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Autore: Val Nas    24/05/2012    7 recensioni
Un piccolo omaggio, a questa piccola e coraggiosa eroina.
L'ho immaginata come una lettera, che Harry le scrive.
Spero vi piaccia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Cara Edvige,
mia candida e unica amica, stanotte ti ho sognata.
Volavamo insieme, solo io e te, nel cielo azzurro di un terso mattino di inizio Autunno.
L’aria sollevava le tue piume bianche, e tu cantavi briosa e felice di avermi finalmente accanto in quel volo verso l’infinito.
Eri così elegante e libera, che mi riempivo d’orgoglio a guardarti volare in cielo, mentre mi guidavi tra le nuvole che sembravano strane figure astratte fatte di panna.
Le tue ali frullavano,  smuovendo l’aria frizzante che ci avvolgeva, e i tuoi occhi d’ambra si fissavano nei miei.
Eri felice, perché finalmente potevi mostrarmi il mondo visto dai tuoi occhi.
Edvige, mio primo e unico conforto nei momenti più difficili, a volte sono stato ingiusto.
Spesso mi dimenticavo di te, spesso mi scordavo di grattarti il capo  dopo un lungo viaggio, che avevi compiuto solo per me .
Ho chiamato amici molte persone Edvige, ma ti ho mai detto che l’unica, vera ed incondizionata amica, eri proprio tu?
Tu non hai mai chiesto niente in cambio, tu mi hai dato tanto senza mai pretendere, tu, più bella e fragile di un fiocco di neve, danzavi nel vento, affrontavi piogge e tempeste, per poter andare dove io ti  chiedevo e poi tornare da me.
Ti ho mai detto grazie di quei lunghi viaggi perigliosi? Ti ho mai detto grazie, per avermi regalato la tua amicizia meravigliosa?
Forse non te l’ho detto abbastanza.
Mia cara Edvige, in questo mio sogno mentre volavamo insieme, ho deciso di chiederti scusa e di dirti ogni cosa.
E allora te lo dissi mentre solcavano il profilo di colline ondulate, ti dissi tutto finalmente.
Ti ho mai rivelato, di come ad undici anni, tu mi abbia fatto sentire per la prima volta amato?
Di come era bello vederti crescere e ancora di più era bello crescere insieme?
Un passo alla volta, giorno dopo giorno, io cadevo e tu mi aiutavi a rialzarmi.
Alla mia prima punizione in Pozioni tu eri lì, appollaiata al davanzale della torre di Grifondoro.
Mi guardavi, beccando sul vetro del dormitorio, perché sapevi che avevo bisogno di te e subito ti precipitavi dal tuo maldestro amico.
Quando ho volato sulla scopa per la prima volta, io ti ho vista.
Sorvolavi il cielo, proteggevi il tuo piccolo e inesperto amico, da se stesso.
Sì Edvige, amico, non padrone. Dovevo dirtelo di più, dovevo ricordarti ogni giorno che non c’era niente di più prezioso che la tua amicizia.
Ricordi la prima volta che abbiamo litigato?
Io me la ricordo molto bene, non tornasti da me per settimane.
Ma poi proprio tu, mi desti una lezione.
Perché tornasti da me, mi planasti sul braccio e mi beccasti l’orecchio.
 Era tutto passato, perché è così che succede tra amici veri: niente li può separare Edvige, nemmeno la morte.
Sai mia piccola amica, a volte mi sembra di scorgerti ancora nel cielo,  e allora fingo che tu stia per arrivare da me. Ogni tanto, mi sembra di sentire lo sbatacchiare delle tue ali candide sopra il mio capo, mentre dormo.
So che non è vero, so che mi sto illudendo.
Ma non giudicarmi Edvige, io pensavo di poter invecchiare insieme a te.
Di avere più tempo per darti affetto ed attenzioni.
Ci immaginavo vecchi, seduti sotto un portico di legno intrecciato d’edera.
 Pensavo di vederti lì appollaiata e un po’ affaticata dagli anni, con qualche piuma caduta.
Però  saresti stata vigile a contemplare con i tuoi occhi d’oro i miei figli, che ti avrebbero adorata.
Dovevamo logorarci con il tempo, te e io insieme, acciaccati nello spirito e nel corpo, fissando un lontano tramonto che eravamo troppo vecchi per poter rincorrere.
Non doveva andare così, quel lampo di luce verde non doveva portarti via così presto.
Tu, mia piccola e coraggiosa amica, hai di nuovo scelto me.
Mi hai di nuovo protetto e mi hai dato una nuova lezione.
L’amore incondizionato, non ha prezzo.
Accettare il peggio delle persone, è facile, quando ti danno anche il meglio di loro stessi.
Io non lo meritavo Edvige,e anche tu lo sai.
Ma a te non è mai importato delle mie mancanze e dei miei silenzi, tu sei l’unica che mi ha sempre accettato così com’ero.
Non ho ancora finito di chiederti scusa.
Scusa per i silenzi e i malumori, scusa per l’egoismo che è tipico della natura umana, ma non tua, che possiedi l’animo più puro e luminoso di chiunque io abbia mai incontrato.
Scusa Edvige, per non aver realizzato i tuoi sogni come tu hai fatto con i miei, scusa per non averti mai detto grazie, scusa per averti trascurato, scusa per essermi dimenticato di dirti quanto eri unica e speciale, scusa per aver pensato  a volte che la tua gabbia pesasse troppo, scusa per non averti protetta quella notte come avrei dovuto fare.
Sei così piccola e fragile Edvige, ma tanto coraggiosa.
Hai un cuore troppo grande perché resti imbrigliato in questo mondo sterile, sei troppo speciale per restare a terra con me.
Poi nel mio sogno, è successo qualcosa di inaspettato.
Ti sei voltata, e per la prima volta ho sentito la tua voce.
Era come il cadere di una cascata cristallina in uno scampanellio di fiori d’argento.
“No, Harry non scusarti. E’ così che ogni buon amico si deve comportare.”
Allora ho allungato la mano per poter toccare il tuo soffice capo bianco e tu hai socchiuso gli occhi felice.
“ Vieni con me?” Ti ho chiesto speranzoso e pieno di egoismo.
 Tu ti sei scostata, ma ero sicuro del tuo sguardo amorevole, come ero sicuro che sarebbe stata l’ultima volta che ti avrei rivista.
“Ora sei grande, Harry. Hai imparato a volare. E in questo luogo, non esistono civette e padroni. Adesso devo andare, amico mio.”
Io ho capito, allora.
 Mi sono fermato per guardarti volare libera nel cielo azzurro, lontano verso avventure che io non potevo comprendere.
Al mio risveglio piccola amica mia, sono andato alla finestra.
L’ho aperta,  era ancora notte, una notte un po’ più vuota di quanto mi ricordassi prima di coricarmi.
Mi persi a guardare il cielo scuro, e fui sicuro che tu non fossi lontana, sapevo che da lassù tu mi guardavi.
La brezza del vento sembrò portarmi il tuo verso acuto e libero, perso in cieli lontani.
Seppi con certezza, che bastava guardare il cielo per poterti avere ancora vicina.
A presto mia cara Edvige, adesso sei libera.
 
Tuo, Harry.

  
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