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Autore: _Atlas    27/05/2012    7 recensioni
Il telefono squillò sul presto, quella mattina; all’altro capo della linea, una voce ben conosciuta.
“Eve? Sono io, Garry. Oggi... hai impegni, per caso?”
Eve si appoggiò con il fianco alla credenza scura, dove il telefono fisso trascorreva la sua poco impegnata esistenza e, sorridendo, si mise a giocare con il filo della cornetta, girandoselo attorno le dita sottili.
“Hei, è da un bel po’ che non ci si sente...”

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La prima fanfiction su Ib pubblicata in EFP *3*
Zazzy ha proprio la passione di "iniziare" nuovi fandom; è già la seconda volta ^^ (idem per Heavy Rain)
Ordunque(?), anticipo che per necessità narrative ho "accresciuto" la protagonista (Eve) e le ho cambiato colore degli occhi :)
Detto questo... buona lettura bros!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garry, Ib
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Trust



Il telefono squillò sul presto, quella mattina; all’altro capo della linea, una voce ben conosciuta.
Eve? Sono io, Garry. Oggi... hai impegni, per caso?
Eve si appoggiò con il fianco alla credenza scura, dove il telefono fisso trascorreva la sua poco impegnata esistenza e, sorridendo, si mise a giocare con il filo della cornetta, girandoselo attorno le dita sottili.
“Hei, è da un bel po’ che non ci si sente...”
Heh, già... Scusami, colpa mia.
Garry sembrava dispiaciuto, oppure il tono mesto era dovuto ad un’interferenza telefonica, ma comunque la ragazza preferì toglierlo d’impiccio e gli rispose tranquilla:
“Comunque no, oggi non ho impegni. Perché?”
Beh, non so se ricordi, ma... prima di aprire quella porta mezza congelata, nello sketchbook, avevo promesso che ti avrei portata fuori... perciò intendo rispettare il mio impegno, se per te va bene.
Il ragazzo fece una breve pausa.
Inoltre... ci sono delle cose di cui mi piacerebbe parlare.
Sembrava che la voce gli tremasse un poco, o forse era l’ennesimo disturbo della linea, fatto sta che Eve non potè fare altro che sorridere ed accettare quella specie di appuntamento.
Si misero brevemente d’accordo su luogo ed orario, dipeso dalle varie coincidenze degli autobus, e la ragazza ringraziò sommessamente che i genitori fossero entrambi a lavoro; prima di partire avrebbe lasciato loro un biglietto.
Si diresse all’ingresso e, dopo aver messo le comode e fidate scarpe rosse, infilò la porta, diretta all’edicola del paese per comprare i biglietti necessari.
Il sole era piuttosto brillante, e preannunciava una bella giornata primaverile, ma non si poteva mai dire.
Decise di portare con sé un ombrello, prima di prendere l’autobus, giusto per sicurezza... anche se con tutta probabilità avrebbe suscitato l’ilarità di Garry, e di tutti i passanti.
No, meglio prendere quello ritraibile da mettere nella borsa, che non si sarebbe di certo fatto notare.
In un impeto di educazione civica, Eve decise di attraversare la strada sulle strisce pedonali e, guardando comunque a destra e a sinistra, marciò fieramente fino al marciapiede sull’altro lato, con la benamata gonna rossa che per una volta svolazzava sinuosa, senza sfarfallare imbizzarrita come al solito ad un primo accenno di vento.
Visto che tutto sembrava troppo bello per essere vero, il foulard scarlatto che teneva elegantemente annodato sul collo della camicetta bianca decise di prendere in mano la situazione, finendogli sulla faccia.
Dopo qualche secondo di lotta, la ragazza riuscì a domare il fazzolettino imbizzarrito, mente un vecchietto in bicicletta che passava di lì proprio in quell’esatto momento la guardò malissimo.
Eve sospirò fiaccamente e, schermandosi gli occhi grigiazzurri con una mano per un raggio di sole più lucente, riprese a camminare.
Si preannunciava una giornata difficile.
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Non c’erano dubbi: quella giornata si era messa contro di lei.
Non solo aveva rischiato di perdere non una, ma entrambe le coincidenze degli autobus, e prima di partire aveva quasi dimenticato di prendere la borsa, di mangiare, di scrivere il biglietto per i genitori, era inciampata facendosi malissimo al ginocchio destro e quasi storta la caviglia annessa e, dulcis in fundo, non riusciva a vedere Garry nel locale dove dovevano incontrarsi.
Che cosa avrebbe dovuto fare, sedersi ad un tavolo? E se poi il ragazzo fosse stato invece lì ad aspettarla, si sarebbe fatta una figuraccia?
C’era troppa gente perché Eve potesse fare una corretta ispezione...
Più che altro non c’era folla, ma si muovevano tutti troppo, per i suoi gusti. Già il locale non era decisamente grande...
Era un posticino grazioso, a dire il vero, con carta da parati lilla e tovagliette svolazzanti a motivi floreali che, legate alle larghe vetrate che alleggerivano la struttura, donavano al luogo un’aria fresca e primaverile.
Rendendosi pienamente conto di non poter rimanere per sempre lì in piedi a scrutare i tavoli, la ragazza decise di dare un’ultima e speranzosa occhiata ai presenti e, fortunatamente, riuscì ad individuare Garry, intento a leggere un libro che pareva piuttosto vecchio.
In quell’esatto momento capì perché non l’aveva notato subito, anche se probabilmente avrebbe dovuto immaginare che soltanto lui avrebbe potuto scegliere il tavolino più anonimo e remoto di tutto il locale.
Eve si avvicinò, facendo lo slalom tra sedie e persone e, dopo aver poggiato la borsa a terra, si sedette di fronte al ragazzo, che con tutta probabilità l’aveva notata solo in quel preciso momento.
“Ciao Eve!” Esclamò, mentre un largo sorriso gli si dipingeva in volto, illuminandogli gli occhi ambrati.
“Certo che cercarti è stato un vero dramma, proprio come alla mostra di Guertena!” Fece la ragazza, ridacchiando imbarazzata; dopotutto quello era pur sempre il suo primo appuntamento con qualcuno.
Garry sorrise a quel ricordo. “Quella si che è stata un’avventura..!”
Eve colse l’occasione per osservarlo meglio, e notò che era vestito decisamente meglio dell’ultima volta: maglia celeste, felpa aperta marrone scuro, pantaloni beige e scarpe da ginnastica scure.
Non che lei desse peso alle apparenze, ma visto così il ragazzo assumeva un aspetto anche più... sano, sì; molto più gioviale.
“Hai dovuto aspettare molto?” Domandò alla fine, per riavviare il discorso.
Lui si strinse nelle spalle, sorridendo. “A dire il vero no. E poi non abito molto distante, perciò me la sono presa piuttosto comoda, devo ammettere.”
Eve non potè non scoppiare a ridere, e allo sguardo piuttosto interdetto del suo interlocutore rispose raccontando di tutte le disavventure della sua giornata.
Al termine del racconto si guadagnò prima un’occhiata sconcertata, e poi un’espressione decisamente preoccupata da Garry.
“La caviglia ti fa ancora male? Altrimenti bisogna mettere subito del ghiaccio e...”
“Garry...”
“E poi sollevare la parte e...”
“Garry.”
“E poi fasciarla e tenere la gamba a riposo e...”
“Garry!” Sbottò alla fine la ragazza, posando i palmi sul tavolo.
Lui interruppe bruscamente il flusso dei pensieri e la fissò un po’ sconcertato, forse confuso.
“Sto bene, non preoccuparti.” Sorrise Eve, ritrovando subito la calma che la caratterizzava.
Sul momento cercò un modo per pilotare il discorso da qualche altra parte, e per buona sorte ne ebbe la fortuita opportunità.
Indicò il vecchio libro dalle pagine ingiallite, aperto di fronte al ragazzo.
“Cos’è?”
Garry sorrise. “Un libro.”
“Quello pensavo di averlo capito...” Borbottò Eve, guardandolo malissimo.
“Dai, scherzavo... comunque è un libro di poesie. L’ho ricevuto in eredità molto tempo addietro...” Rispose lui, sorridendo. Poi sollevò la testa, notando lo sguardo leggermente sorpreso della ragazza, e aggiunse:
“Non preoccuparti, non sono così noioso. La poesia, in genere, non la capisco proprio...”
Su quello si affacciò l’argomento Arte, e i due ebbero da parlare piuttosto a lungo.
Ad un certo orario lasciarono il locale, scrutati male dai camerieri perché per tutto il tempo non avevano ordinato, e camminarono un po’ per le vie, parlando prettamente di quello che era successo mesi prima alla galleria d’arte di Guertena, l’argomento di cui Garry in primis desiderava discutere.
“Dopo quello che è accaduto lì ho capito molte cose...” Continuò il ragazzo.
“Sai, fino a quel momento pensavo che la solitudine fosse la miglior compagnia.”
“Davvero?” Eve lo osservò curiosa, e lui annuì, sorridendo.
“Puoi ben dirlo. Ma poi... non so, è come se mi mancasse qualcosa.”
Camminarono in silenzio per un po’, ma un tuono in lontananza li distolse presto dai loro pensieri; il cielo, in effetti, si era notevolmente scurito e nuvoloni cinerini coprivano lo splendore del sole.
“Ma non è possibile che si metta a piovere proprio adesso..!” Garry sbuffò pesantemente.
“E a chi veniva in mente di portarsi via l’ombrello in una giornata così...”
Il ragazzo sospirò e, abbassando gli occhi su Eve, notò che era arrossita tutto d’un tratto.
Lei gli sorrise, e ad un suo sguardo vacuo trasse fuori dalla borsa un ombrellino cremisi, mentre le prime e gelide gocce di pioggia cominciavano a cadere.
Garry rise di cuore, mentre la ragazza sollevava il parapioggia a coprire entrambi.
“Ma come hai fatto a ricordartelo?” Disse, prendendo il manico dell’ombrello, viste le difficoltà che Eve incontrava per le differenze d’altezza, nemmeno troppo elevate ma pur sempre sostanziali.
“La mia filosofia è Non si sa mai... Ho scarsa fiducia di tutto e di tutti.”
Avrebbe desiderato terribilmente correggere l’ultima parola.
“Davvero?” Domandò il ragazzo, e sorrise al debole accenno d’assenso di lei, nemmeno troppo convinta.
La pioggia si fece più forte e diagonale, e già si vedevano delle persone correre in casa o delle casalinghe che, imprecando, ritiravano in tutta fretta il bucato.
In pochi, tra cui loro due, procedevano relativamente calmi sotto la pioggia, riparati dagli ombrelli.
“Attenta, ti potresti bagnare.” Disse ad un certo punto Garry e, passando un braccio attorno alle spalle minute di Eve, se la tirò più vicino.
Per poco alla ragazza il cuore non saltò fuori dalla gola, tanta era la sorpresa.
Probabilmente il suo viso si era messo in tinta con gonna e foulard, ma era piuttosto confusa, perciò non riuscì a badarci molto.
Continuarono a camminare per lo più in silenzio, e senza quasi accorgersene il ragazzo l’aveva accompagnata alla fermata dell’autobus, della quale l’interessata si era completamente e radicalmente scordata, come delle coincidenze.
“G-grazie...” Riuscì a balbettare Eve, sedendosi sulla panchina coperta, imitata poi da Garry, il quale chiuse l’ombrello e, prima di porgerglielo, lo scrollò delle ultime gocce d’acqua.
“E di che cosa?” Lui sorrise osservandola, mentre la ragazza, dal canto suo, dovette abbassare lo sguardo per non arrossire ulteriormente.
“Beh... di tutto...” Fece lei, posandosi le mani sulle ginocchia. Riprese quasi subito il discorso, per non rischiare di essere interrotta.
“Per oggi, e soprattutto per...” Gli si formò un nodo in gola, e Garry prima le sfiorò una mano, poi la prese nella sua e la strinse leggermente, per infonderle coraggio.
Sul momento non la aiutò granché, ma quando Eve riuscì a calmare i battiti cardiaci ed a riprendere il controllo dei suoi pensieri, potè tranquillizzarsi ed andare avanti.
“Non mi hai abbandonata... Proprio quando ne avevo più bisogno, proprio quando stavo per cedere, mi sei rimasto accanto, pur sapendo di rischiare di restare intrappolato in... quel luogo. E’ stata la prima volta che... mi sono fidata pienamente di qualcuno, senza riserve, senza timore.”
La ragazza riprese fiato.
“Se dovessi affidare la mia vita a qualcuno... quello saresti tu.”
Lui la osservò con gli occhi spalancati, ed Eve si chiese mentalmente, come risvegliandosi da uno stato di torpore, del perché avesse parlato così.
Cosa l’aveva spinta ad esporsi tanto? Cosa pretendeva, dopo tanti mesi che nemmeno si sentivano? Cosa stava, soprattutto, pens-
Non potè rimuginare oltre, perchè Garry le si era avvicinato e l’aveva abbracciata, stringendola a sé e posando la guancia contro la sua.
In quell’esatto momento la sua mente fece le valige ed andò in vacanza, mentre il cuore tentò nuovamente la fuga dalla gola, questa volta con la collaborazione dello stomaco e il supporto del diaframma.
Poi lui iniziò a parlare, e l’anima di Eve si dissociò ufficialmente dal corpo.
“Ho detto di aver imparato molte cose durante il tempo che abbiamo passato nella galleria, e ho anche detto che da allora mi sono reso conto che nella mia vita manca qualcosa; qualcosa di cui prima non sentivo la necessità, e che a dire il vero non avevo nemmeno mai sentito.”
Fece una pausa, stringendo la ragazza ancora un po’ più vicino.
“Penso... anzi, no... Sono certo che quel qualcosa sei tu; la tua fiducia, il tuo credere sempre in me, il tuo modo di pensare, di agire... per tutto questo tempo, che non è stato nemmeno poi molto, mi sei mancata come l’aria. Che dire, poi, di quando ho ritrovato il tuo numero, che credevo di aver perso...”
Garry spostò il viso e, poggiando la fronte sulla sua, la guardò negli occhi.
“Ora che ti ho ritrovata non ti lascerò più.”
“Io mi fido di te.” Fu l’unica cosa che la ragazza riuscì a sussurrare.
Dire che si sentiva come in uno stato di torpore tra il sogno e la realtà, come un limbo, era un diminutivo.
Lui sorrise e, come in un fluido susseguirsi d’eventi, posò dolcemente le labbra sulle sue.
Ufficialmente, Eve non ricordava più il suo nome.
Dal fondo della strada si sentì l’autobus arrivare, e Garry dovette a malincuore sciogliere quell’abbraccio, nonostante la ragazza sembrasse trovarsi altrove già da un bel po’ di tempo, e la aiutò ad alzarsi.
“A presto, Eve. Ah, ricorda di cambiare spesso l’acqua alla rosa. E poi...” Si frugò brevemente in tasca e posò nella sua mano un pezzo di stoffa accuratamente piegato. “... riecco il tuo fazzoletto. Chiamami, ogni tanto.”
In un impeto di prontezza di spirito lei riuscì addirittura a salutarlo di rimando, mentre le rimase ancora ignoto come fosse riuscita a tornare a casa senza stramazzare a terra durante il tragitto.
Eve aveva decisamente bisogno di qualche giorno per riprendersi e valutare la situazione, dopodichè avrebbe chiamato Garry per... discutere di alcune cose di cui voleva parlare.
Al più presto.
 
 
 
 


 

L’Angolo di Zazzy
 
-Zazzy’s back! :D
Allora...
All’incirca Eve avrà 16/17 anni, mentre Garry 18, credo.. :3
Dopo aver specificato questo.. mi auguro che la ff, o voi che avete giocato ad Ib, vi sia piaciuta! ^^
Si, del risultato non ne sono soddisfatta nemmeno io (errorini, difficoltà a livello di trama... tutte cose che mi succedono di rado ç^ç), ma abbiate pazienza; era tardi e ogni tanto capita di non dare il meglio >__<
Supporto con qualche commento dove, magari, mi direte se avete qualche idea su Ib che non volete/non avete voglia di mettere voi per iscritto? :3
See ya! °-^
 
Bacioni <3 Zazzy
 
 
 
   
 
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