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Autore: Ortensia_    25/05/2012    1 recensioni
Dodici, e le lancette scorrono.
Qualcosa li ha condotti al numero 50 di Berkeley Square, e non vuole più lasciarli andare.
Vive nelle fondamenta, nel vuoto. Si nutre della paura e spezza quei sentimenti che riescono a toccarsi con dolcezza nella casa spettrale di Londra.
...
Cos'è? Chi è?
...
Genere: Dark, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate, Altri, Austria/Roderich Edelstein, Bielorussia/Natalia Arlovskaya, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Can you hear the World?'
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XVII - Mezzanotte



«Feliciano, andiamo da Arthur.»
L’italiano rivolse velocemente il proprio sguardo allo spagnolo, negando fermamente.
«Perché dovremmo? Mancano pochi minuti alla mezzanotte-!»
«Appunto …»
«Non … non potremmo andare da Prussia ed America, piuttosto?» chiese timidamente, ma Antonio aveva già aperto la porta e sembrava convinto della sua decisione.
«Hai paura di Arthur?» quasi lo schernì, con un lieve sbuffo.
Feliciano rimase in silenzio, e lo spagnolo continuò «di un povero inglese con lo zigomo così gonfio che ormai non riesce neppure più a chiudere gli occhi per dormire? Che ha la schiena ed un braccio quasi rotti?
Feliciano, fidati di me.
Por favor …»
Gli fece cenno di uscire con lui dalla stanza, ma l’italiano rimase immobile, deglutendo appena.
«N-non voglio uscire, morirà qualcun altro-!
Ne ucciderà un altro!»
Antonio rimase in silenzio, anche se lo avrebbe voluto incitare alla calma.
Lo afferrò per un braccio, trascinandolo fuori dalla stanza e guidandolo quasi a forza fino alla cucina.
Quando Arthur sentì il mugolio dell’italiano alle sue spalle, si voltò verso i due, rimanendo ad osservarli in silenzio.

«Lo sapevo-» il prussiano sibilò rabbioso, assottigliando il proprio sguardo senza scostarlo da quello dell’americano.
«Ah sì? Te l’ha detto il fantasma di Ivan?» l’americano ghignò divertito, osservando la smorfia del prussiano che a poco a poco si faceva sempre più rabbiosa e allo stesso tempo sconsolata, triste.
«Tu-!»
«Io.»
Premette il grilletto ridendo divertito, e il proiettile andò a conficcarsi velocemente nel petto del prussiano, facendogli perdere l’equilibrio.
In preda ad un singulto di dolore, Gilbert, cadde a terra, con la schiena contro al muro freddo, e subito, fece correre una mano al petto insanguinato, respirando a fatica.
«Bastardo! L-lo sapevo che eri tu-!»
«E allora perché diavolo ti sei alleato con me, idiota?
In verità non avevi capito proprio nulla, eh?
Dai, sentiamo: cosa ti ha fatto pensare fossi io il colpevole? Sono curioso di scoprirlo! Ahahah!» la sua risata squillante gli mise di nuovo i brividi, ed il dolore al petto si fece più forte.
«Prima di tutto …» il prussiano iniziò debolmente, tossendo all’improvviso e percependo il sangue caldo scivolargli via dalla bocca, impregnarsi sulle labbra.
«Mi vorrei focalizzare sulle lettere, ma non so bene come tu abbia fatto. P-presuppongo con l’aiuto di Tony, anche se può sembrare una cosa stupida …
O-ora voglio passare a ciò di cui sono sicuro.
Prima di tutto bisogna soffermarsi sulla prima vittima …
Hai tolto di mezzo tuo fratello, quello che, standoti sempre vicino, ti avrebbe ostacolato maggiormente. In più, quella notte, sei stato il primo ad arrivare s-sul posto, no?
Le prime persone che sono morte erano tutte sistemate al secondo piano, ad esclusione di Lovino e West, per quella storia idiota dei fratelli, che ti facesse da scusa per Canada.
Il secondo piano è stato anche quello che ha ospitato te.
Hai tolto di mezzo Roderich, poi Natalia, Francis ed Ivan e … e mi devo soffermare soprattutto sugli ultimi due, perché … perché sei proprio un idiota, America.
Il giorno in cui abbiamo trovato Natalia impiccata, ricordo che in bagno abbiamo trovato delle tracce di fard, come se qualcuno tentasse di nascondere qualcosa sul … sul proprio viso.
Chissà perché il giorno dopo, sulla guancia, avevi un cerotto. No-non era certo perché qualche fantasma ti aveva lanciato il comodino addosso, ma era stata Natalia che aveva tentato inutilmente di difendersi-
In quel caso avevi rubato ad Ivan la sciarpa. Sapevi che lui, effettivamente, aveva una pistola, e così hai cercato di orientare i nostri sospetti verso di lui … dopo l’omicidio di West, però, la pistola ed il silenziatore nelle sue tasche ce li hai messi tu, così come la chiave che stamattina ho trovato sotto al cuscino.
Invece, per Ivan … ho trovato dei fili trasparenti e del fil di ferro vicino alle stanze dove erano stati chiusi Antonio e Feliciano … avendo molto vicino Arthur, sei riuscito a rubargli le chiavi e fargli attribuire i sospetti maggiori, e proprio con un sistema di fili collegati al bango, stanza opposta alle altre due e dove eri stato “rinchiuso” tu, eri riuscito a chiudere le porte contemporaneamente.
Dopodiche avevi rinchiuso anche me ed Arthur.
Non so come tu abbia fatto ad aprirmi senza farti vedere, fatto sta che poi, di proposito, sei ricorso di nuovo al sistema del filo per aprire soltanto la porta di Antonio … e facendolo così girare per casa subito dopo l’assassinio di Ivan, hai fatto attribuire alcune colpe anche a lui.
E poi conoscevi già questo posto, visto che hai aperto così facilmente la vecchia serratura arugginita e hai trovato subito la luce, anche nel buio pesto …
In più ho sempre fatto caso che, per tutte le vittime morte per colpa di armi da taglio come tuo fratello, o Roderich … hai voluto partecipare alla loro macellazione.
Q-quasi come per evitare che Arthur trovasse qualcosa di interessante, j-ja?
Oh, Arthur.
A-Arthur è la parte più interessante.
Hai confermato tutti i miei sospetti, quando ieri mi hai chiesto di allearmi con te e, di conseguenza, contro Arthur. D-da quando dai ragione a Francia e dai sfiducia al tuo adorato inglese, eh? N-non sono un idiota, America.
Lui è la prova numero uno, perché non sei mai riuscito ad ucciderlo, pur condividendo la stanza con lui.
Molto probabilmente avresti fatto ancora fuori me, Feliciano ed Antonio, ma Arthur … i-il tuo Arthur no, tsk-!» ormai agonizzande, il prussiano, era riuscito con fatica a trarre le sue conclusioni.
«Bravo Prussia. In investigazione ti meriti un dieci.
E perché “probabilmente avresti”?
Tu morirai proprio adesso.»
Quel fastidioso sorriso vittorioso sulle labbra di America sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe visto?
Oh, davvero poco Magnifico!
L’americano premette ancora una volta il grilletto, ampliando il proprio ghigno.
Quando il colpo non partì, gli occhi di Alfred, si sgranarono increduli.
«C-cosa-?!»
Le labbra del prussiano si incrinarono in un lieve ghigno.
«Allora America, non dovevi uccidermi adesso?»
L’americano premette ancora una volta il grilletto, stringendo i denti rabbioso.
Era così concentrato su quell’arma che neppure si era reso conto che l’albino aveva appena estratto dalla tasca un proiettile e vi stava caricando la vecchia pistola presa in precedenza.

L’unico proiettile. Quello che Ivan aveva affidato proprio alle sue mani.

«Ohi?»
«Sta zitto Prussia! Devi morire! Manca solo qualche secondo alla mezzanott-»
Uno sparo improvviso arrestò le parole dell’americano, ed un proiettile gli forò la fronte, trapassandogli la testa.
Il sangue rosso schizzò sul viso del prussiano, che tossì ancora, fortemente indebolito dalla grave ferita sul petto, mentre il corpo dello statunitense cadeva a terra esanime.

«È adesso, mezzanotte.»




La porta fu spalancata all’improvviso, e la voce dello spagnolo lo scosse appena, nonostante il suo corpo debole gli permettesse di sentirla deformata, difficilmente distinguibile, dopotutto.
«Gilbert!»
Si sentì sollevare dall’amico.
Feliciano, ovviamente, stava piagnucolando, ed Inghilterra diede delle semplici direttive ai due «portatelo in cucina e legategli stretto il petto. Cercate di ridurre al minimo la perdita del sangue!»
Probabilmente ne stava perdendo davvero tanto, visto che ora, il respiro, era smorzato, e tutto sembrava divenire sempre più cupo, silenzioso e freddo, intorno a lui.




Adesso, nella stanza sotterranea, regnava il silenzio.
Arthur chinò appena il viso, lasciando che la voce tremante scappasse dalle labbra in un triste sospiro.
«E così … così mi hai sempre mentito, America.»

Lasciò solo un piccolo spazio per la lacrima calda che, velocemente, gli rigò la guancia ferita.
   
 
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