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Autore: elyforgotten    26/05/2012    12 recensioni
Questa è la 2 parte della fanfic di Briony e Elijah, il seguito di "My story with an Original..with Elijah!"
Come si sconfigge il destino?
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Dal capitolo 34:
Briony era pienamente consapevole di aver bisogno di Elijah, più di quanto avesse bisogno nel sentirsi la pelle intatta sopra le ossa, nel sentire l’aria fluire nei polmoni e il cuore battere regolare per farla vivere. Tutte quelle cose necessarie per qualunque altro essere umano erano influenti per lei se non aveva Elijah accanto.
Il pensiero di saperlo morto valeva per lei come qualcosa di intossicante che le si ficcava in gola e la privava dolorosamente del respiro, fino a far morire lei stessa.
Non sarebbe mai più riuscita a vivere senza di lui, le era entrato troppo dentro con quello sguardo magnetico e freddo, con quell'espressione che a volte le faceva venire voglia di scappare via a gambe levate ma inevitabilmente rimaneva sempre lì con lui.. con quegli occhi neri, profondi e tristi che dicevano di non credere nell'amore quando invece aveva proprio cominciato a crederci stando con lei.

Revisionata/Aggiornata
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo, personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm always in this twilight, in the shadow of your heart. '
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10 CAPITOLO

 

Devo pregarvi di lasciarmi a soffrire da solo i miei affanni, perché sarebbe una cattiva ricompensa al vostro affetto se alcuni di essi dovessero ricadere su di voi.

W. Shakespeare

 

 

Ambiente di vecchie pietre, erba secca, grigio cielo, un inferno di desolazione. E ancor più la desolazione di vedere se stessa tenere la mano di un uomo, ma quella unione era falsa come la promessa al paradiso. I due si davano le spalle, pur avendo le loro mani destre strette l’una all’altra, i loro corpi andavano ad allontanarsi, sempre di più, come se l’addio definitivo fosse ormai scritto col sangue. Lei teneva un’espressione determinata ma angosciante per quella incancellabile e triste realtà; la bocca cercava di tenere a freno il dolore spaventoso straripante dai polmoni e dal cuore. Le loro braccia si allontanavano sempre di più, ma le mani persistevano nella loro infernale stretta. L’uomo non si vedeva, veniva mostrato solo un completo elegante scuro che rasentava la rassegnazione del dovere. E alla fine giunse il momento che le mani vennero divise del tutto, con ognuno dei due per la propria strada ricolma di tormenti interiori.

Svegliarsi un giorno e rendersi conto ad un tratto di essere un mostro non é la massima aspettativa di una ragazza che fino all'altro ieri credeva di avere tutto, e invece é risultato palesemente che tutta la sua vita fosse stata costruita su una cruda menzogna.

Ciò che credeva fosse reale in verità era solo una patetica illusione, che si era sgretolata come uno specchio che si rompe in mille pezzi, lasciando il posto solamente al nulla.

Briony si alzò dal letto così lentamente quasi fosse una fatica disumana muovere anche solo un muscolo. Ma la verità é che si sentiva assalire da dentro; un dolore molto più intenso e incancellabile di qualunque altro dolore fisico.

Si guardò allo specchio di fronte a lei: aveva l’aria di una che si era appena risvegliata da un incubo solo per scoprire che si trattava della realtà, e che non era ancora finita.

Il dolore, infimo compagno della sua vita, tornò a perseguitarla e ad affondarla insieme ad esso. E lei non riuscì ad emergere da quel fondo.

Quel sogno…

Le uscì un sospiro strozzato dalla bocca e solo da quel flebile respiro riuscì a sincerarsi che fosse ancora viva.

Pensava di essere morta la scorsa notte, abbandonandosi nell'oblio delle lacrime e quando si accorse di non esserlo ne fu quasi rammaricata.

Perché né il suo corpo né il suo spirito riuscivano a tollerare un simile peso.

"Non lascerò che quella sottospecie di mostro ci attacchi e rovini la nostra vita."

Le lacrime tornarono ad inondare i suoi occhi, che si chiusero pur di ridurre il loro corso… invano.

Bastava così poco per spezzare un sogno... e lei si sentiva spezzata come se il fatto che lei fosse destinata a uccidere Elijah la riducesse in cenere.

Come era potuto accadere? Poteva il destino essere così crudele a tal punto da strapparle senza pietà la persona che amava più della sua stessa vita?  Infierendo in un modo così intollerabile, distruggendo ogni possibile via di salvezza.

Aveva desiderato con tutto il cuore che fosse la sua essenza a tenere in vita Elijah, in cambio quella di lui le avrebbe permesso di vivere per l’eternità, al suo fianco e per sempre. Ma niente di tutto questo poteva accadere perché dentro di lei scorreva del sangue cattivo, malvagio, che minacciava di far del male a coloro che amava di più.

L'impulso di strapparselo dalle vene ritornò ma non riuscì nemmeno a muovere la mano. Si sentiva vuota, come se privandola di quell'amore che l'aveva travolta e sostenuta per così tanto tempo, non avesse più alcuna ragione di esistere.

Si sentì di non meritare l'affetto di nessuno, tanto meno quello di Elijah. Lei era un mostro, era nata sotto quelle sembianze e la sua natura le imponeva di fare del male a coloro che amava. Addirittura i suoi sogni l'avevano guidata affinché uccidesse Elijah e lei stupida pensava fosse stata destinata a salvarlo, come se una forza sconosciuta l'avesse indirizzata verso di lui.

Tutte bugie, tutte bugie…

Fino ad ora era riuscita inspiegabilmente a gestire questo lato oscuro di sé... Ma dopo? Cosa sarebbe successo se avesse perso il controllo e se fosse stata la causa della morte di qualche innocente?

Si sentiva la testa in fiamme e poteva dare la colpa di tutte quelle disgrazie soltanto a se stessa, perché lei era nata con uno scopo preciso e cioè di uccidere i vampiri, primo fra tutti quello che la amava immensamente. Quindi non si meritava nulla, poteva soltanto rimediare allo sbaglio che lei stessa era, magari liberando Elijah dalla sua presenza. Forse poteva salvarlo in quel modo... Poteva salvarlo da se stessa e dal mostro che era.

Ma lei poi come avrebbe fatto a sopravvivere senza di lui, con l'inevitabile conseguenza che il cuore le si sarebbe marcito dentro?

Briony deglutì non sapendo cosa fare, con quel sogno maledetto che le circuiva la mente, quando ad un tratto sentì un rumore alla porta. Qualcuno stava bussando e Briony corrugò la fronte, non avendo però alcuna intenzione di andare a aprire.

Dopo qualche secondo la maniglia della porta si abbassò e Briony vide il viso abbronzato di Ylenia affacciarsi dentro la stanza:

"Sono venuta a vedere come stavi. Ma deduco che il sonno non ti ha fatto per niente bene... Speravo di ritrovarti meglio stamattina, che avessi avuto la tua solita forza per rialzarti." Disse amichevolmente con un sorriso per farla stare meglio.

Briony si sforzò di sorridere anche se il risultato fu proprio pessimo. Aveva delle profonde occhiaie nere, testimone dei suoi incubi.

"Ti ho portato qualcosa da mangiare. Penso che tu ne abbia bisogno." disse la strega porgendole un sacchetto che conteneva qualche brioche.

"Grazie..." mormorò Briony risedendosi.

Ylenia si affiancò vicino a lei, mettendosi a sedere sul letto. "Come stai oggi?"

"Alla grande." rispose Briony in tono ironico.

Ylenia la guardò torva ma Briony continuava a fissare un punto indefinito davanti a sé: "Ho scoperto che sono un mostro, nata con le arti della magia nera, che il mio destino é di uccidere l'uomo che amo... Ah il mio sangue é difettoso e se un vampiro ne beve qualche goccia, muore. Senza contare che non potrò mai trasformarmi in vampiro... Mi ci vorrebbe proprio un bel Martini in questo momento." mormorò Briony sfoderando un sorriso che però si prosciugò subito all'interno della sua maschera d'angoscia.

Non riusciva nemmeno a sorridere, non riusciva a intravedere un barlume di speranza all'interno di quel precipizio che cercava ancora una volta di risucchiarla.

Ancora non ci credeva che il destino fosse così atroce da farle una cosa del genere.. Da offrirle un amore, nascondendoci dentro un'insidia che la farà rimpiangere di averlo mai desiderato.

In quel momento rimpianse davvero di aver conosciuto Elijah... Magari non avrebbe conosciuto un amore così ardente, ma neanche un dolore così lacerante che le faceva sanguinare il cuore. E magari così avrebbe evitato il tormento angosciante di ucciderlo.

Di nuovo pensò di non meritare l'amore di Elijah, di non avere il diritto di amarlo dopo ciò che aveva scoperto e cosa sarebbe stata capace di fare.

"Raccontami. Dimmi come sono potuti nascere dei simili... mostri.." disse con voce strozzata, non credendoci ancora.

Ylenia però scosse la testa:

"Briony, é meglio che..."

"No. Voglio saperlo."

Ylenia la guardò per nulla convinta ma alla fine fece un profondo respiro. "Avrai capito che quelli come te sono nati dalla comparsa degli Originari sulla terra. La strega Ayana era terribilmente contraria a creare dei vampiri ma non ha potuto evitarlo. Così ha idealizzato un modo per creare delle creature con poteri psichici e una forza superiore al normale, in grado di annientare qualunque vampiro... L'incantesimo non é stato per niente facile, ha dovuto usufruire della magia nera e di strumenti non proprio... ortodossi. Grazie al potere della natura, ogni 300 anni nascono quelle creature all'interno di una famiglia di cacciatori. L’avvisaglia di ciò é una cometa color rosso sangue che spezza in due il cielo come una palla infuocata. Alcuni lo ritengono un segno divino."

"Divino." ripeté Briony mestamente.

Ylenia serrò duramente le mascelle, segno che non voleva proseguire oltre e tacque per un paio di minuti.

Poi Briony la fissò interrogativa: "E’ per questo che mi hai seguita per tutto questo tempo? Che hai preso informazioni su di me prima che ci incontrassimo? Mi stavi controllando.."

Ylenia si mise un capello dietro l'orecchio: "Sì.. Sapevo che tu eri.." si bloccò per non turbarla ancora di più. "E ti ho seguita per vedere con i miei occhi di cosa fossi capace, ero più che altro curiosa... Ma quando ti ho vista con Elijah… Quando ho visto con i miei stessi occhi quanto tu l'amassi, credevo di aver preso un granchio. Non potevi di certo essere tu quel tipo di creatura che poteva uccidere un vampiro semplicemente con lo sguardo.. Per di più era davvero improbabile che tu potessi fare del male a Elijah.. Insomma hai passato mesi per cercare di salvarlo dalle angherie di Klaus."

Briony la guardò, sapendo cosa intendeva dire: lei doveva uccidere Elijah invece per uno strano caso della vita si era innamorata follemente di lui.

"Certe volte il destino é proprio strano, per non dir di peggio... Mi dispiace Briony, non posso neanche immaginare come tu possa sentirti."

No, nessuno poteva farlo. Il suo dolore gridava di ricevere conforto ma era impossibile ottenerlo.

Briony poi la scrutò attentamente. "Gwendolyn ha detto che le streghe sono vincolate a proteggere quelli come me... che hanno creato un Circolo per passare di generazione in generazione questa storia, e mantenerne il segreto a chiunque ne fosse escluso"

Ylenia all'improvviso si rabbuiò. Un ombra attraversò il suo viso ma distolse subito lo sguardo prima che Briony ne identificasse l'origine.

"Ho fatto anche io parte del Circolo…. Tempo fa." sussurrò con lo sguardo perso in lontananza. Aveva uno strano tono di voce: sembrava rammaricato, nostalgico ma anche pieno di amarezza.

"Ed é per questo che mi fai da babysitter? Perché sei in obbligo nei miei confronti?"

Ylenia si scrollò le spalle: "Può anche darsi che tu mi stia semplicemente simpatica"

Briony fece una risatina e stranamente anche Ylenia si unì la risata. Gli occhi neri le brillavano quando rideva... Briony non se ne era mai accorta.

"Ma esiste ancora il Circolo?"

La strega si incupì ancora: "Non lo so. Io ho preso la mia strada e... Non ne so più niente da tempo." Il tono della voce questa volta faceva presagire che non le piaceva parlare di quell'argomento, e infatti l'espressione del suo viso divenne tesa.

Briony allora si attorcigliò nervosa le mani. "Che cosa dovrei fare? Il solo pensiero di vedere Elijah mi fa mancare l'aria dai polmoni, non riuscirei neanche a guardarlo in faccia senza sentire quel peso sulle spalle... Io sono un pericolo per lui, Ylenia. Sono un pericolo per chiunque e chissà in cosa potrei trasformarmi..." La sua angoscia sembrava una cosa viva e reale. La si poteva anche sfiorare dal gran che era potente e Briony non riuscì a sfuggirle via.

Ylenia la guardò tristemente, accarezzandole la testa: "Tu non sei una cattiva persona, Briony. Non buttarti giù in questo modo..."

Ma la ragazza scosse ripetutamente la testa, come se non credesse alle belle parole che Ylenia le rivolgeva. L’unica soluzione plausibile, l'unica salvezza che poteva garantire a coloro che amava, era andarsene via. Fuggire dove nessuno la conosceva e lontano da tutti così non avrebbe rischiato di far del male a qualcuno.

E lasciare lui.

Briony sentì il cuore stringersi in una morsa letale, come se lo stesse spremendo come un limone e succhiasse tutta la linfa vitale.

Lasciare Elijah, non rivederlo mai più... Era come se le strappassero il cuore dal petto con violenza. Era come la morte di ogni gioia.

Era come rivivere quell’incubo atroce che per la propria sopravvivenza non avrebbe mai dovuto affacciarsi alla realtà.

All'improvviso però gli occhi verdi furono attraversati da uno strano bagliore, come se si fosse appena risvegliata da un incubo e avesse ritrovato un  di sollievo.

Prese l'amica per un braccio:

"Ylenia."

Lo sguardo basso, la voce animata da una speranza a cui non riusciva a credere. "É possibile contro invertire la maledizione che si é scagliata su di me? É possibile annullarla con un’altra magia?"

Ylenia la scrutò attentamente ma scosse subito la testa "Non ci pensare nemmeno, Briony."

La ragazza ci rimase male: "P-perché? Tutti gli incantesimi possono essere spezzati, c'è sempre il trucco. Elena e gli altri sono sempre riusciti a cavarsela grazie alla magia, perché non ci può essere speranza anche per me?" La sua voce era un sussurro deciso e supplicante.

Perché la vita la condannava in modo irreversibile senza darle la possibilità di combattere? Cosa aveva fatto di male per meritare tutto ciò?

"Briony, non voglio che tu ti faccia false speranze. Il tuo incantesimo non può essere cancellato, é come irrevocabile… L'incantesimo di Ester che lega i suoi figli può essere spezzato perché loro non sono nati così... Mentre tu sì... É come impedire a Elena di essere la doppleganger.." Il tono di voce sconsolato di Ylenia fece abbassare le braccia di Briony lungo i fianchi.

Ma poi lei si alzò dal letto con velocità fulminante: "No no no. Senti non può finire così.. Ci deve pur essere un modo per impedirmi di essere un mostro... Io non posso mollare se c'è anche la sola e minima possibilità di essere salvata da tutto questo. Quel fottuto destino ha decretato la sua ultima parola ma non la mia." esclamò aggrappandosi a quella tenue speranza con la forza della disperazione e tenacia.

"Briony non.."

"No Ylenia, ti prego. Aiutami. Non posso farcela da sola. E non posso parlarne a Elijah perché avrei troppa paura della sua reazione e di cosa penserebbe di me..."

Era troppo intimorita dalle conseguenze che poteva comportare ammettere una cosa del genere. Le si mozzò il respiro al solo pensiero.

"Ma dovresti dirglielo, Briony." rispose Ylenia risoluta alzandosi dal letto.

"No." lo sguardo di Briony era allucinata. "Non deve saperlo."

Di nuovo la paura che lui scoprisse la verità. Di nuovo il terrore che lei potesse fargli del male, o peggio di ricevere la condanna di un suo sguardo tradito.

"Se vuoi posso somministrarti delle erbe... Sono dei calmanti, riducono lo stress e ti impedisce di avere degli scatti di rabbia.. Farebbe proprio al caso tuo"

Gli occhi di Briony si illuminarono. "Grazie Ylenia. Ma ti prego cerca qualcosa per impedirmi di fare la fine di Charlotte.. Io non posso fare quella fine... Non voglio perdere ciò che amo." Nella sua voce e nella sua postura si intravedeva la figura di un carcerato che scavava con disperazione la via di fuga dalla prigione, per tornare dalle persone che amava.

Ylenia sospirò rumorosamente: "Devi continuare come hai sempre fatto: essere forte" mormorò accarezzandole un braccio.

Briony fece un sorriso tirato: "Io forse non sono così forte come pensano tutti, ma non posso fare a meno di mettercela tutta"

La strega la guardò e le disse che aveva le erbe nel motel e che se voleva la andavano a prendere insieme.

Briony assentì subito e cominciò a vestirsi; ma all'improvviso una nuova ondata di dolore la pervase quando ripensò alla sera prima e alle parole di Elijah… E al fatto che non potrà mai diventare un vampiro. Si lasciò torturare da quelle ondate di sofferenza ma poi le soffocò. Voleva chiudere quel sentimento nell'immensità del buio così non l'avrebbe più ritrovata.  Non poteva permettere alla paura di tornare a manovrarla e di scegliere per lei.

Doveva farcela, doveva combattere per la sua felicità.

Ma appena guardò in faccia Ylenia e tutta la sua sconsolazione, pensò che la felicità era una creatura sfuggente e la sua le stava lentamente sfuggendo tra le mani, e non aveva più chance per catturarla.

Ripensò nuovamente ad Elijah. Ormai tutti i suoi pensieri erano rivolti a lui.

Sembrava come se il suo cuore fosse un libro pieno di capitoli che portavano il suo nome.

Sarebbe mai riuscita a vederne la fine? Ad avere un epilogo migliore del presente?

 

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Briony tornò a casa tutta in fibrillazione. Quelle erbe l'avevano tirata un po’ su di morale, scacciando via la depressione di quella mattina. Ma non aveva esitato comunque a ripetere ad Ylenia di trovare presto qualcosa per impedire che lei diventasse come Charlotte e così agevolarla a combattere.

Davvero strano come Ylenia fosse diventata di nuovo la sua ancora di salvezza quando pochi giorni prima l'aveva giudicata una traditrice. Forse le cose non sarebbero tornate come prima, ma era l'unica su cui poter fare affidamento.

Quando andò in salotto però, il suo cuore perse subito un battito: Elijah era lì di fronte, seduto elegantemente su una sedia.

In quel momento non esistevano erbe o magie per impedire al suo cuore di sprofondare in quel precipizio che la scorsa notte si era aperto nel suo animo.

Di nuovo la sensazione di paura e timore che lui potesse scoprire tutto, e ripetere le esatte parole che aveva detto a cena, la bloccarono di colpo e l'aria sembrò non fluire nei polmoni come avrebbe dovuto.

Sembrava che le ginocchia cedessero mentre Elijah continuava a fissarla col suo sguardo indagatore e controllato.

"Ciao Briony." Il tono di voce era pacato e calmo, non aveva mosso neanche un solo muscolo per alzarsi.

Lei fuoriuscì dalla sua trance e cercò di camminare verso di lui, provando ad apparire normale e fingendo che qualcosa dentro di lei non urlasse, come era successo a cena ma aveva reso muto quel grido. Come in quel momento.

“Ehi. Non ti aspettavo.” Sussurrò con un fil di voce, mettendosi un ciuffo dietro l’orecchio.

Elijah si alzò e la scrutò attentamente con lo sguardo.

Era tensione quella che Briony sentiva nell’aria?

“Volevo sapere come fosse andata ieri con tua sorella. Non mi hai più richiamato” constatò alzando un sopracciglio.

Briony allora abbassò lo sguardo, cercando di tenere a freno i battiti del proprio cuore: “Oh… la solita storia… nulla di preoccupante. Ho già risolto.”

Briony non sollevò gli occhi, ma aveva la chiara sensazione che Elijah la stesse scrutando come sempre per leggere i suoi pensieri sul volto e guardare dentro il suo cuore. Allontanò l’impulso di contorcersi le mani perché avrebbe soltanto peggiorato la situazione, ma per fortuna sentì lo sguardo di Elijah farsi meno pressante. Infatti lui allungò il braccio.

“Vogliamo sederci?” domandò gentilmente, indicando il divano.

Briony si lasciò condurre senza opporre resistenza, anche se ad ogni minimo movimento che faceva i suoi nervi erano più tesi che mai.

Si sedettero entrambi, Elijah sempre elegantemente mentre Briony si lasciò sprofondare sopra il divano.

Lei era tutto un fascio di nervi ma cercava in ogni modo di calmarsi per non farlo notare. Non voleva che Elijah sapesse, sebbene temeva che lui avesse sentito quel grido doloroso che proveniva dal suo cuore. Ma non lo faceva per se stessa, lo faceva per lui. Taceva perché non voleva vedere l’espressione ferita e tradita sul suo volto, non voleva farlo soffrire come aveva già fatto Tatia.

Ma lei poteva fare anche di peggio… era un mostro, e poteva ucciderlo. Poteva uccidere tutta la sua famiglia. Quel tormento avrebbe danneggiato il cuore del vampiro, lacerandolo per sempre e privandolo di qualsiasi cura per guarirlo.

E magari avrebbe incrinato persino l’amore che provava per lei.

Briony si accorse di deglutire più volte al solo pensiero.

Ad un tratto però sentì le dita di Elijah sfiorarle delicatamente il viso, ma anche con determinazione, come se volesse farla voltare verso di lui. Briony non poteva fare altro che acconsentire. perché non appena sentì il suo gelido tocco, tutto il corpo avvampò ansioso di averlo più vicino.

Si voltò verso di lui e subito quando incrociò gli occhi neri di Elijah ebbe un brivido freddo lungo la schiena.

I loro sguardi si agganciarono. Gli occhi di Elijah non lasciarono mai quelli di Briony, che avrebbe voluto guardare altrove per sfuggirgli ma non riuscì a farlo.

Si sentì denudata e vulnerabile come non mai.

"Sento che c’è qualcosa che devi dirmi." Le sussurrò a bassa voce con convinzione, tenendo lo sguardo fisso nel suo.

Briony trasalì sentendo il cuore in gola. Ma come faceva a leggerle così dentro? O che lei era un libro aperto oppure lui conosceva alla perfezione ogni singolo battito del suo cuore, e se questo era dettato dalla paura o dall'imbarazzo o dalla disonestà.

D'altronde quando lei l'aveva conosciuto aveva subito sentito una strana sintonia con lui, come se avesse conosciuto qualcuno di intimamente familiare quanto se stessa.

Non riuscì comunque a formulare neanche una frase coerente, mentre le dita di lui scivolarono sotto il suo mento fino a tracciare le linee del suo collo, finendo poi all'altezza del cuore che batté ancor più veloce sotto il suo tocco gelido.

Elijah sembrò deliziarsi di quel suono rimbombante:

"Il tuo cuore sta battendo impazzito, lo sai?" sussurrò abbassando lo sguardo e tenendo sempre la mano ferma sul petto, all'altezza del cuore.

“Lo fa sempre, quando sei vicino a me"

Briony sentì le guance accaldarsi per quell'osservazione fin troppo vera.

Tuttavia da Elijah arrivò un'altra constatazione, più fredda, che la fece rabbrividire:

"Ma questa volta é diverso.. Come quel giorno..."

Elijah sollevò lo sguardo e i suoi occhi neri si scontrarono con quelli di Briony a causa della loro profondità. Sembravano micidiali, non le davano scampo.

Ma lei sapeva cosa intendeva: quella volta in cui lei non aveva voluto dirgli la verità sul suo sogno, e lui le aveva impedito di uscire dalla stanza perché aveva intuito che mentisse.

Briony cercò di riprendere il controllo di se stessa e riprese a respirare, visto che per molti secondi non riuscì a farlo, e abbassò la mano del vampiro per acquietare il cuore.

"Non é nulla di importante"

Elijah le sorrise leggermente e le scostò alcuni capelli finiti davanti al viso, senza mai distogliere gli occhi da lei:

"Tutto quello che ti succede per me é importante."

Il suo sguardo era micidiale e ipnotico, Briony ne fu completamente abbagliata e aveva lo stomaco sottosopra.

Scosse la testa ripetutamente, poichè sembrava che la voce non volesse articolare alcun suono.

Elijah poi appoggiò il braccio allo schienale del divano e mise una mano alla tempia:

"So cosa ti tormenta."

Briony trasalì spaventata, ma subito lui disse:

"E’ per ieri sera vero? Per ciò che ha detto Gwendolyn.."

Briony lo fissò e fece un sorriso tirato:

"Questa storia mi ha traumatizzata ovviamente. E ho tanta paura.. di ciò che potrebbe accadere."

Elijah le mise un mano sopra il ginocchio per confortarla: "Non ti succederà niente, Briony. Io e la mia famiglia ne abbiamo parlato e faremo qualunque cosa per impedire che quel mostro ci distrugga o rovini le nostre vite. Lo uccideremo prima che ci provi." Il tono di voce di Elijah era così glaciale e diabolico che Briony perse continuamente dei battiti e un brivido di panico le perforò il corpo.

Avrebbe voluto gridare, piangere fino allo sfinimento o qualunque altra cosa, ma ogni pensiero trasudava dolore.

Il cuore sembrava sanguinare con sadica lentezza, apposta per farla stare più male.

Elijah questa volta intuì male i suoi pensieri e la rassicurò che sarebbe andato tutto bene. Ma d'altronde come poteva anche solo immaginare che Briony era il mostro di cui parlava? Lui si fidava di lei.

Soltanto per lei, aveva spalancato porte del suo animo che lui stesso aveva inchiodato.

Lei gli sorrise per assecondarlo, senza proferir parola.

C'erano cose che voleva dirgli ma sapeva che gli avrebbero fatto male. Così le seppellì e lasciò che facessero del male a se stessa..

“Sembra che i guai amino proprio inseguirci, non sei d’accordo?” si lasciò sfuggire lei con un sorriso tirato, voltando lo sguardo davanti a sé.

Elijah mugugnò sovrappensiero in risposta, voltando anche lui lo sguardo di fronte a sé e tenendo il braccio lungo lo schienale.

Per un po’ di minuti tutti e due tacquero; ogni tanto Elijah la guardava come se volesse dire qualcosa ma poi sprofondava anche lui in un insolito silenzio.

All’improvviso Briony sentì un tocco leggero, come quello di una farfalla, sfiorarle delicatamente i capelli e quando si voltò, notò che Elijah si era avvicinato a lei e ciò che la stava sfiorando erano le sue dita gelide, che scesero lentamente sul suo braccio tracciando delle scie di fuoco.

Quel gesto le fece perdere quella poca lucidità che possedeva e Briony sentì il sangue soffocare nelle vene.

"Sei nervosa?" mormorò lui con voce ipnotica e ammaliante, senza però alzare lo sguardo su di lei. Forse aveva già avvertito il suo tremore e il battito del cuore accelerato al massimo, ma comunque continuava con quella dolce tortura.

Briony fece una risatina strozzata e cercò di scuotere la testa in segno di diniego, mentre la mano di Elijah scese su quella di lei e cominciò a sfiorarla, intrecciandola con la sua.

Il contatto con la pelle gelida del vampiro le fece bruciare la pelle, che sembrò ustionarsi sotto quei tocchi delicati.

Ogni carezza era più inebriante di quella che l’aveva preceduta, e infatti Briony sentì un intenso languore salirle nel petto. Per cercare di calmarsi girò il viso dall’altra parte per richiamare del sano ossigeno, ma il tentativo fu vano.

Elijah le scostò da un lato i capelli che le scendevano sulle spalle, e si avvicinò al suo collo, respirandovi sopra.

Il cuore di Briony accelerò all'inverosimile quando Elijah appoggiò le labbra nell'incavo del suo collo, e le baciò la pelle indugiando a lungo.

Quegli attimi alterarono del tutto il suo equilibrio infatti Briony perse la lucidità che si era imposta di avere, e il fiato le si mozzò in gola. Non riuscì ad opporsi quando lui mise la mano sull'altro lato del suo collo per avvicinarla ancora di più, o per impedirle di scostarsi.

Briony chiuse gli occhi, lasciando che quel fremito le percorresse tutto il corpo provocandole irrefrenabili brividi.

Sapeva che doveva fermarlo ma il miscuglio di quelle erbe insieme ai baci di Elijah sul collo la fecero andare  di giri, dimenticando per un momento ciò che era accaduto nei giorni precedenti.

Voleva controllare la smania che la governava ma non ci riuscì, soprattutto quando si girò completamente verso Elijah e si aggrappò al tessuto della sua giacca con le unghie, adagiando il viso sotto la sua spalla mentre il respiro accelerava di continuo.

Ad un tratto Elijah la mise sulle sue gambe tenendola stretta per i fianchi, e Briony si lasciò condurre senza opporsi, allacciandogli le braccia dietro la testa per approfondire il contatto dei loro corpi.

Il viso di Elijah era sempre aderente al suo collo, dove continuava a lasciarle dei baci ardenti, facendola andare in iperventilazione per quella lenta tortura. Le mani di Briony affondarono nei capelli scuri del vampiro, continuava a tenerlo stretto a sé per non lasciarlo andare via.

All'improvviso le labbra di Elijah indugiarono su un punto del suo collo per lunghi, interminabili, istanti.

Tra di loro albergava una fiamma che era passione e distruzione insieme.

Ad un tratto però Briony sentì qualcosa stuzzicarle il collo, come dei denti affilati che scorrevano lungo la pelle.

Un'ondata di panico la travolse in pieno. Finalmente il cervello si ricollegò, tralasciando il desiderio e passando alla razionalità.

Briony gli mise subito le mani nel petto per fermarlo.

"Aspetta, aspetta" mormorò a non finire, staccandosi da lui.

Elijah allora si scansò e la guardò interrogativo, corrugando la fronte. I suoi occhi un attimo primo furono attraversati da un lampo di desiderio e Briony avvampò terribilmente nel vederli così.

Ma la reazione di Elijah era plausibile, visto che era sempre stata lei quella più convinta a trasformarsi, e lui stranamente aveva accettato. Peccato che tutto questo sarebbe stato impossibile, la realtà che schiaccia un sogno.

"I-io credo di non esserne più sicura." mormorò lei con un fil di voce.

Le mani di Elijah erano ancora strette ai suoi fianchi ma poi lentamente li lasciò andare, continuando a scrutare Briony in viso.

"Io voglio stare con te Elijah. Solo.. Ora come ora non me la sento di trasformarmi..” abbassò lo sguardo per non vedere il suo “In questi giorni ho avuto dei ripensamenti per la paura di essere dipendente dal sangue umano... Mi dispiace..."

Quella cruda bugia non stonava per niente sul suo viso logorato e abbattuto.

"Non devi dispiacerti di nulla, Briony." rispose lui con un tono quasi severo. "Io non vorrei mai che tu ti trasformassi in un essere come me. Ho acconsentito solo perché sono egoista..." rispose incredibilmente duro, e Briony ne fu turbata perché non voleva che parlasse in quel modo.

Elijah sviò lo sguardo, perso in lontananza: "Non sei tu quella che deve dispiacersi per qualcosa." mormorò poi con una punta di ghiaccio nella voce.

Briony avrebbe voluto scavare più a fondo nelle sue parole perché intuiva che qualcosa lo turbasse interiormente, e non aveva niente a che fare con la sua trasformazione in vampiro.

C’era qualcos’altro… non solo lui aveva imparato a leggere alla perfezione il suo animo. Ma quando Elijah si voltò verso di lei, l’oscurità dei suoi occhi neri celò qualsiasi emozione, come se non vi attraversasse nemmeno un bagliore. Come se si fossero raggelati per impedirle di guardare al loro interno, e scorgervi l’origine della freddezza che gli aveva fatto dire quelle parole.

Il distacco del suo volto si incrinò col passare dei secondi, quasi non fosse successo niente, e non apparve per nulla turbato.

Briony allora sbatté le palpebre convinta di aver preso un abbaglio, visto che i problemi e i guai sembravano inseguirla ma questo non voleva dire che anche Elijah ce li avesse, o peggio le tacesse qualcosa di importante.

“Non sei arrabbiato quindi?” mormorò titubante, guardandolo in viso.

Elijah stirò le labbra in un sorriso. “Non pensarlo nemmeno” E le lasciò un delicato bacio sulla fronte.

Ma le sue labbra era più gelide del solito, come se tutto il suo corpo e il suo animo si fossero raffreddati all’improvviso senza che lei se ne accorgesse. Quel tocco non le scatenò il solito fuoco dentro, ma le provocò soltanto un brivido freddo lungo la schiena.

“Magari in futuro...” mormorò lei successivamente, riferendosi al fatto di trasformarsi. Briony cercò di non far trapelare il dolore nelle sue parole perché sapeva che ciò non si sarebbe avverato. Ma voleva comunque sperarci, come se rifiutasse il pensiero di allontanarsi da lui.

Di nuovo maledisse il destino per volerle portare via Elijah, donandole il dolore peggiore di tutti: amare una persona con la consapevolezza che le avresti fatto del male, presto o tardi.

Eppure non riusciva ancora a capire. Con terrore aspettava il momento in cui lei si sarebbe trasformata nel mostro di cui Gwendolyn parlava, e che avrebbe compiuto il suo dovere uccidendo Elijah così come il destino aveva scelto.

Ma niente di tutto ciò avveniva. Il suo cuore continuava ad amarlo, come se non riuscisse a farne a meno. Quel cambiamento in lei non avveniva.

Forse quel mostro dentro di lei non poteva fare nulla contro quel sentimento che sembrava consumarla… non poteva combatterlo né farlo soccombere perché avrebbe finito per annullare tutta se stessa.

Forse innamorarsi di Elijah andava oltre le aspettative di chiunque... del destino, di qualsiasi potere superiore o dei mostri che albergavano sia dentro di lei sia dentro di lui.

Elijah era inciso a marchio sul suo cuore, in un modo così reale e potente che nessuno poteva abbattere.

“Sei troppo buono Elijah. Perdoni quasi tutti i miei colpi di testa.” Disse lei con un piccolo sorriso, riferendosi apparentemente al suo cambio di idea, ma interiormente sperando in un altro tipo di perdono… l’avrebbe perdonata, prosciolta da ogni accusa, se avesse scoperto la verità?

Le sembrò di inghiottire una pillola amara a quel pensiero. Elijah possedeva un vigile senso del dovere, qualità che mai si sarebbe aspettata di vedere in un vampiro. Se questo fosse mancato, molte persone innocenti avrebbero percorso lo stesso fatale pellegrinaggio delle vittime di Klaus. Ma quel senso del dovere poteva simboleggiare qualcosa di ben  più fatale…

Briony sentì lo stomaco chiudersi, mentre Elijah rispondeva:

“Non ti chiedi se questo non vada a riguardare un mio tornaconto personale? Non sono un benefattore, Briony.” La provocò lui restando posato e nel giocherellare con una ciocca dei suoi capelli per ampliare la tensione sovraccarica.

La ragazza sorrise nervosamente, e solo dopo aver racimolato un po’ di forze interiori rispose:

“Identità molto strana. Non riesci a trovare un girone dell’inferno adatto a te, ma nemmeno il paradiso sarebbe un’opzione credibile.”

Non si aspettò una risposta, e francamente voleva chiuderla lì, ma Elijah andò avanti. Allontanò la mano dai suoi capelli e ritornò al suo posto nel divano; lo sguardo serio rivolto davanti a sé. “Sì beh, poche persone riescono a trovare il loro giusto posto dopo ciò che hanno compiuto. Il corso degli eventi è davvero contraddittorio, non sai mai come inizierà o dove finirà.” Replicò misteriosamente, perso in pensieri intraducibili.

Briony allora lo guardò, cercando di capire come uscire da quel tunnel buio. Sentiva il cuore contorcersi sotto l’angoscia opprimente causata da una crudele legge naturale; una maledizione che non era attesa né desiderata.

Il sogno fatto la sera scorsa le piombò alla mente, e il tormento fu superiore alla sua capacità di sopportazione. Briony allora non riuscì a trattenersi e toccò la mano del vampiro, tastandola, come se volesse imprimersi la sua presenza. Aveva il cuore pieno di angosce.

Elijah chiuse gli occhi, divenendo rigido. Sussurrò il suo nome per poi girarsi verso di lei, ma la ragazza lo anticipò, agendo d’istinto: lo abbracciò forte a sé, appoggiando la testa sopra la sua spalla e facendosi fuoriuscire un sospiro:

“Non ti voglio perdere.” mormorò automaticamente, come se avesse bisogno di dirlo e di sentirsi alleviare il dolore in quelle parole.

Sentì il vampiro colto in contropiede, ma in breve si arrese e la accolse a sé, accarezzandole piano i capelli.

“Non succederà mai.” Rispose lui serio ma con un tono stranamente dolce, muovendo poi la testa di lei per deporvi un bacio. “O hai bisogno anche della mia parola?”

Briony si lasciò sfuggire un sorriso, sperò che lui non notasse il suo stato d’animo ma per non correre rischi ritornò alla posizione di prima. Lo abbracciò per le spalle, aggrappandosi ad ogni appiglio per non piangere e serrò gli occhi per questo.

Voleva dimostrarsi forte, ma ogni volta che gli stava vicino si sentiva morire dentro perché quel fardello era troppo pesante per lei, e non sapeva se sarebbe riuscita a resistere. Fino a quando avrebbe continuato a mentirgli? A nascondergli la verità?

Ma tutte le mostruose verità che aveva scoperto non voleva proprio accettarle; continuava a negarle e a combatterle per farle spegnere.

Alla fine l’unica verità a cui poteva aggrapparsi era che lo amava. E così sarebbe stato per sempre.

 

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Briony entrò in macchina dopo aver fatto un po’ di spesa, e subito pensò che quelle erbe che le aveva dato Ylenia la facessero diventare fin troppo calma e su di giri. Per poco non si era fatta mordere da Elijah.

Ma almeno per un paio di minuti aveva dimenticato tutto l’orrore che aveva dovuto subire.

Si augurò che Ylenia fosse sulla buona strada per trovare un rimedio prima che impazzisse del tutto.

Prese le chiavi per accendere il motore, quando sentì una voce incredibilmente inquietante alle sue spalle, nel sedile posteriore:

“Spero che i sensi di colpa non ti abbiano fatto dormire la notte, piccolo mostro.”

Briony spaventata cercò di girarsi ma un braccio la strinse con violenza, come se volesse strangolarla e la costrinse all’immobilità.

“Credevi che mi sarei limitata a raccontare fiabe e storie? Si vede che non conosci abbastanza la mia razza per capire quanto sia potente il nostro desiderio di vendetta”

Quella voce terrificante fece tremare Briony di paura, e cercò di deglutire per parlare.

Gwendolyn…

“Stai zitta. Non ti ho dato il permesso di parlare, piccola sgualdrinella.” Replicò l’Originaria incattivita, stringendo di più la presa fino a strozzarla.

Briony cercò di liberarsi, infilando le unghie nel suo braccio ma provocò soltanto una risata della vampira:

“Per essere uno di quei mostri abbietti non sei tanto forte. Mi domando se il tuo dna non sia difettoso... beh poco male, vorrà dire che ci metterò meno tempo del previsto”

Briony sgranò gli occhi terrorizzata e cercò di uscire dall’auto ma Gwendolyn le chiuse velocemente la portiera, finendo quasi per intrappolarle le mani.

Gwendolynascoltami…” sussurrò Briony con un fil di voce per farla calmare. “Io non sono come Charlotte. Non farei mai del male a Elijah, né a chiunque altro della tua famiglia. Io non sono il mostro che credi..”

Sentì la sua risata malefica rimbombarle nelle orecchie: “Dio mio, quanto ha ragione Kol. E’ snervante sentire i sentimentalismi degli altri e il loro stupido chiacchiericcio. Voi luridi mostri dite sempre le stesse cose quando vi sentite messi al muro.. fate leva sulla coscienza degli altri per salvarvi la pelle. Ma io una coscienza non ce l’ho più, e sai chi devo ringraziare? Quelli come te.” Il suo sibilo risuonò così malvagio che Briony temette di non avere scampo.

Gwendolyn, mi dispiace davvero per quello che ti è successo… nessuno merita di soffrire in quel modo.. ma ragiona se avessi voluto far del male a Elijah lo avrei già fatto. Invece io non ho mai fatto del male a nessuno in vita mia. Si tratta solo di un dannato destino.”

La vampira scosse la testa, facendo uno strano rumore con la lingua.

“Non voglio sentire i tuoi piagnistei. Quante volte mi sono maledetta per non essermi accorta della natura di Charlotte e di non averla fermata in tempo prima che uccidesse Christopher. Ma questa volta non farò lo stesso sbaglio. Ti farò pentire di essere nata.”

Il terrore pervase il corpo di Briony irrimediabilmente.

Gwendolyn non ragionava più: in quel momento non stava vedendo lei, sembrava come se avesse davanti Charlotte e non si sarebbe mai fermata per semplice compassione. Cercava soltanto vendetta.

Sentì il braccio della vampira stritolarle sempre di più il collo, e Briony tossì violentemente per cercare di respirare ma ad ogni tentativo la gola bruciava e i polmoni chiedevano pietà.

Affondò i piedi sui pedali ma era inutile visto che il motore non era acceso.

All’improvviso però la stretta si ammorbidì e con velocità Gwendolyn la lasciò andare;  Briony aprì subito la bocca per cercare un filo d’aria, ma riuscì solamente a tossire.

Dopo un paio di secondi sentì di nuova la risata malefica di Gwendolyn.

“Credevi che sarebbe finita così in fretta? Sarebbe troppo facile e dimostrerei della pietà se ti uccidessi in questo modo e senza prima averti distrutto la vita, così come quelli come te hanno distrutto la mia. Credo che dovrai abituarti a guardarti le spalle in ogni occasione, mia cara.” sussurrò come se la cosa la divertisse ma allo stesso tempo ne fosse indifferente.

Briony si chiese come gli Originali non si fossero ancora accorti di quanto la loro sorella fosse fuori di senno. Ma forse in lei vedevano solo il suo lato umano che avevano conosciuto da ragazzi... la sua umanità era stata completamente risucchiata secoli fa, quando aveva perso Christopher per mano di una persona di cui si fidava e che riteneva amica.

Come… come hai fatto a capirlo?” domandò Briony esausta, tenendo una mano sulla gola.

Gwendolyn mugugnò. “Il tuo odore. E’ uguale identico a quella sgualdrina di Charlotte. Così melenso da farmi venire la nausea. Nei primi tempi era dolciastro ma non ci facevo caso perché cercavo di non nutrirmi di sangue umano.. tenevo la sete perfettamente sotto controllo pur di non ferire degli innocenti. E Charlotte con la sua faccina d’angelo e i suoi bei sorrisini di gratitudine mi hanno reso completamente una stupida idiota. Alla fine, pochi giorni prima che lei tentasse di uccidermi, il suo odore era diventato fin troppo mieloso. Forse non sopporto il tuo sapore perché odio tutto di te, chi lo sa..? Poi sono venuta a scoprire che appartieni a una famiglia di cacciatori… attraverso una piccola ricerca ho scoperto che il giorno della tua nascita era comparsa una cometa color rosso sangue che squarciò il cielo in un piccolo paesino in Texas dove sei nata. Ho fatto 2+2 e alla fine ho scoperto la verità. Come vedi, non sono una stupida come il mio caro fratellastro pensa. Ah, augurati che Klaus non scopra di te perché non sarebbe tanto gentile come lo sono io in questo momento. Ti farebbe a fettine in men che non si dica.”

Briony deglutì spaventata, pensando che correva più pericoli di quanto si immaginasse. Non aveva messo conto che Klaus potesse farla fuori solo per il semplice desiderio di non avere un nemico tra i piedi che potesse ucciderlo.

“Lui non lo sa? Perché non glielo hai detto?”

Gwendolyn scrollò le spalle: “Di lui non me ne frega niente. Non è più mio fratello e può anche morire per quel che mi riguarda. E spero davvero che il tuo subdolo potere possa servirmi a vendicarmi per quello che lui ha fatto a me e ai miei fratelli… non ti permetterò di fare del male a nessuno, ma per Klaus ci farei un pensierino..”

Briony si girò, guardandola sconvolta. “Perché non mi uccidi e basta? Perché non hai detto tutta la verità ieri sera?”

Gwendolyn le sorrise perfidamente. “Ucciderti ora sarebbe soltanto un atto di pietà nei tuoi confronti.. Ho in mente tanti modi per renderti la vita un inferno ma nessuno mi pare soddisfacente… Poi credo davvero che tu provi un sentimento per Elijah per quanto sia assurdo.. è davvero interessante questa cosa.” mormorò mettendo il pugno della mano sotto il mento e sorridendo perfidamente.

Briony la guardò spaventata: “Gwendolyn… ti prego.. stammi a sentire..”

“Non gli dirò niente se è questo che vuoi sapere. Voglio solo vedere fin dove ti spingerai.. fino a quando continuerai a mentirgli. La tua agonia sarà molto più divertente che doverti uccidere.”

Briony deglutì, impallidendo.

“Senza contare che mi saresti davvero utile nel far fuori quella sottospecie di fratellastro che mi ritrovo. Detesto il tuo potere ignobile ma se può nuocere a Klaus… però ti avverto, non lascerò che qualcun altro muoia per colpa della vostra natura o soffra come ho sofferto io. Mi hai capito piccolo mostro che non sei altro? Azzardati solo a fare qualche mossa falsa… e ti strappo il cuore con le mie mani.” Sibilò crudelmente.

Briony tacque, con gli occhi sgranati, mentre Gwendolyn aprì la portiera con eleganza. “Ci si vede presto.” Mormorò con un sorriso sprezzante.

Briony finalmente tornò a respirare, anche il suo cuore batteva all’impazzata per via della paura appena provata. Fece un ultimo respiro e accese il motore.

La sua vita era come una freccia schioccata e impazzita… dove sarebbe andata a colpire?

 

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<< Ci mancava soltanto Gwendolyn a rovinarmi la giornata >> Pensò Briony mentre beveva un bicchiere al Grill. Non solo doveva trovare il modo per cercare di spezzare la maledizione che si era scagliata su di lei, ma doveva anche guardarsi le spalle dalle manie folli di Gwendolyn.

Ma aveva ragione… se Klaus lo avesse saputo… Non avrebbe neanche avuto un giorno di vita.

A servire c’era ancora Matt che fece un cenno di saluto nella sua direzione e Briony cercò di sorridere di rimando. Chissà se aveva preso in considerazione il suo consiglio di provarci con Rebekah…

Briony continuava a rimuginare sui suoi problemi, che all’improvviso vide al di fuori della vetrata del bar, Esther. Per poco non le cadde il bicchiere per terra ma riuscì a stare immobile sulla sedia.

Perbacco, quante persone poco gradite incontrava quel giorno? La ciliegina sulla torta sarebbe stato Klaus.

Esther guardava proprio nella sua direzione, fulminandola con lo sguardo. Poi fece un cenno con la testa come per indicarle che doveva parlare con lei.

Briony si alzò subito dalla sedia per andare a cantargliene quattro o a infilarle un coltello nello stomaco, ma a metà del viaggio si accorse che andando da lei da sola e senza armi avrebbe soltanto fatto il suo gioco. E se l’avesse di nuovo rapita e usata come esca per attirare Elijah?

Si guardò attorno spaesata cercando qualche appiglio, quando vide Stefan a qualche metro di distanza, intento a parlare con una persona. Cercò di attirare la sua attenzione per chiedergli aiuto, e quando lui si voltò verso di lei percepì la preoccupazione nel viso della ragazza e il suo tentativo di indicargli l’esterno del Grill.

Quando Stefan si voltò anche lui rimase allibito nel vedere Esther che girava per Mystic Falls come se niente fosse.

Stefan tornò poi a guardare Briony con sguardo serio, e lei dopo aver preso un profondo respiro decise di farsi coraggio e di uscire.

Stefan la seguì con lo sguardo poi dopo un po’ la seguì.

 

Non appena fuoriuscì dal Grill, Briony non vide più Esther come se fosse scomparsa nel nulla. Il buio che stava sopraggiungendo poi non la aiutava di certo.

Allora cominciò a camminare lungo il marciapiede per cercarla, quando la trovò in un vicolo buio non molto distante dal bar.

Facendosi coraggio, Briony si incamminò al suo interno sostenendo lo sguardo della strega, senza alcun timore.

“Che cosa vuoi? Non ti è bastata la lezione della scorsa volta?” domandò Briony acida, serrando i pugni.

Esther sorrise malefica. “So che sai tutto sulla tua vera natura. Bene, era ora. E ne hai dato la prova quando mi hai fermato quel giorno prima che uccidessi Elijah… sei stata brava, anche se hai bisogno di parecchio allenamento per uccidere la strega Originaria.” disse con un ghigno.

Briony la guardò con odio totale. “Tu lo sapevi quindi? Per questo mi hai fatto bere quella roba… e mi hai attirato nella cripta per il tuo stupido piano.”

“L’ho sempre saputo infatti.” Mormorò Esther semplicemente.

All’improvviso qualcosa brillò negli occhi di Briony, come se si fosse appena accorta di una cosa allarmante.

“Il biglietto… sei stata tu.” Mormorò con un fil di voce, ricordando il biglietto che aveva trovato dentro casa sua qualche settimana prima.

Quell’inquietante “So chi sei” non l’aveva fatta dormire la notte. E ora sapeva perché.

Esther sorrise freddamente, poi continuò. “Purtroppo non hai ricevuto alcun addestramento a differenza dei tuoi predecessori e questo ti rende più debole… ma ho già parlato con tuo padre e risolverà tutto lui.”

Briony sentì la terra mancarle sotto i piedi. “Mio padre? Che c’entra mio padre?”

“Non ho tempo per questo.” Esther sviò la domanda con un gesto della mano. “Sono venuta qui per convincerti a fare quello che devi. Tu sei nata per uccidere i vampiri e primo fra tutti Elijah. Quindi fallo se non vuoi che ti procuri dei problemi.”

Il cuore di Briony perse dei battiti per quella minaccia ma gli sorrise sprezzante.

“Non lo farò mai. Non accetterei neanche se l’unica alternativa fosse la morte.”

Gli occhi di Esther si infuocarono e la prese per il collo, sbattendola contro il muro.

“Senti un po’ ragazzina.” Sibilò mettendosi faccia a faccia contro di lei. “La mia amica Ayana è morta per fare quell’incantesimo per creare quelli della tua specie, poiché era così potente che ha dovuto sacrificarsi per il bene di tutti. E io non vanificherò il suo sacrificio perché una ragazzetta si è presa una cotta.”

Briony ricambiò lo sguardo con tutto l’odio che aveva in corpo. Desiderava tanto colpirla e ucciderla, e cercò il modo di farlo. Quella volta qualcosa le era esploso nel cervello come se si fosse liberata da delle catene… ma in quel momento non riuscì a farlo. Riuscì soltanto a procurarsi una terribile emicrania.

Forse quel giorno era esplosa perché c’era in gioco la vita di Elijah e il dolore per la sua perdita aveva scatenato il mostro dentro di lei.

Afferrò la mano di Esther per scostarla via, ma la strega la fece rimbalzare contro l’altra parte della parete e Briony cadde con un tonfo morto, sbattendo con forza un angolo della guancia.

La strega sorrise malefica e si avvicinò a lei. “Se non fai ciò che ti dico... ti ucciderò. Il mio compito in quanto strega è uccidere coloro che turbino la natura, e le “cose”.  Tu sei una “cosa”, Briony. Non sei una persona, sei solo un mostro. E mi servi come espediente per sbarazzarmi di tutti i miei figli… dopo di che morirai anche tu.”

“Vai all’inferno e restaci questa volta.” Rispose lei, con un rivolo sangue uscente dalle labbra. Nella guancia si era aperta una profonda ferita.

Esther scosse la testa, e si inginocchiò di fronte a lei. In quel momento Briony notò che la strega aveva delle profonde occhiaie sotto gli occhi, era molto pallida, e non era così in forma come aveva immaginato prima.

La voce di Esther comunque la distolse dai suoi pensieri.

“Ma non lo vedi, Briony? Tu ucciderai comunque Elijah, anche se non vorresti mai farlo. Il tuo amore per lui brucerà la sua umanità, come se fosse un veleno che gli brucia la vita nel sangue. Tu sei una freccia scoccata dritta al cuore di Elijah, Briony…  che tu lo voglia o no.”

Perché tutto il suo corpo si era bloccato, inerme e debole? Perché le lacrime salivano in gola mentre ascoltava quelle parole? Perché era incapace di replicare? Perché non riusciva a dar voce a quelle grida di tormento che le laceravano il cuore?

Briony avrebbe tanto voluto mandarla al diavolo una seconda volta, ma non ci riuscì. Perché quelle parole le sembravano vere, perfidamente vere.

Fin da quando aveva scoperto la verità, aveva capito che il suo amore per Elijah sarebbe stata una condanna per entrambi… che li avrebbe lacerati, divorati, fino ad ucciderli. Non aveva mai amato in modo così distruttivo, come se avesse la forza di spaccare il mondo o ridurlo in cenere.

Perché quel tipo di amore appariva come un veleno che uccideva lentamente, senza che te ne accorgessi se non prima dell’agognante fine.

Come avrebbe potuto salvare Elijah dal pericolo che lei rappresentava? Non doveva abbandonarsi alle lacrime o disperarsi come l’altra sera.. doveva fare qualcosa, per dimostrargli che lo amava veramente.

E lo avrebbe dimostrato, lasciandolo. Era l’unica cosa che poteva fare. Gli avrebbe concesso la vita, ma gli avrebbe negato il suo amore.

Sarebbe riuscito ad andare avanti, a non odiarla per questo? A colmare quella mancanza?

Briony sollevò lo sguardo, velato di lacrime che urlavano tutta la sua disperazione e l’odio per quella situazione, ma ad un tratto vide Esther catapultata dall’altro lato del vicolo. Improvvisamente apparve Stefan che si catapultò sulla strega senza alcun pietà, ma lei non si fece prendere in contropiede e infatti stese il vampiro con una semplice occhiata di fuoco che gli ridusse in pappa il cervello.

Briony lo guardò angosciata, ma non fece in tempo ad aiutarlo che Esther arrivò subito da lei.

“Fai come ti dico, Briony Forbes. Prima che Klaus scopra tutto. Perché tra me e lui… non saprai da chi difenderti.” affermò diabolica, svanendo all’istante.

Fantastico. C’era una gara a chi l’ammazzava per primo. Se o Gwendolyn, o Klaus, o Esther.

Briony accorse da Stefan per vedere come stava e cercò di issarlo . Era parecchio pallido:

“Sto bene non preoccuparti. Tu invece? Che cosa voleva Esther da te?” domandò lui appoggiando lievemente la mano sul suo braccio per accertarsi che stesse bene.

La ragazza non fece in tempo a rispondere che sentì una voce allarmante, non molto lontana da loro.

“Che sta succedendo?”

Il cuore di Briony le balzò all’istante in gola, riconoscendo quella voce tra milioni. E stranamente ne fu intimorita.

Ebbe quasi paura di girarsi ma quella voce era quasi un richiamo, come se le stesse ordinando di farlo.

Anche Stefan si voltò ma apparve stranamente tranquillo, infatti non mollò la presa sul braccio di Briony.

Videro Elijah avvicinarsi a loro nell’immensità del buio, con sadica lentezza come a soppesare ogni singolo movimento.

Briony non riuscì a proferir parola per un bel paio di secondi.

Lo sguardo di ghiaccio dell’Originario inchiodò Stefan, costringendolo all’immobilità, poi tornò a scrutare Briony con chiara attenzione.

Quando si accorse del taglio profondo sulla guancia e di come i suoi vestiti fossero sgualciti, i suoi occhi si strinsero per l’incredulità.

Scansò via Stefan con un braccio, parandosi di fronte a Briony e la analizzò attentamente sfiorandole la guancia con velocità fugace.

Le labbra erano socchiuse ma quando si girò verso Stefan, queste si stirarono in un ringhio malefico.

"Hai finito di vivere, Stefan Salvatore." La voce ridotta a un sibilo fece rabbrividire Briony a causa della sua ferocia; era malevola e pericolosa.

Lei sgranò gli occhi preoccupata. "Elijah, no aspetta!" Ma lui non sembrò minimamente ascoltarla perché tutti i suoi sensi erano rivolti a Stefan, che cominciò a indietreggiare.

"Dovrei staccarti la testa, Salvatore." sibilò diabolico e sicuro, mostrando apertamente la sua collera nera per ciò che credeva avesse fatto il giovane vampiro.

Briony sapeva che quella era l'ultima minaccia poi Elijah avrebbe agito, così cercò di difendere Stefan perché non si meritava di venire appeso a un palo.

"No Elijah! Lui non ha fatto niente!" cercò di dire, prendendolo per un braccio.

Elijah allora si voltò verso di lei, con sguardo allucinato. Gli occhi neri fiammeggianti come se fossero il riflesso della lama di un pugnale.

"Non ha fatto niente?!" ripeté lui puntandole addosso uno sguardo che faceva paura.

Il tentativo di Briony per farlo calmare fu sorpassato dalla voce di Stefan che tentò invano di giustificarsi

Infatti appena Elijah lo sentì fiatare, lo fulminò con uno sguardo intensamente di ghiaccio e non lo stette neanche ad ascoltare.

Briony non riuscì a vederlo per quanto fosse veloce e fulmineo il suo balzo: Elijah si avventò su Stefan con eleganza singolare, afferrandolo per il collo mentre con l’altra mano gli contorse il braccio dietro la schiena, curvandoglielo in maniera innaturale. Stefan gridò dal dolore.

Vedere Elijah in quella situazione era a dir poco spaventoso.

Briony osservava la scena terrorizzata ma uscì dallo stato di shock e cercò di fermare Elijah dall'uccidere Stefan.

"Elijah, no lascialo! Lui non mi é fatto niente, é stata Esther a farlo! Stefan é solo intervenuto per aiutarmi!"

Briony sentiva la tensione nel corpo dell'Originario come una corrente elettrica che scorreva sotto la propria pelle. Ma poco a poco, vedeva che lui reagiva distogliendosi da quello stato micidiale, e finalmente la guardò. La sua faccia era rimasta serrata e le sembrò di scorgere una fiamma riflessa nei suoi occhi di ghiaccio, così lei inconsapevolmente rabbrividì.

Lentamente Elijah lasciò andare Stefan come se nulla fosse, e questi ritornò finalmente a respirare aria pulita e si massaggiò dolosamente il collo.

I suoi occhi incontrarono quelli di Briony che gli rivolse uno sguardo dispiaciuto, poi lui si defilò senza fiatare.

Anche Elijah tacque, tenendo lo sguardo fisso di fronte a sé. I muscoli facevano ancora trasparire la sua ira di poco prima. Lo sguardo ancora di ghiaccio.

Sembrava che tra lui e Briony scorresse una elettricità agghiacciante e nessuno dei due osava muoversi.

Briony invece dopo qualche secondo abbassò lo sguardo, tremando di paura al pensiero della furia gelida di Elijah. Inoltre avvertì poi il suo sguardo glaciale fisso su di lei, come se le ordinasse di alzare il viso e di guardarlo negli occhi.

Si sentì agitata come mai prima d'ora.

"Fa vedere." mormorò lui ad un tratto avvicinandosi a lei e alzandole il mento per analizzare la ferita. Briony cercò di sfuggire ai suoi occhi, e trattenne il respiro fino a quando lui la lasciò andare.

"Che cosa voleva Esther ancora da te?"

"Minacciarmi come al solito."

Elijah allungò la mano ma poi la ritrasse in maniera quasi assente.

“Sei tanto preoccupata che possa far del male al tuo amico?” Le ultime parole taglienti le pronunciò con gelido astio.

"Volevo solo impedirti di fargli del male per un motivo inesistente.. Lui non mi ha proprio fatto nulla." rispose sincera.

“Domani gli porgerò le mie più sentite scuse.” mormorò Elijah freddo, pur sapendo che non l’avrebbe fatto volentieri. Un’ombra infatti passò sul suo volto.

“Ma perché fai così? Non hai ragione questa volta, si è trattata di una situazione d’emergenza e Stefan è intervenuto per aiutarmi.” Ribattè lei decisa.

Lui ritornò ad essere il classico vampiro che aveva conosciuto all’inizio. Si avvicinò a lei con sguardo freddo e ordinario:

“E vuoi quindi mettere la tua vita nelle mani di chi non gli compete?” domandò semplicemente, guardandola negli occhi. Briony pensò allora che lui non si fidasse proprio dei Salvatore e che quindi potevano loro in primis metterla nei guai.. senza contare che non gli piaceva affatto la vicinanza del minore dei Salvatore. Come se lui soltanto volesse proteggerla, visto che il suo cuore l’aveva già in mano.

Vedendo che lei non rispondeva, lui si avviò via di lì in silenzio con le mani nelle tasche.

Quell’atteggiamento distaccato non le piacque per niente. Era sempre il solito.

“Non ti capisco, Esther mi ha assalito e io ho fatto ciò che andava fatto!” replicò seguendolo.

“E allora è solo questo?” ribattè lui a sua volta, zittendola nel voltarsi. Briony infatti rimase muta, inquieta mentre lo guardava. “Non c’e nient’altro che ti turbi?” richiese lui, stringendo accuratamente la linea degli occhi.

Briony allora deglutì. Elijah era strano perché si era accorto che lei era turbata interiormente, che gli nascondeva qualcosa…. Quel vampiro aveva tutto in modo suo di indagare, e la metteva una tremenda agitazione.

Merda.

“Questa situazione è ovviamente..”

“Ti ho fatto una domanda.” Replicò di nuovo lui, sorpassandola e inchiodandola col suo sguardo freddo. Briony impiegò due secondi per abbattere la paura di come si erano messe le cose.

“No! Perché sei così sospettoso su di me adesso?” domandò lei nervosa e infastidita.

Non ci riusciva a dirgli la verità… non poteva… sarebbe stato un macigno troppo grande per lui da sopportare… piuttosto si sarebbe portata il segreto nella tomba.

Gli si avvicinò per fargli scorgere la sua quasi sincerità ma lui non battè ciglio e rimase gelido. Briony ebbe allora il terrore che lui avesse scoperto qualcosa… che Gwendolyn lo avesse avvisato...

Il cuore le si strinse in una morsa mentre Elijah abbassò poi lo sguardo e lo rialzò:

“Non è su di te ma su mia madre. Ti ha minacciata, ordinandoti di non dirmi qualcosa?”

Il sospetto indagatore nella voce. Briony allora capì che lui aveva ipotizzato che fosse Esther il nemico, che la stesse tenendo in pugno con qualche losca minaccia. Elijah odiava il fatto che la madre le stesse alla calcagna ogni volta che lui girava lo sguardo.

Briony interiormente cacciò via la paura perché le cose non si erano messe terribili come aveva ipotizzato… lui non aveva sospetti su di lei, mai si sarebbe immaginato la verità... aveva solo paura per lei, per la sua incolumità.

Briony se c’è qualcosa..” mormorò lui di nuovo avvicinandosi, con tono meno freddo.

“Non c’è niente, davvero.” Replicò lei subito ma il coraggio di guardarlo dritto negli occhi le mancava. Si sentiva davvero meschina ma non poteva fare altrimenti.

Sentì lo sguardo di Elijah su di sé poi lui decise di indietreggiare, finendo così con l’interrogatorio.

Ma lei purtroppo si lasciò immergere in pensieri dolorosi che l’avevano assalita qualche minuto prima. E non riuscì a ricacciarli.

"Elijah..?" sussurrò timorosamente per attirare la sua attenzione.

"Sì?" Quella voce fredda e disinteressata sembrò affilata come una lama. Sembrava avesse indossato la solita maschera che lei era riuscita ad abbattere dopo che lo aveva conosciuto; quella conversazione spiacevole l’aveva di nuovo reso diffidente e chiuso.

Forse per lei questa era una specie di punizione per essere ciò che era e perché continuava a mentirgli;  la verità terribile che le aveva detto Esther non conosceva spiragli per sfuggirle.

E il sogno…

"Mi dispiace.." sussurrò poi abbassando lo sguardo.

Elijah corrugò la fronte, non riuscendo a capire: "Per cosa?"

Briony deglutì nervosamente, sentendo il cuore marcire per ciò che avrebbe detto.

"Mi dispiace che tu debba sempre correre in mio aiuto come se tu non avessi già abbastanza problemi. Mi dispiace di essere così dipendente da te e di farti correre dei pericoli... E l'ultima cosa che vorrei é che tu ti facessi male a causa mia.." Voleva davvero apparire convincente e risoluta, ma la voce le tremava di continuo a causa del groppo in gola. Non riusciva a convincere se stessa perché il suo cuore continuava a combattere con tutte le sue forze e ad opporsi a quella scelta;  inoltre Elijah la guardava in un modo come se non ci stesse capendo niente infatti assunse la solita espressione dubbiosa.

Il cuore di Briony perse dei colpi quando parlò per l'ultima volta.

"Forse sarebbe stato meglio se tu non mi avessi mai incontrata... Se non avessi mai fatto parte della tua vita… Davvero, dovrei scomparire dalla tua vita.." Una leggera punta di dolore stonò sul suo tono convinto, e gli occhi bruciavano nel tentativo di non far salire le lacrime.

Il tuo amore per lui brucerà la sua umanità, come se fosse un veleno che gli brucia la vita nel sangue.

Elijah la guardò come se avesse appena sputato una blasfemia o un terribile oltraggio. La freddezza del suo voltò si incrinò notevolmente, facendo intravedere tutto il suo tormento.

"Che stai dicendo?" sibilò quelle parole come se ne fosse incredulo.

Briony aprì la bocca ma ne fuoriuscì soltanto un soffio strozzato. Il cuore gridava tutto il suo dolore e le martellava in continuazione nel petto, tanto che ebbe l’impulso di cavarselo per farlo stare zitto.

Ma all'improvviso sentì le mani fredde di Elijah racchiuderle il viso a coppa. Avvampò per quell'improvviso calore che le fece battere il cuore al verso giusto.

"Cosa ti passa per la testa? Non devi pensare neanche per un attimo quello che hai appena detto… Non dubitare mai di quanto tu conti per me.” Le soffiò sul viso con voce più profonda.

Briony rimase ammutolita e si fece avvolgere dal suono della sua voce. Lasciò che quelle parole le echeggiassero più volte nella mente, stordendola.

"Soltanto di una cosa devi dispiacerti… Di voler scomparire dalla mia vita per sempre." Fece un pausa prima di continuare con lo stesso tono di voce “Non farlo mai.”

Lo sguardo si fece intenso, in modo tale che lei quasi non riuscì a sopportarlo. Sembrava ardesse. Non l’aveva mai visto così bello e il chiaro di luna illuminava i suoi occhi, facendo intravedere l’ombra delle emozioni che stava provando.

Le mani di Elijah le intrappolavano ancora il viso e questo le impedì di scuotere la testa. Perché lei non voleva scomparire dalla sua vita. Non esisteva un dolore peggiore e più mortale di quello... Ma doveva farlo… Era necessario per la sua incolumità.

Quando però ricambiò lo sguardo intenso di Elijah, capì che non ci sarebbe mai riuscita. Alla fine sarebbe ritornata da lui, a piangere e a pregarlo di trovare una soluzione così non si sarebbero mai lasciati.

Si sentiva una lurida egoista nel non voler rinunciare a Elijah sebbene i rischi che correvano, e le bugie che avrebbe dovuto raccontargli. Ma mai nella vita si sentiva più sicura di voler combattere per qualcosa: voleva dominare quel destino infausto che era ricaduto su di lei, non voleva mollare se così facendo avrebbe perso ciò che più contava. Finché sarebbe esistito un barlume di speranza, lei non avrebbe ceduto. Si sarebbe aggrappata a questo con la forza della disperazione.

"Elijah, io.." cercò di ribattere, ma lui la bloccò.

"Non parlare." mormorò lui con un tono di voce così basso, che le fece venire le vertigini.

Tuttavia un appello alla sincerità mista alla preoccupazione si fece largo in lei, non sentendosi degna.

“Ma se tu dovessi..”

L’Originario però ne aveva abbastanza delle congetture. Rafforzò di più la presa contro il suo viso, come per scacciare le sue incertezze. “Non ti ho sempre detto che voglio che i miei comandi vengano sempre eseguiti? Non.parlare.” la provocò lui con singolare autorità.

Se fosse stata in sé, Briony gli avrebbe mollato un pugno e detto che con lei le cose non andavano così, ma invece si lasciò immergere dal desiderio di lui che era anche quello di lei. Non ce la faceva più a resistergli, a far finta che potesse continuare a sopravvivere senza di lui. Lasciò semplicemente che lui prendesse in mano le redini di quella notte, di quella situazione caotica, del suo corpo e del suo stesso cuore. Sapeva che non avrebbe avuto niente di cui lamentarsi.

Elijah si avvicinò con il viso a quello di Briony e rimase a pochi millimetri dalle sue labbra per qualche istante. Poi quando lei credette di non poter più resistere, o di svenirgli tra le braccia, gli sussurrò un “dispotico” in segno di vendetta e lui un secondo dopo le chiuse letteralmente la bocca, fondendo intensamente i loro respiri.

Elijah scacciò subito la dolcezza per tramutare quel bacio in qualcosa di più profondo e intenso, di cui entrambi abbisognavano. Le cinse la schiena con le braccia e la strinse a sé con bramosia, mentre Briony ricambiò il bacio con maggior intensità, come se stesse pensando che farlo l’avrebbe spedita all’inferno ma ne sarebbe comunque valsa la pena. Una mano del vampiro si adagiò sul viso di lei, piegando di più la bocca per stuzzicarle il palato.

Nella foschia delle sue vertigini, Briony si aggrappò a lui con forza quasi violenta, conficcando le dita nelle sue spalle. Automaticamente alzò di più il viso verso il cielo e Elijah scese a baciarle il mento con avidità e poi ogni angolo del suo volto, quasi con adorazione.

Briony pregò l'aria di ritornare ai polmoni perché le mancava da troppo tempo il respiro, ma constatò che quel fuoco che sentiva tra lei e Elijah era il suo ossigeno, e quindi lo assaporò per non soffocare.

Elijah tornò poi alle sue labbra e le dischiuse delicatamente, avvolgendo le mani nel suo viso. Instaurò una breve distanza tra loro e Briony non poté che immergersi nel pozzo dei suoi occhi neri.

Elijah le accarezzò lievemente i capelli mandandola di nuovo in fibrillazione, ma successivamente lui assunse una strana espressione… Come quella mattina che aveva voltato lo sguardo via da lei con un’espressione indecifrabile, ma che nascondeva sotto la sua maschera di distacco qualcosa che lo turbava profondamente. Tuttavia non lo lasciò trapelare a lungo, come se non volesse fare ricadere su di lei i suoi affanni e le sue angosce.

Come al solito infatti il guizzo nei suoi occhi neri scomparve proprio come era venuto, non lasciando nessuna traccia e non dando la possibilità Briony di capirne l'origine.

Lei strinse gli occhi mentre lo fissava, ma Elijah appariva perfettamente calmo e continuava a stringerla a sé. Forse non doveva aggravare troppo la situazione per immaginazioni sue… era già troppo pesante il tutto.

Briony lo guardò poi dritto negli occhi, cambiando espressione e sentendo il battito del cuore accelerato.

"Dimmi che andrà tutto bene. Che staremo insieme... Anche se dovessero rimanere solo parole.” Mormorò con occhi lucenti e pervasi di nuovo dal dolore nel sentire la voce malefica di Ester. Le bastava comunque che lui gliele dicesse… le bastava solamente quello, per mettere a tacere il cuore impazzito.

Elijah inarcò il sopracciglio, sorridendo lievemente. "Non resteranno solo parole, Briony." mormorò mettendole un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.

Le guance di Briony si tinsero di rosso mentre abbassava imbarazzata lo sguardo.

Elijah la strinse nuovamente a sé, come se volesse annientarla in se stesso.

Briony si lasciò avvolgere da quelle braccia forti come se fossero l'unico appiglio per sopravvivere. Finalmente sentiva il cuore battere al modo giusto, non a causa del dolore o dell'angoscia, ma per ciò che sentiva il quel momento: amore, speranza, accettazione.

Affondò il viso sul suo petto, ispirando forte il suo profumo.

E per la prima volta in quei giorni si sentì al sicuro… che neanche il male più spregevole avrebbe potuto abbatterla, finché sarebbe stata con lui.

 

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Ylenia entrò nella sua camera del motel e mise subito le chiavi sul tavolo. Si sedette sul letto esausta: aveva passato il giorno a cercare qualche espediente per aiutare Briony ma sapeva fin dall'inizio che era tutto inutile... che non c'era speranza affinché lei cambiasse la sua natura. Prima o poi le parole di Esther e Gwendolyn avrebbero avuto fondamento, era solo questione di tempo.

L'attenzione di Ylenia si rivolse al secondo cassetto del suo comodino. Non sapeva perché ma aveva l'impulso di aprirlo e vedere ciò che nessun altro occhio poteva scorgere, all'infuori di lei.

La strega pronunciò alcune parole incomprensibili e quando aprì il secondo cassetto, all'interno c'era un libro bianco. Non molto grosso ma che comunque occupava gran parte dello spazio. Briony non aveva potuto vederlo quando si era infilata a casa sua perché una potete magia nascondeva quel libro misterioso da occhi indiscreti.

Ylenia lo prese tra le mani con enorme delicatezza, come se avesse paura che si sbriciolasse all'improvviso.

La copertina era tutta bianca incorniciata da strani simboli mitologici o aztechi. A prima vista sembrava davvero vecchio infatti era un pochino usurato, e Ylenia lo sfogliò con cura.

Sospirò rumorosamente quando le sue mani toccarono un foglio diverso da tutti gli altri, come se non c'entrasse minimamente con le altre pagine. Infatti appena lo alzò si poteva dedurre che quello strano foglio, che appariva una pergamena sgualcita, non appartenesse al libro bianco.

Ylenia rilesse quel foglio per l'ennesima volta anche se le scritture erano illeggibili, come se le parole fossero state scritte al contrario. Arrivando alla fine della pagina, a Ylenia tornò in mente un ricordo di secoli prima che a solo pensarci le venne la nausea.

In quel flashback lei, con abiti d'epoca, stringeva la mano ad un uomo e sorrideva con un sorriso malefico.

Il ricordo si interruppe lì perché Ylenia non voleva più ricordare.

Ma quell'istante aveva cambiato per sempre la sua vita... E avrebbe diffuso in futuro soltanto male..

 

Fine capitolo!

Bleach! Questo capitolo non mi convince per niente, volevo mettere qualche scena in più ma avevo paura di farlo lungo quanto la divina commedia.. E so che voi dopo vi stancate.

Probabilmente alcune cose non vi appariranno chiare ma spero che comunque continuerete a leggere la mia storia perché presto le mie idee diaboliche verranno svelate ;) Nel prossimo capitolo darò anche più spazio a Elijah.. Per la gioia dei vostri occhi e ormoni, e anche ad Ylenia :-)

Concludendo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio come sempre chi recensisce (amo troppo i vostri commenti <3) e chi ha inserito la storia tra le preferite, seguite e ricordate!

Ah spero anche che vi piaccia l’immagine che ho creato di sana pianta! Certo vedere Briony che piange sangue è un po’ cruda come scena… ma ormai mi conoscete muahahaha.

 

Alla prossima!! Buon weekend ^^

 

 

   
 
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