Rachel Berry si alzò dalla
seggiola aggiustando la
gonnellina, un’espressione addolorata on viso e una manina a
scacciare una
solo, unica, lucente lacrima che stava sfuggendo al suo controllo da
quegli
occhi brillanti che adesso si mostravano velati di commozione e
tristezza, come
se il racconto della compagna di cella le avesse smosso qualcosa
dentro, un
moto di ricordi, magari di colpevolezza verso il suo efferato omicidio.
In realtà la ragazza minuta e piccina come altezza, aveva
appena messo in scena la sua migliore espressione che usava nel fare
cabaret
con il fratello eterozigote, Kurt.
Niente nei suoi passi studiati minuziosamente, o nelle sue
mani che stringevano tremolanti le sbarre, avrebbe potuto tradire la
mente
lucida e calcolatrice che si nascondeva dietro quel volto
d’angelo pronta a
raccontare la sua storia, nella sua
versione.
“Mio
fratello Kurt ed
io facevamo un numero di varietà insieme, e mio marito
Blaine viaggiava con noi…”
Rachel e Kurt erano da sempre stati molto uniti, fin da piccoli
quando Hiram e Leroy li avevano adottati affittando l’utero
di Shelby Corcoran.
Questa donna fu scelta così da dare bellezza e talento ai
due pargoli che i due
giovani uomini crebbero con le due B, come l’iniziale del
loro cognome: Barbra
e Broadway.
I due condividevano sogni e speranze, così come gli
interessi e più avanti gli uomini. Avendo gusti fin troppo
simili, l’ultimo
anno di liceo si erano innamorati entrambi del bel ricciolino Blaine
Anderson,
ragazzo di buona famiglia dalla confusione sessuale che doveva portare
in atto
la reputazione del maschio alfa. Fu così che il ragazzo
dagli occhi color birra
scelse Rachel tra i due, accrescendo l’invidia sempre covata
dal fratello.
Kurt si era sempre sentito il secondo posto, l’ombra di
Rachel, la stellina dietro l’Orsa Maggiore. Sentirsi
così in ogni cosa, perfino
in amore, lo aveva portato all’esasperazione quasi, ma non
riuscì a fare nulla
nei confronti della sorella visto che dopo il liceo avevano
già deciso di
mettere su uno spettacolo insieme, spettacolo al quale si preparavano
da anni.
Ma mentre Rachel non si accorgeva di nulla e continuava la
sua bella e felice vita matrimoniale, Kurt si avvicinava con delle
avances al
cognato che tanto rifiutare non sembrava. Il fratellino, la seconda
scelta, per
una volta poteva colpire nel profondo la sorella, mentre il marito
teneva il
piede in due scarpe mantenendo le apparenze amando la bella cantante,
ballerina
ed attrice e andando a letto anche
con il fratello dalla voce da donna, perché per Blaine non
era nient’altro che
sesso, era quella la verità, ma Rachel decise di raccontare
di come Anderson
fosse da sempre innamorato di suo fratello.
In realtà Rachel era sempre stata gelosa del fratello
perché
lui, con quella voce alta ed acuta, il suo falsetto perfetto, risultava
originale, mentre lei aveva dovuto lottare con le unghia e con i denti
per non
essere considerata una voce potente tra le tante, dimostrando il suo
vero
valore.
“Allora,
una sera
prima dello spettacolo eravamo
all’hotel
Cicero, solo noi tre a sbevazzare e farci qualche
risata…”
Apparentemente sembravano il trio perfetto, ed anche tra
loro, nessuno dei tre aveva mai tolto la maschera, forse
perché troppo
colpevoli di aver pensato più di una volta di pugnalare alle
spalle l’altro.
Peccato che Rachel quelle pugnalate le mise in atto.
Proprio quella sera, all’hotel “Cicero”,
dopo aver finito la
loro performance migliore con il loro ultimo numero di cui Rachel
ripeté
perfettamente i passi, aiutata dalla snodata Brittany e
l’aggraziata Quinn che
riuscivano a riproporre quei venti esercizi acrobatici in maniera
esemplare,
tra cui il preferito di Rachel e Kurt: l’aquila ad ali
spiegate, numero
diciassette, raccontò di come tornarono in quella stanzetta
e di come era
finito il ghiaccio, di come lei si fosse alzata e avesse lasciato quei
due da
soli per andarlo a riprendere.
Si ricordò di come in quel tragitto pensò che
seppure il
loro passo preferito fosse il numero diciassette, il suo fratellino
quel numero
proprio non lo sopportava, anzi pensava portasse sfortuna, ed in
effetti per
lui fu così. Ma questo Rachel, alla platea, evitò
di dirlo. Continuò invece con
l’immagine che le si parò davanti non appena
tornò con il ghiaccio: Kurt e
Blaine che fanno proprio il numero dell’aquila ad ali
spiegate.
“Beh, si vede che sono
talmente in stato di shock che vado completamente
in tilt e dimentico tutto. E’ stato soltanto dopo, mentre mi
lavavo via il
sangue dalle mani che ho capito che erano morti.“
La voce che fino a poco prima era suadente, coinvolgente, si
fece aspra e dura mentre mostrava quelle mani piccolo e candide che
quella note
invece si erano macchiate di sangue mentre gli lanciava contro il
ghiaccio e
poi… blackout.
In realtà Rachel ricordava benissimo di come mentre il
ghiaccio gelava lembi di pelle del marito e del fratello, lei prendeva
il vaso
pieno di fiori, togliendo quei tulipani meravigliosi che un grosso e
ricco
agente aveva portato per lei, e lo scagliava contro di loro, di come
riprese i
cocci ed iniziò a lanciarglieli contro ferendoli a poco a
poco mentre loro
cercavano di calmarla e chiedere aiuto. Si ricordava di come, con
estrema
precisione, pianto i cocci all’altezza del cuore e della
giugulare di entrambi.
Si ricordava tutto Rachel Berry, e di pentimento, nel suo
cervello e nella voce usata nella sua ultima frase prima di andare a
risedersi
mentre le compagne cantavano in litania, non vi era neanche
l’ombra. Ma la sua
faccia, le sue mosse mostravano il contrario, proprio in pure stile
Broadway.
They had it coming
They had it coming
They had it coming all along
I didn't do it
But if I'd done it
How could you tell me that I was wrong?
E mentre la migliore tra le attrici riprendeva il suo posto, Santana Lopez si alzava dalla sua sedia…