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Autore: _Milla3    26/05/2012    1 recensioni
"Sette chiavi per sette portali,
Sette portali per sette valori
Sette guardiani, o più?, ma speciali:
Saranno pronti, nei loro cuori?
Avran conoscenza, avranno il sapere
Per affrontare ogni ostacolo, tutto?
Avranno il coraggio che li stia a sostenere
Quando ogni frammento sarà stato distrutto?
Saranno sensibili, sapranno capire
I sentimenti degli altri, come fossero propri?
Saranno perseveranti nell'inseguire
Ogni loro sogno, e per buoni scopi?
Avranno la fede che li porti avanti
Anche in mezzo alla disperazione?
Risolveranno problemi importanti,
Arriveranno alla redenzione?
Ma, soprattutto, sarà a guidarli
La forza buona che domina il mondo?
O forse l'odio potrà abbindolarli,
Corrompendoli fin nel profondo?"
Storia scritta a due mani, da _Milla3 e LaliX, principalmente per divertirsi xD Speriamo davvero che vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E’ incredibile come, a volte, la vita riesca a sorprenderci.
Ad esempio, chi avrebbe potuto dire, l’anno scorso, che in questo preciso momento sarei stato qui, sereno, seduto su una panchina a guardare il tramonto?
Quando ero piccolo, non molto prima di abbandonare me ed Alelì, mia madre mi lesse un libro… Pollyanna, credo si chiamasse così. Parlava di una ragazzina, alle quali accadevano sciagure su sciagure, ma che riusciva a trovare sempre il lato positivo.
Ricordo di averlo detestato; era ‘per femmine’, così dicevo, mi annoiava. Sarei forse arrivato ad odiare quello che una volta era stato il mio momento preferito della serata, la lettura tutti insieme, se non fosse stato per la mia sorellina: aveva appena un anno, e dubito capisse molto della storia, ma dimostrava di apprezzarla con i suoi larghi sorrisi ancora un po’ sdentati, e se lei era contenta, lo ero anch’io.
I problemi sono iniziati quando non lo è stato più nessuno dei due, contento.
La mamma che se ne va, noi senza più una guida, l’istituto, la strada, la paura. Ricordo ancora tutto come se fosse ieri, così come sento rimbombare nella mente i miei pensieri di allora… ‘Stupido libro’.
Io ci provavo, a vedere il lato positivo. Ma ogni volta che pensavo che le cose sarebbero potute andare peggio, ecco che quelle prontamente lo facevano. Era come un girotondo, un cane che insegue la coda, il numero otto: senza fine.
Quando arrivammo alla Fondazione BB, sentii che avevamo toccato il fondo: più in basso non si andava. 
Mi rimaneva soltanto da aspettare, sperando che tutta la fede che riponevo inutilmente nel futuro sarebbe stata ripagata, un giorno… Avrei avuto un bel colpo di fortuna, grande come una casa, magari, qualcosa che ridonasse il sorriso (nuovamente con qualche buco, perché iniziava a cambiare i denti) ad Alelì.
Mentre osservo il sole sparire lentamente dietro ad un gruppetto di alberi, mi sento davvero privo di responsabilità, libero, per la prima volta in molti anni. Mi alzo dalla panchina, e riempio i polmoni con l’aria fresca della sera.
Non l’avrei potuto fare, se ci fosse stato ancora Bartolomé: sotto il suo ‘dominio’ c’era sempre fretta, e per paura di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, si evitava di fermarsi da qualsiasi parte.
Quanti ricordi, in questo parco; qui vicino ballava Jazmìn, l’anno scorso, quando la ritrovai e dopo tanto tempo tornò alla Fondazione. E i litigi con gli amici di Thiago? Il grande viale è stato teatro di scontri addirittura epici. A quella quercia laggiù, ho confessato quanto forte mi batteva il cuore quando vedevo Mar; ha anche sopportato tutti i miei lamenti, quando lei ha capito di amare Thiago, e si sono messi insieme.
Ma è a quella pianticella minuscola, uscita fuori da poco, che sono più affezionato.
L’ho piantato io, il seme da cui ha avuto origine, mesi fa… Una specie di ringraziamento, al parco e alla vita.
Perché, anche se non saprò mai se per merito del ‘trova il lato positivo’, la tempesta è passata, e noi, tutti noi della Fondazione, siamo stati salvati da un curioso archeologo dal cuore d’oro e da quella simpatica svampita di sua moglie. Non certo dei supereroi convenzionali, ma hanno fatto il loro dovere egregiamente.
Mi avvicino a quello che sarà un alberello, per controllare come cresce, mentre rivolgo l’ultimo pensiero allo ‘stupido libro’, che con la sua morale terribilmente esplicita, almeno una cosa me l’ha insegnata: superate le difficoltà, la vita si apprezza molto di più.
 
Mentre sono chinato su quella che mi piace chiamare 'la mia creazione', sento un forte colpo alla schiena, e precipito sull'erba del parco, giusto in tempo per vedere una ragazza bionda che corre, seguita da un individuo con i capelli scuri e ricci.
- Hei, fate più attenzione! - 
Urlo, senza sperare che i due si fermino a chiedermi scusa. Infatti, come immaginavo, nemmeno si accorgono della mia esclamazione, o forse fanno finta.
'E vediamo il lato buono anche di questo, no?' mi dico, mentre vedo un uomo in divisa - un poliziotto, per la precisione - correre dietro ai due teppisti. 'Avresti potuto essere tu, al posto loro'.
In realtà, ripensando al volto della biondina, ammetto a me stesso che essere al posto del ragazzo non mi sarebbe dispiaciuto, in quel momento. Ridendo tra me e me per i pensieri assurdi che mi passano per la testa, mi dirigo verso casa.
Sono quasi vicino all'ingresso, quando una mano decisa mi afferra e mi copre la bocca, mentre un coltellino svizzero mi arriva alla gola, senza per fortuna toccarmi, trascinandomi sul retro della Casa Magica.
- Allora amico - dice una voce femminile alle mie spalle - Adesso tu mi fai entrare in questa bella villa, finché gli sbirri non sono smammati da qui, e non ti succederà nulla, d'accordo? -
Preso dalla paura, annuisco. Lei mi lascia immediatamente, permettendomi di guardarla. La ragazza di prima, avrei dovuto immaginarlo.
- Non serviva minacciare, ti avrei aiutata. Cos'hai combinato? -
Lei mi guarda, sospettosa. Poi rilassa i muscoli. Forse qualcosa nel mio volto le ha fatto capire che può fidarsi. Ed è vero, perché ci sono stato anche io, nella sua situazione, ho anch'io vissuto in mezzo alla strada, e ho rubato per vivere. Ho avuto problemi con la legge, e spero che anche per la bionda le cose si sistemino.
- Niente, ma loro esagerano. Ho solo rubato un po' di frutta.. - 
Le sorrido, affabile, tendendole la mano.
- Capisco. Io sono Ramiro, ma gli amici mi chiamano Rama. -
Prende la mia mano e la stringe, titubante, pronunciando il suo nome a mezza voce, come indecisa se rivelarmelo o no.
- Valeria .. -
- Il ragazzo che era con te, che fine ha fatto? -
Lei sbuffa, sollevando in questo modo un ciuffo di capelli che le era ricaduto sul viso. Mi fermo un istante a guardarla. E' veramente bella. Mi chiedo se quello sia il suo ragazzo, o se invece sia libera. Potrei essere il tipo giusto per lei? In fondo, abbiamo qualcosa in comune, anche se lei non lo sa. 
 
Preso nei miei pensieri come sono, non sento quello che dice. Anzi, mi accorgo del fatto che sta parlando solo quando la vedo muovere velocemente una mano avanti al mio volto.
- Ramiro? Sei connesso? -
Imbarazzato, torno in me.
- Sì, certo, scusa..Dicevi? -
- Dicevo che Gabo è stato preso dalla polizia. E' più lento di me, povero. -
Mi sorprende non vederla minimamente preoccupata per la sorte del compagno. Stiamo entrambi in silenzio, per qualche secondo. Poi mi rendo conto che poco prima, anche se sotto minaccia, le ho fatto una promessa.
- Allora? Vuoi entrare, sì o no? -
Lei mi fa cenno di sì con la testa, ancora sulla difensiva. Ma nel momento in cui stiamo per varcare la soglia, sento una voce.
- Altolà! -
Non capisco più niente, mentre Valeria mi prende per un braccio e urla 'Corri!'. So solo che l'ascolto, ed inizio a correre. E mentre corro mi rendo conto di essermi cacciato in uno dei peggiori guai della mia vita.
 
Non sono mai stato una persona particolarmente sportiva, ma diciamo che per forza di cose ho imparato a correre abbastanza velocemente, se capite cosa intendo.
Beh, il mio ‘velocemente’ non è neanche la metà di quello di Valeria, alla quale faccio fatica a stare dietro, mentre sento ancora le suole delle scarpe del poliziotto battere sul terreno dietro di me. Faccio appena in tempo ad osservarlo con la coda dell’occhio, prima di dovermi girare repentinamente per non farmi lasciare indietro da Valeria: ha la mano vicina alla cintura, dove, illuminata dai pochi raggi di sole rimasti, brilla una pistola. Non sembra ancora avere intenzione di minacciarci con quella, ma qualcosa mi dice che la cara teppistella non ha soltanto rubato della frutta.
Mentre mi sforzo di raggiungerla, tento inutilmente di domandare spiegazioni, mantenendomi il più calmo possibile:
-Si può sapere cosa sta succedendo?-
Lei mi ignora completamente; sul suo viso teso si legge il nervosismo, ma non la stanchezza. Beata lei, se non fosse per la forza della paura, penso proprio che stramazzerei a terra all’istante.
-Altolà!-
Il nostro inseguitore ripete l’avvertimento con voce stentorea, e se non gli do ascolto è soltanto perché Valeria non sembra averne l’intenzione, anzi, tira dritta verso una stradina laterale. Da lì, lo so bene, ci si perde in un dedalo di viuzze, alcune delle quali riportano vicino alla Casa Magica.
-Che vuoi fare?-, le urlo dietro, mentre senza pensarci un solo secondo s’infila tra i due vecchi palazzi, ed io la seguo a ruota nel suo zigzag per le vie. Non mi aspetto una vera risposta, vorrei semplicemente che parlasse… Mi sentirei meno stupido. In ogni caso, credo di aver capito le sue intenzioni, sempre che ragioni in modo simile al mio: questo posto è l’ideale per seminare il poliziotto, sperando che non sia di queste parti.
-Tappati quella bocca e seguimi, capito?-
Mi zittisco immediatamente, quasi intimorito da quella voce forte e decisa: ogni incertezza sembra aver abbandonato Valeria, e una volta di più mi fa ripensare al mio passato, nonostante la situazione sia poco adatta a fare riflessioni. Chissà se mia sorella, se non fossero arrivati in tempo Nico e Malvina, sarebbe diventata come lei, indurita dalla vita di strada.
-Vieni qua, cretino! E fermo!-
Il sibilo minaccioso che la ragazza mi ha appena rivolto, dopo avermi tirato dietro di lei senza troppi complimenti in un vicolo buio, mi fa intuire che i miei pensieri mi devono aver fatto perdere il filo.
-Lui è vicino-, mi azzardo a farle notare, a bassa voce, riferendomi al poliziotto. Nel silenzio della sera, infatti, sento ancora il suo passo cadenzato, e un ‘Venite fuori!’ gridato ogni tanto.
Valeria mi rivolge una smorfia infastidita, mentre si sporge un po’ dal nostro nascondiglio per controllare.
-Lo so-, replica in un sussurro, con una luce negli occhi chiari che li fa apparire più belli, ma che non promette nulla di buono. Nel frattempo, la mano destra inizia a cercare febbrilmente qualcosa nelle tasche.
Sicuramente estrae un accendino, ma non saprei dire cosa voglia farci, e la penombre non mi permette di capire quali siano gli altri oggetti con cui sta armeggiando.
-Lascia fare a me, so come distrarlo. Al mio tre, corri, va bene?-
-Sì, ma tu vienimi dietro… Ti porterò al sicuro.-
Quest’ultima affermazione è volta a recuperare un minimo della mia dignità: non sono maschilista, ma mi sembra un po’ assurdo che sia lei, che è una ragazza, a dover salvare me… In teoria, spetterebbe a me proteggerla, e invece sono abbastanza inutile.
Lei mi lancia uno sguardo tra lo scettico e l’incuriosito, mettendomi un po’ in imbarazzo, e facendomi sentire un vero stupido per aver pronunciato quella frase da film. Fortunatamente, si rigira immediatamente dopo, iniziando a mormorare i numeri convenuti.
-Uno…-
Scintille, vedo delle scintille. Se non fosse girata di spalle, forse riuscirei a capire a cosa sta tentando di appiccare fuoco… Perché questa dev’essere la sua intenzione, penso, con panico crescente.
-..Due…-
E’ ferma, ora, la vedo che alza la testa in direzione di qualcosa, forse quel lampione laggiù, nella strada un po’ più grande… Mi chiedo cosa le passi per la testa.
-…TRE!-
Insieme alla sua esclamazione, qualcos’altro esplode, ed ha tutta l’aria di essere la parte superiore del lampione. Rimango a bocca aperta, mentre osservo il poliziotto che, ricomparso, si precipita in direzione dell’oggetto, totalmente ignorando sia me che Valeria.
 
Ancora scioccato, ma sapendo che si tratta dell’unica occasione che avremo per scappare, impongo alle mie gambe di muoversi, e, seguito dalla bella e pazza teppista, riprendo la mia corsa, alla volta della Casa Magica.
- Sei sicura non ci stia seguendo? -
Le dico, con il respiro affannato, mentre corriamo. Lei storce il naso, senza però girarsi.
- Non lo so. Ma se ci sta seguendo, tanto, non possiamo farci niente. -
Il suo ragionamento non fa una piega. Ormai il fianco mi fa un male tremendo, penso che da un momento all'altro mi urlerà di fermarmi rivendicando i suoi diritti, ma continuo a correre.
- Sì può sapere dove mi stai portando, Ramiro? -
Mi chiede lei, leggermente scocciata dal fatto che abbia preso io il comando della situazione. Questa volta sono io a fare scena muta. Non deve essere bello sentirsi così.
- Vabbé - continua, infrangendo in un momento tutti i miei progetti di vendetta - Se non me lo dici io vado per i fatti miei. -
Credo abbia capito di avere su di me un ascendente pazzesco, e che solo l'idea che lei vada via, mi fa ancora più male del mio fianco in questo momento.
- No, no, aspetta. - Mi ritrovo quasi ad implorarla - stiamo andando a casa mia, quella di prima. Lì saremo al sicuro. -
Non mi risponde, ma sento i suoi passi dietro di me a confermarmi che non è andata via. Finalmente arriviamo alla Casa Magica, ed io mi fiondo dentro, tenendole la porta aperta. La vedo entrare.
 
Prima, sia quando mi ha fatto cadere, sia quando mi ha minacciato che quando mi ha fatto quasi arrestare - Wow, in un momento mi rendo conto che questa ragazza è un'apocalisse vivente -, non ho avuto modo di guardarla bene, nell'oscurità.
Adesso che la posso osservare, mi rendo conto che è ancora più bella di quello che mi era sembrato, anche con i capelli scompigliati dalla lunga corsa, e con lo sguardo duro tipico di chi non vuole far capire che tipo di persona è.
- Rama! Sei tornato! -
Grida Aleli, precipitandosi tra le mie braccia, ed ignorando completamente Valeria. Solo dopo avermi riempito di baci e abbracci, com'è nel suo stile, si gira verso di lei.
- E questa chi sarebbe? -
Chiede, con l'aria di chi ha appena visto uno scarafaggio.
- Una mia .. amica - le rispondo, indugiando sulla parola. In fondo, sarebbe meglio 'conoscente'.
- E che ci fa qui? -
Continua la mia sorellina, sempre guardando Valeria con sguardo disgustato.
- Voglio chiedere a Nicolas se può fermarsi per un po'. -
Non l'avessi mai detto! Aleli mi gira le spalle, e, senza neanche salutare, se ne va, lasciandomi lì come uno stupido, con Valeria che cerca di trattenere le risate.
- La tua fidanzata, Ramiro? -
Chiede, lanciandomi uno sguardo divertito, forse il primo barlume di simpatia della serata. Io rido, incassando il colpo.
- No, ma si comporta come se lo fosse. E' mia sorella. -
- Non vi assomigliate .. - Mormora lei, iniziando a guardarsi intorno.
Nel mentre, arriva Nicolas, leggermente arrabbiato.
- Mi ha detto Aleli che hai portato una ragazza di strada a vivere qui. -
Dice, facendomi venire voglia di uccidere mia sorella all'istante.
- Non proprio Nico, lei è Valeria e.. -
Tento di ribattere, quando la porta si spalanca, facendo entrare due uomini armati.
- Eccoli! Sono lì! -
Urlano, avventandosi su me e Valeria, mentre io dico mentalmente addio alla mia esistenza. Non per la polizia, per carità, non ne ho paura. Più che altro sono spaventato da quello che potrebbe farmi Nicolas.
 
Infatti lui, bravissimo a gestire la situazione, placa le guardie, e viene a sapere dei molteplici furti di Valeria - altro che un po' di frutta! - e dell'incendio che abbiamo appiccato.
Quando la polizia è andata via, lui si rivolge a noi.
- Sebbene il fatto di avere un'altra giovane delinquente nella Casa Magica non mi renda esattamente contento, l'unico modo che ho trovato per salvarvi la pelle è prendere la teppista qui. Quindi.. Benvenuta, Valeria. -
Lei mi rivolge uno sguardo omicida, prima di lasciarsi cadere sul pavimento.
- Io qui non ci resto - Borbotta tra i denti, mentre Nicolas si china verso di lei.
- Oh, invece sì. -
Dice lui, con una mezza risata, ed io non posso fare a meno di ridere con lui, tanta è la mia contentezza.
 
CIAAAAAAAAAAAAAAAAO !  :'D
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Vi è piaciuto ?
No, perché sennò appendetevi :(
No vabbè xD
Speriamo DAVVERO che vi sia piaciuto,
che vi stia piacendo.
Vorremmo i vostri commenti,se non chiediamo troppo.
Alla prossima, vi amiamo.
_Milla3 e LaliX
  
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