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Autore: Marco1989    13/12/2006    5 recensioni
E' il seguito di "Dragon Ball - The Last Fight", c'è bisogno di averla letta per capire bene questa. Vegeta è coinvolto in quella che minaccia di essere la più difficile delle sue avventure...
Genere: Azione, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dragon Ball: The Last Fight

PREMESSA: questa è soltanto la mia seconda fiction, quindi non garantisco per il risultato. E' un seguito diretto della mia prima fiction, "Dragon Ball- The Last Fight". Quest'idea mi è venuta prima ancora di finire la precedente, e questo lampo mi ha fatto cambiare il finale della precedente.

Tornando a noi, abbiamo lasciato Vegeta che, dopo aver ucciso Goku, è appena partito per lo spazio alla ricerca di superstiti della sua razza. Lascio a voi il giudizio di questa idea un po' matta!

Un'ultima cosa: non vi do riferimenti temporali immediati perché arriveranno durante la storia. Buona lettura!

 

CAPITOLO PRIMO: IN SCHIAVITU'

Hanek non ricordava di aver mai vissuto in modo diverso: era nato schiavo, e schiavo era cresciuto; mentre saliva sull'astronave da trasporto che doveva portarlo verso il suo primo combattimento non poteva fare a meno di fare un bilancio della sua vita.

Non sapeva praticamente nulla della sua patria, del pianeta di origine della sua specie; sapeva soltanto che non esisteva più, che era scomparso molti anni dopo la loro caduta in schiavitù, e che lui e gli altri schiavi di quel gruppo erano gli ultimi superstiti della loro razza. Non conosceva bene neppure il modo in cui erano divenuti schiavi, i più vecchi, che avevano vissuto quel momento, non amavano ricordare quella parte della loro storia.

Quando era piccolo lui e gli altri bambini si riunivano attorno a quegli anziani ad ascoltare le antiche storie del loro popolo: storie di potenza, di onore e coraggio, di un pianeta brullo ma abitato da una razza fiera e orgogliosa, abbastanza forte da colonizzare lo spazio; un popolo di guerrieri convinti di essere i migliori dell'universo.

Crescendo Hanek aveva capito bene che purtroppo quelle antiche storie non dicevano il vero: certo, loro avevano la stessa potenza dei loro avi, o anche di più, visto il duro addestramento a cui erano sottoposti, ma se veramente fossero stati i più forti non sarebbero stati schiavi di nessuno. E invece erano sotto il tallone di un imperatore che non avevano mai visto e di cui non sapevano neppure il nome, prigionieri su un pianeta tanto orribile da far sembrare il loro brullo mondo di origine un paradiso, sorvegliati a vista da guardie con l'ordine di ucciderli in caso di ribellione.

Il fatto che questo misterioso imperatore utilizzasse alcuni dei soldati migliori di cui il suo esercito poteva disporre per tenerli sotto controllo era indizio di quanto gli fossero utili, non come servi, ma come combattenti. Benché infatti quel sovrano potesse disporre di armate sterminate, che i loro compagni tornati dalle battaglie per raccontare avevano visto comportarsi molto bene in guerra, nessuno, tranne i Reparti Speciali, era più forte di loro. Certo, non erano numerosi, ma uno di loro valeva quanto mille soldati comuni.

Erano addestrati fin da piccoli con metodi durissimi, che uccidevano molti di loro, per far parte di un corpo speciale, che interveniva quando le cose si facevano difficili. Non avevano bisogno di armi, loro; una loro mano poteva scatenare una potenza superiore di molto a qualunque ordigno militare. 

Dove l'esercito regolare falliva nella conquista di un pianeta, quando le legioni dell'imperatore avevano a che fare con popoli dotati di guerrieri potenti, toccava a loro intervenire; li lanciavano all'attacco con un solo ordine: sterminare. Venivano mandati allo sbaraglio, in missioni a volte quasi suicide, eppure ne uscivano sempre vincitori. Non c'era pianeta che resistesse alla loro furia. Nonostante le ferite e il fatto che ogni volta lasciavano sul terreno amici e parenti, combattere era probabilmente la parte migliore della loro vita schifosa: indossare le antiche armature del loro popolo, tanto buone da essere state copiate da tutto l'esercito dell'imperatore; attaccare nemici anche cento volte più numerosi di loro senza sentire neppure la paura, provare l'ebbrezza della lotta; dimostrare di essere i degni eredi di una razza che aveva fatto tremare l'universo,; vedere il nemico sconfitto costretto a chiedere pietà... in fondo quelle cose erano sempre state proprie della loro razza.

Sempre meglio che restare a marcire nella "città", come la chiamavano i loro carcerieri: una baraccopoli che faceva da prigione, e che i loro avi avevano chiamato piuttosto stupidamente con il nome del loro pianeta di origine. Certo, potevano girare per i vicoli fangosi senza catene, e potevano vivere nelle sudice baracche senza essere sorvegliati e vista, ma appena fuori da quella illusione di libertà c'erano i reticolati, e le guardie.

Erano il loro incubo peggiore: loro erano alti e forti, dei guerrieri nati, ma quegli esseri dalla pelle scura, dal cranio glabro e dagli occhi rossi, vestiti con armature uguali alle loro, superavano di almeno trenta centimetri il più alto della loro razza, e potevano spezzare tutte le ossa del più forte di loro con un solo braccio.

Certo, avevano provato molte volte a ribellarsi, perché la loro era una razza orgogliosa e ostinata; avevano provato in mille modi a scappare da quella città-prigione. Benché non fosse certo rassegnato, Hanek sapeva bene qual'era il destino di chi si ribellava.

Solo una settimana prima di quel giorno in cui lui ed un gruppo di reclute sue coetanee, neppure uomini ancora ma già guerrieri, stavano per partire su un'astronave verso il loro battesimo del fuoco, un suo amico chiamato Dreyer, uno dei più potenti della loro razza mai nato su quel pianeta schifoso, aveva convinto tre suoi compagni a tentare la sorte, ed avevano tentato di passare il reticolato per raggiungere lo spazioprto e rubare una navetta.

Nella città avevano solo sentito una serie di grida e di esplosioni, poi due delle gigantesche guardie erano arrivate volando nel centro della baraccopoli ed avevano scaricato a terra i corpi bruciacchiati e squarciati da raggi energetici dei loro sfortunati compagni dicendo:- Non imparate proprio mai voi Sayan, vero? Se non foste così ostinati ormai avreste capito che da Vegeta si esce solo su ordine dell'Imperatore o da morti!

 

 

 

Ed ecco pronto il primo capitolo! Mi spiace di deludere chi ha letto assiduamente la mia precedente fiction, ma temo che per impegni scolastici difficilmente con questa potrò mantenere lo stesso ritmo dell'altra. Comunque spero che commenterete lo stesso!

A presto!

  
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