Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: The Shadow of the Sun    25/05/2012    1 recensioni
'The Shadow of the Sun' parla di una ragazza di sedici anni, di nome Diana che vive una vita normale come tutte le ragazze della sua età. Scuola, famiglia, amici, la solita routine di una sedicenne. Eppure Diana aveva qualcosa di diverso dalle altre, fin da piccola era stata definita 'diversa', non per il modo di vestire, bensì per il suo modo di pensare. L'aspetto era quello di una semplice sedicenne, niente di particolare, niente di 'estremo', eppure qualcosa la differenziava dalle altre.
Chi era? Cosa volevano da lei? Qual è il suo scopo?
Mille domande, a cui solo col tempo riuscirà a rispondere.
La sua vita verrà stravolta, a volte nel bene e a volte nel male. Dovrà fare una scelta, forse la più importante della sua vita.
Macchierà la sua anima, ma per cosa? per una buona causa, o per una ragione sbagliata?
'Quisque faber fortunae suae.'
Genere: Generale, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I CAPITOLO
 
Non capisco perché alla gente importi tanto chi io frequenti! Non importa ai miei genitori, perché dovrebbe importare a loro?
“Artemide, perché frequenti quei tipi?” quale esemplare di scimmia peggiore poteva farmi questa domanda se non Orco Rubio? (Orco Rubio è un mio compagno di classe! Soprannominato così da me per la somiglianza con quello della Melevisione!) “perché sono miei amici” quale altra risposta avrei dovuto dare ad una domanda così stupida? Oh certo, io appartengo alla III B, la classe dei fighetti, faccio il Liceo Scientifico, il liceo dei fighetti e non vesto in modo alternativo, sono semplice, niente matita nera pesante sugli occhi, niente borchie, niente capelli mezzi rasati o cose varie, ma sempre perfetta! Quanto li invidio. Quanto vorrei vestire come mi pare e piace, farmi i capelli come voglio, fare quello che voglio, mettermi quello che voglio, comportarmi come voglio! Si, sono libera di mettere ciò che più mi piace, ma non mi farebbero mai uscire con calze strappate, o con testa mezza rasata e l’altra parte con capelli viola fluo. In fondo non mi dispiace essere come sono, perché da un po’ di tempo ho capito che il mio stile non è copiabile, nessuno ha il mio stesso stile! Molti ci hanno provato, ma nessuno è riuscito mai a essere come me! Si è sempre notato che fosse solo una brutta copia del mio stile. C’è chi ha provato a copiare il modo in cui porto i capelli, ma le stavano da schifo, chi ha provato a farmi il mio stesso colore, ma non è un colore predefinito! Allora c’è chi ha copiato il mio modo di vestire, ma mancava sempre qualcosa! Tutti ci hanno provato, il che mi fa capire che non è male essere me, eppure non mi dispiacerebbe neanche cambiare. E poi in qualsiasi modo tu ti vesta, non piacerai mai alla gente! Troveranno sempre qualcosa che non va, soprattutto quando non riescono ad imitarla!
Ricordo un giorno, ero uscita con un gruppo di ragazze, piacevano un botto a mia madre! Non bevevano, non fumavano, vestite sempre alla perfezione, linguaggio perfetto, tutte del liceo classico e STUDIOSE DA MORIRE. Si, lo so, lo so, era il periodo in cui cercavo il mio gruppo! Perché non mi sentivo di appartenere a nessuno di quelli che si erano già creati tra i miei amici.
Sono uscita più volte con loro, eravamo molte! Ma come sempre, non mi sentivo di appartenere neanche a loro.
Una delle sere in cui ero con loro, eravamo davanti ad una vetrina di un negozio, c’era una giacca illuminata dalle luci natalizie, ma rinunciai all’idea di comprarla! Perché non avevo vestiti eleganti, non portavo ancora tacchi e non era abbinabile con delle scarpe da tennis! Una di loro mi disse “beh, dovresti raffinarti un po’, vestirti un po’ meno casual, sportiva! Ma metterti qualcosa di più elegante!” Onestamente non ne avevo voglia, avevo solo 14 anni e i tacchi non facevano ancora per me, avevo ancora il viso di una bambina! Avrei stonato parecchio. In ogni modo, dopo vari gruppi e dopo varie delusioni, ho trovato loro! E non mi ero mai sentita appartenere così tanto ad un gruppo! Tutti quelli con cui legavo di più, con cui sentivo quella strana sensazione di sicurezza, di fiducia, di libertà di essere quello che ero, erano quelli considerati “diversi”. E per “diversi” non intendo i drogati o cose così, ma semplicemente quelli che avevano idee diverse dal resto della gente, quelli che non erano fatti con lo stampino, quelli che avevano un loro stile, un loro modo di vivere.
“L’alternativa tra le alternative” ecco come mi definivano i miei amici! Beh si, perché mentre loro uscivano con trucco nero e vestiti scuri, io indossavo semplicemente jeans chiari, magliette solitamente con colori raggianti, o comunque chiari! (attenzione, niente di fluo!), il trucco per me non esisteva nemmeno! A parte quel poco per coprire le imperfezioni e un filo di matita nera dentro l’occhio! E per non parlare che loro erano tutti/e MORI/E mentre io, si ero castana, ma tendente al biondo! La maggior parte di loro coi capelli piastrati e liscissimi e io coi capelli ricci a “come venivano,venivano”. Per questo la gente non si spiega perché io esca con loro, perché io così “angelica”  esca con quelli che venivano definiti “diavoli”, “casinari” e chi più ne ha, più ne metta! Poi beh, venivano definiti “drogati” o “ubriaconi” o cose così, solo per il loro modo di vestire, ma  nessuno guardava la bella ragazza che sembra tanto casa e chiesa, che scopa con questo e con quello senza darsi un contegno, nessuno guarda quelle perfette ragazze, che si ubriacano e fumano per sentirsi fighe. Beh, invece i miei amici che non lo fanno, vengono classificati automaticamente così. L’unica cosa che hanno di “contro” i miei amici e tutti quelli come loro, è il fatto di avere idee proprie! È questo che spaventa la gente, per questo nascono le voci.
Ora vado, è pronto in tavola.
Vi saluto, continuate a seguire il mio blog! (le critiche sono ben accette ;) e i complimenti anche di più!)
P.S. Smettetela di chiedermi chi sono, perché non rivelerò mai la mia identità ;)
                                                                                                                                         -Un bacio, la vostra Artemide! 
 
Postai, come ogni giorno, il tutto sul blog e poi di gran fretta, scesi per il pranzo. "Diana a tavola!" Urlò per la decima volta mia madre. "Mamma, sono qui! E avevo già sentito la prima volta" Iniziò a lamentarsi come ogni giorno e io intanto mi sedetti a tavola. Mi resi conto che non era stata ancora apparecchiata! 'Fantastico! Mia madre mi ha teso una trappola!' Pensai. Piano piano cercai di svignarmela, senza successo però. "Diana?! Dove stai andando?" disse mia madre con voce severa. "Mamma, non è ancora pronto in tavola! Chiamami quando saranno tutti qui! La tavola non è ancora apparecchiata!" Ecco, caduta nella trappola di mia madre! 'La tavola non è ancora apparecchiata!' ho detto! E ovviamente, la risposta è stata: "Ecco appunto! Apparecchia! Mica sono la schiava io qui!" e continuò con le sue solite lamentele. "e chiama anche i tuoi fratelli!" continuò. Sbuffando preparai la tavola per poi urlare 'A TAVOLA!'. "Non ti sentiranno!" Mi rimproverò mia madre. “Mamma io non salgo su per chiamarli. Se hanno sentito bene, sennò niente! Anche perché hanno sentito!” Non riuscì ad aprire bocca per contestare quello che avevo appena detto che arrivarono tutti e due. “Vedi?!” Dissi fiera andando a sedermi. La nonna intanto si sedette nel posto che prima era mio di diritto, scartandomi. Mi sedetti alla fine del tavolo, quasi all'angolo. "ci vuole un tavolo più grande! Io lo dico sempre!" esclamò mio fratello maggiore battendo il pugno sul tavolo. Andrea: il principe azzurro! Non aveva affatto pregiudizi, giusto, intelligente, simpatico, forse un po’ geloso, ma allo stesso tempo se avevo voglia di parlare, con lui potevo tranquillamente farlo, purché non si trattasse di “ragazzi”. Unica pecca, la puntualità e precisione. Ma a me poco importava questo. Ricordo di una volta che gli parlai di lesbiche, essendo io bisessuale e mio fratello non cambiò di una virgola, accetto tutto. E aggiunse anche: “dire -io sono lesbica-, per me è come dire -mi chiamo Andrea-.” Ma non gli dissi di esserlo, lo feci capire rimanendo sul vago. Mamma mise i piatti in tavola. 'Pasta con la salsa!' pensai disgustata. "Di secondo cosa c'è?" chiesi alla mamma. "Carne alla pizzaiola!" rispose soddisfatta. 'Peggio di peggio' pensai. La nonna incominciò la sua solita ramanzina. "Ai miei tempi …" che ignorai come sempre. "Papà, Salvatore vuole che lo controlli"Clarissa: mia sorella. Non la odiavo, ma la vedevo come classico esempio da non seguire. perfetta, vestita in modo perfetto, la figlia perfetta, la fidanzata perfetta, l’amica perfetta, quella che non sbaglia mai, quella che è sempre raffinatissima, quella che usa sempre un linguaggio perfetto, quella che in tutto quello che fa, riesce perché è perfetta e per nessun’altra ragione. Unica sua pecca? Il disordine. Salvatore: fidanzato di mia sorella che odiavo e tuttora odio. Colui che mi fa ripetizioni di matematica! 'Non vedo l'ora di sparire da qui' pensai. 'Beato Stefano che è andato via.' Stefano: fratello di mezzo partito per lavoro nel campo dell'informatica. Finito il pranzo tornai in camera, dove continuai a leggere l'interessantissimo libro del mio amato Paulo Coelho. Il cellulare vibrò. Sullo schermo comparve il nome “Shy”, in realtà era Noemi, la mia migliore amica. “Capiranno che sei tu prima o poi! Ahahah” Noemi fu la prima amica “trasgressiva” che ebbi. La chiamai Shy, perchè in inglese “Shy” significa “Timida” e Noemi lo era molto, al contrario di me. Shy era definita invece dagli altri “emo” per i suoi capelli neri, il suo amore per i Tokio Hotel, per il trucco nero pesante sui suoi occhi tipicamente orientali e per i suoi vestiti quasi sempre neri o scuri. “Naaah, la gente è stupida! E poi, ho scritto di essere di un altro posto e poi … posso sempre negare :P” risposi. Io e lei eravamo come il sole e la luna. Il mare e la montagnia. Il caos e la calma. Gli opposti che si attraggono insomma. “Usciamo?” Mandò un messaggio a Shy e Sweetly.
Sweetly era un’altra mia migliore amiche. L’avevo soprannominata così perché “sweetly” significa “dolcemente” e qualsiasi cosa facesse Miranda, la faceva dolcemente. La conobbi nell’estate ormai passata, ma sembrava come se ci conoscessimo da sempre. La capiva quasi quanto Shy che mi conosceva da sempre. Risposero entrambe con “Guarda fuori dalla finestra.”, mi staccai per un momento dai miei amati System of a down e mi accorsi del diluvio che c’era fuori. Rassegnata presi lo zaino per vedere i compiti sul diario. “Questo non lo faccio, questo neanche, questo è troppo lungo … perfetto!” Chiusi il diario e guardai fuori dalla finestra. Ero sempre stata affascinata dalla pioggia, amavo il rumore delle gocce d’acqua che cadeva forte sull’asfalto, amavo il profumo della pioggia, amavo quel silenzio, amavo vedere la città immobile, amavo quel fresco venticello che faceva sbattere l’acqua sul mio viso, amavo quel mistero che trovava nella città quando arrivava la pioggia. Di colpo un fulmine mi fece tornare alla realtà e mi accorsi così che la pioggia entrata nella mia stanza, stava quasi per allagarla. Chiusi la finestra, ma mi accorsi di una piccola macchiolina nera sotto il tettuccio della casa di fronte abbandonata. Curiosa, andai a vedere cosa fosse. Era un piccolo gattino nero, che continuava a miagolare e alla mia vista, cercando aiuto mi corse incontro. Lo presi e lo portai in casa, dopo avergli preparato una cesta con un maglione caldo e dopo avergli dato qualcosa da mangiare, iniziai a giocarci. "Cesare! Ti chiamerò Cesare!" affermai. Poi mi soffermai sui suoi occhi, erano arancioni. Dei piccolissimi occhietti arancioni. Come mio solito, iniziai a parlare col gatto. 'Del resto, lo faccio con tutti gli animali' pensai ridendo tra me e me. "Sai Cesare, mi dicono che quando sto al sole, gli occhi mi brillano e mi diventano arancioni! Come quelli di un gatto ... " dissi giocando ancora col gattino "e quando non sono al sole, sono solo semplici occhi castani" continuai. "Stessa cosa con i capelli ... castani quando non sono al sole, biondi quando sono al sole. Ecco perché il sole è una cosa così meravigliosa! Così piaciuta! Perché rende più bello ciò che illumina!" Esclamai annuendo. Ormai era ora di cena. La serata passò, guardando gli sviluppi del blog, giocherellando con Cesare e guardandomi un film. Stanca di non fare nulla di interessante andai a dormire, pronta per un nuovo giorno.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: The Shadow of the Sun