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Autore: pandamito    28/05/2012    1 recensioni
Si guardò allo specchio, mettendosi prima di profilo e poi tornando a guardarsi frontalmente, si tastò la pancia pensando che non andava bene, si era ingrassata, forse era lei che era sbagliata, forse era lei che doveva cambiare.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era seduta sul bordo del letto, incapace di fare qualsiasi cosa, forse persino di muoversi; l’unica cosa che faceva ora era respirare profondamente mentre guardava un punto a caso con occhi vuoti e spenti. Il suo petto si alzava e si abbassava, la bocca era dischiusa, tutto il suo corpo tremava e i capelli erano leggermente sconvolti dalla corsa che aveva fatto, ma non troppo, perché la lacca che si era spruzzata prima aveva fatto il suo effetto.
Voleva che ora lui stesse lì con lei, in quella stupida camera di motel e non in chissà quale discoteca ad ubriacarsi con chissà quale puttanella. Le mancava. Le mancava da morire. Le mancava così tanto che aveva persino paura ad accendere la radio la tv per paura di poter sentire la loro canzone. Attorno a lei vi era solo il più assoluto silenzio - rotto solo dai suoi respiri e dal rumore delle macchine all’esterno - e voleva che rimanesse così.
Si morse un labbro, passando una mano fra i capelli ed alzandosi finalmente dal letto; il pavimento sembrava così freddo a contatto con la pianta dei suoi piedi protetti solo dalle calze a rete, Andò in bagno a guardarsi allo specchio sulle ante dell’armadio: i capelli erano più in ordine di quanto pensasse, il trucco però era sbavato e le colava sulle gote facendola assomigliare ad un pagliaccio triste o ad un panda, poi sopra le calze portava solo la maglia di lui che le aveva regalato.
Le mancava, decisamente troppo.
Prese ad allisciare quella maglia, a leggere le varie scritte che vi erano, la strinse nei suoi pugni e qualche lacrima scivolò via.
Non era possibile, la portava ancora.
Rabbiosamente si sfilò la maglia e la strinse per un’ultima volta nei suoi pugni, affondando il suo viso in essa e respirando a fondo il profumo nostalgico che ne emanava, poi la gettò a terra sospirando come se avessero strappato via una parte della sua vita.
Si guardò allo specchio, mettendosi prima di profilo e poi tornando a guardarsi frontalmente, si tastò la pancia pensando che non andava bene, si era ingrassata, forse era lei che era sbagliata, forse era lei che doveva cambiare.
Le veniva da vomitare e non capiva se era perché aveva bevuto troppo o perché non si piaceva o perché si sentiva incompleta senza di lui, il dolore che aveva nel petto era troppo. Chissà se sarebbe tornano se fosse stata diversa. Senza pensarci prese le forbici dal lavandino e ogni volta che le avvicinava ai capelli, della grandi ciocche cadevano al suolo.
Piangeva e le sue guance oramai erano due fiumi neri in piena; l’eyeliner e il mascara circondavano i suoi occhi e scendevano macchiando la sua pelle.
Le forbici caddero a terra e i singhiozzi non si trattennero quando intrecciò le mani nei suoi capelli ormai troppo corti.
Stava sfogando tutto il suo dolore, tutta la sua frustrazione e la consapevolezza di averlo perso, presto si sarebbe resa conto che era tutto inutile, non l’avrebbe mai riavuto in questo modo, ma ciò che stava facendo ora era l’unica cosa che le faceva sentire il suo dolore, che all’apparenza la faceva sentire meglio; ben presto però avrebbe capito che non era così.
Intanto però lui non era lì con lei.
Le mancava.
   
 
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