GLI
ANGELI NON ESISTONO
Angela stava sempre peggio
così, al culmine dell’interrogazione chiese alla professoressa di andare al
bagno,
ma questa, che amava i suoi alunni e capiva al volo i
loro sentimenti, domandò con apparente calma: -Che
succede Angela?-.
Lei con l’ultimo po’ di fiato che aveva in corpo mormorò: -Mi manca
l’aria…- e si fiondò in men che non si dica alla finestra in corridoio dove
a fatica riprese aria.
Ma non stava ancora bene: sentiva come se
le pareti si stessero avvicinando e la stringessero in una morsa
fatale. -Angela, tesoro, che ne dici di chiamare a casa e far venire
qualcuno a prenderti? Sai non hai una bella cera…-, disse la professoressa
preoccupata, ma Angela prontamente rispose -Non si preoccupi mi è già passato -.
Ma esattamente in quel momento iniziò a
tossire e le mani morbide dalle dita lunghe e affusolate
si sporcarono di sangue: a quella vista la poveretta iniziò a piangere lacrime
scarlatte che fecero breccia nell’espressione impassibile della signora
Girondi che gridò alla bidella di chiamare il 118. I compagni di Angela al
sentire quel grido preoccupato sgusciarono fuori dalla classe incuriositi ma davanti alla
loro compagna riversa a terra in una pozza di sangue
la loro curiosità si tramutò all’istante in puro terrore e come biasimarli! Chi
non
avrebbe avuto stizza nel vedere una propria compagna di classe con i vestiti sporchi di sangue
e i capelli appiccicati al volto ormai privo di ogni lineamento sereno e dolce
che
lei aveva
solitamente?
A quel punto Angela parve riprendere vita:
con
uno scatto repentino si mise a sedere e si alzò in piedi dirigendosi
verso la terza finestra della classe e osservare le montagne ricoperte di betulle, faggi e
frassini ormai quasi totalmente spogli. Poi all’improvviso spiccò un balzo e si
buttò dalla finestra spalancata…
La sua classe era al terzo piano della
scuola e probabilmente sarebbe morta dopo quel volo. La sua migliore amica
Fatima si fiondò alla finestra urlando e vide la sua cara Angela cadere nel
vuoto. Le sembrò che il tempo scorresse più lento e la
ragazza vide la sua amica atterrare sull’erbetta morbida del
giardino della scuola con un tonfo sordo.
Si precipitò giù per le scale e appena
arrivò nel giardino vide la sua amica che la fissava, viva.
Andò di corsa verso di lei per abbracciarla ma si bloccò a metà strada: quella
non era più la sua amica Angela: ora al posto de suo bellissimo
caschetto di capelli color melassa c’era una
lunga treccia nera e i suoi occhi non erano più di quel
verde stupendo e profondo che aveva fatto innamorare tanti ragazzi, ora erano
scarlatti, demoniaci. Le uniche cose che ancora erano rimaste uguali nella
ragazza erano i suoi lineamenti dolci.
In quel momento Angela sorrise a Fatima e
lei con orrore si accorse che ora aveva i canini superiori lunghi almeno
due centimetri. -No, non può essere… i vampiri non esistono… non
è vero è solo un incubo- balbettò la ragazza confusa.
Angela continuava a sorridere maligna.
In quel momento la ragazza si piegò in due
dal dolore e cadde in ginocchio, urlando: un urlo disumano, lacerante, impossibile
da dimenticare. Fatima era terrorizzata e in quel
momento arrivarono tutti gli studenti e i professori dell’istituto, così
poterono vedere la metamorfosi della ragazza. Tra tutta quella gente non
sarebbe rimasto nessuno per testimoniare quelle scene apocalittiche:
il cielo si oscurò, coperto da nubi rosso sangue, e dalla schiena della ragazza
si levarono due gigantesche ali piumate corvine e si levò un vento secco, afoso quasi soffocante.
Ora Angela era in piedi fiera, con quelle maestose ali che si innalzavano sopra
la sua testa e con un’espressione di puro odio verso tutti i presenti.
Fatima non credeva ai suoi occhi: non poteva aver perso la
sua amica del cuore, lei non poteva essere quel mostro che le si presentava
davanti. Le unghie ben curate e smaltate di rosso di Angela si allungarono e
divennero nere ed affilate come lame di coltelli.
Si fiondò sulla folla e iniziò a sferzare unghiate
alla cieca uccidendo qualunque essere umano gli capitava a tiro.
Fatima venne colpita per prima da uno di quegli artigli e l’ultima cosa che
riuscì a pensare fu che aveva già perdonato la sua amica.
La folla cercò di scappare ma Angela era
più veloce e sferzava coltellate fatali, così riuscì a uccidere tutte le
persone presenti dentro e fuori dall’istituto.
La sua carneficina si estese a tutto il
paese: entrava nelle case rompendo le finestre e uccideva qualunque
forma di vita trovava, piombava dal cielo sulle auto e massacrava chiunque si
trovava nell’abitacolo. Quando tutti gli abitanti di quel paesino di montagna
morirono, Angela si spostò nei paesi vicini continuando lo sterminio sempre con
lo stesso odio, la stessa velocità, precisione e
determinazione con cui era iniziato.
Non aveva bisogno di fermarsi
per mangiare, bere, dormire o fare altro perché non era più un essere umano.
Appariva sempre più forte ogni volta che uccideva un’altra persona, non aveva
pietà per nessuno: uccideva uomini, donne, bambini e anche
neonati. Le ali le facilitano gli spostamenti. E’ talmente veloce che quando
trafiggeva qualcuno, il malcapitato non aveva nemmeno il tempo di ribellarsi,
di vedere e di capire che la sua ora era giunta.
Presto arriverà anche a casa tua e ti
troverà, non tentare di nasconderti non servirà a niente. Ormai l’umanità è condannata… Finché non
avrà completato la sua missione non si fermerà. Non pregate Dio, perché non vi
può aiutare. Nessuno si salverà dalla furia di Angela.
Gli angeli non esistono, ma i demoni sì e nessun posto è sicuro quando ci sono di mezzo loro.
SPAZIO AUTRICE
Questa storia è penosa, punto.
Però se hai letto fino a qui puoi recensiere?
Baci, Millo