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Autore: FanficwriterGHC    26/05/2012    6 recensioni
AU- Recandosi a Barnes and Noble per farsi autografare un libro da Richard Castle, Kate Beckett non avrebbe mai immaginato di incontrare sua figlia e di farle da babysitter per il resto del pomeriggio. Quello che accadde in seguito fu qualcosa che non aveva vissuto nemmeno nei suoi sogni più incredibili.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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CHAPTER 4:

 

Il lunedì era stato infernale. Un doppio omicidio e due sospettati molto combattivi avevano dato vita ad una giornata decisamente tumultuosa e una grande quantità di scartoffie da riempire. Kate lanciò un'occhiata all'orologio, la testa abbandonata nella mano sinistra, la penna chiusa nella mano destra contratta, e sospirò. Erano le cinque e dieci del pomeriggio. Doveva andarsene. Guardò i documenti sulla sua scrivania e si strinse nelle spalle. Li avrebbe finiti il mercoledì; erano tutti rapporti personali, non quelli dipartimentali che dovevano essere pronti per il giorno dopo.

Cominciò a riordinare la scrivania, ed Esposito si sporse di lato. “Che succede? Katherine Beckett che stacca prima delle sei?”

“Posso farlo, Esposito” borbottò lei “Sai, alcuni di noi hanno una vita sociale”. Ficcanaso, sconsiderato idiota.

“Oh, lo so”. La guardò di traverso, e Kate scosse la testa. “Non sapevo che tu ne avessi una, però”

“Non sai molte cose di me, Esposito” replicò Kate alzandosi e indossando la giacca “Ci vediamo mercoledì”.

Kate si allontanò dalla scrivania, salutando i Detective radunati intorno alla lavagna degli omicidi. Dirigendosi verso l'ascensore passò accanto ad Egrin e si scambiarono uno sguardo amichevole. Era un bravo ragazzo- il suo cambio nel turno di notte. Se era di buonumore e la notte non impegnativa, poteva persino finire di compilare qualche documento per lei. Lo facevano l'uno per l'altra, a volte.

L'ascensore scese fino al garage e Kate entrò in macchina, cercando l'indirizzo. Il traffico era intenso e ci impiegò venti minuti buoni per raggiungere SoHo, dimenandosi nervosamente per tutto il tragitto. Era entusiasta ma anche nervosa, e si sentì sciocca per la prima cosa, e ridicola per la seconda. Ma il traffico stava mettendo alla prova la sua concentrazione, e si arrese felicemente ad una guida vigile e noncurante.

Quando finalmente ebbe raggiunto il suo isolato e trovato un parcheggio (uno dei benefici del guidare la sua Crown Vic), si tolse la divisa dell'NYPD ed indossò una leggera giacca scura sopra la sua maglietta grigia. Non era perfetta, ma era comunque meglio che presentarsi in uniforme.

Uscì dalla macchina ed entrò nell'edificio. Nessuno la guardò due volte mentre entrava. Era davvero così negligente in fatto di sicurezza? Oh, no, il portiere sapeva chi fosse; le aveva sorriso fatto un cenno con il capo. Rick doveva averglielo detto. Essere riconosciuta da persone che non aveva mai visto prima era strano. Entrò nell'ascensore e scosse la testa. Era stravagante- dorato e ricoperto di specchi. L'intero edificio sapeva di sobria, raffinata ricchezza.

Si fermò al quinto piano e si guardò intorno, vedendo il numero 504 qualche porta più in là. Si avvicinò e respirò profondamente. Stava davvero per cenare con Richard Castle e sua figlia? Ci fu un vocio all'interno e le risate di una ragazzina. Una volta sua madre le aveva accennato al fatto che i bambini spesso potevano illuminare l’oscurità; mentre stava lì in piedi e sorrideva alle risate di Alexis, Kate pensò che forse aveva capito cosa ciò significasse, almeno in parte.

Bussò.

“Vado io!”

Udì lo scivolare di piedi, poi la porta si aprì, rivelando il volto radioso di Alexis. “Ciao Kate!”

“Ciao Alexis” sorrise lei lasciandosi trascinare dentro l'appartamento. “Come stai?”

“Bene!” rispose Alexis eccitata “Mangiamo la pizza!”

Stava saltellando su e giù, con i jeans che frusciavano intorno alle piccole gambe. Kate era stata talmente attenta alla bambina da non essersi nemmeno guardata intorno.

“E' perfetto!” le rispose, e Rick si avvicinò per accoglierla.

“Ciao” disse lei alzando lo sguardo verso di lui.

“Ciao. Grazie per essere venuta” disse lui, sorridendo dolcemente. Era rilassato; indossava un paio di jeans e una camicia blu sbottonata che faceva risaltare i suoi occhi. Richard Castle nel suo habitat naturale.

“Sono felice di essere qui..”. Spostò il peso da una gamba all'altra, e realizzò che portava ancora con sé la pistola. “Uhm..”

“Alexis, tesoro, potresti portare l'insalata sul tavolo?” suggerì Rick.

“Certo papà!”. E scivolò via.

“Qualcosa non va?”

Kate gli rivolse un sorriso di gratitudine. “Ho ancora addosso la pistola, e.. dove dovrei metterla? Non posso lasciarla in macchina”. Fra tutte le cose più stupide che avesse potuto fare, aveva portato una pistola in una casa dove c'era una bambina. Come aveva fatto a non pensarci? Era un poliziotto. Avrebbe dovuto essere un'esperta in fatto di sicurezza. Sicuramente doveva avere pensato..

“Fantastico” sorrise lui.

“Scusa?”. Cosa?

“Voglio dire.. uhm.. bambina. Figlia. Sicurezza. Pistola. Giusto! Vieni con me”. Nonostante tutto lei rise e lo seguì attraverso l'ampio salotto. Un enorme divano nero in pelle occupava il centro della stanza, ricoperto di cuscini dai colori vivaci. Due poltrone erano disposte ai lati del tavolo da caffè, e i muri erano interamente ricoperti da scaffali. E lei aveva persino pensato che i suoi genitori avessero molti libri! Evidentemente si era sbagliata.

“Torniamo subito, pumpkin” disse Rick ad Alexis, facendo cenno a Kate di seguirlo attraverso una porta, verso quello che sembrava essere uno studio.

“Okay!” rispose tranquillamente Alexis.

Lui chiuse la porta e la guidò verso un altro scaffale gigantesco, dove si inginocchiò e aprì una cassaforte. “La tieni per sicurezza?”

“Sempre, quando non sono in servizio” replicò lei, estraendola dalla fondina e passandogliela insieme al distintivo. “Ti ringrazio. Non ci ho pensato, di solito non faccio caso al fatto di averla addosso”.

“Non c'è problema” disse lui, e ripose gli oggetti all'interno della cassetta.

L'ufficio era bello quanto il salotto. Copertine autografate dei suoi libri erano disposte lungo il cassettone che ricopriva il muro in fondo all'ufficio, sopra il quale vi era l'immagine di un'interminabile scala a spirale. La stanza era di buon gusto, con le stesse poltrone nere che c'erano in salotto e una grande scrivania di mogano al centro, adornato con tutti i gingilli possibili e il suo computer.

Santo cielo. Era nell'ufficio di Richard Castle, dove scriveva i suoi libri..!

“Penso sia grandioso!”

Lo fissò per un attimo e lui le indicò la cassetta di sicurezza, distogliendola dalla sua meraviglia per il luogo e perché fosse lì. “Ti piacerà il fatto che lavoro nelle forze di polizia, non è vero?”

Piacerà? Ho appena messo via una pistola per sicurezza. E' grandioso”

“Quanti anni hai, dodici..?!” rise lei divertita.

“A volte” rispose lui alzando le spalle “Ora usciamo di qui, prima che il sale diventi il principale condimento della serata”.

Pareva avere a che fare con l'infanzia. “Lo dici per esperienza?”

Lui annuì e aprì la porta, facendole segno di passare. “E' molto avventurosa in cucina, ma le manca una certa.. finezza, diciamo”.

“Sbrigatevi!” li incitò Alexis dal suo posto “Ho fame!”

Rick le indicò il posto di fronte ad Alexis e si voltò per estrarre la pizza dal forno. Lei si sedette e lo guardò portare il piatto con un gesto enfatico, regalandole un sorriso.

“E' pizza fatta in casa?” chiese Kate mentre lui appoggiava il piatto di fronte a loro. Sapeva fare la pizza? Richard Castle aveva fatto una pizza che profumava come se fosse stata appena tolta dal forno di Authentic Nick's?

“Certamente” rispose lui con disinvoltura “Mangiamo solo pizza fatta in casa nelle serate della pizza

“Mi piace più di quella normale” aggiunse Alexis “Il formaggio è filante”

“Lasceremo giudicare a Kate” rise Rick tagliandola in spicchi; per cominciare ne diede uno a ciascuno.

Rimasero pazientemente lì seduti mentre Kate prendeva in mano il suo. “Avete intenzione di guardarmi mentre la mangio?”. Era sicura che le sarebbe piaciuto, ma non era un po' inquietante, almeno per Rick?

“Dobbiamo vedere la tua reazione” disse Alexis seria.

“Concordo” ghignò Rick.

Kate assottigliò gli occhi ma ne assaggiò un pezzo. Era croccante e filante in modo perfetto, e la salsa era fatta di qualcosa di fantastico che le faceva venire voglia di gemere. Era buona. “E' deliziosa” annunciò deglutendo. “Hai aiutato tuo padre a prepararla, Alexis?” chiese trattenendo una risata, mentre Rick si pavoneggiava.

“Ho steso la pasta e preparato la salsa”

“Abbiamo grembiuli e altro” spiegò Rick “Oh, e ci sono anche insalata e bruschette”

“Tutto questo è pazzesco” sorrise Kate “Magnifico. Grazie”

“Partecipi a cene di famiglia Kate?” chiese Alexis.

Come rispondere a quella domanda? L'ultima cena di famiglia a cui aveva partecipato si era conclusa con un omicidio e aveva completamente distrutto il suo mondo. Ma quella non era la cosa giusta da dire in quel momento. Kate masticò un altro pezzo e respirò profondamente. “Direi di no” disse cauta, sperando di riuscire a mantenere la propria voce sotto controllo. “Il mio papà è molto impegnato”

“E la tua mamma?”

Kate sbatté le palpebre e respirò insicura. Per qualche strana ragione non aveva considerato l'idea che avrebbe dovuto parlarne quella notte. Ma i bambini fanno domande, e quelle di Alexis erano innocenti per tutti tranne che per Kate. “Uhm.. mia madre.. mia madre non è più con noi..”

“Oh” disse la bambina in un sussurro.

Cadde il silenzio. Alexis pareva un po' confusa ma non commentò, e Rick sembrava.. sembrava stranamente triste. “Mi dispiace” mormorò lui.

Kate alzò le spalle. “Non importa”. Si scosse mentalmente; non era il momento di affogare di nuovo in quella storia. Era lì per trovare un po' di felicità e far ridere una bambina, giusto? “Cosa hai imparato oggi a scuola, Alexis?

Alexis si rianimò, e Kate notò che Rick la stava guardando di sottecchi. “Abbiamo parlato dell'Oceano” le disse Alexis eccitata “E dobbiamo scegliere un animale per un progetto. Io voglio le tartarughe marine”

“Alexis è una fan delle tartarughe marine” intervenne Rick, con lo sguardo ancora contemplativo ma con un grande sorriso rivolto alla figlia.

“Papà dice che andremo a vederle allo zoo questa settimana e faremo le fotografie”

“Sembra una buona idea. Ma dimmi, perché le tartarughe marine?” chiese Kate, costringendosi a mangiare un altro pezzo di pizza e a far scomparire sua madre dietro il muro che si era costruita nella mente.

Alexis restò a bocca aperta. “Perché? Perché sono mitiche!”

Kate rise. “L'ho capito, ma perché sono mitiche?”

Alexis per un momento parve perplessa e Kate vide Rick prendere un enorme boccone di pizza. Alexis masticò il suo a bocca piena, poi si voltò verso Kate.

“Sono vecchie; vivono fino a quando sono molto vecchie. E.. nuotano nelle correnti per spostarsi, vanno molto lontano per deporre le uova. E si prendono cura delle uova finché non si schiudono, come delle brave mamme. E.. uhm.. sono rettili ma vivono nell'oceano e nuotano velocissimo, anche se sono lente sulla terra?”

“Sembrano dei validi motivi per ritenerle mitiche” replicò Kate impressionata. All'età di Alexis si sarebbe fermata al 'vivono fino a quando sono molto vecchie'.

“Anche a me” aggiunse Rick.

“Qual è il tuo animale marino preferito Kate?” chiese Alexis “E perché?”

Oh, era una bambina intelligente, non è vero? “Pinguini” rispose Kate tranquilla, sorpresa per la sua stessa risposta. Si fermò un momento per riordinare i pensieri e sorrise. Da bambina le piacevano molto i pinguini. “Sono veloci in acqua, come le tartarughe marine, e anche loro vanno molto lontano a deporre le uova. Sono intelligenti e trattengono il calore durante l'inverno. E il papà si prende cura delle uova una volta che la mamma le depone. E rimangono insieme tutta la vita” aggiunse, dopo averci pensato un attimo.

“Stare insieme tutta la vita è importante per il tuo animale preferito?” chiese Rick.

Kate incrociò il suo sguardo. Ci fu qualcosa che non riusciva esattamente a definire. “Direi di si”

“Hmm” fece lui.

“Hmm” ripeté lei. Alexis ridacchiò. “Cosa c'è di così divertente?”

“Voi due siete sciocchi” spiegò Alexis “Borbottare a cena..”

“Cosa c'è di sbagliato nel borbottare?” chiese Rick prima di cominciare a canterellare  la canzone di Star Wars.

“Papà! Non di nuovo!” esclamò Alexis drammaticamente “Lo fa sempre

“Canticchiare la canzone di Star Wars?” rise lei, spostando lo sguardo dall'uno all'altra.

“Si. E' ossessionato”.

“E tu non lo sei?”. Pensava che Richard Castle, il quale apparentemente era un fanatico, avesse fatto il lavaggio del cervello a sua figlia per convincerla ad amare qualsiasi saga fantascientifica.

Alexis alzò le spalle. “Sono dei bei film”

“Li hai visti tutti?”. Cavolo, quando era stata l'ultima volta che aveva guardato quei film?

“L'educazione a Star Wars comincia presto nella famiglia Castle” si intromise Rick, interrompendo il suo intervento solo per prendere un altro trancio di pizza.

“Lo vedo” annuì Kate “Qual è il tuo film preferito, Alexis?”

“Me ne piacciono molti, ma non vedo l'ora di vedere il film di Harry Potter” rispose lei “Hai letto i libri? Papà ed io abbiamo finito il quarto”

“In realtà si” sorrise Kate. Aveva ignorato l'essere presa in giro per questo; amava quei libri. “Non vedo l'ora che esca il quinto”

“Anche io!”. Era davvero impressionante per una bambina di sette anni. Quei libri erano complicati e lunghi.

“Leggi Harry Potter?” chiese Rick, osservandola con interesse.

Kate si voltò verso l'uomo borbottante. “L'ho appena detto a tua figlia. Non ascolti?”

“Solo quando lo reputo necessario” sogghignò lui “Allora, ti piacciono?”

“Sono dipendente. Lo sono da quando il primo è stato pubblicato” ammise lei. Non ricordava perché avesse deciso di comprare il primo, ma dopo quella volta doveva sapere cosa sarebbe successo al ragazzino con la cicatrice a forma di saetta.

“A me piace Hermione” disse Alexis.

“Anche a me” rispose Kate “E' molto intelligente”. In quella ragazza vedeva un po' della sé stessa legata ai libri, e immaginava che per Alexis fosse lo stesso.

“Più intelligente dei ragazzi” concordò Alexis.

“Posso dirti un segreto?” le chiese Kate. La bambina annuì entusiasta. “Le ragazze sono più intelligenti dei ragazzi. Punto.”

“Hey!” esclamò Rick “Non dirle così! Questo non è vero, Alexis”

“Quindi i ragazzi sono più intelligenti delle ragazze?” gli chiese lei.

Hah! Prova a uscirne ora, Rick Castle! “No, intendevo solo.. ecco.. le ragazze non sono sempre più intelligenti dei ragazzi. Qualche volta i ragazzi sono più intelligenti” affermò lui.

“Raramente” mormorò Kate mentre beveva.

“Non mi sei d'aiuto”

“Perché non sono d'accordo. Sto cercando di dare a tua figlia vere lezioni di vita” lo rassicurò lei, facendo l'occhiolino ad Alexis.

“Esatto papà. Vere lezioni di vita” annuì Alexis sorridendo.

Lui alzò le mani al cielo. “Volete il dessert? Perché sono un po' riluttante a darvelo, ora come ora”

“No! No! Io lo voglio!” lo pregò Alexis “Mi dispiace papà!”

“A me non dispiace, ma mi piacerebbe il dessert, se è un'offerta aperta a tutti” gli disse Kate “Era tutto buonissimo”. Si sentiva confortevolmente piena e soddisfatta, che era molto più di ciò che poteva dire per la maggior parte dei pasti che cucinava da sola. Sapeva cucinare, ma non le piaceva.

Lo sguardo minaccioso di lui si addolcì, e sorrise. “Mi fa piacere. Sei sempre la benvenuta”.

Lei sorrise a sua volta, osservandolo mentre si avvicinava al frigorifero e tornava con una piccola cheesecake. Avrebbe dovuto fare il doppio di esercizi il giorno dopo per smaltirla.

“Cheesecake!” squittì Alexis “La mia preferita!”

“Come se non lo sapessi..!” rise Rick, tagliando tre fette e mettendole nei piatti “A te va bene la cheesecake, Kate?”

“Si da il caso che sia anche la mia preferita” rise lei. Non mangiava una fetta di quella torta da secoli.

Alexis le sorrise radiosamente; Rick passò loro i piatti e andò a riporre il resto della torta in frigorifero. Mentre Alexis si lanciava all'assalto della sua fetta, Kate ne assaggiò un pezzo e chiuse gli occhi in segno di approvazione. Avrebbe dovuto scoprire dove l'aveva presa. Anzi, no, non l'avrebbe fatto. Se l'avesse saputo avrebbe messo su un centinaio di chili. Sarebbe stato meglio godersi l'unico pezzo di quella torta cremosa, friabile e deliziosamente liscia e poi andarsene.

“Allora.. quali sono i tuoi piani per il Ringraziamento?” chiese Rick qualche minuto dopo.

“Lavoro” rispose Kate.

“Devi lavorare il giorno del Ringraziamento?!” chiese Alexis senza fiato.

Kate spostò lo sguardo dall'uno all'altra, entrambi ugualmente inorriditi. “Facciamo a turno. Quest'anno sono libera a Natale, ma non al Ringraziamento”. Qualche volta dimenticava che non era normale rinunciare alle vacanze per girovagare cercando assassini e raccogliendo parti di corpo smembrato.

“Oh..” annuì Alexis pensierosa.

Rick sbatté le palpebre. “E' terribile”.

Kate alzò le spalle. “Capita”. Preferiva fosse così. Il lavoro le permetteva di evitare la solitudine delle feste, perché senza sua madre, lei e suo padre non festeggiavano- non che lui fosse in buono stato negli ultimi tempi. E lavorare rendeva tutto più facile, non doveva pensarci..

“Kate?” chiese Alexis qualche minuto dopo.

“Si?” sorrise lei tornando alla realtà.

“Cosa fai al lavoro?”

Kate deglutì e bevve un sorso d'acqua. Come doveva rispondere? Lanciò un'occhiata a Rick in cerca d'aiuto, ma lui pareva tanto intrigato quanto Alexis. “Aiuto a catturare i criminali” disse lentamente.

“Ma come?”

“Raccolgo indizi e vado sulla scena del crimine prima che i Detective arrivino”.

“Come uno scout?”

“Si” sorrise Kate. Era una buona analogia. “Esatto. E qualche volta devo rovistare per cercare oggetti”

“Rovistare?” chiese Rick.

“Ho passato quasi tutto mercoledì in un cassonetto, ad essere sincera” rispose Kate ridendo alla vista dei suoi occhi sbarrati.

Alexis arricciò il naso. “Non sembra molto divertente!”

“Non lo è stato. Ma la collana che ho trovato si è rivelata molto importante per l'indagine” le disse lei. Alexis scosse la testa e contrasse il volto in una smorfia, disgustata. Con il vivo ricordo di quel sacco della spazzatura, Kate si rese conto di non voler più quell'ultimo piccolo pezzo di cheesecake.

“In che modo?” intervenne Rick.

Kate si voltò verso di lui. “Perché lo vuoi sapere?”

“Sono interessato” rispose lui tranquillo “Il crimine mi affascina”.

“Qualche volta papà si lega da solo” le disse Alexis.

“Davvero?” le chiese Kate guardando Rick con le sopracciglia alzate. Lui arrossì. “E perché mai?”

Oh, si stava muovendo sulla sedia. Questa si che doveva essere bella.

“Vuole assicurarsi che Derrick riesca a risolvere una.. situazione scomoda?” rispose Alexis cercando conferma nel padre.

“Si. Una situazione scomoda. Buona memoria, pumpkin” le sorrise Rick evitando lo sguardo di Kate “Mi piace fare ricerche”.

“Legandoti ad una sedia?” chiese lei incredula.

“E dentro un armadio” aggiunse Alexis.

Kate lo fissò e poi guardò Alexis. “E cosa fai mentre papà è legato?”

“Oh, la nonna mi porta fuori a fare shopping” ridacchiò Alexis “E se non è uscito prima del nostro arrivo lo slega lei.. ma solo dopo la ramanzina”.

“Già, quelli sono i giorni divertenti” affermò Rick alzandosi e raccogliendo i piatti. “Perché voi due non andate in sala mentre pulisco?”

“Kate può rimanere a guardare un film?” chiese Alexis eccitata.

“Non lo so tesoro. Dobbiamo chiederlo a lei”.

Alexis si voltò verso di lei e la guardò con i suoi grandi occhioni blu. “Puoi restare?”

“Sicuro” sorrise Kate. Si stava divertendo e non aveva alcuna fretta di tornare al suo desolato e freddo appartamento. “Andiamo a sceglierne uno mentre tuo padre riordina la cucina”.

“Okay”

Si lasciò portare da Alexis verso l'ala del salotto dove un'impressionante collezione di pellicole sotto gli scaffali attendeva la loro accurata scelta. Alexis setacciò commentando i vari film con Kate e chiedendo la sua opinione. Alla fine decisero per L'Incantesimo del Lago; erano passati anni dall'ultima volta che Kate l'aveva visto. Alexis lo fece partire e trascinò Kate con sé sul divano; si lasciò cadere e indicò il posto accanto a lei.

Kate si sedette e subito Alexis si accoccolò al suo fianco. Rimase per un attimo sbigottita ma poi si rilassò, accarezzandole i capelli. La bambina emanava calore contro di lei e Kate si sentì più leggera. Il suo giorno libero sarebbe stato il successivo, e a differenza della maggior parte dei lunedì -quando ci impiegava ore a rilassarsi- si trovava lì, già tranquilla e beata.

“Sbrigati papà! Devo essere a letto per le nove!” lo chiamò Alexis.

Kate udì Rick ridere mentre si avvicinava loro e sedeva accanto a Kate, lanciando un'occhiata a sua figlia. “Non ti dimentichi mai l'ora della nanna eh, piccola?”

“No. Perché se io non me lo ricordo, tu te lo dimentichi”

Lui ridacchiò e incontrò lo sguardo di Kate. “E' okay?” chiese alludendo alla posizione in cui si trovava Alexis. Kate annuì e Rick afferrò il telecomando, facendo partire il film.

L'Incantesimo del Lago. Di nuovo?”

“Hey, a me piace questo film” obbiettò Kate dandogli un piccolo colpo con il gomito.

“Esatto!” concordò Alexis.

“Non vincerò mai più” brontolò lui sprofondando nei cuscini. Lei non riuscì a trattenere il piccolo sorriso apparso sul suo volto: quello era davvero un duo particolare.

Kate lo osservò con la coda dell'occhio nel corso del film e, anche se all'inizio le era sembrato annoiato, lo aveva sorpreso a mormorare sottovoce le canzoni e i dialoghi. Alexis fece la stessa cosa per un po', finché Kate la sentì lasciarsi andare contro il suo fianco.

“Qualcuno si sta addormentando qui, piccola miss” disse lei dopo circa due-terzi del film.

“Uh-huh” borbottò Alexis.

“E' ora di andare a letto” sorrise Rick “Ora sei contenta di aver fatto il bagno dopo scuola, eh?” chiese lui alzandosi e prendendola in braccio.

“Si” sussurrò lei mezza addormentata.

Rick guardò Kate mentre lei afferrava il telecomando per fermare il film. “Io.. uh..”

“Kate?” chiese Alexis.

“Si tesoro?”

“Mi accompagni anche tu?”

Kate sbarrò gli occhi e scambiò uno sguardo sorpreso con Rick. Lui annuì, quasi a dirle “Decidi tu”. L'intera serata era stata bellissima e aveva provato quella strana sensazione di normalità che non si sarebbe mai aspettata, come se li conoscesse da molto più che qualche giorno. Ma sarebbe stato sbagliato accompagnarla a letto? Era una cosa innocente, come la cena. No?

“Certo” rispose Kate dopo un attimo. Rick sorrise e lei li seguì su per le scale. Svoltarono l'angolo e Rick aprì una porta rivelando una camera di colore viola che conteneva più giochi di quanti Kate avesse mai potuto usare. La libreria nell'angolo, però, conteneva più libri che giochi. Quello era esattamente ciò che avrebbe amato da bambina.

Rick posò Alexis sul letto ricoperto da cuscini e pupazzi. “Devi lavarti i denti, pumpkin

Alexis annuì e saltò giù, sgusciando via nel bagno adiacente e chiudendo la porta. Rick si voltò verso Kate mentre lei si guardava intorno.

“Grazie, io..”

“Non c'è problema” lo interruppe lei incontrando i suoi occhi e sorridendo.

“No, intendo.. lo so. E' solo che.. lei.. di solito.. non si fa prendere così facilmente. Voglio dire.. non fraintendere; tu sei fantastica, ma..”

Il suo divagare fece ridere Kate. “Tranquillo, ho capito. E non è un problema. Mi sono divertita stasera”. Si era davvero divertita, e percepì un piccolo fremito nello stomaco alla vista del sorriso riconoscente dipinto sul suo volto.

“Si?”

“Si”

Alexis uscì dal bagno indossando una camicia da notte blu, asciugandosi la bocca sulla manica. “Fatto!” sorrise.

Rick la issò sul letto e la infilò sotto una pila di coperte, mentre Kate li guardava un po' malinconica. Suo padre l'aveva fatto con lei quando era una bambina. Ora.. no, non quella sera. Non ci avrebbe pensato quella sera. “Caldo abbastanza?” chiese Rick.

“Si” ridacchiò Alexis.

“Vuoi che ti legga una storia stasera?”

Alexis scosse la testa e fece segno a Kate di avvicinarsi. Kate si mosse lentamente e rimase in piedi accanto al letto, mentre Rick si sedette sul bordo a fianco della figlia.

“Grazie per essere venuta Kate” disse Alexis chiudendo gli occhi.

“E' stato un piacere” le disse Kate spostandole delicatamente una ciocca di capelli dalla fronte, quasi distrattamente.

“Tornerai la settimana prossima?” il sussurro fu flebile, ma percepibile.

“Io..” guardò Rick, che alzò le spalle. “Sei assolutamente la benvenuta”.

Kate fece un respiro profondo. Era quello che voleva? Si era divertita davvero molto. E lì, in quella casa.. non c'erano omicidi o criminali, solo maghi cattivi e risate. “Certamente Alexis, mi piacerebbe”.

“Bene”

Il suo respiro rallentò e la guardarono addormentarsi. Rimasero lì per un attimo ad osservarla. Poi entrambi realizzarono cosa stavano facendo e Rick si alzò, facendo segno a Kate di seguirla fuori dalla stanza. Premette l'interruttore mentre uscivano, e Kate sorrise vedendo alcune piccole lucine illuminare la stanza non appena la lampada si fu spenta.

“Carine le luci” sussurrò lei quando lui chiuse la porta.

“Non le è mai piaciuto il buio e, beh.. mi piace rendere il tutto speciale” rispose lui con un'alzata di spalle mentre scendevano le scale.

Rimasero in piedi nell'atrio l'uno di fronte all'altra. “Mi sono divertita” disse lei dopo un minuto imbarazzante, facendo dondolare le braccia lungo i fianchi.

“Anche io” concordò lui.

“Tutto questo è..”. Si interruppe, incapace di trovare le parole adatte.

“.. strano? Non sembra strano in sé” disse lui.

“No, è solo.. insolito?”

Lui annuì. “Vada per insolito. Vuoi sederti? O devi andare a casa?”

Kate scosse la testa. Non doveva andarsene, e realizzò che effettivamente non ne aveva ancora voglia. “Non devo andare da nessuna parte. Possiamo sederci”.

Lo seguì in salotto e si accomodò sul divano dopo di lui. Sedevano l'uno di fronte all'altra con le gambe sollevate per rannicchiarsi sui cuscini. Dopo un altro minuto di silenzio, Rick tese la mano.

“Ciao. Mi chiamo Rick”

Kate rise ma gli diede la mano, rincuorata dal fatto che avesse trovato un modo per rompere il ghiaccio. Non voleva sentirsi imbarazzata con lui. “Kate”.

“E’ un piacere conoscerti.. non ad una giornata di autografi”

“Anche per me” sorrise lei “Tua figlia è adorabile”

“E’ totalmente presa” rise lui “Non riusciva a smettere di parlare di te”

“Diciamo che sono presa anche io, se non è troppo.. strano”. Presa in realtà non rendeva onore; aveva completamente perso la testa per quella bambina. Chi non l’avrebbe fatto?

Lui scosse la testa. “E’ difficile staccarsi da lei. Solo.. beh, è bello che sia..”

“Che sia?” lo incalzò lei quando si interruppe bruscamente.

Sospirò e si passò una mano sul volto. “Sua madre.. fermami pure se stiamo andando oltre, ma.. sua madre non è molto presente, capisci?”

Kate annuì. “L’avevo intuito” disse tranquillamente, preparandosi per quella che pareva essere una confessione difficile.

“E quindi.. torniamo da questa vacanza orribile, e incontra te. Una donna fantastica, gentile e dolce, che le ha letto una storia e ha lasciato che si addormentasse in braccio a lei, ed è innamorata di te. E tu sei venuta per cena, e sei adorabile, capisci?”

Kate fece un timido sorriso. Era preoccupato che lei lasciasse cadere sua figlia come una pietra.

“E’ fantastica, Rick”.

“Sono contento che lo pensi. E’ solo che.. non so nemmeno come dirlo. Normalmente non faccio conoscere ad Alexis persone con cui esco. Ma noi due non usciamo insieme”.

Kate rise nervosamente. “No, infatti”. Non riguardava loro. Ma non poteva ignorare la piccola vocina che le sussurrava ‘non ancora’ nel profondo del suo subconscio. Cacciò via in fretta quel pensiero, impedendogli di tornare; aveva sempre funzionato.

“Perciò, non ho idea di quale sia il protocollo..” disse lui calmo, alzando lo sguardo per incontrare il suo “E tu non sembri il genere di persona che si prenderebbe gioco dei sentimenti di una bambina”.

“Non lo sono” rispose subito Kate.

“Già, ottengo vibrazioni positive da te”.

Kate sbuffò. “In realtà dobbiamo parlare proprio di questo, prima o poi”. La “vibrazione positiva” non era una buona ragione per permettere a qualcuno di avvicinarsi a sua figlia.

“Sei una criminale?” chiese lui con vivo desiderio.

“No! Ma dobbiamo anche parlare della ragione per cui persino questo ti fa esaltare” rise lei “Al negozio, quando ti ho fatto vedere il mio distintivo.. è vero. Ma ci sono molte persone che ne userebbero uno falso, lo sai?” aggiunse con tranquillità, cercando di essere d’aiuto ma non pedante. Odiava essere trattata con condiscendenza più di qualunque altra cosa, e faceva lo sforzo di risparmiarlo anche agli altri.

Lui sogghignò. “Ti ho fatta monitorare”.

“Cosa?” boccheggiò lei.

“Ci sono telecamere ovunque in quella libreria. Sapevano di dover tenere d’occhio Alexis”.

Kate sbatté le palpebre. Beh, quello.. migliorava decisamente le cose, e forse rendeva anche il tutto un po’ strano.. “Oh”.

“Non preoccuparti, sono incredibilmente affabile, non ingenuo” sorrise lui.

“E vanitoso” replicò lei.

“Qualche volta” ridacchiò Rick. “Ma grazie” aggiunse serio “E’ carino da parte tua coinvolgerla”

“Ne vale la pena” gli disse onestamente. Quella bambina ne valeva la pena, e non ci aveva impiegato molto per capirlo.

“Il che ci riporta di nuovo al protocollo” sospirò lui “Sono veramente felice di poterti conoscere. Sei intelligente, e interessante, e mia figlia pensa che tu sia fantastica. E.. tu sei fantastica con mia figlia. La cosa del ‘perché’ a cena? Geniale”.

“Grazie” arrossì lei. Le era semplicemente venuto in mente.

“Comunque, io..”

“Puoi chiederlo, se vuoi” disse lei calma, realizzando che lui si sentiva tanto spaesato quanto lei.

“Hai intenzione di dare buca alla mia bambina? Perché.. non fraintendermi, penso che tu sia fantastica almeno quanto lo pensa lei, ma non posso.. non posso lasciare che si leghi a te per poi vederti andare via. E.. voglio dire.. capisco che questa cosa è abbastanza seria considerando che è la tua prima cena qui, specialmente dal momento che ti abbiamo appena conosciuta, ma lei.. comincerà ad essere un po’ appiccicosa, e non lo sopporterei se si affezionasse e tu te ne andassi”. L’aveva detto velocemente, vergognandosi, come se fosse qualcosa di cui sentirsi male.

Kate non sapeva esattamente cosa pensare. Era lì per quella bellissima cena con quell’uomo così carino e con sua figlia, e tutto ad un tratto stava stringendo un patto per restare nella vita della bambina? Era quello che voleva? Sarebbe corsa via e avrebbe risparmiato loro la sofferenza se tutto fosse diventato troppo per lei? Sarebbe diventato troppo? Quanto le sarebbe costato cenare con loro qualche volta al mese, o andare al museo nel weekend? Le avrebbe fatto male avere quel tipo di innocenza nella sua vita, l’amore di una bambina e l’amicizia di un uomo così gentile? Perché poteva decisamente dire che lei e Rick sarebbero andati d’accordo.

“Voglio dire.. non dico che tu debba firmare un contratto per essere la sua nuova madre” . Rick la distolse dai suoi pensieri.

“Lo so” sorrise Kate. Respirò profondamente e riordinò la mente. Sarebbe potuto essere un bene per lei, sarebbe stato un bene. “Sai cosa? Ci sto”.

“Ci stai?”

“Cenare e passare un po’ di tempo con tua figlia ogni settimana o una volta ogni tanto? Posso farlo, Rick. Mi farebbe bene”.

“Tende a farti stare bene” annuì lui. “Quindi, siamo a posto?”

“A posto”

“Okay. Bene. Uhm.. vuoi del vino, o qualcos’altro?”

“In realtà sto bene così” sorrise Kate. Non le piaceva nemmeno bere per evitare certe cose. Avrebbe cercato di lavorare sui suoi problemi con l’alcool.

Lui alzò le spalle. “Okay”. Rimasero seduti in silenzio per un minuto. “Um.. sai, per essere uno scrittore, mi ritrovo beffato in questo momento”.

“Perché?”

“Non sono bravo a chiacchierare”.

Lei sbuffò. “Mi prendi in giro”. Richard Castle, il re dei tabloid, non era in grado di chiacchierare? Per favore.

“Chiacchierare per provarci con qualcuno? Ci sono. Chiacchierata pubblicitaria? Ci sono. Chiacchierare nel vero senso della parola riguardo a cose reali con una persona reale che è fatta di più di semplice silicone? Non direi”.

Kate strabuzzò gli occhi. “Oh, ecco.. te la stai cavando bene”. Se la stava cavando decisamente meglio di lei.

Lui sollevò la testa. “Scusami, sono odiosamente imbarazzante”.

Kate rise. “Non preoccuparti. È rinvigorente”.

“Rinvigorente?”

“E’ meglio che avere gente che cerca di far colpo su di te o che ti prende in giro tutto il giorno”. Rispetto alla squadra al Dodicesimo, avere quella conversazione leggermente imbarazzante con Rick era come tuffarsi in una piscina fresca e pulita.

“La vita al Distretto di una bella donna in uniforme, immagino?”

Bella. Pensava che lei fosse bella? “Già. Essere una donna non è la cosa più semplice del mondo lì. Non è male, solo.. è un mondo maschile, non so se mi spiego”.

“Sono certo che tu sia all’altezza”

“Grazie”. Non arrossì, né percepì farfalle nello stomaco, e se ne sarebbe andata da lì con la sua dignità intatta. Ci sarebbe riuscita.

“Dunque, Katherine Beckett. Cosa fai quando non sei al Distretto?”

Lei scoppiò a ridere. Era una conversazione imbarazzante, ma funzionava. “Non molto. Leggo. Mi piace stare all’aperto, andare al parco. Onestamente, non molto..”

“Sembra sia abbastanza per rilassarsi” disse lui tranquillo, mettendosi comodo sul divano, appoggiando la testa sulla mano.

“Lo è” annuì lei “Qualche volta vado a farmi autografare i libri”.

Lui sorrise. “Ora.. quello è divertente”.

“Interessante, almeno” concordò lei “Cosa fai tu quando non sei accerchiato dalla stampa?”

Lui alzò le spalle. “Scrivo. Mi prendo cura di mia figlia, e gioco ai videogames”.

“Videogames?”. Sul serio? Beh, non si sarebbe dovuta stupire più di tanto, considerando quel barlume di mania che era riuscita a cogliere in precedenza.

“Hey, sono giovane. Sono un uomo. Posso giocare ai videogames” protestò lui.

“Non ti sto giudicando” ridacchiò lei. Oh, ma lo stava facendo, giusto un pochino.

“Si che lo stai facendo”

“No”

“Si”

“Questo è divertente” disse lei per interrompere la discussione. “Quindi, videogames e scrittura? Nessuna cena formale, nessun appuntamento galante?”. Dove diavolo era il playboy? E se non esisteva, come aveva fatto il Ledger ad immortalarlo sempre fuori ed in giro? Però, ora che ci pensava, non era stato molto in giro negli ultimi tempi.

Lui scosse la testa. “No, non molto. Lo faccio per pubblicità qualche volta durante l’anno, ma di solito mi piace starmene tranquillo a casa. Ad Alexis.. non piacciono molto queste occasioni”.

“Molte serate fuori?” chiese Kate.

“Esatto. All’inizio le andava bene, quando eravamo io e sua madre a farlo insieme, ma ora che sono solo io, a lei.. non piace che io esca”. Il suo volto perse improvvisamente un po’ di giocosità e Kate sentì le sue dita contrarsi, quasi volesse allungare la mano e afferrare la sua. Cosa c’era di così speciale in quell’uomo?

Kate annuì tristemente. “E’ comprensibile”.

“Già..”

“Sembri stanco” osservò lei.

“Perché sei l’unica persona che me lo dice oltre a mia madre?” gli chiese lui “Sul serio. Tutti gli altri pensano che io sia il come il coniglio della Energizer”.

“Probabilmente perché hai il sorriso a mille watt” rispose Kate con una risata “Ma davvero, sembri stanco. Dovresti andare a dormire”.

“Stai cercando di svignartela dalla nostra deliziosa non-imbarazzante conversazione, miss Beckett?”

Kate alzò gli occhi al cielo. Nemmeno per sogno. “No, sto solo cercando di fare in modo che tu ti svegli in tempo per portare quella bambina a scuola in tempo domani mattina”.

Lui sorrise. “Touché. Okay, si, mi dispiace”. Sbadigliò. “Sono distrutto”.

“Anche io” ammise lei, cominciando a sentire il  peso della settimana gravare su di lei.

“Andiamo a prendere la tua pistola allora, Annie”.

“Bel riferimento” rise lei seguendolo nello studio.

“Ah, una donna che conosce il teatro!” sorrise lui consegnandole la pistola e il distintivo, osservandola mentre li rimetteva via. “E questo è comunque grandioso”.

“E tu sei ancora abbastanza inquietante per pensarlo” rispose lei. Lui sembrava parecchio affascinato mentre lei infilava la pistola nella fondina, e se non fosse stato uno scrittore di gialli miliardario si sarebbe preoccupata. Ma, date le circostanze, ne era divertita.

“Eh..”. Lui si strinse nelle spalle. “Quindi.. uhm.. sei libera anche il prossimo lunedì?”

Kate annuì. Realizzare che Richard Castle la voleva di nuovo per cena avrebbe richiesto un po’ di tempo. Le farfalle nello stomaco, comunque, non ebbero bisogno di alcuna preparazione, ed esplosero liberamente dentro di lei mentre sorrideva. “Si, sono libera”.

“Vorresti venire un’altra volta a cena?” chiese lui, e sembrava esaltato.

Lei sorrise. Si che lo voleva. “Sarebbe fantastico”.

Lui si illuminò. Si avvicinarono alla porta insieme.

“Bene. Uhm.. è stato bello, grazie per essere venuta”.

“E’ stato un piacere. Mi sono divertita molto” disse lei, infilandosi di nuovo la giacca e togliendo i capelli dal colletto. Si accorse che aveva seguito i suoi movimenti e sbattuto le palpebre prima di guardarla negli occhi.

“Settimana prossima alla stessa ora?”

“Si, perfetto”. Cominciare un’altra giornata libera in quel modo pareva stupendo.

Lui tese la mano e lei la strinse. E rimasero lì, con le mani saldamente unite, per un lungo attimo, studiandosi a vicenda. La mano di lui era calda e grande esattamente come la settimana prima, ma questa volta Kate percepì qualcosa di diverso tra di loro; non sapeva però definire cosa fosse.

“Buonanotte Rick” disse Kate infine, quando realizzò che non stavano facendo nient’altro che ciondolare davanti alla porta d’ingresso.

“Anche a te, Kate” rispose lui lasciando andare la sua mano e aprendole la porta. “Grazie per essere venuta”.

“Il piacere è mio”.

Si sorrisero e lei uscì, avviandosi verso l’ascensore. Entrò, e mentre premeva il tasto per il piano terra udì il rumore della sua serratura. Le opulenti porte si chiusero e cominciò a scendere, allontanandosi dal grande appartamento dell’uomo e della sua adorabile figlia. Sospirò e lasciò che un sorriso le comparisse sul volto. Aveva trascorso una serata meravigliosa.

Quanto lunga poteva essere una settimana?

 

 

 

--Note dell'autore (FanficwriterGHC)---

Link della storia in lingua originale:  http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/

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Perdonate il ritardo vergognoso, cari/e lettori/lettrici. Avevo tradotto questo lunghissimo capitolo che poi è andato perso insieme ad altri documenti causa problemi pc, l'ho riscritto e l'avevo pronto da qualche settimana ormai ma per un motivo e per l'altro non l'ho più postato. 
Per gli assidui lettori di questa fanfiction nella sua versione originale: spero la mia traduzione sia soddisfacente! 
Per coloro che la seguono qui: spero vi piaccia la storia! :)
Bye bye a tutti/e :)
Sara

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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