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Autore: lady black    13/12/2006    2 recensioni
I suoi passi sul selciato che intonano la sua marcia funebre. O, più propriamente, quella delle persone a lui più care. Non ha perso solo lei. Ha perso Sirius, Lily, James... per colpa sua.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Remus Lupin
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Be

Je te promis ça



Nessuno potrà mai sapere cosa successe quella mattina al cuore di Remus Lupin, mentre la vedeva allontanarsi all'orizzonte.

Senza voltarsi indietro. Senza apparente mortificazione.

No, non era donna da rimpianti lei.


L'avrebbe odiato come solo una persona che si è amata può esserlo.

Amore.

Ma cos'è, poi?

Quando il cuore ti può battere fortissimo e un istante dopo fermarsi. Quando capisci che è troppo tardi per tornare indietro e dimenticare tutto.


Quando la guardi ed il tuo cuore sa che sarà lei a farti rinascere o ad ucciderti.

Niente più vie di mezzo, perchè l'amore è estremismo puro.

Tu, lei, e nessun altro.


E la marcia funebre dell'uomo, quella mattina, era il rumore dei suoi passi che si allontanavano da lui, per sempre. Quel suono non se lo sarebbe mai dimenticato. Il lieve ticchettio delle scarpette sul selciato di una catapecchia.

Nessuno avrebbe mai saputo.

Perchè quella era la storia loro e di nessun altro al mondo.

Muto amore, muta sofferenza. E così, in silenzio pure quella, nel cuore di Remus si aprì una ferita.

E bruciava, doleva, lo faceva impazzire nelle notti solo, in un letto scricchiolante.

Pulsava, al ritmo di quei passi.

Struggente passione ora tramutata in un vuoto forse incolmabile, ineluttabile destino il loro: quello di due anime che si perdono in un vento troppo forte per le loro giovani vite.

Già, vita...

Remus aveva la sua, i suoi amici, i suoi problemi di licantropia...


Lei la sua famiglia, i mangiamorte.

Chissà, si domandò lei pochi giorni dopo la sua partenza, perchè non avevano mai parlato del fatto che lei appartenesse ad una famiglia del genere.

D'altronde era pur sempre la cugina del suo migliore amico.

Sirius Black, che era scappato.

Come avrebbe voluto fare lei.

Sirius Black.

Che le aveva portato via l'unica persona che fosse mai riuscita a comprenderla, a capire come funzionava il suo fragile cuore. L'unico che l'avesse mai amata.

E, a causa di Sirius Black, lei avrebbe seguito il destino impostole dai suoi genitori.

Quel destino che Remus era riuscito ad allontanare per un po', con le sue attenzioni, le sue coccole, i suoi baci.

-Colpa tua, Remus. Io mi sto per unire ai mangiamorte, con informazioni utili, dopo essere stata nel tuo letto per tutto questo tempo. Diventerò una mangiamorte, e sarà tutta colpa tua.-.


Remus si passò distrattamente una mano tra i capelli.

Era colpa sua, solo sua, di un povero sciocco che aveva voluto giocare coi sentimenti propri a discappito di quelli degli altri.

Eppure le aveva voluto bene davvero... non avrebbe mai pensato di poter soffrire così.

L'idea era stata di Lily, lo ricordava bene...


-Lily, mi dispiace, non ci riuscirò mai a dirglielo!-

-Ora che si deciderà lui, Rem, sarete due vecchi bavosi...-

Ricordava che in quel momento gli si era serrato lo stomaco di botto.

-E q-quindi? Come... come faccio? Non posso andar lì e dirgli "Sirius, mi piaci da morire"!-

-Eh, no...- Lily era rimasta pensierosa un momento, poi parve avere una grande idea:

-Hai presente sua cugina Bellatrix?-

-Come no, che ieri sera alla festa voleva chiudersi in bagno con me!-

-...-

-Perchè mi guardi così, Lily?-

A quel punto la ragazza aveva alzato gli occhi al cielo, esasperata

-Certo che voi uomini proprio zero eh... dunque, tu fai un pò il mangiadonne con la Black... NON GUARDARMI COSì, è carina, e poi, lo vuoi o no?-

-Cosa scusa?-

-Andiamo bene... Stiamo parlando di Sirius o no? Ah, Merlino... comunque, tu te la passi un pò con lei, ovviamente il fatto che loro due si detestino giocherà a tuo favore, e poi...-

Lui la guardò avido, il cervello che non aveva ancora fatto 2+2.

-E lui muore di gelosia, no? Accidenti!-

-Oooh... sai che hai ragione?-

-Ma va...?-

-E se poi... si insomma, magari lei poi come la prende quando le dico che non me n'è mai fregato niente?-

-Sii senza scrupoli come lo è lei, diamine! Per cosa vuoi che ti voglia lei? Una scopata e via! Guarda che le leggende girano sai...-

-Che leggende, scusa?-

La ragazza lo guardò sottecchi, poi prese il libro di biologia e si avviò verso l'uscita della biblioteca

-Sai, noi ragazze ci documentiamo... e tutte sanno che tu ce l'hai grande quasi come Sirius- sibilò un pò malefica, ma principalmente sadica da far paura.


Già, la dolce Lily.

Che ora era felice, con James, con il piccolo Harry di due mesi appena.

Un piano da ragazzini, già... solo che invece di durare un mese, era durato quasi un anno.

E Sirius l'aveva capito solo ora...

Ma a Remus era bastato quel bacio, quella carezza, il contatto della sua barba perennemente sfatta, tutta quella tenerezza che traspariva dai suoi occhi grigi... 

Cos'aveva fatto...

Aveva spezzato il cuore a una donna che amava.

Ma sapeva di non poterla amare come amava Sirius. No, non avrebbe mai potuto.

Perchè Sirius era tutto, Sirius era la via, la luce.


A lei non aveva detto niente del piano.

-Lo amo, Bella... e mi dispiace. Non avrei mai potuto immaginare che...-

Ma lei gli sorrise. Lo baciò leggera, salì in camera, prese la sua borsa.

Uscì da quella casetta dove avevano deciso di passare le vacanze di Natale.


Ed a scuola non l'avrebbe vista mai più.


Un marchio sarebbe stato impresso sul suo avambraccio, due settimane dopo.


Un muto patto di vendetta era stato stipulato.

Un patto che sapeva di sangue e miele. Dolce come gli occhi di Remus, amaro come la rabbia di lei, che non se ne sarebbe mai fatta una ragione.



E la sua ragione divenne la vendetta.

E, piano piano, lo lasciò solo.



Qualche mese dopo, James e Lily.


Sedici anni dopo, lei, proprio lei, con la sua bacchetta, gli portò via Sirius.


E sperò che lui sentisse almeno un decimo del dolore straziante che provò lei quella mattina nell'attraversare quel selciato.


E non aspettava altro che potergli strappare dalle braccia quella donna, quella coi capelli grigio topo, che giocava a fare la donna dell'eroe, ma che di lui non sapeva nulla.

Non sapeva cosa si provava a passare intere nottate tra le sue braccia, al buio, sentendo solo il suo cuore battere ed il profumo della sua pelle calda.


La sua risata trionfante, quella notte al ministero, non era altro che un grido disperato, che le dilaniava la gola da quel giorno di Dicembre, quando, uscendo dal cancelletto malfermo, sussurrò piano


-Addio amore mio-.

  
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