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Autore: LaniePaciock    23/05/2012    7 recensioni
Rick e Kate finalmente c’è l’hanno fatta, ma a che prezzo? Le dimissioni, la rottura tra Esposito e Ryan… Kate pensava di smettere, di essere in salvo, ma se venisse assassinato Smith? Se fosse di nuovo in pericolo? Ma soprattutto, cosa succederebbe se l’uomo misterioso di nome Smith non fosse stato l’unico a ricevere i fascicoli sul caso Beckett da Montgomery?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rick's dad'
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Cap.2 Promesse e confessioni

Come predetto da Rick, Alexis tornò a casa per le 12.30am. Kate era già uscita da mezz’ora. Appena l’uomo le aveva comunicato l’imminente arrivo della figlia, aveva deciso di tornare a casa. Lo scrittore aveva provato a convincerla a restare, ma Kate preferiva non farsi trovare in casa, con i vestiti ancora leggermente umidi dalla sera prima, quando la ragazza sarebbe arrivata. Non voleva che subito tutti sapessero di loro. Voleva un po’ di tempo solo per sé e per il suo uomo. Aveva anche deciso che si sarebbe presa un paio di giorni per scegliere se tornare o meno al distretto. Era venerdì, quindi si sarebbe concessa il weekend per pensarci. Rick era felice per queste decisioni. Avrebbero avuto un paio di giorni solo per loro. Tutto il resto sarebbe venuto dopo, ma per il momento sarebbero stati solo loro due. O almeno solo loro due dopo la partenza di Alexis per gli Hamptons programmata per quel pomeriggio stesso. Si erano già organizzati. Appena la ragazza fosse uscita, Rick sarebbe andato da Kate. Non vedeva l’ora. Due giorni solo con lei. E non ci sarebbero state neanche chiamate dal distretto! Se questo è un sogno non svegliatemi… pensò Rick, con un sorriso enorme sulle labbra, mentre preparava il pranzo. Mise la pasta a bollire mentre pensava a meno di un’ora prima, quando Kate era ancora in casa sua. Aveva cercato di convincerla che fare una doccia prima di andare, sarebbe stata la soluzione migliore. E siccome era contro lo spreco d’acqua si sarebbe anche immolato per la causa, facendo la doccia con lei. Ma Kate era stata inflessibile. Alexis sarebbe potuta rientrare prima e non era certo il caso di farle scoprire in quel modo la loro relazione. Così la donna si era velocemente rivestita e gli aveva ricordato, per far finalmente tacere i suoi borbottii di protesta, che comunque a casa sua c’era una vasca molto grande… Al ricordo di quel sussurro, un brivido passò lungo la schiena di Rick. Fece un sospiro. Quella donna mi farà impazzire prima o poi…
Controllò il fuoco sotto la pentola e si mise a preparare il sugo. Non gli piaceva quello in scatola. Quando poteva lo cucinava lui. Diede un’occhiata all’orologio sul muro per controllare il tempo e si rimise a lavoro sulla salsa. Girandosi per recuperare del prezzemolo, l’occhio gli cadde per un momento sulla porta dell’appartamento e i suoi pensieri iniziarono a correre a briglia sciolta. Partivano dalla sera prima, quando Kate si era presentata sull’uscio. Continuavano con il loro ‘discorso’ e con lui che sbatteva poco galantemente Kate contro la porta per baciarla con passione. Si sentì un pochino in colpa per averla praticamente schiacciata sulla porta, ma quella sensazione svanì subito. Con un mezzo sorriso furbo, gli venne in mente che la donna non aveva fatto alcuna obiezione al riguardo, anzi… L’ultimo ricordo erano le parole di Kate, poco prima che uscisse da quella stessa porta, meno di un’ora prima.
“Mi sento una fuggitiva…” aveva mormorato scocciata e divertita insieme, controllando che oltre l’uscio non ci fosse nessuno che potesse vederla.
“Beh, sei tu che vuoi fare la clandestina” aveva replicato lo scrittore ridacchiando e beccandosi un’occhiataccia dalla donna. Non era riuscito neanche a baciarla, perché lei era sfuggita alla sua presa e si era dileguata ghignando malefica per le scale.
In quel momento fu strappato dai suoi pensieri dal campanello. Era arrivata Alexis. Andò ad aprire e si ritrovò di fronte la figlia con una faccia che sprizzava gioia da tutti i pori.
“Ciao papà!” esclamò allegra saltandogli al collo per abbracciarlo. Rick la strinse a sé ridendo.
“Ciao tesoro! Direi che ti sei divertita” commentò con un sorriso. Alexis annuì e iniziò a raccontargli della festa in un pub organizzata per i diplomandi. Rick ascoltava e ridacchiava, mentre metteva in tavola. Iniziarono a mangiare e la ragazza continuò a raccontare della nottata passata tra film e risate a casa della sua amica. Da quello che le stava dicendo, Rick dedusse che neanche la figlia aveva dormito particolarmente quella notte. Ma era contento che fosse andato tutto bene e si fosse divertita. In fondo era la sua festa. Quando Alexis finì di raccontare, avevano ormai finito di mangiare e stavano sparecchiando.
“E tu papà? Come hai passato la serata alla fine?” chiese cauta la ragazza. Quando l’aveva lasciato la sera prima, suo padre era triste e abbattuto, anche se ora sembrava che il suo umore fosse decisamente migliorato. Lo scrittore si girò con la scusa del lavare i piatti. Alexis lo sentì però schiarirsi la gola, segno che qualcosa era successo e glielo stava nascondendo.
“Io? Tutto bene, non preoccuparti. Ho passato una magnifica serata” rispose sorridendo. Era vero. Ma non gli avrebbe mai confessato né come né con chi. La ragazza lo squadrò per un momento, mentre lo osservava tirare fuori del gelato come dolce e due cucchiai.
“Hai parlato con Beckett per caso?” Il gelato che Rick aveva appena infilato in bocca gli andò di traverso. Iniziò a tossire, diventando paonazzo. Dopo quasi un minuto finalmente riuscì a riprendersi.
“Come… Cosa te lo fa pensare?” chiese stupito. Lei lo guardò alzando un sopracciglio.
“Papà ieri ti ho lasciato che sembravi uno zombie, per quanto cercassi di nasconderlo, perché avevi litigato con Kate. Oggi invece ti ritrovo tutto allegro e felice. I casi sono due: o hai incontrato una donna, ma non sarebbe abbastanza per giustificare tutto questo entusiasmo, oppure hai parlato o visto Kate e sei riuscito a chiarirti con lei… E forse anche a fare qualcosa di più visto il sorriso che continui ad avere stampato in faccia.” Rick sgranò gli occhi e spalancò la bocca per lo stupore. “Ci ho preso?” chiese ridacchiando Alexis. Dopo qualche secondo Rick si riprese e fece uno sbuffo divertito.
“Non solo aiuto medico legale… Ora anche detective!”
“Sai com’è, siamo sempre sotto copertura. Dobbiamo rimanere nell’ombra” replicò la ragazza con finto tono serio. A quel punto padre e figlia si guardarono per qualche secondo e scoppiarono a ridere.
“Dai papà, allora? Ho ragione sul serio? Hai fatto pace con Beckett?” chiese alla fine Alexis più seriamente. Rick fece un sospiro e sorrise.
“Sì, tesoro, ci hai preso” mormorò guardandola negli occhi. Si passò una mano tra i capelli, decidendo quanto dire e quanto omettere degli ultimi giorni. “Come hai detto, io e Kate avevamo litigato un paio di giorni fa…”
“Per il caso di sua madre?” domandò la ragazza curiosa. “Litigate sempre per quello.” Rick annuì rassegnato. Lo conosceva troppo bene.
“Sì… C’è stato un caso, l’omicidio di un uomo che abbiamo scoperto essere entrato in casa di Montgomery. Era un ladro, aveva rubato il portatile che apparteneva al capitano e a quanto pare conteneva anche file di vecchi casi. Diciamo che l’idea che avesse a che fare con il caso di Johanna Beckett ci è passato per la testa…” disse l’uomo. Si fermò un secondo pensando che era a quel punto che erano cominciati i problemi e si erano create come due fazioni. Kate e Javier da una parte, lupi solitari e testardi come al solito, lui e Kevin dall’altra. Fece un sospiro e riprese. “Già da quel momento c’erano… dei contrasti interni. Siamo andati avanti ugualmente, finché non è stato chiaro e sicuro che il furto e la morte del ladro avessero a che fare con il caso Beckett. A quel punto ho cercato di fermare Kate perché…” Si bloccò e guardò la figlia. Alexis non sapeva nulla delle telefonate dell’uomo misterioso. Solo sua madre Martha ne era a conoscenza. La ragazza lo guardò curiosa per l’interruzione, in attesa. Si passò di nuovo una mano nei capelli e continuò. “…perché era pericoloso e avevo paura che rischiasse di nuovo la vita” concluse. Alexis annuì comprensiva. “Due giorni fa le avevo chiesto di smettere, di staccarsi dal caso. Ma non ne aveva voluto sapere” continuò, mentre il suo viso si intristiva leggermente. “Neanche quando le ho confessato… Beh, ormai posso anche dirtelo. Le ho confessato che l’amavo” dichiarò con un leggero luccichio negli occhi e un mezzo sorriso. Pensò che se in quel momento qualcuno gli avesse detto che Kate si sarebbe presentata qualche ora dopo davanti alla sua porta per baciarlo e chiedergli scusa, gli avrebbe riso in faccia. La ragazza trattenne per un attimo il fiato, incredula, la bocca spalancata.
“Le hai detto che la ami?? E lei??” chiese appena si fu ripresa. Rick fece un sospiro e scosse la testa.
“Non è servito. C’eravamo fatti del male a vicenda…” mormorò poi lo scrittore pensando ai segreti che entrambi avevano avuto. “Così alla fine le ho detto che me ne sarei andato. Che era finita. Ero arrabbiato e sono uscito. Sono tornato a casa e… beh, credo fosse quello il momento in cui sono entrato nello stato ‘zombie’ come hai detto tu prima” disse con un mezzo sorriso. “Ero arrabbiato e triste insieme… Non sapevo neanche io come stare sinceramente. Per fortuna il tuo diploma mi ha tirato su. Ieri non te l’ho detto, ma sei stata fantastica, piccola. Hai fatto un bellissimo discorso” affermò con un sorriso dolce. Alexis sorrise e abbassò lo sguardo imbarazzata.
“Ho imparato dal migliore” mormorò rialzando gli occhi e guardandolo. Rick sorrise e la attirò a sé per abbracciarla.
“Sei tu la migliore, tesoro” le sussurrò sulla testa, dove aveva appoggiato le labbra per lasciarle un bacio. Quando si staccarono, un paio di minuti dopo, la ragazza aveva gli occhi leggermente lucidi.
“Ora conosco la parte zombie, ma mi manca la parte felice” esclamò alla fine Alexis con un sorriso. Rick le sorrise a sua volta e annuì.
“Già. Beh, che dire, ero convinto che ieri sera l’avrei passato davanti alla tv con la X-Box o con un film e invece… invece mi sono ritrovato Kate davanti alla porta di casa” disse con occhi sognanti rivolti all’entrata, pensando alla sera prima. Riportò l’attenzione sulla figlia che ascoltava attenta e aveva un sorriso a metà tra il felice e il malizioso. “Mi ha chiesto scusa. Quasi non potevo crederci… E mi ha baciato.” A quella notizia, Alexis spalancò la bocca e sgranò gli occhi incredula. “Non fare quella faccia! È successo davvero! E in seguito… beh, diciamo che dopo aver chiarito un paio di punti, l’ho baciata io” disse con un sorriso enorme che gli si allargava in faccia, ripensando a quel primo vero bacio tra di loro. Senza contare il dopo… Ma questo forse non era il caso di comunicarlo alla figlia. Alexis era talmente sconvolta dalla notizia che si dimenticò di domandare cosa fosse successo ancora di seguito al bacio. E Rick non era certo dell’idea di ricordarglielo. La vide boccheggiare, stupefatta. Poi notò che aveva assunto un’espressione seria. Alexis prese un respiro e guardò il padre.
“Quindi… ora che succederà? Avevi deciso di rinunciare, ma ora? State insieme, no? Quindi cosa farai? Tornerai al distretto con lei?” domandò alla fine preoccupata. Rick aprì la bocca per parlare, ma non riuscì a dire niente. Quei due occhi blu, così simili ai suoi, esprimevano felicità e dolore insieme. Sapeva che Kate lo rendeva felice, ma sapeva anche che tornare avrebbe voluto dire rischiare ancora la vita.
“Al momento non lo so…” rispose dopo diversi secondi e con sincerità. “Kate si è dimessa e…”
“Dimessa?” chiese ancora incredula la ragazza. Ora c’era una vaga nota di speranza nella voce. Rick non avrebbe voluto che si spegnesse, ma doveva dirle la verità.
“Alexis, aspetta. È vero Kate si è dimessa, ma le ho chiesto di pensarci su. So quanto ama il suo lavoro. Se tornerà, questa volta non sarà per vendetta. Sarà per dare giustizia alle persone, come ha fatto in questi anni nonostante il dolore. E questa volta mi ha promesso di farsi aiutare se dovesse essere riaperto ancora una volta il caso Beckett.” Prese un altro respiro prima di continuare. “Io la amo Alexis. E lei, per quanto strano, pazzo e incredibile possa essere, ama me. Non ho intenzione di lasciarla. Qualunque sia la sua scelta.” Quando finì, la ragazza ci mise diverso tempo ad assimilare le parole del padre. Rick poteva quasi vedere la lotta interiore che Alexis stava vivendo dai suoi occhi. “Quando ho ricominciato ad andare al distretto alla fine dell’estate, mi hai chiesto se era abbastanza continuare a stare al suo fianco senza praticamente pretendere nulla in cambio. Ti avevo risposto che era abbastanza per quel momento. Un po’ di tempo fa mi sono accorto che non era più abbastanza. Volevo di più… Ieri ho scoperto che posso avere questo ‘più’ e non voglio perderlo. Quindi non so cosa farà Kate. So solo che voglio starle vicino.” Alexis continuava a non rispondere. Lo sguardo agitato fisso al pavimento. “Non ti chiedo di accettare senza dire nulla…” disse infine Rick, troppo ansioso e triste per il silenzio della ragazza. “Ti chiedo solo di comprendermi. Tu e Kate siete le persone più importanti della mia vita… Beh, se proprio vogliamo possiamo aggiungere anche tua nonna” scherzò, cercando di stemperare un po’ l’atmosfera tesa con scarso successo. “Alexis, ti prego dì qualcosa” supplicò alla fine lo scrittore. Dopo diversi minuti, quando Rick iniziava ormai a disperare in una risposta, la ragazza parlò.
“Lei ti rende felice papà… come non ti ho mai visto. Se è questo quello che vuoi, allora anche io sono contenta. Kate è davvero in gamba ed è la migliore donna che tu potessi mai trovare. Mi piace e sono davvero felice che ora stiate insieme. Lo sai che per me e la nonna ormai fa praticamente parte della famiglia, nonostante a volte io non sembri molto dell’idea… ma non è perché, non so, la odio o altro, ma solo perché ho paura di perderti. Ho scoperto cosa vuol dire avere paura di perdere una persona che ami, quindi posso solo immaginare cosa hai provato quando hai visto Kate praticamente morire davanti a te… Vuoi proteggerla, come hai protetto me per anni dai pericoli del mondo, ma papà, Kate è una detective, dimissioni o meno. Sa badare a sé stessa. Promettimi che se ritornerà, tu ci penserai prima di andare con lei. Non ti chiedo di lasciarla, non lo farei mai e non voglio neanche che accada. Ti chiedo solo di pensare se tornare al distretto. Ricordati che non sei un poliziotto. Sei uno scrittore. Non hai i superpoteri, né una pistola e il giubbotto con su scritto WRITER non ti protegge da tutte le pallottole. Tu mi chiedi di comprenderti… Io ti chiedo di comprendere me. Ti prego, papà, pensaci, ok?” disse Alexis tutto d’un fiato guardando il padre negli occhi. Rick stava per rispondere, ma si bloccò. Gli occhi di sua figlia erano supplicanti. Fece un sospiro.
“Ti prometto che ci penserò, tesoro” rispose alla fine sincero. Lo avrebbe fatto davvero. Se Kate avesse preso la decisione di rientrare in polizia, per sua figlia ci avrebbe pensato se seguirla ancora o meno. In fondo ora non sarebbe più servita la scusa del consulente al distretto per vederla. Ma era sicuro che gli sarebbe mancato. Alexis lo guardò negli occhi, come se volesse scrutargli l’anima e i pensieri, per qualche istante. Poi annuì e gli sorrise.
“Grazie” mormorò alla fine la ragazza. Rick sorrise a sua volta e la riavvicinò a sé per abbracciarla di nuovo. “E comunque sono davvero felice che ora stiate insieme. Finalmente!” Il sorriso dello scrittore si allargò ulteriormente e le diede un piccolo bacio sulla testa.
“Grazie piccola.” Rimasero in quella posizione per diversi secondi, confortati dalla reciproca presenza, finché Rick non riportò l’attenzione di entrambi sul gelato, ormai squagliato. Senza perdersi d’animo, recuperò due cannucce da un cassetto e le infilò nel barattolo, dichiarando che ormai sarebbe stato un delitto rimettere tutto quel fantastico gelato-frappé nel freezer.
 
Kate rientrò a casa in meno di venti minuti. Si tolse velocemente i vestiti umidi che aveva ancora indosso, li mise in lavatrice e si infilò nella doccia. Per fare un bagno ci sarebbe stato tempo. Magari con la partecipazione di un certo scrittore… Fece un respiro profondo per calmarsi. Non poteva avere dei brividi di piacere solo pensando alla notte scorsa passata con lui. Mentre era in macchina aveva deciso che avrebbe dovuto fare un po’ di chiamate, anche perché molte erano anche le telefonate senza risposta che si era ritrovata nel cellulare quella mattina. Quindi aveva bisogno di un minimo lucidità. Subito dopo essersi messa una tuta da casa, per prima cosa chiamò il cinese e si fece portare un po’ di roba da mangiare. Mentre infilzava un involtino primavera, si segnò mentalmente di fare la spesa. Il suo frigo non era più il tempio di polistirolo che era stato, ma era qualche giorno che non andava al supermercato. Quel caso l’aveva assorbita molto più di quanto lei stessa si fosse aspettata. Pensava di essere in parte guarita, aveva creduto di essere in grado di capire quando iniziava a diventare troppo personale per lei, ma ancora una volta le era sfuggito di mano. Se Rick non avesse preso la decisione di andarsene, probabilmente non se ne sarebbe neppure accorta di quanto stesse affogando di nuovo nel caso di sua madre. Ma non sarebbe più successo. Questa volta aveva il suo scrittore, il suo partner con lei. Si sarebbe fatta aiutare o anche fatta da parte. L’aveva promesso a lui. E non aveva alcuna intenzione di perderlo per una parola non mantenuta.
Finito di mangiare, buttò i residui e le scatole del cinese, recuperò il cellulare e si sedette sul divano. Rimase per qualche secondo a fissare il telefono. Chi chiamo prima? domandò a sé stessa, non riuscendo a decidersi su quale numero selezionare prima. Alla fine fece la sua scelta e schiacciò il pulsante verde di chiamata. Ci furono tre squilli a vuoto prima che qualcuno rispondesse.
“Kate!!” esclamò la voce dall’altra parte del telefono. Aveva un tono preoccupato e sollevato insieme.
“Ciao Lanie” replicò con un sorriso Kate. Aveva trovato almeno cinque chiamate senza risposta della sera prima dalla dottoressa.
“Kate, ma che è successo ieri?? Lasciamo stare il fatto che tu non abbia risposto neanche a una, dico UNA, delle mie chiamate, ma almeno un messaggio del tipo ‘Sto bene’ sarebbe stato gradito!” Lanie era partita in quarta e la stava strigliando per bene. Si era preoccupata. Continuò a rimproverarla per diversi minuti. “Pensa cosa mi è toccato sentire! Che la mia migliore amica, ripeto, la MIA migliore amica, è quasi morta cadendo giù dal cornicione di un palazzo cercando di fare la super poliziotta! Perché non poteva portarsi un supporto, no, lei doveva fare tutto da sola! E ovviamente non me lo ha detto lei, no no, ho dovuto tirarlo fuori a uno della squadra che è venuta a recuperarla!! E poi non bastava sapere, ovviamente sempre non da lei, che è stata sbattuta fuori dal caso, ma anche che si è dimessa!! E io non ho avuto una sola parola dalla MIA migliore amica!!” Era furiosa. Kate la lasciò sfogare, ben sapendo di essere nel torto. Finalmente riuscì a replicare con tono di scuse.
“Lanie mi dispiace, ok? Lo so, hai ragione. Avrei dovuto dirti che seguivamo un caso collegato all’omicidio di mia madre e avrei dovuto dirti qualcosa ieri riguardo quello che è successo. Però c’è un’altra cosa che credo ti farà felice e…” si bloccò. Le era appena venuto in mente un particolare della tirata della dottoressa. “Un momento… tu come fai a sapere che mi sono dimessa? L’ho detto solo alla Gates e... Hai parlato con Esposito per caso?” domandò con un sorriso felice e malizioso che l’altra non poteva vedere, ma era evidente dalla voce.
“Kate Beckett non ci provare, stavamo parlando di te non di me! E poi se anche fosse che ho parlato con Javier…” Kate fece un verso di gioia. “Cosa?” chiese curiosa e scocciata Lanie.
“Non chiamavi più Esposito con il suo nome da quando vi eravate lasciati” le fece notare Kate sorridendo. Il telefono rimase muto per qualche secondo, poi la donna sentì uno sbuffo.
“Ok, forse POTREI aver parlato con Javier… ma ricordati che sono ancora arrabbiata con te e finché non mi dirai cosa può cambiarmi l’umore, io non ti dirò un bel niente!” dichiarò decisa. Kate ridacchiò.
“Beh, diciamo che mi sono chiarita con R… con Castle” si corresse velocemente. Lasciò che la dottoressa assimilasse le sue parole. Non voleva dichiarare al mondo che lei e Rick stavano insieme, ma Lanie aveva fatto tanto per aiutarla con lui, quindi almeno qualcosa le doveva, anche solo per lo spavento del giorno prima.
“Con chiarirti… Intendi che questa notte l’hai passata fuori casa, magari nel suo bel loft? Dimmi che è così, altrimenti vengo lì e rimpiangerai di non aver fatto quello che spero!” Lanie aveva capito fin troppo bene. Kate rimase per un momento stupita dalla rapidità di deduzione della dottoressa.
“Io… ecco… beh, sì!” disse alla fine con un sospiro rassegnato e un sorriso. “Però Lanie, al momento vorrei che non lo sapesse nessuno!” concluse velocemente un secondo prima che l’omopatologa iniziasse a gridarlo al mondo. La sentì fare comunque un urlo di gioia.
“Davvero?? Finalmente!! Voglio i particolari tesoro! Come è successo? È bravo quanto dicono? O meglio è bravo quanto dice?” Era tornata la maliziosa Lanie di sempre. A volte basta così poco per farla felice… pensò Kate ridendo internamente.
“Lanie il tuo umore è cambiato. Quindi, prima di dire altro, voglio sapere cosa è successo con Esposito!” esclamò la donna. Sentì uno sbuffo dall’altra parte del ricevitore.
“Va bene, va bene. Allora ieri Javier è venuto da me in obitorio subito dopo essere uscito dall’ufficio della Gates. Abbiamo parlato e mi ha raccontato del caso, delle mezze litigate, del fatto che eravate stati sospesi, della rabbia contro Ryan…” disse tristemente. “Aveva bisogno di sfogarsi. Siamo rimasti là sotto quasi un’ora, poi gli ho proposto di continuare a parlare a casa mia. Siamo andati e ha continuato a raccontare, finché non ci siamo ritrovati a un palmo di distanza. Come ci siamo baciati, Kate, dio… beh, direi che poi il seguito puoi immaginartelo da sola, anche perché mi sembra sia stato molto simile al tuo” concluse scherzando maliziosamente. Kate poteva quasi sentire il sorriso che si allargava sul volto della sua amica. “Sai credevo che non ci fosse più niente tra di noi, ma forse mi sono accorta che non è così” confessò Lanie. Kate sorrise.
“Non posso che essere più che felice per voi. Siete una coppia stupenda Lanie, davvero.” Sentì la dottoressa ridere.
“Già, beh, io ora voglio sapere di un’altra coppia stupenda! Allora com’è?” chiese impaziente Lanie tornando a riferirsi a Castle. Kate arrossì violentemente e ringraziò che ci fosse il telefono tra lei e la dottoressa.
“Beh è… fantastico. Non so come altro descriverlo. Non mi sono mai sentita così bene con un uomo come con lui ieri sera” ammise la donna. Sentì Lanie ridacchiare.
“Allora è davvero bravo quanto dice” disse maliziosa.
“Sì, gliene devo dare atto. È davvero, davvero bravo” replicò Kate, anche se con le guance ancora rosse. Diavolo se è bravo… Le sue mani, le sue labbra, il suo corpo… Si riprese appena in tempo dai suoi pensieri per sentire la risposta di Lanie.
“Sono davvero contenta, Kate. Dopo quattro anni finalmente c’è l’avete fatta. Ma come è andata, dai parla!” La donna allora le raccontò, dal suo punto di vista, di come stava per morire su quel palazzo il giorno prima. Le disse di come il suo unico pensiero, mentre era lì appesa, fosse Castle. Del perché la decisione di dimettersi, del suo giro sotto la pioggia, del suo arrivo a casa dello scrittore. Le raccontò fino al momento in cui Rick l’aveva sbattuta contro la porta dell’appartamento, cosa che non le era risultata per niente sgradita tra l’altro. Adorava sentire il suo corpo su di sé. “Il resto, come hai detto tu, lo puoi immaginare da sola” concluse alla fine con un sorriso. Sentiva di aver fatto bene a parlarne con qualcuno nonostante le sue remore iniziali. Si sentiva più leggera. E Lanie era euforica. Continuarono a parlare per diversi minuti, finché Kate non sentì la dottoressa farsi seria.
“Quindi… cosa intendi fare? Sei sicura della tua scelta di lasciare la polizia?” chiese cauta. Kate le spiegò che aveva deciso di prendersi un paio di giorni per pensarci e la donna approvò la scelta, come già aveva fatto Castle.Con un sospiro, Kate le disse anche che avrebbe dovuto parlare anche con Esposito e Ryan.
“Javier era arrabbiato, ma in fondo sa che Kevin ha fatto la cosa giusta, altrimenti tu saresti ancora lì a penzolare o più probabilmente non ci saresti più… Devi solo ricordarglielo” le suggerì Lanie dolcemente. “E non preoccuparti. Anche i fratelli litigano a volte” continuò la dottoressa come se le avesse letto nel pensiero le sue preoccupazioni. Kate fece un sospiro.
“Grazie Lanie.” Parlarono ancora per diversi minuti, finché Kate non vide l’ora e decise che era il caso di chiudere lì la chiamata, se voleva finire prima che arrivasse Richard. Fece promettere ancora alla dottoressa di non dire nulla, in cambio della promessa di tenerla aggiornata, e si salutarono. Erano le 2.30pm e aveva ancora almeno due chiamate da fare.

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Xiao! :D
Stranamente sono riuscita a finire abbastanza presto questo capitolo (dovrei studiare e invece...) però purtroppo non aspettatevi che accada spesso... Riuscirò a pubblicare credo uno a settimana... quando nella settimana è un mistero! XD
Vabbé veniamo alla storia! Alexis e Lanie sono apparse! La figlia dello scrittore è sempre in crisi povera... mentre Lanie quatta quatta zitta zitta si è data da fare!! XD  Ok lo ammetto, amo la coppia Lanie/Esposito! X)
Detto questo, continuate a recensire e a dirmi che ne pensate!!! :D:D
A proposito di questo... IO VI ADORO!!! Letteralmente!!! Un sacco di voi mi hanno messo tra le seguite e qualcuno tra le preferite già dal primo capitolo, a scatola chiusa!!! *___*
Grazie grazie!!!!! 
Ok dovrei aver detto tutto... Al prossimo capitolo! ;)
Lanie
  
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