b Carmen violae a
IV
Amico è
con chi puoi stare in silenzio.
Camillo Sbarbaro
Non c’era
nessuno. Non c’era mai nessuno.
Aveva cominciato
a vagare da sola per i corridoi vuoti. Neppure lei avrebbe saputo rivelare a se
stessa cosa sperasse in fondo di
trovare, né cos’avrebbe fatto se
pure avesse raggiunto un giorno quell’ignoto qualcosa. Ma Cosimo non c’era,
Jacopo non c’era, c’era solo quel grande castello, non c’era nessuno, anche lei non
era davvero lì.
A chi le
chiedeva dove andasse rispondeva che Jacopo aveva combinato l’ennesimo di
quei piccoli guai che a stento la scuotevano dal torpore. Che andava a cercarlo
in un qualche nascondiglio, oppure che tornava nelle sue stanze dopo averlo
rimbrottato e affidato alle cure di una qualche balia già pronta a
consolarlo.
Non erano
giustificazioni inconsistenti, ma non sempre potevano valere. Non oggi che i
suoi passi inquieti la portavano più lontano di quanto si fosse mai
avventurata. Non ora che senza accorgersene imboccava la breve scalinata che
sprofondava nelle cucine.
Al varco tra
quei due mondi vicinissimi ma irrimediabilmente diversi, una voce dolce come il
primo soffio di primavera dopo l’ultima neve cantava di cose che la signora
di Ombra, prigioniera del suo nuovo palazzo, comprendeva e ripugnava in egual
misura.
Era una canzone
d’amore, di nostalgia, e di rabbia. Un canto per un padre perduto.
Violante si
fermò.
In fondo alle
scale, nel centro di una stanzetta ingombra di paioli e piatti sporchi, c’era
una ragazza, poco più giovane di lei, che si aggrappava a un cencio di
un verde un po’ sbiadito e strofinava il pavimento con metodica cura,
come per dimenticare tutto il resto, e cantava.
La sguattera si
accorse che una presenza nuova era entrata nella cucina. Levò lo
sguardo, tacque e subito distolse rispettosamente gli occhi. Violante avrebbe
voluto dirle di non fermarsi, di continuare, quella canzone era così bella, ma non riuscì a emettere
un fiato.
Passò del
tempo prima che la ragazzina tornasse a guardarla, con quegli occhi che
Violante conosceva bene – li aveva visti così spesso, in così
tanti specchi – e riuscisse a comprendere il suo silenzio come nessun
altro aveva fatto mai.
Ricominciò
a cantare.
Violante chiuse
gli occhi.
Spazio dell’autrice
Il verde sta per la speranza, la giovinezza, la costanza. Non
potevo che associarlo a Brianna.
Brianna
odia Dita di Polvere perché se n’è andato, le ha ‘abbandonate’;
Violante odia Testa di Serpente per tutto ciò che ha fatto a lei e a sua
madre. Sono due storie che si concludono in modo diversissimo, certo, ma si
svolgono su percorsi molto simili. Per entrambe la figura paterna ha un significato
molto forte, e probabilmente questo ha influito in parte sul loro rapporto –
un’amicizia che non si è spenta neanche dopo le vicende del
secondo Cosimo. Penso che Brianna sia stata l’unica
persona davvero vicina a Violante, a
Ombra.
Aya ~