Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: EvgeniaPsyche Rox    24/05/2012    4 recensioni
«In breve io ho combinato un casino, e il preside, per punizione, mi ha ordinato di farti da tutor.Got it memorized?», accidenti, alla fine si era lasciato sfuggire il suo marchio di fabbrica.
Roxas assottigliò gli occhi, assai perplesso; un pò per la sua affermazione, e un pò per quella domanda finale in inglese.Decise di lasciare perdere, dedicandosi al vero argomento della conversazione.«Mi stai prendendo in giro?»
«No.»
«Non ho alcun problema a scuola, quindi ti risparmio la fatica di perdere tempo.», affermò schiettamente il biondino, spostando lo sguardo verso il suo interlocutore, il quale aveva sospirato.
-
[Questa storia ho iniziato a scriverla quando avevo tredici anni e, contando che adesso ne ho quasi diciassette, è normale che io abbia cambiato modo di scrivere, anche perché mi sto dedicando a generi differenti. Da un lato preferirei eliminarla perché i capitoli, soprattutto i primi, non sono scritti esattamente bene (Almeno, per quanto riguarda la punteggiatura e la grammatica). Ma ragazzi, le recensioni sono tante; questa è la prima long che ho pubblicato e mi sono affezionata.]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
HTML Online Editor Sample

Tutor And Boyfriend.

12. Welcome to the Hell 

HTML Online Editor Sample

Ma dove poteva essersi cacciato quel piccoletto?
Sospirò per l'ennesima volta, rallentando il passo e infilandosi una mano tra i folti capelli di cui si vantava tanto; raggiunse il bagno al primo piano e vi entrò.
«Roxas?Roxas, sei qui?», notò la porta centrale socchiusa e attraverso il piccolo spiraglio riuscì a riconoscere un'esile figura inginocchiata accanto al gabinetto con aria tutt'altro che serena.
«Roxas?Ti...Ti senti bene?», chiese stupidamente, aprendo la porta senza troppe cerimonie; sbarrò gli occhi non appena si accorse che il biondo era intento a rigettare l'anima, scosso da frequenti brividi.
Tirò fuori un fazzoletto dalla tasca e si avvicinò al giovane che aveva abbassato lo sguardo, pulendogli delicatamente il mento con un sospiro. «Si può sapere che ti è preso?»

L'altro non rispose, limitandosi a mantenere lo sguardo fisso sul pavimento bianco, serrando di scatto i pugni, quasi fosse arrabbiato; Axel sospirò nuovamente, alzandosi per andare a bagnare il fazzoletto sotto l'acqua calda del lavandino. «Chiuderti nei tuoi ostinati silenzi non ti aiuterà, lo sai?»
Nulla.
Chiuse l'acqua e scosse la chioma rossa, rientrando nel bagno centrale, notando che l'altro nel frattempo si era rannicchiato contro il muro con le gambe strette al petto, mostrandosi più fragile di quello che già era.
«Oh, Roxas...», lo chiamò in un sussurrio il più grande, chinandosi verso si lui con dolcezza, strofinando poi il fazzoletto bagnato lungo le labbra lievemente sporche. «Guarda che non ti devi preoccupare per ciò che è successo prima; vedrai che nessuno ci avrà fatto più di tanto caso.Dirò a tutti che ti sei sentito poco bene, d'accordo?»
Il biondo non rispose, limitandosi a stringersi maggiormente contro il muro, nascondendo il volto sulle gambe.
«Roxas?», lo chiamò per l'ennesima volta l'altro, sedendosi accanto al più piccolo, piegando una gamba e distendendo l'altra.
«Vattene via.», parlò finalmente il quindicenne, soffocando un singhiozzo.
«Mi dispiace per te, ma ho intenzione di rimanere qui finchè non mi dirai che cosa ti turba. », annunciò con un mezzo sorrisetto il rosso, appoggiando una mano sulla spalla del biondo, sperando di confortarlo in qualche modo. «Guarda che di me ti puoi fidare. »
«Dicono tutti così.», Axel faticò molto per riuscire a sentire ciò che l'altro aveva detto; allontanò la mano dal giovane, sollevando un soppraciglio in un'espressione accigliata. «Ma io non sono 'tutti'. Io sono Axel. L'hai memorizzato?», e sperò di strappargli un sorriso con la solita domanda, senza raggiungere però il proprio obiettivo. Ringhiò qualcosa a denti stretti, tirando un calcio contro il muro per poi appoggiare il gomito sul proprio ginocchio, rivolgendosi per l'ennesima volta allo studente di fianco a sé. «Roxas, non riesco proprio a capirti. Insomma, perchè ti comporti così?»
«Non ti ho mai chiesto di capirmi.», parlò piano il ragazzo dalle iridi blu, avvolgendo le proprie gambe tra le esili braccia. «Vattene.», ripetè poi, cercando di essere più sicuro e deciso.
Eppure l'altro lo ignorò volontariamente, continuando a domandare con insistenza: «Qual'è il problema?Era tutta quella gente?Ti hanno fatto sentire a disagio?»
Roxas alzò un poco lo sguardo con titubanza, mettendo in mostra gli occhi lievemente arrossati a causa del pianto, affrettandosi poi asciugarsi il volto bagnato; rimase immobile, senza rispondere, limitandosi ad osservare il fulvo che non faceva altro che guardarlo a sua volta. «Allora?Ho indovinato?»
Decise successivamente di annuire lentamente, vuotando il sacco. «Soffro di attacchi d'ansia.»
«Attacchi d'ansia?», fece eco il rosso, come se non conoscesse il significato preciso di quel termine. «E' per questo che le interrogazioni orali ti provocano tutti questi problemi?»
Il biondo annuì meccanicamente per una seconda volta con aria assorta, appoggiando la testa sulle proprie gambe, socchiudendo gli occhi, alquanto spossato. «Dovresti tornare dagli altri. Si staranno chiedendo che fine hai fatto.»
«No.», l'improvviso tono di voce autoritario del diavolo dai capelli fiammeggianti fece sussultare appena l'altro che riaprì di scatto gli occhi. «Gli altri possono aspettare; piuttosto...Ti devo delle scuse.»
«Per cosa?»
«Se avessi saputo del tuo problema, non ti avrei di certo obbligato a parlare di fronte a tutta la scuola. Credimi, non sono così sadico.», e accennò una risata amara, inclinando il volto all'indietro fino a schiacciarlo appena contro la fredda parete.
«Ah, no?», chiese ironicamente il biondo, come se lo conoscesse da tempo.
Axel scoppiò nuovamente a ridere, scuotendo la chioma rossa. «Nah, non credo proprio.», e accennò un largo sorriso che il giovane studente apprezzò. «Scuse accettate.»
«Bene. Sai, temevo che non mi avresti più rivolto la parola.», ammise con una punta di improvvisa malinconia il tutor, osservando un punto perso nel muro di fronte a sé.
«E anche se fosse stato?», si voltò poi di scatto verso il primino. «Mh?»
«Anche se non ti avessi più rivolto la parola, non avrebbe fatto differenza, no?», Roxas distese un poco le gambe, alzando appena il volto e scrutando intensamente l'espressione indecifrabile del più grande.
«Perchè dici così?», domandò infine il ragazzo dagli occhi smeraldini, quasi volesse evitare di dare una risposta.
Roxas sollevò istintivamente un soppraciglio. «Lo sai che è maleducazione rispondere ad una domanda con un'altra domanda?»
«Ma io non ho mai detto di essere educato, baby.», lo schernì prontamente il più grande con un ghigno divertito dipinto sul volto.
«Sì, però solitamente una persona preferisce essere considerata educata che il contrario, non credi?», chiese prontamente il giovane dalle iridi cristalline, storcendo le labbra in una smorfia stranita.
Axel sembrò trovare divertente quella domanda perchè rise di cuore, mettendosi le mani dietro la testa con aria indifferente. «Probabile, ma io non faccio parte della categoria 'solitamente.'»
Il ragazzino roteò lo sguardo da una parte all'altra del bagno, borbottando: «Non sei tutti, non sei solitamente...E allora si può sapere chi o cosa sei?»
«Sono Axel e basta.», rispose con un sorrisetto sghembo l'altro, scompigliandogli i capelli ribelli.
«Sì, ma, ti prego, evita di aggiungere quella fastidiosa domanda alla fine della presentazione.», brontolò il primino, incrociando le braccia con un'adorabile broncio dipinto sul volto.
«Quale domanda?Intendi forse 'Got it memorized?'», ridacchiò il fulvo, ottenendo un'occhiataccia dal più piccolo.
«Ecco, come non detto.»
Il tutor sorrise nuovamente con aria divertita, facendo scorrere la mano tra i capelli dorati del giovane con aria assorta; lasciò scivolare l'indice tra quelle morbide punte ribelli, giocandoci un pò per poi tirarle appena, ottenendo l'attenzione del proprietario. «Mi piacciono molto i tuoi capelli, Roxas.», bisbigliò sommessamente come se fosse il segreto più prezioso del mondo.
Il diretto interessato si sentì avvampare le guance di fronte a quell'inaspettato complimento, voltando istintivamente lo sguardo altrove. «Beh...Grazie, credo.»
«Credi?», ripetè con un tono di voce canzonatorio il più grande, infilando per l'ennesima volta la mano tra i capelli dell'altro prima di afferrargli prontamente la nuca, osservandolo intensamente con le iridi smeraldine stranamente splendenti. «Non ti piace il mio complimento, Roxas?»
Il biondo rabbrividì; non sapeva esattamente perchè, ma quando Axel lo chiamava per nome si sentiva in qualche modo lo stomaco sottosopra. Sibilò qualcosa a denti stretti prima di rispondere con aria vagamente imbarazzata. «No, non è questo...»
«Roxas.», lo bloccò improvvisamente il più grande, avvicinandosi appena al volto del giovane che si irrigidì completamente. «Ti posso fare una domanda?»
Il primino annuì timidamente, mentre l'altro accennò un sorriso ambiguo; fece scorrere l'altra mano lungo il volto del giovane, disegnandone i lineamenti con aria pensierosa e schiuse le labbra, pronto a parlare, quando, improvvisamente, sentì dei passi fuori dal bagno ed entrambi voltarono lo sguardo, allarmati.
Roxas si ritrasse immediatamente con le gote lievemente arrossate, mentre il fulvo si alzò, spolverandosi i pantaloni ed osservando la porta del bagno che di colpo si spalancò. «Eccovi!», il raggiante volto di Sora illuminò il bagno, mentre, con un sorriso a trentadue denti stampato, si precipitò verso il fratello minore, avvolgendolo in un caloroso abbraccio. «Roxas, pensavo fossi scomparso!»
«Sora, sono stato via una decina di minuti al massimo...», commentò con un sospiro esasperato il giovane dagli occhi blu, cercando di togliersi di dosso il castano che invece gli si era attaccatto addosso -Manco avesse usato la colla di Art-Attack.
«Porca miseria, Sora, mollami!», trillò dopo qualche secondo il giovane studente, accorgendosi che l'altro non cennava a lasciare la presa, mentre Axel era scoppiato in una risata divertita.



«No, cioè, spiegami che diamine ci fanno loro qui.», fece per l'ennesima volta un alto ragazzo dalle iridi smeraldine, picchiettando lo stivale nero sul terreno, indicando con aria minacciosa i due giovani di fianco a Roxas, il quale sospirò per la terza volta di fila in cinque minuti.
«Ti ho già detto che Sora ha scoperto che saremo venuti qui, perciò ha deciso di auto-invitarsi, portando con sé anche Riku. Hai presente i pop-corn e il cinema?Ecco, se non c'è uno, non c'è nemmeno l'altro.», spiegò con tono piatto e al tempo stesso ironico il primino, massaggiandosi le tempie e ottenendo un'occhiataccia dal ragazzo dai capelli argentati, mentre Sora battè allegramente le mani. «Io voglio essere il cinema!»
«E tu non potevi legarli ad una sedia e lasciarli in casa?», chiese con evidente fastidio il fulvo, sbuffando più e più volte.
Riku sollevò un soppraciglio, iniziando a parlare. «Sia dia il caso che loro madre mi ha sempre assegnato il compito di controllarli. Sai, con la gente che c'è in giro...», disse poi con aria ambigua, facendo capire al rosso che si riferiva proprio a lui.
«Che cazzo intendi dire con questo?!», sbottò poi mostrandogli un pugno, ringhiando qualche altra parolaccia come 'brutto pezzo di merda' o 'lurido verme del cazzo.' «Vuoi forse dire che sono un poco di buono, eh?!»
«Esattamente.», rispose con aria apatica il sedicenne, scrollandosi tranquillamente le spalle per poi iniziare ad incamminarsi, ottenendo un'occhiata furibonda dal rosso che si stava preparando a saltargli addosso e riempirlo di botte fino a fargli cadere qualche dente, finchè Roxas si intromise, cercando di deviare argomento ed evitare una futura rissa. «A-Allora, ci muoviamo ad entrare o no?»
Axel sibilò qualche altro insulto contro l'albino, decidendo però poi di lasciare perdere. «Va bene, va bene. Andiamo.»
La settimana si era conclusa tranquillamente, tra i soliti rimproveri del professore e monotone lezioni in classe: fino a quando Venerdì, Axel, non aveva deciso di invitare il primino ad uscire insieme al Luna-Park, il sabato pomeriggio.
«Perchè proprio lui?», Reno, con un soppraciglio innalzato e un'espressione perplessa, osservava il fratello minore che si stava riempiendo i capelli di lacca e gel.
«Eh?»
«Perchè hai invitato proprio lui al Luna-Park?Voglio dire, di solito inviti quel truzzo di Demyx o qualche altro imbecille dei tuoi amici.», spiegò l'altro, appoggiando la schiena alla parete e ottenendo un'occhiataccia da Axel, il quale poi si decise a rispondere comunque.
«Ho deciso di invitare Roxas e basta. Non vedo dove sia il problema.», si guardò ossessivamente allo specchio, avvicinandosi poi ad esso per mettersi accuratamente l'eye-liner, farfugliando qualcosa su quanto fosse figo e stiloso.
«Secondo me c'è sotto qualcosa.», fece Reno con aria indagatoria, mettendosi una mano sotto il mento.
«Ma non dire stronzate, Sherlock Holmes.», lo prese allegramente in giro il minore prima di uscire in fretta e furia, accennando una lieve risata.
«Allora?Da dove iniziamo?», l'improvvisa domanda di Riku scosse Axel dai propri pensieri, il quale poi si voltò verso l'altro, sollevando un soppraciglio. «A me basterebbe che tu e l'altro tonto vi toglieste dai piedi.»
«Axel, smettila.», lo incalzò il biondo con aria esasperata, immaginandosi un lungo pomeriggio fatto di rimproveri e sguardi omicida dagli altri due.
«Lì!», si intromise improvvisamente il castano, indicando l'imponente gioco sulle loro teste prima di battere allegramente le mani.
«Le montagne russe?», chiese con una punta di inquietudine nella voce Roxas, facendo mezzo passo indietro per poi scuotere la testa. «Non possiamo fare qualcos'altro?Cioè, ci sono così tanti gioc-»
«Geniale!», lo interruppe il fulvo con un allegro sorriso dipinto sul volto, facendo strada agli altri nel luogo scelto. «Ho proprio bisogno di un pò di adrenalina!»
Riku sospirò, seguendo il rosso, affiancato dagli altri due; chi saltellava allegramente, gridando a squarciagola di quanto fosse bello il Luna-Park e chi, invece, osservava le montagne russe con terrore.
Dopo aver pagato alla cassa -Impiegandoci, tra l'altro, più di venti minuti, dato l'estremo sforzo da parte di Sora nel contare le monete-, presero tutti e quattro posto; Riku e il castano si sedettero dietro gli altri due.
«Speriamo che non sia noioso.», commentò apaticamente il ragazzo dai capelli argentati, mentre il suo vicino continuava a scuoterlo ossessivamente, strillando: «Oddio, Riku, sono così felice di essere qui con te!Insomma, non è bellissimo?Uuuh, vedrai, ci divertiremo tantissimo!»
Al contrario, il biondo stringeva con nervosismo le sbarre di metallo di fronte a sé, cercando in ogni modo di non guardare sotto, deglutendo rumorosamente. «Potevamo fare qualche altro gioco...»
«Insomma, Roxas!Non dirmi che hai paura?», Axel lo osservò con aria divertita, soprattutto quando il primino aveva scosso energeticamente la testa, cercando di essere convincente.
Si sentì il rumore degli ingranaggi muoversi e finalmente partono, sotto lo sguardo terrorizzato del giovane dalle iridi cristalline: cercò in ogni modo di concentrare i propri pensieri su qualcosa di positivo e non osservare la discesa che si ergeva di fronte a sé.
«Oh, cazzo.», si lasciò sfuggire prima di lanciare un urlo isterico, barrandosi istintivamente gli occhi non appena il veicolo aveva iniziato ad andare a velocità massima, facendo giri della morte e altre numerose discese.
In un attimo si vide passare davanti la vita, come la pellicola di un film e, soprattutto, si chiese chi diavolo lo aveva obbligato a recarsi in quel posto di matti.
Oh, ma certo. Ora ricordava.
«Ehi, Roxas!», il giorno precedente gli si era presentato il sorridente volto del fulvo che gli sventolava sotto il naso un volantino pubblicitario del Luna-Park. «Senti, volevo chiederti se domani ti andava di andare al parco di divertimenti insieme a me.»
E lui, con l'aria spossata e la testa che gli pulsava per la pesante giornata, stringeva il cellulare nella mano sinistra, gridando a sua madre che detestava gli spinaci e che voleva mangiare qualcos'altro per cena.
«Roxas?», l'aveva allora chiamato lui, inclinando il volto su un lato.
«Mamma, no, diamine, ti ho detto che...No, aspetta!No, io...Ma che razza di ingiustizia è?!Perchè Sora può mangiare quello che vuole e io no?!»
«Roxas?», e, a quel punto, ormai prossimo ad una crisi di nervi, gli aveva gridato: «Sìsì, va bene, va bene, tutto quello che vuoi!», non avendo neanche capito dove fosse l'appuntamento.
Si maledisse mentalmente e tirò un sospiro di sollievo non appena si accorse che era tutto finito; le sbarre si alzarono automaticamente, facendo scendere i presenti.
«E' stato fantastico!Vero Riku?Vero?», chiese ripetutamente il castano, tirando per la manica l'amico -O forse qualcosa di più?- che sospirò, lanciando una fugace occhiata al cielo prima di annuire meccanicamente. «Sì, certo, certo, è stato fantastico... Ma...Roxas, ti senti bene?», si rivolse poi al biondo, notando il suo sguardo perso nel vuoto e le gambe che sembrarono reggerlo a fatica.
Il diretto interessato annuì debolmente, borbottando poi qualcosa di incomprensibile tra sé e sé; il diavolo dai capelli fiammeggianti gli avvolse così la vita con un braccio, facendolo avvampare immediatamente. «Ci sediamo un attimo, va bene?Intanto voi due continuate pure a provare altri giochi, vi raggiungeremo dopo.»
«Va bene!A dopo!», salutò allegramente il castano, sventolando il braccio per poi afferrare per il polso Riku, trascinandolo verso qualche altro gioco pericoloso.
«Axel, io non ho bisogno di sedermi.», farfugliò improvvisamente il primino, incrociando le braccia e storcendo il naso in una smorfia contrariata; l'altro accennò una soave risata, ignorandolo e limitandosi ad accompagnarlo sulla panchina più vicina, costringendolo così a sedersi.
«Invece sembri molto scosso. Sbaglio o non sei abituato a queste cose?», chiese dopo aver preso posto accanto al biondo, inclinando il volto all'indietro fino a poter ammirare il cielo.
Roxas non rispose, voltando semplicemente lo sguardo altrove con aria imbronciata; il tutor sorrise con fare divertito, cercando di sedersi in maniera più composta per poi punzecchiare la guancia del giovane con l'indice, divertendosi a stuzzicarlo. «Oooh, il primino ha paura dei giochi pericolosi?»
«Io non ho paura di niente!», trillò di rimando l'altro, stringendo i pugni per poi balzare in piedi. «Ero...Ero solo stanco, tutto qui.»
«Ah, e quindi ora non lo sei più?», domandò sollevando il soppraciglio il rosso, ottenendo come risposta un cenno di no con la testa da parte dell'altro.
«Va bene, baby. Allora...», roteò lo sguardo da una parte all'altra dell'ambiente circostante, finchè le sue iridi smeraldine non si illuminarono alla vista di qualcosa in particolare. «Vediamo un pò se hai il coraggio di entrare lì dentro.», lo sfidò indicando un inquietante tunnel alla propria destra, su cui vi era un enorme cartellone che diceva: 'Benvenuti all'Inferno.'
Roxas venne scosso da un brivido lungo la schiena, ma cercò di non darlo a vedere. «Ma certo, andiamo subito.», e, dopo aver detto ciò con risoluzione, iniziò ad incamminarsi, seguito dal rosso che si era messo le mani dietro la testa con aria estremamente divertita dall'orgoglio del giovane.
«Sei proprio sicuro?Sai, mi hanno detto che fa davvero molta paura.», ghignò sadicamente, interrompendo il breve silenzio.
Vide Roxas rallentare un poco il passo, voltarsi e lanciargli un'occhiataccia storta per poi riprendere a camminare con fare sicuro.
«Non mi interessa.»
«Ah', se lo dici tu...», mormorò con aria ambigua l'altro, senza smettere di sghignazzare.
Giunsero nel luogo prestabilito e a quel punto il biondo voltò un poco lo sguardo, notando una scritta che gli sollevò l'animo per un momento. «Oh, che peccato: qua dice che possono entrare solo i maggiorenni. Va beh, sarà per un'altra vol-»
«No, tesoruccio», lo bloccò improvvisamente il più grande, continuando a leggere. «Poi c'è scritto che si può entrare accompagnati da un adulto. E si dia il caso che io sia maggiorenne.»
Merda.
___________________________________________________________________

 

HTML Online Editor Sample

*Note di Rox'*
Okey, non mi pare di aver tardato più di tanto...Uhm', sì, più o meno.
Ed eccoci quindi qua al capitolo 12! In realtà avrei voluto infilarvi tutta la giornata trascorsa al Luna-Park, però poi sarebbe risultato troppo lungo e, così, ho deciso di dividerlo .w.
Insomma, come avrete sicuramente notato, la storia sta iniziando ad avere un certo ritmo.
Allora, ringrazio tutti coloro che hanno recensito; mi auguro che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e che continuiate a commentare (;
Vorrei poi ringraziare nuovamente anche 'xXAsheXx' per avermi aggiunta tra gli autori preferiti: e ricorda: tanto odio per Bella Culo!
Questo capitolo lo vorrei dedicare ad una persona a me cara che purtroppo oggi è stata ricoverata in pneumologia;
stammi bene, e ti prego di guarire presto. Sono tanto sciocca io che, ahimè, ammetto di non sapere neanche che diavolo significhi 'pneumologia'. Scommetto che rideresti, a questo punto. Qui c'è tanto bisogno di te. Figurati se mi dimentico di te. Manco morta!
Con questo 'passo e chiudo'; oh', beh, forse questo week-end, se riesco, aggiornerò finalmente 'La Terra Di Mezzo'. Non vi assicuro nulla, però c'è una piccola probabilità.
Altrimenti ci si sente Martedì con 'Months Of Life'.
Alla prossima (:
E.P.R.

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: EvgeniaPsyche Rox