Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: jennybrava    26/05/2012    16 recensioni
Per contrastare il bullismo e l'avvento indisciplinato dei giovani della società, il governo giapponese istituisce una legge denominata "Battle Royale": quattro classi del terzo anno di quattro differenti istituti superiori di Tokyo si sfideranno in un combattimento sanguinario all'ultimo minuto, lungo quattordici giorni.
Al termine di esso dovrà rimanere un solo superstite.
Avrai il coraggio di puntare il fucile contro il tuo migliore amico?
Dal Quinto Capitolo, "Please, Hitori Ni Shinaide":
"«Mi dispiace» Ha gli occhi azzurri. Di un azzurro talmente intenso da farle tremare le ginocchia, e d'improvviso ciò che manca al suo puzzle di ricordi del giorno prima torna come se niente fosse mai successo. La memoria di quel ragazzo dagli occhi azzurri.
«Mi dispiace da morire»

Uccidi o sarai ucciso.
{SasuSaku} {NaruHina}
Accenni ShikaIno, NejiTen, SuiKa e GaaMatsu.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap.6
Battle Royale
Day#3: Shitte Imasu Everything.








Sola.
Sakura non credeva di poter mai riuscire ad odiare così tanto il senso di solitudine che la pervade in quel momento, osservando il vuoto che la circonda. Un tempo avrebbe dato oro per rimanere sola, anche solo per un istante, per fare in modo che i suoi genitori la smettessero di assillarla sulla scuola, che le sue amiche la piantassero di tartassarla con le chiamate, o che i ragazzi si decidessero ad interrompere le loro continue richieste di appuntamenti.
C'era stato un tempo in cui avrebbe fatto di tutto per un'ora sola, da trascorrere in camera propria. In silenzio. A pensare a quello che la sua vita era. Perfetta?
Forse.
E ora, osservando quella pistola e i proiettili accanto al suo borsone, l'unica cosa che riesce a fare è calciarli con tutta la forza che ha in corpo, lontano dalla sua vista. E dal senso di delusione e solitudine che le opprime il petto.
Lui se ne è andato, non ha pensato due volte a lasciarla sola.
E lei non gli ha nemmeno chiesto il nome.



***



Diverse ore dopo l'annuncio delle sei del mattino, Sakura smette di piangersi addosso e di nascondersi dietro le scatole di quella vecchia autorimessa, dove aveva trovato rifugio al suono degli spari che l'avevano svegliata tempo prima.
Non sa spiegarsi cosa l'abbia spinta ad accasciarsi su se stessa, e a piangere di nuovo lacrime di amarezza e delusione. Sa che è sbagliato, e non riesce a non darsi della stupida pensando a quanto fosse stata ingenua a credere di poter avere qualcuno accanto. Qualcuno che le rimanesse vicino.
Anche solo per un poco.
<< Che stupida >> le parole le sfuggono dalle labbra, con rabbia.
Sakura sospira, si asciuga il viso, si passa una mano fra i lunghi capelli rosa, tentando di riprendere fiato. I singhiozzi le hanno sconquassato il petto, non riesce nemmeno a respirare bene.
Capisce che l'unico modo per toglierselo dalla testa - per togliersi dalla testa il suo bellissimo viso e il suo silenzio avvolgente - è tenere la mente occupata con altro. Tutto, affinché non debba di nuovo pensare a quanto sia sola, in quel momento.
Sakura si stiracchia, si sistema i vestiti, cerca di ricomporsi e sospira al vano e mero pensiero di poter riuscire a trovare una toilette. Sarebbe davvero troppo da chiedere, ma dopo tre giorni nella foresta darebbe l'anima pur di trovare anche solo un vecchio bagno con una doccia. O anche solo un fiume dove potersi immergere indisturbata.
Torna a legare i capelli con il solito nastro rosso, osservandosi attorno e cercando di ricomporre i pensieri: una nuova meta. Dove sarebbe andata, ora? Quale sarebbe stata la sua nuova destinazione?
Sfila il localizzatore dalla camicetta, pulendo lo schermo con la manica della giacchina: deve sbrigarsi ad andarsene da lì, il timer segnala che mancano poco meno di una quarantina di minuti prima che anche quella diventi una zona rossa.
Sakura sospira, l'ennesimo sospiro in una giornata appena iniziata, e costata che è il giunto il momento di raccattare le sue cose ed andarsene: non ha nient'altro da fare d'altronde. Nessuno che l'aspetti. Nessuno che la cerchi. Nessuno da cercare.
Nessuno.
Quando il borsone le pende di nuovo dalla spalla e il localizzatore brilla nella sua mano, Sakura si ferma un attimo ad osservare la rivoltella sul pavimento, vicino al muro che le è a fianco. Neanche ci ha pensato bene, travolta dalla rabbia e dalla delusione l'ha calciata lontano, lei con tutti i suoi proiettili che sono andati a spargersi attorno.
Sakura non sa cosa possa significare quel gesto, non capisce, non vuole capire e nemmeno pensare: quel ragazzo le ha lasciato un arma per difendersi. E' un gesto strano, sembra quasi che si volesse scusare.
Per averla lasciata sola.
Sospira - l'ennesimo sospiro che pensa non sarà l'ultimo -, e fa per avvicinarsi al muro e chinarsi appena, con lo scopo di recuperare l'arma, ma un ultimo pensiero le saetta in mente:
Perché? E' lui che se ne è andato. Perché deve fare quello che lui le dice di fare? Al diavolo. Tutto. E tutti.
Un'espressione disgustata le si dipinge in volto, gli occhi verdi che luccicano di disprezzo. Sakura volta le spalle al muro, indispettita, decisa.
Decisa ad andarsene e a trovare un'altra soluzione. Un'altra strada. Qualunque altra cosa.
Eppure non riesce a toglierselo dalla mente.



***



<< Sakura-chan >>
Gli occhi gentili di Lena le sorridevano, al di là del banco che le separava. Quel giorno era nuvoloso, tutto nel tempo faceva presumere l'ennesimo acquazzone di inizio primavera, e Sakura non riusciva non trovare fastidiosa l'intera cosa. << Sì, Lena? >> replicò, non staccando gli occhi dagli appunti di giapponese moderno.
<< Hai già deciso a quale facoltà iscriverti? >>
Fu solo quella domanda ad indurla ad alzare lo sguardo, incontrando gli occhi scuri dell'amica, appena nascosti dalla frangia fulva sulla fronte.
Sakura lo sapeva: Lena, essendo figlia del ricco magnate che era suo padre, non avrebbe proseguito gli studi. Suo padre le aveva già trovato un rispettabile uomo da sposare, ricco abbastanza da mantenerla a vita, potente abbastanza da migliorare le condizioni dell'azienda di famiglia. Peccato che fosse vent'anni più vecchio.
Nulla lasciava intravedere la profonda tristezza in cui Lena si logorava, conscia che la sua vita era già stata decisa sin dalla nascita e che l'unico spiraglio di libertà al quale poteva aspirare era decidere i dettagli delle nozze e comportarsi come la ragazza viziata, ma gentile, che era.
L'unico onere al quale avrebbe dovuto adempiere, dopo la fine della scuola, sarebbe stato quello di sfornare tre o quattro marmocchi per compiacere la propria famiglia.
Sakura strinse le labbra, tanto che divennero una sola linea sottile, prima che potesse azzardarsi a rispondere.
<< Sì >> disse, con la voce più morbida che aveva. Lena era una discreta studentessa, se solo avesse potuto sarebbe stata capace di guadagnarsi un posto in un'ottima università, aspirando così a un futuro diverso.
<< E quale sarebbe? >> le chiese lei, la voce ridotta ad un sussurro. Erano sole, in classe. Sakura sospirò, e si apprestò a darle la sua risposta, pur sapendo che lei sapeva cosa avrebbe detto.
Lena la conosceva, non bene come avrebbe dovuto dopo tre anni trascorsi assieme, ma la conosceva abbastanza da sapere cosa le piaceva e cosa non le piaceva. Cosa volesse fare, una volta fuori da quella scuola, quali fossero le sue aspirazioni. Era una buona amica, tutto sommato.
<< Medicina >>
Lena tornò a sorriderle, chiudendo la rivista di moda che stava sfogliando distrattamente. I suoi occhi nocciola lampeggiarono dietro la frangia, con un baluginio simile all'orgoglio, all'invidia, all'ammirazione. Sakura non aveva vincoli, aveva due genitori che si prendevano cura di lei e che l'appoggiavano, qualunque decisione prendesse.
<< Sarai un ottimo medico, Sakura-chan >>



***



Alla fine era tornata sui suoi passi, era tornata indietro, e mentre infilava la pistola nel borsone non aveva fatto altro che darsi della stupida.
Sakura sa soltanto che la comunicazione di mezzogiorno è finita esattamente da una decina di minuti al massimo e che lei, sotto quel sole cocente, scopre di non avere più una goccia d'acqua in nessuna delle due borraccie.
La cosa la coglie di sorpresa, e per un attimo si fa prendere dal panico, in mezzo al nulla com'è.
Ha abbandonato da ore la vecchia autorimessa che la notte prima è stata il suo rifugio, ed è tornata ad avventurarsi per i promontori e le colline dell'isola, salendo, camminando, continuando a salire, a volte scendendo.
Sembra quasi una montagna russa, e Sakura oramai può dire averci quasi fatto l'abitudine. Tutti i paesaggi le sembrano uguali, e se non fosse per il suo localizzatore che continua a segnare una rotta sempre più nuova, Sakura direbbe di star attraversando lo stesso posto infinite volte.
<< Diavolo >> ringhia, passandosi una mano sulla fronte sudata e abbandonando il borsone sull'erba.
Ha ancora degli snack, delle patatine e qualche barretta ipocalorica ma l'acqua sembra essersi prosciugata e lei non ha la minima idea di come fare. Di come andare avanti.
Sente le onde infrangersi contro gli scogli e non le serve molto per capire che lo strapiombo in cui si conclude quella collina si affaccia direttamente sul mare più mosso che abbia mai visto.
La vista le si annebbia per un istante - è il caldo, sicuramente - e la costringe ad appoggiare la schiena contro i massi più vicini alla scogliera, in cerca di riposo. Si sta disidratando, non sta per morire ovvio, ma necessita di bere acqua.
Con quel caldo tropicale non resisterà a lungo.
Un istante dopo Sakura lascia vagare lo sguardo al di là delle rocce, al di là dell'erba. E' vicino, molto vicino, i suoi piedi si muovono da soli e lei in un battito di ciglia si ritrova ad osservare le onde che si abbattono sugli scogli, metri e metri più sotto. Basterebbe un salto, e tutto finirebbe.
Quel pensiero la gela, e solo in quel momento realizza cosa sta facendo: soffoca un urlo e indietreggia affanosamente, inciampando sui suoi stessi piedi e finendo stesa per terra, sull'erba.
Sakura singhiozza, incredula di aver pensato per un solo istante al suicidio. Incredula di essersi dimostrata così debole ai suoi stessi occhi. Che fine ha fatto la ragazza che mai si arrende? E' davvero così vigliacca da pensare di farla finita senza lottare per la sua vita?
Ringhia, massaggiandosi freneticamente le tempie. Rischia un esaurimento nervoso, di quel passo.
Perfetto.
Afferra il suo borsone, abbandonato metri più là, e se lo issa su una spalla con furia. Lei è Sakura Haruno, maledizione, non una persona qualsiasi.
Può farcela.
Lo sa.



***



<< Cos'è questo, Sakura? >>
La porta della sua stanza si era spalancata, distraendola un attimo dai libri di matematica su cui stava studiando. Lei alzò appena lo sguardo, incontrando lo sguardo familiare di suo padre, in piedi vicino allo stipite della porta.
<< Cosa, papà? >> sospirò, abbandonando la matita sul libro e passandosi una mano fra i capelli.
Suo padre avanzò nella stanza, un foglio in mano che le sbattè in faccia poco gentilmente. Sakura lo prese con calma e corrugò la fronte. << Questo >> disse lui.
<< E'.. l'ultimo compito di Inglese che abbiamo fatto a scuola >> replicò lei, sempre più confusa. << Che problema c'è? >> che problema c'era? Era il voto più alto in tutta la sua classe. Era praticamente perfetto.
<< Come che problema c'è? >> le labbra di suo padre si assottigliarono in un'espressione seccata. << Non lo vedi il punteggio? >>
98/100.
<< Perché non hai ottenuto il massimo? >> le chiese.
Il foglio si accartocciò ai bordi, tanto era forte la presa che Sakura esercitava su di esso. Suo padre ovviamente non se ne accorse, continuava ad osservare la testa della figlia, china sulla scrivania.
<< Allora? >> insistette. << Devo procurarti un tutor per inglese affinché tu dia il massimo? >>
<< H-Ho solo.. >> balbettò, incerta. << Papà, ho solo interpretato male il significato di una frase. Non ho bisogno di un tutor. Il mio voto era il più alto, in classe >>
<< I tuoi voti non devono essere alti, mi hai capito Sakura? >> Sakura si irrigidì. << Devono essere i migliori. I migliori. Cosa credi, che accettino solo quelli bravi per entrare a medicina? >>
Sakura scosse la testa, avvertendo per l'ennesima volta quella pesantezza allo stomaco, quando le parole di suo padre risuonarono nella stanza.
<< La prossima volta non voglio nessuno errore >> le disse. << E' chiaro, Sakura? >>
<< Sì >>
Quando la porta si richiuse Sakura si lasciò andare ad un pianto disperato.



***



Sakura sobbalza, costatando solo in quel momento cosa effettivamente stia facendo - e pensando.
Quel ricordo le è tornato in mente all'improvviso, colpendola come una secchiata d'acqua gelida in testa: non ci sarebbe stato alcun motivo per ricordare un simile evento. Sakura non sta facendo niente di particolare in fondo.
Alla fine l'acqua non l'ha trovata in un villaggio - del tutto assente da quelle parti - ma in piccolo torrente nel quale è incappata salendo di quota e ripercorrendo quel burrone familiare del giorno prima. Ha riempito entrambe le sue due borracce, stando ben attenta a controllare che l'acqua fosse abbastanza potabile, e ne ha approfittato per rinfrescarsi un po'.
Quella zona è quasi del tutto deserta, i sensori più vicini sono a tre kilometri di distanza, e Sakura, usando come pezza il golf che ha nel borsone, si è sciaquata il viso e l'addome e cambiata l'intimo. Non è così sprovveduta dal denudarsi in mezzo al nulla, ma è stata abbastanza furba dal cercarsi un luogo abbastanza riparato, per riprendere le forze, pensare e decidere dove dirigersi.
La pistola è ancora nel borsone, al sicuro da sguardi indiscreti e dal suo, in particolare. Sakura ancora non realizza l'idea di poterla prendere in mano e sparare contro qualcuno di simile a lei.
E qualche ora dopo, scoccate le quattro del pomeriggio, Sakura continua a ripetersi che non avrebbe mai ucciso. Che avrebbe fatto di tutto pur di evitare di farlo.
Sono pensieri cupi i suoi; la sola idea di potersi macchiare le mani di sangue altrui le da i brividi. E forse è l'unica a pensarla in quel modo.
Il ricordo di suo padre torna a danzarle in mente, come una fastidiosa canzone, e Sakura strizza gli occhi, infastidita. Non ha mai considerato eccezionali i suoi genitori, e il solo fatto di ricordarli in momenti del genere le da sui nervi.
Probabilmente in quel momento staranno urlando davanti alla tv, certi che il fatto che la loro amata figlia stia partecipando alla Battle Royale non potrà far altro che arricchire il suo curriculum.
Che schifo.
Ciò che la coglie di sorpresa, però, sono gli scalpiccii alla sua sinistra, che le gelano il sangue nelle vene e le mozzano il respiro per la centesima volta. Un rumore di rami spezzati, e un vociare sommesso. Sono delle persone e Sakura, costatando di aver lasciato il suo localizzatore nella borsa, troppo presa dai suoi pensieri, si dà della stupida e vorrebbe piangere.
Stupida stupida stupida.
E' troppo tardi, dalla macchia di verde che l'affianca emergono prima, una, poi due ed infine tre figure. Una più piccola dell'altra, una più confusa dell'altra.
Sono istanti trascorsi nel silenzio, dove il cuore minaccia di sfondarle il petto un'infinità di volte, dove si chiede se sarà davvero quello il modo in cui morirà.
Ci sono sguardi confusi, sorpresi, Sakura nota una ragazza fra loro, stretta fra l'energumeno dai capelli arancioni e il ragazzo albino. Per un istante aguzza lo sguardo, riconoscendo nelle fattezze della studentessa davanti dei tratti familiari e già visti. Nota che la stessa ragazza ricambia il suo sguardo in modo sospettoso, dietro le lenti  degli occhiali. Ha i capelli rossi, e la divisa di Oto.
Sono tutti di Oto.
Ti uccideranno.
Sakura si prepara ad urlare - un vano e futile tentativo di morire con dignità, sapendo di averci provato perlomeno - e sembra proprio che il ragazzo albino e dai denti appuntiti alzi il braccio, con tutta l'intenzione di afferrare il fucile che gli pende sulla schiena.. se non ché il ragazzo massiccio, quello alto due metri e largo tre, fa scattare la mano e gliela posa sulla spalla, intimandolo di retrocedere.
La ragazza dai capelli rossi sobbalza. << Juugo! >> ringhia. << Che diavolo pensi di fare?! >> Sakura retrocede di un passo, stringendosi il borsone al petto.
<< E' sola >> replica semplicemente lui. << Noi non atterriamo chi è solo >>
Sola.
Sakura lascia che ciocche di capelli le oscurino il volto: fa male sentirselo dire, ora. Loro non lo sanno, in fondo, cosa significhi esserlo.
Sakura legge negli occhi del ragazzo che ha appena parlato qualcosa di simile alla pietà, alla compassione. Vorrebbe urlare loro di ucciderla, forse sarebbe meglio. Farebbe di tutto pur di togliere loro quell'espressione.
<< E' anche del Konoha, Karin >> commenta il ragazzo albino, afferrando il polso della ragazza e cercando di calmare le sue più che evidenti proteste. << Non ne vale nemmeno la pena >>
Probabilmente dovrebbe solo chinare il capo e scappare via, ora che ne ha la piena possibilità; sarebbe la cosa più intelligente da fare. Eppure quelle ultime parole, pronunciate con un tale sprezzo da farle venire la nausea, le lacerano il petto come un coltello, insinuandosi nella sua carne rovente.
Sakura storce la bocca, gli occhi verdi che lampeggiano di rabbia, i pugni che si stringono. Vorrebbe prendere a pugni quel viso scavato e sporco.
Sa che non può farlo, eppure lo vorrebbe. Lo vorrebbe con tutta se stessa.
<< Come se Oto potesse valere qualcosa >> vomita, con lo stesso disprezzo letto poco prima sul viso del ragazzo albino.
La rossa spalanca la bocca, evidentemente scioccata dalla sua avvenenza, ma non frena la lingua. << Tu, brutta schifosa- >> fa per lanciarlesi contro, e Sakura è già pronta a respingerla. Eppure non sente mani che corrono fra i suoi capelli, tirandoli, o unghie che le sgraffiano il viso.
Alza di nuovo lo sguardo: il ragazzo grosso e alto l'ha bloccata con un solo braccio, dietro la sua schiena; l'altra mano che vaga sempre sulla spalla dell'ultimo membro, quello albino.
Non le dice nient'altro.
<< Va >> soffia, tenendo a bada la ragazza dietro di lui, che scalpita. << Scappa, prima che me ne penta >>
Sakura trema, sa che dovrebbe ringraziarlo, solo per il fatto di aver obbligato i suoi due compagni a risparmiarle la vita.
Non riesce a dirgli niente, si limita a far scattare le gambe e a superarli in fretta, non osando rivolgere loro la schiena nel timore che possano cambiare idea e sparararle alle spalle.
Quando è sufficentemente lontana, Sakura si inoltra nella foresta, abbandonando quindi il sentiero vicino al burrone. Tornando a legarsi i capelli si chiede se davvero sembri così debole.



***



Ad un certo punto della giornata - quando pensa che niente potrebbe riuscire a peggiorarla - Sakura riflette che aver rischiato di morire già due volte in poco più di quattordici ore evidentemente non è abbastanza.
E mentre la foresta va sempre più dirandandosi, e dopo che è riuscita ad evitare una mezza dozzina di sensori che si avvicinavano da est, Sakura sa di essersi comportata come stupida per l'ennesima volta.
Questa volta il localizzatore è con sé, nella sua mano, e lei è ancora viva. E forse non per molto.
Pensare che solo quella centinaia di ragazzi che vagano lì attorno possano riverlarsi l'unico e vero proprio pericolo su quell'isola è da idioti, perché ci sono anche gli animali. Perché quell'isola è abitata, ma le foreste e la difficile conformazione del terreno - con tutte quelle colline, quei promontori e quei dirupi - non hanno reso sempre possibile l'insediamento umano se non in determinati spazi. Tutto il resto è in mano alla natura.
E mentre osserva il cervo che annusa il terreno a metri da lei, Sakura deglutisce e cerca di calmarsi. Non hai mai avuto un buon rapporto con gli animali, lei, ma sa per certo che i cervi non sono pericolosi per gli essere umani.
Eppure non riesce a smuoversi da lì, non riesce a staccare gli occhi da quello spettacolo, e quando vede che il cervo alza il muso e la osserva a sua volta, Sakura sa per certo che non è più paura la sua. Solo curiosità.
Le sembra di tornare bambina.
Bang.
Non puoi mai abbassare la guardia in circostanze del genere. Eppure è quello che lei fa, e quando il cervo si accascia su stesso Sakura impiega due istanti ad elaborare quello che è appena successo.
Ma è troppo tardi, lo sa; il localizzatore vibra di nuovo, e mentre osserva il terreno macchiarsi del sangue di quel povero cervo, sa anche che l'unica cosa che le rimane da fare è correre.
Può solo correre.
Come ha sempre fatto.
E lo farebbe, perché dentro di lei è ancora rimasta quella scintilla che scalpita, quel barlume di ragione che le dice di provare a salvarsi, di provare a sopravvivere ancora qualche istante.
I suoi timori si concretizzano quando vede emergere dalla boscaglia circostante un ragazzo, con una divisa di Suna, che noncurante si avvicina alla carcassa del cervo ed estrae dal suo ventre la freccia appena conficcatasi.
L'unica cosa che le resta da fare è far scivolare il localizzatore piano, con discrezione, fra le pieghe della sua giacchina, prima che l'oramai familiare pressione di una pistola contro la nuca la faccia rabbrividire da capo a piedi.
<< Guarda chi abbiamo qui >> una voce graffiante, sardonica. << Konoha, a quanto pare. Koichi e gli altri saranno contenti >>
"Maledizione, maledizione, maledizione, maledizione".
<< E abbiamo trovato anche da mangiare >> una risata. << Due piccioni con una fava. Non è magnifico? >>
Sakura ha chinato il capo - come tante altre volte ha fatto - e non ha il coraggio di guardare negli occhi i suoi assassini.
<< E' anche carina >> qualcuno le accarezza i capelli. << Sai cucinare? Perché noi abbiamo proprio bisogno di una- Oh, Miyama! Guarda chi abbiamo qui! >>
Il suono di quel nome la riporta indietro di anni luce, anni e anni addietro. Quando Miyama le teneva la mano durante la ricreazione, la baciava sotto le scale e la riaccompagnava a casa ogni giorno.
Sembrano passati secoli, da quei giorni.
Sakura sobbalza, e retrocede di due passi, alzando il viso ed incontrando i tratti piacevoli e familiari di Miyama, che la osserva esterrefatto. Qualcuno l'ha afferrata per il gomito, per assicurarsi che non scappi - ovviamente.
<< S-Sakura..? >> rantola lui, e Sakura nota solo in quel momento Koichi nascosto dietro le sue spalle. Koichi, che ha provato ad ucciderla due giorni prima.
Vorrebbe urlargli di lasciarla andare, perché per qualche strana ragione ha ragione di credere che è lui il capo di quella banda. Vorrebbe urlargli di lasciarla, di andarsene.
Prima che se ne renda conto ha le sue braccia attorno alla vita, la tengono stretta - quasi la soffocano - e Sakura, dopo due istanti di imbambolamento, si ritrova a divincolarsi dalla sua presa, furiosamente.
Miyama retrocede, sembra confuso dal suo gesto, ma è contento di rividerla. E' contento, maledizione.
Sakura, ponendo fra loro una certa distanza e osservando gli altri, adocchia Koichi che, chino e cupo, la osserva di sottecchi.
<< E-Eri sola tutto questo tempo? >> Miyama fatica a trovare le parole. << Koichi ci ha detto che.. >>
La rabbia le monta addosso. << Koichi ha provato ad uccidermi >>
Miyama sembra preso in contropiede, si massaggia le tempie. << E'.. stato uno spiacevole incidente, Sakura.. Koichi è molto dispiaciuto.. vero Koichi? >> il suddetto sobbalza e torna a nascondersi dietro le spalle degli altri due di Suna. << L'importante è che tu stia bene, Sakura. E' bellissimo saperti viva, ti ho pensata davvero molto >> e in un istante la sua mano è corsa ad accarezzarle la guancia.
Sakura ricorda solo in quel momento il motivo che l'aveva spinta a troncare la loro improbabile relazione, un anno e mezzo prima.
<< Non mi toccare >> sibila, retrocedendo di un passo. Immediatamente i due di Suna avanzano di uno, pronti a rincorrerla nel caso lei scappi, ma il gesto secco di Miyama li riporta alla loro originale posizione. << Scusami, hai ragione >> cerca di sorriderle, e Sakura agrotta la fronte. Deve andarsene da lì. Subito. << Vieni con noi..? Koichi aveva provato a chiedertelo l'altra volta, no? >> torna a farsi avanti. << Vieni con noi, Sakura. Sarai al sicuro >>
Vorrebbe credergli, vorrebbe davvero farlo. Non aveva pregato in quei giorni di poter riuscire a trovare qualcuno a cui aggrapparsi? Non aveva sperato che quel ragazzo sconosciuto del giorno prima diventasse il suo appiglio?
Eppure lo sa, sa che Miyama dietro quel viso angelico nasconde un'altra persona. E i lividi sulla fronte di Koichi non fanno altro che confermare la cosa. Deve andarsene.
Piano, quasi impercettibilmente, Sakura scivola sul terreno, retrocedendo.
"Un diversivo, un diversivo, Sakura"
<< Non posso >> dice, la voce rauca dalla sforzo. << Non posso proprio, Miyama >>
<< Ma.. perché? >> Miyama insiste. << Ti proteggeremo, vero ragazzi? Abbiamo anche un rifugio, e stiamo cercando tutti gli altri. Non vuoi rivederli? Possiamo trovare una soluzione assieme >>
Sakura scuote la testa, il terrore che comincia ad invaderla. Gli occhi di Miyama si stanno incupendo. << No, è meglio così >> dice. << E'.. meglio che- >>
<< Tu non vai da nessuna parte! >> Koichi scivola via dal suo nascondiglio e le punta addosso la balestra, avvicinandosi. << M-Miyama-san ha detto che d-devi rimanere! Anche con la forza.. diglielo Miyama-san! >> Miyama sospira, e le rivolge uno sguardo di scuse. << Koichi, abbassa quella balestra >>
Sakura stringe i pugni. << Abbassa quell'arma >> sibila, glaciale. Ma Koichi rimane fermo. << Abbassa quella cazzo di arma! >>
Miyama si volta e si avvicina al compagno, che alza la balestra. << M-MMMiyama-san, hai detto che.. >> e la balestra fa partire un colpo, e Sakura trattiene il respiro quando vede il sangue colare dalla guancia di Miyama.
"Ora. Scappa"
Ma Miyama prevede le sue mosse, perché urla qualcosa a uno dei ragazzi di Suna e le si precipita addosso, e Sakura non ha il tempo di respirare che ha una sua mano attorno alla gola e una che le stringe furiosamente il braccio.
<< TU.. non vai da nessuna parte, Sakura >> ringhia. << Mi hai capito? Da nessuna parte..! >>
Sakura lotta, contro il male alla gola e le lacrime agli occhi, lotta e si ribella, ma Miyama sembra prevedere tutti i suoi attacchi. Non è la prima volta che succede, d'altronde. << Ecco, adesso.. fai la brava, Sakura.. fai la- >> non ha avuto scelta. Ha piegato la gamba, Sakura, e il suo ginocchio si è accanito contro l'inguine del ragazzo, con violenza, mentre si sdradica di dosso la sua presa e retrocede di un passo.
<< Puttana schifosa- >> Miyama si inginocchia, rantolando. << Puttana che non- >>
Sakura non lo ascolta, pensa a scappare, pensa che deve scappare, che deve andarsene da lì. Eppure non è così semplice, e lo sa, e basta voltare un istante le spalle che un'altra persona le ha afferrato di nuovo il braccio, costringendola a voltarsi di nuovo.
<< Sta ferma! Dove pensi di andare?! >> Sakura lo morde, lo graffia, con tutta la forza che ha in corpo. Lui le da un calcio contro le coscie e lei si ritrova per terra, sovrastata dalla sua figura, la gola che brucia. Tutto è confuso.
<< Lasciami! Lasciami! Lasciami! >> urla, dibattendosi dalla presa dolorosa sui suoi polsi. << Ti ho detto di lasciarmi, stronzo! >>
Poi è tutto veloce: il localizzatore ha ricominciato a vibrare, furioso, contro il suo petto, e prima che se ne possa solo rendere conto, uno sparo ha lacerato l'aria in quella foresta.
E lei lo sente alle sue spalle.



***



Sembra la scena di un film.
Forse è destino, forse è una coincidenza, ma Sakura non riesce a non pensare a come sia lui, questa volta, a salvarle la vita.
Si rende conto che qualcosa non va quanto sente un gemito, quando il ragazzo che la sovrasta si scosta in un soffio per puntare i suoi occhi terrorizzati dietro di lei e quando il corpo dell'altro di Suna, ad una decina di metri, si accascia sul terreno, in un lago di sangue.
Il proiettile si conficca nella corteccia di un albero, e lei ha a malapena tempo di incamerare aria perché un'altra serie di proiettili si abbatte su di loro, e lei urla. Non può fare altro.
Miyama, ferito alla guancia, ha estratto la sua pistola. Ed ha una pessima mira. << Maledizione..! >> lo sente ringhiare, la sua ricarica è finita. << Sakura, scappa via da lì! >>
Lui non è più dietro di lei, e Sakura riesce a vedere le sue spalle, la divisa di Oto, il fodero di una katana sulla sua ampia schiena. Il ragazzo che la stava aggredendo retrocede, striscia da un lato e ricerca la sua pistola, gli occhi sbarrati, le mani tremanti.
Sakura è ancora per terra quando vede quello di Suna trovare la sua arma e puntarla addosso a Lui, e le urla le abbandonano le labbra d'istinto. Non ci pensa. << A-Attento..! >>
Lui non la guarda nemmeno, la sua mitraglietta punta contro il ragazzo per terra e tre colpi abbandonano la canna. E Sakura è pietrificata. L'ha ucciso?
<< SAKURA! >> Miyama la guarda, dall'altra parte. Koichi trema ai suoi piedi. << Sakura! Scappa! Scappa prima che ti uccida! >>
Sakura si rialza in piedi, traballa, ma cerca di tenere ferme le ginocchia. Gli si avvicina tubitante, vorrebbe dirgli grazie, ma quando lo vede puntare la sua mitraglietta addosso al suo compagno di classe la gola le si secca e il braccio scatta in avanti, posandosi sulla sua spalla istintivamente. << N-NO! >>
A quel contatto Lui si volta di scatto, stupefatto, e per la seconda volta in due giorni Sakura lo guarda negli occhi. In quegli occhi scuri, profondi, di un nero intenso. E rabbrividisce, scostando la mano dal suo braccio immediatamente.
Ma non hanno tempo di pensare, perché Miyama ha visto tutto e ride. E Sakura capisce solo in quel momento in cosa sono andati a cacciarsi.
Il localizzatore vibra come impazzito, di nuovo, e Sakura ha solo il tempo di realizzare appena la cosa che sentono delle voci farsi sempre più vicine, dei passi sempre più concitati. E le urla, e gli spari.
Non sono solo loro quattro.
Quando Sakura torna ad alzare lo sguardo, prima puntato ai suoi piedi per lo shock, incontra di nuovo i suoi occhi. Non sono più freddi e analitici come sempre, Sakura legge nel suo sguardo la sorpresa, la preoccupazione e, per ultima, la paura. Lo sa anche lui.
<< L'ho sempre detto che eri una puttana, Sakura >>
Prima dei passi, prima degli spari, Sakura gli sussurra solo una cosa, gli occhi sgranati dal terrore.
<< Scappa >>



***




E sono scappati davvero, incuranti degli spari alle loro spalle, prendendo la stessa direzione. E Sakura l'aveva sentito come un deja-vu, ed era tornata al giorno prima.
E solo una volta certi di non essere più seguiti si sono dati pena di riconoscere fino a dove si sono spinti: il burrone su cui si affacciano incute timore solo al guardarlo da lontano, ben lontani dalle sue sporgenze.
Lo vede barcollare vicino a queste ultime, abbandonare il borsone sull'erba e cercare di riprendere il respiro, passandosi una mano fra i capelli scuri.
Sakura non gli parla, non ancora, poggia la schiena sul tronco dell'ultimo albero con il quale la foresta termina il suo percorso, posando una mano sul petto e cercando di respirare normalmente. L'adrenalina, il terrore,  l'emozione, l'amarezza; sono tanti i sentimenti che prova. Così tanti che non riesce a pensare lucidamente, e a realizzare di essere di nuovo al suo fianco solo quando lui si abbandona in un sospiro.
Gli dà le spalle, e poggia la fronte contro la corteccia dell'albero, calmando i battiti del suo cuore e concedendosi di versare due lacrime in ricordo di quello che è appena successo. Due dei suoi compagni di classe avevano appena provato ad ucciderla, ma ciò che le lascia l'amaro in bocca non è esattamente questo - aveva sempre saputo che tipo di persona fosse, Miyama - ma la consapevolezza che nemmeno ha provato a fidarsi di loro. Davvero le sono occorsi solo tre giorni nella foresta per cambiare così radicalmente? Koichi l'aiutava con le pulizie, la settimana prima, non le puntava addosso una balestra. Maledizione.
E Miyama... Miyama si fingeva gentile.
Sakura stringe i pugni e pensa, per l'ennesima volta, all'ingiustizia alla quale sono stati condannati.
Lascia che le lacrime le righino le guance ancora per un po', incurante di non essere sola, ed è solo quando è certa di avere gli occhi perfettamente asciutti che decide di voltarsi.
Lo trova seduto sull'erba, pericolosamente vicino alla spaccatura, le mani intrecciate sulle ginocchia, il viso posato sulle prime. Sakura ricorda di averlo visto in una simile posizione la notte prima, in un bagliore di lucidità in mezzo al sonno, e non riesce a non costatare la sua bellezza nuovamente.
Si sistema la gonna, e si passa una mano fra i capelli mentre accenna qualche passo nella sua direzione. E' una situazione strana. << Grazie >> gli dice, fioca, ma è certa che lui l'abbia sentita.
Il ragazzo alza finalmente il suo sguardo e la scruta con la coda dell'occhio, silente. Sakura si agita, e arrossisce.
E si da della stupida, perché non è certo il momento per arrossire.
<< I-Io- >>
<< Non ti avvicinare >>
Le sue parole la gelano, e il passo che stava per azzardare muore seduta stante. Sakura sbarra gli occhi, e boccheggia, pietrificata.
<< Cosa? >> sussurra. << P-Perchè..?- >>
<< Non ti avvicinare >> le ripete, stoico. << E' meglio così >>
E' meglio così.
Sakura boccheggia di nuovo ed impotente lo osserva issarsi in piedi, spolverarsi i pantaloni con la massima naturalezza possibile e chinarsi a raccogliere il suo borsone.
Sta andando via, sta andando via, sta andando via e tu non lo puoi fermare.
<< A-Aspetta..! >> rantola, e osserva il fodero della sua katana - che ricorda di non avergli visto addosso, il giorno prima - tintinnare contro il metallo della mitraglietta che si è appena issato in spalla. Lui si ferma, le dita ad un millimetro esatto dal suo borsone. Non la guarda però.
<< Dove stai andando? >> dice la prima cosa che le passa per la testa.
Lo vede corrugare la fronte e sospirare. << Via >>
Via.
Sakura trema, annaspa, si passa una mano fra i capelli, sposta il peso del corpo prima su un piede e poi su un altro. Deve dirgli qualcosa, maledizione, deve farlo. Qualsiasi cosa. Deve tenerlo lì, con lei.
Ma lui procede; afferra il suo borsone, alza il busto e le passa davanti come se non esistesse. E Sakura allora mette in dubbio se tutto quello che è appena successo sia successo davvero. Se non sia un sogno.
Sta andando via.
Questa volta la guarda, dritto negli occhi, e Sakura avrebbe un sacco di domande da fargli, e vorrebbe un sacco di risposte. Vorrebbe chiedergli perché ha accettato di tenerla con sé, la notte prima, perché le ha lasciato una pistola, perché le ha appena salvato la vita.
Vorrebbe chiedergli se ha mai ucciso prima.
Ma neanche una di quelle parole le abbandona le labbra quando lui la guarda dritto negli occhi, scrutandola dentro. E per un istante, uno solo, a Sakura sembra di vedere il suo viso ammorbidirsi.
Prima che lui le rivolga le spalle e cominci a camminare, veloce.
<< A-Aspetta! >> urla. << Aspetta.. non.. non andare via! >>
Le sue parole, urlate con tutta la forza che ha in corpo lo hanno fermato davvero. Sakura osserva la sua schiena irrigidirsi, e la mano che stringe il borsone chiudersi a pugno.
<< Portami con te >>
Le parole le sono salite alle labbra e neanche ha il tempo di pensare. Sakura lo dice, e basta.
Il ragazzo si volta appena.
Ora che non c'è più traccia di pericolo, il suo volto si è di nuovo rilassato e Sakura riesce ad ammirare per la seconda volta il suo viso bellissimo, i capelli neri che lo incorniciano e quei profondi occhi scuri che ora la stanno scrutando, sospettosi. << Come? >> dice.
<< Portami con te >>
Le sue labbra si piegano in un ghigno di scherno. << Mi dispiace, ma non ho tempo di fare da babysitter a ragazzine piagnucolose >>
Sakura si irrigidisce, colpita, offesa. Come si permette di trattarla in quel modo? Gli ha appena salvato la vita!
Di nuovo!
Quel ragazzo la confonde, e non sono solo i suoi modi secchi e altezzosi a darle alla testa, e nemmeno il suo aspetto da fotomodello da copertina. Sono i suoi occhi, scuri, distanti, gelidi. Sakura sa, sa che quel ragazzo ha tante cose da raccontare, tanti segreti nascosti dietro quel bel viso, tanti problemi dietro quell'aria apparentemente impassibile.
Sakura non è stupida, sa anche che è impossibile che quel ragazzo l'abbia salvata senza un secondo fine, senza alcun particolare motivo. Forse non è interesse il suo - in fondo ancora non sa dell'esistenza del localizzatore -, ma è certa che..
E' certa che ci sia una connessione.
Oddio, sembri la protagonista di una di quelle patetiche commedie romantiche.
Nonostante tutti i suoi pensieri, però, non riesce a non sentirsi offesa dalle sue parole aspre e agrotta la fronte, piccata. << La ragazzina piagnucolosa qui presente ieri ti ha salvato la vita. >> sibila. Sakura non riesce nemmeno a tenere a bada il suo spirito combattivo e a replicare seccata. Se quel ragazzo ha intenzione di metterle i piedi in testa allora non sa con chi si ritrova a che fare. << Dovrà pur contare qualcosa, no? >>
Il ragazzo torna a guardarla, stavolta con più interesse. Sakura si sentirebbe arrossire se non fossero affacciati su un burrone, non fossero appena scampati ad una carneficina e lui non avesse una mitraglietta in mano e l'aria di chi sa usarla molto bene. Rabbrividisce a quel pensiero, e per un attimo si chiede se davvero stia facendo la cosa giusta: quel ragazzo è perfettamente capace di ucciderla. Sakura lo sa, maledizione. Sa che basterebbe un secondo e lei non avrebbe più la possibilità di vedere l'alba del giorno dopo.
Avrebbe potuto ucciderla facilmente; con un colpo di pistola, con quella mitraglietta o peggio, può anche decidere di farla a fettine con quella katana che porta appesa sulla schiena.
Non ha tempo di indagare oltre che la sua voce torna a farsi sentire: è più morbida - per quanto possa esserlo -, ma è sempre secca e perentoria, e la fa rabbrividire e vergognare di se stessa. Sembra riflettere un attimo prima di aprire bocca, ma la sua risposta è sempre la stessa:
<< Non me ne faccio nulla di una come te >> sbotta.<< Saresti solo un peso >>
Sakura sobbalza, e stringe i pugni. Un peso.
Sarebbe solo un peso, lei? Solo un'altra bocca da sfamare, un'altra schiena da proteggere? Davvero quel ragazzo è così insensibile alla compagnia altrui? Davvero non sente il bisogno di aggrapparsi a nessuno?
E, sopratutto, perché sembra essere solo lei quella a voler disperatamente trovare qualcuno? Perché sembra essere solo lei quella che necessita di conforto?
Sakura stringe gli occhi, e lotta contro le lacrime. Non vuole ammetterlo, perché fa male, fa ancora più male di tutta quella situazione.
Lui si è voltato, le dà le spalle. Vuole andarsene, e continuare da solo come ha sempre fatto, ma la voce di lei lo blocca.
<< Allora uccidimi >> sussurra, atona.
C'è il silenzio: lui non dice nulla, forse hanno entrambi smesso di respirare. Sakura cerca di imperdire alle lacrime di scorrere sulle sue guance perché non può - non vuole - mostrarsi debole. Di nuovo.
I deboli non hanno scampo in quel gioco.
<< Uccidimi, avanti >> ripete. << Non avevi intenzioni di farlo sin da subito? >> e la sua voce diventa sprezzante, tornando ad alzare la testa. << Perché risparmiarmi la vita, allora? >> si avvicina di due passi.
<< Perché salvarmela, anzi? Perché lasciarmi una pistola con cui difendermi? Perché? >> la sua voce è insistente ora, rotta dai singhiozzi, dalla disperazione. << Uccidimi, ora. Adesso >> ringhia. << O non hai il coraggio di farlo? >>
Il ragazzo non le dice niente, e Sakura non sa se sentirsi più indignata dal suo eterno silenzio o dal modo in cui si è voltato per scrutarla, dall'alto in basso. Come feccia.
Ringhia, un suono gutturale e carico di sdegno. Vorrebbe prenderlo a schiaffi, vorrebbe picchiarlo, togliergli quella espressione gelida dal volto, eppure..
Eppure non ci riesce.
Riesce solo a piangere, e continuare ad urlare invano, incurante del fatto che i tipi che hanno seminato poco prima possono tornare all'attacco da un momento all'altro, seguendo la sua voce.
<< Non hai il coraggio di uccidermi? >> ripete, avvicinandosi di due passi. Inconsapevolmente lui retrocede di uno. << Avanti.. fallo, ora.. con.. >> la zip del suo borsone si abbassa, e la mano corre a frugarci dentro. << .. questa! Prendila, maledetto! Uccidimi, se ne hai il coraggio! >>
Gli lancia la pistola addosso, senza neanche temere le conseguenze, ma lui la evita per un soffio e lascia che cada in mezzo all'erba, vicinissimo al filo del burrone.
Sakura cerca di calmare il suo respiro, cerca di tornare a respirare normalmente, e di smettere di piangere. Si massaggia la base del naso, ispirando violentemente. Rischia di diventare pazza, di quel passo.
O forse lo è già.
<< Perché mi hai salvato la vita? >> gli chiede, di nuovo. E non si aspetta una risposta, perché in quei pochi istanti trascorsi con lui sa che lui non è il tipo da dargliela.
Infatti non apre bocca, continua ad osservarla, lo sguardo più grave di prima, più appesantito. Sakura si sente quasi schiacciare. Ha il potere di fermarle il cuore, quello sguardo.
<< Perché me? >> sibila lui, tutto d'un tratto, con rabbia. << Non hai degli.. amici? Delle persone che ti stanno cercando? Qualcuno che tu stai cerc- >>
<< Non ho più amici >>
Quella frase è amara, sa di delusioni e aspettative infrante; di sofferenza e dura realtà. Sakura china il capo, e lascia che i capelli le oscurino il volto. E' più dura di quanto immaginasse.
Ricordare.
<< Perché me? >> ripete, e la sua voce è più stanca ora. Quasi rassegnata.
Sakura sorride, sentendo gli occhi inumidirsi di nuovo, ma questa volta non si vergogna di alzare la testa ed incontrare il suo sguardo, duro, ma comprensivo.
<< Perché mi hai salvato la vita >> sussurra, con voce quasi timida. << E questo basta >>
E basta davvero.
Lo vede indietreggiare di nuovo, lasciare cadere il borsone per terra. La katana gli oscilla sulla schiena e il laccio della mitraglietta sbatte contro la sua gamba. Sta pensando, e lo sanno entrambi.
<< N-Non sarò un peso >>
Lo sta pregando, forse? Lo sta davvero pregando di portarla con sé?
Sakura tace per un attimo, e si chiede se davvero quello che sta facendo sia la cosa giusta. Se sia davvero consigliabile fare affidamento su un totale sconosciuto, su un ragazzo che è perfettamente capace di toglierle la vita in un istante. Si chiede se in realtà non sia già diventata pazza, perché tutti gli elementi in quella situazione sono sfavorevoli, ed è solo il suo istinto a dirle di continuare.
Come puoi essere così certa che non ti ucciderà? Come fai ad essere sicura che non proverà a farti del male?
Sakura sospira, e si passa una mano fra i capelli. Peggio di così non potrebbe comunque potuta andare, pensa, e lei non sarebbe sopravvissuta ancora per molto, sola.
<< Io.. posso aiutarti >> gli dice, e lui continua a guardare al di là del burrone. In alto come sono riescono quasi a vedere il mare.
Sakura deglutisce, sa che tutto, oramai, dipende da quello che sta per dire. Prende un respiro profondo e mormora qualcosa sottovoce.
O la va, o la spacca.
<< Ieri mi hai chiesto quale fosse la mia arma e come fossi riuscita ad avvertirti in tempo di quella orda di pazzi >> il ricordo nitido del gruppo di Suna che il giorno prima li aveva inseguiti per mezzo kilometro torna a farsi spazio nella sua mente.
<< Ti ho mentito >>
Sakura sa di per certo che quel ragazzo è pericoloso.
E' un ragazzo pericoloso e bellissimo, e non si soprenderebbe se lo vedesse estrarre la katana dal fodero e si aprestasse ad infilzarla seduta stante. Gli ha mentito - non propriamente, a Sakura piace definire la cosa come "omissione" -, e lui sembra proprio il tipo da uccidere per una stupida menzogna.
Quando lui si volta, tornando a squadrarla con più interesse, sicuramente lieto di non vedere più tracce di lacrime sul viso, la sua frase le toglie il respiro:
<< Avrei dovuto immaginarlo >> sembra divertito, ma anche palesemente indispettito.
Lei torna a respirare, e si scosta una ciocca di capelli rosa dal volto. La coda si è completamente sciolta, e il nastro è di nuovo fra le sue mani.
Sakura trema, ma non abbassa lo sguardo, la testa è alta, la sua espressione fiera. Piega un braccio e armeggia con la chiusura posteriore della gonna, prima di allungarlo di nuovo.
In mano, ha la sua arma.
Il localizzatore fa sfoggio di sé, brilla sotto la luce del sole cocente, e Sakura vede lo sguardo del ragazzo scivolare dal suo viso fino alla sua mano, incuriosito.
<< Questo è un localizzatore >> afferma, assumendo senza neanche rendersene conto quell'aria saccente che l'ha sempre contraddistinta. << E' in grado di identificare la posizione nell'isola dei restanti partecipanti attraverso le onde che emettono i loro collari. Inoltre è in grado di avvisare se un collare si sta avvicinando ad elevata velocità >> dice. Il localizzatore ha smesso di vibrare da un pezzo, evidentemente ha costatato che la presenza del collare di quel ragazzo è pemanente. << Attualmente i partecipanti in gioco sono centoquaranta degli originali centosessanta >> aggiunge, prima di riportare i suoi occhi verdi sul volto del ragazzo. << E' questo il modo in cui sono riuscita a soppravvivere da sola, questi giorni >>
Neanche se ne rende conto, il cuore ha cominciato a batterle furiosamente in petto. Sakura ha la gola secca, ma sa di averlo lasciato senza parole. Lo vede dai suoi occhi, dal suo sguardo appena sgranato, dalla evidente tensione delle sue spalle. Non se l'aspettava, era evidente.
<< Non puoi negare che potrebbe tornarti molto utile >> conclude con voce fioca.
Sakura sa che ci sta pensando. E' palese. E quando lui le parla, atono ma con una sfumatura interessata nella sua voce, Sakura sobbalza dalla gioia e dalla speranza.
<< Come fai ad essere sicura che non ti ucciderò e ti prenderò il localizzatore? >>
Avrebbe potuto farlo benissimo. Avrebbe dovuto farlo, maledizione, è quello lo scopo del gioco. Non esistono alleanze, patti, o rapporti interpersonali. La Battle Royale è quello.
Sakura rabbrividisce e torna ad abbassare lo sguardo, incerta. Forse non è buona idea, forse è meglio che scappi, forse è meglio non fare affidamento su nessuno.
Avrebbero potuto allearsi, è vero, avrebbero potuto farsi largo in quei restanti giorni assieme, sopravvivere assieme, ma una volta raggiunto il quattordicesimo giorno.. che avrebbero fatto? Sakura, che fino a quel momento non ha mai toccato un arma seria, avrebbe trovato il coraggio di ucciderlo per la propria sopravvivenza?
Siamo umani. Abbiamo bisogno di avere qualcuno accanto. Anche nella tragedia.
Quando gli risponde Sakura ha nella voce una certezza che in realtà non è certa di avere.
<< L'avresti già fatto >>
Sembra bastare, davvero.
Lui è combattuto, perché indietreggia di un passo e si concede un gesto che fa trasparire il suo più che evidente nervosismo: si passa una mano fra i capelli, scompigliandosi la frangia che gli solletica la fronte. Sakura sa che se accetterà la sua proposta non sarà per un improvviso slancio di altruismo nei suoi confronti, sa che ci sarà qualche motivo che lo spingerà a farlo, sa che nonostante tutto lei non potrà mai abbassare la guardia.
Sa che potrebbe ucciderla in qualsiasi momento.
Ma decide di non indagare, decide di non indagare sui perché, ha smesso di farlo giorni prima. Ha smesso di chiedersi il perché dell'esistenza di un simile gioco, ha smesso di chiedersi del perché tutti l'abbiano abbandonata. Non ha intenzione di indagare sui sentimenti che l'hanno spinta ad un tale gesto, e nemmeno sulle ragioni ed i motivi di lui.
Lui non dice niente, dopo un ultimo sguardo china il busto e raccoglie la pistola che lei poco prima gli ha lanciato contro, in un moto di rabbia. E a Sakura basta osservarlo per capire.
Ha malapena il tempo di respirare che lui gliel'ha di nuovo lanciata contro. << Sei proiettili, semiautomatico >> è sempre freddo, sempre impassibile. Non una singola emozione trapela dal suo viso. << Mi aspetto che tu riesca a coprirmi le spalle >>
Non è una dichiarazione di eterna fiducia quella, affatto. Sono solo due ragazzi coi rispettivi interessi che hanno deciso di allearsi per avere maggiori possibilità di sopravvivenza. La stessa Sakura sa che non è consigliabile abbassare la guardia in sua presenza, ma non riesce a non sorridere. Non è gioia la sua - nessuno sarebbe felice -, ma si sorprende di non aver dimenticato come sorridere. Gli occhi le brillano per un istante, di quella luce che  quando era tutto normale risplendevano sempre, e quando lo vede voltargli le spalle e dirigersi verso la foresta, le parole le abbandonano le labbra d'istinto. Per la seconda volta.
<< Io.. sono Sakura >> sussurra, nel silenzio di quella foresta. E le sue parole sembrano rieccheggiare fra le colline circostanti. << Sakura Haruno >>
Lui si ferma, non si volta e non si azzarda dire nulla, ma l'ha sentita. E lo sanno entrambi.
<< E tu? >>
Il ragazzo sospira, forse un sospiro irritato, rassegnato. Dopo un altro lungo silenzio finalmente decide di rispondere, con una voce più morbida di quanto si aspettasse.
<< Sasuke >>
Sakura rabbividisce al suono del suo nome, lasciando che il vento le accarezzi la nuca e le rinfreschi le membra. Lo ripete due volte, a bassa voce, e non riesce a non pensare che gli si addica. Sasuke.
C'è il silenzio, e mentre Sakura si carica in spalla la sua borsa pensa che d'ora in poi le cose potrebbero andare meglio. Pensa che, forse, in tutto quell'inferno potrà riuscire a trovare uno spiraglio di luce.
<< Andiamo >> dice lui, sulla soglia della foresta. E' tornato freddo come al solito, ma Sakura annuisce e lo segue, silenziosamente.
Forse possono farcela.



***



E Ino urla.
Urla così forte che per un istante è solo quello l'unico suono che invade la radura, mentre stormi uccelli si alzano in volo dai loro nidi sugli alberi e oscurano per un lungo ed interminabile attimo le stelle nel cielo, nella loro terza notte.
Chouji non può fare nient'altro che farla scivolare dalla sua schiena, dove appena qualche minuto prima si era appisolata, e adagiarla sull'erba del terreno, osservando il suo migliore amico voltarsi di scatto e puntare la pila nella loro direzione.
In quei tre giorni hanno imparato che muoversi di notte è decisamente più sicuro e furbo per chi, come loro, non ha le migliori armi a disposizione e, sopratutto, a malapena sa usare quelle che ha in possesso.
La notte ha fatto da teatro alle loro fuge, ai loro sotterfugi, ai loro disperati tentativi di trovare un rifugio sicuro e degli amici dispersi nel nulla.
<< Ino, Ino.. calmati, siamo noi..! >> la voce di Shikamaru è un sussurro affannato. Chouji sente solo quella, quel silenzio che li circonda è quasi raccapricciante. << Ino, sono io..Shikamaru. Calmati, per favore..! >>
Ino scuote la testa, e le lacrime le rigano le guance. Shikamaru, illuminandole il viso con la torcia, non riesce a non sospirare e ad accarezzarle il viso lentamente, prima di spostare la mano sulla sua nuca e attrarla finalmente a sé, stringendola in un abbraccio. Ino si aggrappa alla sua giacca, singhiozzando contro il suo collo e piangendo le ennesime lacrime della giornata.
Non è la prima volta che succede, e Shikamaru pensa che non sarà affatto l'ultima: Ino non riesce quasi mai a dormire, se accanto a lei non c'è lui che le tenga stretta a sé. Non hai mai voluto dire loro che genere di incubi fossero quelli che la tormentano durante il sonno, ma per Shikamaru non è difficile immarginarseli, in fondo.
<< Un ultimo sforzo, Ino >> le sussurra contro i capelli. << Ancora per poco. Siamo quasi arrivati >> Ino dapprima scuote la testa, ma quando le labbra Shikamaru scivolano dall'attaccatura dei suoi capelli biondi fino alla sua bocca non protestà più e si abbandona a quel bacio appena accennato.
E' un momento talmente intimo che Chouji distoglie la propria torcia dalle loro figure abbracciate e la punta sul sentiero che stanno seguendo, allungando una mano ad accarezzare la schiena dell'amica.
<< Avanti, Ino >> le dice, per incoraggiarla. Ancora poco.
Ancora poco, si dicono tutti, ancora poco e quel puntino sulla loro cartina diverrà finalmente realtà, e le speranze di quei tre giorni si vedranno finalmente realizzate. Quello non è solo che il primo passo, lo sanno tutti, ma è già qualcosa, e mentre Ino si aggrappa a Shikamaru, riprendendo il cammino, pensa che forse possono farcela davvero. Insieme.
Mezz'ora dopo, quando il buio della foresta si è fatto così intenso che a malapena riescono a scorgere ciò che hanno ai piedi, gli alberi cominciano a diradarsi in una radura che illuminano con le pallide luci delle loro torce.
Ino trattiene il respiro, e al bagliore delle stelle si unisce quello dei suoi occhi azzurri che, alzandosi da terra, scorgono lo scheletro di una vecchia casa abbandonata.





CONTINUA... ?





LoSpazioDiGè:
(Traduzione Titolo: So Ogni Cosa)
Aw, ed è così che Messer Sasuke salvò la vita alla donzella in pericolo, Sakura Haruno. ♥
...
...
Passando a cose serie, se pensate che Sasuke si sia lasciato convincere troppo facilmente state certi che i veri motivi emergeranno più avanti.
Non pensate che Sakura sia innamorata di lui (non ancora 8D), non è stupida. E' semplicemente conscia che da sola non ce la farà mai, e che l'unico modo è aggrapparsi all'unica persona che non ha provato ad ucciderla sin da subito.
Cosucce da appurare:
#1: Specificando, questo capitolo è ambientato sempre il terzo giorno, in contemporanea agli avvenimenti dello scorso :)
#2: Ho stilato la scaletta precisa e definitiva. Vi annuncio con gioia che i capitoli di Battle Royale saranno ventisette. Ventisette fottuti capitoli. Aiutatemi.
#3: Il prologo e il primo capitolo di "Non è la solita commedia romantica" sono ufficialmente pronti, e il trailer è quasi completo. Ma prima di leggerla dovrete aspettare del tempo; voglio raggiungere il decimo capitolo di BR e cercare di portarmi avanti. L'estate penso farà bene a tutti.
#4: Il prossimo capitolo sarà prevalentemente NaruHina (per i curiosi che vogliono sapere che fine hanno fatto), ma ci sarà anche del SasuSaku.
#5: Scrivere questa storia è impegnativo. E' in assoluto la fanfiction più difficile che abbia mai scritto in vita mia, per questo vorrei scusarmi degli aggiornamenti lenti. Cercherò di fare del mio meglio :)
Infine, vi avviso che l'ultima scena (quella fra Shikamaru, Ino e Chouji) è molto molto importante per lo svilupparsi dell'intera storia.
Ne approfitto per pubblicizzare la mia ultima one-shot, Ano Jiji, una storia buffa; dove Sasuke è un vecchio brontolone pieno di nipoti! :)
Vi ringrazio per le meravigliose recensioni che mi lasciate sempre, e per la vostra pazienza riguardo ai miei soliti ed imbarazzanti ritardi con cui vi rispondo. E' la vita.
Un abbraccio, vi lascio col titolo del prossimo capitolo: "Please, Hitori ni Shinaide"
Alla prossima. ♥
Shannaro ♥ e... recensioni no jutsu!

   
 
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: jennybrava