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Autore: Klavdiya Erzsebet    27/05/2012    2 recensioni
Sophia Lestrade è capace di essere la persona più felice della terra – ma solo a periodi, quando i ‘demoni’ la lasciano in pace. Non le piace molto suo marito quando è arrabbiata ma sente di amarlo più di se stessa quando non lo è; è confusa, riguardo a tutto.
Una perdita terribile per qualcun altro si rivelerà l’occasione giusta per accorgersi di quanto Greg sia importante – oppure per liberarsi dai demoni, questa volta per sempre.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Lestrade , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until Death Do Us Part'
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Autore: Klavdiya

Titolo: Demons

Fandom: Sherlock BBC

Personaggi: Sherlock Holmes, John Watson, Gregory Lestrade, Sophia Lestrade, Ellen Cranly, Eleanor Gale

Genere: drammatico, introspettivo, thriller

Disclaimer: non mi appartengono, purtroppo, fatta eccezione per i personaggi di Sophia Lestrade, Ellen Cranly ed Eleanor Gale…

Sommario: Sophia Lestrade è capace di essere la persona più felice della terra – ma solo a periodi, quando i ‘demoni’ la lasciano in pace. Non le piace molto suo marito quando è arrabbiata ma sente di amarlo più di se stessa quando non lo è; è confusa, riguardo a tutto.

Una perdita terribile per qualcun altro si rivelerà l’occasione giusta per accorgersi di quanto Greg sia importante – oppure per liberarsi dai demoni, questa volta per sempre.

Avvertimenti: slash

 

Cap.VII

 

Sophia cadde sul sedile quando un’ombra nera si abbatté sulla sua testa. Chiuse gli occhi e Greg la guardò pieno di terrore.

 

Sherlock Holmes parlò dietro di lui. “Ellen Cranly” disse velocemente; prese tra le braccia il corpo di Sophia, posandolo senza delicatezza sul sedile posteriore. Greg sospirò e fece per mettersi alla guida – ma Sherlock fu più veloce e si impossessò del volante.

 

“La psichiatra di Sophia” disse l’ispettore rassegnato.

“E Eleanor Gale”

“L’ex di John?”

“Una ragazza robusta e bionda, comunque. La Cranly era una femminista convinta. Basta fare delle banali ricerche per scoprirlo”

“O parlarci insieme” gli fece notare Greg.

 

“…ipnotizzava le sue pazienti che venivano maltrattate dai loro uomini e attuava la ‘loro’ vendetta attraverso le loro stesse mani. John ha lasciato Eleanor verso Capodanno dell’anno scorso, è stato un imperdonabile errore e da allora lo pedina. Decisamente fastidioso. Sophia era invece assolutamente insoddisfatta, comunque.

Sophia è andata dalla Cranly, sapeva che eri in quel motel perché ci vai tutte le volte che litigate da circa tre anni. Ha trovato anche il nome di John e la sorellanza che la terapeuta le ha instillato e che non credo appartenga alla vera Sophia le ha fatto riesumare il numero di Eleanor Gale per attuare la loro vendetta”

 

“Ah” disse Greg. Il disegno divenne chiaro ai suoi occhi. Chiamò Sally Donovan, le disse di venire, guardò Sophia sul sedile posteriore che dormiva e si sentì libero e anzi in dovere di appoggiarsi completamente allo schienale e cercare di ignorare Sherlock che superava i limiti di velocità oltre che qualunque automobilista che incontrasse – e ogni tanto inchiodava senza apparente motivo. L’aria entrava violenta dal finestrino che aveva distrutto.

 

In fondo Greg nemmeno sapeva se avesse la patente. Se non stesse rischiando qualcosa di più di qualche centinaio di sterline di multa, la moglie, il distintivo e la pelle, nonostante non riuscisse a immaginare nient’altro. Non era neanche sicuro che avesse ragione, alla fine, magari era solo impazzito – Sally l’aveva sempre detto che sarebbe successo.

 

Greg si ritrovò a ridere, allora, appoggiato allo schienale e guardando in alto, oltre il tettuccio e oltre il cielo. Non aveva spazio sulla Terra quello che gli stava succedendo – era troppo assurdo e impossibile che nemmeno un qualche sceneggiatore di Hollywood se l’era mai andato a immaginare.

 

Rise, rise ancora più forte tenendosi stretto al sedile, e Sherlock non ci fece nemmeno caso. Si fermò sotto lo studio della Cranly, scese dall’auto e urlò qualcosa alla polizia. Sally si avvicinò e guardò con compassione Greg che ancora ridacchiava istericamente in auto.

 

Poi chiese a Sherlock qualcosa su Ellen Cranly. Qualcosa di poco importante, comunque. Se stava lì a sentire Sherlock, era solo perché di lui si fidava.

 

Sally Donovan chiamò la psichiatra al citofono, la fece scendere e arrestare – Greg se ne rese a stento conto. Vide solo la figura di Ellen, la personificazione della donna in carriera, snella e alta, con i capelli scuri raccolti in una crocchia, entrare in una volante e sparire dopo due secondi netti. Si toccò la nuca e sentì che un pezzo del vetro che Sherlock aveva spaccato per entrare lo aveva graffiato, superficialmente.

 

Vide che Sophia aveva un rivolo di sangue sul volto e dopo che Sherlock l’aveva colpita in testa non si era risvegliata. Vide che lui stesso sanguinava copiosamente. Vide che il vetro era da cambiare e che era in riserva. Gli sarebbe piaciuto tanto dormire.

 

Improvvisamente notò un gigantesco suv nero avvicinarsi – racimolò le ultime energie e fece per sbloccare la portiera ma l’aveva già fatto Sherlock, uscendo. L’auto si fermò e scese Mycroft Holmes in persona – vestito di tutto punto, con l’ombrello in mano nonostante nel cielo di maggio non ci fosse nemmeno una nuvola. Si avvicinò e aprì lui stesso la portiera, aiutando Greg a scendere.

 

Lo prese per un braccio, gli fece fare il giro dell’auto. Lo fece sedere dalla parte del passeggero.

“Vi porto in ospedale, stai tranquillo”

“Sherlock ha risolto il caso” disse l’ispettore con un filo di voce.

“Lo so”. Mycroft sorrise. “La vendicatrice ha impiegato tutte le sue energie. Il consulting detective è tornato”

 

Ellen Cranly gli aveva rubato la vita e subito dopo gliel’aveva ridata. Ellen Cranly bruciava di odio verso il genere maschile ed era riuscita a rendere Sherlock Holmes cenere; solo che se lui dopo era riuscito a rinascere, era solo per merito della sua fiamma.

“Come una fenice” disse Greg a voce alta.

 

 

La luce penetrava dolcemente dalle veneziane abbassate dell’ospedale e accarezzava il viso di Sophia che dormiva ancora. Greg rimase a guardarla per qualche minuto, quella mattina, senza nemmeno alzare lo sguardo all’orologio che segnava le sette e mezza.

 

Quindi era finita.

I demoni se n’erano andati.

 

Gli faceva piacere pensare che Sophia non avrebbe più pianto e che finalmente sarebbero finiti gli istruttori di ginnastica, gli idraulici e gli uomini d’affari. Che sarebbe stata sua, e lui completamente di lei.

 

Pensò a cosa le avrebbe detto quando si fosse svegliata, come le avrebbe spiegato di Ellen Cranly e per la prima volta vide in sua moglie la donna che sotto ipnosi aveva infilato delle forbici nel collo di John Watson.

 

Avrebbe ucciso anche lui quella notte – il rumore di Eric Johnson che usciva dalla stanza l’aveva fatta scappare, insieme a Eleanor Gale, e solo il giorno prima in auto stava portando avanti il piano della psichiatra.

L’avrebbe mai ucciso Sophia?

 

Sperò di no, chiuse gli occhi e implorò che potesse perdonarlo e che non dicesse una parola su Ellen Cranly. Pregò che lo amasse e fosse dalla sua parte, forse, e che la psichiatra non l’avesse convinta del tutto dei suoi ideali malati.

 

Ma la Sophia che aveva davanti – ne era sicuro – non era quella che aveva brandito le forbici ma la ragazza che nove, quasi dieci anni prima l’aveva sposato. In bianco, con un fiore tra i capelli e gli occhi verdissimi. Che aveva lanciato il bouquet nelle mani di Allison Russell.

 

D’improvviso Greg si rese conto di essersi ormai abituato a quel buio che ormai non era più tale, squarciato dai raggi di sole. E Sophia lo guardava.

 

“Gli spiriti se ne sono andati” le disse.

E lei sorrise.

 

 

 

Greg rimase lontano a guardare i capelli mossi e scuri di sua moglie, confrontandoli con quelli biondi e lisci di Eleanor Gale che spiccavano sulla giacca nera.

Reggeva un mazzo di fiori e guardava le due donne di spalle, davanti alla tomba ancora fresca.

 

Sophia si girò, si avvicinò a lui e prese i fiori – erano belli, gialli, a Greg dispiacque non ricordarne il nome. Quando sua moglie fece per tornare alla lapide non si mosse.

 

La mano di lei si posò sulla sua manica, allora, la tirò e lo guardò negli occhi confusa. “Vie…” cominciò a dire, ma improvvisamente a Greg anche solo una mezza parola sussurrata parve tremendamente rumorosa. La seguì, prima che potesse dire altro.

 

Sophia posò i fiori sulla tomba, Eleanor rimase indietro a piangere.

Greg percepì la situazione come tremendamente sbagliata quando sentì che la presenza della Gale cominciava a infastidirlo. Diede uno sguardo al sontuoso cancello del cimitero e lanciò un’occhiata significativa a Sophia.

 

Lei sorrise, appena. Si avvicinò a Eleanor e la salutò con un abbraccio e due baci, uno per guancia. Non l’aveva mai fatto con nessun altro.

 

“Andiamo” sussurrò a Greg, prendendogli saldamente la mano; e solo quando uscirono gliela lasciò. Difficilmente avrebbe dimenticato John. Non c’era bisogno di vedere la sua lapide; Greg si sentì fiero di lei, realizzandolo.

 

La baciò. Si sentì tremendamente orgoglioso di sé quando poté stringere Sophia, e chiudersi su di lei come a proteggerla; piccola e fragile come un fiore tra le sue braccia, perché era quello il prezzo per avere una moglie così forte davanti a qualunque altra cosa.

 

Mentre giurava a se stesso e al cielo di desiderarla al suo fianco, tese l’orecchio per sentirsi dire di rimando che era tutto finito – mentre la stringeva forte, perché non aveva niente di più caro al mondo, non riuscì a non pensare a quante volte prima d’ora si erano amati così forte, e quanto altro dolore li aveva portati a farlo.

 

 

Fine

 

 

 

A/N: ed eccoci quindi alla fine!

Questa è la mia prima ff scritta con un serio lavoro dietro, subito dopo un’altra molto più sperimentale, e ci sono davvero affezionata.

Ringrazio come al solito Dernier Orange, Celestine, FiNNiE (la mia beta, oltretutto) e Ciulla e spero che questo capitolo sia all’altezza degli altri; è che nonostante il mio ammoreh per Greg, alla fine anche io subisco il fascino di Sherlock <3. E molto.

Quanto all'epilogo, non mi convince molto - prima ne avevo uno più bello, ma mi ero accorta che non andava bene perchè si parlava del funerale di John. Che doveva essere già avvenuto tempo prima o qualcosa del genere.

L’immagine della fenice è sempre stata chiara nella mia testa, l’avevo anche presa in considerazione per il titolo, e spero di averla resa bene; all’inizio avevo avuto la tentazione di inserire il finale da Mulino Bianco, con un piccolo Lestrade a cui veniva imposto il nome di John, ma l’ho scartata quasi subito. Mi ha fatta seriamente arrabbiare, una cosa del genere, in un noto libro sui vampiri. E in un altro sui maghi. *sigh* Questo finale mi pare meno zuccheroso e meno, in qualche modo, felice. Si risolvono qui tutti i loro problemi? Ne siamo sicuri?

Non si sono forse illusi ogni volta?

A voi decidere…

 

Klavdiya

  
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