Io credo che lassù
C’era un sorriso
anche per me
La stessa luce che
Si accende quando
nasce un Re
(Vent’anni, Massimo
Ranieri)
Duecentoottantotto
E non puoi dire “lascia che sia”, perché ne avresti un po’
colpa anche tu
Piccolo amore, non c'è niente al mondo
Più grande, in fondo
Di questo amore
Che muove l'aria e muove i tuoi capelli
E si risveglia nei tuoi occhi belli
E che ogni giorno come fosse il primo
Si guarda intorno come un bambino
(Piccolo Amore, Roberto Vecchioni)
-Ho
bisogno di un vestito nuovo-
Theodorakis
annuì, perplesso.
-E perché
lo dici a me?-
-Oh,
insomma... Gee sembra irreperibile, I
don’t know why, sarà con Leo o con tuo nonno, e io delle vostre
οδόι spartane non capisco niente...-
Il
biondino greco squadrò da capo a piedi la piccola Natal’ja.
I suoi
capelli chiarissimi, intrecciati con un’infinità di nastri color cielo, il suo
visino limpido da ragazzina cresciuta troppo in fretta, e in quel momento gli
fece quasi tenerezza, la tredicenne russa.
Ma non lo diede a vedere, ovviamente.
Era
evidente che Lys avesse bisogno di un vestito nuovo: quello con cui era
arrivata dalla Siberia era ormai in condizioni pietose.
Un
belvedere, certo, per chi cercava perversamente di spiare tra gli strappi del
suo modestissimo abito le prime meraviglie del suo fisico di adolescente, come Meletis Dounas.
-Già, non
puoi andare in giro così. Mio padre... Beh, ti
violenterebbe-
Natal’ja
sussultò.
-E me lo
dici così?-
Theo
sorrise, anche se non avrebbe voluto.
-Come te
lo dovrei dire? E’ il peggiore di tutti,
pa’-
-Mi
accompagni, allora?-
-Sai
com’è, Lys, dimentichi un dettaglio. Il
tuo ragazzo mi ha pestato a sangue. E non è questo il problema, diamine,
sono abituato a massacri ben più violenti di quelli di Gee. Il tuo ragazzo è il mio migliore amico!-
-E ti
dispiace tanto?-
-Diavolo,
sì. Tu sei...russa, e poi, non lo so, sei così bionda, e...bella, sì, ma stai con Gee... E non
dovresti, no, perché non sei greca, e
non sei nata a Sparta, e non sai niente di noi, e hai tredici anni, sei decisamente troppo giovane per lui,
lui è un uomo, un soldato, un eroe... Non sei abbastanza, ma per lui sì... Lui
è convinto di sì.
Ma poi io penso, e se un giorno avrai paura, paura di
Sparta, di noi, della guerra, paura anche di Gee, che ti vuole così bene...tu non sai quanto
gli faresti male.
E tu,
Alja, gli hai proprio spezzato il cuore, a Gee, quando non rispondevi alla sua
lettera, e lui, Zeus, di te è innamorato perdutamente, sei la sua vita, e la
sua vita è troppo anche per te...
Tu sei la
sua felicità, e sai, forse sono solo geloso, invidioso, non so, perché lui è felice ed io...non sono capace, anche se vorrei,
qualche volta...e ci penso, io, quando mi distraggo, e
mi dimentico che sono Theodorakis Dounas, che
dovrei avere di più, e poi non ho niente, non ho quello che avete tu e Gee, perché me lo sono imposto mille
volte, di non averlo mai... E poi faccio a botte con tutti, e t’insulto, e ti
dico che sei una sgualdrina, perché in fondo è vero, perché io credo che sia vero, e poi però non è giusto, perché tu ci
rimani male, e Gee mi pesta a sangue, e poi un po’ mi pento, ma a pensarci bene
te lo ridirei...
Vedi, Alja, io non ci
capisco niente. Non ti odio, non
credo.
Sei
speciale a modo tuo, tu, anche se non sei greca. E’ che io sono così
maledettamente xenofobo, ed è come se avessi paura di te, ma capirai, tu hai
tredici anni, e sei russa, siberiana, e sei la fidanzata di Gee...
Fa quasi
ridere che io abbia paura di te, nonostante
il tuo pugno di qualche giorno fa.
E poi,
Lys, tu... Se hai capito il mio discorso dì qualcosa, io non so più cosa sto
dicendo, non lo so più-
Era
quello, il vero Theodorakis Dounas.
Ventitré anni, e una confusione
assurda dietro i begli occhi color delle foglie più fragili.
Natal’ja
aveva capito, sì, aveva capito tutto.
Forse non
come avrebbe voluto, forse non quanto
avrebbe voluto lui.
O forse,
più semplicemente, non aveva capito niente, ma s’illudeva del contrario, perché le sarebbe piaciuto aver capito.
-Mi
accompagni?- ripeté dolcemente, con un sorriso così bello che Theo, per un
attimo, non seppe davvero come comportarsi.
Non seppe negarle un misero “sì”,
che in fondo era tutto quello che Lys gli chiedeva.
Belle
Even though her eyes seem to lead us to hell
She may be more pure, more pure than words can tell
But when she dances feeling come no man can quell
Beneath her rainbow-coloured dress there burns the well
Who would be the man who'd turn from her to save his soul?
To be with her I'd let the devil take me whole
Oh Fleur-de-Lys, I am a man who knows no law...
Bella
Anche se perdersi nei suoi occhi ci condurrà all'inferno
Lei sa essere più pura, più pura di quanto le parole possano dire
Quando lei cammina si prova un sentimento che nessun uomo può spiegare
Sotto il suo vestito color arcobaleno si brucia meglio
Chi è l'uomo in grado di voltarsi verso di lei e salvare la propria anima?
Per stare con lei mi venderei al diavolo
Oh Fleur-de-Lys, io sono un uomo che non rispetta alcuna legge...
(Belle, is the only word, Notre Dame de Paris)
-Di che
colore lo vuoi, questo vestito?-
-Azzurro.
Azzurrissimo. Sai, io adoro
l’azzurro. Adoro che i miei occhi siano azzurri. Grigiazzurri, ma spesso più azzurri che grigi. Adoro proprio tutto dell’azzurro.
Ogni sfumatura, sì.
E’ così...così
bello, così immenso, così...
Così azzurro, Theo!-
Lui alzò
gli occhi al cielo.
Toh: azzurro!
-Va bene,
va bene... Ho capito: azzurro!-
L’aveva stordito, quella ragazzina, con le sue chiacchiere inutili
sull’azzurro.
Lo stordiva in generale, dal
giorno in cui era arrivata a Sparta.
Non era
sicuro che gli piacesse: Theodorakis
Dounas non era abituato a farsi sconvolgere la vita da una piccola dea slava
che farneticava su un colore.
Non era
sicuro che fosse giusto, trovare qualcosa di accettabile in lei: era la
fidanzata di Gee e doveva, come minimo, per non rischiare, odiarla.
Non era sicuro che fosse
possibile.
Sei così sempre tu
da togliermi il respiro
E solo i sogni tuoi son quelli veri
Gli altri, piccoli,
i miei, quelli che vivo
Sono biglietti persi
nei miei pantaloni
(L’Amore Mio,
Roberto Vecchioni)
Lui
l’avrebbe guardata facendo finta di non guardarla, magari con una sigaretta
finita tra le labbra, convinto di fumarla ancora.
Lui le
avrebbe detto che stava male forse solo per vederla abbassare lo sguardo e
mordersi le labbra proprio come se l’avesse ferita a morte.
Lui, poi,
le avrebbe fatto un lieve cenno col capo, molto vago, molto distratto, con
un’aria talmente assente che lei avrebbe dovuto per forza capire: si stava annoiando, era meglio sbrigarsi.
Lui, alla
fine, non sarebbe riuscito a fare a meno di dirle che, diavolo, stava d’incanto, era
una meraviglia.
E le
avrebbe sorriso.
Sarebbero
usciti da quel maledetto negozio e sarebbero andati a cercare Gee.
Gee
l’avrebbe fatta volare tra le sue braccia, entusiasta del vestito nuovo, lei
sarebbe scoppiata a ridere scuotendo i lunghissimi capelli dorati, totalmente persa per il bel Gibson, e lui se ne sarebbe andato.
Felice,
tutto sommato, di aver fatto felice lei.
Non perché se ne fosse innamorato o cose simili, no, non poteva: semplicemente perché era
riuscito, in qualche modo, ad accettarla,
e ad accettare anche qualcosa in più di se stesso: il fatto che, probabilmente,
non era solo uno stoico e spavaldo soldato spartano, mago indiscusso delle più
acute strategie militari, sempre,
ovviamente, dopo quel cretino bastardo di Gee, che se non lo superava in tutto
non era contento, anche se aveva sei anni di meno.
Proprio un ragazzino presuntuoso,
il suo migliore amico.
Ma la sua presunzione, purtroppo,
era assolutamente fondata.
Quel maledetto diciassettenne
aveva un coraggio e una bellezza divini, era
l’Achille del Diciannovesimo Secolo, capelli biondi a parte, e questo,
spesso, a Theo non andava giù.
Theodorakis
Dounas era, in fin dei conti, un cretino come tutti gli altri, che non odiava
Natal’ja Zirovskaja e non l’avrebbe odiata mai.
Ma non posso
naufragare nelle tue maree
Come una parola
dentro le tue idee
Questa notte è
lunga, aiutami
Ci sono anch’io
Amore mio
(L’Amore Mio,
Roberto Vecchioni)
Ma se
sapeva già tutto, poi, a cosa serviva andare effettivamente con lei a comprare
il vestito?
Insomma, comprare era una parola che non stava
simpatica a nessuno dei Kléftes, e, per fortuna, Lys era della stessa idea.
L’abito
che aveva scelto era di un indaco chiaro che Theo trovava delizioso, ma non aveva il coraggio di dirglielo.
Le stava
benissimo, come le sarebbe stata bene qualsiasi altra cosa lei avesse
indossato, ma proprio qualsiasi.
Neanche
questo gliel’avrebbe detto, ovviamente.
Lys
sembrava soddisfatta, e lui anche.
Non erano
amici, non ancora.
Per il momento, erano solo
complici del furto di un vestito dal negozio più favoloso di Sparta, valeva a
dire l’unico che non vendesse esclusivamente usberghi per opliti.
Non so vivere, non
voglio, senza ricordare
Non so correre,
nemmeno forse camminare
Ma ho bisogno di
trovarlo adesso, un posto mio
Il posto mio
(L’Amore Mio,
Roberto Vecchioni)
Note
Oδόι (greco): Strade.
E non
puoi dire “lascia che sia”, perché ne avresti un po’ colpa anche tu: Si può
dare di più, Gianni Morandi.
Riferito,
fondamentalmente, alla vita di Theo. ;)
Allora.
Allora. Allora.
Troppi
allora, troppi, sì.
Una cosa,
innanzitutto: per favore, non pensate subito ai capitoli 240 e 246, ai due baci
di Lys e Theo, alla svolta del loro rapporto dopo la morte di Gee, una svolta
non proprio innocente.
Questo
capitolo è solo l’inizio della loro amicizia, o meglio, non ancora. Forse è il momento
immediatamente prima.
Theo
riflette sulla sua vita, sul fatto che gli manchi il coraggio di riconoscere un
mondo fuori da Sparta, diverso da Sparta,
e sulla sua avversione per i sentimenti e per le novità.
Lo aiuta
Lys, quasi senza volerlo, in questo.
Lo aiuta
Lys con il suo vestito nuovo, un mezzo sorriso e la promessa di capirlo, di provarci.
C’è il
discorso sintatticamente disastroso di Theo, perché quel discorso l’ha proprio
strappato dai battiti del suo cuore, e non gl’importava niente del senso logico
delle frasi, solo di dire quello che pensava davvero, quello che gli è sempre passato per la testa e non ha mai capito, per una volta.
Per me è
importante, questo capitolo.
E’ il vero Theo, alla faccia di quello che
insulta e picchia tutti, Lys compresa.
E’ il migliore amico di Gee, è un
Patroclo forse solo un po’ più tormentato.
E spero,
come sempre, che vi sia piaciuto ;)
A presto!
Marty