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Autore: raimbowcomet    26/05/2012    10 recensioni
"Si chiuse in un mutismo ostentato, cercando di capire come fosse realmente il ragazzo sedutole accanto. Le faceva scoppiare il cervello, ogni volta che pensava di averlo compreso ecco che spuntava fuori un nuovo indizio e mandava in fumo la precedente ipotesi.
Bello e dannato? Un po'.
Cinico e menefreghista? Leggermente.
Dolce e sensibile? Affatto.
Oppure si?
Alessandro le si avvicinò e le sussurrò all'orecchio una frase che non si sarebbe mai dimenticata:
-Dovresti imparare a conoscere prima di giudicare sai Lavinia? E' sintomo di stoltezza non dare possibilità alle persone di rivelare la loro vera natura. Per iniziare potresti conoscere me, naturally if you want, baby."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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If you want - 2

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Come sempre ringrazio Fiorels per lo splendido banner e tutta la sua pazienza con cui
asseconda ogni volta le mie pazze richieste senza mandarmi a quel paese.



2 mesi dopo...


Sistemò il fiocco delle sue converse nere e si alzò in piedi: non stonavano così tanto sotto quell'orrenda divisa, che poi alla fine non era neanche brutta: faceva così tanto Gossip Girl.
D'altronde era stata lei a decidere: scuola privata.
Non ci pensava neanche ad andare in una pubblica dove tutti erano socievoli e normali, nelle scuole private erano tutti snob, nessuno avrebbe tentato di attaccare bottone e sarebbe passata inosservata.
Era un piano perfetto.
Era stata costretta a trasferirsi da Genova a Pisa, almeno quello lo aveva scelto lei. Si sedette davanti allo specchio a ginocchia incrociate, osservandosi le gambe diventate un po più magre dall'ultima volta che le aveva osservate bene.
Il giorno precedente aveva fatto un discorso con il suo Io interiore: si era detta che doveva ricominciare da capo, per lei e per la sua famiglia. Era davvero disposta a farlo, a provarci.
Voleva farlo.
Insomma, stavano già facendo il possibile per sconfiggere quella “fastidiosa” situazione, doveva applicarsi anche lei; per un secondo pensò alle sue amiche da una vita, a quelle che aveva lasciato a Genova e una lacrima solitaria scese prima che se potesse accorgere. Si sbrigò ad asciugarla per non rovinare la cipria applicata e sospirò: non era il momento per rivangare il passato, il destino aveva voluto quello, e lei doveva affrontarlo a testa alta.
Si ravvivò i capelli biondi.
Si, ce la poteva fare.

***

Si torse le mani sudate e si portò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
-Vuoi che ti accompagni?
-No.
-Sicura?
-Si.
-Perchè se vuoi....
-Mamma ti prego.
-Scusa è che mi sembri agitata.
-Come sei perspicace.
-Che figlia acidella che mi ritrovo.
-Oh, sta zitta.- stiracchiò le gambe e tamburellò le unghie sul cruscotto.
Un volta.
Due volte.
Tre volte.
-Okay io vado- si decisse afferrando lo zaino- ci vediamo all'uscita.
-Va bene- Cristina sorrise alla figlia e le accarezzò i capelli- sono sicura che andrà bene vedrai.
-Se lo dici tu.- non era affatto convinta ma doveva pur aggrapparsi a qualcosa.
Aprì lo sportello dell'auto e scese sistemandosi  la divisa.
-Sei molto bella.
-Non è vero- uno sguardo esasperato la indispettì e chiuse la portiera salutando con la mano.
Si voltò verso l'imponente edificio e si avviò al suo interno, cercando di non fare caso alle occhiate che le rivolgevano gli studenti. Essendo una scuola privata si conoscevano tutti, dato lo scarso numero di alunni, e avevano notato un viso nuovo. Sarebbe stata al centro dell'attenzione? Oppure non l'avrebbero considerata?
Non le restava che scoprirlo.

***

Bhè il bilancio del primo giorno al liceo privato 'Leonardo da Vinci' di Pisa non era proprio come si era aspettata: aveva conosciuto diverse persone ed i professori erano stati gentili con la nuova alunna, ma grazie al cielo nessuno aveva avuto la smania di diventare la sua vicina di banco; questo lo aveva pensato fino alla terza ora quando, cambiando aula, si era imbattuta in Noemi, una ragazza tutta pepe che appena presentata si era accomodata sul banco accanto al suo e aveva iniziato a parlare di una fantomatica festa che si sarebbe tenuta da lì a due settimane.
Stesso fatto accadde a pranzo: si era silenziosamente seduta ad un tavolo in solitario, aveva preso a smangiucchiare svogliatamente una mela ed era sobbalzata quando quella stramba ragazza le si era seduta accanto attaccando bottone divorando un trancio di pizza e sporcandosi poi come una bambina.
Aveva riso quando le aveva indicato dove si era sporcata, era troppo buffa!
Non rideva da mesi, bhè da quando...da quando aveva saputo...
-Lavinia! Oh mamma più dico il tuo nome più mi sembra stupendo! Cosa ha spinto tua madre a chiamarti in questo modo?- Noemi interruppe il filo dei pensieri e appoggiò i gomiti sul tavolo in attesa del nuovo professore.
-Si chiamava così anche mia nonna, sai stesso colore dei capelli, stessa sfumatura d'azzurro degli occhi...mi hanno dato il suo nome- disse ovvia.
-Bello- commentò lei mentre annuiva pensierosa- io invece mi chiamo Noemi perché nel sesto mese di gravidanza mia madre entrò in una libreria e afferrando un dizionario dei nomi quello si spalancò sul mio attuale nome.
-Wow- commentò poco interessata volgendo lo sguardo verso la cattedra, dove si era accomodato il professore e aveva appena iniziato  la lezione.
-Hai fratelli o sorelle?
-Figlia unica.
-Fortunata! Io invece ho un fratellino più piccolo, una bestia! Non ti dico come mi riduce quando giochiamo insieme, mi picchia sempre!
-Deve essere bello. Avere un fratello cioè, non il fatto che ti picchi quando giocate.- spiegò la bionda ad una sua occhiata stupita.
-Il ragazzo? Niente?- una scintilla di malizia illuminò i suoi occhi, mentre aspettava una risposta che probabilmente non sarebbe mai arrivata. L'amore... come no.
Molte volte pensava di essersi innamorata, poi ripensandoci lucidamente aveva capito che erano state soltanto semplici cotte adolescenziali. Una simpatia particolare, ecco. Molti dicevano che era bella ma alla fine pretendevano soltanto una sola cosa: che aprisse le gambe ovvio, e puntualmente lei rifiutava.
Non era una suora dato che non era vergine, ma non era neanche una ragazza facile.
-Niente.- si chiuse nel suo mutismo calandosi i capelli davanti al viso.
Per oggi basta socializzazione.


-Come mai ti sei trasferita a Pisa?- chiese sottovoce Noemi cauta.
Era passata una settimana dall'inizio della sua “nuova vita” e ogni singolo giorno la ragazza veniva torturata attraverso interrogatori continui dalla sua nuova conoscente. Per di più quel giorno aveva anche il mal di testa a farle compagnia mentre rispondeva solamente alle domande che reputava consone, non voleva aprirsi troppo per poi rimanere scottata.
Lavinia si irrigidì immediatamente e si mosse irrequieta sulla sedia.
Cosa poteva risponderle?
L'unica opzione era fare finta di non aver sentito e prestare attenzione alle parole dell'uomo dai capelli bianchi davanti a lei. Sarebbe mai riuscita a dire a qualcuno la verità? Sarebbe riuscita a superare quella fase?
Decine di domande le vorticavano nella testa...ma non erano quelle giuste a suo giudizio: avrebbe mai trovato qualcuno degno di queste confidenze?
Ecco. Questa era la vera questione. Il nocciolo, il succo.
No.
Nessuno mai sarebbe riuscito a non guardarla con compassione.
Perché non era compassione che lei cercava! Ogni singola volta che si recava a fare una visita, ogni singola persona che veniva a conoscenza del suo...stato, la guardava con sguardo dispiaciuto. Non sapevano fare nient'altro?
Respirò a fondo e si massaggiò le tempie con una mano: mal di testa in aumento, perfetto, pensò ironica.
-Scusi- disse con voce sottile alzando leggermente il braccio- posso uscire un minuto? Non mi sento molto bene...
Complice il pallore del suo volto e le occhiaie che contornavano i suoi occhi, il professore non obiettò.

****

Se ne stava annoiato con la testa sul banco, sonnecchiava con le voci della classe in sottofondo. Improvvisamente un colpo secco lo fece sobbalzare: la professoressa di latino aveva sbattuto il libro sul suo banco.
-Allora Catini, cosa ne dice? Ci facciamo un bel giretto per far passare il sonno?- quell'odiosa arpia sorrise maligna, ce l'aveva proprio con lui!
-Si magari mi prendo anche un caffè- sorrise stiracchiandosi sulla sedia. La vecchiaccia storse le labbra ben sapendo che non poteva fare nulla: il padre di quell'odioso ragazzo era uno dei donatori di fondi più influente, lo sapevano tutti, compreso lui che se ne approfittava largamente.
Si alzò con fare annoiato e uscendo dal V° D, si diresse verso la macchinetta, forse un bel caffè era davvero l'unica opzione possibile per sopportare altre due ore di lezione: odiava fare pranzo in quella fottutissima scuola privata.
Mise le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa e svogliato svoltò l'angolo: la scena che gli si parò davanti lo spiazzò: una ragazza appoggiata alla macchinetta singhiozzava senza remore, il corpo scosso dagli spasmi.
Che stesse male?
Si avvicinò aumentando il passo, finendo con il fare una corsetta per poi abbassarsi verso la biondina in questione.
-Ehi- le scosse leggermente la spalla e quella alzò il viso: l'aveva già vista!
Si, ma dove? Ripercorse brevemente con la mente tutte le biondine che aveva visto ma quegli occhi così chiari non rientravano nelle sue conoscenze.
La ragazza non sembrò neanche notarlo, chiuse gli occhi e svenne.


Poco prima...

Lavinia si alzò uscendo dal V° E, si diresse alla macchinetta del caffè alla fine del corridoio. Respirava male. Brutto segno, non andava bene. Doveva calmarsi. Selezionò un tè caldo e aspettò che l'erogatore completasse il suo lavoro; una volta afferrato il bicchierino, girò la bevanda con il bastoncino apposito e restò a fissare il liquido bollente con sguardo perso e il respiro corto.
Voleva tornare a Genova.
Voleva tornare a casa.
Lo voleva con tutte le sue forze.
Sentì gli occhi farsi umidi e pizzicarle nel classico modo che preannunciava una crisi di pianto. Non doveva lasciare che le lacrime vincessero ancora.
Avevano vinto troppe volte in quegli ultimi mesi, non voleva diventare una debole.
Non sarebbe servito a nulla piangere, non avrebbe risolto di certo le cose. Non sarebbe potuta tornare a casa, e non avrebbe potuto rivedere le sue amiche d'infanzia, non dopo che le aveva allontanate senza motivo. Eppure...
Il mal di testa aumentò improvvisamente a dismisura, solo al pensiero delle sue amiche che la riaccoglievano con un abbraccio. Prese a singhiozzare convulsamente mentre i volti si facevano strada nella sua mente.
Laura, Caterina, Marta...
Calde lacrime scesero dai suoi occhi occhi azzurri appannandoli, istintivamente
li stropicciò con una mano e furiosa sbatté il bicchierino dentro il cestino, facendo schizzare il tè sulle sue gambe nude. Il calore sembrò riportarla per un attimo alla realtà e si accasciò vicino alla macchinetta portandosi le ginocchia al petto.
Perchè era toccato a lei? Di solito quando si pensa ad una disgrazia, è sottointeso che non capiti ad una persona vicina o ad un conoscente, figuriamoci a se stessi.
Era una punizione, questo pensava da quando l'aveva scoperto.
Dio la stava punendo per qualcosa che aveva combinato, ma non sapeva cosa.
Si poteva davvero punire una ragazza in questo modo? Con la malattia?
Dannazione era stufa. Non le restava altro da fare se non piangere.
Anche se questo avrebbe significato essere una debole, non le importava.
Piangeva...
Piangeva perché voleva le sue vecchie amiche, la sua vecchia vita.
Piangeva perché sapeva che mai nessuno avrebbe capito la sua malattia.
Piangeva perché sapeva che i suoi genitori in fondo si vergognavano di avere una figlia in quello stato anche se non lo avevano mai detto apertamente.
Piangeva perchè era stufa, e non lo aveva meritato.
Piangeva perché sapeva che non aveva nessuno scampo.
Nessuna via d'uscita.

 
      





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Allora, ci tengo a precisare che Lavinia ha avuto soltanto una piccola crisi di nervi, con un conseguente... problema. Molte mi hanno chiesto cosa abbia, bhè lo scoprirete a tempo debito, vi rassicuro soltanto sul fatto che non e' cancro, relax ragazze! Vi ringrazio moltissimo per l'entusiasmo con cui avete accolto questa storia, tutte le visite e le recensioni e le seguite/preferite/ricordate. Seriamente non pensavo!
Siete state molto carine a rassicurarmi, aw!
Vediamo un nuovo personaggio: Noemi. Sarà fondamentale per l'evoluzione della storia ovviamente :)
Lavinia nonostante sembri di ghiaccio inizia ad aprirsi, piano, molto molto piano, ma ci prova.
Ed è questo l'importante. Senza forza di volontà non ce la farà mai.
Il prossimo capitolo penso fra una settimana e mezza, la scuola mi tiene molto impegnata.
Approfitto per avvisarvi che ho postato una piccola oneshot robsten, sono una sua grandissima fan e lo sclero di questi giorni di Cannes ha tirato fuori questa cosetta leggermente (?) demenziale. Qui il link "YES WE CANNES!"
Se volete contattarmi mi trovate qui:

Il contatto su facebook: Athena Efp
Il gruppo su facebook: My Crazy Stories.
Sarò felicissima di rispondere alle vostre domande!
O semplicemente per spettegolare un pochino ;)
A presto, Athena xx
   
 
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