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Autore: LuluXI    24/05/2012    4 recensioni
Disclaimer: personaggi di Masami Kurumada (con delle eccezioni)
Il Saint del Cancro si è sempre portato appresso dolore e distruzione, tanto da meritarsi il nome di Death Mask, la maschera della morte. In lui di buono, forse, non c'è niente. Potrebbe dunque, diventare padre?
Un'idea talmente illogica da poter apparire addirittura plausibile.
Come si sarebbe comportato Death Mak se avesse avuto un erede?
E, soprattutto, cosa sarebbe cambiato nella sua storia?
(OOC per sicurezza, non si sa mai. Rating Arancione, per lo stesso motivo)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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There would have been a time for such a word.
Tomorrow, and tomorrow, and tomorrow,
Creeps in this petty pace from day to day,
To the last syllable of recorded time;
And all our yesterday have lighted fools
The way to dusty death. Out, out, brief candle!
Life’s but a walking shadow, a poor player
That struts and frets his hour upon the stage
And then is heard no more. It is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing.
(Shakespear- Macbeth)

 
 
 
“Alzati Shiryu! Anche tu cadrai nello Yomotsu Hirasaka come gli altri morti!”
Death Mask ghignava beffardo, osservando l’avversario: era stato costretto a lasciar passare un Bronze Saint ma, in compenso, ne stava fermando un altro.
“Tsk! Sembra che essendo stato colpito dal Meikaiha per ben due volte, tu non abbia più neanche la forza per alzarti. Bene, ti trascinerò io! Ogni mio passo è come una pietra miliare verso la tua morte!”
Lo stava per lanciare nella voragine, quando una voce lo distrasse.
“Shryu…Dio ti prego, proteggi Shiryu”.
“Mmm, ancora? Da dove viene questa preghiera? Quant’è fastidiosa!”
Avrebbe estirpato il problema alla radice, individuando la ragazzina che pregava. Quelle parole sussurrate lo irritavano, molto più di quel Bronze Saint.
“Atena, ti prego, ascolta la mia preghiera… Ti prego Atena fa che i miei gesti siano sempre conformi al suo volere, fa che non debba mai più disobbedire ai suoi ordini, fai in modo che io possa essere una serva fedele.”
Death Mask iniziò a cercare la ragazza, sempre più irritato: nella sua testa, le sue parole si confondevano con la preghiera di Sara che lui era riuscito a sentire la sera della sua morte.
“Fai in modo che io possa sempre servire lui e nessun altro Cavaliere. Fa in modo che lui possa portare giustizia e uccidere chi cerca di distruggere la perfezione e la purezza del mondo che tu desideri. Fa in modo che Death Mask possa continuare a combattere per te. E fa in modo che il mio amore per lui possa sempre proteggerlo”
“Proviene da Goro-Ho! E’ questa ragazzina che mi sta irritando? Sparisci, ragazzina!”
Così come aveva fatto con Shiryu quando si era recato a Goro-Ho su ordine del Sacerdote, lanciò la ragazza nel fiume: probabilmente, se avesse saputo ciò che lo attendeva, ci avrebbe pensato due volte, prima di lasciarla cadere.

*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*

Quando Aletto comparve nella Valle della morte, il fuoco fatuo la condusse verso lo Yomotsu Hirasaka e quando riuscì a vedere l’armatura di suo padre, si nascose dietro una roccia, osservando la scena: molte anime si erano aggrappate al suo corpo.
“Death Mask, capisci quanto sia grave il tuo peccato?”.
Aletto riusciva a sentire una voce, ma non vedeva nessun altro: da dietro al suo nascondiglio, si sporse leggermente e riuscì a vedere una mano, attaccata al bordo del cratere.
“Non hai paura del profondo rancore che provano questi morti?”
“Uh uh uh, te l’ho detto no? Il grande numero di anime erranti è la prova della mia forza! Perché dovrei avere paura di questi cadaveri?” urlò Death Mask, scagliando lontano molte anime “Cosa pensi possano fare? Se non riescono a morire, allora li getterò io nel mondo dei morti!”
E così fece: molte anime volarono nella voragine, mentre il Gold Saint prendeva a calci la mano del suo avversario, nel tentativo di farlo cadere.
“Mamma perché mi hai portato qui?” sussurrò appena Aletto al fuoco fatuo che aveva accanto, senza smettere di osservare la scena. “Non sta succedendo ni…” la frase le morì in gola, quando un gambale del’armatura d’oro, si staccò dal polpaccio di suo padre.
 
Per la prima volta in vita sua, Death Mask iniziò ad avere paura.
La sua armatura, pezzo dopo pezzo, gli si era rivoltata contro ed ora si trovava senza difese, davanti al suo avversario.
“Morto…tuuuu… tradimento… perdere… ar-arma-armatura… presto”
Ciò che aveva detto Stefano si stava avverando: l’armatura non lo difendeva più.
“Che anche il Vecchio maestro avesse ragione?”
Stava per dire qualcosa a Shiryu, ma ciò che vide alle spalle del Bronze Saint lo fece ammutolire: da dietro una roccia era spuntata Aletto, pronta ad intervenire.
“No…no, NO! Dannazione Aletto va via!VIA!”
La bambina parve esitare, ed indietreggiò di un passo.
“Ma papà tu…”
“Ha abbandonato la sua armatura, non vedi?” domandò telepaticamente alla figlia “Posso ancora batterlo, tu nasconditi.”
“Ma se muori?”
“Non morirò Aletto. E comunque non voglio che tu muoia.”
“Ma…”
“NIENTE MA!”
 
“Idiota, hai rifiutato l’unica occasione che avevi per sconfiggermi!” urlò Death Mask al bronze Saint che aveva davanti “Riguardo alla forza del cosmo, quella di un Gold Saint è nettamente superiore alla tua…”
Aletto si nascose nuovamente dietro alla roccia ed un fuoco fatuo continuò a roteare accanto a lei.
“Sara…” pensò Death Mask, senza prestare troppa attenzione a quanto diceva Shiryu.
“Se la profezia di Stefano si è rivelata esatta fino ad adesso, ho scarse probabilità di farcela… Ma no, non mi arrenderò: io non sono un debole e anche se mia figlia mi ha rammollito, le ho promesso che avrei fatto di tutto per non morire, e così sarà!”
“Shyriu, lacererò la tua anima! Questo è il mio ultimo colpo! SEKISHIKI MEIKAIHA!”
“ROZAN SHORYUHA!”
Aletto avrebbe voluto urlare, ma non ne trovò la forza.
 
Death Mask, ormai pieno di ferite, precipitò nello Yomotsu Hirasaka, per un periodo che gli parve un’eternità.
“Dovevo pur morire prima o poi. Doveva pur venire il tempo per parole come questa. Domani, poi domani, poi domani, strisciano a brevi passi, giorno a giorno, fino all’ultima sillaba del tempo a noi prescritto, e tutti i nostri ieri hanno mostrato agli sciocchi la via verso la morte polverosa. Basta, breve candela! La vita è solo un’ombra che cammina, un attore miserabile che s’affanna e si gloria sopra il palco per la sua ora, poi sparisce per sempre il ricordo. E’ un racconto narrato da un idiota, tutto frastuono e furia, che non vuol dire niente!” (*)
“Aletto…”
“PAPA’!”
“Ti voglio bene”
“PAPA’!!!!”
 
Aletto appoggiò la testa alla nuda roccia e pianse, in silenzio: le ultime parole, gli ultimi pensieri di suo padre erano stati per lei. Lui, sempre così impassibile e crudele, che mai le aveva mostrato così tanto apertamente il suo affetto, nel momento della morte aveva pensato a lei.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, mentre l’anima di Shiryu si ricongiungeva col suo corpo.
 

*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*

“Sono contento per te Shyriu, del fatto che hai ripreso la vista…”
“Grazie Shun… Nella prossima casa, quella del Leone, Seiya dovrebbe aver già cominciato a combattere…Andiamo Shun!”
I due Bronze Saint lasciarono la casa del Cancro e Aletto li osservò andar via nascosta dietro una colonna: i suoi occhi blu erano fissi sul Saint del Dragone.
“Te lo prometto papà…” sussurrò appena “Se sopravvivranno a questa battaglia, sarò io a vendicarti.”
 
Ritornò verso la sua stanza, guardandosi attorno: tutte le teste erano scomparse; di suo padre non restava nessuna testimonianza.
“Mamma…” chiamò Aletto, mentre il fuoco fatuo iniziava ad allontanarsi “Aspetta ancora un poco… non andare via anche tu.”
La fiammella rimase sospesa a mezz’aria poi, lentamente, ricominciò a seguirla.
Quando Aletto aprì la porta della sua stanza, trovò Serena che sorrideva, seduta sul letto: accanto alla finestra, brillava l’armatura del Cancro.
“Ha avuto quello che si meritava.” Disse Serena, senza staccare gli occhi dall’armatura.
“Non dire così!” urlò Aletto, arrabbiata, stringendo i pugni.
“E’ la verità. Era un mostro ed ha avuto la fine che si meritava.”
“TU NON LO CONOSCEVI!” replicò lei, sbattendo la porta alle sue spalle.
“”Povera piccola…” disse Serena: sul suo volto Aletto leggeva la compassione “Era tuo padre, forse, ma era un mostro… Vedrai che poi andrà meglio” proseguì, alzandosi dal letto. “Ma non preoccuparti! Se vuoi, puoi venire via con me: avrai una casa e dei genitori che ti amano…” le tese una mano, sorridendo. “L’unica realtà che hai conosciuto era quella della crudeltà di tuo padre: ora c’è un nuovo mondo che ti aspetta.”
“Non mi interessa il mondo.” Replicò lei, con una smorfia, senza darle il tempo di aggiungere altro. “Io NON VOGLIO un padre una madre: io li avevo già!”.
 
Si spostò dalla porta, scoprendo una testa dai lunghi capelli rossi, l’unica rimasta appesa alle pareti; istintivamente, Serena arretrò a quella vista.
“La vedi quella testa Serena?”
La ragazza annuì.
“Sai perché è ancora lì?”
La ragazza scosse il capo.
“Perché l’ho uccisa io.”
Serena sbiancò e si guardo attorno, alla ricerca di una via di fuga: l’armatura d’oro impediva di passare dalla finestra e Aletto sostava davanti alla porta.
“Tu…tu hai insultato mio padre…” disse la ragazzina, stringendo ancora i pugni, irata, mentre lacrime di dolore e di rabbia le rigavano il viso. “Hai osato insultare colui che è morto per salvarci! Hai insultato l’unica persona che mi voleva bene!” stava urlando e la sua voce rimbombava, all’interno della quarta casa,ormai deserta.
Serena strabuzzò gli occhi, scorgendo il ghigno sul volto di Aletto, lo stesso che aveva sempre visto sul volto di Death Mask.
“Sai, mio padre voleva ucciderti, ma gli ho chiesto io di non farlo…”
 
Serena arretrò ancora di più e finì contro la parete.
“…così, adesso, anche se non posso riportare indietro lui…” lentamente, sollevò la mano destra, puntando l’indice contro Serena.
“Almeno riavrò la mia mamma. E poi mi allenerò, per diventare più forte e quando sarà il momento, lo vendicherò…”
“C-che cosa vuoi fare?” balbettò in risposta Serena.
“L’ammasso stellare del Cancro, il Presepe, in Cina si chiama Sekishiki.” Rispose parlando piano Aletto. “La parola Sekishiki significa fuoco fatuo, allo stesso tempo indica anche la voragine attraverso la quale le anime dei morti salgono dalla terra verso il cielo…”
Suo padre glie lo aveva spiegato molto tempo prima.
“Serena… attraverserai il Sekishiki e arriverai all’altro mondo! SEKISHIKI MEIKAIHA!”
Serena avrebbe voluto urlare per il terrore, ma l’urlo le morì in gola, così come nella valle della morte si era fermato nella gola di Aletto: si accasciò a terra, morta.
 
Senza perdere tempo Aletto si inginocchiò accanto al corpo ormai privo di vita e, con leggeri movimenti delle mani, attirò fino a se il fuoco fatuo che la aveva seguita fino a lì.
“Coraggio mamma… Coraggio…” sussurrò appena, lasciando che la fiammella sparisse, una volta a contatto con il corpo.
Per qualche istante che per Aletto durò un’eternità, non successe nulla: poi la ragazza aprì gli occhi.
In silenzio si mise a sedere, con aria stupita, spaesata; istintivamente si portò una mano al collo. Rimase a lungo a fissare l’armatura d’oro e Aletto trattenne il fiato.
“A…Aletto?” domandò con un filo di voce la ragazza quando posò lo sguardo su di lei “Sei…sei cresciuta così tanto…”
“Mamma!” urlò Aletto, scoppiando nuovamente a piangere e Sara la accolse tra le sue braccia.
“Ora che ho riportato indietro la mamma, troverò il modo per vendicarti… e poi, te lo prometto papà, riporterò tra i vivi anche te.”
Quelli furono gli ultimi pensieri di Aletto mentre la vista le si annebbiava: quella tecnica aveva richiesto molta della sua energia.
Con le lacrime che ancora le rigavano il viso, e una promessa sulle labbra, svenne.
 
 
 
 
NOTE: (*) La frase è la stessa che compare, in inglese, in apertura. Mi sembrava la più adatta del Macbeth di Shakespear per concludere questa fic. Anche in questo capitolo alcune frasi sono riprese direttamente dal manga, incastrate nel capitolo insieme a dialoghi di mia invenzione, nel tentativo di rendere comunque la lettura scorrevole.
 
Che dire…Sono imperdonabile, lo so, vi ho fatto aspettare un sacco. Ma il tempo è venuto a mancare. Così finisce la nostra storia: io generalmente sono per il lieto fine, ma una vicenda così non poteva finire con una grande festa, a mio parere. Death Mask muore, così come gli era stato predetto: si, mi sono concessa la sviolinata di una dimostrazione d’affetto verso la bambina nel momento della morte ma il mio lato sentimentale non poteva tollerarne l’assenza; mi scuso, pertanto, se a qualcuno è apparsa inadatta al personaggio e al contesto.
Con questo capitolo si svela anche il mistero dell’oscuro potere di Aletto: degna figlia di suo padre, cos’altro poteva fare se non giocare con le vite altrui? Una consolazione alla fine c’è, amara si, ma c’è: Sara ritorna dalla morte, non lascia sola quella bambina.
Si, se ci fosse stato anche Death Mask, avremmo tirato tutti fuori i fazzoletti e avremmo pianto di gioia, ma è andata così.
Eppure, Aletto promette vendetta: per questo non finisce qui. Non so ancora dirvi quando ma un seguito ci sarà: vi basterà controllare tra le mie storie se per caso ne compare una nuova. (non ho ancora deciso il titolo, perciò se qualcuno vuole essere avvisato quando il seguito verrà pubblicato,perché è sbadato e rischia d non accorgersene (come capita spessissimo a me, quando il seguito di una fanfic mi interessa) mi mandi un messaggio privato e io mi scriverò il nome e avviserò a tempo debito (= ).
Detto questo, ringrazio tutti voi che avete seguito la storia fino alla fine: era iniziata per gioco ed è diventata una delle mie storie a cui tengo di più e vedere che comunque ha avuto un discreto successo mi rende ancora più felice.
Alla prossima, e ancora grazie a tutti.

   
 
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