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Autore: Natalja_Aljona    25/05/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Io credo che lassù


Io credo che lassù

C’era un sorriso anche per me

La stessa luce che

Si accende quando nasce un Re

(Vent’anni, Massimo Ranieri)

 

Duecentoottantotto

E non puoi dire “lascia che sia”, perché ne avresti un po’ colpa anche tu

 

Piccolo amore, non c'è niente al mondo
Più grande, in fondo
Di questo amore
Che muove l'aria e muove i tuoi capelli
E si risveglia nei tuoi occhi belli
E che ogni giorno come fosse il primo
Si guarda intorno come un bambino

(Piccolo Amore, Roberto Vecchioni)

 

-Ho bisogno di un vestito nuovo-

Theodorakis annuì, perplesso.

-E perché lo dici a me?-

-Oh, insomma... Gee sembra irreperibile, I don’t know why, sarà con Leo o con tuo nonno, e io delle vostre οδόι spartane non capisco niente...-

Il biondino greco squadrò da capo a piedi la piccola Natal’ja.

I suoi capelli chiarissimi, intrecciati con un’infinità di nastri color cielo, il suo visino limpido da ragazzina cresciuta troppo in fretta, e in quel momento gli fece quasi tenerezza, la tredicenne russa.

Ma non lo diede a vedere, ovviamente.

Era evidente che Lys avesse bisogno di un vestito nuovo: quello con cui era arrivata dalla Siberia era ormai in condizioni pietose.

Un belvedere, certo, per chi cercava perversamente di spiare tra gli strappi del suo modestissimo abito le prime meraviglie del suo fisico di adolescente, come Meletis Dounas.

-Già, non puoi andare in giro così. Mio padre... Beh, ti violenterebbe-

Natal’ja sussultò.

-E me lo dici così?-

Theo sorrise, anche se non avrebbe voluto.

-Come te lo dovrei dire? E’ il peggiore di tutti, pa’-

-Mi accompagni, allora?-

-Sai com’è, Lys, dimentichi un dettaglio. Il tuo ragazzo mi ha pestato a sangue. E non è questo il problema, diamine, sono abituato a massacri ben più violenti di quelli di Gee. Il tuo ragazzo è il mio migliore amico!-

-E ti dispiace tanto?-

-Diavolo, sì. Tu sei...russa, e poi, non lo so, sei così bionda, e...bella, sì, ma stai con Gee... E non dovresti, no, perché non sei greca, e non sei nata a Sparta, e non sai niente di noi, e hai tredici anni, sei decisamente troppo giovane per lui, lui è un uomo, un soldato, un eroe... Non sei abbastanza, ma per lui sì... Lui è convinto di sì.
Ma poi io penso, e se un giorno avrai paura, paura di Sparta, di noi, della guerra, paura anche di Gee, che ti vuole così bene...tu non sai quanto gli faresti male.

E tu, Alja, gli hai proprio spezzato il cuore, a Gee, quando non rispondevi alla sua lettera, e lui, Zeus, di te è innamorato perdutamente, sei la sua vita, e la sua vita è troppo anche per te...

Tu sei la sua felicità, e sai, forse sono solo geloso, invidioso, non so, perché lui è felice ed io...non sono capace, anche se vorrei, qualche volta...e ci penso, io, quando mi distraggo, e mi dimentico che sono Theodorakis Dounas, che dovrei avere di più, e poi non ho niente, non ho quello che avete tu e Gee, perché me lo sono imposto mille volte, di non averlo mai... E poi faccio a botte con tutti, e t’insulto, e ti dico che sei una sgualdrina, perché in fondo è vero, perché io credo che sia vero, e poi però non è giusto, perché tu ci rimani male, e Gee mi pesta a sangue, e poi un po’ mi pento, ma a pensarci bene te lo ridirei...
Vedi, Alja, io non ci capisco niente. Non ti odio, non credo.

Sei speciale a modo tuo, tu, anche se non sei greca. E’ che io sono così maledettamente xenofobo, ed è come se avessi paura di te, ma capirai, tu hai tredici anni, e sei russa, siberiana, e sei la fidanzata di Gee...

Fa quasi ridere che io abbia paura di te, nonostante il tuo pugno di qualche giorno fa.

E poi, Lys, tu... Se hai capito il mio discorso dì qualcosa, io non so più cosa sto dicendo, non lo so più-

Era quello, il vero Theodorakis Dounas.

Ventitré anni, e una confusione assurda dietro i begli occhi color delle foglie più fragili.

Natal’ja aveva capito, sì, aveva capito tutto.

Forse non come avrebbe voluto, forse non quanto avrebbe voluto lui.

O forse, più semplicemente, non aveva capito niente, ma s’illudeva del contrario, perché le sarebbe piaciuto aver capito.

-Mi accompagni?- ripeté dolcemente, con un sorriso così bello che Theo, per un attimo, non seppe davvero come comportarsi.

Non seppe negarle un misero “sì”, che in fondo era tutto quello che Lys gli chiedeva.


Belle
Even though her eyes seem to lead us to hell
She may be more pure, more pure than words can tell
But when she dances feeling come no man can quell
Beneath her rainbow-coloured dress there burns the well
Who would be the man who'd turn from her to save his soul?
To be with her I'd let the devil take me whole
Oh Fleur-de-Lys, I am a man who knows no law...

Bella
Anche se perdersi nei suoi occhi ci condurrà all'inferno
Lei sa essere più pura, più pura di quanto le parole possano dire
Quando lei cammina si prova un sentimento che nessun uomo può spiegare
Sotto il suo vestito color arcobaleno si brucia meglio
Chi è l'uomo in grado di voltarsi verso di lei e salvare la propria anima?
Per stare con lei mi venderei al diavolo
Oh Fleur-de-Lys, io sono un uomo che non rispetta alcuna legge...
(Belle, is the only word, Notre Dame de Paris)


-Di che colore lo vuoi, questo vestito?-

-Azzurro. Azzurrissimo. Sai, io adoro l’azzurro. Adoro che i miei occhi siano azzurri. Grigiazzurri, ma spesso più azzurri che grigi. Adoro proprio tutto dell’azzurro.
Ogni sfumatura, sì. E’ così...così bello, così immenso, così...

Così azzurro, Theo!-

Lui alzò gli occhi al cielo.

Toh: azzurro!

-Va bene, va bene... Ho capito: azzurro!-

L’aveva stordito, quella ragazzina, con le sue chiacchiere inutili sull’azzurro.

Lo stordiva in generale, dal giorno in cui era arrivata a Sparta.

Non era sicuro che gli piacesse: Theodorakis Dounas non era abituato a farsi sconvolgere la vita da una piccola dea slava che farneticava su un colore.

Non era sicuro che fosse giusto, trovare qualcosa di accettabile in lei: era la fidanzata di Gee e doveva, come minimo, per non rischiare, odiarla.

Non era sicuro che fosse possibile.

 

Sei così sempre tu da togliermi il respiro

E solo i sogni tuoi son quelli veri

Gli altri, piccoli, i miei, quelli che vivo

Sono biglietti persi nei miei pantaloni

(L’Amore Mio, Roberto Vecchioni)

 

Lui l’avrebbe guardata facendo finta di non guardarla, magari con una sigaretta finita tra le labbra, convinto di fumarla ancora.

Lui le avrebbe detto che stava male forse solo per vederla abbassare lo sguardo e mordersi le labbra proprio come se l’avesse ferita a morte.

Lui, poi, le avrebbe fatto un lieve cenno col capo, molto vago, molto distratto, con un’aria talmente assente che lei avrebbe dovuto per forza capire: si stava annoiando, era meglio sbrigarsi.

Lui, alla fine, non sarebbe riuscito a fare a meno di dirle che, diavolo, stava d’incanto, era una meraviglia.

E le avrebbe sorriso.

Sarebbero usciti da quel maledetto negozio e sarebbero andati a cercare Gee.

Gee l’avrebbe fatta volare tra le sue braccia, entusiasta del vestito nuovo, lei sarebbe scoppiata a ridere scuotendo i lunghissimi capelli dorati, totalmente persa per il bel Gibson, e lui se ne sarebbe andato.

Felice, tutto sommato, di aver fatto felice lei.

Non perché se ne fosse innamorato o cose simili, no, non poteva: semplicemente perché era riuscito, in qualche modo, ad accettarla, e ad accettare anche qualcosa in più di se stesso: il fatto che, probabilmente, non era solo uno stoico e spavaldo soldato spartano, mago indiscusso delle più acute strategie militari, sempre, ovviamente, dopo quel cretino bastardo di Gee, che se non lo superava in tutto non era contento, anche se aveva sei anni di meno.

Proprio un ragazzino presuntuoso, il suo migliore amico.

Ma la sua presunzione, purtroppo, era assolutamente fondata.

Quel maledetto diciassettenne aveva un coraggio e una bellezza divini, era l’Achille del Diciannovesimo Secolo, capelli biondi a parte, e questo, spesso, a Theo non andava giù.

Theodorakis Dounas era, in fin dei conti, un cretino come tutti gli altri, che non odiava Natal’ja Zirovskaja e non l’avrebbe odiata mai.

 

Ma non posso naufragare nelle tue maree

Come una parola dentro le tue idee

Questa notte è lunga, aiutami

Ci sono anch’io

Amore mio

(L’Amore Mio, Roberto Vecchioni)

 

Ma se sapeva già tutto, poi, a cosa serviva andare effettivamente con lei a comprare il vestito?

Insomma, comprare era una parola che non stava simpatica a nessuno dei Kléftes, e, per fortuna, Lys era della stessa idea.

L’abito che aveva scelto era di un indaco chiaro che Theo trovava delizioso, ma non aveva il coraggio di dirglielo.

Le stava benissimo, come le sarebbe stata bene qualsiasi altra cosa lei avesse indossato, ma proprio qualsiasi.

Neanche questo gliel’avrebbe detto, ovviamente.

Lys sembrava soddisfatta, e lui anche.

Non erano amici, non ancora.

Per il momento, erano solo complici del furto di un vestito dal negozio più favoloso di Sparta, valeva a dire l’unico che non vendesse esclusivamente usberghi per opliti.

 

Non so vivere, non voglio, senza ricordare

Non so correre, nemmeno forse camminare

Ma ho bisogno di trovarlo adesso, un posto mio

Il posto mio

(L’Amore Mio, Roberto Vecchioni)

 

 

 

 

 

Note

 

Oδόι (greco): Strade.
E non puoi dire “lascia che sia”, perché ne avresti un po’ colpa anche tu: Si può dare di più, Gianni Morandi.

Riferito, fondamentalmente, alla vita di Theo. ;)

 

Allora. Allora. Allora.

Troppi allora, troppi, sì.

Una cosa, innanzitutto: per favore, non pensate subito ai capitoli 240 e 246, ai due baci di Lys e Theo, alla svolta del loro rapporto dopo la morte di Gee, una svolta non proprio innocente.

Questo capitolo è solo l’inizio della loro amicizia, o meglio, non ancora. Forse è il momento immediatamente prima.

Theo riflette sulla sua vita, sul fatto che gli manchi il coraggio di riconoscere un mondo fuori da Sparta, diverso da Sparta, e sulla sua avversione per i sentimenti e per le novità.

Lo aiuta Lys, quasi senza volerlo, in questo.

Lo aiuta Lys con il suo vestito nuovo, un mezzo sorriso e la promessa di capirlo, di provarci.

C’è il discorso sintatticamente disastroso di Theo, perché quel discorso l’ha proprio strappato dai battiti del suo cuore, e non gl’importava niente del senso logico delle frasi, solo di dire quello che pensava davvero, quello che gli è sempre passato per la testa e non ha mai capito, per una volta.

Per me è importante, questo capitolo.

E’ il vero Theo, alla faccia di quello che insulta e picchia tutti, Lys compresa.

E’ il migliore amico di Gee, è un Patroclo forse solo un po’ più tormentato.

E spero, come sempre, che vi sia piaciuto ;)

 

A presto!

Marty

  
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