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Autore: Scar_    24/05/2012    9 recensioni
Ovvero, quello che succede quando la più grande aspirazione della tua vita è diventare una sedia.
- sarà qui a minuti – Clara controlla il Rolex tempestato di brillantini – quindi, Elisa, scendi al bar e fai preparare un caffè bollente per il Signor Hiddleston – si rivolge a me, guarda dubbiosa le mie sneakers gialle, scompare con la sua silhouette perfetta
- quanto stanno bene le parole “bollente” e “Hiddleston” nella stessa frase? – chiedo con aria seria, facendo ridere ancora una volta la mia amica
[dedicata a laray218]
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Hiddleston
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buooongiorno a tutte!
Allora... Questa one shot è il risultato delle lunghe conversazioni che ci sono fra me e laray218 a proposito di un certo attore. Conversazioni che, come avrete modo di capire leggendo la storia, sono abbastanza idiote :D
Colgo al volo l'occasione per ringraziare tutte le persone che continuano ad apprezzare così tanto le mie storie! Prometto che posterò prestissimo il seguito di "Naufraghi." :D Grazie ancora, se non fosse per voi non scriverei così tanto ahahahahah xD

A laray 218


Riflessioni esistenziali sull'utilità dell'essere una sedia



(fonte: tumblr)


- che diavolo ti sei messa? -
Marina mi accoglie così, con uno sguardo d’odio rivolto ai miei soliti jeans – quello che metto tutti i giorni per venire al lavoro, sweetie – le rispondo un po’ sorpresa, non è da lei, abbandono la borsa sulla scrivania disordinata
- tu te lo ricordi che giorno è oggi? – mi chiede con una punta d’ansia nella voce, correndo verso la finestra e dando un’occhiata al mascara
- è… oggi´? – spalanco gli occhi, non riesco a nascondere la disperazione che si sta velocemente facendo spazio
- già! -
- porca vacca! – saltello frustrata dandomi dell’idiota – come cazzo ho fatto a scordarmelo? -
- che cosa ti ho comprato a fare un’agenda? -
- se mi dimentico di scriverci su, non mi è molto utile… - alzo le spalle, mi siedo sulla scrivania – oggi c’è Tom Hiddleston in redazione e io sembro appena fuggita da Auschwitz! – Marina non riesce a trattenere le risate davanti alla mia espressione da potenziale suicida
- magari gli fai pena e ti adotta come animale domestico -
- potrebbe anche adottarmi come attaccapanni, per quanto mi riguarda… va bene tutto! – ribatto, nel pieno di uno dei nostri deliri dovuti alla figosità di quell’uomo
- magari quello per l’accappatoio – aggiunge lei, facendomi un’occhiata da pervertita, appena prima che quella stronza della Boss entri e ci ordini di seguirla

- come ben sapete – ci dice, camminando per i corridoi ad una velocità assurda, se si considera l’altezza dei suoi tacchi a spillo – oggi è una giornata importante. Voi due, quindi, dovrete stare mute, in silenzio, dietro le quinte, a mia e sua totale disposizione -
- può chiedermi tutto quello che vuole – sussurro a Marina, che si preme una mano sulla bocca cercando di non ridere davanti al capo
- sarà qui a minuti – Clara controlla il Rolex tempestato di brillantini – quindi, Elisa, scendi al bar e fai preparare un caffè bollente per il Signor Hiddleston – si rivolge a me, guarda dubbiosa le mie sneakers gialle, scompare con la sua silhouette perfetta
- quanto stanno bene le parole “bollente” e “Hiddleston” nella stessa frase? – chiedo con aria seria, facendo ridere ancora una volta la mia amica

- ma è normale che uno si sieda così? – chiedo in preda all’esasperazione.
Io e Marina siamo appena tornate dal bar, siamo ferme sulla soglia della sala già pronta per l’intervista. Tom Hiddleston in persona è, diciamo così, seduto su una poltroncina di pelle, tamburella sul bracciolo e si guarda intorno, senza ovviamente fare caso a due povere cretine che stanno per morire d’infarto col suo caffè in mano
- non è seduto. È… svaccato completamente sulla poltrona! -
- roba da pregare cristo di farti diventare una sedia – scuoto la testa con aria colpevole, arrossisco fino alla punta dei capelli solo all’idea di porgergli il caffè
- o una banana – aggiunge, citando una delle nostre peggiori conversazioni sul bell’attore
- o una banana – concordo, senza riuscire a non ridere – allora che faccio, vado? -
- e me lo chiedi pure?! – mi guarda sconvolta, mi prende per un gomito e mi trascina in mezzo alla stanza – muovi il culo! -
- abbassa la voce – la prego, cercando di fermare il suo impeto dovuto, ovviamente, alla Tom’s fever – facciamo una figura di merda -
Vero, perché si è voltato e si è accorto di noi, due tizie sbucate chissà da dove, ferme nel bel mezzo della sala, che adesso lo fissano ad occhi sgranati e bocca aperta – chiudi la bocca, Eli, chiudi quella cazzo di bocca – mi sussurra Marina, cercando al contempo di sorridere
- scollo a V! Scollo a V! – dico in preda al panico, senza riuscire a staccare gli occhi dai Ray Ban appesi sul collo della maglia
- non me lo far notare! – mi prega lei – look capelli scompigliati e pizzetto… il tuo preferito! -
Tom Hiddleston ci sta ancora fissando, con uno sguardo curioso e un sorrisetto, conosco fin troppo la mia amica per non sapere che in questo momento sta pensando a qualcosa di molto poco elegante. Come me, d’altronde. – ehm… is it for me? – chiede col suo perfetto accento inglese, cerco di sgomberare il cervello e pensare ad una risposta... non sento più respirare Marina al mio fianco, probabilmente sarà morta di infarto fulminante
- porco Giuda – è tutto quello che esce dalla mia bocca
- sorry? – chiede, ride, si capisce dalla mia espressione che sono terrorizzata. Noi ridiamo assieme a lui, se non altro per nascondere la crisi isterica che sta sbocciando
- yes, that’s for you – riesco a mormorare. Si alza e viene verso di noi, in pochi passi ci raggiunge
- che gambe chilometriche – sbotta Marina sottovoce, che nel frattempo ha ritrovato il dono della parola e, forse, della ragione
- stai zitta! E chiudi la bocca – aggiungo divertita, nonostante la situazione disperata. Se Clara dovesse arrivare adesso e trovarci a chiacchierare col suo intervistato, probabilmente ci appenderebbe a testa in giù dal balcone del suo ufficio – our boss told us you want a coffee -
- thanks! – sorride e prende la tazza dalle mie mani, poi il suo sguardo cade su Marina che, come me, lo sta fissando adorante e con le stelline agli occhi – are… you… ok? – chiede incerto, è abituato a situazioni del genere, si capisce lontano un miglio che sta solo scherzando
- she's just wondering to herself about her existence – spiego con una scrollata di spalle, ridiamo tutti e tre, la mia amica mi stringe il braccio, ci lanciamo un’occhiata della serie “questa è una giornata che racconteremo ai nostri nipoti”!
- I hope you’ll find what you’re looking for – si apre in un sorriso enorme, Clara entra e, facendo ovviamente finta di non vederci, si prende il bel Tom e se lo trascina verso i divanetti. – has been nice to meet you, anyway – aggiunge, voltandosi e salutandoci con una mano.

Fine
  
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