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Room 11 - Gold
La targhetta
color argento sulla porta riportava inciso il numero 11, intravedibile
tra la
fievole luce del corridoio.
Reita smise
di rigirarsi la chiave, oramai bollente, tra le mani e finalmente
aprì. A Kai
fuggì un lungo sospiro, mentre nella sua mente rimbombava a
non finire la
parola “calmati”, esattamente da quando quella
dannata, sopracitata, chiave
finì nelle mani del bassista. Fu lui che tastò il
muro, non appena aperta la
porta, fino a trovare l’interruttore di una luce calda e poco
potente.
Era oro.
L’intera stanza dava sui toni dell’oro, dalle tende
alle lampade, dai cuscini
al lungo tappeto ai piedi del letto; solo le lenzuola erano nere come
la pece.
<<
Beh
>> iniziò Akira, facendo destare il batterista
dai suoi pensieri <<
Mi ricordano il kimono di Aoi. Dici che è grave?
>>
Yutaka
seguì
la traiettoria del dito affusolato del biondo. Quando capì
che si stava
riferendo alle tende luccicanti scoppiò in una energica
risata. Era servito ad
alleggerire la tensione.
Ma il viso
del batterista si trovava ad essere ancora con una finta espressione
distesa,
tipica di chi cerca di mettercela tutta per non sembrare in imbarazzo
<<
Uhm, cosa posso fare per farti calmare? >> chiese con un
sorriso Reita,
nonostante già sapesse di non ottenere risposta
<< Ti andrebbe un
massaggio? >> cercò di buttarla lì,
quando notò l’olio per massaggi sul
comodino alla loro sinistra.
Kai
avvampò.
Non che l’altro non avesse mai visto la sua schiena nuda, ma
in quelle
circostanze cambiava tutto. Però non poté non
annuire, riflettendo sul fatto
che sarebbe stato un primo passo verso…
Già,
verso
cosa?
Forse,
semplicemente verso il puro atto sessuale, o, magari, verso
l’inizio di una
relazione. Però, non voleva pensarci ora, non poteva
pensarci, ora che il bassista si stava posizionando sul suo
bacino contratto.
Il liquido
oleoso scivolò sulla sua schiena calda e le mani di Akira
iniziarono a lavorare
su di essa.
Il
batterista si irrigidì ancora di più, per quanto
possibile.
Maledì
il suo
organismo per aver smaltito troppo in fretta l’alcool che
aveva in corpo.
E anche
Ruki, che era riuscito nel suo intento.
Reita
sentì
i muscoli di Kai distendersi piano, piano, e la cosa lo
incoraggiò a spingersi
oltre << Perché non ti giri, Yutaka? Vorresti
un bel massaggio da qualche
altra parte? >> sapeva di aver fatto avvampare
l’altro, sapeva che
avrebbe balbettato non poco per dargli una risposta <<
Fai il timido?
Eppure, prima, non mi sei sembrato così impacciato nel
chiedermi se avessi intenzione
di venire a letto con te… >>
Era
così,
già. Ma sarà stato l’effetto di tutti
quei drink.
Il moro si
voltò, finendo con l’incrociare lo sguardo deciso
di Akira, che, a cavalcioni
su di lui, si tolse la maglietta << Inizia a far caldo,
non ti pare?
>>
La visione
del petto nudo del bassista contribuì a far crescere la sua
voglia; i pantaloni
iniziavano a farsi stretti e, quasi come se avesse intuito i suoi
pensieri,
Reita glieli sfilò con foga, per poi lanciarli in un punto
non definito della
stanza.
Non
passò
molto che entrambi rimasero nudi e senza più dire una
parola. Akira iniziò a
tremare, in ansia per quello che sarebbe dovuto succedere nel giro di
poco e
per quello che sarebbe successo nel lungo termine con Kai
<< Rei, cosa
c’è? >> il batterista si chiese come
mai, tutto ad un tratto, l’altro si
bloccò. Non poté vedere la mano tremante di Reita
vicino alla sua testa e si
rincuorò quando gli rispose << Sto guardando
quanto sei perfetto
>>. Una mezza verità. Non era tempo per far
preoccupare Yutaka, non ora
che poteva essere tutto suo.
Non che ci
avesse mai pensato di rotolarsi con lui tra le lenzuola -era risaputo
quanto
preferisse gli amanti pestiferi e petulanti, non esattamente come Kai-,
però
dovette ammettere a se stesso, quella sera, che la cosa non poteva che
allietarlo. Dopotutto, il leader non era niente male e per una volta
poteva
benissimo fare uno strappo alla regola “non rischiare di far
soffrire chi è più
fragile di te”. E, poi, aveva notato le attenzioni che gli
prestava da diverso
tempo.
Senza
più
alcun indugio, iniziò a massaggiare con vigore il membro di
Yutaka, che subito
contorse il viso cercando di trattenere il più possibile il
piacere <<
Non c’è bisogno che ti trattieni, ti sto guardando
solo io >>
<<
A-appunto… ecco… >> una fatica
immane da parte di Kai per qualche parola
<< tu mi imbarazzi con quel tuo sguardo…
>>
<<
Ah,
sì? >> Reita continuò in quello che
stava facendo, posò un bacio sulla
fronte all’altro << Ma è quello che
vuoi, questo, giusto? Dopotutto, non
posso non guardarti mentre… >> un bacio
più giù, sulle labbra, un dito si
fa spazio nel corpo e il dolore sul viso di Yutaka.
Chiuse gli
occhi, Kai, non volle vedere quelli dell’altro che lo stavano
scrutando mentre,
così indifeso e debole, si abbandonava nelle sue mani.
Sentì un vuoto dentro di
sé e, in quel breve attimo, prese coraggio e
riaprì gli occhi, guardò alla sua
sinistra, verso il muro, in attesa che avvenisse ciò a cui
tutti e due
bramavano.
<<
Non
posso non guardarti, Kai… >>
continuò Reita, mentre piano entrava in lui
<< Non possiamo non guardarci mentre facciamo…
>> lasciò la frase
sospesa a metà. Si bloccò, non appena
entrò completamente in Kai.
Questo,
finalmente, lo guardò << Facciamo…
Che cosa? >>
Il bassista
posò il viso nell’incavo della spalla di Yutaka
<< Non lo so… Forse sarà
l’alcool che ho in circolo >> iniziò
a spingersi dentro al batterista,
non riuscendo più a trattenersi << ma a me
questo non sembra sesso
>>
I muscoli di
Kai si rilassarono del tutto, il viso iniziò ad assumere
un’espressione di
piacere, sicuramente anche grazie alle parole del suo
bassista << Rei, baciami >> fu
quasi un ordine, che
Akira non si fece ripetere due volte.
Le loro
lingue danzavano insieme, a ritmo con i loro corpi sudati e parecchio
eccitati.
Le gambe di Kai si strinsero forte intorno al corpo
dell’altro, poco prima del
giungere dell’orgasmo.
Vennero
insieme, dopo una spinta decisa di Reita che pronunciò il
nome dell’altro
guardandolo dritto negli occhi.
Qualche
breve attimo, e Akira si scostò dal batterista, i capelli
appiccicati alla
fronte grondante di sudore, aspettò che il suo respiro
tornasse più o meno
regolare e sorrise a Kai << Fai la doccia con me?
>> gli carezzò
una guancia e la fossetta che apparve su di essa quando sorrise a sua
volta.
<<
E
adesso, Aki? >> sospirò Yutaka, mettendosi a
sedere sul letto.
<<
Adesso facciamo la doccia, poi vedremo quello che succederà
>> si mise a
sedere a sua volta, Reita, mise una mano tra i capelli del moro e lo
avvicinò a
sé.
Non gli
andava di parlare di un futuro, di ciò a cui che quella sera
avrebbe potuto
portare, semplicemente perché non poteva saperlo. Non si
trattava di una
situazione facile da gestire, non lo è mai quando due
colleghi si avvicinano
l’un l’altro in questo modo, non sapeva se sarebbe
stato possibile avere una
relazione con Yutaka. Solo, bisognava stare a guardare.
Kai si
accoccolò di più tra le braccia di Akira, godendo
del tepore e dell’odore
inconfondibile del suo corpo << Era tanto che desideravo
di stare così
con te. Devo molto a Takanori >>
Reita
sussultò leggermente << Quel ragazzo
è davvero strano. Ha dato più
importanza ai tuoi sentimenti che ai suoi… Se ne sarebbe
potuto fregare
altamente, e invece… >>
Il
batterista lo guardò sorpreso << Beh, che
c’è, Kai? Lo so che gli
piaccio, è così evidente anche per un idiota come
me >> si alzò dal
letto, facendo cenno all’altro di seguirlo in bagno
<< Vedremo come
evolverà anche questa questione del nanetto pestifero
>>
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Note
dell’autrice:
sì lo so:
è
troppo breve per il tempo che ci ho impiegato. Al solito.
Però, spero
sia stato di vostro gradimento lo stesso *e che il prossimo e
ultimo chap le esca meglio*
Grazie a chi segue e
ha recensito la storia. Scusate se non mi dilungo troppo
*menomale!*, ma è un momento un po’
così.
^^Nami loves u^^