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Autore: avalon9    13/12/2006    0 recensioni
Gli youkai sono essere terribili: affascinano e uccidono. Sono esseri diversi. I ningen sono insignificanti, per uno youkai; creature semplici, irrazionali, che trascinano la vita senza comprenderla. Dei ningen gli youkai non si curano; li ignorano con superiore indifferenza.
Sesshomaru è youkai ed è orgoglioso della sua essenza. Ma un inverno, incontrerà una ningen e, da quel momento, la linea netta che separa uomini e demoni inizierà ad assotigliarsi.
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

CAPITOLO 4

DUBBI E PROGETTI

 

 

“Oh iissaaa…Mamma mia, quanto pesa!”.

 

Kagome si sedette sul bordo del pozzo, trascinando verso di sé due pesantissimi zaini, che sembravano pronti a scoppiare da un momento all’altro.

 

“Sei tornata finalmente! Sono tre giorni che ti stiamo aspettando!”. Inuyasha le si avvicinò con la sua solita aria di rimprovero, ma in realtà era contento di rivederla. Le era mancata, anche se non lo avrebbe ammesso mai, neanche sotto tortura. Ma ormai la presenza al suo fianco di quella ragazza cocciuta e delicata, bisognosa di protezione da quel mondo selvaggio e tanto forte da sconfiggere demoni e purificare la Sfera era diventata quasi abituale. Quando lei non c’era, il ragazzo era teso, in agitazione e scontroso più del solito. Le mancava. Come se fosse l’aria che respirava.

 

“E dai, Inuyasha! Non ti arrabbiare; sono stata via di più perché avevo bisogno di qualcosa contro la neve e poi ogni tanto devo anche farmi vedere a scuola, se no non riesco a recuperare e resto indietro. Guarda che quest’anno ho gli esami!”

 

“Esami? E cosa sono?”

 

Kagome sospirò. Sarebbe stato duro spiegare al suo amico la complicata trafila scolastica, allora si limitò a paragonare il tutto ad una prova un po’ speciale. Il ragazzo non fu molto soddisfatto della risposta, ma Kagome era troppo impegnata a issare un voluminoso pacco per prestargli troppa attenzione.

 

Accidentaccio, ma quanto pesa?! Speriamo che sia l’imballaggio, se no come faccio a portarmela dietro?

 

Kagome…”. Il mugolio della ragazza lo convinse a continuare. Doveva farle quella domanda, se no non sarebbe stato tranquillo. Era vero che non aveva più avvertito nulla, ma una forza simile l’aveva percepita solo una volta, cinquant’anni prima, mentre stringeva fra le mani la sfera dei quattro spiriti.

 

“Senti Kagome…l’altro giorno…In quell’energia…”

 

“Finalmente! Adesso mi carico tutto in spalla e andiamo al villaggio. Ho portato tante cose interessanti e utili. Va bene?”

 

“Ehi! Ma non mi stai neanche ascoltando?!”.

 

Il giovane mezzo-demone si arrabbiò, ed era pronto a continuare la sua sfuriata, ma quando la vide, mentre tentava di portare tutto quel peso, la rabbia gli passò completamente. Anzi, più la guardava, avvolta in quella giacca ingombrante, soffocata da quella lunga sciarpa azzurra, più la sua testa azzerava i pensieri. E l’unica cosa che gli venisse in mente per descriverla era: incantevole.

 

Scosse la testa con forza, sorprendendosi di quei pensieri. Ma che gli prendeva? Si avvicinò alla ragazza e le prese zaini e pacco, avviandosi a grandi passi verso il villaggio. Possibile? Perché non lo stava mai ad ascoltare? Perché?

 

“Lascia fare a me. Sono troppo pesanti per te”

 

Kagome rimase molto sorpresa del gesto. Era abituata ad essere protetta da Inuyasha, ma capitava di rado che il ragazzo si mostrasse così gentile con lei. Sorrise. Forse era in pensiero per lei e così voleva mostrarle che era contento che fosse tornata.

 

“Allora?! Vieni o hai deciso di restar lì a prender freddo?”. Sì, decisamente era gentile. Kagome fece una piccola corsa e lo raggiunse, iniziando a camminare al suo fianco in silenzio.

 

“Senti…”

 

Mh?”

 

“Cosa volevi chiedermi prima?”. Inuyasha ne fu sorpreso, non si aspettava quella domanda. E ancor di più non si aspettava il tono interessato della ragazza. Ma allora mi ascoltavi…

 

“La sfera…”

 

Kagome si fece attenta. Cosa c’entrava la sfera dei quattro spiriti? Era da tanto che non ne avvertiva la presenza.

 

“Tre giorni fa, hai avvertito la presenza della sfera assieme all’aura di Naraku?”. La ragazza scosse la testa, e lui ne fu deluso. Possibile che si fosse sbagliato?

 

Kagomeee!!!Che bello! Sei tornata!”. Il piccolo Shippo le saltò al collo, mentre anche Sango e Miroku si avvicinavano agli amici.

 

*****

 

“…e per finire una tenda”. Kagome aveva svuotato i suoi bagagli sotto gli occhi meravigliati dei suoi amici. Non avevano mai visto nulla del genere.

 

“Cos’è una tenda?”chiese curioso Shippo.

 

“Una specie di capanna portatile. Serve per dormire all’aperto”.

 

Kagome aveva controllato tutto. Non si era dimenticata niente per fortuna; anche se l’idea di viaggiare con l neve non la entusiasmava per niente, sperava almeno di aver pensato ad ogni evenienza. In realtà, non si era mai preoccupata più di tanto del suo girovagare, confortata dal fatto di non esser mai sola, ma dopo quello che aveva saputo a scuola…

 

“E che ne facciamo di una…Sì, insomma, di quell’affare?”

 

“Mi sembra logico, Inuyasha. Ci dormiamo”. Shippo rispose con aria da saputello e si beccò un pugno in testa dal mezzo-demone.

 

“Abbiamo sempre dormito all’aperto, e non ci sono mai stati problemi. Perché dovremmo cambiare?”

 

“Perché è invero, e io no ho la minima intenzione di buscarmi una polmonite”. Inuyasha non rispose. Lui aveva sempre dormito all’aperto, con qualunque tempo, e non si era mai ammalato. Non sapeva neanche cosa volesse dire polmonite. Però decise di fidarsi.

 

“Divina Kagome. Perché questa freccia indica Sango? Serve forse ad individuare le belle ragazze?”. Il commento di Miroku non piacque molto alla sterminatrice, che infatti gli assestò un sonoro ceffone, per poi restituire l’oggetto all’amica.

 

“Questa è una bussola. Serve per non perdere la strada”.

 

Kagome, scusa se mi permetto, ma mi sembra che tu abbia preso più precauzioni del solito. Hai forse paura?”. L’anziana Kaede era rimasta affascinata anche lei da tutti quegli strani oggetti, ma aveva anche notato lo sguardo preoccupato della ragazza.

 

“No!No! Assolutamente! È solo che…”

 

“Che…?” la invitò Sango a continuare.

 

“Ecco, non vorrei fare l’esperienza che sta vivendo una mia compagna di scuola. È dispersa da tre giorni e nessuno riesce a trovarla. Sembra sparita nel nulla. Me lo hanno raccontato le mie amiche, a scuola, ma se ne parla anche ai giornali. Da quello che mi è stato detto, questa ragazza, assieme ad alcuni suoi compagni si era recata sul monte Fuji per raggiungere un laghetto stupendo per pattinare. Però a un certo punto si è alzata la nebbia e lei è sparita. Per questo sono un po’ preoccupata. Quella ragazza è nata sulle montagne, è abituata a percorrerle con qualsiasi tempo…Quando ho saputo che era scomparsa, mi sono ricordata che quando ero partita qui nevicava e ho avuto paura…”

 

Kagome…Non ti fidi a stare con noi?”

 

“No, Shippo…Lo sai che di voi mi fido. Non so cosa mi abbia preso, ma mi sono sentita meno protetta e …”

 

“Quante storie! Con o senza neve noi andremo lo stesso a cercare Naraku! Se tu hai paura, ritornatene a casa!” Inuyasha afferrò la sua katana e uscì dalla capanna, scocciato. Aveva recitato proprio bene.

 

“Forse Inuyasha è stato un po’ brusco, ma cosa pensate di fare divina Kagome?”

 

“Quello stupido…Per chi mi ha presa? Non ho alcuna intenzione di andarmene. Ci siete voi con me, no? Non ho motivo di aver paura di un po’ di neve!”

 

Intanto, fuori dalla capanna, sotto un cielo terso spazzato da un vento glaciale, Inuyasha osservava il vuoto, sperando in cuor suo che la ragazza decidesse di tornare a casa sua. Anche se questo lo faceva star male. Ma più i giorni passavano, più una sensazione di pericolo si faceva strada in lui. E tutto era iniziato dopo aver sentito quell’aura…

 

Kagome…Ti prego, vattene…Questa volta, c’è qualcosa di diverso…

 

*****

 

Le rocce trasudavano acqua, e un leggero vapore si spandeva per i corridoi di pietra. Un demone camminava attento, cercando di scorgere il sentiero nell’oscurità totale.

 

Giunse infine in una caverna più grande, illuminata da una fredda luce che sembrava venire dalle pareti stesse. Si inginocchiò e attese, paziente.

 

“Che notizie mi porti?”

 

Era arrivato. Il suo signore gli si era manifestato all’improvviso, immagine evanescente e sfumata in lingue azzurre.

 

“Ha accettato, e i sigilli sono già stati indeboliti. È solo questione di tempo ormai, prima che voi possiate tornare”

 

L’ectoplasma annuì sommessamente. Il tempo era vicino, il giorno della riscossa che li avrebbe visti conquistare quelle verdi isole bagnate dal mare.

 

“Che mi dici del nostro nemico? Sei riuscito a rintracciarlo?”

 

Il demone inginocchiato sussultò impercettibilmente. Lo aveva cercato a lungo, con circospezione, per non destare sospetti e mandare a monte una vendetta preparata nei secoli. Sapeva bene che i suoi signori, più ancora del potere, del territorio, del bottino, desideravano prendersi vendetta su di lui, su quel demone che più di quattrocentocinquant’anni prima li aveva sconfitti, umiliati, costretti a ritirarsi sul continente. Una vendetta che sembrava ormai impossibile.

 

“Mi dispiace, mio signore,ma è morto”

 

“Morto?”. Il demone annuì. “Non sono ancora riuscito a scoprirne le cause, ma se mi lasciate un altro po’ di tempo, io…”

 

“No! È inutile cercare nel passato qualcosa che non ci può servire”.

 

Lo spirito strinse i denti, facendoli stridere sinistramente. Fino a un attimo prima, pregustava il sapore della vendetta, un miele dolcissimo. Ora invece assaporava il gusto acre della delusione. Era una situazione imprevista, che volgeva a suo vantaggio, ma che lo lasciava insoddisfatto. Voleva lo scontro, la rivincita, lo aveva atteso per secoli, e adesso se la vedeva sottratta.

 

“Aspettava un erede. Trovalo!”.

 

Sì, aveva deciso. Si sarebbe vendicato sul figlio del suo antico nemico. Avrebbe ucciso lui, come se fosse il padre. Non aspettò neanche la risposta e si voltò per andarsene, mentre le fiamme che lambivano la sua inconsistente figura fremettero e ondeggiarono.

 

Si fermò un istante. Un ultimo dettaglio.

 

Naraku?”

 

“Per il momento non è pericoloso. E ci può essere utile. Ma se si dovesse rivelare troppo pericoloso, allora…”.La sciò la frase in sospeso, ma accarezzò i corti pugnali che teneva alla cintura.

 

Il suo signore sorrise, compiaciuto, per poi dileguarsi come era venuto.

 

  
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