10
CAPITOLO
Devo
pregarvi di lasciarmi a soffrire da solo i miei affanni, perché sarebbe una
cattiva ricompensa al vostro affetto se alcuni di essi dovessero ricadere su di
voi.
W.
Shakespeare
Ambiente di vecchie pietre, erba secca,
grigio cielo, un inferno di desolazione. E ancor più la desolazione di vedere
se stessa tenere la mano di un uomo, ma quella unione era falsa come la
promessa al paradiso. I due si davano le spalle, pur avendo le loro mani destre
strette l’una all’altra, i loro corpi andavano ad allontanarsi, sempre di più,
come se l’addio definitivo fosse ormai scritto col sangue. Lei teneva un’espressione
determinata ma angosciante per quella incancellabile e triste realtà; la bocca
cercava di tenere a freno il dolore spaventoso straripante dai polmoni e dal
cuore. Le loro braccia si allontanavano sempre di più, ma le mani persistevano
nella loro infernale stretta. L’uomo non si vedeva, veniva mostrato solo un
completo elegante scuro che rasentava la rassegnazione del dovere. E alla fine
giunse il momento che le mani vennero divise del tutto, con ognuno dei due per
la propria strada ricolma di tormenti interiori.
Svegliarsi
un giorno e rendersi conto ad un tratto di essere un mostro non é la massima
aspettativa di una ragazza che fino all'altro ieri credeva di avere tutto, e
invece é risultato palesemente che tutta la sua vita fosse stata costruita su
una cruda menzogna.
Ciò
che credeva fosse reale in verità era solo una patetica illusione, che si era
sgretolata come uno specchio che si rompe in mille pezzi, lasciando il posto
solamente al nulla.
Briony si alzò dal letto così lentamente quasi fosse
una fatica disumana muovere anche solo un muscolo. Ma la verità é che si sentiva
assalire da dentro; un dolore molto più intenso e incancellabile di qualunque
altro dolore fisico.
Si
guardò allo specchio di fronte a lei: aveva l’aria di una che si era appena
risvegliata da un incubo solo per scoprire che si trattava della realtà, e che
non era ancora finita.
Il
dolore, infimo compagno della sua vita, tornò a perseguitarla e ad affondarla
insieme ad esso. E lei non riuscì ad emergere da quel fondo.
Quel sogno…
Le
uscì un sospiro strozzato dalla bocca e solo da quel flebile respiro riuscì a
sincerarsi che fosse ancora viva.
Pensava
di essere morta la scorsa notte, abbandonandosi nell'oblio delle lacrime e
quando si accorse di non esserlo ne fu quasi rammaricata.
Perché
né il suo corpo né il suo spirito riuscivano a tollerare un simile peso.
"Non
lascerò che quella sottospecie di mostro ci attacchi e rovini la nostra
vita."
Le
lacrime tornarono ad inondare i suoi occhi, che si chiusero pur di ridurre il
loro corso… invano.
Bastava
così poco per spezzare un sogno... e lei si sentiva spezzata come se il fatto
che lei fosse destinata a uccidere Elijah la riducesse in cenere.
Come
era potuto accadere? Poteva il destino essere così crudele a tal punto da
strapparle senza pietà la persona che amava più della sua stessa
vita? Infierendo in un modo così intollerabile, distruggendo ogni
possibile via di salvezza.
Aveva
desiderato con tutto il cuore che fosse la sua essenza a tenere in vita Elijah,
in cambio quella di lui le avrebbe permesso di vivere per l’eternità, al suo
fianco e per sempre. Ma niente di tutto questo poteva accadere perché dentro di
lei scorreva del sangue cattivo, malvagio, che minacciava di far del male a
coloro che amava di più.
L'impulso
di strapparselo dalle vene ritornò ma non riuscì nemmeno a muovere la mano. Si
sentiva vuota, come se privandola di quell'amore che l'aveva travolta e
sostenuta per così tanto tempo, non avesse più alcuna ragione di esistere.
Si
sentì di non meritare l'affetto di nessuno, tanto meno quello di Elijah. Lei
era un mostro, era nata sotto quelle sembianze e la sua natura le imponeva di
fare del male a coloro che amava. Addirittura i suoi sogni l'avevano guidata
affinché uccidesse Elijah e lei stupida pensava fosse stata destinata a
salvarlo, come se una forza sconosciuta l'avesse indirizzata verso di lui.
Tutte
bugie, tutte bugie…
Fino
ad ora era riuscita inspiegabilmente a gestire questo lato oscuro di sé... Ma
dopo? Cosa sarebbe successo se avesse perso il controllo e se fosse stata la
causa della morte di qualche innocente?
Si
sentiva la testa in fiamme e poteva dare la colpa di tutte quelle disgrazie
soltanto a se stessa, perché lei era nata con uno scopo preciso e cioè di
uccidere i vampiri, primo fra tutti quello che la amava immensamente. Quindi non si meritava nulla, poteva soltanto
rimediare allo sbaglio che lei stessa era, magari liberando Elijah dalla sua
presenza. Forse poteva salvarlo in quel modo... Poteva salvarlo da se stessa e
dal mostro che era.
Ma
lei poi come avrebbe fatto a sopravvivere senza di lui, con l'inevitabile
conseguenza che il cuore le si sarebbe marcito dentro?
Briony deglutì non sapendo cosa fare, con quel sogno
maledetto che le circuiva la mente, quando ad un tratto sentì un rumore alla
porta. Qualcuno stava bussando e Briony corrugò
la fronte, non avendo però alcuna intenzione di andare a aprire.
Dopo
qualche secondo la maniglia della porta si abbassò e Briony vide
il viso abbronzato di Ylenia affacciarsi
dentro la stanza:
"Sono
venuta a vedere come stavi. Ma deduco che il sonno non ti ha fatto per niente
bene... Speravo di ritrovarti meglio stamattina, che avessi avuto la tua solita
forza per rialzarti." Disse amichevolmente con un sorriso per farla stare
meglio.
Briony si sforzò di sorridere anche se il risultato fu
proprio pessimo. Aveva delle profonde occhiaie nere, testimone dei suoi incubi.
"Ti
ho portato qualcosa da mangiare. Penso che tu ne abbia bisogno." disse la
strega porgendole un sacchetto che conteneva qualche brioche.
"Grazie..."
mormorò Briony risedendosi.
Ylenia si affiancò vicino a lei, mettendosi a sedere
sul letto. "Come stai oggi?"
"Alla
grande." rispose Briony in tono
ironico.
Ylenia la guardò torva ma Briony continuava
a fissare un punto indefinito davanti a sé: "Ho scoperto che sono un
mostro, nata con le arti della magia nera, che il mio destino é di uccidere
l'uomo che amo... Ah il mio sangue é difettoso e se un vampiro ne beve qualche
goccia, muore. Senza contare che non potrò mai trasformarmi in vampiro... Mi ci
vorrebbe proprio un bel Martini in questo momento." mormorò Briony sfoderando un sorriso che però si prosciugò
subito all'interno della sua maschera d'angoscia.
Non
riusciva nemmeno a sorridere, non riusciva a intravedere un barlume di speranza
all'interno di quel precipizio che cercava ancora una volta di risucchiarla.
Ancora
non ci credeva che il destino fosse così atroce da farle una cosa del genere..
Da offrirle un amore, nascondendoci dentro un'insidia che la farà rimpiangere
di averlo mai desiderato.
In
quel momento rimpianse davvero di aver conosciuto Elijah... Magari non avrebbe
conosciuto un amore così ardente, ma neanche un dolore così lacerante che le
faceva sanguinare il cuore. E magari così avrebbe evitato il tormento
angosciante di ucciderlo.
Di
nuovo pensò di non meritare l'amore di Elijah, di non avere il diritto di
amarlo dopo ciò che aveva scoperto e cosa sarebbe stata capace di fare.
"Raccontami.
Dimmi come sono potuti nascere dei simili... mostri.." disse con voce
strozzata, non credendoci ancora.
Ylenia però scosse la testa:
"Briony, é meglio che..."
"No.
Voglio saperlo."
Ylenia la guardò per nulla convinta ma alla fine fece
un profondo respiro. "Avrai capito che quelli come te sono nati dalla
comparsa degli Originari sulla terra. La strega Ayana era
terribilmente contraria a creare dei vampiri ma non ha potuto evitarlo. Così ha
idealizzato un modo per creare delle creature con poteri psichici e una forza
superiore al normale, in grado di annientare qualunque vampiro... L'incantesimo
non é stato per niente facile, ha dovuto usufruire della magia nera e di
strumenti non proprio... ortodossi. Grazie al potere della natura, ogni 300
anni nascono quelle creature all'interno di una famiglia di cacciatori.
L’avvisaglia di ciò é una cometa color rosso sangue che spezza in due il cielo
come una palla infuocata. Alcuni lo ritengono un segno divino."
"Divino."
ripeté Briony mestamente.
Ylenia serrò duramente le mascelle, segno che non
voleva proseguire oltre e tacque per un paio di minuti.
Poi Briony la fissò interrogativa: "E’ per questo che
mi hai seguita per tutto questo tempo? Che hai preso informazioni su di me
prima che ci incontrassimo? Mi stavi controllando.."
Ylenia si mise un capello dietro l'orecchio: "Sì..
Sapevo che tu eri.." si bloccò per non turbarla ancora di più. "E ti
ho seguita per vedere con i miei occhi di cosa fossi capace, ero più che altro
curiosa... Ma quando ti ho vista con Elijah… Quando
ho visto con i miei stessi occhi quanto tu l'amassi, credevo di aver preso un
granchio. Non potevi di certo essere tu quel tipo di creatura che poteva
uccidere un vampiro semplicemente con lo sguardo.. Per di più era davvero
improbabile che tu potessi fare del male a Elijah.. Insomma hai passato mesi
per cercare di salvarlo dalle angherie di Klaus."
Briony la guardò, sapendo cosa intendeva dire: lei
doveva uccidere Elijah invece per uno strano caso della vita si era innamorata
follemente di lui.
"Certe
volte il destino é proprio strano, per non dir di peggio... Mi dispiace Briony, non posso neanche immaginare come tu possa
sentirti."
No,
nessuno poteva farlo. Il suo dolore gridava di ricevere conforto ma era
impossibile ottenerlo.
Briony poi la scrutò attentamente. "Gwendolyn ha detto che le streghe sono vincolate a
proteggere quelli come me... che hanno creato un Circolo per passare di
generazione in generazione questa storia, e mantenerne il segreto a chiunque ne
fosse escluso"
Ylenia all'improvviso si rabbuiò. Un ombra attraversò
il suo viso ma distolse subito lo sguardo prima che Briony ne
identificasse l'origine.
"Ho
fatto anche io parte del Circolo…. Tempo
fa." sussurrò con lo sguardo perso in lontananza. Aveva uno strano tono di
voce: sembrava rammaricato, nostalgico ma anche pieno di amarezza.
"Ed
é per questo che mi fai da babysitter? Perché sei in obbligo nei miei
confronti?"
Ylenia si scrollò le spalle: "Può anche darsi che
tu mi stia semplicemente simpatica"
Briony fece una risatina e stranamente anche Ylenia si unì la risata. Gli occhi neri le brillavano
quando rideva... Briony non se ne era mai
accorta.
"Ma
esiste ancora il Circolo?"
La
strega si incupì ancora: "Non lo so. Io ho preso la mia strada e... Non ne
so più niente da tempo." Il tono della voce questa volta faceva presagire
che non le piaceva parlare di quell'argomento, e infatti l'espressione del suo
viso divenne tesa.
Briony allora si attorcigliò nervosa le mani. "Che
cosa dovrei fare? Il solo pensiero di vedere Elijah mi fa mancare l'aria dai
polmoni, non riuscirei neanche a guardarlo in faccia senza sentire quel peso
sulle spalle... Io sono un pericolo per lui, Ylenia.
Sono un pericolo per chiunque e chissà in cosa potrei trasformarmi..." La
sua angoscia sembrava una cosa viva e reale. La si poteva anche sfiorare dal
gran che era potente e Briony non riuscì a
sfuggirle via.
Ylenia la guardò tristemente, accarezzandole la testa:
"Tu non sei una cattiva persona, Briony.
Non buttarti giù in questo modo..."
Ma
la ragazza scosse ripetutamente la testa, come se non credesse alle belle
parole che Ylenia le rivolgeva. L’unica
soluzione plausibile, l'unica salvezza che poteva garantire a coloro che amava,
era andarsene via. Fuggire dove nessuno la conosceva e lontano da tutti
così non avrebbe rischiato di far del male a qualcuno.
E
lasciare lui.
Briony sentì il cuore stringersi in una morsa letale,
come se lo stesse spremendo come un limone e succhiasse tutta la linfa vitale.
Lasciare
Elijah, non rivederlo mai più... Era come se le strappassero il cuore dal petto
con violenza. Era come la morte di ogni gioia.
Era
come rivivere quell’incubo atroce che per la propria sopravvivenza non avrebbe
mai dovuto affacciarsi alla realtà.
All'improvviso
però gli occhi verdi furono attraversati da uno strano bagliore, come se si fosse
appena risvegliata da un incubo e avesse ritrovato un pò di
sollievo.
Prese
l'amica per un braccio:
"Ylenia."
Lo
sguardo basso, la voce animata da una speranza a cui non riusciva a credere.
"É possibile contro invertire la maledizione che si é scagliata su di me?
É possibile annullarla con un’altra magia?"
Ylenia la scrutò attentamente ma scosse subito la testa
"Non ci pensare nemmeno, Briony."
La
ragazza ci rimase male: "P-perché? Tutti gli
incantesimi possono essere spezzati, c'è sempre il trucco. Elena e gli altri
sono sempre riusciti a cavarsela grazie alla magia, perché non ci può essere
speranza anche per me?" La sua voce era un sussurro deciso e supplicante.
Perché
la vita la condannava in modo irreversibile senza darle la possibilità di
combattere? Cosa aveva fatto di male per meritare tutto ciò?
"Briony, non voglio che tu ti faccia false speranze. Il tuo
incantesimo non può essere cancellato, é come irrevocabile… L'incantesimo
di Ester che lega i suoi figli può essere spezzato perché loro non sono nati così...
Mentre tu sì... É come impedire a Elena di essere la doppleganger.."
Il tono di voce sconsolato di Ylenia fece
abbassare le braccia di Briony lungo i
fianchi.
Ma
poi lei si alzò dal letto con velocità fulminante: "No no no. Senti
non può finire così.. Ci deve pur essere un modo per impedirmi di essere un
mostro... Io non posso mollare se c'è anche la sola e minima possibilità di
essere salvata da tutto questo. Quel fottuto destino ha decretato la sua ultima parola ma non la mia." esclamò aggrappandosi a quella tenue
speranza con la forza della disperazione e tenacia.
"Briony non.."
"No Ylenia, ti prego. Aiutami. Non posso farcela da sola. E non
posso parlarne a Elijah perché avrei troppa paura della sua reazione e di cosa
penserebbe di me..."
Era
troppo intimorita dalle conseguenze che poteva comportare ammettere una cosa
del genere. Le si mozzò il respiro al solo pensiero.
"Ma
dovresti dirglielo, Briony." rispose Ylenia risoluta alzandosi dal letto.
"No."
lo sguardo di Briony era allucinata.
"Non deve saperlo."
Di
nuovo la paura che lui scoprisse la verità. Di nuovo il terrore che lei potesse
fargli del male, o peggio di ricevere la condanna di un suo sguardo tradito.
"Se
vuoi posso somministrarti delle erbe... Sono dei calmanti, riducono lo stress e
ti impedisce di avere degli scatti di rabbia.. Farebbe proprio al caso
tuo"
Gli
occhi di Briony si illuminarono.
"Grazie Ylenia. Ma ti prego cerca qualcosa
per impedirmi di fare la fine di Charlotte.. Io non posso fare quella fine...
Non voglio perdere ciò che amo." Nella sua voce e nella sua postura si
intravedeva la figura di un carcerato che scavava con disperazione la via di
fuga dalla prigione, per tornare dalle persone che amava.
Ylenia sospirò rumorosamente: "Devi continuare
come hai sempre fatto: essere forte" mormorò accarezzandole un braccio.
Briony fece un sorriso tirato: "Io forse non sono
così forte come pensano tutti, ma non posso fare a meno di mettercela
tutta"
La
strega la guardò e le disse che aveva le erbe nel motel e che se voleva la
andavano a prendere insieme.
Briony assentì subito e cominciò a vestirsi; ma
all'improvviso una nuova ondata di dolore la pervase quando ripensò alla sera
prima e alle parole di Elijah… E al fatto che non
potrà mai diventare un vampiro. Si lasciò torturare da quelle ondate di
sofferenza ma poi le soffocò. Voleva chiudere quel sentimento nell'immensità
del buio così non l'avrebbe più ritrovata. Non poteva permettere
alla paura di tornare a manovrarla e di scegliere per lei.
Doveva
farcela, doveva combattere per la sua felicità.
Ma
appena guardò in faccia Ylenia e tutta la
sua sconsolazione, pensò che la felicità era una
creatura sfuggente e la sua le stava lentamente sfuggendo tra le mani, e non
aveva più chance per catturarla.
Ripensò
nuovamente ad Elijah. Ormai tutti i suoi pensieri erano rivolti a lui.
Sembrava
come se il suo cuore fosse un libro pieno di capitoli che portavano il suo nome.
Sarebbe
mai riuscita a vederne la fine? Ad avere un epilogo migliore del presente?
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Briony tornò a casa tutta in fibrillazione. Quelle erbe
l'avevano tirata un po’ su di morale, scacciando via la depressione di quella
mattina. Ma non aveva esitato comunque a ripetere ad Ylenia di
trovare presto qualcosa per impedire che lei diventasse come Charlotte e così
agevolarla a combattere.
Davvero
strano come Ylenia fosse diventata di nuovo
la sua ancora di salvezza quando pochi giorni prima l'aveva giudicata una
traditrice. Forse le cose non sarebbero tornate come prima, ma era l'unica su
cui poter fare affidamento.
Quando
andò in salotto però, il suo cuore perse subito un battito: Elijah era lì di
fronte, seduto elegantemente su una sedia.
In
quel momento non esistevano erbe o magie per impedire al suo cuore di
sprofondare in quel precipizio che la scorsa notte si era aperto nel suo animo.
Di
nuovo la sensazione di paura e timore che lui potesse scoprire tutto, e
ripetere le esatte parole che aveva detto a cena, la bloccarono di colpo e
l'aria sembrò non fluire nei polmoni come avrebbe dovuto.
Sembrava
che le ginocchia cedessero mentre Elijah continuava a fissarla col suo sguardo
indagatore e controllato.
"Ciao Briony." Il tono di voce era pacato e calmo, non aveva
mosso neanche un solo muscolo per alzarsi.
Lei
fuoriuscì dalla sua trance e cercò di camminare verso di lui, provando ad
apparire normale e fingendo che qualcosa dentro di lei non urlasse, come era
successo a cena ma aveva reso muto quel grido. Come in quel momento.
“Ehi.
Non ti aspettavo.” Sussurrò con un fil di voce, mettendosi un ciuffo dietro
l’orecchio.
Elijah
si alzò e la scrutò attentamente con lo sguardo.
Era
tensione quella che Briony sentiva nell’aria?
“Volevo
sapere come fosse andata ieri con tua sorella. Non mi hai più richiamato”
constatò alzando un sopracciglio.
Briony allora abbassò lo sguardo, cercando di tenere a
freno i battiti del proprio cuore: “Oh… la
solita storia… nulla di preoccupante. Ho
già risolto.”
Briony non sollevò gli occhi, ma aveva la chiara
sensazione che Elijah la stesse scrutando come sempre per leggere i suoi
pensieri sul volto e guardare dentro il suo cuore. Allontanò l’impulso di
contorcersi le mani perché avrebbe soltanto peggiorato la situazione, ma per
fortuna sentì lo sguardo di Elijah farsi meno pressante. Infatti lui allungò il
braccio.
“Vogliamo
sederci?” domandò gentilmente, indicando il divano.
Briony si lasciò condurre senza opporre resistenza,
anche se ad ogni minimo movimento che faceva i suoi nervi erano più tesi che
mai.
Si
sedettero entrambi, Elijah sempre elegantemente mentre Briony si
lasciò sprofondare sopra il divano.
Lei
era tutto un fascio di nervi ma cercava in ogni modo di calmarsi per non farlo
notare. Non voleva che Elijah sapesse, sebbene temeva che lui avesse sentito
quel grido doloroso che proveniva dal suo cuore. Ma non lo faceva per se
stessa, lo faceva per lui. Taceva perché non voleva vedere l’espressione ferita
e tradita sul suo volto, non voleva farlo soffrire come aveva già fatto Tatia.
Ma
lei poteva fare anche di peggio… era un
mostro, e poteva ucciderlo. Poteva uccidere tutta la sua famiglia. Quel
tormento avrebbe danneggiato il cuore del vampiro, lacerandolo per sempre e
privandolo di qualsiasi cura per guarirlo.
E
magari avrebbe incrinato persino l’amore che provava per lei.
Briony si accorse di deglutire più volte al solo
pensiero.
Ad
un tratto però sentì le dita di Elijah sfiorarle delicatamente il viso, ma
anche con determinazione, come se volesse farla voltare verso di lui. Briony non poteva fare altro che acconsentire. perché
non appena sentì il suo gelido tocco, tutto il corpo avvampò ansioso di averlo
più vicino.
Si
voltò verso di lui e subito quando incrociò gli occhi neri di Elijah ebbe un
brivido freddo lungo la schiena.
I
loro sguardi si agganciarono. Gli occhi di Elijah non lasciarono mai quelli
di Briony, che avrebbe voluto guardare altrove
per sfuggirgli ma non riuscì a farlo.
Si
sentì denudata e vulnerabile come non mai.
"Sento
che c’è qualcosa che devi dirmi." Le sussurrò a bassa voce con
convinzione, tenendo lo sguardo fisso nel suo.
Briony trasalì sentendo il cuore in gola. Ma come
faceva a leggerle così dentro? O che lei era un libro aperto oppure lui
conosceva alla perfezione ogni singolo battito del suo cuore, e se questo era
dettato dalla paura o dall'imbarazzo o dalla disonestà.
D'altronde
quando lei l'aveva conosciuto aveva subito sentito una strana sintonia con lui,
come se avesse conosciuto qualcuno di intimamente familiare quanto se stessa.
Non
riuscì comunque a formulare neanche una frase coerente, mentre le dita di lui
scivolarono sotto il suo mento fino a tracciare le linee del suo collo, finendo
poi all'altezza del cuore che batté ancor più veloce sotto il suo tocco gelido.
Elijah
sembrò deliziarsi di quel suono rimbombante:
"Il
tuo cuore sta battendo impazzito, lo sai?" sussurrò abbassando lo sguardo
e tenendo sempre la mano ferma sul petto, all'altezza del cuore.
“Lo
fa sempre, quando sei vicino a me"
Briony sentì le guance accaldarsi per
quell'osservazione fin troppo vera.
Tuttavia
da Elijah arrivò un'altra constatazione, più fredda, che la fece rabbrividire:
"Ma
questa volta é diverso.. Come quel giorno..."
Elijah
sollevò lo sguardo e i suoi occhi neri si scontrarono con quelli di Briony a causa della loro profondità. Sembravano
micidiali, non le davano scampo.
Ma
lei sapeva cosa intendeva: quella volta in cui lei non aveva voluto dirgli la
verità sul suo sogno, e lui le aveva impedito di uscire dalla stanza perché
aveva intuito che mentisse.
Briony cercò di riprendere il controllo di se stessa e
riprese a respirare, visto che per molti secondi non riuscì a farlo, e abbassò
la mano del vampiro per acquietare il cuore.
"Non
é nulla di importante"
Elijah
le sorrise leggermente e le scostò alcuni capelli finiti davanti al viso, senza
mai distogliere gli occhi da lei:
"Tutto
quello che ti succede per me é importante."
Il
suo sguardo era micidiale e ipnotico, Briony ne
fu completamente abbagliata e aveva lo stomaco sottosopra.
Scosse
la testa ripetutamente, poichè sembrava che la voce
non volesse articolare alcun suono.
Elijah
poi appoggiò il braccio allo schienale del divano e mise una mano alla tempia:
"So
cosa ti tormenta."
Briony trasalì spaventata, ma subito lui disse:
"E’
per ieri sera vero? Per ciò che ha detto Gwendolyn.."
Briony lo fissò e fece un sorriso tirato:
"Questa
storia mi ha traumatizzata ovviamente. E ho tanta paura.. di ciò che potrebbe
accadere."
Elijah
le mise un mano sopra il ginocchio per confortarla: "Non ti succederà
niente, Briony. Io e la mia famiglia ne abbiamo
parlato e faremo qualunque cosa per impedire che quel mostro ci distrugga o
rovini le nostre vite. Lo uccideremo prima che ci provi." Il tono di voce
di Elijah era così glaciale e diabolico che Briony perse
continuamente dei battiti e un brivido di panico le perforò il corpo.
Avrebbe
voluto gridare, piangere fino allo sfinimento o qualunque altra cosa, ma ogni
pensiero trasudava dolore.
Il
cuore sembrava sanguinare con sadica lentezza, apposta per farla stare più
male.
Elijah
questa volta intuì male i suoi pensieri e la rassicurò che sarebbe andato tutto
bene. Ma d'altronde come poteva anche solo immaginare che Briony era il mostro di cui parlava? Lui si fidava di
lei.
Soltanto
per lei, aveva spalancato porte del suo animo che lui stesso aveva inchiodato.
Lei
gli sorrise per assecondarlo, senza proferir parola.
C'erano
cose che voleva dirgli ma sapeva che gli avrebbero fatto male. Così le seppellì
e lasciò che facessero del male a se stessa..
“Sembra
che i guai amino proprio inseguirci, non sei d’accordo?” si lasciò sfuggire lei
con un sorriso tirato, voltando lo sguardo davanti a sé.
Elijah
mugugnò sovrappensiero in risposta, voltando anche lui lo sguardo di fronte a sé
e tenendo il braccio lungo lo schienale.
Per
un po’ di minuti tutti e due tacquero; ogni tanto Elijah la guardava come se
volesse dire qualcosa ma poi sprofondava anche lui in un insolito silenzio.
All’improvviso Briony sentì un tocco leggero, come quello di una farfalla,
sfiorarle delicatamente i capelli e quando si voltò, notò che Elijah si era avvicinato
a lei e ciò che la stava sfiorando erano le sue dita gelide, che scesero
lentamente sul suo braccio tracciando delle scie di fuoco.
Quel
gesto le fece perdere quella poca lucidità che possedeva e Briony sentì il sangue soffocare nelle vene.
"Sei
nervosa?" mormorò lui con voce ipnotica e ammaliante, senza però alzare lo
sguardo su di lei. Forse aveva già avvertito il suo tremore e il battito del
cuore accelerato al massimo, ma comunque continuava con quella dolce tortura.
Briony fece una risatina strozzata e cercò di scuotere
la testa in segno di diniego, mentre la mano di Elijah scese su quella di lei e
cominciò a sfiorarla, intrecciandola con la sua.
Il
contatto con la pelle gelida del vampiro le fece bruciare la pelle, che sembrò
ustionarsi sotto quei tocchi delicati.
Ogni
carezza era più inebriante di quella che l’aveva preceduta, e infatti Briony sentì un intenso languore salirle nel petto.
Per cercare di calmarsi girò il viso dall’altra parte per richiamare del sano
ossigeno, ma il tentativo fu vano.
Elijah
le scostò da un lato i capelli che le scendevano sulle spalle, e si avvicinò al
suo collo, respirandovi sopra.
Il
cuore di Briony accelerò all'inverosimile
quando Elijah appoggiò le labbra nell'incavo del suo collo, e le baciò la pelle
indugiando a lungo.
Quegli
attimi alterarono del tutto il suo equilibrio infatti Briony perse
la lucidità che si era imposta di avere, e il fiato le si mozzò in gola. Non
riuscì ad opporsi quando lui mise la mano sull'altro lato del suo collo per
avvicinarla ancora di più, o per impedirle di scostarsi.
Briony chiuse gli occhi, lasciando che quel fremito le
percorresse tutto il corpo provocandole irrefrenabili brividi.
Sapeva
che doveva fermarlo ma il miscuglio di quelle erbe insieme ai baci di Elijah
sul collo la fecero andare sù di giri,
dimenticando per un momento ciò che era accaduto nei giorni precedenti.
Voleva
controllare la smania che la governava ma non ci riuscì, soprattutto quando si
girò completamente verso Elijah e si aggrappò al tessuto della sua giacca con
le unghie, adagiando il viso sotto la sua spalla mentre il respiro accelerava
di continuo.
Ad
un tratto Elijah la mise sulle sue gambe tenendola stretta per i fianchi,
e Briony si lasciò condurre senza opporsi,
allacciandogli le braccia dietro la testa per approfondire il contatto dei loro
corpi.
Il
viso di Elijah era sempre aderente al suo collo, dove continuava a lasciarle
dei baci ardenti, facendola andare in iperventilazione per quella lenta
tortura. Le mani di Briony affondarono nei
capelli scuri del vampiro, continuava a tenerlo stretto a sé per non lasciarlo
andare via.
All'improvviso
le labbra di Elijah indugiarono su un punto del suo collo per lunghi, interminabili,
istanti.
Tra
di loro albergava una fiamma che era passione e distruzione insieme.
Ad
un tratto però Briony sentì qualcosa
stuzzicarle il collo, come dei denti affilati che scorrevano lungo la pelle.
Un'ondata
di panico la travolse in pieno. Finalmente il cervello si ricollegò,
tralasciando il desiderio e passando alla razionalità.
Briony gli mise subito le mani nel petto per fermarlo.
"Aspetta,
aspetta" mormorò a non finire, staccandosi da lui.
Elijah
allora si scansò e la guardò interrogativo, corrugando la fronte. I suoi occhi
un attimo primo furono attraversati da un lampo di desiderio e Briony avvampò terribilmente nel vederli così.
Ma
la reazione di Elijah era plausibile, visto che era sempre stata lei quella più
convinta a trasformarsi, e lui stranamente aveva accettato. Peccato che tutto
questo sarebbe stato impossibile, la realtà che schiaccia un sogno.
"I-io credo di non esserne più sicura."
mormorò lei con un fil di voce.
Le
mani di Elijah erano ancora strette ai suoi fianchi ma poi lentamente li lasciò
andare, continuando a scrutare Briony in
viso.
"Io
voglio stare con te Elijah. Solo.. Ora come ora non me la sento di
trasformarmi..” abbassò lo sguardo per non vedere il suo “In questi giorni ho
avuto dei ripensamenti per la paura di essere dipendente dal sangue umano... Mi
dispiace..."
Quella
cruda bugia non stonava per niente sul suo viso logorato e abbattuto.
"Non
devi dispiacerti di nulla, Briony." rispose
lui con un tono quasi severo. "Io non vorrei mai che tu ti trasformassi in
un essere come me. Ho acconsentito solo perché sono egoista..." rispose
incredibilmente duro, e Briony ne fu
turbata perché non voleva che parlasse in quel modo.
Elijah
sviò lo sguardo, perso in lontananza: "Non sei tu quella che deve
dispiacersi per qualcosa." mormorò poi con una punta di ghiaccio nella
voce.
Briony avrebbe voluto scavare più a fondo nelle sue
parole perché intuiva che qualcosa lo turbasse interiormente, e non aveva
niente a che fare con la sua trasformazione in vampiro.
C’era
qualcos’altro… non solo lui aveva imparato a leggere
alla perfezione il suo animo. Ma quando Elijah si voltò verso di lei,
l’oscurità dei suoi occhi neri celò qualsiasi emozione, come se non vi
attraversasse nemmeno un bagliore. Come se si fossero raggelati per impedirle
di guardare al loro interno, e scorgervi l’origine della freddezza che gli
aveva fatto dire quelle parole.
Il
distacco del suo volto si incrinò col passare dei secondi, quasi non fosse
successo niente, e non apparve per nulla turbato.
Briony allora sbatté le palpebre convinta di aver preso
un abbaglio, visto che i problemi e i guai sembravano inseguirla ma questo non
voleva dire che anche Elijah ce li avesse, o peggio le tacesse qualcosa di
importante.
“Non
sei arrabbiato quindi?” mormorò titubante, guardandolo in viso.
Elijah
stirò le labbra in un sorriso. “Non pensarlo nemmeno” E le lasciò un delicato
bacio sulla fronte.
Ma
le sue labbra era più gelide del solito, come se tutto il suo corpo e il suo
animo si fossero raffreddati all’improvviso senza che lei se ne accorgesse.
Quel tocco non le scatenò il solito fuoco dentro, ma le provocò soltanto un
brivido freddo lungo la schiena.
“Magari
in futuro...” mormorò lei successivamente, riferendosi al fatto di
trasformarsi. Briony cercò di non far
trapelare il dolore nelle sue parole perché sapeva che ciò non si sarebbe
avverato. Ma voleva comunque sperarci, come se rifiutasse il pensiero di
allontanarsi da lui.
Di
nuovo maledisse il destino per volerle portare via Elijah, donandole il dolore
peggiore di tutti: amare una persona con la consapevolezza che le avresti fatto
del male, presto o tardi.
Eppure
non riusciva ancora a capire. Con terrore aspettava il momento in cui lei si
sarebbe trasformata nel mostro di cui Gwendolyn parlava,
e che avrebbe compiuto il suo dovere uccidendo Elijah così come il destino
aveva scelto.
Ma
niente di tutto ciò avveniva. Il suo cuore continuava ad amarlo, come se non
riuscisse a farne a meno. Quel cambiamento in lei non avveniva.
Forse
quel mostro dentro di lei non poteva fare nulla contro quel sentimento che
sembrava consumarla… non poteva combatterlo
né farlo soccombere perché avrebbe finito per annullare tutta se stessa.
Forse
innamorarsi di Elijah andava oltre le aspettative di chiunque... del destino,
di qualsiasi potere superiore o dei mostri che albergavano sia dentro di lei
sia dentro di lui.
Elijah
era inciso a marchio sul suo cuore, in un modo così reale e potente che nessuno
poteva abbattere.
“Sei
troppo buono Elijah. Perdoni quasi tutti i miei colpi di testa.” Disse lei con
un piccolo sorriso, riferendosi apparentemente al suo cambio di idea, ma interiormente
sperando in un altro tipo di perdono… l’avrebbe
perdonata, prosciolta da ogni accusa, se avesse scoperto la verità?
Le
sembrò di inghiottire una pillola amara a quel pensiero. Elijah possedeva un
vigile senso del dovere, qualità che mai si sarebbe aspettata di vedere in un
vampiro. Se questo fosse mancato, molte persone innocenti avrebbero percorso lo
stesso fatale pellegrinaggio delle vittime di Klaus. Ma quel senso del dovere
poteva simboleggiare qualcosa di ben più
fatale…
Briony sentì lo stomaco chiudersi, mentre Elijah rispondeva:
“Non
ti chiedi se questo non vada a riguardare un mio tornaconto personale? Non sono
un benefattore, Briony.” La provocò lui restando
posato e nel giocherellare con una ciocca dei suoi capelli per ampliare la
tensione sovraccarica.
La
ragazza sorrise nervosamente, e solo dopo aver racimolato un po’ di forze interiori
rispose:
“Identità
molto strana. Non riesci a trovare un girone dell’inferno adatto a te, ma
nemmeno il paradiso sarebbe un’opzione credibile.”
Non
si aspettò una risposta, e francamente voleva chiuderla lì, ma Elijah andò
avanti. Allontanò la mano dai suoi capelli e ritornò al suo posto nel divano;
lo sguardo serio rivolto davanti a sé. “Sì beh, poche persone riescono a
trovare il loro giusto posto dopo ciò che hanno compiuto. Il corso degli eventi
è davvero contraddittorio, non sai mai come inizierà o dove finirà.” Replicò misteriosamente,
perso in pensieri intraducibili.
Briony allora lo guardò, cercando di capire come uscire da
quel tunnel buio. Sentiva il cuore contorcersi sotto l’angoscia opprimente
causata da una crudele legge naturale; una maledizione che non era attesa né desiderata.
Il
sogno fatto la sera scorsa le piombò alla mente, e il tormento fu superiore
alla sua capacità di sopportazione. Briony allora
non riuscì a trattenersi e toccò la mano del vampiro, tastandola, come se
volesse imprimersi la sua presenza. Aveva il cuore pieno di angosce.
Elijah
chiuse gli occhi, divenendo rigido. Sussurrò il suo nome per poi girarsi verso
di lei, ma la ragazza lo anticipò, agendo d’istinto: lo abbracciò forte a sé,
appoggiando la testa sopra la sua spalla e facendosi fuoriuscire un sospiro:
“Non
ti voglio perdere.” mormorò automaticamente, come se avesse bisogno di dirlo e
di sentirsi alleviare il dolore in quelle parole.
Sentì
il vampiro colto in contropiede, ma in breve si arrese e la accolse a sé,
accarezzandole piano i capelli.
“Non
succederà mai.” Rispose lui serio ma con un tono stranamente dolce, muovendo
poi la testa di lei per deporvi un bacio. “O hai bisogno anche della mia
parola?”
Briony si lasciò sfuggire un sorriso, sperò che lui non
notasse il suo stato d’animo ma per non correre rischi ritornò alla posizione
di prima. Lo abbracciò per le spalle, aggrappandosi ad ogni appiglio per non
piangere e serrò gli occhi per questo.
Voleva
dimostrarsi forte, ma ogni volta che gli stava vicino si sentiva morire dentro
perché quel fardello era troppo pesante per lei, e non sapeva se sarebbe
riuscita a resistere. Fino a quando avrebbe continuato a mentirgli? A
nascondergli la verità?
Ma
tutte le mostruose verità che aveva scoperto non voleva proprio accettarle;
continuava a negarle e a combatterle per farle spegnere.
Alla
fine l’unica verità a cui poteva aggrapparsi era che lo amava. E così sarebbe
stato per sempre.
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Briony entrò in macchina dopo aver fatto un po’ di
spesa, e subito pensò che quelle erbe che le aveva dato Ylenia la facessero diventare fin troppo calma e su di
giri. Per poco non si era fatta mordere da Elijah.
Ma
almeno per un paio di minuti aveva dimenticato tutto l’orrore che aveva dovuto
subire.
Si
augurò che Ylenia fosse sulla buona strada
per trovare un rimedio prima che impazzisse del tutto.
Prese
le chiavi per accendere il motore, quando sentì una voce incredibilmente
inquietante alle sue spalle, nel sedile posteriore:
“Spero
che i sensi di colpa non ti abbiano fatto dormire la notte, piccolo mostro.”
Briony spaventata cercò di girarsi ma un braccio la
strinse con violenza, come se volesse strangolarla e la costrinse
all’immobilità.
“Credevi
che mi sarei limitata a raccontare fiabe e storie? Si vede che non conosci
abbastanza la mia razza per capire quanto sia potente il nostro desiderio di
vendetta”
Quella
voce terrificante fece tremare Briony di
paura, e cercò di deglutire per parlare.
“Gwendolyn…”
“Stai
zitta. Non ti ho dato il permesso di parlare, piccola sgualdrinella.”
Replicò l’Originaria incattivita, stringendo di più la presa fino a strozzarla.
Briony cercò di liberarsi, infilando le unghie nel suo
braccio ma provocò soltanto una risata della vampira:
“Per
essere uno di quei mostri abbietti non sei tanto forte. Mi domando se il tuo
dna non sia difettoso... beh poco male, vorrà dire che ci metterò meno tempo
del previsto”
Briony sgranò gli occhi terrorizzata e cercò di uscire
dall’auto ma Gwendolyn le chiuse
velocemente la portiera, finendo quasi per intrappolarle le mani.
“Gwendolyn, ascoltami…”
sussurrò Briony con un fil di voce per
farla calmare. “Io non sono come Charlotte. Non farei mai del male a Elijah, né
a chiunque altro della tua famiglia. Io non sono il mostro che credi..”
Sentì
la sua risata malefica rimbombarle nelle orecchie: “Dio mio, quanto ha
ragione Kol. E’ snervante sentire i
sentimentalismi degli altri e il loro stupido chiacchiericcio. Voi luridi
mostri dite sempre le stesse cose quando vi sentite messi al muro.. fate leva
sulla coscienza degli altri per salvarvi la pelle. Ma io una coscienza non ce
l’ho più, e sai chi devo ringraziare? Quelli come te.” Il suo sibilo risuonò
così malvagio che Briony temette di non
avere scampo.
“Gwendolyn, mi dispiace davvero per quello che ti è successo… nessuno merita di soffrire in quel modo.. ma
ragiona se avessi voluto far del male a Elijah lo avrei già fatto. Invece io
non ho mai fatto del male a nessuno in vita mia. Si tratta solo di un dannato
destino.”
La
vampira scosse la testa, facendo uno strano rumore con la lingua.
“Non
voglio sentire i tuoi piagnistei. Quante volte mi sono maledetta per non
essermi accorta della natura di Charlotte e di non averla fermata in tempo
prima che uccidesse Christopher. Ma questa volta non farò lo stesso sbaglio. Ti
farò pentire di essere nata.”
Il
terrore pervase il corpo di Briony irrimediabilmente.
Gwendolyn non ragionava più: in quel momento non stava
vedendo lei, sembrava come se avesse davanti Charlotte e non si sarebbe mai
fermata per semplice compassione. Cercava soltanto vendetta.
Sentì
il braccio della vampira stritolarle sempre di più il collo, e Briony tossì violentemente per cercare di respirare ma
ad ogni tentativo la gola bruciava e i polmoni chiedevano pietà.
Affondò
i piedi sui pedali ma era inutile visto che il motore non era acceso.
All’improvviso
però la stretta si ammorbidì e con velocità Gwendolyn la
lasciò andare; Briony aprì subito la
bocca per cercare un filo d’aria, ma riuscì solamente a tossire.
Dopo
un paio di secondi sentì di nuova la risata malefica di Gwendolyn.
“Credevi
che sarebbe finita così in fretta? Sarebbe troppo facile e dimostrerei della
pietà se ti uccidessi in questo modo e senza prima averti distrutto la vita,
così come quelli come te hanno distrutto la mia. Credo che dovrai abituarti a
guardarti le spalle in ogni occasione, mia cara.” sussurrò come se la cosa la
divertisse ma allo stesso tempo ne fosse indifferente.
Briony si chiese come gli Originali non si fossero
ancora accorti di quanto la loro sorella fosse fuori di senno. Ma forse in lei
vedevano solo il suo lato umano che avevano conosciuto da ragazzi... la sua
umanità era stata completamente risucchiata secoli fa, quando aveva perso
Christopher per mano di una persona di cui si fidava e che riteneva amica.
“Come… come hai fatto a capirlo?” domandò Briony esausta, tenendo una mano sulla gola.
Gwendolyn mugugnò. “Il tuo odore. E’ uguale identico a
quella sgualdrina di Charlotte. Così melenso da farmi venire la nausea. Nei
primi tempi era dolciastro ma non ci facevo caso perché cercavo di non nutrirmi
di sangue umano.. tenevo la sete perfettamente sotto controllo pur di non
ferire degli innocenti. E Charlotte con la sua faccina d’angelo e i suoi bei
sorrisini di gratitudine mi hanno reso completamente una stupida idiota. Alla
fine, pochi giorni prima che lei tentasse di uccidermi, il suo odore era diventato
fin troppo mieloso. Forse non sopporto il tuo sapore perché odio tutto di te,
chi lo sa..? Poi sono venuta a scoprire che appartieni a una famiglia di cacciatori… attraverso una piccola ricerca ho scoperto
che il giorno della tua nascita era comparsa una cometa color rosso sangue che
squarciò il cielo in un piccolo paesino in Texas dove sei nata. Ho fatto 2+2 e
alla fine ho scoperto la verità. Come vedi, non sono una stupida come il mio
caro fratellastro pensa. Ah, augurati che Klaus non scopra di te perché non
sarebbe tanto gentile come lo sono io in questo momento. Ti farebbe a fettine
in men che non si dica.”
Briony deglutì spaventata, pensando che correva più
pericoli di quanto si immaginasse. Non aveva messo conto che Klaus potesse
farla fuori solo per il semplice desiderio di non avere un nemico tra i piedi
che potesse ucciderlo.
“Lui
non lo sa? Perché non glielo hai detto?”
Gwendolyn scrollò le spalle: “Di lui non me ne frega
niente. Non è più mio fratello e può anche morire per quel che mi riguarda. E
spero davvero che il tuo subdolo potere possa servirmi a vendicarmi per quello
che lui ha fatto a me e ai miei fratelli… non
ti permetterò di fare del male a nessuno, ma per Klaus ci farei un
pensierino..”
Briony si girò, guardandola sconvolta. “Perché non mi
uccidi e basta? Perché non hai detto tutta la verità ieri sera?”
Gwendolyn le sorrise perfidamente. “Ucciderti ora sarebbe
soltanto un atto di pietà nei tuoi confronti.. Ho in mente tanti modi per
renderti la vita un inferno ma nessuno mi pare soddisfacente… Poi
credo davvero che tu provi un sentimento per Elijah per quanto sia assurdo.. è
davvero interessante questa cosa.” mormorò mettendo il pugno della mano sotto
il mento e sorridendo perfidamente.
Briony la guardò spaventata: “Gwendolyn… ti
prego.. stammi a sentire..”
“Non
gli dirò niente se è questo che vuoi sapere. Voglio solo vedere fin dove ti
spingerai.. fino a quando continuerai a mentirgli. La tua agonia sarà molto più
divertente che doverti uccidere.”
Briony deglutì, impallidendo.
“Senza
contare che mi saresti davvero utile nel far fuori quella sottospecie di
fratellastro che mi ritrovo. Detesto il tuo potere ignobile ma se può nuocere
a Klaus… però ti avverto, non lascerò che
qualcun altro muoia per colpa della vostra natura o soffra
come ho sofferto io. Mi hai capito piccolo mostro che non sei altro? Azzardati
solo a fare qualche mossa falsa… e ti
strappo il cuore con le mie mani.” Sibilò crudelmente.
Briony tacque, con gli occhi sgranati, mentre Gwendolyn aprì la portiera con eleganza. “Ci si vede
presto.” Mormorò con un sorriso sprezzante.
Briony finalmente tornò a respirare, anche il suo cuore
batteva all’impazzata per via della paura appena provata. Fece un ultimo
respiro e accese il motore.
La
sua vita era come una freccia schioccata e impazzita… dove
sarebbe andata a colpire?
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<<
Ci mancava soltanto Gwendolyn a rovinarmi
la giornata >> Pensò Briony mentre
beveva un bicchiere al Grill. Non solo doveva trovare il modo per cercare di
spezzare la maledizione che si era scagliata su di lei, ma doveva anche
guardarsi le spalle dalle manie folli di Gwendolyn.
Ma
aveva ragione… se Klaus lo avesse saputo… Non avrebbe neanche avuto un giorno di vita.
A
servire c’era ancora Matt che fece un cenno di saluto nella sua direzione
e Briony cercò di sorridere di rimando.
Chissà se aveva preso in considerazione il suo consiglio di provarci con Rebekah…
Briony continuava a rimuginare sui suoi problemi, che
all’improvviso vide al di fuori della vetrata del bar, Esther.
Per poco non le cadde il bicchiere per terra ma riuscì a stare immobile sulla
sedia.
Perbacco,
quante persone poco gradite incontrava quel giorno? La ciliegina sulla torta
sarebbe stato Klaus.
Esther guardava proprio nella sua direzione,
fulminandola con lo sguardo. Poi fece un cenno con la testa come per indicarle
che doveva parlare con lei.
Briony si alzò subito dalla sedia per andare a
cantargliene quattro o a infilarle un coltello nello stomaco, ma a metà del
viaggio si accorse che andando da lei da sola e senza armi avrebbe soltanto
fatto il suo gioco. E se l’avesse di nuovo rapita e usata come esca per
attirare Elijah?
Si
guardò attorno spaesata cercando qualche appiglio, quando vide Stefan a qualche metro di distanza, intento a parlare
con una persona. Cercò di attirare la sua attenzione per chiedergli aiuto, e quando
lui si voltò verso di lei percepì la preoccupazione nel viso della ragazza e il
suo tentativo di indicargli l’esterno del Grill.
Quando Stefan si voltò anche lui rimase allibito nel
vedere Esther che girava per Mystic Falls come se
niente fosse.
Stefan tornò poi a guardare Briony con
sguardo serio, e lei dopo aver preso un profondo respiro decise di farsi
coraggio e di uscire.
Stefan la seguì con lo sguardo poi dopo un po’ la
seguì.
Non
appena fuoriuscì dal Grill, Briony non vide
più Esther come se fosse scomparsa nel
nulla. Il buio che stava sopraggiungendo poi non la aiutava di certo.
Allora
cominciò a camminare lungo il marciapiede per cercarla, quando la trovò in un
vicolo buio non molto distante dal bar.
Facendosi
coraggio, Briony si incamminò al suo
interno sostenendo lo sguardo della strega, senza alcun timore.
“Che
cosa vuoi? Non ti è bastata la lezione della scorsa volta?” domandò Briony acida, serrando i pugni.
Esther sorrise malefica. “So che sai tutto sulla tua
vera natura. Bene, era ora. E ne hai dato la prova quando mi hai fermato quel
giorno prima che uccidessi Elijah… sei
stata brava, anche se hai bisogno di parecchio allenamento per uccidere la
strega Originaria.” disse con un ghigno.
Briony la guardò con odio totale. “Tu lo sapevi quindi?
Per questo mi hai fatto bere quella roba… e
mi hai attirato nella cripta per il tuo stupido piano.”
“L’ho
sempre saputo infatti.” Mormorò Esther semplicemente.
All’improvviso
qualcosa brillò negli occhi di Briony, come se
si fosse appena accorta di una cosa allarmante.
“Il biglietto… sei stata tu.” Mormorò con un fil di voce,
ricordando il biglietto che aveva trovato dentro casa sua qualche settimana
prima.
Quell’inquietante
“So chi sei” non l’aveva fatta dormire la notte. E ora sapeva perché.
Esther sorrise freddamente, poi continuò. “Purtroppo
non hai ricevuto alcun addestramento a differenza dei tuoi predecessori e
questo ti rende più debole… ma ho già
parlato con tuo padre e risolverà tutto lui.”
Briony sentì la terra mancarle sotto i piedi. “Mio
padre? Che c’entra mio padre?”
“Non
ho tempo per questo.” Esther sviò la
domanda con un gesto della mano. “Sono venuta qui per convincerti a fare quello
che devi. Tu sei nata per uccidere i vampiri e primo fra tutti Elijah. Quindi
fallo se non vuoi che ti procuri dei problemi.”
Il
cuore di Briony perse dei battiti per
quella minaccia ma gli sorrise sprezzante.
“Non
lo farò mai. Non accetterei neanche se l’unica alternativa fosse la morte.”
Gli
occhi di Esther si infuocarono e la prese
per il collo, sbattendola contro il muro.
“Senti
un po’ ragazzina.” Sibilò mettendosi faccia a faccia contro di lei. “La mia
amica Ayana è morta per fare
quell’incantesimo per creare quelli della tua specie, poiché era così potente
che ha dovuto sacrificarsi per il bene di tutti. E io non vanificherò il suo
sacrificio perché una ragazzetta si è presa una cotta.”
Briony ricambiò lo sguardo con tutto l’odio che aveva
in corpo. Desiderava tanto colpirla e ucciderla, e cercò il modo di farlo.
Quella volta qualcosa le era esploso nel cervello come se si fosse liberata da
delle catene… ma in quel momento non riuscì
a farlo. Riuscì soltanto a procurarsi una terribile emicrania.
Forse
quel giorno era esplosa perché c’era in gioco la vita di Elijah e il dolore per
la sua perdita aveva scatenato il mostro dentro di lei.
Afferrò
la mano di Esther per scostarla via, ma la
strega la fece rimbalzare contro l’altra parte della parete e Briony cadde con un tonfo morto, sbattendo con forza
un angolo della guancia.
La
strega sorrise malefica e si avvicinò a lei. “Se non fai ciò che ti dico... ti
ucciderò. Il mio compito in quanto strega è uccidere coloro che turbino la
natura, e le “cose”. Tu sei una “cosa”, Briony.
Non sei una persona, sei solo un mostro. E mi servi come espediente per
sbarazzarmi di tutti i miei figli… dopo di
che morirai anche tu.”
“Vai
all’inferno e restaci questa volta.” Rispose lei, con un rivolo sangue uscente
dalle labbra. Nella guancia si era aperta una profonda ferita.
Esther scosse la testa, e si inginocchiò di fronte a
lei. In quel momento Briony notò che la
strega aveva delle profonde occhiaie sotto gli occhi, era molto pallida, e non
era così in forma come aveva immaginato prima.
La
voce di Esther comunque la distolse dai
suoi pensieri.
“Ma
non lo vedi, Briony? Tu ucciderai comunque
Elijah, anche se non vorresti mai farlo. Il tuo amore per lui brucerà la sua
umanità, come se fosse un veleno che gli brucia la vita nel sangue. Tu sei una
freccia scoccata dritta al cuore di Elijah, Briony… che
tu lo voglia o no.”
Perché
tutto il suo corpo si era bloccato, inerme e debole? Perché le lacrime salivano
in gola mentre ascoltava quelle parole? Perché era incapace di replicare?
Perché non riusciva a dar voce a quelle grida di tormento che le laceravano il
cuore?
Briony avrebbe tanto voluto mandarla al diavolo una
seconda volta, ma non ci riuscì. Perché quelle parole le sembravano vere,
perfidamente vere.
Fin
da quando aveva scoperto la verità, aveva capito che il suo amore per Elijah
sarebbe stata una condanna per entrambi… che
li avrebbe lacerati, divorati, fino ad ucciderli. Non aveva mai amato in modo
così distruttivo, come se avesse la forza di spaccare il mondo o ridurlo in
cenere.
Perché
quel tipo di amore appariva come un veleno che uccideva lentamente, senza che
te ne accorgessi se non prima dell’agognante fine.
Come
avrebbe potuto salvare Elijah dal pericolo che lei rappresentava? Non doveva
abbandonarsi alle lacrime o disperarsi come l’altra sera.. doveva fare qualcosa,
per dimostrargli che lo amava veramente.
E
lo avrebbe dimostrato, lasciandolo. Era l’unica cosa che poteva fare. Gli
avrebbe concesso la vita, ma gli avrebbe negato il suo amore.
Sarebbe
riuscito ad andare avanti, a non odiarla per questo? A colmare quella mancanza?
Briony sollevò lo sguardo, velato di lacrime che
urlavano tutta la sua disperazione e l’odio per quella situazione, ma ad un
tratto vide Esther catapultata dall’altro
lato del vicolo. Improvvisamente apparve Stefan che
si catapultò sulla strega senza alcun pietà, ma lei non si fece prendere in
contropiede e infatti stese il vampiro con una semplice occhiata di fuoco che
gli ridusse in pappa il cervello.
Briony lo guardò angosciata, ma non fece in tempo ad
aiutarlo che Esther arrivò subito da lei.
“Fai
come ti dico, Briony Forbes.
Prima che Klaus scopra tutto. Perché tra me e lui… non
saprai da chi difenderti.” affermò diabolica, svanendo all’istante.
Fantastico.
C’era una gara a chi l’ammazzava per primo. Se o Gwendolyn,
o Klaus, o Esther.
Briony accorse da Stefan per
vedere come stava e cercò di issarlo sù. Era
parecchio pallido:
“Sto
bene non preoccuparti. Tu invece? Che cosa voleva Esther da
te?” domandò lui appoggiando lievemente la mano sul suo braccio per accertarsi
che stesse bene.
La
ragazza non fece in tempo a rispondere che sentì una voce allarmante, non molto
lontana da loro.
“Che
sta succedendo?”
Il
cuore di Briony le balzò all’istante in
gola, riconoscendo quella voce tra milioni. E stranamente ne fu intimorita.
Ebbe
quasi paura di girarsi ma quella voce era quasi un richiamo, come se le stesse
ordinando di farlo.
Anche Stefan si voltò ma apparve stranamente tranquillo,
infatti non mollò la presa sul braccio di Briony.
Videro
Elijah avvicinarsi a loro nell’immensità del buio, con sadica lentezza come a
soppesare ogni singolo movimento.
Briony non riuscì a proferir parola per un bel paio di
secondi.
Lo
sguardo di ghiaccio dell’Originario inchiodò Stefan,
costringendolo all’immobilità, poi tornò a scrutare Briony con
chiara attenzione.
Quando
si accorse del taglio profondo sulla guancia e di come i suoi vestiti fossero
sgualciti, i suoi occhi si strinsero per l’incredulità.
Scansò
via Stefan con un braccio, parandosi di
fronte a Briony e la analizzò attentamente
sfiorandole la guancia con velocità fugace.
Le
labbra erano socchiuse ma quando si girò verso Stefan,
queste si stirarono in un ringhio malefico.
"Hai
finito di vivere, Stefan Salvatore."
La voce ridotta a un sibilo fece rabbrividire Briony a
causa della sua ferocia; era malevola e pericolosa.
Lei
sgranò gli occhi preoccupata. "Elijah, no aspetta!" Ma lui non sembrò
minimamente ascoltarla perché tutti i suoi sensi erano rivolti a Stefan, che cominciò a indietreggiare.
"Dovrei
staccarti la testa, Salvatore." sibilò diabolico e sicuro, mostrando
apertamente la sua collera nera per ciò che credeva avesse fatto il giovane
vampiro.
Briony sapeva che quella era l'ultima minaccia poi Elijah
avrebbe agito, così cercò di difendere Stefan perché
non si meritava di venire appeso a un palo.
"No
Elijah! Lui non ha fatto niente!" cercò di dire, prendendolo per un
braccio.
Elijah
allora si voltò verso di lei, con sguardo allucinato. Gli occhi neri
fiammeggianti come se fossero il riflesso della lama di un pugnale.
"Non
ha fatto niente?!" ripeté lui puntandole addosso uno sguardo che faceva
paura.
Il
tentativo di Briony per farlo calmare fu
sorpassato dalla voce di Stefan che tentò
invano di giustificarsi
Infatti
appena Elijah lo sentì fiatare, lo fulminò con uno sguardo intensamente di
ghiaccio e non lo stette neanche ad ascoltare.
Briony non riuscì a vederlo per quanto fosse veloce e
fulmineo il suo balzo: Elijah si avventò su Stefan con
eleganza singolare, afferrandolo per il collo mentre con l’altra mano gli
contorse il braccio dietro la schiena, curvandoglielo in maniera
innaturale. Stefan gridò dal dolore.
Vedere
Elijah in quella situazione era a dir poco spaventoso.
Briony osservava la scena terrorizzata ma uscì dallo
stato di shock e cercò di fermare Elijah dall'uccidere Stefan.
"Elijah,
no lascialo! Lui non mi é fatto niente, é stata Esther a
farlo! Stefan é solo intervenuto per
aiutarmi!"
Briony sentiva la tensione nel corpo dell'Originario
come una corrente elettrica che scorreva sotto la propria pelle. Ma poco a poco, vedeva che lui reagiva distogliendosi
da quello stato micidiale, e finalmente la guardò. La sua faccia era rimasta
serrata e le sembrò di scorgere una fiamma riflessa nei suoi occhi di ghiaccio,
così lei inconsapevolmente rabbrividì.
Lentamente
Elijah lasciò andare Stefan come se nulla
fosse, e questi ritornò finalmente a respirare aria pulita e si massaggiò
dolosamente il collo.
I
suoi occhi incontrarono quelli di Briony che
gli rivolse uno sguardo dispiaciuto, poi lui si defilò senza fiatare.
Anche
Elijah tacque, tenendo lo sguardo fisso di fronte a sé. I muscoli facevano
ancora trasparire la sua ira di poco prima. Lo sguardo ancora di ghiaccio.
Sembrava
che tra lui e Briony scorresse una
elettricità agghiacciante e nessuno dei due osava muoversi.
Briony invece dopo qualche secondo abbassò lo sguardo,
tremando di paura al pensiero della furia gelida di Elijah. Inoltre avvertì poi
il suo sguardo glaciale fisso su di lei, come se le ordinasse di alzare il viso
e di guardarlo negli occhi.
Si
sentì agitata come mai prima d'ora.
"Fa
vedere." mormorò lui ad un tratto avvicinandosi a lei e alzandole il mento
per analizzare la ferita. Briony cercò di
sfuggire ai suoi occhi, e trattenne il respiro fino a quando lui la lasciò
andare.
"Che
cosa voleva Esther ancora da te?"
"Minacciarmi
come al solito."
Elijah
allungò la mano ma poi la ritrasse in maniera quasi assente.
“Sei
tanto preoccupata che possa far del male al tuo amico?” Le ultime parole
taglienti le pronunciò con gelido astio.
"Volevo
solo impedirti di fargli del male per un motivo inesistente.. Lui non mi ha proprio
fatto nulla." rispose sincera.
“Domani
gli porgerò le mie più sentite scuse.” mormorò Elijah freddo, pur sapendo che
non l’avrebbe fatto volentieri. Un’ombra infatti passò sul suo volto.
“Ma
perché fai così? Non hai ragione questa volta, si è trattata di una situazione
d’emergenza e Stefan è intervenuto per
aiutarmi.” Ribattè lei decisa.
Lui
ritornò ad essere il classico vampiro che aveva conosciuto all’inizio. Si
avvicinò a lei con sguardo freddo e ordinario:
“E
vuoi quindi mettere la tua vita nelle mani di chi non gli compete?” domandò
semplicemente, guardandola negli occhi. Briony pensò
allora che lui non si fidasse proprio dei Salvatore e che quindi potevano loro
in primis metterla nei guai.. senza contare che non gli piaceva affatto la
vicinanza del minore dei Salvatore. Come se lui soltanto volesse proteggerla,
visto che il suo cuore l’aveva già in mano.
Vedendo
che lei non rispondeva, lui si avviò via di lì in silenzio con le mani nelle
tasche.
Quell’atteggiamento
distaccato non le piacque per niente. Era sempre il solito.
“Non
ti capisco, Esther mi ha assalito e io ho
fatto ciò che andava fatto!” replicò seguendolo.
“E
allora è solo questo?” ribattè lui a sua
volta, zittendola nel voltarsi. Briony infatti
rimase muta, inquieta mentre lo guardava. “Non c’e nient’altro che ti turbi?”
richiese lui, stringendo accuratamente la linea degli occhi.
Briony allora deglutì. Elijah era strano perché si era
accorto che lei era turbata interiormente, che gli nascondeva qualcosa…. Quel vampiro aveva tutto in modo suo di
indagare, e la metteva una tremenda agitazione.
Merda.
“Questa
situazione è ovviamente..”
“Ti
ho fatto una domanda.” Replicò di nuovo lui, sorpassandola e inchiodandola col
suo sguardo freddo. Briony impiegò due
secondi per abbattere la paura di come si erano messe le cose.
“No!
Perché sei così sospettoso su di me adesso?” domandò lei nervosa e infastidita.
Non
ci riusciva a dirgli la verità… non poteva… sarebbe stato un macigno troppo grande per lui
da sopportare… piuttosto si sarebbe portata
il segreto nella tomba.
Gli
si avvicinò per fargli scorgere la sua quasi sincerità ma lui non battè ciglio e rimase gelido. Briony ebbe
allora il terrore che lui avesse scoperto qualcosa… che Gwendolyn lo avesse avvisato...
Il
cuore le si strinse in una morsa mentre Elijah abbassò poi lo sguardo e lo
rialzò:
“Non
è su di te ma su mia madre. Ti ha minacciata, ordinandoti di
non dirmi qualcosa?”
Il
sospetto indagatore nella voce. Briony allora
capì che lui aveva ipotizzato che fosse Esther il
nemico, che la stesse tenendo in pugno con qualche losca minaccia. Elijah
odiava il fatto che la madre le stesse alla calcagna ogni volta che lui girava
lo sguardo.
Briony interiormente cacciò via la paura perché le cose
non si erano messe terribili come aveva ipotizzato… lui
non aveva sospetti su di lei, mai si sarebbe immaginato la verità... aveva solo
paura per lei, per la sua incolumità.
“Briony se c’è qualcosa..” mormorò lui di nuovo
avvicinandosi, con tono meno freddo.
“Non
c’è niente, davvero.” Replicò lei subito ma il coraggio di guardarlo dritto
negli occhi le mancava. Si sentiva davvero meschina ma non poteva fare
altrimenti.
Sentì
lo sguardo di Elijah su di sé poi lui decise di indietreggiare, finendo così
con l’interrogatorio.
Ma
lei purtroppo si lasciò immergere in pensieri dolorosi che l’avevano assalita
qualche minuto prima. E non riuscì a ricacciarli.
"Elijah..?"
sussurrò timorosamente per attirare la sua attenzione.
"Sì?"
Quella voce fredda e disinteressata sembrò affilata come una lama. Sembrava
avesse indossato la solita maschera che lei era riuscita ad abbattere dopo che
lo aveva conosciuto; quella conversazione spiacevole l’aveva di nuovo reso
diffidente e chiuso.
Forse
per lei questa era una specie di punizione per essere ciò che era e perché
continuava a mentirgli; la verità terribile che le aveva detto Esther non conosceva spiragli per sfuggirle.
E
il sogno…
"Mi
dispiace.." sussurrò poi abbassando lo sguardo.
Elijah
corrugò la fronte, non riuscendo a capire: "Per cosa?"
Briony deglutì nervosamente, sentendo il cuore marcire
per ciò che avrebbe detto.
"Mi
dispiace che tu debba sempre correre in mio aiuto come se tu non avessi già
abbastanza problemi. Mi dispiace di essere così dipendente da te e di farti
correre dei pericoli... E l'ultima cosa che vorrei é che tu ti facessi male a
causa mia.." Voleva davvero apparire convincente e risoluta, ma la voce le
tremava di continuo a causa del groppo in gola. Non riusciva a convincere se
stessa perché il suo cuore continuava a combattere con tutte le sue forze e ad
opporsi a quella scelta; inoltre Elijah la guardava in un modo come
se non ci stesse capendo niente infatti assunse la solita espressione dubbiosa.
Il
cuore di Briony perse dei colpi quando
parlò per l'ultima volta.
"Forse
sarebbe stato meglio se tu non mi avessi mai incontrata... Se non avessi mai
fatto parte della tua vita… Davvero, dovrei
scomparire dalla tua vita.." Una leggera punta di dolore stonò sul suo
tono convinto, e gli occhi bruciavano nel tentativo di non far salire le
lacrime.
Il
tuo amore per lui brucerà la sua umanità, come se fosse un veleno che gli
brucia la vita nel sangue.
Elijah
la guardò come se avesse appena sputato una blasfemia o un terribile oltraggio.
La freddezza del suo voltò si incrinò notevolmente, facendo intravedere tutto
il suo tormento.
"Che
stai dicendo?" sibilò quelle parole come se ne fosse incredulo.
Briony aprì la bocca ma ne fuoriuscì soltanto un soffio
strozzato. Il cuore gridava tutto il suo dolore e le martellava in
continuazione nel petto, tanto che ebbe l’impulso di cavarselo per farlo stare
zitto.
Ma
all'improvviso sentì le mani fredde di Elijah racchiuderle il viso a coppa.
Avvampò per quell'improvviso calore che le fece battere il cuore al verso
giusto.
"Cosa
ti passa per la testa? Non devi pensare neanche per un attimo quello che hai
appena detto… Non dubitare mai di quanto tu
conti per me.” Le soffiò sul viso con voce più profonda.
Briony rimase ammutolita e si fece avvolgere dal suono
della sua voce. Lasciò che quelle parole le echeggiassero più volte nella
mente, stordendola.
"Soltanto
di una cosa devi dispiacerti… Di voler
scomparire dalla mia vita per sempre." Fece un pausa prima di continuare
con lo stesso tono di voce “Non farlo mai.”
Lo
sguardo si fece intenso, in modo tale che lei quasi non riuscì a sopportarlo.
Sembrava ardesse. Non l’aveva mai visto così bello e il chiaro di luna
illuminava i suoi occhi, facendo intravedere l’ombra delle emozioni che stava
provando.
Le
mani di Elijah le intrappolavano ancora il viso e questo le impedì di scuotere
la testa. Perché lei non voleva scomparire dalla sua vita. Non esisteva un
dolore peggiore e più mortale di quello... Ma doveva farlo…
Era necessario per la sua incolumità.
Quando
però ricambiò lo sguardo intenso di Elijah, capì che non ci sarebbe mai
riuscita. Alla fine sarebbe ritornata da lui, a piangere e a pregarlo di
trovare una soluzione così non si sarebbero mai lasciati.
Si
sentiva una lurida egoista nel non voler rinunciare a Elijah sebbene i rischi
che correvano, e le bugie che avrebbe dovuto raccontargli. Ma mai nella vita si
sentiva più sicura di voler combattere per qualcosa: voleva dominare quel
destino infausto che era ricaduto su di lei, non voleva mollare se così facendo
avrebbe perso ciò che più contava. Finché sarebbe esistito un barlume di
speranza, lei non avrebbe ceduto. Si sarebbe aggrappata a questo con la forza
della disperazione.
"Elijah,
io.." cercò di ribattere, ma lui la bloccò.
"Non
parlare." mormorò lui con un tono di voce così basso, che le fece venire
le vertigini.
Tuttavia
un appello alla sincerità mista alla preoccupazione si fece largo in lei, non
sentendosi degna.
“Ma
se tu dovessi..”
L’Originario
però ne aveva abbastanza delle congetture. Rafforzò di più la presa contro il
suo viso, come per scacciare le sue incertezze. “Non ti ho sempre detto che
voglio che i miei comandi vengano sempre eseguiti? Non.parlare.”
la provocò lui con singolare autorità.
Se
fosse stata in sé, Briony gli avrebbe mollato un
pugno e detto che con lei le cose non andavano così, ma invece si lasciò
immergere dal desiderio di lui che era anche quello di lei. Non ce la faceva
più a resistergli, a far finta che potesse continuare a sopravvivere senza di
lui. Lasciò semplicemente che lui prendesse in mano le redini di quella notte,
di quella situazione caotica, del suo corpo e del suo stesso cuore. Sapeva che
non avrebbe avuto niente di cui lamentarsi.
Elijah
si avvicinò con il viso a quello di Briony e
rimase a pochi millimetri dalle sue labbra per qualche istante. Poi quando
lei credette di non poter più resistere, o
di svenirgli tra le braccia, gli sussurrò un “dispotico” in segno di
vendetta e lui un secondo dopo le chiuse letteralmente la bocca, fondendo
intensamente i loro respiri.
Elijah
scacciò subito la dolcezza per tramutare quel bacio in qualcosa di più profondo
e intenso, di cui entrambi abbisognavano. Le cinse la schiena con le braccia e la
strinse a sé con bramosia, mentre Briony ricambiò
il bacio con maggior intensità, come se stesse pensando che farlo l’avrebbe
spedita all’inferno ma ne sarebbe comunque valsa la pena. Una mano del vampiro
si adagiò sul viso di lei, piegando di più la bocca per stuzzicarle il palato.
Nella
foschia delle sue vertigini, Briony si
aggrappò a lui con forza quasi violenta, conficcando le dita nelle sue spalle.
Automaticamente alzò di più il viso verso il cielo e Elijah scese a baciarle il
mento con avidità e poi ogni angolo del suo volto, quasi con adorazione.
Briony pregò l'aria di ritornare ai polmoni perché le
mancava da troppo tempo il respiro, ma constatò che quel fuoco che sentiva tra
lei e Elijah era il suo ossigeno, e quindi lo assaporò per non soffocare.
Elijah
tornò poi alle sue labbra e le dischiuse delicatamente, avvolgendo le mani nel
suo viso. Instaurò una breve distanza tra loro e Briony non
poté che immergersi nel pozzo dei suoi occhi neri.
Elijah
le accarezzò lievemente i capelli mandandola di nuovo in fibrillazione, ma
successivamente lui assunse una strana espressione… Come
quella mattina che aveva voltato lo sguardo via da lei con un’espressione
indecifrabile, ma che nascondeva sotto la sua maschera di distacco qualcosa che
lo turbava profondamente. Tuttavia non lo lasciò trapelare a lungo, come se non
volesse fare ricadere su di lei i suoi affanni e le sue angosce.
Come
al solito infatti il guizzo nei suoi occhi neri scomparve proprio come era
venuto, non lasciando nessuna traccia e non dando la possibilità Briony di capirne l'origine.
Lei
strinse gli occhi mentre lo fissava, ma Elijah appariva perfettamente calmo e
continuava a stringerla a sé. Forse non doveva aggravare troppo la situazione
per immaginazioni sue… era già troppo pesante il
tutto.
Briony lo guardò poi dritto negli occhi, cambiando
espressione e sentendo il battito del cuore accelerato.
"Dimmi
che andrà tutto bene. Che staremo insieme... Anche se dovessero rimanere solo
parole.” Mormorò con occhi lucenti e pervasi di nuovo dal dolore nel sentire la
voce malefica di Ester. Le bastava comunque che lui gliele dicesse… le bastava solamente quello, per mettere a
tacere il cuore impazzito.
Elijah
inarcò il sopracciglio, sorridendo lievemente. "Non resteranno solo
parole, Briony." mormorò mettendole un
ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
Le
guance di Briony si tinsero di rosso mentre
abbassava imbarazzata lo sguardo.
Elijah
la strinse nuovamente a sé, come se volesse annientarla in se stesso.
E Briony si lasciò avvolgere da quelle braccia forti
come se fossero l'unico appiglio per sopravvivere. Finalmente sentiva il cuore
battere al modo giusto, non a causa del dolore o dell'angoscia, ma per ciò che
sentiva il quel momento: amore, speranza, accettazione.
Affondò
il viso sul suo petto, ispirando forte il suo profumo.
E
per la prima volta in quei giorni si sentì al sicuro… che
neanche il male più spregevole avrebbe potuto abbatterla, finché sarebbe stata
con lui.
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Ylenia entrò nella sua camera del motel e mise subito
le chiavi sul tavolo. Si sedette sul letto esausta: aveva passato il giorno a
cercare qualche espediente per aiutare Briony ma
sapeva fin dall'inizio che era tutto inutile... che non c'era speranza affinché
lei cambiasse la sua natura. Prima o poi le parole di Esther e Gwendolyn avrebbero avuto fondamento, era solo
questione di tempo.
L'attenzione
di Ylenia si rivolse al secondo cassetto
del suo comodino. Non sapeva perché ma aveva l'impulso di aprirlo e vedere ciò
che nessun altro occhio poteva scorgere, all'infuori di lei.
La
strega pronunciò alcune parole incomprensibili e quando aprì il secondo
cassetto, all'interno c'era un libro bianco. Non molto grosso ma che comunque
occupava gran parte dello spazio. Briony non
aveva potuto vederlo quando si era infilata a casa sua perché una potete magia
nascondeva quel libro misterioso da occhi indiscreti.
Ylenia lo prese tra le mani con enorme delicatezza,
come se avesse paura che si sbriciolasse all'improvviso.
La
copertina era tutta bianca incorniciata da strani simboli mitologici o aztechi.
A prima vista sembrava davvero vecchio infatti era un pochino usurato, e Ylenia lo sfogliò con cura.
Sospirò
rumorosamente quando le sue mani toccarono un foglio diverso da tutti gli
altri, come se non c'entrasse minimamente con le altre pagine. Infatti appena
lo alzò si poteva dedurre che quello strano foglio, che appariva una pergamena
sgualcita, non appartenesse al libro bianco.
Ylenia rilesse quel foglio per l'ennesima volta anche
se le scritture erano illeggibili, come se le parole fossero state scritte al
contrario. Arrivando alla fine della pagina, a Ylenia tornò
in mente un ricordo di secoli prima che a solo pensarci le venne la nausea.
In
quel flashback lei, con abiti d'epoca, stringeva la mano ad un uomo e sorrideva
con un sorriso malefico.
Il
ricordo si interruppe lì perché Ylenia non
voleva più ricordare.
Ma
quell'istante aveva cambiato per sempre la sua vita... E avrebbe diffuso in
futuro soltanto male..
Fine
capitolo!
Bleach! Questo capitolo non mi convince per niente, volevo
mettere qualche scena in più ma avevo paura di farlo lungo quanto la divina
commedia.. E so che voi dopo vi stancate.
Probabilmente
alcune cose non vi appariranno chiare ma spero che comunque continuerete a
leggere la mia storia perché presto le mie idee diaboliche verranno
svelate ;) Nel prossimo capitolo darò anche più spazio a Elijah.. Per la
gioia dei vostri occhi e ormoni, e anche ad Ylenia :-)
Concludendo,
spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio come sempre chi recensisce
(amo troppo i vostri commenti <3) e chi ha inserito la storia tra le
preferite, seguite e ricordate!
Ah
spero anche che vi piaccia l’immagine che ho creato di sana pianta! Certo
vedere Briony che piange sangue è un po’
cruda come scena… ma ormai mi
conoscete muahahaha.
Alla
prossima!! Buon weekend ^^