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Autore: Rei Hino    26/05/2012    4 recensioni
Nata come PWP, diventata qualcosa ad alta dose di fluff, as always! Gioia e giubilio per la sezione =D
Ma Leonard aveva imparato a conoscerlo, per quanto assurdamente complicato e lunatico fosse quell’uomo, era assolutamente affascinante, come avrebbe detto Spock. Era unico, aveva qualcosa di speciale e luminoso che gli brillava negli occhi, aveva una vitalità invidiabile, e come diceva DeForest, il potere di trasmettere allegria, anche nelle situazioni peggiori.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' una fic fluffuosamente inutile ma volevo festeggiare l'apertura della sezione!
Era una PWP, ma rileggendola mi sono resa conto che la scena di sesso non ci stava proprio (e se io dico una cosa del genere vuol dire che proprio NON stava bene XD) quindi magari con quella scena ci faccio una PWP a parte e questa rimane una cosa fluffissima gettata lì! 
La dedico anche a Fata per il suo compli, anche se con un giorno di ritardo e colgo l'occasione per  ricordarle che sono ancora in trepida attesa del suo secondo capitolo, ma proprio tanto. Non è per rompere le balle, è giusto per dire che ecco, non è dimenticata, ecco... anzi... ecco...

Just You and I
 
Dalla grande stanza affianco gli giungevano solo i rumori ovattati della festa che vi si stava svolgendo, le tempie continuavano a pulsare forte e William si sgridò mentalmente l’ennesima volta e si chiese come si potesse bere con gusto fino a svenire, quando lui già era in quelle condizioni.
Ogni urlo che proveniva dal party, tra le quali voci spiccava fortissimo il tremendo accento del sud di Deforest, erano come un chiodo che gli si conficcava nel cranio.
“Bill, che stai facendo qua?”
Leonard entrò lentamente nella cucina praticamente buia, e trovò la sagoma del collega accasciata sul tavolo, seduto su una sedia con la testa pesante poggiata con noncuranza su una mano.
“Speravo mi venissi a cercare…”
Mormorò William sornione, come sempre, nemmeno la sbronza riusciva a togliergli quel ghigno dalla faccia. Leonard sbuffò e gli si avvicinò
“Stai bene?”
Gli scosse delicatamente una spalla e per tutta risposta Bill adagiò la guancia sul dorso della mano dell’uomo bruno
“Meglio ora…”
Sorrise, mantenendo gli occhi socchiusi.
“Torniamo dagli altri”
“Perché?”
Si lamentò aggrottando le sopracciglia, senza muoversi dalla sua mano, Leonard respirò profondamente, se già Bill era difficile da gestire allo stato naturale, in quelle condizioni doveva essere anche più faticoso.
“Perché è un party per lo show e guarda caso sei la star dello show!”
Il biondo si accigliò e si alzò in piedi con un gesto rapido che destabilizzò un attimo la sua postura assolutamente non perfetta, e Leonard fu costretto ad afferrarlo per un braccio per evitargli una brusca caduta.
“Sei tu la star dello show lo sappiamo tutti…”
Bofonchiò Bill cercando di darsi un tono, almeno secondo lui, in realtà mugugnò come un bambino offeso, ma questo non era una novità quando si toccava quel tasto.
 
Bill non tirava fuori quel broncio infantile molto spesso, era capriccioso, questo sì, ma era raro vederlo infuriato, era solito gettare ogni cosa sull’ironia, anche graffiante se occorreva, o al limite evitava di parlare del tutto, ma quel caratteristico broncio si palesava unicamente quando qualcosa lo feriva sul serio.
Ferite che mai avrebbe permesso a qualcun altro di vedere, cammuffando ogni cosa, preferendo passare per un ragazzino capriccioso, piuttosto che far notare la propria sofferenza.
Ma Leonard aveva imparato a conoscerlo, per quanto assurdamente complicato e lunatico fosse quell’uomo, era assolutamente affascinante, come avrebbe detto Spock. Era unico, aveva qualcosa di speciale e luminoso che gli brillava negli occhi, aveva una vitalità invidiabile, e come diceva DeForest, il potere di trasmettere allegria, anche nelle situazioni peggiori.
Sotto tutta quella matassa di incredibili difetti c’era quell’animo unico e speciale che lo aveva colpito dal primo istante in cui l’aveva visto su quel set quattro anni prima, anche se vi aveva solo potuto parlare di sfuggita, già ne era stato quasi rapito.
E, all’epoca non poteva neanche immaginarlo, ma era accaduto anche il contrario.
Quasi lo zampino del fato fosse stato più palese che mai.
 
“Avanti torniamo di là”
Ripeté Leonard tirandogli delicatamente un braccio
“Non ho voglia di tornare di là!”
Bill si liberò dalla morsa gentile ma non si allontanò di un passo, limitandosi ad abbassare lo sguardo
“…non ho voglia di discutere con James ancora o di vedere quanto è felice il matrimonio di De!”
Tanti altri tasti dolenti che si palesavano di nuovo su quel bel viso lievemente arrossato. Leonard sospirò di nuovo, non era dell’umore giusto per reggere uno sfogo o una crisi di nervi dell’amico
“Come vuoi”
Fece per girarsi ma Bill gli prese la manica della camicia e lo tirò leggermente a sé, senza forza
“Resta qua, con me…”
Pigolò quasi, rimanendo attaccato alla sua camicia in maniera quasi tenera, con il braccio a penzoloni che si muoveva leggermente avanti e indietro.
Leonard sorrise dolcemente, era incredibile quante emozioni così diverse riuscissero ad attraversarlo in pochissimi istanti quando era con quell’uomo, era strano e del tutto nuovo ciò che riusciva a fargli provare, solo lui.
E quel sorriso rinfrancò l’animo inquieto di Bill che prontamente gli rispose e gli si avvicinò, non lasciando la presa della camicia dell’amico. Quando arrivò abbastanza vicino abbandonò stancamente la testa bionda, ancora pesante, sulla sua spalla, affondando il viso nel suo collo.
 
Leonard non riuscì ad allontanarsi in alcun modo e neppure lo avrebbe mai voluto. Di nuovo il suo battito cardiaco aumentò, di nuovo quelle strane e potenti sensazioni lo avvolsero, di nuovo la sua parte razionale si scindeva completamente dalle sue azioni e dal suo animo. Perché se mentre la sua testa continuava a chiedergli che diavolo stesse facendo, il suo cuore non smetteva di ripetergli, ogni qualvolta che si avvicinava così a quello di Bill, che era quello e null’altro il posto giusto per lui, che solo al suo fianco sarebbe stato veramente felice, e ne era ormai più che certo.
Leonard sorrise tra sé mentre la sua lotta interna tra ragione e sentimento continuava, nemmeno si trattasse veramente di Spock, probabilmente era proprio quel maledetto vulcaniano il responsabile di quell’accavallamento di realtà e finzione ormai inscindibili l’uno dall’altra, almeno per loro due e i propri sentimenti.
“Non credo sia una buona idea…”
Mormorò Leonard posandogli delicatamente le mani sulle spalle, ma Bill non si fece allontanare, alzò lo sguardo chiaro su di lui, incontrando i suoi occhi neri e profondi, gli portò le mani al petto e sorrise.
 
Un sorriso dolce che lasciava trasparire del tutto palesemente e senza alcuna vergogna né imbarazzo, tutto quel forte sentimento che provava per lui. Un sentimento che aveva maturato in poco tempo e del quale si era presto accorto, senza mai farne un problema.
Non era nella sua natura farsi alcun problema del resto, non su questioni del genere, Leonard era qualcosa di essenziale per lui, era evidente, era la sua controparte perfetta, era una figura matura, forte, pur con tutti i suoi problemi, che sapeva dargli quella sicurezza che probabilmente gli sarebbe sempre mancata. Era il migliore amico che avesse mai avuto, perché Bill lo sapeva bene, non era facile essere suo amico, vero amico, perché a parte la simpatia e l’allegria di superficie, non c’era molto altro da apprezzare in lui, e soprattutto c’era molto da sopportare.
E Len era ancora lì, e c’era sempre, lo apprezzava interamente, con tutti i suoi difetti.
Si morse il carnoso labbro inferiore mentre istintivamente protendeva il viso verso di lui, con quei movimenti del tutto spontanei e così naturali mentre le braccia di Leonard si portavano sulla sua schiena, in quell’abbraccio caldo e affettuoso che sembrava essere stato creato per null’altra cosa che per accoglierlo e tenerlo al sicuro.
 
“Rimani con me, Len…”
Gli soffiò sulla bocca, che in pochi istanti fu sulla sua.
Un altro gesto del tutto istintivo e fin troppo rimandato che fece esplodere qualcosa che non si poteva più tenere a bada e tantomeno impedire, perché era qualcosa che il destino aveva deciso per loro.
 
Bill si alzò in punta di piedi, portando le braccia al collo dell’amico e Leonard gli cinse la vita stringendolo a sé, schiacciando il bel torace contro il suo, alzò molto timidamente il suo maglione, infilando solo due dita, per sentire col leggero tocco dei polpastrelli la sua calda e liscissima pelle.
Il biondo sorrise tra sé, non staccando mai le labbra da quelle del collega, e scese con la mano sul suo torace, cercando quel piccolo spazio di pelle nuda lasciato scoperto dal colletto aperto della camicia e man mano scese anche con la bocca lasciando una scia di umidi baci sul suo collo, accarezzandolo e assaggiandolo, con una dolce intraprendenza e curiosità.
Difficile dire a cosa pensasse in quei momenti, non riusciva a formulare un solo pensiero di senso compiuto, aveva la mente completamente inebriata, oltre che dall’alcool, da Leonard, e non riusciva a pensare a null’altro che a lui, ai suoi folti capelli corvini, al suo sapore, al suo odore.
 
Con una forza di volontà a dir poco sovraumana Len riuscì a sottrarsi a quelle avance e gli afferrò i polsi
“Bill… che… che cosa…”
Non trovò la forza di dire altro, non sapeva nemmeno cosa articolare a dir la verità, quasi gli mancava il fiato, William sorrise maliziosamente alzando un sopracciglio, come per prendersene gioco
“Devo spiegarti qualcosa in particolare?”
Gli rispose con noncuranza continuando ad accarezzargli il collo e il petto, stringendosi a lui, l’uomo alto e bruno deglutì pesantemente un paio di volte
“Non… non credo sia…”
Bill sorrise ancora, intenerito da quella deliziosa ritrosia, gli passò un dito sulle labbra sottili e parlò con voce estremamente suadente e al contempo, in qualche modo, molto dolce, guardandolo con i suoi begl’occhi sensuali castano-verdi
“Va tutto bene, Len… va tutto bene, siamo io e te…”
Sfiorò la sua bocca con le propria, senza incontrarla, attendendo che fosse Leonard a farlo, a prendere la sua decisione, a volerlo davvero.
 
E non vi era nulla su cui riflettere, nulla su cui pensare.
Erano loro due, era così che doveva essere.
Era così che era.
“Io e te…”
Mormorò Len sulla bellissima bocca dell’amico, del compagno, dell’uomo che amava, prima di assaporarla di nuovo.
 
Lo strinse a sé, forte, le mani di Bill, le morbide mani di Bill, gli carezzavano il collo e il viso, con delicatezza, dedizione, amore, gli sfiorò le labbra sottili con le dita e Leonard gliele baciò dolcemente, con la fronte sulla sua, respirando all’unisono con lui.
 
E nulla era mai stato così chiaro, così limpido, per nessuno dei due.
Era così che doveva essere, era lì che la vita li aveva condotti.
Nessuna domanda.
“Siamo io e te”
 
 
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'Ma non l'avevi già scritto completamente diverso il loro primo bacio?'
Ecco, sì, ma ne ho immaginati circa  settordicimila tutti diversi  nel corso della mia inutile vita, quindi presumo ne arriveranno anche altri XD
 
   
 
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