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Autore: Weird Rock    26/05/2012    4 recensioni
Il finale della storia è un po' inquietante :D
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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angel

GLI ANGELI NON ESISTONO

Era un sabato mattina di novembre e nella sua classe Angela si sentiva a disagio. La professoressa stava interrogando i suoi compagni Daniele, Michele e Susanna. Sembrava una mattina di un sabato qualunque: tranquilla, limpida e anche un po’ noiosa; nessuno avrebbe previsto la tragedia imminente…

Angela stava sempre peggio così, al culmine dell’interrogazione chiese alla professoressa di andare al bagno, ma questa, che amava i suoi alunni e capiva al volo i loro sentimenti, domandò con apparente calma: -Che succede Angela?-. Lei con l’ultimo po’ di fiato che aveva in corpo mormorò: -Mi manca l’aria…- e si fiondò in men che non si dica alla finestra in corridoio dove a fatica riprese aria.

Ma non stava ancora bene: sentiva come se le pareti si stessero avvicinando e la stringessero in una morsa fatale. -Angela, tesoro, che ne dici di chiamare a casa e far venire qualcuno a prenderti? Sai non hai una bella cera-, disse la professoressa preoccupata, ma Angela prontamente rispose -Non si preoccupi mi è già passato -.

Ma esattamente in quel momento iniziò a tossire e le mani morbide dalle dita lunghe e affusolate si sporcarono di sangue: a quella vista la poveretta iniziò a piangere lacrime scarlatte che fecero breccia nell’espressione impassibile della signora Girondi che gridò alla bidella di chiamare il 118. I compagni di Angela al sentire quel grido preoccupato sgusciarono fuori dalla classe incuriositi ma davanti alla loro compagna riversa a terra in una pozza di sangue la loro curiosità si tramutò all’istante in puro terrore e come biasimarli! Chi non avrebbe avuto stizza nel vedere una propria compagna di classe con i vestiti sporchi di sangue e i capelli appiccicati al volto ormai privo di ogni lineamento sereno e dolce che lei aveva solitamente?

A quel punto Angela parve riprendere vita: con uno scatto repentino si mise a sedere e si alzò in piedi dirigendosi verso la terza finestra della classe e osservare le montagne ricoperte di betulle, faggi e frassini ormai quasi totalmente spogli. Poi all’improvviso spiccò un balzo e si buttò dalla finestra spalancata…

La sua classe era al terzo piano della scuola e probabilmente sarebbe morta dopo quel volo. La sua migliore amica Fatima si fiondò alla finestra urlando e vide la sua cara Angela cadere nel vuoto. Le sembrò che il tempo scorresse più lento e la ragazza vide la sua amica atterrare sull’erbetta morbida del giardino della scuola con un tonfo sordo.

Si precipitò giù per le scale e appena arrivò nel giardino vide la sua amica che la fissava, viva. Andò di corsa verso di lei per abbracciarla ma si bloccò a metà strada: quella non era più la sua amica Angela: ora al posto de suo bellissimo caschetto di capelli color melassa c’era una lunga treccia nera e i suoi occhi non erano più di quel verde stupendo e profondo che aveva fatto innamorare tanti ragazzi, ora erano scarlatti, demoniaci. Le uniche cose che ancora erano rimaste uguali nella ragazza erano i suoi lineamenti dolci.

In quel momento Angela sorrise a Fatima e lei con orrore si accorse che ora aveva i canini superiori lunghi almeno due centimetri. -No, non può essere… i vampiri non esistono… non è vero è solo un incubo- balbettò la ragazza confusa. Angela continuava a sorridere maligna.

In quel momento la ragazza si piegò in due dal dolore e cadde in ginocchio, urlando: un urlo disumano, lacerante, impossibile da dimenticare. Fatima era terrorizzata e in quel momento arrivarono tutti gli studenti e i professori dell’istituto, così poterono vedere la metamorfosi della ragazza. Tra tutta quella gente non sarebbe rimasto nessuno per testimoniare quelle scene apocalittiche: il cielo si oscurò, coperto da nubi rosso sangue, e dalla schiena della ragazza si levarono due gigantesche ali piumate corvine e si levò un vento secco, afoso quasi soffocante. Ora Angela era in piedi fiera, con quelle maestose ali che si innalzavano sopra la sua testa e con un’espressione di puro odio verso tutti i presenti. Fatima non credeva ai suoi occhi: non poteva aver perso la sua amica del cuore, lei non poteva essere quel mostro che le si presentava davanti. Le unghie ben curate e smaltate di rosso di Angela si allungarono e divennero nere ed affilate come lame di coltelli.

Si fiondò sulla folla e iniziò a sferzare unghiate alla cieca uccidendo qualunque essere umano gli capitava a tiro. Fatima venne colpita per prima da uno di quegli artigli e l’ultima cosa che riuscì a pensare fu che aveva già perdonato la sua amica.

La folla cercò di scappare ma Angela era più veloce e sferzava coltellate fatali, così riuscì a uccidere tutte le persone presenti dentro e fuori dall’istituto.

La sua carneficina si estese a tutto il paese: entrava nelle case rompendo le finestre e uccideva qualunque forma di vita trovava, piombava dal cielo sulle auto e massacrava chiunque si trovava nell’abitacolo. Quando tutti gli abitanti di quel paesino di montagna morirono, Angela si spostò nei paesi vicini continuando lo sterminio sempre con lo stesso odio, la stessa velocità, precisione e determinazione con cui era iniziato.

Non aveva bisogno di fermarsi per mangiare, bere, dormire o fare altro perché non era più un essere umano. Appariva sempre più forte ogni volta che uccideva un’altra persona, non aveva pietà per nessuno: uccideva uomini, donne, bambini e anche neonati. Le ali le facilitano gli spostamenti. E’ talmente veloce che quando trafiggeva qualcuno, il malcapitato non aveva nemmeno il tempo di ribellarsi, di vedere e di capire che la sua ora era giunta.

Presto arriverà anche a casa tua e ti troverà, non tentare di nasconderti non servirà a niente. Ormai l’umanità è condannata… Finché non avrà completato la sua missione non si fermerà. Non pregate Dio, perché non vi può aiutare. Nessuno si salverà dalla furia di Angela.

Gli angeli non esistono, ma i demoni sì e nessun posto è sicuro quando ci sono di mezzo loro. 

SPAZIO AUTRICE 

Questa storia è penosa, punto. 

Però se hai letto fino a qui puoi recensiere?
Baci, Millo

   
 
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