Michael– 16 Gennaio 2012:

"Avanti tesoro, soffia sulla candela!" mia madre, la solita fissata per le candeline.

Si, era il mio compleanno. Quel giorno avrei compiuto diciotto anni. Non ero felice, però. La mia vita era cambiata radicalmente, e nello stesso modo si frantumò nelle mie stesse mani. Mi ero innamorato, sono stato felice. Ma poi sono arrivati i dolori e le sofferenze, e la perdita di una persona che nemmeno consideravo parente. Mio padre. Era morto in prigione, per una rissa. Ma che vuoi che sia, nemmeno lo consideravo un padre.

Guardai mia madre in viso e le sorrisi. Poi presi fiato e soffiai, mi lasciai il passato alle spalle. Finita la festa ristretta ringraziai quelle poche persone e andai in camera.

Mi sdraiai. Dopo neanche cinque minuti di puro rilassamento il telefono squillò. Guardai lo schermo e il cuore cominciò di nuovo a battere. Era il padre di Katherine. Risposi.

"Si, pronto."

"Katherine, si è svegliata! Si è.. svegliata. La prima parola che ha detto è stato il tuo nome." Disse tutto d’un fiato George.

"Cosa? Oh mio dio, arrivo subito!"

Erano passati un anno e quattro mesi dall’incidente di Kate, la mia ragione di vita. Si era svegliata dal coma. Non potevo crederci. Scesi le scale e lo dissi a mia madre, lei lasciò tutto come era e mi seguì in macchina. Voleva venire anche lei.

Guidai così forte che non mi accorsi di esser già arrivato. Scesi dall’auto e mi diressi nella stanza di Kate. Mi fermarono delle infermiere ma dissi che ero il fidanzato e che si era svegliata dal coma. Mi lasciarono passare.

"Michael, io non posso entrare. Magari vado dopo quando un po’ di gente è uscita."

"Ok mamma."

Entrai e la vidi. Stava sorridendo al padre mentre abbracciava la madre. I medici le stavano staccando l’affare del coma. La guardai e una lacrima bagnò il mio viso. Era bellissima, nonostante un anno e mezzo rimasta chiusa lì dentro.

Il suo sguardo intercettò il mio. Andai avanti di qualche passo ma il padre mi fermò.

"Hai mantenuto la promessa, figliolo. Un po’ in ritardo ma l’hai mantenuta. Sono felice di riaverti nella mia famiglia." Disse questa frase come se fosse.. si, come se fosse stata soltanto una stupida e banale promessa appena esaudita. Lo guardai e lo abbracciai. Poi salutai la madre e li vidi uscire per lasciarci un po’ di intimità.

"Ciao." Fu lei la prima a parlare, come la priva volta al parco.

Io non riuscì a dire niente se non sdraiarmi al suo fianco e sentire il suo respiro.

"Come ti è venuto in mente di lasciarmi da solo per tutto questo tempo?" le chiesi io scherzoso.

Ma lei non la prese come uno scherzo.

"Oh, mi dispiace così tanto Mike. Sono stata una stupida a non guardare la strada. Dovevo assicurarmi che nessuno andasse così spedito. Stupida!"

"Ehi, angelo mio, non è colpa tua. È colpa di uno svitato, pazzo, ubriaco che andava in giro a quell’ora del giorno a trecentosessanta kilometri all’ora. Tu, non centri nulla, assolutamente nulla!" lei si girò e mi sorrise. Poi la baciai. Mi mancavano le sue labbra, dio. Aveva un odore così buono.

"Mi sei mancato, tanto." disse lei. E la baciai nuovamente.

Katherine – 18  luglio 2012

In casa mia c’erano tutte le persone che amavo, nel giorno del mio diciasettesimo compleanno.

Mia madre, mio padre, Kim e Michael

La mia vita cambiò nel meglio in poco tempo. L’arrivo di Mike mi aveva completamente scombussolata.

Avevo fatto la maturità, quindi scuola finita. Estate in arrivo.

L’unica cosa che volevo fare era stare con Michael, finché lui non mi respingesse.

Ora stiamo insieme, ma chissà tra un anno o due. Non si può mai sapere cosa ci riserva la vita. Intanto comincio a godermela giorno per giorno.

"Ehi Mike."

"Dimmi, angelo."

"Ti amo."                                                      

the end!♥