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Autore: verycoc    26/05/2012    7 recensioni
Akane era stravolta. Mai aveva provato sensazioni tanto forti e contrastanti. Fare l’amore con Ranma era davvero fantastico. E quando poi lui le aveva detto di amarla il cuore le era come scoppiato nel petto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Shan-pu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era appena uscita dalla doccia e, tamponandosi i capelli con un asciugamano, lanciò un ennesimo sguardo al telefono. Aveva aspettato tutto il giorno che lui la chiamasse, ma sembrava scomparso dalla faccia della terra. Sospirò, doveva essere molto arrabbiato per sparire in quel modo. A meno che non la considerasse alla stregua di quelle sciacquette che non pensava neanche lontanamente di rivedere una volta ottenuto il suo scopo. Quante volte le aveva criticate? E adesso per lui era una di loro! Il solo pensiero la fece stare male, sperava che la loro amicizia avesse un po’ più di valore per lui, tanto almeno da concederle il beneficio del dubbio e tentare di chiarire una volta per tutte la questione.

 Ancora affranta si gettò sul divano, ma si alzò di scatto,rabbrividendo. E non perché fosse coperta solo dal telo ormai bagnato che l’avvolgeva: su quel divano si erano scambiati il primo bacio, e i mille successivi, la sera prima. Quelle federe e quei cuscini erano stati gli unici testimoni dell’esplodere di una passione tanto a lungo sopita. Lì lui l’aveva stretta tra le braccia e l’aveva guardata come mai prima d’allora aveva anche solo osato sperare. Ed ora, quello stesso divano, se ne stava lì, immobile, come monito alla sua stupidità. Per due ore di sfrenata passione rischiava di perdere, in un colpo solo, il migliore amico che avesse mai avuto e l’unico uomo che avesse mai amato! Doveva parlare assolutamente con lui, ma non aveva il coraggio di chiamarlo per prima.

Avrebbe voluto vederlo, ma non credeva di essere in grado di reggere il suo sguardo. Si morse il labbro pensierosa mentre sentì le lacrime riempirle gli occhi e dovette fare uno sforzo enorme per ricacciarle indietro. Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta. Ancora sovrappensiero Akane non ci fece caso e rimase in piedi, al centro della stanza, a fissare il vuoto. Ma i colpi sulla porta, che col passare del tempo si facevano più insistenti, la riportarono bruscamente alla realtà. Come un automa si diresse alla porta e, senza nemmeno controllare chi fosse, la aprì ritrovandosi davanti un Ranma stropicciato e molto agitato.

“Dobbiamo parlare” le disse, senza guardarla, entrando nell’appartamento. Akane, che dalla sorpresa non si era mossa di un millimetro, incapace di parlare assentì silenziosamente. Poi, tornando in se, prese un respiro profondo per calmarsi e si chiuse la porta alle spalle. Intanto il ragazzo si era seduto sul divano e si teneva la testa tra le mani. Lei, titubante, gli si sedette accanto e, non trovando niente da dire, lo fissò in silenzio. Aveva desiderato tutto il giorno vederlo o sentirlo, accertarsi che le cose tra loro fossero a posto, ma ora che se lo ritrovava davanti non sapeva che fare. Stette un po’ ad osservarlo e le sembrò insolitamente teso e turbato. Le faceva male vederlo così e, facendosi coraggio, gli poggiò una mano sulla spalla in un gesto di conforto, ma a quel contatto il ragazzo si ritrasse bruscamente da lei e si tirò in piedi.

Ranma fremette nel sottrarsi al suo tocco, ma non poteva permettersi distrazioni. Era andato lì con l’intenzione di porre fine a quell’assurda situazione. Da quando era arrivato aveva cercato di evitare anche solo di guardarla, non voleva cadere ancora sotto il seducente incantesimo degli occhi di lei, del suo corpo, delle sue labbra. Doveva rimanere lucido, dire quello che aveva da dire e andarsene. Ma era dannatamente difficile. Anche senza vederla era assolutamente conscio della sua presenza accanto a lui e doveva costringersi, con tutte le sue forze, a non voltarsi e stringerla tra le sue braccia per sentire ancora una volta il suo sapore e il suo calore.

Furioso con se stesso e con lei, si stropicciò gli occhi con una mano e le diede ostinatamente le spalle. Akane era sconvolta dal suo atteggiamento: perché era andato fin lì se poi non le parlava? Perché non la guardava? Perché si comportava come se volesse evitarla a tutti i costi?
Frustrata e ferita alzò lo sguardo verso di lui cercando invano di incontrare il suo.

“c’è qualcosa che non va?” gli chiese per rompere quell’assordante silenzio che si era creato tra loro.

A quella domanda lui finalmente si voltò a guardarla, ma quello che vide non le piacque affatto: i suoi occhi erano sconvolti, il suo viso tradiva sorpresa e sconcerto e, quando parlò, la sua voce era esasperata e sprezzante.

“cazzo Akane, ma che domande fai? Certo che c’è qualcosa che non va!”.

L’espressione confusa e smarrita di lei servì solo ad alimentare la sua rabbia già malamente repressa; sembrava davvero ignara di ciò che lo spingeva a comportarsi così.

“e se non te ne accorgi da sola non so davvero cosa pensare di te”

Akane lo fissò a bocca aperta, cosa voleva insinuare?

“cosa stai cercando di dirmi?” gli chiese con circospezione, come a voler sondare il terreno prima di fare un qualsiasi passo.

“cosa voglio dire? Che ieri sera hai fatto una stronzata, che avevamo costruito qualcosa di bello insieme e per colpa tua adesso è rovinato per sempre!”

“che cos’è che avrei rovinato per sempre? E in ogni caso perché sarebbe colpa mia? Mi sembra che ci fossi anche tu ieri in quel letto, non mi sembra di averti legato e costretto a fare qualcosa!”

“praticamente lo hai fatto!” gli urlò lui, ormai incapace di contenersi.

“Che cosa?” Akane era sgomenta, come poteva anche solo pensare una cosa del genere?

“ti sei praticamente prostrata ai miei piedi supplicandomi di venire a letto con te”.

La ragazza strabuzzò gli occhi fissandolo incredula, ma da dove gli venivano certe idee?

“non so che cosa ti passi in quel cervello bacato che ti ritrovi, ma è successo praticamente l’opposto! Sei tu che mi hai baciata e mi sei saltato addosso!” era indignata, come poteva stravolgere la realtà a quel modo?

“solo dopo che ti eri offerta a me su un vassoio d’argento! Cosa avrei dovuto fare secondo te? Sono sempre un uomo!”.

“allora comportati come tale! ”.

“cosa vorresti dire?”.

“che come al solito scappi di fronte ai problemi: non sei un uomo, sei una femminuccia! Fai una merda gli altri per sentirti grande e non ti assumi mai le tue responsabilità. Sei incapace di pensare ad altro che a te stesso e non pensi mai a quanto puoi fare male con le tue parole. Se ti ha fatto tanto schifo fare l’amore con me, puoi anche andartene adesso e sparire per sempre dalla mia vita. Non so che farmene di un mezz’uomo come te! ”.

“e io non so che farmene di una stronza come te! Hai sempre recitato la parte della santarellina, della ragazzina tutta acqua e sapone, ma finalmente hai tirato fuori la tua vera natura: finalmente l’ho capito Akane, sei solo una sgualdrina!”.

A quelle parole Akane si pietrificò e sentì il cuore spaccarsi in mille piccoli pezzi. Avere la conferma delle sue paure era mille volte peggio di quanto si fosse aspettata e il tono freddo in cui le aveva praticamente sputato addosso quelle accuse infamanti aveva intensificato cento volte la sensazione di gelo che adesso la pervadeva.

Sbatté le ciglia attonita e ferita cercando di recuperare il controllo del proprio corpo e della propria mente. Lui aveva ripreso a girovagare per la stanza e lei lo fissava come ipnotizzata, ma senza vederlo davvero.

“è questo quello che pensi di me?” gli chiese con un filo di voce.

Lui non rispose e si voltò a guardare fuori dalla finestra dandole le spalle.

Akane prese un respiro profondo e chiuse gli occhi, non ce la faceva a guardarlo. Voleva solo che quell’incubo finisse il prima possibile.

“vattene da casa mia all’istante, non ti voglio più vedere!” gli urlò con la voce rotta, incrinata dalle lacrime che lottavano per uscire dai suoi bellissimi occhi scuri.

Ranma non accennò a muoversi e Akane tremò di rabbia e frustrazione sentendo un nodo alla gola, ma non poteva piangere davanti a lui, non poteva dargli anche questa soddisfazione! Doveva resistere almeno fino a quando non se ne fosse andato, poi avrebbe dato sfogo a tutto il suo dolore.

“non mi hai sentito?” gli urlò ancora,”ti ho detto di andartene!” e indicò la porta con un gesto deciso della mano.

Molto lentamente il ragazzo di fronte a lei si voltò a guardarla: “sei solo una stupida bambina viziata che parla di cose di cui non sa niente!” le disse ostentando una calma che in realtà non aveva. Il volto in fatti era contratto in un ghigno beffardo, la linea della mascella era dura e tesa cosi come le spalle e teneva le mani strette a pugno lungo i fianchi.

Quando lei non rispose alle sue provocazioni si avviò all’uscita, lasciandola sola e impalata nel bel mezzo della stanza con la testa china e gli occhi pieni di lacrime.
Fece ancora un passo verso la porta che aprì con mani tremanti di rabbia e poi si fermò.

“addio Akane, mi hai deluso!” le disse senza guardarla prima di uscire e sbattere la porta dietro di se.

 Akane si buttò sul letto in lacrime, il corpo scosso dai singhiozzi, la mente vuota. Se ne era andato! Era andato via sbattendo la porta dietro di se e l’aveva lasciata sola con le sue speranze infrante come il suo cuore. Affondò il viso tra le lenzuola candide che sapevano di lui. Assaporò il suo odore lasciando che le lacrime scorressero libere. Tremava. Se di freddo o di rabbia non lo sapeva. I capelli bagnati che le coprivano le spalle nude lasciavano cadere gocce gelate sulla sua pelle nivea. Il ricordo delle sue parole e del suo sguardo di ghiaccio le dava i brividi.

Non seppe mai per quanto tempo rimase in quello stato, ma un pugno che batteva furioso contro la porta la riscosse dalla sua trance. Una voce profonda e disperata che invocava il suo nome la attirò come un potente sortilegio. Si alzò di scatto dal letto e raggiunse l’uscio di corsa. La mano colpiva il legno con più violenza ogni momento che passava e la voce si faceva sempre più insistente ed esasperata. “Akane cazzo, apri questa porta!” lei obbedì e si trovò davanti un ragazzo furioso e disperato che la fissò per non più di due secondi e poi la baciò furiosamente.

Quando lei aprì la porta, Ranma vide i suoi occhi lucidi e il viso rigato di lacrime e sentì una morsa serrargli il cuore. Guardò i capelli bagnati, più neri della notte, ricadere pesanti sulle spalle nude e desiderò accarezzarli e sentirne il profumo. Fissò le sue labbra rosse e tremanti e non poté evitarsi di baciarle..

Quel bacio fu un urlo di angoscia reso ardente da tutta la rabbia e la frustrazione che gli scorreva nelle vene e che, fino a quel momento, aveva cercato di soffocare. Sentì Akane irrigidirsi al tocco di quelle labbra premute prepotentemente sulle sue, la vide piano piano sciogliersi a quel contatto e poi incendiarsi con lui. Quando le sue braccia si serrarono intorno al suo collo per il bisogno di sentirlo più vicino, lui le strinse la vita con le mani attirandola a se. In poco tempo i baci si fecero più urgenti e profondi. Le mani di Ranma percorrevano la schiena di Akane che, in uno slancio passionale, gli allacciò le gambe in torno al busto aggrappandosi al suo collo senza interrompere il contatto tra le loro labbra. Quando finalmente si staccarono, si fissarono intensamente negli occhi, poi lui rafforzò la presa intorno ai suoi fianchi per sorreggerla mentre la portava in camera da letto e lei scese con la bocca a baciargli il collo. Sempre senza parlare lui la adagiò sul letto e si sdraiò su di lei. Fecero l’amore in modo violento e passionale per tutta la notte, esprimendo in quelle movenze, in quelle carezze e in quei baci tutti i sentimenti contrastanti che turbavano i loro animi sconvolti.

Quando esausti e appagati si lasciarono cadere tra le lenzuola umide, uno accanto all’altra, si ritrovarono a sorridere timidamente occhi negli occhi. Akane si girò su un fianco per guardarlo meglio e allungò una mano per spostargli una ciocca di capelli soffermandosi poi ad accarezzargli il viso. Lui le prese la mano tra le sue e se la portò alle labbra. Le baciò prima il palmo e poi ad una ad una le dita, con una dolcezza e una tenerezza che le sciolsero il cuore. Tutta La rabbia e la paura, l’urgenza e il bisogno erano spariti.

Akane lo guardò negli occhi e abbozzò un sorriso triste: “non sei più arrabbiato con me allora?” gli chiese. Lui la guardò accigliato, il suo tono da bambina, triste e speranzoso insieme, gli dette una stretta al cuore. Scosse la testa per schiarirsi le idee poi sospiro e le posò un altro bacio delicato sulla mano.

 “non sono arrabbiato, non con te almeno”.

 Akane si sporse di più verso di lui e gli baciò il naso e gli occhi, poi con la mano libera gli accarezzò una guancia; “ne sono felice, ma non devi avercela neanche con te stesso, tu non hai fatto niente!”. La sua voce era una carezza per l’animo di Ranma, ma il ragazzo si sentiva terribilmente in colpa. Le lasciò andare la mano e le prese le spalle guardandola dritta negli occhi con uno sguardo molto serio. “si invece Akane, ti ho detto tutte quelle brutte cose prima! Cose che non pensavo, voglio che questo sia chiaro! Me ne ero già pentito un secondo dopo averle pronunciate”. Akane gli sorrise, “ mi fa piacere sentirtelo dire, neanche io pensavo davvero quello che ti ho detto!”. Lui scosse la testa e abbassò lo sguardo incapace di guardarla negli occhi “dovresti invece! Sono stato imperdonabile prima è solo che… non ero in me”.

“non preoccuparti, capisco”.

“no, tu non capisci! Non puoi capire.” disse lui con una tristezza che le spezzò il cuore.

“allora spiegami” gli chiese lei dolcemente, cercando il suo sguardo.

Lui stette un po’ a guardarla, indeciso se confessarle o meno quella che gli opprimeva il cuore, poi, sospirando, si fece coraggio e parlò: “io non voglio perderti” le disse piano. Akane stava per ribattere che anche per lei era lo stesso, neanche lei voleva perderlo! ma lui con uno sguardo la pregò di non interromperlo. “non so bene cosa stiamo facendo qui adesso, ma non ti nego che questa situazione stia cominciando a piacermi. Non avrei mai immaginato di stare così bene con te, ma…”. Si fermò un attimo e il suo viso si aprì in un sorriso amaro. La ragazza tra le sue braccia stava nuovamente per parlare, ma lui continuò prima che potesse dire una sola parola: “ma tu sei la mia migliore amica Akane! L’unica vera amica che abbia mai avuto. Mi sei stata accanto nei momenti più difficili della mia vita e ho sempre pensato che ci saresti sempre stata per me”.

“e ci sarò, te lo prometto!” lo rassicurò lei accarezzandogli un braccio. Non sapeva dove voleva andare a parare con quel discorso ne perché le dicesse quelle cose, ma ne era felice. Era la prima volta che si mostrava fragile davanti a lei aprendole il proprio cuore. Ranma aveva ragione, insieme ne avevano passate tante; avevano condiviso i momenti più importanti delle loro giovani vite, quelli belli, ma soprattutto quelli brutti. Dandosi appoggio e sicurezza a vicenda. Lui c’era stato quando era morta sua madre, mentre lei gli era stata accanto quando il padre se ne era andato di casa. Ma mai, neanche una volta in tanti anni, le aveva parlato così. Akane sentì che quello era un momento speciale per loro e non voleva fare niente per rovinarlo. Così, non sapendo cosa dire, si limitò a guardarlo negli occhi cercando di trasmettergli tutta la propria fiducia e comprensione nella speranza che lui non si chiudesse in se stesso e continuasse a parlare.

E così lui fece: “grazie, mi fa piacere sentirtelo dire” le disse, “ma non posso non pensare che, se qualcosa dovesse andare storto, perderei anche la mia migliore amica! Ma non sono neanche pronto a rinunciare a questo!” “ Quando sono venuto qui prima ero davvero deciso a farla finita. Pensavo di dover proteggere la nostra amicizia, ma da quando ti ho lasciata stamattina non ho fatto altro che pensare a te, alle tue labbra, al tuo corpo, a noi due insieme in questo letto! E quando ti ho rivista mi è sembrato di impazzire! Non sapevo più che fare così me la sono presa con te e, per la mia stupidità, ho rischiato di rimetterci tutto. Non me lo sarei mai perdonato!”.

“ma ora sono qui!” gli disse sorridendo, “e se tu non lo vorrai, non me ne andrò mai”.
Lui le sorrise a sua volta e poi l’avvolse in un dolce abbraccio. Stettero così per un po’: senza parlare, ognuno assaporando il calore dell’altro. Beandosi di una vicinanza a lungo e inconsapevolmente desiderata. Poi Akane parlò:

“Ranma? Cosa siamo noi adesso?” gli chiese con voce dolce e curiosa.

“beh, non saprei direi che siamo amici”.

Akane sbuffò e scosse la testa di fronte alla sua caparbietà, ma il sorriso non aveva abbandonato ne i suoi occhi ne il suo viso.

”si, questo lo so anche io, ma noi andiamo a letto insieme! O vuoi smettere?” gli chiese inquisitoria, ma cercando di mantenere un tono casuale.

“no” disse Ranma deciso, stringendo la presa in torno ai suoi fianchi “decisamente non voglio!e tu?”

Akane sorrise, le piaceva il modo possessivo con cui la cingeva, come a voler enfatizzare le sue parole.“nemmeno io lo voglio!” asserì, infatti, convinta.
E il tono serio delle sue parole li fece ridere entrambi.

“beh, potremmo continuare ad essere amici e quando avremmo voglia potremmo farci le coccole” propose Akane timidamente quando si fu ripresa dall’eccesso di risate. Lui la prese tra le braccia e la sollevo sopra di se, la bacio sorridendo e, sempre tenendo le labbra premute sulle sue, disse: “credo che così vada bene, mi piace farti le coccole”. Akane sorrise radiosa “sei sicuro?” gli chiese rompendo il contatto e sollevando la testa per guardarlo meglio. Ranma emise un mugolio infastidito e si allungò verso di lei per riguadagnare le sue labbra; “se dico si, poi posso continuare a baciarti?”disse. Per tutta risposta Akane gli passò le braccia intorno al collo e gli scoccò un grande bacio sulle labbra, lui colse al volo l’occasione e approfondì il bacio schiudendole la bocca e passandole le mani dietro la schiena per stringerla forte a se.

“allora siamo d’accordo? Continueremo ad essere amici e ad andare a letto insieme quando ne avremo voglia, senza complicazioni e senza strascichi, ok?” proruppe ad un certo punto Akane che si era messa a sedere a gambe incrociate in mezzo al letto e gli porgeva il mignolo. Aveva indossato la camicia di Ranma e lui in quel momento la trovava terribilmente sexy. “Tutto quello che vuoi, ma adesso vieni qui” le rispose il ragazzo afferrandola per la mano e trascinandola contro di lui; ogni momento che passavano separati gli sembrava sprecato e stare lontano da lei stava già diventando una tortura. Le immobilizzò le braccia con le proprie e seppellì il volto nei suoi capelli. Akane rise divertita, il suo respiro sul collo le faceva il solletico e stare così stretta tra le sue braccia le dava una piacevole sensazione di protezione e calore, ma questo non le impediva di parlare:

“se siamo d’accordo, allora credo che dovremmo fissare delle regole”  disse Akane sistemando meglio la testa sulla sua spalla e continuando a giocherellare con le dita delle loro mani intrecciate.

“regole?”. Chiese Ranma in tono distratto, troppo occupato a ricoprirle il collo di baci e carezze.

“beh…Ukyo mi ha detto che in questi casi è utile fissare delle regole”.

“Che tipo di regole?” si informò il ragazzo ora più curioso.

“tipo orari, uscite, vedere altre persone, telefonate, o il fatto di non dormire insieme”.

“non si può dormire insieme?”. Ranma si  bloccò nel mezzo della sua piacevole occupazione e si puntellò sui gomiti per guardarla in faccia.

“pare di no!”. Fu la risposta grave di Akane.

“beh allora credo di dover togliere il disturbo” fece lui un po’ risentito alzandosi dal letto bruscamente.

Aveva già cominciato ad infilarsi i pantaloni quando si sentì abbracciare da dietro.

“Ti prego torna a letto” gli sussurrò Akane cingendogli la vita con le braccia.

Quando lo aveva visto alzarsi in quel modo si era sentita abbandonata: dopo una notte così speciale, per lei, il pensiero di addormentarsi da sola, non era soltanto spiacevole, ma addirittura fisicamente doloroso.

Lui si rigirò nel suo abbraccio e le sorrise intenerito, poi le prese il viso tra le mani e la baciò lievemente sulle labbra.

“e come la metti con le tue regole?” le chiese sempre sorridendo.

Akane si morse il labbro pensierosa, poi si alzò sulle punte e cominciò a baciarlo a fior di labbra

“mmm…credo che, su questa particolare regola, potremmo anche sorvolare” disse tenendo gli occhi chiusi e senza staccare le labbra dalle sue, intervallando ogni parola con un piccolo bacio.

“sei sicura?”.

“si” disse convinta guardandolo negli occhi.

” mi piace dormire con te!” confessò poi arrossendo e abbassando il viso imbarazzata.

Lui le alzò il mento con un dito e le diede un bacio più profondo dei precedenti, “anche a me” le sussurrò dolcemente.

“allora vieni a letto” ripeté Akane prendendogli una mano e trascinandolo con se. Lui non si mosse, la attirò a se e cominciò a baciarle il collo mentre con le mani iniziò a sbottonarle la sua camicia che lei aveva indossato. “che c’è?” le chiese, “non ne hai ancora abbastanza ?”.

“intendevo a dormire baka!” gli disse lei dandogli un leggero colpetto.

“mi hai fatto male maschiaccio! Non sei mai carina con me!” si lamentò lui; aveva messo su il broncio, ma i suoi occhi brillavano.
Lei, per tutta risposta, gli fece una linguaccia e, svincolandosi dalla sua presa, andò a sdraiarsi sul letto e aprì le braccia verso di lui.

Ranma accolse con piacere il suo invito e si strinse a lei nel letto caldo. Akane si accoccolò bene contro di lui beandosi del suo calore e respirando il suo profumo. Si sentiva così bene stretta tra le sue braccia! E la sua grandi mani che le accarezzavano i capelli la facevano sentire tranquilla e rilassata. Stava quasi per addormentarsi beata quando Ranma la strappò da suoi sogni.

“Akane!” la chiamò scuotendola leggermente, “mmm” mugolò lei in risposta continuando a tenere gli occhi chiusi.

“Akane, tu vuoi vedere altre persone?”. Il tono serio della sua voce la costrinse a guardarlo.

“di che stai parlando?” gli chiese accigliandosi.

“prima, quando stavi parlando delle tue regole, hai detto che si possono vedere altre persone. Parlavi sul serio?”.

La questione sembrava stare molto a cuore a Ranma che in un primo momento non aveva fatto molto caso alle parole di Akane, ma, ripensandoci a mente fredda, gli erano tornate in mente. Che lei intendesse davvero quello che aveva detto? Che avesse in programma di frequentare altre persone? Il dubbio lo stava assalendo, e la voglia di chiarire la faccenda lo aveva spinto a svegliarla. Non gli importava niente di apparire ridicolo o geloso: doveva sapere!
“allora? Perché non rispondi? Dicevi davvero o no?”. Le chiese con impazienza crescente davanti al suo silenzio.

“beh, credo di si!” rispose Akane sempre più accigliata. L’aveva svegliata per questo? Per avere il permesso di vedere altre ragazze?

“capisco” disse lui lapidario “quindi hai intenzione di frequentare altri ragazzi?” il tono della sua voce era salito inconsapevolmente e tradiva una rabbia mal celata. La cosa non sfuggì ad Akane che comunque si sentì tranquillizzata; forse dopotutto lui non stava pensando alle altre ragazze!

!“non ho detto questo” rispose cauta.
“spiegati meglio” insistette lui.

“non ho mai detto di voler frequentare altra gente, ho solamente detto che se un giorno uno di noi volesse potrebbe farlo”.

Questa risposta parve tranquillizzare un po’ Ranma; almeno in un futuro immediato non c’erano pericoli, ma una scintilla minacciosa brillava ancora nei suoi occhi.

Akane, dopo l’ondata di sollievo che l’aveva travolta, si sentì stranamente offesa da quello sguardo e volle chiarire la propria posizione.

“e comunque per chi mi hai preso scusa?” gli chiese sforzandomi di rimanere calma. “secondo te sono il tipo di ragazza che una sera va con un ragazzo e la sera dopo con un altro?”.

Lui ebbe almeno il buon gusto di arrossire e, ritrovata la calma, abbassò la testa in segno di scusa.

“ Mi dispiace” mormorò Ranma con rammarico.
Anche ad Akane dispiacque per la piega che aveva preso la discussione, non voleva rovinare quel momento così bello con uno stupido litigio, così si affrettò a rassicurarlo.

“non fa niente” gli disse “non preoccuparti, so che non lo pensi, ne abbiamo già parlato. E, comunque, non mi va di litigare con te, non stasera che…”. Akane stava per aggiungere qualcosa, ma lui le tappò la bocca con un bacio.

 “hai ragione, scusa” le disse, “non ne parliamo più, ok?”.

 Questo bloccò sul nascere ogni rimostranza e tra i due ritornò la pace. Akane tornò a stringersi al petto di Ranma che, dissolti i suoi dubbi, scivolò subito in un sonno profondo, ma la ragazza, per quanto si sforzasse, non riusciva più a ritrovare il sonno.
Quel discorso l’aveva spiazzata e, se da un lato la gelosia dimostrata da Ranma l’aveva resa felice, il fatto che lui non l’avesse rassicurata a sua volta sull’intenzione di frequentare altre donne contemporaneamente a lei, la turbava molto.
 
  
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