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Autore: Daisy Pearl    25/05/2012    5 recensioni
Chiudete gli occhi e immaginatevela.
Capelli color cioccolato lunghi e liscissimi, occhi di mare e forme al punto giusto.
Una ragazza dalla bellezza sovrumana. Sovrumana è la parola giusta perchè lei non è come noi. Lei è un robot, una macchina.
Ma è un oggetto che presto inizierà a provare dei sentimenti e dovrà dimostrare al mondo di avere un cuore, seppur di metallo.
Buona lettura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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DISOBBEDIENZA

 
Silenziosa osservavo il paesaggio notturno sfrecciarmi dinnanzi agli occhi. Alcune strade erano deserte, altre popolate di gente a più non posso. Ma non era quello che a me importava realmente. Io scrutavo le vie nel timore di rivedere quegli occhi così tanto simili ai miei, eppure così tremendamente glaciali e freddi.
“Pensierosa?” la voce di Zack mi riscosse dalle mie paure.
“Un po’ !” ammisi.
“Come mai?” nella sua voce c’era puro interesse e anche un pizzico di preoccupazione.
“Temo di rivedere quel ragazzo di stasera!” ammisi vergognandomi un po’ per la stupidità di ciò che avevo detto.
Premuroso egli abbandonò il suo posto per sedersi accanto a me. Mi passò un braccio attorno alle spalle e io poggiai la testa nell’incavo tra il suo collo e il suo braccio.
“Tranquilla! Dopotutto sono sicura che non lo rivedrai più!”
Mi tranquillizzai e ringraziai il cielo che al mondo esistesse una persona come Zack. In altre parole, semplicemente perfetta.
Ben presto giungemmo di fronte a villa Drake.
Suonammo il campanello un paio di volte e ci vennero ad aprire. Lì per lì pensai che mi sarei trovata dinnanzi Percy e, invece, Josh ci fronteggiava. Mi immobilizzai sul posto, cosa sarebbe successo?
Aveva uno sguardo glaciale e in quel momento mi ritrovai a pensare che sarebbe stato di gran lunga meglio avere dinnanzi il robot. Si sarebbe visto lontano un miglio che era arrabbiato nero.
“Zack come ti sei permesso a farla uscire?” sbraitò contro suo fratello indicandomi.
Lui assunse un’espressione a dir poco indignata.
“Come sarebbe a dire? Guarda che lei è libera di fare quello che vuole!” ribattè Zack un po’ stupito e un po’ irritato. Probabilmente il comportamento di suo fratello non era normale.
“Non ti azzardare mai più!” lo minacciò il fratello usando un tono autoritario.
“Sei il suo capo, mica il suo padrone!” continuò il più piccolo.
“Sei il mio capo Josh …” appena aprii bocca Josh si zittì improvvisamente e puntò il suo sguardo irato su di me. Presi coraggio e continuai “ … Non il mio padrone!”.
Lo fissai negli occhi senza mai vacillare e, alla fine, fu lui a distogliere lo sguardo per primo.
Si vedeva che era stato decisamente preso contro piede. Insomma non se lo aspettava da me! Non credeva che io sarei stata qualcosa di più che una semplice macchina del sesso.
“Nel mio ufficio Denise, ORA!”
Lanciai un’ultima occhiata fiera prima di andarmene a lunghi passi. Non avevo alcun intenzione di obbedire, ormai ero diventata testarda. Anche Josh avrebbe dovuto accettare il fatto che io non ero solo una macchina, ma una specie di via d mezzo tra il robot e l’essere umano. Così andai in camera mi a e mi buttai sul letto.
In lontananza sentivo Josh che sbraitava contro il fratello minore e lì per lì provai un po’ di pena per il povero Zack. Non si meritava di essere sgridato e tanto meno di essere trattato male, era un ragazzo troppo buono.
Peccato che Josh fosse una persona esageratamente chiusa nei suoi schemi mentali. Non avrebbe accettato nemmeno la minima imperfezione. Intanto le urla diventavano sempre più insopportabili e ad ogni parola sbraitata, il mio senso di colpa cresceva sempre di più. Era colpa mia ciò che era successo a Zack, e lui stava pagando le conseguenze.
Presi un cuscino e me lo feci passare intorno alla testa in modo tale da coprire le orecchie, nella speranza di attutire quei suoi. Ma quando si è un robot perfetto nulla si può fare contro i suoi sensori. Risultato: sentivo ugualmente.
Come mi sarebbe piaciuto poter addormentarmi e non pensare più a niente. E invece me ne dovevo stare lì, distesa su quel soffice materasso mentre Zack se la vedeva con la perfidia di Josh.
Fortunatamente dopo poco le urla cessarono ed io tirai un sospiro di sollievo.
Almeno finchè la mia porta non si aprì cigolando. Non vidi chi era entrato, infatti ero sdraiata in modo tale da dare le spalle ad essa.
Dei passi si avvicinarono al letto e sentii che il cuscino mi veniva sottratto alla mia presa senza un minimo di dolcezza.
“Cosa diavolo ci fai qui?” mi sentii chiedere.
“Ci dormo! È la mia camera dopotutto!” sbottai.
“Tu sai con chi stai parlando?” la sua voce era glacialmente calcolata, ma potevo percepire che era sul punto di esplodere.
“Con un imbecille?” sapevo di rischiare rivolgendomi in quel modo a Josh, ma dopotutto che poteva farmi?? Ero più forte di lui. Vero? Almeno lo speravo.
Mi sentii prendere con violenza per le spalle e lui mi voltò in maniera tale da farmi incontrare i suoi occhi. I nostri visi erano a pochi centimetri l’uno dall’altro e potevo sentire il suo respiro quasi come se mi appartenesse.
“Ripetilo!” mi minacciò.
“I-m-b-e-c-l-l-e!” scandì.
Lo vidi serrare la mascella, evidentemente si sforzava di non sbraitare, probabilmente perché gli seccava arrabbiarsi con un oggetto, dal suo punto i vista doveva essere una cosa alquanto stupida.
Approfittai del suo silenzio per continuare.
“Perché ti sei arrabbiato così tanto Josh? Ero solo uscita!” cercai di assumere un tono più gentile “Non mi sembra un reato! Nei miei data base solo uscire da una prigione è un reato!”
“Allora sei libera di considerare questa casa la tua prigione!”
“Perché?” domandai con un velo di amarezza.
“Perché lo dico io!”
“E chi sei tu per dirlo Josh?” domandai cercando di incontrare il suo sguardo. Volevo che mi guardasse, che capisse che non ero più il suo giocattolino. Mi misi in ginocchio e mi posizionai a fianco a lui che intanto si era seduto sul letto. Gli presi il mento con una mano e, con dolcezza, lo costrinsi a girare il volto. I suoi occhi furono nei miei.
“Chi sei per dirlo?” ripetei la domanda.
“Il tuo padrone!” disse con sicurezza scostando malamente la mi amano dal suo mento e girando nuovamente il viso. Vedevo i suoi pugni stringersi.
“Lo saresti se io fossi un oggetto …” gliel’avevo buttata lì sperando che capisse.
Mi guardò perplesso.
“Ma tu SEI un oggetto!” lo disse con una tale ovvietà che quelle parole furono per me come un pugno nello stomaco.
“No Josh, credo di non esserlo, non al 100%!”
Rise. Quella risata mi fece venire i brividi. Rideva di quello che avevo detto, rideva della cosa di cui mi importava maggiormente.
“Tu sei un oggetto! Probabilmente sei difettosa!” alzai gli occhi al cielo e sbuffai, quella sera era la seconda volta che qualcuno mi diceva di essere difettosa. Non ero difettosa dannazione! Solo un po’ umana. Cosa si dovrebbe dire di tutta l’umanità? Che essa è interamente difettosa perché imperfetta? Se ero imperfetta io ero tremendamente fiera di esserlo.
“Il professore deve averlo fatto apposta, che bastardo!” continuò stringendo maggiormente i pugni.
“E’ la verità!” esclamai con convinzione.
Si voltò verso di me e mi accarezzò il viso con il dorso della mano.
“Probabilmente ti sei guardata allo specchio …” disse quasi con tristezza “… e sei caduta nell’inganno in cui cadono tutti. È così facile ritenerti una persona. Sei morbida …” sussurrò spostando la sua mano sul mio collo “Sei profumata …” continuò avvicinando il naso alle mie spalle “Sei buona …” e la sua lingua mi accarezzò la pelle.
Poi si scostò e tornò a guardarmi negli occhi. Per tutti quei secondi ero rimasta perfettamente immobile come una statua, senza sapere cosa potevo aspettarmi da Josh.
“Sei caduta nell’inganno Denise … come a volte ci cado anche io pur sapendo della tua vera natura! Tutto di te è umano, eppure è solo una bellissima apparenza. Punto. Non ti illudere!”
“Non dico di essere umana, dico che di non essere un oggetto! E non lo credo per il mio aspetto fisico così simile al vostro, ma per ciò che sento qui …” e mi misi una mano sul cuore “… e qui!” continuai indicandomi la testa.
“Smettila!” cercò di bloccarmi lui.
“Io provo delle cose. Non so se esse siano sentimenti o qualcosa di completamente di verso, ma non sono priva di emozioni. Io le sento davvero !” sorrisi gioiosa al solo dirlo “le sento come se fossero mie!”
“Tu sei un oggetto che sta ai miei ordini, fine della discussione!”
Sorrisi.
“E allora perché prima sono riuscita a disobbedirti? Tu mi avevi detto di andare nel tuo ufficio, eppure eccomi in camera mia!” era semplice, era la prova.
“Sei difettosa!” sbottò, come se fosse un bambino che non sopportava di essere contraddetto.
Non feci in tempo a rispondergli che mi ritrovai le sue labbra sulle mie. Esse si muovevano rapidamente, con foga e disperazione, era come se volesse usare me per sfogare la sua rabbia.
Ancora una volta ero il suo oggetto. Ancora una volta io ciò non potevo sopportarlo.
Cercai di allontanarlo, ma egli era forte e mi strinse a se con fare possessivo. Spostò le labbra sul mio collo e poi sempre più giù. Quella volta però non mi aveva infiammata come la prima volta, in cui a nostra unione era stata carnale, ovvero tra due persone dotate di carne, e non tra un uomo e il suo giocattolino.
Invece in quel momento io ero semplicemente il suo strumento e non lo volevo accettare. Io ero una donna, o almeno pretendevo di essere trattata con un minimo di rispetto.
Provai una seconda volta a liberarmi di lui, ma Josh, in tutta risposta, mi fece sdraiare sul letto.
Prese il mio abito per la scollatura che si apriva sul mio petto e me lo strappo di dosso con rabbia.
Sentii le lacrime salirmi agli occhi e il panico impossessarsi di me. Non volevo che accadesse quello che stava per accadere, non lo volevo con tutto il cuore. Dovevo pur essere più forte di lui no?
Cercai di accumulare tutte le energie che possedevo facendole convogliare nella mia mano e poi gli tirai un violento schiaffo in faccia che, con mia enorme sorpresa, lo fece volare dall’altra parte del letto.
Mi guardò mezzo sbalordito e mezzo arrabbiato. Per una frazione il panico mi avvolse impedendomi di fuggire, ma non appena mi resi conto che era una reazione stupida schizzai fuori dalla stanza.
 
*

 
Zack non riusciva a dormire, pensava e ripensava al comportamento del fratello, un comportamento incomprensibile. Non l’aveva mai visto così furioso e poi per cosa? Per aver portato fuori a divertirsi la sua assistente. Insomma, a lui era sembrato decisamente sproporzionato nella reazione che aveva avuto. Quello che però gli aveva fatto perdere la pazienza era che lui la trattasse come se lei fosse la sua schiava, ma chi cavolo si credeva di essere.
Era deluso. Non avrebbe ami pensato che il suo fratellone fosse una persona del genere.
Così si era ritrovato a vagare, con mille pensieri per la testa, che ruotavano tutti intorno a Josh e a Denise, per la villa a notte inoltrata.
Improvvisamente vide che la porta di Denise era leggermente socchiusa e sentii che delle voci provenivano dall’interno di essa. Avvicinandosi maggiormente si occorse che tali voci non andavano a formare un discorso coerente, erano piuttosto una serie di sospiri. Sospiri?
Una volta più vicino non potè fare a meno di sbirciare e ciò che vide gli fece gelare il sangue nelle vene. Denise era sdraiata sotto il corpo di suo fratello che sembrava la stesse baciando e toccando con passione. Immediatamente distolse lo sguardo dandosi dello stupido. Eppure era così ovvio. Nonostante Josh gli avesse detto che tra lui e l’assistente non ci fosse assolutamente nulla, come aveva potuto Zack credergli? Figuriamoci se il suo fratellone playboy non si sarebbe fatto la ragazza più bella dell’intero pianeta. Con un grosso macigno sul cuore si allontanò da quella porta e continuò la sua passeggiata per i corridoi. Non sapeva perché si sentiva male, probabilmente perché pensava che Denise avrebbe meritato di meglio che quel’infedele del fratello. Inoltre iniziò a credere che lui gli avesse fato tutta quella scenata per averla fatta uscire perché temeva che gliel’avrebbe potuta portare via. Era possibile, dopotutto Josh era così possessivo con le sue cose.
Cose, come aveva potuto definire quell’angelo una cosa, era una persona e Josh invece la stava usando esattamente come aveva usato tutte le altre donne. Usa e getta, come se fossero oggetti.
Aveva fatto pochi passi quando sentii dei passi veloci, che somigliavano ad una corsetta provenire dalle sue spalle. Poi qualcosa di morbido ma veloce gli piombò addosso cingendolo con le braccia da dietro e rischiando di fargli perdere lì equilibrio.
“Zack …” lo chiamò una voce incrinata. Si voltò e lei era lì, con quei suoi splendidi occhioni inondati di lacrime amare. Quel blu così immenso era reso luccicante da quelle gocce d’acqua. Zack rimase per una frazione di secondo ad osservarla abbagliato da tanta bellezza.
Poi si voltò del tutto e l’abbracciò forte mentre lei si abbandonava ad un pianto quasi disperato che gli provocò una fitta al cuore. Non capiva cosa avesse, così si limitò ad accarezzarle i capelli cercando di tranquillizzarla. Solo allora si rese conto che essa indossava unicamente la biancheria intima e si ritrovò a pensare che fosse una visione. Se non stesse piangendo disperatamente tra le sue braccia l’avrebbe considerata quasi una dea. Perchè cos’altro poteva essere quella donna perfetta?
In quel momento egli vide Josh uscire dalla camera di Denise, ancora vestito di tutto punto. I suoi occhi mandavano saette e, si fissarono irati in quelli di Zack. Quest’ultimo intuì che probabilmente quella che aveva visto poco prima non era una scena d’amore. Al solo pensiero che le mani di Josh avessero sfiorato quel corpo perfetto che aveva tra le braccia sentiva la rabbia più pura invadergli tutto il corpo. Come aveva potuto lui forzare una ragazza? Proprio suo fratello che le poteva avere tutte ai suoi piedi. Che se ne faceva di una in più?
Una vocina nella testa di Zack gli disse che lei era la più bella, ecco perché Josh l’aveva voluta a tutti i costi.
In quel momento desiderò non avere mai avuto un fratello come lui, in quell’istante si vergognò che nelle sue vene scorresse il suo medesimo sangue. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi fino a fargli perdere tutti i denti. Avrebbe voluto …
Zack cercò di calmarsi e diede un bacio sulla chioma morbida di Denise, sperando che si calmasse. Ancora lei non si era resa conto che Josh era uscito dalla stanza. Zack lanciò al fratello uno sguardo di puro odio.
“Andiamo Denise!” le sussurrò accompagnandola, senza mai sciogliere l’abbraccio verso la sua camera e cercando di stare attento a non farle scoprire la presenza di Josh alle sue spalle.
Josh strinse i pugni e fece un respiro profondo nonostante avrebbe voluto che il suo fratellino sparisse all’istante. Cercò di riprendere la calma anche se ancora lo schiaffo che Denise gli aveva tirato gli bruciava parecchio, sia fisicamente che nel suo orgoglio di uomo. Come si era permessa quel robot di fargli una cosa simile?
Vedendo la premurosità di Zack per non far accorgere a Denise della sua presenza non potè far a meno di parlare.
“Buonanotte 4931949!” lei si voltò e lo guardò con gli occhi spaventati e ricolmi di lacrime. Zack lo odiò profondamente in quel momento, ma decise di ignorare la rabbia che gli saliva dentro e pieno spinse Denise oltre l’angolo. Josh ghignò pensando che se quello che voleva sua fratello era il suo giochino, bè, non l’avrebbe avuto mai.





Mah.... che ne pensate???
ringrazio quello pazze che recensiscono questa specie di storia!!!!! XD!!
Daisy
   
 
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