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Autore: SweetNemy    25/05/2012    2 recensioni
Sapete quando si dice che la vita riserva sempre delle sorprese? Beh, a volte esse sono davvero strane, così questa ragazza che odiava la sua vita monotona in un inutile quartiere della California, si ritrovò ad affrontare un viaggio tra lo spazio e il tempo su un isola che in realtà non esiste!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve ragazzi ed eccomi qui con il 7° capitolo.. questo è basato tutto su un contrasto e su una metafora a livello tecnico.. ma so che a voi non ve ne frega tanto dell'aspetto tecnico.. spero che vi piaccia.. e se lo vedete un po' depresso non temete alla fine si aggiusta :P
Capitolo 7.Contrasti

Stavano ancora lì.. seduti sul letto con le gambe incrociate e lo sguardo rivolto fuori la finestra a guardare il cielo limpido e luminoso. Il blu scuro e il giallo chiaro andavano bene d’accordo, il buio si univa con la luce, la notte con il giorno, la pace con la guerra, l’amore con l’odio, e forse, quello più importante, la paura con il coraggio.
La ragazza aveva sonno e mentre guardava la luna allontanarsi sempre più dalla loro finestra crollò lentamente sulle gambe del ragazzo dicendogli di voler dormire.
Così i due si riaddormentarono uno accanto all’altra, felici, ma questa volta più uniti. Il ragazzo teneva tra le braccia la ragazza e la stringeva delicatamente a lui.
Ora la luna scomparve nel mare, e al suo posto salì un sole freddo e timido, coperto da tante nuvole grigie, quasi nere, che sapevano di pioggia.
Poco dopo come predetto, iniziò a piovere. La pioggia era fredda e violenta e scorreva così forte che non lasciava neanche il tempo di respirare: era la pioggia che annunciava l’arrivo di Dicembre, mese altrettanto freddo e spietato, come la neve e il gelo che porta.
Divenne sempre più forte, fin quando si trasformò in grandine che rimbombava bruscamente dopo l’impatto con il suolo ormai fangoso.
Hermos sobbalzò all’udire di un violento tuono e lanciò un urlo, che fece svegliare spaventata la giovane Evelyn.
-Che è successo? Stai bene?
Il ragazzo sudava freddo e aveva il cuore a mille, non perché avesse paura della pioggia e dei fulmini, ma per ciò che aveva appena sognato, che unendosi al rumore assordante della pioggia creava un’atmosfera ancora più cupa.
-Sì sto bene. Niente, solo un brutto sogno.
-Sicuro? Non avrai mica paura dei fulmini?
-Figurati, ne ho visti talmente tanti, una volta mi ha persino colpito quasi uno di essi.
-Wow. Beh, cosa hai sognato?
Il ragazzo fece una strana espressione, poi girò il viso e abbassò lo sguardo.
-Niente di importante.
-Niente d’importante? – ripeté la ragazza, poi andò avanti – hai fatto un urlo spaventoso, eri tutto sudato e teso. Te lo ripeto, cos’hai sognato?
-Ho sognato Alexis alla fine dei suoi giorni, che si levava verso il cielo e diceva – fece una piccola pausa, poi continuò con le lacrime agli occhi. – “Fratellone, io non ti ho dato ascolto e ora me ne sono andato, raggiungerò mamma e papà nel cielo. Tu sei vivo, ci hai vendicato e ora le nostre anime vivono serene e vegliano su di te. Non fermarti, continua, vai avanti e non deludere te stesso e chi ti vuole bene. Sei un eroe, uno di quelli che esistono davvero.” –il ragazzo finì di riportare le parole del fratellino con ormai il viso ricoperto dalle lacrime, questa volta di dolore. Che scendevano più lente della pioggia, ma con lo stesso impeto.
-Una persona normale ora ti direbbe: “poverino, mi dispiace tanto eccetera.” Io ti dico che ha ragione, ha ragione e ha ragione! Tu sei davvero un eroe, e devi andarne fiero.
-Ah sì? E allora mi spieghi perché, se sono un eroe, non sono stato capace di proteggere mio fratello?
-Non è stata colpa tua. Sei un eroe perché in quel momento non ti sei abbattuto, ma l’hai vendicato.
-Forse hai ragione.. è solo che.. – disse il giovane ritornando in lacrime.
-È solo che?
-È solo che mi manca così tanto.
La ragazza si girò e portò la testa del ragazzo sulla sua spalla e lo abbracciò, lo strinse forte e gli diede conforto.
-È stupido piangere per le cose finite, bisogna sorridere perché quelle cose sono esistite, ma non ci riesco. Non riesco a sorridere se penso che mentre io sono qui con te, lui è lassù. Chissà cosa starà facendo ora. E se non esistesse un’altra vita? E se lui avesse finito lì?
-Basta! Per favore basta con queste sciocchezze!- disse la ragazza alzandosi e uscendo fuori sotto la pioggia.
Uscì e si riparò in una piccola cavità in un sasso; sapeva bene che gli alberi attiravano i fulmini e che bisognava ripararsi sotto un sasso.
Intanto il biondino stringeva forte i pugni cercando di reprimere le lacrime e ci riuscì; poi ricordò le parole del fratellino, doveva reagire, doveva andare avanti se non voleva deludere le persone a cui voleva bene.
“Evelyn verrò a cercarti e ti troverò”
Il ragazzo s’incamminò verso la direzione in cui era andata la ragazza e sotto quella forte pioggia cercava con gli occhi la ragazza, riparatasi chissà dove!
Cominciava a gridare il suo nome all’impazzata, senza mai fermarsi un istante, finché non vide da lontano una piccola ombra sotto un grande sasso. Il ragazzo sorrise e si avvicinò lentamente. Entrò sotto quella che sembrava una parte di una montagna e si sedette in ginocchio sull’entrata di quella pietra, abbracciò la ragazza da dietro e strinse le sue gambe attorno alle sue, appoggiando il suo mento sulla sua spalla e la sua guancia destra a contatto con la guancia sinistra della ragazza.
Le accarezzò il braccio, ma lei non fece una piega, allora le diede un dolce bacio sulla guancia, ma lei ugualmente non si mosse, poi il ragazzo si spostò di lì e la guardò in faccia. Le prese le mani e iniziò a parlare:
-Non so perché continui ad essere sempre ossessionato dal passato e dai ricordi, ormai sono solo fumo nella mia mente, immagini che non verranno mai cancellate, ma che mai più rivedrò con i miei occhi, me ne sono fatto una ragione. Sono molto dispiaciuto per tutte quelle domande che ti ho fatto, capisco che per te sentire quelle cose sia strano.
-Stai un attimo zitto?
-D’accordo..
-Sai perché ho detto di amarti?
-Ti prego, non dirmi che mentivi..
-Non mentivo. Ma sai perché? Sai perché io, mi sono innamorata di te?
-No. Per quale motivo?
-Perché chiunque altro non sarebbe venuto qui a cercarmi, a giustificarsi, a scusarsi. E poi anche perché sei strano, sì sei così strano che quando ti guardo, quando ti sogno, ti ascolto parlare, ti sto accanto o sento il tuo profumo mi rendo conto che niente assomiglia a tutto ciò, all’unicità, alla magnificenza di cui sei costituito. Oddio, ora anch’io inizio a parlare come una filosofa!
-Non ci crederai, ma sono innamorato di te per lo stesso motivo.
-Invece ci credo e devo dirti una cosa. Rilassati come quando mi hai abbracciato prima, come quando stanotte mi stringevi. Rilassati e lasciati andare.
Le mani di Evelyn e Hermos si incrociarono lentamente sotto l’attenta vigilanza dei loro occhi, in seguito i loro sguardi fecero la stessa fine. Le loro facce si avvicinavano lentamente, in modo molto lento, gli occhi verdi di Hermos con quella pioggia divennero grigi opachi e quelli di Evelyn color nocciola. Sta di certo che entrambi si chiusero lentamente, mentre i loro volti continuavano ad avvicinarsi. I loro respiri erano coordinati in modo perfetto, finché le loro labbra non si sfiorarono per qualche secondo, poi il ragazzo sciolse la presa e prese la testa della giovane ragazza tra le mani e continuò quel bacio appassionante con la pioggia che man mano scompariva e con i loro corpi che man mano si univano sempre di più.

Spero vi sia piaciuto.. Ciaooo! :D --Nemy
  
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