, per come lo ricordo, fui io quello a coprirci in fumo per
facilitare la nostra fuga…”
Neanche alla metà
della sua risposta l’aria si colorò delle genuine risa di Thor, giocose, e sincere, nonostante il contrattacco
verbale ne uscì fuori solo tentativamente serioso, “Ah già, alcuni combattono,
altri fanno trucchetti…”
L’ironica malizia di
Thor vibrò ancora un po’ nell’aria come il silenzio calò nuovamente, mai col
vero scopo di colpire ma solo quello di intrattenere –un abisso di distanza con
le potenziali armi retoriche di Loki, la cui malizia era genuinamente radicata
nell’animo—, e intrattenere fu quel che fece, in quanto infine giunse il vino
precedentemente richiesto, una risatina un poco stolta e divertita
sull’abbondante e umile faccia del servitore che li
approcciò.
Così
accadde.
Loki planò nella
realtà corrente e il suo sguardo, adamantino e fedele, arpionò la risata paffuta
del servo.
Non c’era un modo,
un calcolo efficace che potesse prestabilire quali le vittime di Loki sarebbero
state, non una prevedibile ragione nel quotidiano che potesse far destare
sospetti se non il fatto stesso di aver compiuto, detto, a volte anche solo
pensato –neanche il principe fosse un telepata—, e il suo regno di scherzoso
terrore guadagnava un angolino nelle menti dei semplici: ma l’aria vibrò come
sonagli di serpenti, e il servo, la cui risata morì come congelata a terra,
comprese che ciò che aveva fatto era stato sbagliato, e che questa volta aveva
chiamato una conseguenza, nel momento stesso in cui lo sguardo del dio l’avevo
inchiodato e un gesto della mano era entrato in
scena.
Ora, poteva solo
essere qualsiasi
cosa.
Panico, per
cominciare, perché il silenzio ancora vigeva, e Thor non aveva mostrato sintomo
alcuno di aver notato qualcosa, così che lo sguardo dell’uomo prese a vacillare
di umile paura, e tante volte tornò agli occhi del dio quante furono quelle in
cui guardò al calice sul vassoio, fino a che l’orrore non si palesò serpeggiando
fuori dal calice stesso come lunghe, viscide e bluastre
sanguisughe.
Un grido sommesso, e
il vassoio cadde a terra di riflesso.
Le serpi
strisciarono libere per terra, indisturbate e incuranti, e l’uomo guardò con non
troppo malcelato sdegno il dio che lo aveva vittimizzato, e questo in un istante
proruppe in una risata silenziosa, un sorriso crudele a denti scoperti di pura e
poco contenuta cattiveria: “Loki…” rimproverò dolcemente Thor, e il fratello
continuava a ghignare come un monello, “è questo il modo di sprecare del buon
vino?”
“Oh, solo un po’ di
divertimento.” si giustifico serafico, nascondendo le risa fra le pieghe del suo
animo, “giusto amico mio?” e guardò il servo, ancora interdetto, e ad un nuovo
ondeggiare della sua mano le tre illusioni svanirono come
arrivate.
L’uomo raccattò
vassoio e calice da terra e svanì con urgente velocità dalla scena, le lievi e
sospiranti risate di Loki alla sua ritirata, e qualcosa nella sua armatura
dorata, nelle strie di venefico verde dei suoi abiti e nelle protuberanze
ricurve del suo elmo comunicarono minaccia.
Un altro arrivo, i
disciplinati passi di una guardia che porgeva a Thor il suo elmo, e lo sguardo
di Loki cadde sulle mani del fratello, che come incerto sembrava soppesare il
copricapo, guardando avanti e poi di nuovo all’elmo: “Uh, belle ali…” cantò
ironico.
Thor ridacchiò,
indirizzandosi al fratello: “Vuoi davvero ricominciare con questo, mucca?” e i suoi occhi all’ultima parola
si sollevarono dal fratello alle dorate corna.
“Mi stavo
dimostrando sincero!”
“Tu sei incapace
nell’essere sincero.”
“Lo
sono?”
“Sì!”
Entrambi
sorridevano, e rimasero a guardarsi.
Poi qualcosa calò su
di loro, ovattato come morbida intesa, quando finalmente, per un istante, la
malizia di Loki sembrò dissolversi e l’atmosfera intorno si fece tanto leggera
che il minore dei due trascinò le parole fuori dalle sue labbra come un
sussurro: “Ho aspettato a lungo questo giorno quanto te…” e Thor gli diede la
sua attenzione, e un sorriso inizialmente cauto, ma di accennata fiducia, “Tu
sei mio fratello, e mio amico…” e piccoli scuotimenti pensosi del capo
accompagnarono le sue parole, un sorriso accennato, “E alcune volte sono
invidioso…” poi occhi distanti, “…ma non ho mai dubitato di amarti.” e di nuovo
su Thor.
E i pensieri di Thor
presero a spingersi fra loro, in qualche supposta richiesta, a rispondersi a
un’enigma che fuori Asgard non esisteva ma che avrebbe potuto divorare
l’universo a loro circostante, quel segreto muto che solo fra loro prendeva una
forma, ed era eterea, ed era un po’ dolce, e un po’ amara… e poi guardò il
fratello, ancora in attesa in qualche modo, e cercò veramente nei suoi occhi. Cosa, di
preciso? C’eran sempre così tante domande da porsi quando si trattava di Loki,
perché nonostante il nervosismo che, sì, era davvero lì, niente era incerto come
quel filo che ora li inchiodava, né la cerimonia, né le redini di Asgard, o il
suo futuro, ma loro, loro due soltanto; e in quell’incertezza, in quella
questionabile piccola cosa che era la loro connessione, Thor riconosceva infine
un elemento davvero concreto. Che quel filo esisteva –tenendo ogni cosa—, e tanto era. E tanto
bastava. La prova che qualcosa di prezioso da mettere in discussione c’era, che
fra loro, qualcosa esisteva. E che poteva dire di tutto il resto? Solo di quello
era così certo.
Rimaneva Loki, e il
suo sorriso quasi timido e distante in attesa –quasi sembrava dirgli non l’avesse mai
biasimato, neanche per il suo orgoglio—, e Thor decise che dietro il Dio
dell’Inganno v’era ancora il bambino con cui era cresciuto, che non si
nascondeva completamente nelle ombre di quella mente volubile e
intricata.
Avrebbe dato così
tanto, e non se lo disse mai, per poter risalire alla matassa che aveva portato
Loki ad essere così diverso da tutti gli altri –bevendo il disprezzo come
acqua—.
Ma chi era lui per
rovinare una cosa così preziosa?
La sua mano ascese
placida verso il viso del fratello, e anche se si limitò, se fu costretta a
poggiarsi sul freddo metallo dell’elmo, anche quello bastava. Le dita sfiorarono
quel punto che avrebbe dovuto essere il collo dell’altro, e diede una piccola
dolce pacca.
“Grazie”, disse, e
non fu per le belle parole di Loki. Le intenzioni che l’avevano portato a dirle
valevano molto di più. Quanto la riconoscenza.
Uno sguardo
penetrante, un ultimo, in cui Loki restituì il sorriso, per poi alleggerire
l’atmosfera, “Ora diamoci un bacio.” disse scherzoso, e Thor non ce la fece a
non trovare nei suoi giochi ancora quel pizzico di sincerità, e rise divertito,
dandogli una piccola spinta all’altezza del petto, mentre i due si voltavano
nuovamente verso la scalinata quasi dimenticata, due enormi sorrisi sui loro
volti.
Ricomponendosi,
qualcosa sembrò adombrare la cruda purezza dei lineamenti del futuro e prossimo
re, che accennò un altro sguardo all’elmo portogli, e poi a un punto indecifrato
dello spazio, rovistando una certezza che non potè far a meno di cercare nelle
parole del fratello: “Come ti sembro?” un accenno di nervosismo, e Loki si voltò
senza esitazione, non ebbe nemmeno bisogno di scrutarlo per far sì che la
risposta danzante sulla punta della lingua prendesse forma, mentre Thor guardava
a terra, come in attesa, come se l’altro stringesse l’unica risposta
importante.
“Come un Re.” fu
quella, e il re stabilì finalmente un contatto con i suoi
occhi.
Poi di nuovo i loro
sguardi si separarono, e un sospiro pieno sfuggì al pallido principe, le cui
mani stavano allacciate in grembo: “E’ ora.” disse, annunciando l’ovvio, l’unico
a poterlo stabilire, per quanto sapeva per il fratello fosse davvero
così.
“Va’ avanti.”
Sussurrò Thor, e Loki lo guardò ancora una volta, “Verrò, vai.” lo incoraggiò
ancora, e dopo pochi secondi che si conclusero in un sorriso, Loki, prese il
suggerimento, il mantello verde svolazzante alle spalle, lasciandosi dietro una
scia di attese mentre imboccava la scala.
E Thor rimase solo, tutte le sue paure a galla nello
sguardo ora indurito. Ce l’avrebbe fatta da solo, da solo avrebbe salito quella
collina, in quanto tutto quel che aveva avuto bisogno di sentire gli era già
stato mormorato. Fu come se Loki, precedendolo, gli avesse lasciato nient’altro
che i suoi torbidi pensieri, e la sensazione –un indugiante spiraglio sepolto da
qualche parte in un sentiero della sua mente— era stranamente vicina a quella di
un abbandono.
Da parte di chi dei
due, non seppe dirselo.
Beneath the candle bed,
Two saddened angels - in heaven, in
death.
Tutto finì col
risolversi.
Tutta l’ansia fluì
via col Mjölnir che
veniva sollevato, con le grida isteriche e gli applausi estatici, e in una
manciata di passi scanditi dalla sua crescente ascensione, il Figlio di Odino
seppellì nel tumulto di un passato appena abbandonato ciò che era stato, in
favore di ciò che sarebbe venuto.
E negli sventolanti
gesti vittoriosi del fratello, Loki perse un po’ di se stesso. Sebbene
fisicamente presente, lì, inchiodato in una posizione regale sulla scalinata, la
mente volò verso lande fredde che non riconosceva ma sentiva ormai troppo
familiari, e da troppo tempo. Dal tempo e nel momento in cui aveva riconosciuto
la reale commozione del Padre degli Dei nell’orgoglio di vedere suo figlio
finalmente Re, e nella trascuratezza dello stesso per quel che lui invece avrebbe potuto regalare –nessuna compassione—, di quello che
avrebbe potuto fare –nessuna
eternità—.
Di quello che aveva
fatto.
E nessuno
sospettava, né voleva, tanto quanti erano gli occhi su
Thor.
Le parole fallirono
persino nella sua mente, quando avrebbe dovuto chiedersi se quel che aveva
compiuto era davvero ciò che desiderava, se l’aspirazione più anelata fosse
quella di rapire l’attenzione di quegli occhi da quell’amara coronazione per
portarli allo scandalo, alla tragedia nascosta che di lì a poco avrebbe preso
piede.
La tragedia del suo
tradimento, quando sarebbe sembrato solo un inconveniente
imprevisto.
E sempre più
estraniato si faceva il corpo dei suoi pensieri, per dovuta difesa, scegliendo
di dimenticare l’ultima affezionata verità rivelata appena poco prima, per non
subire la colpa inflitta dalla sua già debole coscienza, da così tanto tempo
modellata ad una schiava.
E fu messa in
catene, per l’ultima volta e definitivamente, quando la consapevolezza del
tradimento da lui architettato lo inchiodò, e la reazione fu quella di un
abdicante, di colui che infine, la scelta di fuggire, l’aveva
abbracciata.
Nell’inconsapevolezza di aver perduto l’ultima delle sue occasioni per
trovare un posto, e per le lacrime invisibili che piangeva e che loro non
meritavano, Loki si lasciò illuminare da un
sorriso.
Beneath the candle bed, two
souls…
…with everything yet to be said.
Angolo
dell’autrice:
Comincerei
innanzitutto con un sentito GRAZIE per i commenti, e a tutti quelli che hanno
letto e aggiunto la storia per future letture!
Poi… con mio
sommo imbarazzo mi sono accorta tipo adesso che i link nel prologo non
funzionavano. Poi ho capito perché, e mi sono psichicamente schiaffeggiata. Era
una canzone magnifica ç__ç
Comunque. Come
detto a inizio pagina, la scena che ho descritto è stata tagliata dal film
(ignoro se solo dalla versione italiana), e siccome l’ho trovato un madornale
errore mi è parso d’obbligo riprenderla.
Per la vostra
gioia, per chi non l’avesse vista, potete trovarla qui: http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&NR=1&v=o7BG-f5yjN0
(sono i primi tre minuti, poi ce ne sono anche altre, fra cui l’ultima che è
spassosissima!)
L’ultimo
pezzetto di capitolo è ovviamente ripreso dalla coronazione, presente anche nel
film.
La canzone
scelta, oltre all’avere una melodia invidiabilissima, ha un testo che trovo
molto adeguato, va e non va nel profondo, e a mio parere sfiora bene la
situazione… io la trovo magnifica!
Ora,
risposte:
Zerothekiller: tua madre ti ha
costretta a vedere Thor? LOL. Hai una
brava mamma (penso la prossima volta lo farà anche la mia, visto che s’è
innamorata anche lei di Loki dopo aver visto The Avengers!). Già, Hiddleston è
fantastico. Siccome ho fatto la nerd, e ho visto i Vendicatori due volte, non ho
potuto far altro che apprezzarne sempre di più le qualità! Inutile penso poi
soffermarsi ulteriormente sulla validità del personaggio di Loki. Più passa il
tempo più mi strappa il cuore, specialmente per le canzoni che sto scegliendo
per i prossimi capitoli ç__ç E grazie dei complimenti!
Loyrala: anch’io adoro
leggere praticamente tutto ciò che riguarda Loki (strano eh?); peraltro anch’io
sarei entrata a far parte dell’armata di Loki senza troppe storie.
Inginocchiarsi? Va bene, qual è il problema XD
Grazie dei
complimenti, lavorerò sodo affinchè possano piacere anche gli altri
capitoli!
Princess_Klebitz: Grazie!
Ci sono un sacco
di cose che non so di Vedova Nera (non che sia poi una professoressa per quanto
riguarda Loki a dire il vero), e farò un salto a leggere
comunque!
Precious è
davvero una magnifica traccia… non ho potuto fare a meno di notare quanto le
parole calzassero per lui. Per lui e il ruolo con suo padre
anche.
Sono contenta tu
abbia notato quel dettaglio! Devo ammettere ci tenevo!
Spero ti
piaceranno anche i prossimi :) A presto!
FrancescaAkira89: vero, la scena
è molto triste a conti fatti. Al di là dell’ovvio copione che avrebbe dovuto
prendere il film, penso (FORSE) gli sarebbero state risparmiate molte sofferenze
se l’avesse saputo fin dall’inizio.
Ho letto anch’io
qualche fic dov’era adottata questa idea, e anche in quel caso comunque Loki
avrebbe vestito un po’ i panni della vittima. Ho cercato qualcosa a proposito
dei fumetti e, sì, è veramente molto vario e vasto… più facile attenersi al film
in questo caso :P
Grazie mille ad
ogni modo!
Un saluto a tutti!